Comune di Santorso: Valutazione di Compatibilità Idraulica per il Piano degli Interventi INDICE

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2 INDICE 1 PREMESSA NORMATIVA DI RIFERIMENTO MODALITÀ DI INDAGINE PUNTI DI INTERVENTO VINCOLI P.A.I PRINCIPALI PARAMETRI IDRAULICI DI DIMENSIONAMENTO Tempo di Ritorno Curva di possibilità pluviometrica Coefficiente di deflusso Tempo di corrivazione Coefficiente udometrico per portata allo scarico DETERMINAZIONE DEI VOLUMI DI INVASO SPECIFICI Metodo Cinematico Metodo dell invaso Metodo Soil Conservation Service: Curve Number VOLUMI DI ACCUMULO FINALI VALUTAZIONE DEGLI INTERVENTI DI MITIGAZIONE PRESCRIZIONI FINALI SISTEMI DI INFILTRAZIONE Caditoie e pozzetti infiltranti Trincee drenanti Fognature filtranti Pozzi perdenti Pavimentazioni infiltranti Bacini di infiltrazione Stagno asciutto di detenzione SCHEDE DI TRASFORMAZIONE Allegati: - Schede punti d intervento - Dati pluviometrici info@dolomitistudio.it p. 1

3 1 PREMESSA Su incarico del Comune di Santorso è stato predisposto il presente Studio di compatibilità idraulica" a supporto del 1 P.I. redatto in ottemperanza alla D.G.R. del Veneto n 3637 del 13/12/2002 L. 3 agosto 1998, n Individuazione e perimetrazione delle aree a rischio idraulico e idrogeologico. Indicazioni per la formazione dei nuovi strumenti urbanistici, le cui modalità operative sono state fissate dalla D.G.R. del Veneto n 2948 del 2009 Valutazione di compatibilità idraulica per la redazione degli strumenti urbanistici - Modalità operative ed indicazioni tecniche. Nel corso del processo approvativo degli interventi urbanistico-edilizi è richiesta, con progressiva definizione, l individuazione puntuale delle misure compensative, eventualmente articolata tra pianificazione strutturale (Piano di assetto del Territorio), operativa (Piano degli Interventi PI) o di dettaglio (Piani Urbanistici Attuativi PUA). Dalla relazione di Valutazione di Compatibilità Idraulica (VCI) del PAT è stata evidenziata la necessità che ai nuovi interventi di tipo urbano ed edilizio siano applicate norme idrauliche che mitighino l impatto che queste trasformazioni possono avere nell equilibrio idraulico del territorio comunale. Con la redazione del presente documento, si intende predisporre una serie di norme che permettano di applicare in forma specifica i principi generali illustrati nelle linee guida operative contenute nella relazione di VCI del PAT. Lo scopo fondamentale della presente VCI è, dunque, quello di verificare l'ammissibilità delle previsioni contenute nel nuovo strumento urbanistico (Piano degli Interventi), prospettando soluzioni corrette dal punto di vista dell assetto idraulico del territorio. Per perseguire tali obiettivi, è necessario valutare le interferenze che le nuove previsioni urbanistiche possono comportare con l assetto idrologico e idraulico del corso/i d acqua verso il quale sono diretti i deflussi di origine meteorica, con riferimento all intero bacino idrografico. La VCI deve analizzare le criticità che interessano la rete di drenaggio principale e secondaria nell attuale conformazione e valutare le modificazioni previste in seguito all attuazione del nuovo strumento urbanistico. Nei casi in cui si dovessero evidenziare variazioni peggiorative in termini di sollecitazione della rete di drenaggio, la VCI indica misure di mitigazione e compensazione idonee a minimizzare tali variazioni. La VCI indica tipologie di intervento e criteri di dimensionamento, mediante l effettuazione di specifiche verifiche idrauliche. Tenuto conto che gli strumenti di pianificazione e controllo delle fonti sopra citate non hanno subito mutamenti nel tempo intercorso tra l approvazione del PAT e lo strumento operativo in esame (PI), si rimanda VCI del vigente PAT la trattazione degli aspetti relativi all inquadramento geologico, geomorfologico, idrografico e idrogeologico del territorio in esame. info@dolomitistudio.it p. 2

4 2 NORMATIVA DI RIFERIMENTO La presente relazione è stata redatta in ottemperanza alla seguente normativa di riferimento: Deliberazione della Giunta Regionale del Veneto 13 dicembre 2002, n. 3637, Legge 3 Agosto 1998, n 267. Individuazione e perimetrazione delle aree a rischio idraulico e idrogeologico. Indicazioni per la formazione di nuovi strumenti urbanistici ; Deliberazione della Giunta Regionale del Veneto 29 dicembre 2004, n. 4453, Piano di Tutela delle Acque ; Deliberazione della Giunta Regionale del Veneto 10 maggio 2006, n. 1322, che recepisce le indicazioni della L.267/98 alla luce della nuova legge urbanistica 11/2004; Decreto Legislativo del 03 aprile 2006 n 154, Norme in materia ambientale ; Decreto Legislativo n 4/2007, Iniziative ed interventi regionali a favore dell edilizia sostenibile ; Deliberazione della Giunta Regionale del Veneto 6 ottobre 2009, n. 2948, Nuove indicazioni per la formazione degli strumenti urbanistici. Modifica delle delibere n. 1322/2006 e n.1841/2007 in attuazione della sentenza del Consiglio di Stato n. 304 del 3 aprile MODALITÀ DI INDAGINE Per la redazione del presente studio sono state prese in esame le seguenti indicazioni: Caratteristiche geomorfologiche del territorio e geolitologiche dei singoli luoghi; inquadramento della rete idrografica e valutazione del rischio e della pericolosità idraulica locale; interventi urbanistici contenuti nel PI proposto; analisi delle precipitazioni piovose. Ciò che lo studio si propone di definire sono: i volumi d acqua da smaltire, derivanti dall intervento in progetto; le indicazione delle misure compensative e/o di mitigazione con indicazioni per il mantenimento dell invarianza idraulica. Per arrivare a definire quanto sopra descritto si è operato mediante: analisi degli studi e delle indagini geologiche, idrogeologiche e idrauliche fatte per la stesura del PAT. analisi dei dati contenuti nel Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. reperimento ed analisi dei dati dello studio di Piano d Assetto Idrogeologico (PAI) redatto dalla competente Autorità di Bacino. reperimento ed analisi di dati forniti dall ARPAV Centro di Teolo. info@dolomitistudio.it p. 3

5 4 PUNTI DI INTERVENTO Nella tabella che segue, nel rispetto dei contenuti descritti nel Documento del Sindaco, vengono catalogati e numerati i punti del Primo Piano degli Interventi. Con riferimento alle indicazioni fornite dei progettisti, nella tabella a seguire sono state individuate le seguenti aree per le quali è stata redatta la presente Valutazione di Compatibilità Idraulica. in particolare: con sfondo bianco sono evidenziati gli interventi che per loro natura non determinano variazione di capacità di invaso, quali le trasformazioni di volumetrie pre-esistenti o la presa d atto di situazioni esistenti frutto di attuazione già avvenuta. con sfondo verde sono evidenziati gli interventi migliorativi. con sfondo celeste sono evidenziati gli interventi di dimensione inferiore ai mq. con sfondo rosa gli interventi di dimensione superiore per i quali è stata elaborata una specifica scheda di valutazione. n. Int. A.T.O. Modifiche introdotte Area [mq] 1 1/3 2 2/2 3 3/1 4 2/1 prev. 5 2/1 6 1/1 7 2/2 8 1/3 9 2/1 Inserito simbologia specifica per individuazione edifico con cambio d'uso ammesso Ampliato ambito oggetto di scheda beni ambientali n.30 e introdotto perimetro accordo 8 per realizzazione di nuovo volume Inserito simbologia specifica per individuazione edifico con cambio d'uso ammesso Modifica con ampliamento della zona C1/7 di 364 mq e introduzione simbolo volumetria massima 600 mc Introdotto sedime in centro storico con intervento di demolizione Ampliato ambito oggetto di scheda beni ambientali n.13 e introdotto perimetro di accordo n. 6 Riclassificazione di parte della zona C1E/11 in C1/8 Introduzione simbolo volumetria massima 600 mc Aggiornamento cartografico edifico in centro storico 10 2/1 Ampliamento zona C2/ /2 12 2/1 13 2/1 14 1/1 Ampliato ambito oggetto di scheda beni ambientali n.30 e introdotto perimetro accordo 9 per realizzazione di nuovo volume Introdotto sedime nuovo volume in centro storico Introdotto zona A in corrispondenza della viabilità privata Inserito simbologia specifica per individuazione edifico con cambio d'uso ammesso Valutazione compatibilità idraulica - Non soggetta 913 Non soggetta - Non soggetta 364 Trascurabile impermeabilizzazione 6 Non soggetta 163 Non soggetta Non soggetta 100 Non soggetta - Non soggetta Trascurabile impermeabilizzazione 683 Non soggetta 38 Non soggetta 960 Non soggetta - Non soggetta info@dolomitistudio.it p. 4

6 15 1/3 Ampliamento zona D1c/2 fino al limite del rispetto cimiteriale e introdotto perimetro di accordo Trascurabile impermeabilizzazione 16 2/1 Introdotto sedime in centro storico con grado 0 22 Non soggetta 18 2/2 Ampliamento D1c/11 con introduzione Modesta perimetro accordo 4 impermeabilizzazione 20 2/1 Modifica grado di intervento da 4 a 6 di edificio in centro storico Non soggetta 21 2/2 Ampliato ambito oggetto di scheda beni Trascurabile ambientali n.30 e introdotto perimetro accordo 584 impermeabilizzazione 10 per realizzazione di nuovo volume 22 1/3 Inserito simbologia specifica per individuazione edifico con cambio d'uso ammesso - Non soggetta 24 1/1 Da zona D1C/12 a C2/19 con ambito accordo Non soggetta 28 2/1 Da zona A11 a verde privato 386 Trascurabile impermeabilizzazione 31 2/2 Riperimetrazione zone C1E/14 e zona C2/ Non soggetta 32 1/3 Ampliamento zona edificazione diffusa e Modesta introduzione ambito accordo 2 impermeabilizzazione 33 1/3 Inserito simbologia specifica per individuazione edifico con cambio d'uso ammesso - Non soggetta 34 2/1 Da zona agricola a C2/20 con ambito accordo Modesta impermeabilizzazione 35 2/1 Assegnato grado 5 a tre edifici in centro storico - Non soggetta 36 1/1 Inserito simbologia specifica per individuazione edifico con cambio d'uso ammesso 46 Non soggetta 37 - NTO - Non soggetta 39 2/1 Ampliamento zona centro storico per nuovo Trascurabile sedime di 600 mc con possibilità di 134 impermeabilizzazione sopraelevazione 40 2/1 Inserito nuovo sedime e demolizione su - Non soggetta preesistente con rettifica cartografia al vero 41 2/1 Recupero parte edificio esistente con Trascurabile 37 ampliamento e demolizione di porzione contigua impermeabilizzazione 42 1/1 Inserito simbolo in cartografia con rimando alle NTO - Non soggetta 44 2/2 Da zona D1C a D2c/4 con ambito accordo Non soggetta 45 1/3 Da agricola a zona di edificazione diffusa Modesta impermeabilizzazione 46 1/3 Introdotti ampliamenti e possibilità di cambio d'uso nonché aggiornamento cartografico nella scheda 23 - ambito accordo Trascurabile impermeabilizzazione 47 - NTO - Non soggetta 51 3/1 Da zona D1c/2 a agricola Intervento migliorativo 52 2/2 Da zona agricola a C1/16 con ambito accordo Modesta impermeabilizzazione 53 prev. 2/3 Ampliamento zona C2/15 con ambito accordo Trascurabile impermeabilizzazione info@dolomitistudio.it p. 5

7 5 VINCOLI P.A.I. In data 9 novembre 2012, Il Comitato Istituzionale dell Autorità di Bacino dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave, Brenta-Bacchiglione con delibera n. 3 ha adottato, ai sensi dell art. 170 del D.Lgs. n. 152/2006 il Piano stralcio per l assetto idrogeologico dei bacini idrografici dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Piave e Brenta- Bacchiglione e le corrispondenti misure di salvaguardia. Le norme di attuazione del Piano con le relative cartografie sono in vigore dal giorno successivo alla pubblicazione nella G.U. del ed hanno carattere immediatamente vincolante per le Amministrazioni ed Enti Pubblici, nonché per i soggetti privati. Tali norme sono in salvaguardia fino alla definitiva conferma con DPCM di approvazione del PAI e, in assenza di approvazione, per tre anni dalla data di entrata in vigore. In riferimento alle Zona di attenzione idrogeologica della Tavola 19 di Pericolosità idraulica del Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico del fiume Brenta-Bacchiglione 2012, non sono presenti aree ricadenti in zona di attenzione idraulica mentre il punto d intervento n. 18, 34 e 52 ricade all interno del perimetro di Zona di attenzione geologica della Tavola1/1 della Pericolosità Geologica Comune di Santorso (fig. 5-1) Figura Estratto Tavola n. 1/1 Carta della pericolosità geologica del PAI individuazione PUNTO LEGENDA info@dolomitistudio.it p. 6

8 Si riportano le linee guida che le caratterizzano: - art. 5 - Zona di attenzione - comma 4 della NdA del PAI: In sede di redazione degli strumenti urbanistici devono essere valutate le condizioni di dissesto evidenziate e la relativa compatibilità delle previsioni urbanistiche. La verifica è preventivamente trasmessa alla Regione che, ove ritenga ne sussista la necessità, provvede all avvio della procedura di cui all art. 6 per l attribuzione della classe di pericolosità. - art. 6 - Aggiornamenti del Piano - comma 1 della NdA del PAI: Le previsioni del Piano possono essere oggetto di aggiornamenti, integrazioni puntuali e circoscritte, in conseguenza di: A) meri errori materiali, carenze e/o imprecisioni; B) realizzazione di adeguati interventi di mitigazione; C) nuove conoscenze a seguito di studi o indagini di dettaglio; D) nuove situazioni di dissesto. - art. 6 - Aggiornamenti del Piano- comma 4 della NdA del PAI: Nei casi di cui alla lettera C) del comma 1: I. il soggetto proponente presenta alla competente Regione la proposta, unitamente alla relativa documentazione e ad una valutazione delle nuove condizioni di pericolosità; II. la Regione, previa istruttoria, trasmette all Autorità di bacino una proposta di aggiornamento di Piano; III. la proposta è inviata anche alle Province territorialmente interessate per l espressione del proprio parere all Autorità di Bacino e alla Regione, entro il termine di 45 giorni, scaduto il quale il parere si intende reso positivamente; IV. la proposta è altresì trasmessa al Comune o ai Comuni territorialmente interessati, ai fini della affissione all albo pretorio. Chiunque abbia un interesse concreto ed attuale può far pervenire all amministrazione comunale, entro 45 giorni dalla affissione del provvedimento, eventuali osservazioni che l amministrazione deve trasmettere, unitamente alla relata di avvenuta pubblicazione, all Autorità di Bacino e alla Regione, nei successivi 15 giorni; V. il Segretario dell Autorità di Bacino, acquisito il parere del Comitato Tecnico dell Autorità di Bacino, provvede all eventuale emanazione del decreto di aggiornamento del Piano. - art. 8 - Disposizioni comuni per le aree a pericolosità idraulica, geologica, valanghiva e per le zone di attenzione: 1. Le Amministrazioni comunali non possono rilasciare concessioni, autorizzazioni, permessi di costruire od equivalenti, previsti dalle norme vigenti, in contrasto con il Piano. 2. Possono essere portati a conclusione tutti i piani e gli interventi i cui provvedimenti di approvazione, autorizzazione, concessione, permessi di costruire od equivalenti previsti dalle norme vigenti, siano stati rilasciati prima della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell avvenuta adozione del presente Piano, fatti salvi gli effetti delle misure di salvaguardia precedentemente in vigore. 3. Nelle aree classificate pericolose e nelle zone di attenzione, ad eccezione degli interventi di mitigazione della pericolosità e del rischio, di tutela della pubblica incolumità e di quelli previsti dal Piano di bacino, è vietato, in rapporto alla specifica natura e tipologia di pericolo individuata: a. eseguire scavi o abbassamenti del Piano di campagna in grado di compromettere la stabilità delle fondazioni degli argini, ovvero dei versanti soggetti a fenomeni franosi; b. realizzare tombinature dei corsi d acqua; c. realizzare interventi che favoriscano l infiltrazione delle acque nelle aree franose; d. costituire, indurre a formare vie preferenziali di veicolazione di portate solide o liquide; info@dolomitistudio.it p. 7

9 e. realizzare in presenza di fenomeni di colamento rapido (CR) interventi che incrementino la vulnerabilità della struttura, quali aperture sul lato esposto al flusso; f. realizzare locali interrati o seminterrati nelle aree a pericolosità idraulica o da colamento rapido. 4. Al fine di non incrementare le condizioni di rischio nelle aree fluviali e in quelle pericolose, fermo restando quanto stabilito al comma precedente ed in rapporto alla specifica natura e tipologia di pericolo individuata, tutti i nuovi interventi, opere, attività consentiti dal Piano o autorizzati dopo la sua approvazione, devono essere tali da: a. mantenere le condizioni esistenti di funzionalità idraulica o migliorarle, agevolare e comunque non impedire il normale deflusso delle acque; b. non aumentare le condizioni di pericolo dell area interessata nonché a valle o a monte della stessa; c. non ridurre complessivamente i volumi invasabili delle aree interessate tenendo conto dei principi dell invarianza idraulica e favorire, se possibile, la creazione di nuove aree di libera esondazione; d. minimizzare le interferenze, anche temporanee, con le strutture di difesa idraulica, geologica o valanghiva. 5. Tutte le opere di mitigazione della pericolosità e del rischio devono prevedere il Piano di manutenzione. 6. Tutti gli interventi consentiti dal presente Titolo non devono pregiudicare la definitiva sistemazione né la realizzazione degli altri interventi previsti dalla pianificazione di bacino vigente. info@dolomitistudio.it p. 8

10 6 PRINCIPALI PARAMETRI IDRAULICI DI DIMENSIONAMENTO 6.1 Tempo di Ritorno Il tempo di ritorno rappresenta uno dei parametri fondamentali per il dimensionamento delle opere idrauliche. Tale parametro esprime il numero medio di osservazioni (o numero di anni) necessarie affinché un dato evento si verifichi. Pertanto, anziché parlare di probabilità che la portata d acqua di un dato condotto ecceda la soglia di allarme, si privilegia il concetto che dopo un tempo medio, il tempo di ritorno, la portata d acqua eccede il livello di soglia. Un tempo di ritorno più lungo indica cioè un evento più raro, perciò di notevole intensità. Chiaramente, corrispondendo maggiori portate a più grandi tempi di ritorno, il parametro tempo di ritorno influisce in misura notevole sulla determinazione della portata massima e deve essere in qualche misura correlato all importanza dell opera interessata. La normativa regionale ha dato indicazioni precise per quanto riguarda l assunzione del tempo di Ritorno per il dimensionamento dei volumi efficaci di laminazione per la verifica di invarianza idraulica. In particolare nelle modalità operative del D.G.R. del Veneto n 2948 del 2009 Valutazione di compatibilità idraulica per la redazione degli strumenti urbanistici - Modalità operative ed indicazioni tecniche stabilisce che il tempo di ritorno cui fare riferimento è pari a 50 anni; inoltre, afferma che in caso di terreni ad elevata capacità di accettazione delle piogge (coefficiente di filtrazione maggiore di 10-3 m/s e frazione limosa inferiore al 5% ), in presenza di falda freatica sufficientemente profonda e di regola in caso di piccole superfici impermeabilizzate, è possibile realizzare sistemi di infiltrazione facilitata in cui convogliare i deflussi in eccesso prodotti dall impermeabilizzazione. Tuttavia le misure compensative andranno di norma individuate in volumi d invaso per la laminazione di almeno il 50% degli aumenti di portata. Qualora si voglia aumentare la percentuale di portata attribuita all infiltrazione, fino ad una incidenza massima del 75%, Il progettista dovrà documentare, attraverso appositi elaborati progettuali e calcoli idraulici, la funzionalità del sistema a smaltire gli eccessi di portata prodotti dalle superfici impermeabilizzate rispetto alle condizioni antecedenti la trasformazione, almeno per un tempo di ritorno di 100 anni nei territori di collina e montagna e di 200 anni nei territori di pianura. Nel presente documento la stima dei volumi di invaso vengono calcolati in riferimento ad un tempo di ritorno pari a 50 e 200 anni, in quanto gli interventi ricadono nella fascia definita pianura. 6.2 Curva di possibilità pluviometrica Lo studio delle precipitazioni è di fondamentale importanza per i progetti in quanto da esse dipendono le disponibilità idriche superficiali e sotterranee. Da esse dipendono i deflussi e i livelli dei corsi d acqua, i volumi idrici disponibili, i livelli degli invasi naturali e delle falde, e, in particolare le portate di piena e di magra. Le precipitazioni devono essere misurate con una rete di stazioni opportunamente distribuite nel territorio. I dati raccolti devono poi essere elaborati statisticamente e probabilisticamente per poter individuare la distribuzione spaziale e temporale dei valori delle precipitazioni, e i probabili valori futuri di notevole intensità. I più importanti dati, normalmente raccolti nelle reti pluviometriche dei vari servizi idrologici nazionali e internazionali, riguardano le precipitazioni giornaliere misurate ogni 24 ore e le registrazioni continue. Da queste registrazioni continue vengono ricavate le precipitazioni di notevole intensità di varia durata. Elaborando statisticamente i valori delle precipitazioni giornaliere vengono ricavati, per il periodo di osservazione, i valori medi, minimi e massimi giornalieri, mensili e annuali nelle stazioni della rete. Elaborando probabilisticamente i valori delle precipitazioni di notevole intensità si ricavano le relazioni che permettono di formulare previsioni sui valori particolarmente intensi, in funzione della durata dell evento e per un prefissato tempo di ritorno. Il carattere estremamente complesso del fenomeno meteorologico, le incertezze relative ai meccanismi che regolano molti di essi e l enorme mole di informazioni necessarie alla definizione delle info@dolomitistudio.it p. 9

11 condizioni al contorno rende lo studio soggetto a valutazioni e analisi attente dei dati ottenuti in funzione del livello di intervento. Uno strumento fondamentale nell analisi delle precipitazioni è rappresentato dalle relazioni interconnesse tra le altezze di pioggia massime annuali e la durata degli eventi che sono indicate come curve di possibilità pluviometriche. Tali curve si costruiscono individuando anno per anno l altezza massima di precipitazione corrispondente ad una durata specifica. Lo studio delle precipitazioni intense e di durata inferiore a 24 ore è molto importante per la progettazione delle opere idrauliche, interessando direttamente il valore della portata di piena e quindi il dimensionamento dell opera stessa. Per il calcolo della portata di piena è importante ricercare la massima precipitazione h max (mm) che può avvenire per un determinato tempo di ritorno T r (anni) e per una durata pari al tempo di corrivazione o concentrazione T c (ore). Va specificato che T c è il parametro maggiormente utilizzato per caratterizzare la risposta di un bacino ad un evento di pioggia. Questo può essere definito come il tempo impiegato da una goccia di pioggia caduta nel punto idraulicamente più lontano per raggiungere la sezione di chiusura scorrendo sempre sulla superficie. La distribuzione utilizzata per l interpretazione dei valori massimi di un campione, come precipitazioni intense di assegnata durata, è la distribuzione di Gumbel. Le misure più recenti da elaborare per determinare le curve di possibilità climatica provengono dalla rete di telemisura gestita dall ARPAV, che essendo di recente costituzione ha il limite di mettere a disposizione una popolazione ristretta di dati. A disposizione si hanno le stazioni pluviografi del Servizio Idrografico Nazionale, costituite tra il 1910 ed il 1920, che mettono a disposizione misure degli eventi intensi fino al 1995 circa. Sulla base di questa considerazione in concomitanza con la recente alluvione avvenuta nella Provincia di Vicenza,e in riferimento alla localizzazione territoriale del Comune di Santorso, si è scelto la curva che fa riferimento alla stazione di Schio. Figura 6-1 Ubicazione stazione pluviometrica di Schio Dai dati campione N forniti dal Servizio Idrografico Nazionale relativi alla stazione di Schio per eventi di durata inferiore le 24 ore di altezze di precipitazione si ha: - medie campionarie: info@dolomitistudio.it p. 10

12 - deviazioni standard campionarie: - dei parametri della distribuzione di probabilità di Gumbel: ed i valori generati delle altezze di precipitazioni per un periodo di T =Tr: logaritmo in base e. Il coefficiente a e l esponente n della curva di possibilità pluviometrica h(t) = a*t n possono essere calcolati attraverso una regressione lineare della variabile ψ = log h(t) sulla variabile χ = log (t), secondo il metodo lineare: log h (t) = log a + n log t il quale soddisfa la formula generale y = a+bx con a = log a e b = n. Calcolate le grandezze S = N: il modello lineare che rende minima la somma degli scarti quadratici (ψ i a bχ i) 2 con (i=1, 2, 3,, N) è quello caratterizzato dai parametri: da cui si ottiene che a = e a e n = b. La curva di possibilità pluviometrica cercata risulta pertanto: h(t) = a*t n e fornisce l altezza di precipitazione in millimetri per una assegnata durata t in ore e per un tempo di ritorno Tr. Le equazione di possibilità pluviometrica calcolate corrispondono a: Stazione Curva di possibilità pluviometrica Fonte dei dati 50 anni 200 anni Schio h = t 0,33 h = t 0,32 Servizio Idrografico Nazionale Tabella 6-2 Curve di possibilità pluviometrica per un tempo di ritorno di 50 e 200 anni info@dolomitistudio.it p. 11

13 6.3 Coefficiente di deflusso Il deflusso superficiale che si presenta in corrispondenza di una generica sezione di chiusura del bacino rappresenta solo una parte della precipitazione complessiva che affluisce al bacino idrografico, in quanto parte di esso ritorna nell atmosfera sotto forma di vapore o segue un percorso sotterraneo. La portata meteorica netta Q(t) che affluisce alla rete di ricezione è inferiore perché una parte dell acqua evapora, viene intercettata o trattenuta dal suolo, riempie piccole cavità e soprattutto penetra per infiltrazione nel terreno. Per quantificare quantitativamente le perdite si utilizza il cosiddetto coefficiente di afflusso (detto anche di assorbimento), che varia da 0 a 1: il valore 0 idealmente caratterizza una superficie infinitamente permeabile che non permette il deflusso superficiale, il valore unitario rappresenta la situazione di superficie impermeabile in cui l infiltrazione è nulla. La determinazione di tale coefficiente è affetta da notevoli incertezze, infatti, nella definizione di tale coefficiente, entrano in gioco i seguenti fattori: durata della pioggia ed estensione del bacino; pendenza dei versanti, dei rami secondari e dell asta principale costituenti la rete di drenaggio; grado di copertura vegetale dei versanti; grado di laminazione della rete idrografica; coefficiente di permeabilità dei litotipi interessati dai fenomeni di filtrazione durante l evento meteorico; evapotraspirazione; grado d imbibizione dei terreni nel periodo immediatamente precedente all evento che produce la massima portata. La precedente lista, esemplificativa di alcuni dei vari fattori che contribuiscono alla formazione della portata defluente, mostra chiaramente quanto incerto può essere il valore del coefficiente di afflusso. Esso può assumere valori compresi tra 0,10 e 0,90, i valori più bassi corrispondenti, per esempio, a zone pianeggianti costituite da ammassi ghiaiosi altamente permeabili ed i più alti attribuibili a zone pendenti impermeabili con bassa densità di copertura vegetale e pavimentazioni asfaltate. Per la determinazione del coefficiente di afflusso, che definisce la parte di precipitazione che giunge in rete, è necessario conoscere le caratteristiche del bacino scolante considerato. Allo scopo, si è stimato l uso del suolo dei nuovi interventi sulla base degli indicatori previsti dal vigente PRG, adottando i valori (superficie impermeabile) maggiormente gravosi per la formazione dei carichi idraulici. Di seguito si riportano i coefficienti di deflusso previsti dalla DGR. 2948/2009. Superficie scolante Aree agricole 0,10 Aree verdi 0,20 Superfici semipermeabili (grigliati drenanti, strade in terra battuta e stabilizzato) 0,60 Superfici impermeabili (coperture, viabilità) 0,90 Tabella 6-3 Coefficienti di deflusso indicati dalla DGR n 2948 del 10/2009 φ Il coefficiente di deflusso j per le tipologie d intervento previste dal PI è stato determinato applicando la media ponderata agli usi stimati utilizzando i coefficienti indicati dalla delibera. Si è proceduto quindi calcolando il coefficiente di deflusso equivalente, ovvero un coefficiente di afflusso calcolato come media ponderata sulle aree: info@dolomitistudio.it p. 12

14 Di seguito si riporta un ipotesi di nuova distribuzione di uso del suolo per le aree trasformate a residenziale, ipotizzando che il 40 % dell area rimanga a verde, il 15 % venga occupato dalle strade e da parcheggi, il 20 % dalla superficie coperta dai lotti e il 25% da superfici semipermeabili. 20% 25% 15% Residenziale 40% Verde Strade e parcheggi Sup. semipermeabile Sup. coperte Per quanto riguarda la distribuzione di uso del suolo all interno delle nuove aree produttive si ipotizza che il 15 % dell area rimanga a verde, il 20 % venga occupato dalle strade e parcheggi ed il 50 % dalla superficie coperta e 15% da superfici semipermeabili. 15% Produttivo 50% 15% 20% Verde Strade e parcheggi Sup. semipermeabile Sup. coperte Si riporta nella tabella sotto indicata i coefficienti di deflusso a quello dovuto all urbanizzazione prevista. Tipologia d intervento Coefficiente di deflusso Residenziale 0.55 Produttiva 0.74 Coefficienti di deflusso per le diverse tipologie d intervento 6.4 Tempo di corrivazione In termini generali, il tempo di corrivazione si può definire ed associare ad ogni punto del bacino: è il tempo impiegato da una goccia d acqua che cade in quel punto per raggiungere la sezione di chiusura del bacino. In via semplificata, questo tempo viene considerato una costante dipendente solo dal punto e non dalle condizioni di info@dolomitistudio.it p. 13

15 moto che possono variare da un evento di pioggia all altro (particolarmente in base alle caratteristiche del suolo e dell evento di pioggia). Sullo schema concettuale della corrivazione si basa il metodo cinematico o metodo della corrivazione per la stima delle portate di piena. Le ipotesi che si fanno sul tempo di corrivazione sono le seguenti: ogni singola goccia di pioggia si muove sulla superficie del bacino seguendo un percorso immutabile che dipende unicamente dalla posizione del punto in cui essa è caduta; la velocità della singola goccia non è influenzata dalla presenza di altre gocce, cioè ognuna di esse scorre indipendentemente dalle altre; in realtà sappiamo che la velocità dell'acqua lungo un pendio o in un alveo dipende, oltre che dalle caratteristiche della superficie bagnata anche dal tirante idrico; ne consegue che in uno stesso bacino si possono avere valori diversi dei tempi di corrivazione sia in dipendenza delle caratteristiche del suolo sia anche durante la stessa precipitazione in funzione della durata e dell'intensità dell'evento. la portata defluente si ottiene sommando tra loro le portate elementari provenienti dalle singole aree del bacino che si presentano allo stesso istante alla sezione di chiusura. Il tempo di corrivazione è stato stimato facendo riferimento a studi svolti presso il Politecnico di Milano (Mambretti e Paoletti, 1996) che determina una stima del tempo di accesso in rete a mezzo del condotto equivalente. Per bacini urbani il tempo di corrivazione (t c ) può essere stimato, in prima approssimazione, come somma di una componente di accesso alla rete (t a ) che rappresenta il tempo impiegato dalla particella d acqua per giungere alla più vicina canalizzazione della rete scorrendo in superficie, e dal tempo di rete (t r ) necessario a transitare attraverso i canali della rete di drenaggio fino alla sezione di chiusura. Tc = ta + tr Il valore ta varia da 5-15 minuti con il diminuire della pendenza superficiale. La velocità in rete, che per evitare problemi di deposito ed erosione deve essere compresa tra 0,5 e 4 m/s, è responsabile invece del tempo di rete tr. Per ogni intervento, non essendo disponibile in questa fase di pianificazione il dettaglio progettuale dei paini d intervento, si è ipotizzato il tracciato planimetrico di drenaggio più svantaggioso, assumendo ta e velocità di progetto funzione dell altimetria. 6.5 Coefficiente udometrico per portata allo scarico Il parametro di riferimento che descrive la risposta idrologica di un terreno in termini di trasformazione degli afflussi (piogge) in deflussi (portate) è detto coefficiente udometrico o contributo specifico di piena e si esprime usualmente in l/ [s ha] (litri al secondo per ettaro). La trasformazione d uso del suolo introdotta dalle nuove urbanizzazioni implica l aumento del coefficiente udometrico u, con il conseguente aumento della portata scaricata nei corpi idrici ricettori; per mantenere inalterato il contributo specifico dell area d intervento, risulta necessario formare volumi d invaso (superficiale o profondo) che consentano di ridurre ragionevolmente le portate in uscita durante gli eventi di meteorici. Il calcolo dei volumi d invaso necessari a tal fine, si effettua considerando costante il valore della portata in uscita (Qu=u S) dal bacino, posto pari a quello che si stima essere prodotto dalle superfici scolanti, prima che ne venga modificata la destinazione d uso. L elevata permeabilità del terreno e l elevata profondità della falda nelle aree d intervento, l assenza di una rete di acque bianche e la lontananza da corpi recettori superficiali, consigliano di smaltire nel suolo i nuovi carichi idraulici prodotti dalle nuove urbanizzazioni. Nei calcoli dei volumi da invasare si è considerata una capacità d infiltrazione minima di 10 l/s per ettaro d intervento. info@dolomitistudio.it p. 14

16 7 DETERMINAZIONE DEI VOLUMI DI INVASO SPECIFICI La normativa vigente prevede che ogni progetto di trasformazione dell uso del suolo che provochi una variazione di permeabilità superficiale deve prevedere delle misure compensative di mitigazione del rischio idraulico allo scopo di non aggravare la rete idraulica superficiale con un maggior apporto di acque meteoriche derivante dall aumento delle superfici impermeabili. Come richiesto dalla DGR n 2948 del 10/2009, in questa fase si valuta l impatto idraulico delle trasformazioni previste, indicando, ove necessario, gli interventi atti a garantire l invarianza idraulica rispetto alla condizione attuale o comunque la sicurezza idraulica del territorio. Le metodologie adottate per la stima dei nuovi carichi idraulici prodotti dalle nuove urbanizzazioni sono: metodo cinematico metodo dell invaso metodo del Soil Conservation Servici (SCS) e Curve Number Method. In Tabella 7-1 si riporta una sintesi degli interventi di trasformazione previsti, rimandando le specificità di ciascuno alle schede di dettaglio allegate al presente documento. N INT. A.T.O. Tipologia variazione Area [mq] Da Agricolo a Produttivo Da Agricolo a Residenziale Da Agricolo a Residenziale Da Agricolo a Residenziale Da Agricolo a Residenziale Da Agricolo a Residenziale Tabella 7-1 Sintesi interventi di trasformazione 7.1 Metodo Cinematico Questo approccio schematizza un processo di trasformazione afflussi-deflussi nel bacino a monte di tipo cinematico. Le ipotesi semplificate adottate sono le seguenti: ietogramma netto di pioggia a intensità costante (ietogramma rettangolare); curva aree tempi lineare; svuotamento della vasca a portata costante pari a Qu, (laminazione ottimale). Sotto queste ipotesi si può scrivere l espressione del volume W invasato nella vasca in funzione della durata della pioggia θ, del tempo di corrivazione del bacino T c, della portata uscente massima dalla vasca Q u, del coefficiente di afflusso ϕ, dell area del bacino A e dei parametri a ed n della curva di possibilità pluviometrica. Per il drenaggio urbano si assume il coefficiente di deflusso costante e pari a quello di un ora di precipitazione. Per durate di pioggia inferiore all ora si usa il valore 4/3 n. I volumi di accumulo sono stati stimati utilizzando la formula di Alfonsi - Orsi: info@dolomitistudio.it p. 15

17 dove: W volume della vasca [m3] S superficie del bacino [ha] J durata della precipitazione [h] Tc tempo di corrivazione [h] Qu portata in uscita [l/s] a, n parametri della curva di possibilità climatica In questo caso la durata di precipitazione da considerare è quella critica per l accumulo di progetto; tale durata θw si determina risolvendo la seguente equazione: W = 2.75* n * ϕ * S * a * ϑ n1 w * ( n 1) * t c * Q 2 u n ϑw * Q ϕ * S * a u = 0 Determinazione dell evento critico per la vasca con il modello cinematico Se si considerano per le varie grandezze le unità di misura solitamente utilizzate nella pratica, ossia: W in m 3, A in ha, a in mm/oran, θ in ore, Tc in ore, Qu in l/s, si inserisce il valore trovato nella equazione di Alfonsi Orsi precedentemente scritta e si ottiene per i relativi interventi: TR= 50 TR= 200 N INT. A.T.O. Tipologia variazione Area mq Coeff. di anni anni deflusso Volume di accumulo [mc/ha] Da Agricolo a Produttivo , Da Agricolo a Residenziale , Da Agricolo a Residenziale , Da Agricolo a Residenziale , Da Agricolo a Residenziale , Da Agricolo a Residenziale , Volume di compenso specifico per la laminazione dei nuovi carichi idraulici, considerando una capacità di infiltrazione minima pari a 10 l/(s*ha). 7.2 Metodo dell invaso Questa procedura [Paoletti e Rege Gianas, 1979] si basa sull ipotesi che il bacino a monte della vasca si comporti come un invaso lineare e quindi che le portate in arrivo alla vasca possano essere stimate mediante il modello dell invaso. Questo approccio per la ricerca dell evento critico della vasca si basa sulle seguenti ipotesi semplificative: info@dolomitistudio.it p. 16

18 ietogramma netto di pioggia a intensità costante (ietogramma rettangolare); metodo dell invaso lineare per la determinazione dell onda di piena a monte della vasca; svuotamento della vasca a portata costante pari a Qu,max (laminazione ottimale). La soluzione si trova in modo implicito in funzione delle grandezze adimensionali: F(n, m) = k W0 G(n, m) = k Q c dove k è la costante d invaso del bacino definito definita come 0.7x tempo di corrivazione, θ w è la durata critica per la vasca (quella cioè che conduce al massimo volume d invaso W 0 ), Q c è la portata critica del bacino a monte. θ w Determinazione dell evento critico per la vasca con il modello dell invaso Assegnato poi il rapporto m = 1/η = Q c /Q umax, le grandezze F e G sono calcolabili con le equazioni rappresentate graficamente in Figura: m F n F + ( 1 n ) ln D m n F D n 1 1 D F m 1 1 e 2n F = 0 m F n n1 n1 G(n,m) = F F D F 1 m F F ln ln 1 ( 1 e ) D D m F D n1 n1 1 m m D = W k 0 Q c In particolare, trovato con la (3) il valore di F, è immediato calcolare la durata critica w = k F( n,m) ottimale (minimo) di dimensionamento della vasca W k Q G( n,m) θ e il volume 0 = c. Nel caso in oggetto risolvendo le equazioni sopra riportate si ottiene per i relativi interventi: TR= 50 TR= 200 N INT. A.T.O. Tipologia variazione Area mq Coeff. di anni anni deflusso Volume di accumulo [mc/ha] Da Agricolo a Produttivo , Da Agricolo a Residenziale , Da Agricolo a Residenziale , Da Agricolo a Residenziale , Da Agricolo a Residenziale , Da Agricolo a Residenziale , Volume di compenso specifico per la laminazione dei nuovi carichi idraulici, considerando una capacità di infiltrazione minima pari a 10 l/(s*ha). info@dolomitistudio.it p. 17

19 7.3 Metodo Soil Conservation Service: Curve Number Il metodo del Soil Conservation Service (SCS) è un metodo non deterministico utilizzabile per la stima dei deflussi superficiali. Permette di determinare il deflusso diretto e pioggia efficace (Pe) cioè la frazione della pioggia totale (P) che direttamente e indirettamente e in maniera preponderante contribuisce alla formazione dell evento di piena. Per il calcolo della pioggia efficace, il metodo SCS propone la seguente equazione: 2 Pn P = P e + n S ; = P Ia ; Ia = k S ; P = 0. 2 Ia dove: Ia perdita iniziale in mm; P pioggia totale in mm; P e pioggia efficace o deflusso diretto in mm; P n pioggia netta in mm; S capacità idrica massima del suolo o volume specifico di saturazione in mm; K ia coefficiente di perdita iniziale. P n Le perdite iniziali (Ia) sono costituite da alcuni processi quali l intercettazione della pioggia da parte della vegetazione, dall accumulo delle depressioni del terreno e dalla imbibizione del terreno iniziale. Il volume specifico di saturazione dipende dalla litologia del terreno e dell uso del suolo, tale valore si ricava con l artificio dell individuazione tramite tabelle del Numero di Curva (CN) con la seguente equazione: ia S 1000 = CN Il valore CN esprime le condizioni dal punto di vista della formazione del deflusso, del complesso suolosoprassuolo considerate le condizioni di umidità nei cinque giorni antecedenti l evento di piena. In altri termini riassume l attitudine specifica del bacino a produrre deflusso. Con CN prossimo a 0 si assimila il terreno ad una spugna, cioè viene assorbita e trattenuta la totalità della precipitazione. Con Cn prossima al 100 siamo in presenza di terreni impermeabili dove la precipitazione si trasforma del tutto in deflusso. L individuazione del numero CN passa per: - classificazione dei suoli secondo i gruppi A,B,C,D; - classificazione del complesso di copertura del suolo; - valutazione delle condizioni antecedente di umidità del suolo. TABELLE info@dolomitistudio.it p. 18

20 Classificazione del suolo Classificazione del complesso di copertura del suolo Antecedente condizione di umidità del suolo La condizione del suolo di ciascuna classe è la seguente: - Condizione I : i suoli sono secchi ma non sino al punto da far appassire la vegetazione; - Condizione II : condizioni medie; - Condizione III: il suolo è saturo. info@dolomitistudio.it p. 19

21 Una volta effettuata la classificazione del bacino se si deve far riferimento alle condizioni I e III i valori del numero CN sono: CN I = CN II ( CN ) II CN III = CN ( CN ) II II L individuazione di CN rappresenta un passaggio fondamentale per determinare il volume netto massimo da invasare. Si sono scelti tre valori di CN per la trasformazione dell attuale area agricola in, rispettivamente, area verde, residenziale e produttivo valutando le tabelle sopra riportate con non facile identificazione. Tipologia di intervento CN II Residenziale 79 Produttivo 92 Individuazione del CN per le due tipologie di intervento TR= 50 TR= 200 N INT. A.T.O. Tipologia variazione Area mq Coeff. di anni anni deflusso Volume di accumulo [mc/ha] Da Agricolo a Produttivo , Da Agricolo a Residenziale , Da Agricolo a Residenziale , Da Agricolo a Residenziale , Da Agricolo a Residenziale , Da Agricolo a Residenziale , Volume di compenso specifico per la laminazione dei nuovi carichi idraulici, considerando una capacità di infiltrazione minima pari a 10 l/(s*ha). info@dolomitistudio.it p. 20

22 8 VOLUMI DI ACCUMULO FINALI I risultati ottenuti con i diversi metodi mostrano differenze legate alle ipotesi semplificative poste alla base dei metodi stessi utilizzati. Le ipotesi semplificative di accumulo vuoto all istante iniziale, di istogramma costante e di portata in uscita costante, che sono alla base dei due metodi pratici utilizzati, portano a valutazioni approssimative. In primo luogo l ipotesi di portata in uscita costante fornisce valutazioni che possono differire significatamene da quelle corrette. In secondo luogo un limite comune di tutti questi procedimenti semplificati è il non tener conto del rischio connesso sia all accadimento di eventi ravvicinati, che possono far sì che l accumulo sia già parzialmente riempito nel momento in cui giunge la piena critica, sia ai volumi di pioggia che, in uno stesso evento, possono procedere o seguire l intervallo di precipitazione critica per l accumulo. Questo è un difetto connesso con l uso della curva pluviometrica che, come noto, non fornisce informazione alcuna sulle piogge antecedenti e seguenti quelle di durata prefissata e quindi sottostima il volume reale di precipitazione, cioè proprio la caratteristica di maggiore interesse per il dimensionamento degli accumuli di laminazione. E stato dimostrato che tutti questi aspetti comportano una sottostima dei volumi calcolati [Mambretti]. I volumi calcolati con il metodo cinematico e verificati con il metodo dell invaso sono stati quindi incrementati del 20 %, come suggerito nel Manuale di Progettazione Sistemi di fognatura del Centro Studi Deflussi Urbani. Quindi, sulla base delle informazioni a disposizione, si indicano i volumi di per mitigare i nuovi carichi idraulici prodotti dagli interventi previsti dal PI allo studio. N INT. A.T.O. Tipologia variazione Area mq Volume di accumulo Specifici [mc/ha] Volume di accumulo [mc] Volume di accumulo Specifici [mc/ha] Volume di accumulo Specifici [mc] TR= 50 anni TR= 200 anni Produttivo Residenziale Residenziale Residenziale Residenziale Residenziale Volume di compenso per la laminazione dei nuovi carichi idraulici, considerando una capacità di infiltrazione minima pari a 10 l/(s*ha). info@dolomitistudio.it p. 21

23 9 VALUTAZIONE DEGLI INTERVENTI DI MITIGAZIONE Per quanto riguarda il principio dell invarianza idraulica, in linea generale le misure compensative sono da individuare nella predisposizione di volumi di invaso che consentano la laminazione delle piene riducendo ragionevolmente le portate in uscita durante gli eventi meteorici. Le dimensioni degli invasi, già determinate nei paragrafi precedenti, dovranno essere aggiornate in relazione alla superficie effettivamente trasformata negli strumenti urbanistici attuativi (PUA). In termini generali, gli invasi necessari a laminare le portate di piena potranno essere realizzati secondo le modalità descritte di seguito, principalmente attraverso i sistemi sottoelencati: invasi superficiali; vasche di laminazione o sistemi di stoccaggio sotterranei, collegati alla rete di scolo per mezzo di un manufatto che limiti le portate scaricate; condotte sovradimensionate. Si possono prevedere inoltre: coperture a verde; recupero e riciclo dell acqua ad uso irriguo. Data l alta permeabilità del suolo costituito da materiali granulari più o meno addensati dei terrazzi fluviali e/o fluvioglaciali antichi a tessitura prevalentemente ghiaiosa e sabbiosa, in prima analisi, si considera la possibilità di infiltrare i deflussi nel sottosuolo attuando le diverse tipologie di intervento proposte nel cap. 10. Gli obiettivi del modello di sviluppo sostenibile adattato al drenaggio urbano, Parkinson (1999), sono riassumibili come segue: sviluppare sistemi di drenaggio che prevengano allagamenti locali; progettare sistemi di collegamento capaci di prevenire il degrado o l inquinamento del bacino contribuente, del suolo e del sottosuolo e dei recettori che raccolgono gli scarichi del sistema di raccolta delle acque luride e meteoriche; minimizzare l utilizzo delle risorse naturali e prevedere un corretto inserimento delle strutture, sempre finalizzato alla valorizzazione del paesaggio e alle aspettative della comunità esistente; mantenere un adeguato fattore di sicurezza nei confronti dell igiene ambientale e della salute pubblica. Il principio di base è quello di ridurre e attenuare il deflusso che raggiunge il corpo recettore, promuovendo sia lo sviluppo di processi depurativi sia il loro riutilizzo. Per il conseguimento degli obiettivi di tutela ambientale i provvedimenti da mettere in atto possono essere raggruppati secondo lo schema seguente: A) Controllo alla sorgente: provvedimenti non strutturali: miglioramento della pulizia stradale; manutenzione dei dispositivi drenanti; ricerca ed eliminazione di scarichi abusivi; provvedimenti strutturali: caditoie e pozzetti infiltranti; percorsi drenanti; pavimentazione infiltrante info@dolomitistudio.it p. 22

24 B) controllo in fase di collettamento: provvedimenti strutturali: depressioni erbose strisce drenanti C) Controllo allo scarico: provvedimenti strutturali: bacini di infiltrazione; bacini asciutti di detenzione; bacini umidi di ritenzione. La scelta da adottare in fase di realizzazione deve prendere in esame i seguenti fattori: a. uso del suolo; b. densità edilizia; c. sensibilità del corpo idrico recettore; d. profondità della superficie freatica; e. permeabilità del suolo. Si ricorda, inoltre, che le principali fonti di inquinamento delle acque sono: precipitazioni atmosferiche secche erosione dei rivestimenti delle superfici (tetti, strade, parcheggi), con produzione di materiale di varia natura (limo, sabbia, bitume, metalli pesanti, residui di vernici) trasporto di residui di vegetazione (foglie, polline, etc.); traffico urbano (residui di combustione, quali ossidi di carbonio e azoto, piombo, metalli, perdite di benzina e lubrificanti, residui di pneumatici, etc.); scarichi vari di origine antropica (carta, vetro, materie plastiche) o animale (escrementi); risospensione degli inquinanti che si accumulano in fognatura in tempo secco. Le maggiori concentrazioni e portate massicce di inquinanti (BOD, SS e COD) si rilevano generalmente in corrispondenza dell inizio della piena (fenomeno cosiddetto first foulflush ); tuttavia diverse campagne di misura hanno evidenziato la presenza di picchi di concentrazione susseguenti a quelli della portata. La variabilità delle caratteristiche degli inquinanti dipendono da: uso e morfologia del suolo; metodiche di effettuazione (manuale, meccanica, aspirazione, ecc.) e cadenza della eventuale pulizia delle strade; caratteristiche dell evento meteorico (forma dello ietogramma, valore massimo dell intensità, durata, periodo di tempo secco antecedente). Le tipologie di dispositivi infiltranti possono essere suddivise in infiltrazione diretta, quali: caditoie e pozzetti filtranti; percorsi drenanti; filtri erbosi; depressioni erbose; strisce filtranti; e infiltrazione indiretta, quali: pavimentazioni porose; trincee drenanti; filtri sabbiosi; info@dolomitistudio.it p. 23

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