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1 Poesia Teatro RCS LIBRI EDUCATION SPA

2 Il progetto, il coordinamento degli autori e la revisione dei testi dell antologia Iride sono stati curati da Giancarlo Leucadi; l impostazione didattica e i contenuti sono stati discussi e condivisi dal curatore con gli autori. Gi autori di questo volume: Narno Pinotti per la sezione Poesia; Vittoria Longoni per la sezione Epica; Anna Flocchini per la sezione Teatro. Le schede di collegamento sono di Danila Faenza, Lisa Galligani, Alessandra Riga, Cinzia Manco. Coordinamento editoriale: Paolo M. Mazzoni Redazione: Lisa Galligani, Alessandra Riga Ricerca iconografica: Cinzia Manco Impaginazione: Federica Giovannini, Massimo Vallese, Firenze Progetto grafico e copertina: Anna Huwyler, Monza Stampa: Lito Terrazzi, Firenze Il materiale illustrativo proviene dall archivio iconografico della Nuova Italia. L editore è a disposizione degli eventuali aventi causa. La realizzazione di un libro presenta aspetti complessi e richiede particolare attenzione in tutte le fasi della lavorazione. Revisioni e riletture vengono effettuate più volte; ciò nonostante, sappiamo per esperienza che è molto difficile evitare completamente errori o imprecisioni. Ringraziamo sin da ora chi vorrà segnalarli alla redazione. Per segnalazioni relative al seguente volume scrivere a: La Nuova Italia/RCS Libri S.p.A. - Redazione Scuole Secondarie di 2 grado Via E. Codignola, Scandicci (FI) angela.barea@rcs.it Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n Le riproduzioni effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da AIDRO, corso di Porta Romana 108, Milano, segreteria@aidro.org ISBN Proprietà letteraria riservata 2007 RCS Libri S.p.A., Milano 1 a edizione: febbraio 2007 Ristampe

3 Giancarlo Leucadi Anna Flocchini Vittoria Longoni Narno Pinotti Poesia Teatro La Nuova Italia

4 Indice IV Poesia Strumenti per l analisi del testo poetico 1. Il testo poetico 2 2. Temi e motivi della poesia 3 3. Gli aspetti metrici e ritmici 5 4. La rima Le principali forme strofiche La principali figure di suono Le principali figure di parola Le principali figure semantiche 26 modulo1 L amore e il tempo il tema RCS LIBRI EDUCATION SPA L amore e il tempo 32 COLLEGAMENTI [il film] Le conseguenze dell amore di Paolo Sorrentino 33 Caio Valerio Catullo, Viviamo, mia Lesbia, e amiamo [da Carmina] 34 COLLEGAMENTI [la parola] Malocchio e invidia 34 Francesco Petrarca, Erano i capei d oro a l aura sparsi [da Canzoniere] 36 Camillo Sbarbaro, Padre che muori tutti i giorni un poco [da Pianissimo] 39 COLLEGAMENTI [il quadro] Ritratto del padre dell artista di Paul Cézanne 40 Pablo Neruda, Posso scrivere i versi più tristi questa notte [da Venti poesie d amore e una canzone disperata] 43 COLLEGAMENTI [il film] Il postino di Massimo Troisi 44 Samuel Beckett, Vorrei che il mio amore morisse [da Tre poesie] 46 COLLEGAMENTI [il film] Match Point di Woody Allen 46 Sandro Penna, Ditemi, grandi alberi sognanti [da Poesie] 48 COLLEGAMENTI [la musica] Blu(e) notte di Roberto Vecchioni 49 Nazim Hikmet, I miei giorni sono fette di melone [da In esilio] 51 Fabrizio De André, Canzone dell amor perduto [da Tutto Fabrizio De André] 53 Raymond Carver, L altra vita [da Voi non sapete che cos è l amore. Saggi, poesie, racconti] 55 José Saramago, Stelle poche [da Probabilmente allegria] 57 Stefano Benni, Le piccole cose [da Ballate] 59 COLLEGAMENTI [dal libro al mondo] Innamoramento e amore 59 SINTESI 61 VERIFICA 62

5 modulo 2 Paesaggi ed emozioni il tema Paesaggi ed emozioni 64 COLLEGAMENTI [dal libro al mondo] L impronta umana sull ambiente e lo sviluppo sostenibile 65 Ugo Foscolo, Alla sera [da Poesie] 66 COLLEGAMENTI [la parola e il mito] Zefiro o il vento di ponente 67 Percy Bysshe Shelley, Ode al vento di ponente [da Prometeo liberato: un dramma lirico in quattro atti, con altre poesie] 69 Emily Dickinson, Alla finestra ho per paesaggio [da Poesie] 74 Arthur Rimbaud, Sensazione [da Poesie] 77 Giovanni Pascoli, Novembre [da Myricae] 79 COLLEGAMENTI [il quadro] Estate di San Martino di Alfred Sisley 80 Eugenio Montale, Meriggiare pallido e assorto [da Ossi di seppia] 82 Carlo Betocchi, Un dolce pomeriggio d inverno [da Altre poesie] 85 Cesare Pavese, Passerò per Piazza di Spagna [da Verrà la morte e avrà i tuoi occhi] 87 Pablo Neruda, Ode al cane [da Odi elementari] 89 Vittorio Sereni, Dall Olanda: Amsterdam [da Gli strumenti umani] 92 COLLEGAMENTI [dal libro al mondo] Anna Frank 93 Biagio Marin, Parole de Falco I [da Tra sera e note] 95 SINTESI 97 VERIFICA 98 indice modulo 3 La vita e la morte il tema La vita e la morte 100 COLLEGAMENTI [il film] La vita è bella di Roberto Benigni 101 Edgar Lee Masters, Aner Clute e Lucius Atherton [da Antologia di Spoon River] 102 COLLEGAMENTI [la musica] Non al denaro non all amore né al cielo di Fabrizio De André 104 Sandro Penna, La vita è ricordarsi di un risveglio [da Poesie] 106 Nazim Hikmet, Alla vita 108 Cesare Pavese, Verrà la morte e avrà i tuoi occhi [da Verrà la morte e avrà i tuoi occhi] 110 Eugenio Montale, Avevamo studiato per l aldilà [da Xenia] 112 COLLEGAMENTI [la parola] Xenia, xenos 112 COLLEGAMENTI [la musica] Samarcanda di Roberto Vecchioni 114 SINTESI 115 VERIFICA 116 V

6 modulo 4 Il male di vivere il tema Il male di vivere 118 COLLEGAMENTI [il quadro] L urlo e Disperazione di Edvard Munch 119 Charles Baudelaire, Spleen [da I fiori del male] 120 COLLEGAMENTI [la parola] Spleen 120 Umberto Saba, La capra [da Canzoniere] 123 Camillo Sbarbaro, Taci, anima stanca di godere [da Pianissimo] 125 COLLEGAMENTI [il romanzo] La nausea di Jean Paul Sartre 126 Eugenio Montale, Spesso il male di vivere ho incontrato [dal Ossi di seppia] 128 Vasco Rossi, Vita spericolata [da Bollicine] 130 SINTESI 133 VERIFICA 134 modulo 5 La poesia e il nostro tempo il tema La poesia e il nostro tempo 136 COLLEGAMENTI [il film] La tigre e la neve di Roberto Benigni 137 Thomas Merton, Immagini per un apocalisse IV fra le rovine di New York [da Immagini per un apocalisse] 138 Raffaello Baldini, Furistìr [da Furistìr] 141 COLLEGAMENTI [il film] La sposa turca di Fatih Akin 143 Giorgio Caproni, Versicoli quasi ecologici [da Res amissa] 145 Giorgio Caproni, Lorsignori [da Res amissa] 147 COLLEGAMENTI [il film] Lord of War di Andrew Niccol 147 Jamie McKendrick, Storia antica [da The Marble Fly] 150 COLLEGAMENTI [il film] Bowling for Colombine di Michael Moore 151 SINTESI 153 VERIFICA 154 modulo 6 La poesia lirica nel mondo classico VI il genere L origine della poesia lirica occidentale 156 La poesia lirica in Grecia e a Roma 156 Saffo, Per me è chiaro che è uguale a un dio 158 COLLEGAMENTI [la scultura] Saffo abbandonata di Giovanni Dupré 158 Mimnermo, Noi, come le foglie 161 Caio Valerio Catullo, Infelice [da Carmina] 163 COLLEGAMENTI [il quadro] Lesbia piange il passero di Lawrence Alma-Tadema 163

7 Orazio, Gusta l oggi [da Odi] 165 SINTESI 167 VERIFICA 168 modulo 7 La lirica italiana dalle origini al romanticismo il genere La poesia in Italia: dalla lirica cortese a Leopardi 170 COLLEGAMENTI [la parola] Gentile 170 COLLEGAMENTI [la scultura] Le tre Grazie di Antonio Canova 172 Dante Alighieri, Tanto gentile e tanto onesta pare [da Vita Nova] 173 Cecco Angiolieri, «Becchin amor!». «Che vuo, falso tradito?» [da Sonetti] 176 COLLEGAMENTI [la parola] Parodia 176 Francesco Petrarca, Levommi il mio penser in parte ov era [da Canzoniere] 178 Francesco Petrarca, Movesi il vecchierel canuto e biancho [da Canzoniere] 180 Ugo Foscolo, A Zacinto [da Poesie] 182 COLLEGAMENTI [il mito] La nascita di Venere 183 Giacomo Leopardi, A Silvia [da Canti] 185 SINTESI 189 VERIFICA 190 modulo 8 La poesia lirica tra Ottocento e Novecento il genere La poesia dal romanticismo al decadentismo 192 COLLEGAMENTI [il quadro] Il bacio di Gustav Klimt 193 Charles Baudelaire, Corrispondenze [da I fiori del male] 194 COLLEGAMENTI [il quadro] L atelier di Gustave Courbet 195 Arthur Rimbaud, Vocali [da Poesie] 197 COLLEGAMENTI [la musica] A.R. di Roberto Vecchioni 198 Giovanni Pascoli, X Agosto [da Myricae] 200 COLLEGAMENTI [la leggenda] La notte di san Lorenzo 201 Giovanni Pascoli, L assiuolo [da Myricae] 203 Gabriele D Annunzio, La sera fiesolana [da Alcyone] 206 COLLEGAMENTI [il luogo] Il Vittoriale degli italiani 208 Guido Gozzano, La differenza [da La via del rifugio] 210 COLLEGAMENTI [il film] L albero degli zoccoli di Ermanno Olmi 211 SINTESI 213 VERIFICA 214 RCS LIBRI EDUCATION SPA indice VII

8 modulo 9 La lirica italiana dal primo Novecento agli anni Sessanta il genere La poesia nell Italia del Novecento: fra tradizione e rottura 216 COLLEGAMENTI [il quadro] Les demoiselles d Avignon di Pablo Picasso e Le bagnanti di Paul Cézanne 217 Aldo Palazzeschi, Chi sono? [da Poemi] 219 Salvatore Quasimodo, Ed è subito sera [da Acque e terre] 221 Salvatore Quasimodo, Uomo del mio tempo [da Giorno dopo giorno] 223 COLLEGAMENTI [il film] Salvate il soldato Ryan di Steven Spielberg 224 Eugenio Montale, Cigola la carrucola del pozzo [da Ossi di seppia] 226 Eugenio Montale, Forse un mattino andando in un aria di vetro [da Ossi di seppia] 228 Umberto Saba, Amai [da Canzoniere] 230 Umberto Saba, Ulisse [da Canzoniere] 232 Giorgio Caproni, Ultima preghiera [da Il seme del piangere] 234 COLLEGAMENTI [la musica] Vedrai vedrai di Luigi Tenco 236 Edoardo Sanguineti, Questo è il gatto con gli stivali [da Purgatorio de l Inferno] 238 COLLEGAMENTI [il quadro] Lattina di zuppa Campbell e Bottiglie di Coca cola verdi di Andy Warhol 239 Giovanni Giudici, Tempo libero [da La vita in versi] 241 SINTESI 243 VERIFICA 244 modulo10 Giacomo Leopardi VIII l autore Giacomo Leopardi 246 La vita e l opera 246 COLLEGAMENTI [la poetica] Il dibattito sul romanticismo in Italia 247 Le concezioni della natura 248 Il passero solitario [da Canti] 249 COLLEGAMENTI [la parola] Solitario, romito, strano, solingo: aggettivi della solitudine 250 L infinito [da Canti] 253 La sera del dì di festa [da Canti] 256 Alla luna [da Canti] 259 COLLEGAMENTI [la parola] Le parole della memoria. Rimembrare, rammentare, ricordare 259 Il sabato del villaggio [da Canti] 261 A se stesso [da Canti] 264 COLLEGAMENTI [la parola] Inganno 264

9 COLLEGAMENTI [il quadro] Solitudine di Antonio Fontanesi 265 SINTESI 267 VERIFICA 268 modulo11 Giuseppe Ungaretti l autore Giuseppe Ungaretti 270 La vita e l opera 270 L Allegria 270 COLLEGAMENTI [l arte] Arte e guerra 271 Il porto sepolto [da L Allegria] 273 Stasera [da L Allegria] 275 Sono una creatura [da L Allegria] 277 COLLEGAMENTI [la parola] Trincea 277 Universo [da L Allegria] 279 San Martino del Carso [da L Allegria] 281 Mattina [da L Allegria] 283 Vanità [da L Allegria] 285 Soldati [da L Allegria] 287 COLLEGAMENTI [il film] La grande guerra di Mario Monicelli 287 SINTESI 289 VERIFICA 290 indice modulo1 L epica antica Epica il genere L epica dell Oriente antico, della Grecia e di Roma 294 Le caratteristiche generali dell epica 294 L antica epica d Oriente 294 L epica greca 295 COLLEGAMENTI [l arte] L epica, soggetto dell arte senza tempo 296 L epica romana 297 Ettore prepara l attacco al campo greco [da Iliade] 298 COLLEGAMENTI [il film] Troy di Wolfgang Petersen 301 La morte eroica. Patroclo uccide Sarpedonte [da Iliade] 303 COLLEGAMENTI [il mito] Gli dèi in Grecia e a Roma 304 Sul mare insidioso. La tempesta [da Odissea] 308 Mostri ammaliatori. Le sirene [da Odissea] 312 IX

10 La fine di Troia: l inganno del cavallo [da Eneide] 315 COLLEGAMENTI [il quadro] L incendio di Troia di Nicolò dell Abate 317 La missione di Enea: la profezia della moglie Creusa [da Eneide] 319 il tema modulo 2 L epica medievale il genere Coraggio e paura 322 L epica del coraggio presuppone la paura 322 COLLEGAMENTI [il film] Braveheart di Mel Gibson 323 Il duello tra Ettore e Aiace [da Iliade] 324 COLLEGAMENTI [la parola] Duello 324 L esplorazione della terra dei Ciclopi [da Odissea] 329 COLLEGAMENTI [il quadro] Il ciclope di Odilon Redon 331 Il dio del Tevere incoraggia Enea [da Eneide] 333 COLLEGAMENTI [il mito] Il mito dell Arcadia 334 SINTESI 337 VERIFICA 338 RCS LIBRI EDUCATION SPA L epica nell Europa medievale 340 Le caratteristiche generali dell epica medievale 340 La morte di Orlando [da Chanson de Roland] 342 COLLEGAMENTI [la parola] Reliquia 343 L amore tra Crimilde e Sigfrido [da Poema dei Nibelunghi] 346 COLLEGAMENTI [il quadro] Crimilde vede in sogno la morte di Sigfrido di Johann Heinrich Füssli 348 X il tema Il cavaliere e la dama 350 Le donne, i cavallier, l arme, gli amori 350 COLLEGAMENTI [il film] Il primo cavaliere di Jerry Zucker 351 Tristano e Isotta [da Romanzo di Tristano] 352 COLLEGAMENTI [dal libro al mondo] Morire d amore 354 Perceval e la damigella della tenda [da Perceval] 357 COLLEGAMENTI [la leggenda] La leggenda del Santo Graal 359 Lancillotto e Ginevra [da Lancillotto o Il cavaliere della carretta] 361 COLLEGAMENTI [il film] King Arthur di Antoine Fuqua 364 SINTESI 367 VERIFICA 368

11 Teatro Strumenti per l analisi del testo teatrale 1. Che cos è il teatro? 370 COLLEGAMENTI [la parola] Le parole del teatro Il testo teatrale 372 COLLEGAMENTI Dal testo teatrale alla messa in scena 376 COLLEGAMENTI Cinema e teatro: due linguaggi diversi 378 modulo1 Il teatro dalle origini al Settecento il genere Tragedia e commedia 380 Le caratteristiche della tragedia e della commedia 380 Un po di storia del teatro 380 Eschilo, «Che devo fare? Avrò ritegno a uccidere mia madre?» [da Coefore] 383 COLLEGAMENTI [il quadro] Il rimorso di Oreste di William-Adolphe Bouguereau 385 Plauto, «Perché hai allungato le mani su ciò che era mio?» [da Aulularia] 387 COLLEGAMENTI [il mito] Castore e Polluce 389 William Shakespeare, «Solo il tuo nome mi è nemico» [da Romeo e Giulietta] 392 COLLEGAMENTI [il film] Romeo e Giulietta: dalle scene al grande schermo 395 Molière, «Siete la favola di tutto il mondo» [da L avaro] 398 COLLEGAMENTI [il fumetto] Zio Paperone o dell avarizia pennuta 400 Carlo Goldoni, «Vivo onestamente, e godo la mia libertà» [da La locandiera] 404 COLLEGAMENTI [la parola] Misoginia, misantropia, misandria 405 COLLEGAMENTI [la musica] Carmen di Georges Bizet 407 indice il tema L identità 410 La ricerca di sé sul palcoscenico 410 COLLEGAMENTI [il cinema] La commedia degli equivoci al cinema 411 Sofocle, «L uomo che cerchi sei tu» [da Edipo re] 412 Plauto, «Dove ho perso la mia identità?» [da Anfitrione] 417 COLLEGAMENTI [la parola] Sosia e anfitrione 418 COLLEGAMENTI [il mito] Mercurio 419 COLLEGAMENTI [il film] Johnny Stecchino di Roberto Benigni 420 Carlo Goldoni, «Son un Armeno da Bergamo» [da La famiglia dell antiquario] 423 COLLEGAMENTI [dal libro al mondo] Le maschere della commedia dell arte 424 SINTESI 429 VERIFICA 430 XI

12 modulo2 Il teatro moderno e contemporaneo il genere La drammaturgia nell Otto e Novecento 432 Una nuova forma teatrale: il dramma borghese 432 La drammaturgia novecentesca 433 COLLEGAMENTI [la libro al mondo] Le compagnie che hanno fatto grande il teatro 434 Henrik Ibsen, «Tu non mi capisci, e nemmeno io ho capito te...» [da Casa di bambola] 435 COLLEGAMENTI [il quadro] La signora triste di James Ensor 437 Anton Čechov, Tragico contro voglia [da Tragico contro voglia] 440 COLLEGAMENTI [il film] Un giorno di ordinaria follia di Joel Schumacher 442 Luigi Pirandello, «Conviene a tutti far credere pazzi certuni» [da Enrico IV] 446 COLLEGAMENTI [il film] Enrico IV di Marco Bellocchio 448 Bertolt Brecht, «Io credo nell uomo» [da Vita di Galileo] 451 COLLEGAMENTI [il film] Galileo: i film sulla vita dello scienziato 455 Eugène Ionesco, «Non ho avuto il tempo di conoscere la vita» [da Il re muore] 457 COLLEGAMENTI [la musica] La vita è un dono di Renato Zero 459 Tennessee Williams, «Quante cose ho io che non potrei descriverti!» [da Lo zoo di vetro] 462 COLLEGAMENTI [il cinema] Tennessee Williams e il cinema 465 Harold Pinter, «Tutto è passato» [da Tradimenti] 468 COLLEGAMENTI [il film] Storie di amori e infedeltà di Paul Mazursky 471 Dario Fo, «La giullarata dell ubriaco» [da Le nozze di Cana] 474 COLLEGAMENTI [la musica] Ho visto un re di Dario Fo 476 XII il tema L incomunicabilità 480 L incapacità di comunicare messa in scena 480 COLLEGAMENTI [il cinema] I maestri dell incomunicabilità 481 Luigi Pirandello, «Crediamo d intenderci, non ci intendiamo mai!» [da Sei personaggi in cerca d autore] 482 Samuel Beckett, «Che facciamo adesso?» «Aspettiamo» [da Aspettando Godot] 486 COLLEGAMENTI [il cinema] Charlie Chaplin: l indimenticabile Charlot 490 Alan Ayckbourn, «Due chiacchiere al parco» [da Confusioni] 493 COLLEGAMENTI [dal libro al mondo] Il valore dell ascolto 496 SINTESI 499 VERIFICA 500

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14 Strumenti per l analisi del testo poetico 1 Il testo poetico 2 Che cos è la poesia? Non ti illudere: alla domanda non c è risposta. Tenteremo di chiarire alcuni aspetti della poesia, senza voler dare definizioni univoche e sempre valide, perché qualsiasi regola, non appena formulata, è di certo già stata violata da qualche poeta. Non c è poesia senza un lettore, perché il poeta affida la comprensione e l interpretazione dei suoi versi ai lettori. Una volta stampati, essi non gli appartengono più: chiunque in qualsiasi epoca sarà libero di leggerli o no, di giudicarli e citarli, amarli o detestarli, e soprattutto di vedere in suoni, parole e immagini di quelle poesie tutto ciò che vorrà. Anche cose che l autore non intendeva dire o non poteva sapere? Sì. Per questo in fondo leggiamo poesia di secoli o millenni fa: perché la nostra sensibilità di uomini moderni trova ancora in quei testi parole che dicono anche a noi qualcosa di interessante, bello, utile, nuovo o angoscioso. Il lettore insomma deve mettere la sua ragione e le sue emozioni nella lettura, deve poter riconoscere in una poesia echi o pensieri o intuizioni stimolanti per sé. Ogni poesia, dunque, potrebbe essere stata scritta anche e proprio per te: tocca a te capire se ha qualcosa da dirti. E se accade, sei tu che la fai essere poesia. La poesia è un bisogno Si dice di solito che un testo poetico è scritto senza alcun fine pratico immediato. La definizione è un po grossolana: svariati autori scrissero per pagare debiti, o perché speravano così di lasciare un impiego che detestavano. Più interessante notare che la poesia c è sempre stata: dovunque noi riusciamo ad avere tracce scritte di una civiltà, di qualunque epoca, là troviamo testi poetici. La poesia è un po come il gioco o il sogno, che possono sembrare un inutile perdita di tempo: sta di fatto che per tutti gli uomini, in modi diversi ma in tutte le età della vita, giocare e sognare è necessario, anzi vitale. Giocare con le parole Un bambino impara a parlare imparando a ripetere il suono delle parole, e tutti i bambini si divertono a ripetere parole solo per sentire il suono della propria voce, poi a storpiarle o gridarle o cantarle, o ancora ad accostarle perché avevano un suono simile o armonico. Qui sta una radice della poesia, che è una sorta di gioco con le parole fatto da bambini cresciuti: ritmi, accenti, pause, rime, figure retoriche sottolineano il suono, l accostamento o l armonia delle parole. Ogni poesia va letta ad alta voce, e ogni poesia andrebbe, ove possibile, gustata e recitata nella lingua in cui è stata scritta. Ma giocare con i suoni implica anche giocare con i significati delle parole. Pensa a una delle prime parole che hai pronunciato, mamma. Forse non te ne rendi conto, ma questa parola risveglia un mondo di sensazioni fisiche e di emozioni fortissime: calore, tenerezza, abbraccio, nutrimento, piacere, vita, amore, dolore, collera, gelosia, possesso, odio, mancanza, abbandono. La poesia cerca di esprimere, trasmettere e risvegliare immagini, ricordi, sogni, emozioni, ideali associandoli alle parole e lasciando che la sensibilità del lettore faccia il resto. Addensare significati In tedesco poesia si dice Dichtung (pronuncia: dìhtunk): la parola deriva alla lontana dal verbo latino dictare, che nel Medioevo significava «dettare ad alta voce un testo (latino)», come faceva l insegnante con i

15 suoi allievi, per far loro imparare le regole di lingua, composizione, stile a partire appunto dai testi di autori classici (al tempo non c erano manuali, anzi i libri erano rari e costosi, dunque dettare era indispensabile). Questo ci rivela che la poesia ha a che fare con la cultura: per scrivere e capire poesie non c è niente di meglio che leggere i versi di altri e scoprire che cosa, nei loro versi, è efficace ed emozionante o invece malriuscito e goffo, e perché. Farsi, insomma, una cultura poetica. Il tedesco ha un altra parola identica, Dichtung, di senso del tutto diverso, che vuol dire «guarnizione» ma che deriva dall aggettivo dicht, «denso, fitto». E in fondo la poesia è proprio questo: l arte di rendere le parole cariche di tanti significati, di addensare emozioni, sensazioni e fantasie in poche righe, sfruttando al meglio il suono, la disposizione, l accostamento, i legami di somiglianza e perfino la mancanza delle parole. La poesia ha parlato e parla di tutto e tutto può essere materia di poesia: da un oca in un fosso alla morte, da un ragazzo che cattura una lucertola a Dio, dall omicidio al sesso. Proprio perché densa di significati, la poesia non ne ha uno solo. Perciò non esiste una lettura giusta : ogni interpretazione di una poesia, purché si fondi su parole e caratteristiche del testo e non contraddica apertamente il testo stesso o il suo contesto, è di per sé giusta. 2 Temi e motivi della poesia I testi poetici sono un po come quadri, in cui a una o più persone, scene o figure poste in primo piano, disegnate con cura e dettaglio, e fanno da contorno altre figure minori e uno sfondo o paesaggio che costituiscono l ambientazione del dipinto. Come l occhio individua dapprima le figure più evidenti e curate, ma riceve impressioni anche dai colori dello sfondo o dalla scena nel suo insieme, così in ogni testo poetico di solito si possono individuare alcuni motivi più insistiti o ricorrenti che insieme costituiscono il tema o i temi del componimento e che sono collocati, secondo un certo ordine, in un contesto. Ulisse Nella mia giovanezza 1 ho navigato lungo le coste dalmate 2. Isolotti a fior d onda emergevano, ove raro un uccello sostava intento a prede 3, 5 coperti d alghe, scivolosi, al sole belli come smeraldi 4. Quando l alta marea e la notte li annullava 5, vele sottovento sbandavano 6 più al largo, per fuggirne l insidia 7. Oggi il mio regno 10 è quella terra di nessuno 8. Il porto accende ad altri 9 i suoi lumi 10 ; me al largo sospinge ancora il non domato spirito, e della vita il doloroso amore. 1. giovanezza: è una forma antica di giovinezza. 2. dalmate: la Dalmazia è la regione che si estende lungo la costa orientale dell Adriatico, dal golfo di Rijeka (Fiume) a nord alla foce del fiume Drin a sud. Il suo litorale calcareo è alto, frastagliato e costellato da oltre 500 fra isole e isolotti. 3. ove raro... a prede: dove di tanto in tanto un uccello marino si posava, pronto a tuffarsi per ghermire un pesce. 4. smeraldi: pietre preziose di color verde brillante. 5. annullava: li rendeva invisibili, celati poco sotto il pelo dell acqua e nascosti dal buio. Nel mare Adriatico l oscillazione delle maree è scarsa. 6. sottovento sbandavano: si muovevano con difficoltà a zig-zag, perché veleggiavano in direzione opposta a da Umberto Saba, Canzoniere quella del vento. 7. l insidia: il pericolo nascosto. 8. terra di nessuno: nella prima guerra mondiale era, propriamente, la fascia di terreno fra le proprie trincee e le nemiche: impensabile avventurarvisi senza essere facile bersaglio di fuoco. 9. ad altri: per qualcun altro. 10. lumi: le luci che guidano le imbarcazioni ad attraccare nel porto. gli strumenti 3

16 Riconoscere il contesto Per capire lo sfondo di questo quadretto in versi occorre prima di tutto sapere, almeno a grandi linee, chi sia stato quell Ulisse che dà il titolo alla lirica: nel mito antico Ulisse era un eroe greco, re di Itaca, che aveva seguito Agamennone e gli altri campioni achei nella spedizione contro Troia. Conquistata la città dopo un assedio di dieci anni, i vincitori avevano violato i templi e le donne dei vinti, disprezzando ogni norma sacra. Alcuni dèi, infuriati dalle offese ricevute, avevano così deciso di vendicarsi rendendo doloroso e difficile il ritorno in patria dei greci vincitori. In particolare, come racconta l Odissea di Omero, Ulisse si era attirato l ira di Poseidone, dio del mare, per averne accecato il figlio Polifemo: perciò aveva peregrinato su acque e terre del Mediterraneo e aveva patito ogni sorta di sofferenze e pericoli per ben dieci anni prima di rivedere Itaca. Ulisse insomma è legato nella nostra cultura alle idee di viaggio avventuroso, forza di sopportazione, curiosità, nostalgia della patria. Ma all infuori del titolo il testo non nomina più Ulisse, anzi il poeta parla in prima persona («ho navigato»): dunque è utile sapere che Saba nacque e visse gran parte della vita a Trieste, città sull Adriatico, che è un mare basso e che lambisce, proprio poco a sud di Trieste, le coste della Dalmazia. Hai ora due serie di notizie che, insieme, chiariscono il contesto della lirica: la prima è di contenuto mitico, la seconda riguarda la storia personale dell autore. Comprendere il contenuto RCS LIBRI EDUCATION SPA Tracciato il contesto, è molto utile fare una sintesi del contenuto della lirica: vv. 1-6: il poeta ricorda che da giovane amava andare in barca a vela lungo le coste della Dalmazia, punteggiate di piccoli isolotti insidiosi come scogli a pelo d acqua; il paesaggio, incontaminato, gli appariva bello. vv. 6-9: il buio e l alta marea rendevano invisibili quegli scogli, perciò gli altri naviganti viravano al largo. vv. 9-13: ancor oggi Saba si sente a casa in quelle acque pericolose: le luci del porto nella notte sono rassicuranti per altri, ma non attraggono lui. La sua navigazione non è ancora finita, l amore per la vita e la curiosità lo spingono ancora avanti. L analisi delle parole-chiave Le idee principali sono espresse con parole-chiave, che sono appunto come chiavi capaci di aprire e svelare il contenuto, perché esprimono idee fondamentali o ripetute. In Ulisse di Saba (vedi p. 3) sono parole-chiave «giovinezza», «ho navigato», «a fior d onda», «raro», «uccello», «scivolosi», «belli», «alta marea», «notte», «sbandavano», «fuggirne», «insidia», «oggi», «regno», «terra di nessuno», «porto», «lumi», «al largo», «sospinge», «ancora», «spirito», «vita», «doloroso amore». In questo elenco individuiamo alcuni gruppi semantici. 4 Viaggiare sul mare aperto («ho navigato», «vele», «sbandavano», «al largo») e il suo contrario approdare («porto», «lumi»): s istituisce così un opposizione chiara fra il poeta e gli altri. Saba amava e ama esplorare quelle acque costiere, anche se pericolose, mentre altri preferivano evitarle al calare del buio e dirigersi in quelle sicure del porto. Il paesaggio bello e incontaminato («raro», «uccello», «belli», «smeraldi», «regno», «terra di nessuno»): quel tratto di mare e i suoi isolotti erano popolati solo da animali, e proprio la natura così selvaggia appare bella al poeta, tanto che se ne sente sovrano. Il pericolo («a fior d onda», «scivolosi», «alta marea», «notte», «fuggirne», «insi-

17 dia»): gli isolotti si vedono appena e sono perciò pericolosi come scogli. Di qui due atteggiamenti opposti: Saba corre il rischio di un naufragio, altri cercano la sicurezza. Nota anche che una parola chiave di pericolo è accostata a una di bellezza: «scivolosi, belli»: il pericolo e il fascino sono fusi nel paesaggio. Il passato («giovanezza», «ho navigato») e il presente («oggi», «ancora»): Saba confronta la sua giovinezza con il presente di uomo maturo, e scopre che in lui qualcosa è rimasto immutato negli anni. La curiosità e l ansia di vivere («sospinge», «non domato spirito», «vita», «doloroso amore»): ora forse il poeta non naviga più, ma in lui è rimasto vivo lo spirito curioso e indagatore della giovinezza, che lo spinge ancora dove altri non osano. È amore per la vita, sete di vedere e conoscere, anche a prezzo di rischi e sofferenza. Individuare il tema e i motivi A questo punto possiamo capire che Saba intende dirci qualcosa di sé attraverso i motivi del viaggio per mare, fitto di pericoli ma anche di bellezze, e della solitudine, che è dolore ma anche indipendenza. Il tema è dunque la riflessione di un uomo maturo sul proprio carattere e sul proprio modo di vedere e affrontare la vita: essa è dolorosa e travagliata, ma nonostante questo, o forse proprio per questo, va vissuta ed esplorata fino in fondo, alla ricerca di bellezze e scoperte che magari altri, impauriti, non colgono. Fermarsi in porto è rassicurante, ma significa aver rinunciato al viaggio, aver perso il gusto di cercare e di conoscere se stessi: è come ammettere che si è morti dentro, dichiararsi sconfitti prima di aver raccolto la sfida. A questo punto è chiaro che la figura di Ulisse si sovrappone a quella di Saba: entrambi sono viaggiatori curiosi e instancabili, provati ma mai domi. Il motivo mitico e quello concreto della geografia dalmata, familiare al poeta, chiariscono il tema autobiografico. gli strumenti 3 Gli aspetti metrici e ritmici Che cos è un verso Il testo poetico ha di norma uno o più significati, espressi dalle parole che, collocate in un certo ordine, formano frasi e periodi, ma ha anche un ritmo, ossia una cadenza che si sente leggendolo ad alta voce ed è fatta sia da una successione ordinata di accenti e pause, sia dall accostamento studiato di suoni (vocali e consonanti). Perciò una lirica si può scomporre in due tipi di unità: sintattiche (complementi, frasi, periodi); ritmiche (componenti di versi, versi interi, strofe), formate da una successione di accenti, dal ricorrere prevedibile di certe pause o dal ripetersi di certi suoni in posizioni fisse. Il verso è l unità ritmica fondamentale e in genere almeno parzialmente autonoma (non è quella minima, perché si può talvolta scomporre in parti più piccole) di un testo poetico. Il sostantivo verso deriva dal verbo latino verto, «volgere, voltare, andare a capo». Il verso, infatti, non corrisponde a un intera riga di testo: il testo poetico non è continuo, come quello in prosa, ma è caratterizzato da un sistematico andare a capo. Unità ritmica fondamentale significa tre cose: ogni verso ha perlopiù un suo ritmo, tradizionale o nuovo, ma riconoscibile, dato dalla successione degli accenti e delle pause, sicché per fare un verso non basta andare a capo prima della fine della riga; come un mattone non basta a capire com è fatta una casa, un verso da solo non basta a far capire il ritmo di una lirica, che va letta e ascoltata per intero; 5

18 l unità ritmica (il verso o la strofa) non deve per forza coincidere con l unità sintattica (la frase o il periodo), sicché una frase o un pezzo di frase, anche se di senso compiuto o autonomo, possono essere più brevi o più lunghi di un verso o di una strofa. Versi piani, tronchi, sdruccioli Il verso è nella maggior parte dei casi una sequenza di sillabe metriche toniche e atone disposte secondo un certo ritmo. Dunque nel verso hanno grande importanza gli accenti, che in ciascuna parola cadono sempre su una vocale, quella su cui calchiamo o fermiamo la voce: Le vocali accentate (e le sillabe che le contengono) si dicono toniche, le vocali senza accento (e le rispettive sillabe) atone. Però le sillabe di un verso non si contano sempre tutte (vedi p. 7): quelle che si contano e che costruiscono il verso si chiamano sillabe metriche. Del pari, non tutti gli accenti delle parole hanno la stessa importanza, perché per formare un verso regolare è indispensabile che gli accenti cadano in certe posizioni: questi si chiamano accenti ritmici o ictus. L accento più importante in ogni tipo di verso è l ultimo, ossia l accento dell ultima parola del verso. Ora, in italiano le parole si raggruppano, a seconda della posizione del loro accento, in cinque categorie: 1. parole piane, con la penultima sillaba tonica: cà-ne, can-cèl-lo, mo-vi-mén-to, al-le-grì-a; 2. parole tronche, con l ultima sillaba tonica: cit-tà, tor-nò, per-ché; 3. parole sdrucciole, con la terzultima sillaba tonica: tà-vo-lo, sa-lù-ta-no, sù-bi-to; 4. parole bisdrucciole, con la quartultima sillaba tonica: di-cià-mo-ce-lo; 5. parole trisdrucciole, con la quintultima sillaba tonica: lì-be-ra-me-la, mè-ri-tate-lo. Escludendo le bisdrucciole e trisdrucciole, rarissime nella lingua e mai usate in poesia, a seconda dell ultima parola un verso si dice piano, tronco o sdrucciolo. Dato che le parole italiane sono per la stragrande maggioranza piane, il più frequente è il verso piano, che viene usato come modello per il ritmo e la posizione degli accenti. Perciò: se il verso è piano (la sua ultima parola è piana; quindi è un verso modello), si scandiscono e contano tutte le sillabe metriche, e il totale così ottenuto dà il nome al tipo di verso. Nell esempio, tratto dal Canzoniere di Francesco Petrarca, hai un endecasillabo piano, ossia un verso che si conclude con una parola piana e ha 11 sillabe: Fiamma dal ciel su le tue treccie piova Fiam- ma dal ciel su le tue trec- cie pio- va se il verso è tronco (la sua ultima parola è tronca) al numero delle sillabe metriche si aggiunge uno. La parola tronca infatti non ha altre sillabe dopo quella tonica: è come se nel computo si aggiungesse alla tronca la sillaba mancante della più comune piana. 6 Nell esempio, tratto dal canto XXXII dell Inferno di Dante Alighieri (v. 66), hai un verso di 10 sillabe, che però essendo tronco è come se ne contasse 11, perciò è un endecasillabo tronco:

19 se tosco se, ben sai omai chi fu se to- sco se, ben sai o- mai chi fu se il verso è sdrucciolo (la sua ultima parola è sdrucciola), dal numero delle sillabe metriche si sottrae uno. La parola sdrucciola infatti ha, dopo la sillaba tonica, altre due sillabe, mentre la comunissima parola piana ne ha solo una: è come se nel computo si togliesse alla sdrucciola la sillaba anomala in più. Nell esempio, tratto da Uccelli di Umberto Saba, hai un verso formato di 12 sillabe, che però essendo sdrucciolo è come se ne contasse 11, dunque è un endecasillabo sdrucciolo: più mi piace quel cielo, quelle rondini più mi pia- ce quel cie- lo, quel le ron- di [ni] [12] I tipi di versi Nella tradizione lirica italiana un verso prende il nome dal numero delle sillabe metriche nella sua forma piana, di gran lunga la più comune. In altre parole, a definire il tipo di verso non è il numero delle sillabe, ma la posizione dell ultimo accento. In pratica, conta le sillabe metriche fino all ultimo accento compreso e poi aggiungi sempre uno, senza curarti se dopo di esso vi siano altre sillabe. Ecco lo schema dei tipi di verso, ordinati per numero di sillabe metriche da due a quattordici (tra parentesi quadre le sillabe che non si contano come metriche): TIPO DI VERSO Ultima Esempi Sillabe metriche sillaba toniche tonica bisillabo 1 a pia-no sempre e solo la 1 a fran-ta (Giuseppe Ungaretti) trisillabo 2 a M il-lu-mi-[no] sempre la 2 a d im-men-so (Giuseppe Ungaretti) quadrisillabo 3 a co-sì fred-da a volte la 1 a o la 2 a, (o quaternario) co-sì du-ra sempre la 3 a (Giuseppe Ungaretti) quinario 4 a sen-ti nel cuo-re 1 a o 2 a e sempre (Giovanni Pascoli) la 4 a senario 5 a Fan-ta-sma tu giun-gi, sempre la 2 a e la 5 a tu par-ti mi-ste-ro (Giovanni Pascoli) settenario 6 a stet-te la spo-glia [im]-me-mo-[re] una o due delle or-ba di tan-to spi-ro prime quattro (Alessandro Manzoni) e sempre la 6 a ottonario 7 a Chi vuol es-ser lie-to, si-a: sempre la 3 a e la 7 a di do-man non c è cer-tez-za (Lorenzo de Medici) gli strumenti RCS LIBRI EDUCATION SPA 7

20 novenario 8 a Do-v e-ra la lu-na? ché il cie-lo di norma la 2 a e la no-ta-va [in] un al-ba di per-la 5 a e sempre l 8 a (Giovanni Pascoli) decasillabo 9 a Que-sto bel cap-pel-li-no vez-zo-so sempre la 3 a, la 6 a (Lorenzo Da Ponte) e la 9 a endecasillabo 10 a Sem-pre ca-ro mi fu que-st er-mo col-le sempre la 4 a e/o la (Giacomo Leopardi) 6 a, sempre la 10 a ; libere le altre, mai però la 5 a né la 9 a dodecasillabo 11 a un vol-go di-sper-so re-pen-te si de-sta: sempre la 2 a, 5 a, 8 a (o senario in-ten-de l o-rec-chio, sol-le-va la te-sta e l 11 a (= due doppio) (Alessandro Manzoni) senari accostati, ciascuno con accenti su 2 a e 5 a ) alessandrino 13 a Su [i] cam-pi di Ma-ren-go / bat-te la lu-na; fo-sco sempre 6 a e 13 a (o settenario (Giosue Carducci) (= due settenari doppio) accostati, ciascuno con accento su 6 a ); libere le altre, mai però la 5 a né la 12 a I due tipi di verso di gran lunga più usati nella tradizione italiana sono il settenario e l endecasillabo. Le principali regole di prosodia Stabilire quante siano le sillabe metriche di un verso, dunque dove cadano i suoi accenti e di che tipo sia il verso stesso, è compito della prosodia. I principali fenomeni di cui tener conto nel computo delle sillabe sono: dieresi e sineresi per l incontro di due vocali contigue dentro una parola; dialefe e sinalefe per l incontro di due vocali, di cui l una alla fine di una parola e l altra all inizio della parola seguente. Si parla di sineresi quando due vocali contigue in una parola sono contate come una sola sillaba metrica: è il caso di gran lunga più frequente; se invece le si vuole scandire come due sillabe distinte, si ha una dieresi, che si segna di solito con due puntini sulla prima delle due vocali. Ecco un verso, tratto dal Canzoniere di Francesco Petrarca, contenente due sineresi (ca-pei, capelli, e au-ra, vento, sono due bisillabi): E-ra-no i ca-pei d o-ro a l au-ra spar-si E uno, tratto dal sonetto Alla sera di Ugo Foscolo, contenente una dieresi («quï-ete», di norma bisillabo, qui è scandito come trisillabo): For-se per-ché del-la fa-tal quï-e-te Nella sinalefe (segnata con ) la vocale finale di una parola e quella iniziale della parola successiva si scandiscono come un unica sillaba; invece nella dialefe (segnata con ) si contano come due sillabe distinte. 8 Questo esempio è tratto dal canto X (v. 60) dell Inferno di Dante Alighieri: Mio figlio ov è? e perché non è teco?

21 Mio fi glio-o v è? e per- ché non è te- co? Per scandire questo endecasillabo bisogna prima porre la sinalefe tra la -o finale di figlio e la o- iniziale di ov è, che si uniscono così a formare la 3 a sillaba metrica; poi dividere con una dialefe la -e finale di ov è dalla seguente e, che formano così due sillabe metriche distinte, la 4 a e la 5 a. Di norma, due vocali contigue di parole successive si uniscono con sinalefe e si contano come un unica sillaba metrica. La dialefe è più rara. Ora, nell esempio dato non si potrebbe fare l inverso, mettendo la dialefe fra le due o e la sinalefe fra le due e? In fondo, sono due coppie di vocali uguali: Mio figlio ov è? e perché non è teco? Mio fi glio o v è? e per- ché non è te- co? La risposta è no, e per due motivi: uno fonetico e di sintassi: viene spontaneo da un lato unire nel computo le due «o», perché sono unite anche nella pronuncia, e dall altro separare le due «e», perché appartengono a due frasi diverse e la prima è tonica (voce del verbo essere), mentre la seconda atona (congiunzione coordinante); uno metrico, decisivo: mettendo prima la dialefe e poi la sinalefe, la «è» di «ov è», che è e dev essere fortemente accentata, viene a formare la 5 a sillaba metrica; ma nel verso endecasillabo la 5 a sillaba metrica non può mai essere tonica. gli strumenti TESTO A L accento ritmico o ictus Anche se in italiano quasi ogni parola ha un suo accento, nel verso importano solo gli accenti ritmici o metrici, quelli cioè che danno al verso il suo particolare ritmo armonico e gradevole. All infuori delle posizioni obbligatorie (vedi sopra la tabella), non c è una regola precisa per dire se un accento sia ritmico o no: bisogna leggere molti versi ad alta voce e abituare l orecchio a riconoscere la regolarità di certe successioni di sillabe toniche e atone. Per il ritmo dei vari tipi di verso hanno speciale importanza: la posizione degli accenti ritmici (o ictus, «colpi» della voce sulle sillabe toniche); le pause metriche. L accento ritmico o ictus coincide con gli accenti naturali delle parole più marcate dalla voce nella recitazione e produce nel verso un alternanza di posizioni forti (quelle su cui cade un ictus) e posizioni deboli (quelle su cui non cade alcun ictus). In tutti i tipi di verso l ultimo ictus cade sulla penultima sillaba metrica (che coincide con l ultima sillaba se il verso è tronco, con la terzultima se è sdrucciolo). Gli altri accenti metrici cadono: in posizioni fisse nei versi parisillabi (quadrisillabo, senario, ottonario, decasillabo); in posizioni variabili nei versi imparisillabi (trisillabo, quinario, settenario, novenario, endecasillabo). Per comprendere in che modo la posizione degli ictus incida sul ritmo leggi questi passi: Quant è bèlla giovinézza che si fúgge tuttavía! Chi vuol èsser lieto, sía: di domán non c è certézza. da Lorenzo de Medici, Trionfo di Bacco e Arianna 9

22 TESTO B Già le dèstre hanno strétto le dèstre già le sácre paròle son pòrte: o compágni sul lètto di mòrte, o fratèlli su líbero suòl. da Alessandro Manzoni, Marzo 1821 TESTO C Dólce e chiára è la nòtte e sènza vènto, e quèta sovra i tétti e in mèzzo agli òrti pòsa la lúna, e di lontán rivèla seréna ogni montágna. O dònna mía, già táce ogni sentièro, e pei balcóni rára tralúce la nottúrna lámpa: da Giacomo Leopardi, La sera del dì di festa Gli accenti ritmici su posizioni fisse producono un andamento nettamente cadenzato, che negli ottonari del testo A è rapido e vivace, nei decasillabi del testo B ampio e solenne. Invece, negli endecasillabi del testo C le posizioni degli accenti ritmici sono assai variabili, perché ad esempio nei primi tre versi cadono sulle sillabe: 1 a, 3 a, 6 a, 8 a, 10 a ; 2 a, 6 a, 8 a, 10 a ; 1 a, 4 a, 8 a, 10 a. Ciò contribuisce a un ritmo lento, ampio e disteso, in perfetta armonia con il paesaggio notturno descritto dal poeta. La pausa primaria e la cesura RCS LIBRI EDUCATION SPA Oltre alla disposizione degli ictus, per determinare l andamento ritmico di un verso sono importantissime anche le pause metriche. La più significativa è la pausa primaria, posta alla fine di ogni verso e indicata graficamente andando a capo; ma endecasillabi e versi doppi (come il dodecasillabo, formato da due senari accostati) hanno, oltre alla pausa primaria, una seconda pausa metrica interna al verso: la pausa secondaria o cesura (segnata con ). Nell endecasillabo la cesura cade sempre tra due parole e divide il verso in due emistichi (propriamente mezzi versi ) di misura differente. Infatti, oltre all accento principale fisso, che cade sempre sulla 10 a sillaba metrica, l endecasillabo deve avere accentata o la 4 a o la 6 a sillaba metrica (talvolta tutt e due, ma mai nessuna delle due). In base alla posizione della cesura l endecasillabo si definisce: a maiore se la cesura cade dopo la parola che porta l ictus di 6 a sillaba metrica, di modo che il primo emistichio forma un settenario e il secondo un quinario (il primo emistichio è maggiore del secondo): Nel mezzo del cammín di nostra víta Nell esempio, tratto dal canto I (v. 1) dell Inferno di Dante Alighieri, gli ictus cadono sulla 2 a, 6 a, 8 a e 10 a sillaba metrica. a minore se la cesura cade dopo la parola che porta l ictus di 4 a sillaba metrica, di modo che il primo emistichio forma un quinario e il secondo un settenario (il primo emistichio è minore del secondo): 10 Qui si parrá la tua nobilitáte Nell esempio, tratto dal canto II (v. 9) dell Inferno di Dante Alighieri, gli ictus cadono sulla 1 a, 4 a e 10 a sillaba metrica.

23 L enjambement L enjambement (tradotto in italiano con «ponte», «inarcatura» o «spezzatura») si ha quando l unità sintattica non coincide con l unità metrica (verso o strofa), sicché la fine di un verso non coincide con la fine di una frase di senso compiuto, anzi vengono separati in due versi successivi due elementi che per senso e sintassi dovrebbero essere strettamente uniti: Leggi l ultima terzina (vv ) del sonetto A Zacinto di Ugo Foscolo (a destra trovi la parafrasi): Tu non altro che il canto avrai del figlio, o materna mia terra: a noi prescrisse il fato illacrimata sepoltura. Tu non avrai altro che la poesia di questo tuo figlio, o terra che mi hai dato la vita, perché per me il destino ha stabilito una sepoltura senza le lacrime delle persone care. Nel primo verso (v. 12) la pausa primaria coincide con una pausa sintattica che è marcata anche dalla virgola e che isola la frase di senso compiuto, «Tu non altro che il canto avrai del figlio», dal vocativo, «o materna mia terra». Nel verso seguente invece ciò non avviene: la pausa primaria cade fra il predicato verbale («prescrisse») e il soggetto («il fato»), che dovrebbero essere strettamente uniti. Questo fenomeno, per cui la sintassi non rispetta la misura del verso ma per così dire trabocca nel verso successivo, si definisce con il termine francese enjambement che indica appunto lo scavalcare, andare oltre. gli strumenti L enjambement sul piano ritmico attenua o annulla l effetto della pausa primaria; sul piano semantico lega due versi strettamente e mette in evidenza, proprio separandoli, due termini particolarmente significativi. Leggi le prime due terzine del II canto dell Inferno, in cui Dante Alighieri si accinge con Virgilio al viaggio attraverso il mondo dei dannati (a destra trovi la parafrasi): Lo giorno se n andava, e l aere bruno toglieva gli animai che sono in terra da le fatiche loro; ed io sol uno m apparecchiava a sostener la guerra sì del cammino e sì della pietate, che ritrarrà la mente che non erra. Era il tramonto e l aria buia della sera induceva tutte le creature che vivono sulla terra a riposarsi dalle fatiche della giornata; io invece, da solo mi preparavo a sostenere la battaglia di un viaggio faticoso e angoscioso, che la mia memoria, che ricorda tutto fedelmente, rievocherà. Nelle due terzine vi sono almeno tre netti enjambements (vv. 1-2; 3-4; 4-5). Sul piano ritmico contribuiscono a fondere i versi in due periodi dall andamento ampio e disteso, com è richiesto dal momento solenne. Sul piano semantico richiamano l attenzione su alcune parole assai significative: «l aere bruno» (soggetto separato dal suo verbo «toglieva»): indica non solo il buio della sera sulla terra, ma anche la tenebra sotterranea, cupa e soffocante, dell inferno in cui Dante sta per entrare; «ed io sol uno» (soggetto separato dal suo verbo «m apparecchiava»): marca il contrasto fra tutte le altre creature che, giunte a sera, si possono abbandonare al riposo, e Dante che, solo fra tutti, si appresta al più terribile dei viaggi, intrapreso non solo per salvare se stesso prendendo coscienza dei propri peccati, ma anche per giovare con la sua testimonianza poetica a tutti gli altri uomini; «guerra» (oggetto separato dalle sue specificazioni «del cammino... della pietate»): la metafora (vedi p. 28) del viaggio infernale come guerra sottolinea non solo la difficoltà e la fatica, ma anche il dolore che attendono Dante. 11

24 4 La rima La rima è uno dei tratti più caratteristici della poesia italiana: con pochissime eccezioni, tutta la lirica italiana dei secoli XII-XV è rimata, e fino a tutto il XVIII secolo la rima resterà usatissima, tanto che fin dalle origini il termine rime indicava i componimenti poetici in generale. Essa è fondamentale perché: segnala all orecchio la fine dell unità ritmica (il verso, talvolta la strofa) e lo aiuta a percepirne e goderne il ritmo; tesse una rete di rimandi sonori che dànno ritmo e musicalità al testo; stabilisce spesso tra le parole importanti legami semantici. Definizione e tipi Due parole o due versi sono in rima quando presentano identici suoni a partire dall ultima vocale accentata. A seconda dell accento, si avranno rime piane quali fràne: campàne (di gran lunga le più frequenti), sdrucciole quali elàstico: fantàstico (rare e difficili, perché le parole sdrucciole sono poco numerose), o tronche quali nascerà: libertà. Ai fini della rima il suono di e aperta si considera identico a quello di e chiusa, così come il suono di o aperta e quello di o chiusa: perciò cènto ( e aperta) fa rima sia con rallènto ( e aperta) che con paviménto ( e chiusa); allo stesso modo fióre ( o chiusa) fa rima sia con amóre ( o chiusa) che con cuòre ( o aperta). A seconda della sua posizione nel verso la rima può essere: finale, quando lega parole poste in fine di verso (è il caso di gran lunga più normale): vo mesurando a passi tardi e lenti, e gli occhi porto per fuggire intenti da Francesco Petrarca, Canzoniere XXXV al mezzo, quando lega una parola in fine di verso con un altra che si trova alla fine del primo emistichio di un altro verso (ossia posta subito prima della cesura): ornare ella si appresta dimani, al dì di festa, il petto e il crine. da Giacomo Leopardi, Il sabato del villaggio Nell esempio, una rima al mezzo lega «appresta» a «festa», che è l ultima parola del primo emistichio di un endecasillabo a maiore. interna, quando lega una parola in fine di verso con un altra che si trova dentro un altro verso (ma non alla fine di un emistichio): lo sciabordare delle lavandare Esistono inoltre alcuni particolari tipi di rima. da Giovanni Pascoli, Lavandare Rima identica: lega due parole identiche sia per suono che per significato. 12 L esempio più noto si trova nella Commedia di Dante Alighieri, dove «Cristo» rima sempre e solo con sé stesso, perché per il poeta cristiano nessuna parola era abbastanza sacra da essere degna di rimare con il nome del Salvatore:

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