Pavese-Vita e opere La vita, il pensiero e le opere di Cesare Pavese Copyright 2013 ABCtribe.com

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1 Pavese-Vita e opere La vita, il pensiero e le opere di Cesare Pavese Copyright 2013 ABCtribe.com Il presente ebook non può essere modificato in alcuna sua parte, conservando in particolare tutti i riferimenti all autore e ad che ne ha i diritti di commercializzazione; L ebook non potrà essere in alcun modo pubblicato, non può essere diffuso ne in forma gratuita ne a pagamento tramite alcun mezzo, senza preventivo accordo scritto con la riproduzione non autorizzata è vietata in qualsiasi forma e modalità 1

2 1 La vita 2 Lo scrittore 2.1 Il rapporto città e campagna 2.2 Il rapporto tra il mito l infanzia e la poesia 2.3 Il realismo simbolico 2.4 L autore e il pubblico 2.5 Il mito 3 La spiaggia 4 Lavorare stanca 5 Paesi tuoi 6 Dialoghi con Leucò 7 Il compagno 8 La bella estate 8.1 La bella estate 8.2 Il diavolo sulle colline 8.3 Tra donne sole 9 La casa in collina 10 Il carcere 11 La luna e i falò 11.1 La struttura e la trama 11.2 Lo stile 12 Verrà la morte e avrà i tuoi occhi 12.1 Analisi della poesia 1 La vita Cesare Pavese nasce nel 1908 a Santo Stefano Belbo, in provincia di Cuneo, nel cuore delle Langhe, che tanta parte avranno nell universo mitico e letterario dello scrittore. Dopo la morte del padre, avvenuta nel 1914, la famiglia si trasferisce definitivamente a Torino: qui Pavese frequenta il prestigioso liceo classico Massimo D Azeglio, dove e allievo del professore Augusto Monti, notevole figura intellettuale e di antifascista, che introdurrà il giovane Cesare negli ambienti della Torino colta. Tra i compagni di studi e amici di quegli anni ricordiamo le spiccate personalità di Norberto Bobbio, Leone Ginzburg, Giulio Einaudi. Iscrittosi nel 1927 alla facoltà di lettere, inizia a studiare anche la lingua inglese. Affascinato soprattutto dallo slang americano e interessandosi alle opere di Sherwood Anderson, Sinclair Lewis e Walt Whitman, scrittore sul quale prepara la tesi di laurea che discute nel Frutto di questa profonda conoscenza della letteratura americana, studiata da autodidatta, sonole traduzioni di Moby Dick di Herman Melville (1932), Riso nero di Sherwood Anderson (1932), Dedalus di James Joyce (1934), Il 42 parallelo di John Dos Passos (1934) e Uomini e topi di John Steinheck (1938); lavori che, oltre a procurargli una meritata fama, contribuiscono a creare presso ilettori italiani il mito dell America giovane e democratica, libera e selvaggia, di sicuro poco gradito al regime e al clima culturale degli anni Trenta. In questo periodo porta avanti anche la sua attività di poeta e dal 1934 avvia la sua collaborazione con la casa editrice Einaudi. Sono questi gli anni in cui gli intellettuali torinesi antifascisti, tra cui il suo amico Leone Ginzburg, subiscono controlli e arresti. - la riproduzione non autorizzata è vietata in qualsiasi forma e modalità 2

3 Nel marzo 1935 lo stesso Pavese viene arrestato per avere ricevuto al proprio indirizzo delle lettere compromettenti, indirizzate in realtà a Tina Pizzardo, una giovane chiamata da Pavese la donna dalla voce rauca, professoressa di matematica, comunista, di cui egli è innamorato. Condannato a tre anni di confino a Brancaleone Calabro (dove avvia la stesura del suo diario, Il mestiere di viver, pubblicato postumo), vi resta meno di un anno, fino al marzo in seguito all accettazione della domanda di grazia. Il ritorno a Torino è pero traumatico. perché apprende che Tina si è sposata con un altro uomo, notizia che lo getta in una prima terribile crisi depressiva. Dopo la pubblicazione, presso le edizioni Solaria di Firenze, della raccolta poetica Lavorare stanca, passata sotto silenzio dalla critica, Pavese ottiene un buon successo con il romanzo Paesi tuoi (1941) e si lega a vari intellettuali, tra cui Elio Vittorini, Giaime Pintor e Fernanda Pivano. >>> Scoppia, intanto, la seconda guerra mondiale: nel 1943 Pavese è a Roma, dove Giulio Einaudi ha aperto una succursale della casa editrice. L armistizio dell 8 settembre lo sorprende di nuovo a Torino; egli, che non ha il coraggio di fare la scelta della lotta partigiana, si rifugia nella casa della sorella a Serralunga di Crea, nel Monferrato, dove Vive da sfollato fra il 1943 e il Da questa consapevolezza dell incapacità di impegnarsi politicamente nasce, poco dopo, l intenso romanzo La casa in collina.da allora lo invade un forte senso di colpa, accentuato dalla notizia della morte dei suoi amici che combattono la guerra partigiana, come Leone Ginzburg e Gaspare Payetta, ex suo allievo. Il 1944 è per Pavese un anno ricco di meditazioni, in quanto, divenuto insegnante per un breve periodo presso un Istituto di Padri Somaschi, sembra vicino alla conversione al Cattolicesimo. Dopo la Liberazione, tuttavia, prevale in lui l impegno politico e sì iscrive al Partito Comunista italiano, divenendo collaboratore dell Unità (sul cui primo numero, quello del 20 agosto 1945, pubblica un suo articolo) e guadagnandosi la fama di autore impegnato con la pubblicazione del romanzo Il compagno (1947), a cui viene assegnato il premio Viareggio. Questo periodo è segnato anche dalla relazione sentimentale con Bianca Garufi, con la quale scrive a quattro mani il romanzo Festa grande: sembra, così, aprirsi un periodo felice costellato anche dai successi letterari, tra cui rimarchevole è il premio Strega, assegnato al suo libro La bella estate (1950). L ultimo suo amore, intenso e travagliato, è quello per l attrice americana Constance Dowling, che Pavese conosce la notte di Capodanno del 1950: per lei scrive soggetti cinematografici e a lei dedica alcune poesie e l ultimo romanzo, La luna e i falò, il suo capolavoro. Svanita la possibilità di inserirsi a Cinecittà, però, Constance riparte per gli Stati Uniti, abbandonando Pavese in uno stato di cupa prostrazione, che contribuisce a farlo cadere ancora una volta nel baratro della depressione. Da questa ennesima crisi non sarà più capace di riemergere, cedendo all infelice idea del suicidio, contro la quale tante volte durante la sua esistenza aveva faticosamente combattuto. E, così, il 27 agosto 1950, a Torino, rinchiuso in una camera d albergo, Cesare Pavese si toglie la vita, dando inizio al suo intramontabile mito. - la riproduzione non autorizzata è vietata in qualsiasi forma e modalità 3

4 2 Lo scrittore La figura di Cesare Pavese, con la sua presenza culturale nei due decenni dal 1931 al 1950, assume il valore di un alta testimonianza a livello esistenziale e intellettuale, che si presenta sotto il segno di una drammatica bipolarità. Da un lato lo scrittore partecipa lucidamente alle sollecitazioni che gli vengono da una situazione storico-politica contemporanea, dall altro vive il processo di un estrema introversione che lo spinge verso un progetto di autocostruzione sia dal punto di vista psicologico (riuscire ad essere tragicamente) sia dal punto di vista estetico (puntare a un arte come scavo ininterrotto e macerazione continua), in ogni tappa dell esistenza e della produzione letteraria di Pavese è evidente la compresenza di questi due aspetti in cui egli intende realizzarsi: arte e vita, sfera intimistica e impegno politico, livello individuale e livello sociale. Cesare Pavese inizia la sua attività culturale nel 1930, collaborando alla rivista La Cultura, diretta da Arrigo Cajumi, con dei saggi sulla letteratura americana. La scoperta dell America assume i connotati soprattutto di una battaglia politica contro il nazionalismo, l autarchia culturale e il provincialismo politico e intellettuale della cultura ufficiale di quel periodo. 2.1 Il rapporto città e campagna Attraverso lo studio della letteratura americana e l attività politica, iniziata con I mari del Sud 1931, Pavese scopre che tutto il mondo moderno è un contrasto di campagna e di città, di schiettezza e di vuota finzione, di natura e di piccoli uomini. Il contrasto tra città e campagna, drammaticamente sentito dallo scrittore piemontese, si atteggia in modo diverso nell arco della sua produzione letteraria. Basta prendere in considerazione Fumatori di carta (1932) e Legna verde (1934), due poesie di Lavorare stanca. Nella prima il protagonista, venuto dalla campagna in città, trova qui solo fame e sfruttamento: perciò la campagna rappresenta il polo positivo (come regno della vitalità e della libertà) e la città il polo negativo (come l area dell alienazione). La situazione ècapovolta in Legna verde, questa poesia èimperniata sul dubbio in cui si dibatte un individuo, da poco dimesso dal carcere, incerto se andarsene in campagna sulle colline oppure rimanere in città e proseguire l attività clandestina. In questo caso, la campagna èil luogo dell isolamento e la città quello dell impegno politico. >>> La campagna diventa poi in Paesi tuoi (1940) il regno dell arcaico, del selvaggio, dell esplosione del sangue. Una variante della campagna è la collina: nel romanzo La casa in collina (1949) tale luogo diventa il simbolo di un esistenza che tende all isolamento. La dialettica città-campagna si ripropone nel capolavoro di Pavese, La luna e i falò (1950). In questo romanzo la contrapposizione fra città e campagna si presenta sotto forma della contrapposizione tra l America e le Langhe. Il protagonista, nato nelle Langhe, fa fortuna in America, per cui ritorna nella terra natale. Questa volta la città (rappresentata dall America) si configura di nuovo come il regno dell alienazione e dell angoscia, mentre la campagna-collina (espressa per antonomasia dalle Langhe ) - la riproduzione non autorizzata è vietata in qualsiasi forma e modalità 4

5 diventa il regno della memoria e dell infanzia. Solo che, alla fine dell avventura terrena di Pavese, anche la campagna èpiena di dannati e di morti: borghesi e proletari, selvaggi e inciviliti vengono travolti e bruciati dai falò, Uno stesso destino grava sui ricchi e sui poveri. Tutto è uguale: la fuga nel passato è inutile e il presente stesso è già passato. 2.2 Il rapporto tra il mito, l infanzia e la poesia Accanto alla dialettica città-campagna se ne pone un altra: quella tra infanzia e maturità. Maturità è tutto:recita così la dedica del romanzo La luna e i falò. Ma, per arrivare alla maturità, si profila un lungo, faticoso, pericoloso attraversamento dell infanzia: fase che secondo Pavese risulta decisiva per la formazione psicologica ed esistenziale dell individuo. L infanzia, come egli annota il 26 novembre 1937 nel suo diario Il mestiere di vivere, è un vivaio di sbigottimenti, in cui sono riposti come in uno scrigno parole e gesti irreparabili, cioè messi in atto una volta per tutte: ciò che è stato, sarà. Perciò bisogna contemplare e rintracciare nell infanzia i segni dell orrore adulto. L infanzia, aggiunge lo scrittore il 10 dicembre 1938, finisce quando ci si intuisce come persona a se stante, diversa dagli altri, "quando si distingue fra sé e gli altri. >>>... L infanzia appare all adulto come un età lunghissima, perché da adulti ognuno torna sempre ad essa con la memoria: tra le fasi della vita umana quella infantile è la più arricchita dai ripensamenti successivi. La sua riflessione su questo tema continua negli anni Quaranta. Egli chiarisce, il 31 agosto 1942 nel diario, che è da bambini che si impara a conoscere il mondo. Perciò, se da adulti ci commuoviamo dinanzi al mondo (e l arte è anche commozione e meraviglia dinanzi alle cose), è perché ci siamo già commossi una volta, da bambini, tanto tempo fa. Non esiste, infatti, per lui un veder le cose la prima volta, perché quella che ricordiamo è sempre una seconda volta. E che cosa generalmente ricordiamo? Quel che viene a tutti in mente, dice lo scrittore, è un luogo mitico dell infanzia, con cui si può intendere un reale sito geografico, ma anche un posto che diventa simbolico perché caricato di significati. - la riproduzione non autorizzata è vietata in qualsiasi forma e modalità 5