L evoluzione dell economia della provincia di Brindisi nel periodo

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1 ISTITUTO GUGLIELMO TAGLIACARNE per la promozione della cultura economica L evoluzione dell economia della provincia di Brindisi nel periodo Nota economica

2 Indice - Presentazione - L evoluzione dell economia della provincia di Brindisi nel periodo I - Le dinamiche economiche nazionali ed internazionali...iii - Il sistema economico della provincia di Brindisi tra evoluzione del modello di sviluppo e riposizionamento competitivo...vii - Consuntivo strutturale Tavole statistiche Indice temi Rapporto Brindisi - Giornata dell economia Note metodologiche sui temi della giornata dell economia

3 PRESENTAZIONE La dinamicità dell Economia Mondiale e la crescita dell economia italiana dovrebbero proseguire anche per tutto il Il divario dell Italia rispetto all area Euro resta ancora evidente poiché si sta assistendo ad una selezione qualitativa del sistema imprenditoriale nazionale che espelle dal mercato le imprese impegnate in settori tradizionali ed a bassa produttività. Selezione qualitativa che non sembra ancora essersi definitivamente conclusa poiché la capacità di innovazione del sistema produttivo nazionale è ancora piuttosto bassa. In tale contesto di ripresa economica, anche l economia brindisina conosce una fase di relativa espansione, ma è necessario comprendere se tale espansione è dovuta ad un riflesso della congiuntura favorevole italiana o se il tessuto produttivo territoriale sta sperimentando un nuovo modello di crescita. L economia del territorio di Brindisi può essere definita aciclica poiché si differenzia dai trend macro economici nazionali per la stabilità del ruolo dell industria sulla formazione della ricchezza provinciale, in una modesta diversificazione dei partners internazionali e nell ampia presenza di servizi. In considerazione della aciclicità delle dinamiche economiche della provincia ed all evoluzione del quadro congiunturale nazionale, potrà riscontrarsi ancora, per il 2007, un ritardo dell economia brindisina nell agganciarsi nella ripresa nazionale seppure alcuni segnali di rilancio sembrano già essersi manifestati nel La Camera di Commercio di Brindisi si sta dedicando a un lavoro impegnativo, spesso oscuro, al fine di rispondere alle esigenze provenienti dal mondo delle imprese. Giovanni Brigante Presidente della Camera di Commercio di Brindisi

4 Indice LE DINAMICHE ECONOMICHE NAZIONALI E INTERNAZIONALI... 3 IL SISTEMA ECONOMICO DELLA PROVINCIA DI BRINDISI TRA EVOLUZIONE DEL MODELLO DI SVILUPPO E RIPOSIZIONAMENTO COMPETITIVO... 7 ALLEGATO STATISTICO...31 LA RICCHEZZA PRODOTTA IN PROVINCIA DI BRINDISI...31 IL SISTEMA IMPRENDITORIALE...39 IL COMMERCIO ESTERO...44 IL MERCATO DEL LAVORO...49 IL TURISMO...52 LA DOTAZIONE CREDITIZIA...58 L ARTICOLAZIONE DELLE INFRASTRUTTURE...65 Gruppo di lavoro Istituto G. Tagliacarne Giuseppe Capuano, Responsabile Area Studi e Ricerche Paolo Cortese, Responsabile Osservatori Economici Fabrizio Ciocci; Ricercatore 2

5 Le dinamiche economiche nazionali e internazionali Il 2006 si è concluso con una buona dinamicità dell economia mondiale (+3,9%), caratterizzata dalla forte ripresa asiatica, in particolare cinese ed indiana (ciascuna +10%), e da una buona performance dell Area Euro (+2,6%), a fronte di un leggero rallentamento registrato dagli Stati Uniti (+3,4%; un rallentamento attribuibile agli enormi squilibri del bilancio federale e di quello commerciale, acuiti dalle spese militari e che, quindi, dovrebbe proseguire, prevedibilmente, anche per il 2007). Tra i fenomeni che influenzano la crescita sono da annoverare, innanzitutto, le dinamiche delle materie prime ed, in particolare, del petrolio che ha creato pressioni di rilievo sui sistemi economici a causa di un aumento della domanda sostenuto a fronte di una elevata rigidità dell offerta. Su quest ultima hanno influito i limitati margini di capacità produttiva inutilizzata dei paesi dell Opec, le tensioni derivate dalla delicata situazione politica in Medio Oriente, oltre ai frequenti attacchi terroristici alle infrastrutture petrolifere in alcuni paesi africani (attualmente il prezzo del petrolio si è attestato a $ al barile). Nonostante l andamento del mercato delle materie prime, delle politiche monetarie non permissive rispetto a qualche mese fa e del rallentamento dell economia americana, il contesto europeo vanta una dinamica produttiva positiva. La ripresa dell area dell euro, avviatasi dall estate del 2005, sembra consolidarsi; l espansione della domanda mondiale ha incentivato la ripresa delle esportazioni dall area e ciò ha favorito la dinamica degli investimenti, nonché un miglioramento delle condizioni occupazionali. Fattori trainanti di questa autonomia del continente europeo rispetto al mercato americano sono da individuare nell accelerazione dell economia tedesca e nel rafforzamento della domanda e degli scambi interni all area. Anche l Italia ha partecipato all accelerazione dell economia globale, sebbene il ritmo di crescita si sia rivelato più contenuto. Le principali fonti ufficiali si sono espresse per una crescita del PIL italiano pari +1,9%, con una previsione per il 2007 pari al +2%. Anche se dopo le buone performance dell ultimo periodo del 2006 si potrebbe riscontrare un effetto trascinamento ed osservare un rialzo delle prospettive di crescita 3

6 per l anno in corso. Tuttavia, il divario con l Area Euro, ed in particolare con la Spagna e la Germania, resta ancora evidente (+2,6%) e proprio la ripresa tedesca (la Germania è il primo partner commerciale dell Italia) costituisce un forte traino per la nostra economia. Tab. 1 Andamento del PIL in Italia e nelle principali aree del mondo ( ) Stati Uniti 4,4 3,5 3,4 Giappone 3,8 1,8 3,0 Cina e Subcontinente Indiano 8,0 7,4 10,0 Area Euro 1,7 1,3 2,6 Mondo 4,9 4,0 3,9 Italia 1,2 0,0 1,9 Fonte: OCSE, FMI, ISTAT Graf. 1 Andamento delle variazioni del Pil italiano ( stime 2007) 3,5 3,2 3,0 3,0 2,5 2,0 2,0 1,8 1,9 2,0 1,5 1,7 1,7 1,2 1,0 1,0 0,5 0,0 0,5 0,4 0,3 0, Fonte: Istituto G. Tagliacarne, Istat Le ragioni delle differenze nei tassi di crescita possono essere ricercate in alcuni fattori macro economici internazionali. Tra questi citiamo: il tasso di cambio euro-dollaro, attualmente a circa 1,35, che non favorisce gli scambi commerciali tra l Area della moneta comunitaria e gli USA e costringe le nostre imprese a rivedere le strategie commerciali; 4

7 il prezzo del petrolio che, sebbene in ribasso ed attualmente ruotante intorno ai 60 dollari al barile, ha registrato consistenti incrementi negli ultimi anni, determinando una riduzione del potere di acquisto delle famiglie e l aumento dei costi dei fattori produttivi, in particolar modo per le imprese energivore ; il livello crescente dei tassi di interesse che a marzo 2007 la BCE ha portato al 3,75% (5,25% quella della FED). Un dato ancora non preoccupante ma che si rifletterà in un incremento degli oneri creditizi per imprese e per il credito al consumo, frenando investimenti e domanda. Graf. 2 Andamento dei tassi di sconto della FED e della BCE ( ) 7,0 6,0 6,00 5,50 5,25 5,25 5,25 5,00 5,00 5,0 5,00 5,25 5,25 4,75 4,50 4,25 4,75 4,75 4,50 4,25 4,0 4,00 3,75 3,75 4,00 3,75 3,75 3,50 3,50 3,00 3,25 3,00 3,00 3,25 3,25 3,0 2,75 2,75 2,50 2,75 2,25 2,75 2,50 2,50 2,50 2,00 2,25 2,0 2,00 1,75 2,00 1,0 0,0 Novembre 9, 2001 Novembre 6, 2001 Ottobre 2, 2001 Settembre 17, 2001 Agosto 30, 2001 Agosto 21, 2001 Giugno 27, 2001 Maggio 15, 2001 Maggio 10, 2001 Aprile 18, 2001 Marzo 20, 2001 Gennaio 31, 2001 Gennaio 3, ,25 Giugno 25, 2003 Giugno 6, 2003 Marzo 7, 2003 Dicembre 6, 2002 Novembre 6, 2002 Dicembre 11, ,00 1,75 1,50 1,25 1,00 Settembre 21, 2004 Agosto 10, 2004 Giugno 30, 2004 Luglio,2005 Giugno, 2005 Maggio 3, 2005 Marzo, 2005 Febbraio 2, 2005 Dicembre 14, 2004 Novembre 10, 2004 Marzo, 2007 Dicembre, 2006 Ottobre, 2006 Agosto, 2006 Luglio, 2006 Giugno, 2006 Maggio, 2006 Marzo, 2006 Gennaio, 2006 Dicembre, 2005 Novembre, 2005 Settembre, 2005 Fonte: FED, BCE FED BCE A questi elementi si devono, necessariamente, aggiungere alcune considerazioni riguardanti la struttura del sistema economico italiano. Nel Paese, sebbene da circa un quinquennio si sta assistendo ad un processo di selezione qualitativa del sistema imprenditoriale nazionale, ad oggi tale processo non sembra essere definitivamente concluso. Dopo l espulsione dal mercato di quelle imprese impegnate in settori tradizionali ed a bassa produttività e dopo l emergere progressivo di un gruppo di imprese di media 5

8 dimensione, in grado di coniugare i vantaggi di scala delle imprese maggiori con i vantaggi di flessibilità di quelle minori (la middle class imprenditoriale 1 ), il processo di riposizionamento non sembra ancora aver traghettato l insieme delle imprese italiane in segmenti di mercato ad elevati ritmi di crescita e ad elevato valore aggiunto. In questo scenario, la capacità di innovazione del sistema produttivo italiano è ancora piuttosto contenuta: al 2006, il nostro sistema produttivo spende per Ricerca e Sviluppo una cifra che non supera lo 0,55% del PIL, un valore, questo, molto lontano dal target del 2% previsto dalla Strategia di Lisbona. Per tali motivazioni, il sistema economico italiano appare ancora scarsamente competitivo rispetto a numerosi altri competitors internazionali; il risultato di questo processo di riposizionamento si traduce in una difficoltà, osservata dall introduzione dell euro fino al 2005, di penetrazione dei mercati esteri. Al contrario, nel 2006, l export sottolinea una crescita pari al +9%. Il buon andamento delle nostre esportazioni, tuttavia, non risulta ancora corroborato da una crescita dei consumi interni, in particolare nel Mezzogiorno, perché le aspettative delle famiglie sono ancora orientate ad un certo pessimismo, dopo alcuni anni di sostanziale stagnazione dell economia. La ripresa economica del 2006 è, quindi, export based e dipende sia dal ritrovato dinamismo della Middle class di cui sopra, sia dalla ripresa di mercato di alcuni grandi gruppi industriali strategici per il futuro del Paese (in particolare legati alla meccanica di precisione ed all automotive). Un ritrovato dinamismo generato anche dall inizio di un virtuoso processo di incidenza sui mercati esteri più interessanti ed a più rapida crescita, come la Cina (rispetto alla quale l export italiano è cresciuto del +23,9% sull anno precedente), la Russia (+25,7%) o i Paesi OPEC (+18,2%). A non risentire affatto del rallentamento macroeconomico sperimentato nel periodo , almeno in termini quantitativi di performance, è stato il mercato del lavoro. La progressiva estensione, per atti normativi successivi, dell area del lavoro flessibile, associata a fenomeni statistici legati alla regolarizzazione di lavoratori extracomunitari, hanno consentito di allentare il tradizionale vincolo di mercato del 1 Per un approfondimento su tale concetto: G. Capuano, 2007, Mesoeconomia. Teorie ed evidenze empiriche di economia regionale, Franco Angeli, Milano. 6

9 lavoro, secondo il quale l occupazione aumentava solo se supportata da un parallelo incremento del PIL. In effetti, nel periodo , l occupazione è aumentata al tasso medio annuo del +1,2% e, con la ripresa della crescita avvenuta nel 2006, si è registrato un ulteriore incremento degli occupati, pari al +1,9%, con una parallela diminuzione dei disoccupati del -3,7%. Tuttavia, i buoni risultati in questione si sono associati ad una estensione dell area della precarietà e, quindi, dell insicurezza sul futuro, che ha inciso negativamente sulla propensione al consumo e sulle potenzialità di crescita dell economia. Il sistema economico della provincia di Brindisi tra evoluzione del modello di sviluppo e riposizionamento competitivo In un contesto macroeconomico nazionale in continua evoluzione ed in evidente ripresa soprattutto nell ultimo anno, caratterizzato da processi di selezione e riposizionamento delle imprese in diversi settori produttivi, anche la struttura economica della provincia di Brindisi ha conosciuto una fase di relativa espansione in termini di ricchezza prodotta, anche se a questa non sempre sono seguiti una pari crescita del tessuto imprenditoriale ed un miglioramento dei tassi occupazionali. Occorre, quindi, comprendere se l economia brindisina viva del riflesso di una congiuntura favorevole per l Italia nel suo complesso, o se il tessuto produttivo della provincia abbia sperimentato un peculiare modello di crescita. Da evidenze empiriche, infatti, emerge che solo la metà delle province italiane evidenzia un andamento del ciclo economico simile a quello nazionale, mentre 8 mostrano un andamento anticiclico e 47 aciclico, ossia non seguono (o seguono in ritardo) il trend congiunturale nazionale. In relazione a ciò, si può definire l economia brindisina come a-ciclica 2, dal momento che appartiene a quel gruppo di province che anticipano o posticipano le fasi del ciclo economico nazionale, reagendo con uno scarto temporale rispetto al Paese. 7

10 Fig. 1 La mappatura delle province italiane in base alle caratteristiche del ciclo economico Fonte: Istituto G. Tagliacarne Entrando nello specifico, Brindisi può essere definita un economia a-ciclica in virtù delle sue caratteristiche che la differenziano, almeno in parte, dai trend macroeconomici nazionali, sintetizzabili nella stabilità del ruolo dell industria sulla formazione della ricchezza provinciale (in particolare dei poli della petrolchimica e dell aerospaziale), in una modesta diversificazione dei partner internazionali (al netto della petrolchimica il peso delle esportazioni è ridotto) e nell ampia presenza dei servizi, sia in termini di numerosità imprenditoriale che di formazione del PIL provinciale. 2 A questo proposito si veda: G. Capuano, Il ruolo dei modelli di sviluppo locale nella determinazione dei modelli di sviluppo congiunturali a livello provinciale, AISRE, XXVII Conferenza Italiana di Scienze Regionali, Pisa ottobre

11 Un modello di sviluppo, quindi, fondato su un processo di terziarizzazione dell economia (importante il peso del commercio e del turismo, quest ultimo trainato dai flussi generati dalla presenza del porto) che passa anche attraverso una solida base manifatturiera e artigiana, in cui si sperimentano costantemente i servizi in un ottica di filiera orizzontale, gli investimenti ed i processi di innovazione tecnologica, al fine di trovare un riposizionamento non solo sul territorio nazionale ma anche sui mercati esteri. Come in numerosi altri contesti, poi, il gruppo trainante dell economia locale risulta costituito proprio dalla Middle Class 3, ovvero il gruppo di imprese con un numero di addetti consistente ma flessibile, attive nel commercio internazionale e giuridicamente strutturate. In tal senso, la ripresa dell economia nazionale in atto negli ultimi mesi, trainata dalle buone performance registrate dal Made in Italy di qualità, in particolare dall automotive e dalla meccanica a progettazione avanzata, può avere indubbi effetti sul sistema produttivo di Brindisi, in cui è presente, almeno in parte, un tessuto imprenditoriale già attivo nei comparti in questione soprattutto nell industria aerospaziale. A fronte, dunque, delle considerazioni legate all a-ciclicità delle dinamiche economiche della provincia, all evoluzione del quadro congiunturale nazionale e regionale, alla presenza di segmenti imprenditoriali di rilievo per capacità innovativa ed al processo di evoluzione del modello di sviluppo locale, appare probabile un certo ritardo dell economia brindisina nell agganciare la ripresa nazionale, in virtù di un effetto cinghia di trasmissione a lasso temporale differenziato, anche se alcuni segnali di rilancio sembrano già essersi manifestati nel 2006; pur non essendo disponibili le stime del Pil provinciale per l anno in questione, infatti, la crescita dell export provinciale lascia immaginare un ulteriore crescita della ricchezza locale anche nel 2006 che potrà essere riscontrata, però, solo a fine anno. L intensità ed i tempi della ripresa dell economia provinciale saranno condizionati inoltre: 3 Sul concetto di Middle Class di impresa si veda: G. Capuano (2004), Le trasformazioni del sistema produttivo manifatturiero dopo il tunnel della crisi, Dall ispessimento alla costituzione di un ceto medio, in Rapporto PMI 2004, Unioncamere-Istituto G. Tagliacarne, Franco Angeli, Milano. Per un approfondimento metodologico: G. Capuano (2006), Verso la definizione e l individuazione di un nuovo nucleo di impresa. Aspetti teorici ed evidenze empiriche della Middle Class di impresa (MCI), Rivista di Economia e Statistica del Territorio, Franco Angeli, Milano, n. 1. 9

12 dalla capacità di migliorare la produttività nei servizi; dal potenziamento della macro-filiera manifatturiero-terziario ; dall irrobustimento giuridico e finanziario del tessuto imprenditoriale provinciale; dall incremento del numero di imprese impegnate nel commercio internazionale. Le dinamiche dei trend macroeconomici nazionali, quindi, possono spiegare solo in parte quanto si è verificato negli ultimi tempi all interno dell economia brindisina. La crescita provinciale, infatti, non appare legata solo a ciclicità congiunturali, seppur di medio periodo, ma anche ad un processo di selezione e di trasformazione settoriale delle imprese. Un percorso che, oltre a determinare una costante crescita della ricchezza pro capite nel triennio , sta modificando il tessuto produttivo provinciale. Alla base dell andamento dell economia locale negli anni passati, quindi, oltre a fattori di natura esogena legati ai trend dell economia e dei consumi a livello nazionale, vi sono anche elementi strutturali endogeni al territorio, alcuni portatori di sviluppo ed altri che, al contrario, rappresentano ancora oggi fattori di ostacolo alla competitività della provincia. Gli elementi di fondo dello scenario economico che la provincia di Brindisi ha sperimentato nell ultimo quinquennio, possono essere quindi riassunti nei fatti stilizzati (per usare la terminologia di N. Kaldor), ossia una serie di evidenze economiche di natura empirica che condizionano l evoluzione del modello di sviluppo di una provincia. In sintesi, Brindisi ha conosciuto negli ultimi anni processi di: terziarizzazione dell economia, determinata da un modello di sviluppo incentrato sul commercio, sui trasporti e sul turismo, ma con una crescente presenza di imprese attive terziario avanzato e, quindi, della macro filiera manifatturiero-servizi ; 10

13 riposizionamento del manifatturiero e presenza di filiere produttive (agroalimentare, tessile, petrolchimico) che, se da un lato consolidano la crescita dell importanza delle imprese di piccola dimensione, dall altro confermano ancora la centralità della grande industria nel tessuto produttivo locale (con un incidenza del 25% sul totale delle imprese manifatturiere, dato in linea con la media nazionale); sufficiente internazionalizzazione del sistema manifatturiero (ed, in parte, anche di quello agricolo), testimoniata da un tasso di apertura superiore a quello di numerose realtà del Mezzogiorno e da una ripresa delle esportazioni nell ultimo biennio: crescita qualitativa del tessuto imprenditoriale, con un crescente ispessimento imprenditoriale attraverso forme societarie più complesse, anche se non uniforme per tutti i settori produttivi dell economia locale. Parallelamente a questi elementi che hanno caratterizzato uno sviluppo dell economia provinciale nel corso degli ultimi anni, il tessuto produttivo provinciale soffre ancora di importanti problemi strutturali che altrove, invece, rappresentano fattori determinanti nel costruire la competitività di un territorio. Tra queste criticità, occorre citare in primo luogo: importanza relativa del turismo e grado di internazionalizzazione degli arrivi ancora modesto, nonostante le importanti risorse attrattive del territorio, in un ottica di differenziazione del prodotto tale da poter parlare di turismi o di un turismo integrato ; rischiosità del credito, con un alto livello di sofferenze bancarie e di costo del denaro (specie in merito ai tassi di interesse a breve termine) che penalizzano le imprese locali nei loro progetti di investimento; 11

14 limitata dotazione di infrastrutture viarie, con un sistema stradale ancora non del tutto in grado di supportare lo sviluppo del territorio, cosa che avviene, invece, per il sistema ferroviario, quello aeroportuale e, soprattutto, per quello portuale, che fanno di Brindisi un asse centrale nel sistema logistico del Meridione; evidente gap rispetto alla media nazionale in merito alle infrastrutture sociali (con la parziale eccezione del sistema sanitario), da più parti considerate come veri e propri indicatori del livello della qualità della vita; difficile inserimento nel mercato del lavoro, che riguarda in particolare i giovani e le donne, categorie ancora penalizzate nell accesso al mondo del lavoro. Quest insieme di risultanze empiriche ha avuto indubbi effetti sulla formazione e sull incremento della ricchezza provinciale, contribuendo al rallentamento della crescita della distribuzione della ricchezza pro capite. Concentrando l attenzione sul triennio (ultimo anno di cui sono disponibili i dati sulla ricchezza provinciale), appare evidente una costante crescita dell economia di Brindisi, testimoniata da un costante incremento del PIL, pur con una dinamicità inferiore alla media nazionale. Il ritmo di crescita registrato a Brindisi (pari al +0,9% medio annuo), infatti, risulta più contenuto rispetto a quello dell intera Puglia (+1,5%) alla variazione media annua riscontrata nelle altre due province salentine (Taranto +4,1%; Lecce +2,2%). Allargando il confronto a tutto il territorio nazionale, il dato brindisino risulta dimezzato rispetto alla media italiana (+2,0%), posizionando la provincia al 95 posto nella relativa graduatoria fra tutte le province italiane. In ogni caso, occorre specificare come anche a Brindisi una quota del Pil (così come avviene di quasi tutte le altre province meridionali) non rientri nella contabilità ufficiale, determinando un economia sommersa, che si è inserita nel ciclo economico locale, soprattutto nella forma dei consumi interni delle famiglie. 12

15 Graf. 3 - Variazione media annua (in %) del Prodotto interno lordo dell'intera economia nelle province pugliesi, nel Mezzogiorno e in Italia, a prezzi correnti ( ) Bari 0,7 Brindisi 0,9 Foggia 0,6 Lecce 2,2 Taranto 4,1 PUGLIA 1,5 MEZZOGIORNO 1,8 ITA LIA 2,0 0,0 0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 3,0 3,5 4,0 4,5 Fonte: Istituto G. Tagliacarne Opportuna, a questo punto, risulta un analisi specifica dei singoli elementi che hanno caratterizzato il modello di sviluppo locale negli ultimi anni, unitamente alle sue criticità. La terziarizzazione dell economia Il motore della crescita dell economia brindisina può essere individuato, in primo luogo, nelle attività terziarie, che contribuiscono, con una forte incidenza, a determinare le performance del tessuto produttivo locale; secondo le nuove metodologie di calcolo sul valore aggiunto fornite dall Istituto Tagliacarne, infatti, oltre i 3/4 della ricchezza locale proviene dal terziario (in particolare dalla logistica, dai trasporti e dal commercio), in linea con un assetto riscontrato in numerose altre realtà meridionali. È dall analisi temporale, però, che emerge con maggiore chiarezza l evidente processo di terziarizzazione dell economia in provincia di Brindisi: nel corso di un 13

16 decennio, infatti, l apporto fornito dai servizi alla formazione della ricchezza locale è cresciuto di quasi dieci punti percentuali, con un incremento ampiamente superiore rispetto a quanto registrato negli altri contesti territoriali presi a riferimento e determinando una contrazione del peso di tutti gli altri settori. Tab. 2 Composizione del valore aggiunto settoriale in provincia di Brindisi ed in Italia (Anni ) Brindisi Italia Brindisi Italia Agricoltura 8,2 3,2 4,1 2,3 Manifatturiero 19,3 24,9 14,2 20,8 Costruzioni 5,6 5,1 6,2 6,0 Servizi 66,8 66,7 75,5 70,9 Totale valore aggiunto 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Istituto G. Tagliacarne Come in numerose altre realtà del Mezzogiorno, poi, la crescita della ricchezza è stata supportata anche dalla componente dalla spesa legata alle opere infrastrutturali, alla tutela del territorio ed alla sanità. Sono questi i settori, infatti, che negli ultimi anni hanno visto concentrarsi risorse derivanti dai Fondi Strutturali Europei, il cui secondo ciclo si è concluso (almeno formalmente) nel Tale fattore ha contribuito anche a generare una maggiore disponibilità di spesa da parte delle famiglie. Ne è conferma l aumento dei consumi privati che si sono riflessi positivamente anche nel commercio, vero e proprio motore del tessuto economico locale. Esso comprende, infatti, il 30,2% del totale delle imprese attive provinciali, rappresentando il segmento imprenditoriale più numeroso, sebbene mostri un lieve calo nel numero di esercizi commerciali nel corso dell ultimo anno. In ogni caso, la terziarizzazione del sistema produttivo provinciale non si evince solo dal crescente contributo dei servizi alla formazione della ricchezza locale, ma anche dalla crescita del numero di imprese attive nei diversi comparti del terziario, con tassi di crescita in quasi tutti i casi (con la sola eccezione del commercio) superiori a quelli dell imprenditoria locale presa nel complesso. Se, da un lato, quindi, rispetto al 2003 è rimasto sostanzialmente stabile il peso delle aziende attive nei settori chiave del terziario locale (commercio, trasporti e comparto 14

17 alberghiero-ristorativo), viceversa, nel terziario avanzato la crescita media annua è stata particolarmente sostenuta (+4,7%). Nonostante l evidente peso del terziario di tipo tradizionale, nel tessuto produttivo di Brindisi emergono da alcuni anni interessanti segnali di un organizzazione di filiera tra attività manifatturiere e terziarie, in particolare di tipo avanzato e sotto forma di servizi alle imprese. Tab. 3 - Incidenza delle imprese attive a Brindisi nei comparti terziari nel 2003 e nel 2006; tasso di variazione medio annuo 2006/2003 Comp % Comp % Tasso variazione medio annuo 2006/ Commercio 30,2 30,3-0,1 Alberghi e ristoranti 3,9 4,3 2,1 Trasporti,magazzinaggio e comunicaz. 2,4 2,6 1,8 Intermediaz.monetaria e finanziaria 1,1 1,3 2,7 Attiv.immob.,noleggio,informat.,ricerca 3,7 4,5 4,7 Istruzione 0,3 0,3 3,7 Sanita' e altri servizi sociali 0,4 0,4 3,4 Altri servizi pubblici,sociali e personali 3,7 3,9 1,6 Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Infocamere Il riposizionamento del manifatturiero e le potenzialità di crescita nell edilizia e nell agricoltura Nello scenario di crescente terziarizzazione dell economia locale, come quello sopra descritto, a Brindisi rimane non indifferente il peso del manifatturiero sia in termini di formazione della ricchezza prodotta in provincia (14,2% nel 2005) che sul tessuto imprenditoriale locale (11,6% nel 2006) che. Un sistema manifatturiero attivo in diversi comparti, dall industria alimentare (legata alla vocazione agricola del territorio, e in particolare alle produzioni vitivincole e olivicole ), a quella aerospaziale, passando per l industria chimica. Anche in termini temporali si evince una sostanziale tenuta del manifatturiero provinciale, in parziale controtendenza rispetto al trend del resto del Paese: a fronte, infatti, di un processo nazionale che, dall inizio del decennio, ha visto una chiara selezione delle imprese impegnate in produzioni tradizionali e ad elevato costo dei 15

18 fattori produttivi, la provincia di Brindisi esibisce, viceversa, una crescita delle imprese manifatturiere, pari al +0,4% annuo fra 2003 e In tale contesto, si irrobustiscono in particolare settori di specializzazione come l industria alimentare, che presenta un tasso di variazione medio annuo del +1,6%, l editoria-stampa (+4,8%), la fabbricazione di mezzi di trasporto (con il relativo indotto) l industria meccanica e quella elettrica, ossia alcuni dei comparti che, anche a livello nazionale, stanno trainando la ripresa del settore, specie nella sua componente di vendite estere. Tab. 4 Composizione percentuale delle imprese attive manifatturiere a Brindisi nel 2003 e nel 2006; tasso di variazione medio annuo 2006/ TVMA 2006/2003 Industrie alimentari 26,2 27,5 1,6 Industria del tabacco 0,1 0,0-15,9 Industrie tessili 2,3 2,2-0,8 Vestiario 8,5 7,6-2,3 Prep.e concia cuoio 0,5 0,4-3,8 Ind.legno,esclusi mobili; 11,4 9,7-3,7 Fabbric, carta 0,3 0,3 2,7 Editoria,stampa 3,7 4,4 4,8 Fabbric.coke,raffinerie,combust.nucleari 0,1 0,1 0,0 Fabbric.prodotti chimici e fibre sintetiche 1,0 0,8-3,6 Fabbric.artic.in gomma e mat.plastiche 1,4 1,4-0,6 Fabbric.prodotti lavoraz.min.non metallif. 6,0 5,7-0,9 Produzione di metalli e loro leghe 0,4 0,3-9,6 Fabbricaz.e lav.prod.metallo,escl.macchine 16,7 17,2 1,1 Fabbric.macchine ed appar.mecc.,instal. 3,9 3,6-1,5 Fabbric.macchine per uff.,elaboratori 0,2 0,5 18,9 Fabbric.di macchine ed appar.elettr.n.c.a. 1,5 1,7 3,7 Fabbric.appar.radiotel.e app.per comunic. 1,7 0,7-20,5 Fabbric.appar.medicali,precis.,strum.ottici 4,7 4,7 0,5 Fabbric.autoveicoli,rimorchi e semirim. 0,1 0,3 31,6 Fabbric.di altri mezzi di trasporto 1,0 1,2 6,3 Fabbric.mobili;altre industrie manifatturier 7,0 8,1 4,1 Recupero e preparaz. per il riciclaggio 1,2 1,5 7,1 Totale attività manifatturiere 100,0 100,0 0,4 Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Infocamere Focalizzando l attenzione sul solo 2006, però, va evidenziata una contrazione nel numero di imprese manifatturiere rispetto all anno precedente, in controtendenza rispetto alle dinamiche di medio periodo sopra evidenziate: nell anno appena trascorso, infatti, il tasso di crescita delle imprese manifatturiere a Brindisi presenta un valore negativo (-1,7%), sulla scia di un trend riscontrato anche a livello regionale e nazionale. 16

19 Tassi di iscrizione superiori a quelli di cessazione si sono riscontrati solo nella fabbricazione di mezzi di trasporto, con l esclusione degli autoveicoli (+2,6%), nel comparto della gomma-plastica e nella fabbricazione di apparecchi medicali, di precisione e di strumentazione ottica. Alla dinamicità di tali comparti, fanno fronte tassi di crescita negativi per tutti gli altri segmenti industriali di Brindisi, anche in alcuni settori tradizionalmente importanti per lo sviluppo locale: in particolare, l industria agroalimentare, il tessile-abbigliamento, l industria metalmeccanica e la filiera del legno-mobilio sono le produzioni manifatturiere in cui si sono riscontrate più aziende che nel 2006 hanno cessato l attività rispetto alle nuove. Si tratta, con ogni probabilità, di quel processo di riposizionamento manifatturiero su nuovi segmenti produttivi a maggiore valore aggiunto, maggiore capacità d attrazione di investimenti e possibilità di inserimento nei circuiti commerciali internazionali. Tab. 5 Tassi di crescita delle imprese manifatturiere in provincia di Brindisi nel 2006 Tasso di crescita* Industrie alimentari e delle bevande -0,4 Industrie tessili -10,1 Confez.articoli vestiario;prep.pellicce -5,6 Prep.e concia cuoio;fabbr.artic.viaggio -4,3 Ind.legno,esclusi mobili;fabbr.in paglia -6,6 Fabbric.pasta-carta,carta e prod.di carta 0,0 Editoria,stampa e riprod.supp.registrati -1,4 Fabbric.coke,raffinerie,combust.nucleari 0,0 Fabbric.prodotti chimici e fibre sintetiche -5,6 Fabbric.artic.in gomma e mat.plastiche 1,9 Fabbric.prodotti lavoraz.min.non metallif. -7,9 Produzione di metalli e loro leghe 0,0 Fabbricaz.e lav.prod.metallo,escl.macchine -0,9 Fabbric.macchine ed appar.mecc.,instal. -5,2 Fabbric.macchine per uff.,elaboratori -14,3 Fabbric.di macchine ed appar.elettr.n.c.a. -2,8 Fabbric.appar.radiotel.e app.per comunic. 0,0 Fabbric.appar.medicali,precis.,strum.ottici 1,4 Fabbric.autoveicoli,rimorchi e semirim. 0,0 Fabbric.di altri mezzi di trasporto 2,6 Fabbric.mobili;altre industrie manifatturier -1,5 Recupero e preparaz. per il riciclaggio -5,6 Totale attivita' manifatturiere -2,7 *Il tasso di crescita esprime il rapporto tra il saldo delle imprese iscritte e cessate nel periodo di riferimento (2006) e il numero di imprese registrate all inizio del periodo di riferimento (fine 2005). Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Infocamere Con riferimento al contributo dell industria in senso stretto alla formazione della ricchezza locale, anche se in rallentamento rispetto a qualche anno fa, il manifatturiero continua a partecipare alla formazione del valore aggiunto provinciale, 17

20 con una quota (14,2%) superiore a quella di numerose altre realtà meridionali, che accusano un ritardo strutturale nella dotazione industriale rispetto alle regioni del Centro-Nord. Parallelamente, si segnalano ampie potenzialità di crescita per il settore delle costruzioni (6,2% del valore aggiunto provinciale; Italia 6%), sia sotto forma di edilizia privata (legata anche alla costruzione delle strutture ricettive turistiche) che, soprattutto, in virtù del ciclo della programmazione comunitaria , il quale ha catalizzato importanti risorse per opere infrastrutturali pubbliche, ancora in piena fase di erogazione e con effetti sull economia locale anche per il prossimo futuro. Stabile, almeno nel triennio , rimane anche il peso dell agricoltura, con un valore percentuale quasi doppio rispetto al pari dato nazionale (Brindisi 4,1%; Italia 2,3%), grazie alla presenza delle importanti produzioni agricole prima evidenziate: la stabilità del settore primario va letta, con ogni probabilità, nell ottica di un consistente sviluppo di una filiera agroalimentare di qualità (vini, oli, lavorazione di carni) e della ricerca di nuovi spazi nei mercati internazionali. La crescita qualitativa del tessuto imprenditoriale Come in diversi altri contesti provinciali del Paese, anche a Brindisi si evidenzia, negli ultimi anni, un costante processo di ispessimento strutturale delle imprese, anche se non uniforme per tutti i settori produttivi dell economia locale. Per sostenere il peso della concorrenza ed del naturale processo di selezione delle imprese, infatti, lo stesso tessuto imprenditoriale ha intrapreso una trasformazione delle forme giuridiche nelle quali le proprie unità produttive sono solite organizzarsi. Società più grandi, sia nel numero di addetti che, con una forma giuridica più strutturata, rappresentano sempre più il volano per un radicato e duraturo sviluppo dell economia locale, anche al di là anche delle ciclicità congiunturali. In tale scenario, si sottolinea una consistente crescita delle società di capitali (8,3% del totale imprenditoriale) nel 2006 in provincia di Brindisi, pari al +5% rispetto al 2005 ed una sostanziale stabilità delle ditte individuali -0,9%), segnale di un importante irrobustimento del sistema di impresa. 18

21 Tab. 6 Numerosità delle imprese attive in provincia di Brindisi e tasso di variazione medio annuo per natura giuridica ( ) Società di capitale Società di persone Ditte Individuali Altre forme Totale Valori percentuali ,8 5,8 84,8 2,7 100, ,3 6,8 82,3 2,6 100,0 Tasso di variazione medio annuo 2006/2003 5,0 4,0-0,9-0,9-0,2 Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Infocamere La necessità di un ulteriore sviluppo del processo di internazionalizzazione In ogni caso, la presenza in provincia di un apparato industriale non di secondo piano, ha costantemente offerto un certo impulso alle esportazioni verso l estero. In particolare, essa presenta un tasso di apertura verso i mercati internazionali superiore alla media regionale ed a quella di numerose altre realtà meridionali, anche se va sottolineato come sia più evidente dal lato dell import che dell export. Il porto di Brindisi, infatti, da sempre è un importante terminale d approdo di merci importate dall estero (specie di prodotti della petrolchimica), che solo in alcuni casi però vengano assorbite direttamente dal mercato provinciale ed in molti altri casi vengono, invece, destinate ai fabbisogni delle famiglie e delle imprese del resto del Paese. Tab. 7 Andamento del tasso di apertura* nelle province pugliesi, in Puglia e in Italia ( ) Bari 20,0 22,1 21,1 Brindisi 22,6 27,7 30,0 Foggia 8,4 7,3 7,5 Lecce 10,3 9,6 8,6 Taranto 22,3 32,5 42,7 PUGLIA 17,1 19,7 21,1 ITALIA 39,5 41,0 43,0 * è dato dal rapporto tra la somma delle esportazioni e delle importazioni e PIL (espresso in termini percentuali) Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Istat 19

22 Anche dal punto di vista delle esportazioni, domina la vendita all estero di beni manufatti, cosicchè le dinamiche congiunturali del settore industriale influenzano in maniera determinante l andamento dell export provinciale, ancora principalmente rivolto all Europa, che rimane il primo mercato di riferimento, anche se va sottolineato un importante e crescente processo di diversificazione delle direttrici geografiche in atto negli ultimi anni, con l ampliamento del numero di partner commerciali delle imprese brindisine. Ancora modeste, invece, le quantità di beni agricoli esportati, nonostante le ampie potenzialità del territorio, per cui occorrerà lavorare soprattutto in termini di tipicizzazione delle merci, con azioni di promozione da parte delle Istituzioni locali del prodotto brindisino. In ogni caso, la propensione all export risulta piuttosto consistente rispetto al resto del Mezzogiorno anche se occorre ricordare che essa è influenzata in larga parte da un unico segmento economico, ossia quello della chimica (40,7% nel 2006): nell anno in questione, infatti, le esportazioni sono risultate in aumento del +6,4% rispetto al 2005 (Italia +9%), una dinamica che risulta quasi interamente influenzata dal segmento della chimica, in crescita del +14,1% rispetto al Un economia, quindi, quella di Brindisi, sufficientemente internazionalizzata, ma che deve puntare su un ulteriore diversificazione dei mercati di sbocco delle merci, nonché sul rafforzamento delle produzioni manifatturiere ed agricole di qualità, sempre più volano dell export italiano all estero. Tab. 8 - Andamento della propensione all'esportazione* nelle province pugliesi, in Puglia, in Italia ( ) Bari 11,9 11,9 11,5 Brindisi 9,8 11,3 12,3 Foggia 3,5 3,3 3,5 Lecce 6,4 5,8 5,0 Taranto 10,6 15,8 19,1 PUGLIA 9,2 10,0 10,4 ITALIA 19,8 20,5 21,2 * la propensione all esportazione è data dal rapporto tra le esportazioni e PIL Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Istat 20

23 Graf. 4 Andamento delle variazioni (%) delle esportazioni in provincia di Brindisi, in Puglia e in Italia ( ) 60,0 50,0 48,5 45,2 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 10,0 2,0 3,1 6,9 5,4 5,2 5,5 6,7 4,1 10,5 0,4 2,0 17,8 16,8 4,7 4,9 6,3 1,9 6,3 1,4 4,8 1,7 1,6 17,0 11,9 7,5 10,6 6,4 5,5 5,6 9,0 1,6 20, Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Istat Brindisi PUGLIA ITALIA Gli squilibri nella dotazione infrastrutturale La propensione ad essere presenti sui mercati internazionali, come noto, è la risultante di una serie di fattori locali che, in maniera combinata, contribuiscono a rendere il sistema economico più o meno ripiegato su se stesso. Centrale, in tale ottica, è il ruolo delle infrastrutture logistiche e di trasporto. Come emerso anche nel precedente Osservatorio Economico, gli indici di dotazione delle infrastrutture di trasporto evidenziano per la provincia di Brindisi una situazione peculiare, con la presenza, da un lato, di alcuni casi di eccellenza (quantitativamente parlando) ma, dall altro, con il permanere anche di una serie di criticità. La rete ferroviaria e quella aeroportuale, infatti, mostrano valori ampiamente superiori alla media nazionale, così come ottima è la dotazione portuale nella provincia, mentre per le infrastrutture viarie il dato di Brindisi presenta un evidente deficit rispetto alla media italiana. 21

24 Graf. 5 - La dotazione infrastrutturale in provincia di Brindisi TOTALE Infrastrutture sociali TOTALE SENZA PORTI Strutture sanitarie Rete stradale Strutture pe r lʹistruzione Rete ferroviaria Strutture culturali e ricreative Porti Infrastrutture economiche Ae reoporti Reti bancarie e di servizi vari Impianti e reti energetico ambientali Fonte: Elaborazioni Istituto Tagliacarne Strutture e reti pe r la telefonia e la telematica Brindisi PUGLIA ITALIA È dal punto di vista stradale, infatti, che emergono le criticità per il sistema di trasporto provinciale, il quale, anche per la mancanza di una rete autostradale, non appare ancora in grado di sostenere il volume di merci e persone che transitano nel territorio. Al tempo stesso, evidenti sono le carenze relativamente alle strade statali e provinciali dell entroterra che, spesso, ostacolano i collegamenti fra le diverse aree produttive della provincia, nonché i rapporti con le province confinanti. Tab. 9 - Indici di dotazione delle infrastrutture di trasporto delle province pugliesi, del Mezzogiorno e dell Italia (2004) Rete Rete Porti Aeroporti TOTALE stradale ferroviaria (e bacini d utenza) (e bacini d utenza) TOTALE SENZA PORTI Bari 66,0 117,4 61,2 43,0 90,4 93,6 Brindisi 44,9 201,7 130,1 171,8 100,0 96,7 Foggia 104,5 114,3 49,5 18,6 56,5 57,2 Lecce 56,9 59,4 33,6 16,6 68,8 72,7 Taranto 65,1 90,0 282,6 36,8 94,1 73,1 PUGLIA 72,6 111,3 89,6 43,7 79,0 77,8 MEZZOGIORNO 86,5 82,4 102,6 59,7 75,9 72,9 ITALIA 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Elaborazioni Istituto Tagliacarne In ogni caso, se la dotazione di infrastrutture trasportistiche di Brindisi appare nel complesso in linea con le esigenze del territorio, è sul versante delle infrastrutture 22

25 telematiche ed informatiche che Brindisi evidenzia alcuni ritardi in termini di dotazione, soprattutto nel confronto con le realtà del Centro-Nord, ben più attrezzate in termini di utilities. Tale assetto rischia di marcare il divario, sia in termini quantitativi che qualitativi, fra la domanda e l offerta di servizi ai cittadini ed alle imprese, in una realtà come quella di Brindisi caratterizzata, invece, da una crescente terziarizzazione dell economia e dalla necessità di una sinergia sempre più stretta tra servizi e industria manifatturiera. Tab Indici di dotazione delle infrastrutture economiche delle province pugliesi, del Mezzogiorno e dell Italia (2004) Impianti e reti Strutture e reti Reti bancarie energetico- ambientali per la telefonia e la telematica e di servizi vari Bari 86,1 78,7 92,1 Brindisi 129,7 70,9 51,7 Foggia 39,1 35,7 39,1 Lecce 81,7 62,3 95,9 Taranto 118,6 69,2 62,1 MEZZOGIORNO 62,3 64,5 59,6 ITALIA 100,0 100,0 100,0 Fonte: Elaborazioni Istituto Tagliacarne Anche in relazione alle infrastrutture ricreative, culturali e sanitarie Brindisi mostra lacune rispetto alla media nazionale (registrando un numero indice pari a 63,4, con Italia=100), divari che penalizzano la qualità della vita della popolazione locale ma anche l attrattività di flussi turistici. Si avverte in particolare l assenza di un polo universitario di livello nella provincia, che fornisca un contributo, in termini di innovazioni tecnologiche e formazione professionale, per lo sviluppo e la competitività dell economia locale. Tab Indici di dotazione delle infrastrutture sociali delle province pugliesi, del Mezzogiorno e dell Italia (2004) Strutture Strutture per Strutture Infrastrutture culturali e ricreative l'istruzione Sanitarie sociali TOTALE Bari 74,1 134,2 135,9 114,7 90,4 Brindisi 34,6 73,5 82,2 63,4 100,0 Foggia 24,1 61,4 71,5 52,3 56,5 Lecce 53,0 122,1 91,7 88,9 68,8 Taranto 29,4 85,8 88,6 67,9 94,1 MEZZOGIORNO 55,6 92,9 81,3 76,6 75,9 ITALIA 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Elaborazioni Istituto Tagliacarne 23

26 La necessità della valorizzazione dei turismi Nonostante le importanti risorse attrattive presenti sul territorio, numerosi sono i dati che testimoniano come il turismo sia un settore tuttora poco valorizzato: ancora modesto, infatti, è il contributo dell industria ricettiva alla formazione della ricchezza locale (3,3% sul totale del valore aggiunto; Italia 3,6%). La conferma di ciò deriva anche dall indice di concentrazione turistica, determinato dal rapporto fra arrivi turistici e popolazione provinciale: anche relativamente a quest indicatore, infatti, Brindisi presenta un risultato ampiamente inferiore rispetto alla media delle altre province italiane, con un valore (65,9) pari a meno la metà del dato nazionale (150,2). Anche ragionando sul percorso di internazionalizzazione turistica, Brindisi evidenzia una relativa capacità di attrazione di stranieri: solo il 17,9% degli arrivi turistici proviene dall estero a fronte di una media nazionale pari al 43,1%. L industria dell accoglienza nella provincia brindisina si fonda, dunque, ancora in maniera rilevante su di un turismo di seconda case, prevalentemente costiero e, di conseguenza, poco internazionale. Tab. 12 Prime ed ultime dieci province per contributo del turismo al valore aggiunto provinciale (In %; 2005) Pos. Province Peso % turismo Pos. Province Peso % turismo 1 Bolzano 13,4 94 Vercelli 2,3 2 Rimini 11,0 95 Torino 2,0 3 Savona 8,9 96 Biella 2,0 4 Aosta 8,6 97 Novara 2,0 5 Imperia 8,5 98 Cuneo 2,0 6 Venezia 7,9 99 Alessandria 1,9 7 Grosseto 7,6 100 Taranto 1,9 8 Trento 7,0 101 Caserta 1,9 9 Belluno 7,0 102 Prato 1,9 10 Sondrio 7,0 103 Caltanissetta 1,8 57 Brindisi 3,3 ITALIA 3,6 Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Istat 24

27 Tab. 13 Prime ed ultime dieci province per indice di contrazione turistica (In %; 2005) Pos. Province Arrivi/popolazione Pos. Province Arrivi/popolazione 1 Bolzano 1015,2 94 Cremona 38,5 2 Rimini 941,4 95 Vercelli 37,5 3 Venezia 796,1 96 Bari 37,0 4 Aosta 690,2 97 Viterbo 37,0 5 Trento 573,0 98 Taranto 35,4 6 Siena 506,9 99 Enna 34,0 7 Grosseto 465,9 100 Avellino 26,9 8 Firenze 380,7 101 Caserta 21,0 9 Belluno 377,7 102 Benevento 20,6 10 Verbanio Cusio Ossola 369,5 103 Caltanissetta 18,1 71 Brindisi 65,9 ITALIA 150,2 Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Istat Tab. 14 Prime ed ultime dieci province per indice di internazionalizzazione turistica (Valori percentuali; 2005) Pos. Province Arrivi stran./totale Arrivi stran./totale Pos. Province (%) (%) 1 Venezia 72,3 94 Chieti 11,3 2 Verb.-Cusio-Ossola 70,2 95 Benevento 11,1 3 Firenze 68,6 96 Avellino 11,1 4 Roma 64,8 97 Caltanissetta 9,8 5 Como 62,8 98 Potenza 9,7 6 Bolzano-Bozen 61,7 99 Isernia 9,0 7 Prato 61,1 100 Cosenza 8,0 8 Verona 60,3 101 L'aquila 7,5 9 Pistoia 55,0 102 Campobasso 7,0 10 Pisa 52,2 103 Crotone 6,1 79 Brindisi 17,9 ITALIA 43,1 Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Istat La rischiosità del credito e l elevato costo del denaro Fra i principali fattori dello sviluppo, un ruolo primario è rappresentato dal sistema creditizio, sia in termini di presenza sul territorio che di risorse erogate per lo sviluppo imprenditoriale. Per entrambi i fattori, le relazioni tra banche ed imprese attive in provincia di Brindisi non si sono rilevate, almeno negli ultimi anni, di pieno supporto allo sviluppo dell economia locale. In effetti, nonostante l espansione del tessuto bancario in atto negli ultimi anni (con una forte crescita soprattutto delle piccole banche), il sistema creditizio locale risulta ancora parzialmente deficitario rispetto alle 25

28 esigenze del territorio: sono appena 3,5 gli sportelli ogni imprese (Italia 6,2), per cui non si può parlare di una diffusione capillare del sistema bancario. Il sistema creditizio brindisino, inoltre, risente di un grado di rischiosità degli impieghi ancora superiore rispetto alla media nazionale (Brindisi 7,56, Italia 3,51), fattore che ostacola l erogazione di finanziamenti alle imprese, quindi, lo sviluppo dell economia locale. Brindisi, in effetti, si è ancora in presenza di un sistema bancario fondato più sulla necessità di garanzie reali che sulla validità dei progetti di investimento presentati dagli imprenditori, il che evidentemente condiziona ogni politica di innovazione all interno delle imprese locali. Un ulteriore fattore di ostacolo al reale sviluppo dell economia locale è rappresentato dall elevato costo del denaro che, rispecchiando una situazione di criticità più generale che si estende a tutte le realtà meridionali, è caratterizzato da tassi di interesse a breve termine particolarmente elevati. Questi deprimono la capacità del sistema bancario locale di alimentare la crescita dell economia tramite il volano degli impieghi, per cui gli imprenditori sono ancora scoraggiati nel chiedere risorse alle banche e, di conseguenza, restii nell effettuare investimenti all interno della propria azienda. Scendendo nel dettaglio, Brindisi si posiziona fra gli ultimi posti della relativa graduatoria nazionale, presentando il valore (8,08; Italia 5,82%) più alto fra tutte le province pugliesi, con la sola eccezione di Taranto. Tab Graduatoria provinciale crescente dei tassi di interesse a breve termine; prime ed ultime dieci province (Anno 2005) Pos. Provincia Tasso Pos. Provincia Tasso 1 Firenze 4,63 94 Brindisi 8,08 2 Trento 4,66 95 Caltanissetta 8,09 3 Bolzano 4,74 96 Taranto 8,10 4 Bologna 5,12 97 Lecce 8,11 5 Ancona 5,20 98 Enna 8,43 6 Milano 5,34 99 Crotone 8,45 7 Modena 5, Vibo Valentia 8,48 8 Reggio Emilia 5, Catanzaro 8,61 9 Varese 5, Cosenza 8,90 10 Brescia 5, Reggio Calabria 9,09 Italia 5,82 Fonte: stime Istituto G. Tagliacarne su dati Banca d Italia 26

29 Fig. 2 Distribuzione provinciale del tasso di interesse a breve termine (Anno 2005) Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Banca d Italia Le persistenti difficoltà del mercato del lavoro Le risultanze emerse, che delineano una moderata crescita dell economia di Brindisi negli ultimi anni, sembrano aver avuto effetti solo parziali sul mercato del lavoro provinciale che, relativamente ai principali indicatori (in primis il tasso di occupazione e disoccupazione), mostra ancora valori distanti dalla media nazionale. La provincia, come del resto la gran parte delle province del Sud Italia, presenta, infatti, un tasso di occupazione (45,1% nel 2006) ampiamente inferiore a quello medio italiano (58,4%). 27

30 Di contro, Brindisi evidenzia un tasso di disoccupazione del 12,9% pari quasi al doppio di quello rilevato per l Italia (6,8%), sebbene, rispetto al 2005, ne abbia registrato una sensibile diminuzione (pari a - 3,4 punti percentuali). Quest ultimo calo, però, sembra essere dovuto con ogni probabilità al cosiddetto effetto scoraggiamento, ovvero alla fuoriuscita dal mercato del lavoro della popolazione disoccupata scoraggiata dalle persistenti difficoltà di reperimento di una occupazione. Segnali positivi sembrano emergere, però, dall analisi dei dati sul 2006, specie nel raffronto con i dati del 2005, analisi che mostra un miglioramento dal momento che gli occupati aumentano del +4,1%, parallelamente al calo dei disoccupati prima analizzato. Da sottolineare, poi, la persistenza di un forte divario fra la componente maschile e quella femminile, con quest ultima ancora fortemente penalizzata nell accesso al mondo del lavoro. Inoltre, si sottolinea un ampia quota di lavoro sommerso, che coinvolge circa un terzo degli occupati provinciali, specie nel settore dell agricoltura. Graf. 6 Confronto territoriale del tasso di disoccupazione* nelle province pugliesi ed in Italia, anni (valori %) Bari 13,3 13,5 Brindisi 12,9 16,3 Foggia 11,3 18,5 Lecce 14,4 15,0 Taranto 9,3 12,8 PUGLIA 12,8 14,6 ITALIA 6,8 7,7 0,0 2,0 4,0 6,0 8,0 10,0 12,0 14,0 16,0 18,0 20,0 Tasso di disoccupazione 2005 Tasso di disoccupazione 2006 Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati ISTAT 28

31 Fig. 3 - Mappatura provinciale del tasso di disoccupazione (anno 2006) Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati ISTAT Gli effetti sul Pil pro capite Nonostante le criticità fin qui emerse, l economia di Brindisi, in definitiva, sembra aver conosciuto un processo di crescita e sviluppo nel corso dell ultimo triennio, anche se non si sono avuti importanti riflessi sulla distribuzione della ricchezza fra gli abitanti della provincia: se è vero, infatti, che all aumento della ricchezza complessivamente prodotta dal tessuto produttivo locale, è corrisposto un parallelo incremento valore aggiunto pro capite, al tempo stesso si sottolinea come, in entrambi i casi, i ritmi di crescita registrati a Brindisi siano sottodimensionati rispetto alla media nazionale. 29

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