POLITICHE PER LA MEDIAZIONE CULTURALE. FORMAZIONE ED IMPIEGO DEI MEDIATORI CULTURALI PREMESSA

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1 CNEL ORGANISMO NAZIONALE DI COORDINAMENTO PER LE POLITICHE DI INTEGRAZIONE SOCIALE DEGLI STRANIERI Gruppo di lavoro POLITICHE PER LA MEDIAZIONE CULTURALE FORMAZIONE ED IMPIEGO DEI MEDIATORI CULTURALI POLITICHE PER LA MEDIAZIONE CULTURALE. FORMAZIONE ED IMPIEGO DEI MEDIATORI CULTURALI PREMESSA Il T. U. introduce e riconosce, per la prima volta, la figura del mediatore culturale, al fine di agevolare i rapporti tra le singole amministrazioni e gli stranieri appartenenti ai diversi gruppi etnici, nazionali, linguistici e religiosi (art. 42, c. 1, lett. d). L ausilio di mediatori culturali qualificati è poi evocato, specificatamente, rispetto alla comunicazione della scuola con le famiglie degli alunni stranieri (art. 38, c. 7, lett. b). E un riconoscimento che avviene dopo lo sviluppo di una ricca ed articolata esperienza, negli anni 90, di formazione e di impiego di questi nuovi operatori culturali soprattutto nelle regioni del centro nord, promossa da Regioni, Province, e Comuni, e dall associazionismo del volontariato con diverse specializzazioni, protagonisti in molti casi gli stessi cittadini stranieri. I settori di impiego sono quelli della sanità, della scuola, dei servizi sociali, in particolare per le donne e i minori, delle iniziative culturali, dei centri di accoglienza, delle questure, degli uffici per gli stranieri e di anagrafe degli EE.LL., degli Uffici del lavoro, dei servizi giudiziari, dell organizzazione aziendale. I rapporti di impiego sono quelli della cooperazione, della prestazione professionale, del lavoro coordinato e continuativo, del lavoro dipendente privato, dei lavori socialmente utili. Si stanno concludendo anche 17 progetti occupazionali per immigrati (due solo al sud, Sicilia e Abruzzo), con il partenariato finanziario europeo, che prevedono la figura del mediatore culturale. La diffusione delle esperienze, le ricerche, il dibattito degli ultimi anni - da ultimo in gennaio nel convegno nazionale di Modena molto partecipato, organizzato dalla Provincia e dal Cnel, e in quello del Comune di Roma a carattere locale - il confronto con le iniziative di altri paesi europei, hanno in gran parte diradato la problematicità della figura del mediatore culturale con riferimento ad una più precisa definizione del ruolo, senza la quale è difficile il rapporto con gli altri operatori, alla individuazione del profilo delle competenze professionali necessarie, al carattere non emergenziale e temporaneo, come è dimostrato nei paesi di più antica immigrazione. Il riconoscimento del T. U. non comporta ancora una definizione univoca di questa nuova figura professionale : il ruolo, le funzioni, le competenze professionali, i requisiti, i percorsi formativi, il riconoscimento legale, gli ambiti di impiego e i tipi di rapporto di lavoro. A questo fine uno specifico gruppo di lavoro dell O. N. C. nello scorso anno si è impegnato nell elaborazione di questo documento con il contributo diretto di gran parte delle associazioni ed istituzioni che in questi anni hanno compiuto le esperienze più significative di formazione e di impiego dei mediatori culturali. (cfr. CNEL - ONC, Sintesi dei gruppi di lavoro, Roma luglio 1999) 1

2 Il documento vuole essere la base di un confronto : con le Regioni, per un comune indirizzo rispetto alla qualifica professionale da comprendere nella programmazione della F. P., per la valorizzazione dei mediatori culturali nei progetti finanziati anche con la quota del Fondo nazionale, per il riconoscimento della figura professionale e la promozione del suo impiego nelle leggi regionali di adeguamento al T. U. ; con il Governo, ad iniziare dalla sede della Consulta per l immigrazione, per l assunzione di un indirizzo di promozione dell impiego dei mediatori culturali nelle amministrazioni statali (scuola, servizi giudiziari, questure, uffici del lavoro ecc.). MODELLO DI INTEGRAZIONE L integrazione, così come definita nel Documento Programmatico del Governo, è una progressiva acquisizione di cittadinanza attraverso un processo di non discriminazione e di inclusione delle differenze, quindi di contaminazione e di sperimentazione di nuove forme di rapporti e comportamenti, nel costante tentativo di tenere insieme principi universali e particolarismi. Il modello di integrazione recepito dalla Legge 40 / 98 afferma l universalismo dei diritti, ma riconosce e ritiene un valore per tutti le diversità, che non contrastino con i valori fondamentali. In altri termini, l integrazione si pone come risultato della coesistenza di due condizioni opposte: la differenziazione, come aspetto delle differenze individuali, e l assimilazione, come opportunità di assorbire caratteristiche altrui; l integrazione come l equilibrio fra l essere tutti uguali e l essere tutti diversi. Il modello di integrazione verso il quale si orienta la nostra società, riconosce al suo interno l esistenza di una pluralità culturale, lasciando però alla sfera privata l espressione e la perpetuazione delle identità culturali. Un modello d integrazione non deve tendere ad annullare le varie culture nel modello sociale del paese ospitante, ma deve promuovere un progetto dialettico fra sistemi valoriali diversi. Un approccio interculturale è basato sulla conoscenza reciproca e la disponibilità all incontro e allo scambio, al cambiamento degli uni e degli altri, di chi ospita e di chi è ospitato. Un quadro di riferimento di valori fondamentali nel quale ogni cittadino possa riconoscersi, in cui i valori e le culture originarie di ognuno devono essere salvaguardate, nel costante e continuo tentativo di tenere insieme principi universali e particolarismi, previene situazioni di marginalità, di emarginazione e di ghettizzazione che minacciano l equilibrio e la coesione sociale e afferma principi universali sui quali non sono possibili deroghe nemmeno in nome del valore della diversità: questo è il modello relazionale. Un modello sociale flessibile aperto alle trasformazioni nel tempo fa scaturire un approccio favorevole allo scambio e alla reciprocità nella dinamica fra culture diverse. Le diverse identità non vengono minacciate nè rifiutate, ma anzi, confluiscono in un terreno di valorizzazione reciproca in cui possono scaturire anche opzioni di appartenenza multiple. L affermazione di un tale modello di integrazione richiede un impegno concreto per favorire e promuovere l educazione interculturale intesa quale processo di riconoscimento delle diversità e di rimozione dei pregiudizi, degli stereotipi e della discriminazione fra le persone. 2

3 In positivo educare all interculturalità significa aprirsi al confronto e al dialogo con l altro, nella prospettiva di una trasformazione e di un arricchimento della propria cultura come risultato della contaminazione con culture diverse. MEDIAZIONE CULTURALE La mediazione culturale rappresenta una funzione utile e necessaria per agevolare il processo di integrazione degli immigrati e di mutamento interculturale della società di accoglienza. La mediazione culturale va considerata come ponte fra due parti, favorendo così la conoscenza reciproca di culture, di valori, di tradizioni, del diritto, di sistemi sociali, in una prospettiva di interscambio e di arricchimento reciproco. La mediazione culturale contribuisce a determinare le condizioni per il raggiungimento dell integrazione sociale attraverso un processo di non discriminazione e di inclusione delle differenze e la collaborazione su obiettivi comuni di sviluppo. La mediazione culturale va considerata come dimensione costante delle politiche di integrazione sociale indicate dal Testo Unico e dai provvedimenti programmatici del Governo, sia per l accesso degli stranieri all esercizio dei diritti fondamentali sia per la trasformazione della nostra società, con l incontro di culture diverse che si mescolano e si modificano reciprocamente. Accanto alla dimensione personale della mediazione culturale c è quella collettiva: ossia quella dei gruppi di e delle associazioni, in cui gli immigrati sono in grado di esprimere capacità di confronto con gli altri gruppi, per lo sviluppo di progettualità. Le finalità dei processi di mediazione culturale: - rimuovere gli ostacoli culturali, che impediscono e intralciano la comunicazione tra i servizi/istituzioni italiani e utenza straniera; - promuovere un più esteso e razionale utilizzo dei servizi e delle istituzioni italiane da parte dell utenza straniera; - migliorare la qualità e l adeguamento delle prestazioni offerte dai servizi italiani all utenza straniera; favorire l integrazione sociale della popolazione immigrata nella comunità locale, a livello regionale e nazionale, nei servizi sociali, nelle istituzioni scolastiche e culturali, nel settore della sanità e del mondo del lavoro; - promuovere azione di sostegno culturale alla mediazione sociale nelle situazioni di conflitto tra le comunità immigrate e le istituzioni italiane; - individuare opportunità e percorsi positivi di prevenzione e superamento dei conflitti. MEDIATORE CULTURALE Il mediatore culturale è un agente attivo nel processo di integrazione e si pone come figura ponte fra gli stranieri e le istituzioni, i servizi pubblici e le strutture private, senza sostituirsi nè agli uni né alle altre, per favorire invece il raccordo fra soggetti di culture diverse. Il mediatore si propone inoltre come punto di riferimento e risorsa per promuovere specifiche iniziative e progetti nel campo dell immigrazione, a livello locale. Il mediatore culturale si pone quindi come un nuovo operatore sociale con specifiche competenze ed attitudini in grado di interagire con le istituzioni pubbliche e private, nonché come interprete delle esigenze e delle necessità degli stranieri. 3

4 Il mediatore culturale contribuisce a : - prevenire potenziali occasioni di conflitto favorendo le condizioni per l integrazione sociale e facilitando le pari opportunità nel godimento dei diritti, nonché valorizzando le risorse di culture e valori diversi propri dei cittadini immigrati; - aiutare il cittadino straniero ad inserirsi nella società italiana, favorendo la conoscenza dei diritti e dei doveri, l uso dei servizi sociali, sanitari, educatori, culturali ecc., sia pubblici che privati, dislocati sul territorio, nell intento di consentire un accesso e una fruibilità dei servizi a pari condizioni; - facilitare l incontro tra persone diverse attraverso la funzione di mediazione linguistico-culturale che si esprime nella capacità di decodificare i codici dei due attori della relazione (migrante ed operatore), codici che sottostanno il linguaggio ovvero l intero mondo di sensazioni, esperienze e valori; - aiutare il cittadino straniero a leggere e comprendere la cultura italiana anche alla luce delle culture di appartenenza e delle reciproche aree di pregiudizio; - promuovere e valorizzare il ruolo degli stranieri come risorsa ed opportunità nel tessuto socioeconomico. Tutto ciò nel rispetto di un codice deontologico nell esercizio della sua azione di mediazione. I requisiti per svolgere la funzione di mediatore culturale : - origine preferibilmente straniera con esperienza personale di immigrazione; - buona conoscenza della cultura e della lingua parlata e scritta italiana; - buona conoscenza della cultura e della realtà socioeconomica del paese di origine; - sufficiente conoscenza della realtà italiana e del territorio in cui opera; - possesso di un titolo di studio medio-alto; - congrua permanenza in Italia; - motivazione e disposizione al lavoro relazionale e sociale, capacità personali di empatia e riservatezza. Vanno valorizzate in termini di crediti, eventuali esperienze formative specifiche. FORMAZIONE. PERCORSI DISCIPLINARI E TIROCINI Il percorso formativo deve coinvolgere il corsista nella sua dimensione persona e valorizzare il gruppo come laboratorio relazionale di esperienze, conoscenze, competenze. Il percorso formativo dovrebbe avere una struttura modulare di base nelle seguenti aree: Area della comunicazione e della relazione interculturali: - psicologia del sé e psicologia relazionale; - antropologia culturale e sociale; - teorie e tecniche della comunicazione sia per ciò che concerne il canale verbale che quello analogico (non verbale); - tecniche di interpretariato; Area normativa: - la Costituzione italiana la Comunità Europea ed il sistema dei diritti umani; - organizzazione sociale e assetti istituzionali; - legislazione sull immigrazione con elementi di diritto del lavoro e di legislazione sociale; Area dell organizzazione e dei servizi: - tecniche dei modelli di progettazione dell intervento; 4

5 - conoscenze informatiche di base. Il percorso formativo di secondo livello deve prevedere una ulteriore articolazione di moduli disciplinari per settori, secondo gli ambiti di impiego del mediatore culturale, tra cui possono essere individuati: - area socio-sanitaria; - area educativo-scolastica; - area della sicurezza e della giustizia ; - area dell emergenza e della prima acccoglienza; - area del lavoro. È indispensabile che siano previste esperienze alternate di tirocinio in enti ed istituzioni pubbliche e private, nonché nelle associazioni del terzo settore. Si deve inoltre prevedere sia nella formazione che negli stages un lavoro comune tra operatori di servizi pubblici e corsisti nella mediazione culturale al fine di favorire non solo la conoscenza reciproca degli aspetti organizzativi e legislativi ma anche per valorizzare modelli culturali e organizzativi diversi. Si deve altresì prevedere un aggiornamento in itinere dei mediatori culturali per renderli capaci di rispondere alle sfide si una società multiculturale, sempre in continua evoluzione e cambiamento. Monte ore Il percorso formativo di base prevede un monte ore complessivo di almeno 500 ore, di cui 100 ore di indirizzo settoriale e almeno un terzo del monte ore dovrebbe essere impiegato in esperienze di tirocinio. Il percorso formativo di secondo livello di specializzazione prevede almeno 300 ore di cui metà di tirocinio svolto, in una o più aree sopramenzionate. Esso prevede inoltre la individuazione di tempo e risorse per l aggiornamento e la formazione permanente. L articolazione dei percorsi formativi potrà essere adattato in modo flessibile a secondo dei bisogni e delle esigenze espresse dal territorio, dove i mediatori culturali saranno impiegati, salvo il rispetto per il monte ore minimo. Accreditamenti Le agenzie di formazione dei mediatori culturali per svolgere tale attività dovranno essere accreditate dalle Regioni, d intesa con gli enti titolari dei progetti di integrazione degli immigrati nel territorio. Per acquisire l attestato di accreditamento le Agenzie formative dovranno possedere i requisiti previsti dagli standards regionali, relativi a titoli di studio, ed esperienze professionali nelle varie aree del percorso formativo. Le stesse Agenzie, inoltre, avranno titolo di preferenza a svolgere l attività formativa, se potranno produrre idonea documentazione atta a dimostrare corsi già realizzati, che comunque hanno consentito l inserimento lavorativo, con risultati positivi formalmente riconosciuti dagli enti e dagli organismi locali titolari dei progetti per l integrazione degli stranieri. 5

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