PROVINCIA DI PISA. Assessorato Difesa Fauna Selvatica BOZZA

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1 PROVINCIA DI PISA Assessorato Difesa Fauna Selvatica BOZZA Piano Faunistico Venatorio Provinciale

2 PARTE PRIMA Bozza del Documento tecnico sulla gestione della piccola selvaggina stanziale Dott. Alberto Meriggi e collaboratori Dipartimento di Biologia Animale Università di Pavia

3 CAPITOLO 1 Analisi dei dati faunistico venatori storici Grazie alla disponibilità dei concessionari, è stato possibile consultare ed analizzare i registri di caccia di 2 Aziende faunistico venatorie della provincia: l A.F.V. Ghizzano situata nel comune di Peccioli e l A.F.V. Camugliano nel comune di Capannoli. Nel primo caso i dati riguardano i carnieri della selvaggina stanziale dal 1930 al 1973, mentre nel secondo dal 1882 al L analisi di queste serie storiche riveste una notevole importanza per comprendere l evoluzione della selvaggina sul territorio della provincia sia in relazione ai mutamenti intervenuti nella conduzione tecnica ed economica delle aziende agricole sia in relazione alle consuetudini venatorie. E ben testimoniato infatti in modo particolare per l AFV Ghizzano (Fig.1) il rapido declino e l estinzione della starna avvenuto a partire dalla metà degli anni 60. Nel caso di Camugliano il registro di caccia si ferma al 1965 (Fig. 4) quando il destino di questa specie poteva sembrare ancora non irreversibile, tuttavia, come testimoniato dal proprietario, la scomparsa di questo galliforme sarebbe avvenuta, anche in questo caso, agli inizi degli anni 70. Non vi è dubbio che l estinzione della starna sia da mettere in relazione ai cambiementi delle tecniche di produzione agricola ed al mutamento dell assetto sociale delle nostre campagne (crisi della mezzadria). La meccanizzazione, l utilizzo dei fertilizzanti chimici e degli antiparassitari, l aumento delle dimensioni degli appezzamenti, l eliminazione delle siepi e degli altri elementi fissi del paesaggio, hanno determinato un drammatico calo della biodiversità agricola che ha avuto riflessi negativi su tutta la piccola selvaggina, ma in modo particolare proprio sulla starna. Va comunque rimarcato che accanto alle trasformazioni ambientali, si è assistito ad un notevole cambiamento della cultura del mondo venatorio fino ad allora legato in modo stretto alla disponibilità delle risorse che l ambiente metteva a disposizione. Lo spettacolare aumento dei carnieri di fagiano in entrambe le riserve infatti è dipendente dall immissione di soggetti allevati in modo intensivo con le tecniche mutuate dalla moderna avicoltura (utilizzo di incubatrici meccaniche). Nel caso di Camugliano va precisato tuttavia che l allevamento del fagiano ha una origine molto antica (prima del 1880). In questa azienda infatti fu importata dall Inghilterra l usanza della caccia in battuta, che necessita di consistenze ben maggiori di quanto richiesto con la più nostrana forma di caccia con il cane da ferma. Tuttavia fino agli anni

4 60 l allevamento era di tipo estensivo e l incubazione delle uova delle fagiane catturate nell azienda stessa avveniva con le galline domestiche. Si assiste quindi, proprio in questo periodo, alla rottura di un equilibrio secolare che legava il cacciatore alla produttività del territorio ed all affermarsi di un modello che potremmo definire consumistico legato alle moderne forme di zootecnia. La scomparsa della starna se da un lato è da imputarsi prioritariamente alle trasformazioni degli habitat agricoli, dall altro è stata sicuramente accelerata dall aumento della pressione venatoria consentito appunto dai ripopolamenti artificiali. L analisi storica dei carnieri ci permette anche di mettere in evidenza gli errori gestionali spesso commessi in passato che oggi devono essere assolutamente evitati. Nella fig. 3, si osserva chiaramente che il declino dei carnieri di lepre nella AFV Ghizzano sia da mettere in relazione all aumento del coniglio selvatico introdotto a scopo venatorio. I nuovi orientamenti in materia di politica agricola, l affermarsi del concetto di multifunzionalità dell agricoltura, il rilancio delle produzioni tipiche e di tecniche agricole più rispettose dell ambiente consentono di intravedere un nuovo mutamento dell ambiente rurale (o almeno di una parte di esso) più favorevole alla piccola selvaggina. In questo contesto il recupero di specie estinte come la starna potrebbe concretizzarsi con maggiore probabilità di successo. Occorre tuttavia, accanto ad un maggiore sforzo nel ripristino e nel miglioramento ambientale, il recupero di una etica venatoria basata sul equilibrio fra cacciatore e specie cacciata. Fig. 1.1 andamento dei carnieri di starna nella AFV Ghizzano dal 1930 al

5 Fig. 1.2 andamento dei carnieri di fagiano nella AFV Ghizzano dal 1930 al

6 Fig andamento dei carnieri di lepre nella AFV Ghizzano dal 1930 al lepri conigli Fig Andamento dei carnieri di starna nella AFV Camugliano dal 1882 al

7 Fig. 1.5 Andamento dei carnieri di fagiano nella AFV Camugliano dal 1882 al Fig. 1.6 Andamento dei carnieri di lepre nella AFV Camugliano dal 1882 al

8 CAPITOLO 2 Analisi ambientale del territorio provinciale Individuazione dei Comprensori Faunistici Omogenei METODI Al territorio provinciale sono stati sovrapposti due layer, uno costituito dai confini dei comuni e l altro da una griglia di 1 km di lato coerente con il reticolo UTM (Fig. 2.1); ogni cella della griglia costituiva l elemento di base dell analisi (Unità di Campionamento, o UC). All interno dei confini dei comuni e delle singole UC, tramite il sistema GIS ArcView 3.2 per Windows e relative estensioni, sono stati misurati numerosi parametri ambientali. I dati sono stati ricavati dalle carte numeriche digitalizzate dell Inventario Forestale Toscano e del Corile LandCover III Livello, integratea con altri layer digitalizzati di dati utili all analisi quali la presenza e l estensione di strade, ferrovie e aree urbanizzate e quello relativo al Modello Digitale del Terreno.

9 Fig. 2.1 Griglia delle Unità di Campionamento

10 Complessivamente le 68 variabili misurate hanno consentito una valutazione quantitativa di 6 aspetti ambientali: 1) Variabili di valutazione del disturbo antropico (4) Estensione delle aree urbane Estensione degli edificati isolati Sviluppo lineare delle strade Sviluppo lineare delle ferrovie 2) Tipi vegetazionali (31) Estensione percentuale delle seguenti variabili ambientali: Seminativi Seminativi abbandonati Seminativi arborati Prati stabili Vigneti Frutteti Oliveti Oliveti abbandonati Pioppeti e vivai Pascoli Pascoli arborati Cespuglieti Arbusteti Macchia arborea Macchia arbustiva Boschi di Latifoglie varie Boschi di Conifere varie Boschi misti Boschi di Pinus Boschi di Castagno Boschi di Leccio Boschi di Quercus

11 Boschetti Boschi riparali Zone di rinnovazione Aree sabbiose e ghiaiose prive di vegetazione (indicate sinteticamente con la dicitura Aree nude ) Vegetazione palustre Corpi idrici: corsi d acqua e bacini Cave estrattive Aree urbane Aree verdi in ambiente urbano 3) Diversità ambientale (2) Indice di Shannon Indice di Simpson L Indice di Shannon (H ) è stato calcolato secondo la formula: H = -Σ pi x (log2pi) Dove pi rappresenta la proporzione di territorio occupata dall i-esimo tipo di uso del suolo. Questo indice esprime il grado di omogeneità o di differenziazione del territorio. Più alto è il valore di H, maggiore sarà la diversificazione dell ambiente. L'indice di Simpson (H), pur essendo meno noto di quello di Shannon, ha il vantaggio di una semplice interpretazione intuitiva: H = 1- Σ p i ² A differenza dell'indice di Shannon l'indice di Simpson è compreso tra 0 e 1. L'indice di Shannon, a causa della presenza del logaritmo, dà relativamente più peso, rispetto all'indice di Simpson, ai tipi di uso del suolo rari. 4) Misure della complessità ambientale effettuate per mezzo dell estensione Patch Analyst 2.2 for ArcView (6): NUMP: Numero totale di chiazze dei diversi tipi vegetazionali MPS: Dimensione media delle chiazze PSSD: Deviazione standard della dimensione delle chiazze TE: Lunghezza del perimetro delle chiazze

12 MSI: Indice di complessità della forma delle chiazze determinato dal rapporto tra la somma del perimetro delle diverse chiazze e la radice quadrata dell estensione in ettari delle chiazze stesse, diviso il numero delle chiazze; il valore dell indice è pari a 1 nel caso di una circonferenza e maggiore di 1 nel caso di poligoni di forma diversa. MPFD: è un altro indice di complessità della forma delle chiazze, che utilizza algoritmi diversi a seconda della forma delle chiazze. Tali valori sono stati misurati utilizzando il Corine LandCover poiché tale carta digitalizzata è la sola che permette di effettuare questo tipo di calcoli 5) Variabili relative alla vegetazione naturale (8): Sviluppo lineare di siepi per ettaro Estensione percentuale delle seguenti classi di copertura della vegetazione naturale: 1. Copertura 0-5% 2. Copertura 10-40% 3. Copertura 40-70% 4. Copertura > 70% Estensione percentuale delle seguenti classi di eterogeneità della vegetazione naturale: 1. Bassa 2. Media 3. Alta 6) Caratteristiche fisico-morfologiche (17) Fascia altitudinale (3) Estensione percentuale delle seguenti fasce altitudinali: 1. Altitudine media inferiore a 200 m s. l. m.: pianura 2. Altitudine media compresa tra 200 e 400 m s. l. m.: bassa collina 3. Altitudine media compresa tra 400 e 600 m s. l. m.: alta collina Esposizione (9) Estensione percentuale delle seguenti esposizioni: esposizione nulla, N, NE, E, SE, S, SO, O, NO. Pendenza (4) Estensione percentuale delle seguenti classi di pendenza: 1. Pendenza nulla 2. Pendenza < 30

13 3. Pendenza compresa tra 10 e Pendenza compresa tra 30 e 60 Rugosità (1) E stata misurata come valore medio della lunghezza dei tratti delle isoipse a diversa altitudine ricadenti all interno di ciascun comune o di ciascuna UC. Al fine di rendere confrontabili i valori misurati nelle diverse UC anche in quelle di confine che includevano solo una parte di territorio provinciale, le diverse variabili misurate come estensione percentuale sono state considerate come estensione percentuale rispetto alla superficie dell UC ricadente nel territorio provinciale secondo la formula: V i = (s i /S) 100 dove: V i rappresenta il valore percentuale della i-esima variabile s i l estensione di territorio dell UC occupata dall i-esimo tipo ambientale S l estensione complessiva di territorio provinciale ricadente nell UC. Le variabili invece misurate in altro modo sono state divise per la proporzione di cella ricadente all interno del territorio provinciale. I 39 comuni e le UC sono poi state classificate ed accorpate in base al loro grado di affinità ambientale in Comprensori Faunistici Omogenei (CFO) e in Unità di Paesaggio (UP). Le aggregazioni sono state effettuate utilizzando l Analisi dei Cluster: un metodo di analisi statistica multivariata che permette di misurare in modo oggettivo la somiglianza (attraverso un parametro chiamato Distanza Euclidea) tra i diversi casi sulla base dell insieme delle caratteristiche ambientali considerate.

14 RISULTATI I 2418 km 2 di territorio provinciale sono risultati caratterizzati per la maggior parte dalla presenza di seminativi, che occupano una superficie pari al 33.6% dell estensione della provincia (Tab. 2.1). Altri elementi vegetazionali degni di nota sono risultati i boschi di latifoglie varie, che occupano il 7.2% della superficie provinciale, il territorio urbanizzato (6.2%), la macchia arbustiva (5.3%) e i pascoli (5.0%). I territori comunali sono stati suddivisi in 6 diversi Comprensori Faunistici Omogenei (CFO) sulla base di fattori idrografici, geo-morfologici ed ambientali (Fig. 2.2)(Tab. 2.2). Fig. 2.2 Comprensori Faunistici Omogenei individuati nella provincia di Pisa ZRC Comune Superficie Comprensorio occidentale ha Superficie Comprensorio orientale ha Superficie Complessiva ha 1 Asciano S. Giuliano T Bacini del sale Montecatini V.C Badia Aiale Monterverdi M Bientina Bientina Calcinaia Calcinaia Bientina Vico Pisano Capannoli Terricciola Capannoli Terricciola Casa alle Monache Volterra Casaglia Montecatini V.C Casciana Terme Casciana Terme Castelnuovo Val di Cecina Castelnuovo V.C Citerna Volterra Collebrunacchi S. Miniato Il Poggione Peccioli Lajatico Larderello Montecerboli Pomarance Latignano Navacchio Cascina Le Rene Pisa Lorenzana Lorenzana Luciana Fauglia Montecastelli Le Serre Castelnuovo V.C Montescudaio Montescudaio Orciano Orciano Orciatico Lajatico Rio Arbiaia Pomarance Roncolla Volterra Santa Luce Santa Luce Sasso Pisano Castelnuovo V.C Terra Rossa Lari Varramista Montopoli V.A. Palaia Vicarello Villamagna Volterra Totale %S.A.F. impegnata #DIV/0! #DIV/0! #DIV/0! S.A.F. Comprensorio occidentale ha S.A.F. Comprensorio orientale ha Totale

15 Tab Utilizzazione percentuale del suolo in provincia di Pisa Tipologia ambientale Estensione percentuale Estensione in km² urbanizzato verde urbano seminativi seminativi abbandonati seminativi arborati prati vigneti frutteti oliveti oliveti abbandonati pioppeti e vivai pascoli arborati pascoli cespugliati arbusteti macchia arborea macchia arbustiva boschi conifere varie boschi latifoglie varie boschi misti boschi di Pinus boschi di Castagno boschi di Leccio boschi di Quercus boschetti boschi ripariali zone in rinnovazione Aree nude Cave Vegetazione palustre Corpi idrici

16 Tab. 2.2 Elenco dei comuni ricadenti in ciascuno dei 6 CFO Comuni CFO CASTELFRANCO DI SOTTO 1 PISA 1 SAN GIULIANO TERME 1 VECCHIANO 1 BIENTINA 2 CALCINAIA 2 CAPANNOLI 2 CASCINA 2 FAUGLIA 2 LORENZANA 2 ORCIANO PISANO 2 PECCIOLI 2 PONSACCO 2 PONTEDERA 2 SANTA CROCE SULL'ARNO 2 BUTI 3 CALCI 3 CASTELNUOVO DI VAL DI CECINA 3 CHIANNI 3 MONTECATINI VAL DI CECINA 3 MONTEVERDI MARITTIMO 3 POMARANCE 3 RIPARBELLA 3 VOLTERRA 3 CASTELLINA MARITTIMA 4 LAJATICO 4 SANTA LUCE 4 CASCIANA TERME 5 CRESPINA 5 LARI 5 MONTOPOLI IN VAL D'ARNO 5 TERRICCIOLA 5 CASALE MARITTIMO 6 GUARDISTALLO 6 MONTESCUDAIO 6 PALAIA 6 SAN MINIATO 6 SANTA MARIA A MONTE 6 VICOPISANO 6

17 Il primo CFO comprende 4 comuni, tutti situati nella parte settentrionale della provincia, ed è prevalentemente caratterizzato dalla presenza di seminativi (41.9%), seguiti da boschi di Pinus (14.1%), territorio urbanizzato (11.9%) e boschi misti (10.1%)(Fig. 2.3). Fig. 2.3 Valori medi delle caratteristiche ambientali delle UC appartenenti al Comprensorio Faunistico Omogeneo 1 (N = 4). D e n o m in a z io n e A. F. V. C o m u n e S u p e r f ic ie C o m p r e n s o r io o c c id e n t a le h a S u p e r f ic ie C o m p r e n s o r io o r ie n t a le h a S u p e r f ic ie C o m p le s s iv a h a 1 A r ia n o V o lt e r r a B a d ia d i M o r r o n a C a s c ia n a T. T e r r ic c i o la B a r b ia ll a S. M in ia t o C a l if o r n ia e T o r r i V o lt e r r a C a m u g lia n o P o n s a c c o C a p a n n o l i C e d r i P e c c io li C e n a ia L a v a ia n o C r e s p in a L a r i C o i a n o S. M in ia t o C o z z a n o V o lt e r r a G e llo M a t t a c c in o C a s c ia n a T G h iz z a n o P e c c io li I l R o g lio P e c c io li I l T e r r ic c io C a s t e llin a M L e P ia n o r a S a n t a M a r ia a M o n t e M e le t o C a n n e t o S. M in ia t o M ie m o M o n t e c a t in i V. C. L a j a t ic o R ip a r b e lla M o n t e g e m o li S e r r a P o m a r a n c e M o n t e lo p io P e c c io li P a g lia n a O r c ia n o F a u g lia L o r e n z a n a P e c c io l i P e c c io li P e l a g a c c io P e c c io li P ie v e a P it t i T e r r ic c io la P ig n a n o V o lt e r r a P r a t e llo P e c c io li Q u e r c e t o M o n t e c a t in i V. C R ic r io G u a r d is t a llo C a s a le M S c o p ic c i S. M ic h e le V o lt e r r a S c o r n e llo V o lt e r r a S p e d a le t t o L a j a t ic o P e c c io li V o l t e r r a U s i g lia n o P a la ia V ille t t a C a n n e t o M o n t e v e r d i M. P o m a r a n c e T o t a le s u p e r f ic ie A. F. V % S. A. F. im p e g n a t a # D I V / 0! # D I V / 0! # D I V / 0! s u p e r f i c ie A. F. V. 1 0 % s u p e r f ic ie d is p o n ib ile p e r A. F. V S. A. F. C o m p r e n s o r io o c c id e n t a le h a S. A. F. C o m p r e n s o r io o r ie n t a le h a T o t a le

18 Gli 11 comuni compresi nel secondo CFO sono spostati più a sud rispetto ai precedenti e coprono una maggiore percentuale di seminativi (50.1%). Il territorio urbanizzato rimane pressoché costante (12.2%), mentre si riduce la presenza di boschi misti (3.6%) e boschi di Pinus (1.1%), parallelamente all aumento di prati (6.5%) e vigneti (5.0%)(Fig. 2.4). Fig. 2.4 Valori medi delle caratteristiche ambientali delle UC appartenenti al Comprensorio Faunistico Omogeneo 2 (N = 5). D e no m ina zio ne A.A.V. C o m un e S up e rfic ie C o m p re nso rio o ccid e nta le ha S up e rfic ie C o m p re n so rio o rie nta le ha S up e rficie C o m p le ssiva ha 1 B uria no M o nte c a tini V.C C astelfalfi P eccio li C olleoli P alaia C onsalvo M onteverdi M F auglia T ripalle C respina F auglia Lore nzana Il C olle Lajatic o L a C a va P o nsa cco P o nte d e ra L a C e rb a na P e ccio li P a la ia L a S ensanese V olterra L a V a lle P e ccio li L e T e g o le R ip a rb e lla M o caio M o nte c a tini V.C M ontefoscoli P alaia M o nte vig no li M o nte c a tini V.C M o nti P e ccio li P a la ia P rataccia di M ontevaso C hianni R osavita C hianni S a n C a rlo L a ja tic o S a n G e rva sio P a la ia S a n M iche le P a la ia S anta Luce S anta Luce S anta V ittoria V olterra S ant'ippolito P om arance V illa S aletta P alaia T o ta le sup e rficie A.A.V % S.A.F. im p e g na ta # D IV /0! # D IV /0! # D IV /0! sup e rficie A.A.V. 4 % superficie d isponibile per A.A.V S.A.F. C o m p re nso rio o ccid e nta le ha S.A.F. C o m p re n so rio o rie nta le ha T o ta le

19 Il quinto CFO comprende 5 comuni situati all altezza dei precedenti, da cui si discosta per una riduzione nella predominanza dei seminativi (31.0%) ed un sensibile incremento dei vigneti (10.3%)(Fig. 2.5). Fig. 2.5 Valori medi delle caratteristiche ambientali delle UC appartenenti al Comprensorio Faunistico Omogeneo 5 (N = 13). Oasi Comune Superficie Comprensorio occidentale ha Superficie Comprensorio orientale ha Superficie Complessiva 1 Casa al Colle Monterverdi M Fonte ai Fichi Monterverdi M La Stregaia Castelnuovo V.C Monterufoli La Bandita Montecatini V.C. Pomarance Poggi di Granchio Castelnuovo V.C Santa Luce Santa Luce Totale % S.A.F. impegnata #DIV/0! #DIV/0! #DIV/0! S.A.F. Comprensorio occidentale ha S.A.F. Comprensorio orientale ha Totale

20 Solo 3 comuni rientrano nel quarto CFO, tutti localizzati nel centro del territorio provinciale, nei quali prevale la presenza di seminativi (43.1%), seguita da macchia arborea (14.2%) e boschi di Quercus (7.6%)(Fig. 2.6). Fig. 2.6 Valori medi delle caratteristiche ambientali delle UC appartenenti al Comprensorio Faunistico Omogeneo 4 (N = 10). Riserve naturali e Parchi Comune Superficie Comprensorio occidentale ha Superficie Comprensorio orientale ha Superficie Complessiva ha Parco naturale Migliarino S. Rossore Massaciuccoli Riserva naturale Berignone Riserva naturale Montenero Riserva naturale Monterufoli Caselli Riserva naturale Santa Luce Volterra Volterra Pomarance Montecatini V.C. Monteverdi M Santa Luce Totale % S.A.F. impegnata #DIV/0! #DIV/0! #DIV/0! S.A.F. Comprensorio occidentale ha S.A.F. Comprensorio orientale ha Totale

21 Il terzo CFO comprende 9 comuni situati perlopiù nella parte meridionale della provincia e risulta molto più vario sotto l aspetto dell utilizzo del suolo. Il valore dell indice di Shannon è infatti maggiore rispetto ai CFO precedenti (Tab. 2.3) (Fig. 2.7). Fig. 2.7 Valori medi delle caratteristiche ambientali delle UC appartenenti al Comprensorio Faunistico Omogeneo 3 (N = 9). Codice SIR Nome Sito Superficie in provincia di Pisa % protetta Lago di Massaciuccoli , Monte Pisano n.d Boschi di Bolgheri, Bibbona e Castiglioncello 28 n.d Dune litoranee di Torre del Lago , Selva Pisana , Cerbaie , Montenero , Macchia di Tatti - Berignone , Fiume Cecina da Berignone a Ponteginori , Complesso di Monterufoli , Montefalcone ,0 12 0B11 Valle del Pavone e Rocca Sillana 836 n.d. Totale

22 Infine il sesto CFO comprende 7 comuni situati sia a nord sia nel centro-sud della provincia e presenta anch esso una prevalenza di seminativi (34.9%) seguiti però da una presenza importante di oliveti (11.3%)(Fig. 2.8). La percentuale di territorio urbanizzato varia sensibilmente tra i diversi CFO, passando da un massimo di 12.2% nel secondo CFO a un minimo di 1.7% nel quarto CFO. Fig. 2.8 Valori medi delle caratteristiche ambientali delle UC appartenenti al Comprensorio Faunistico Omogeneo 6 (N = 15). D e n o m in a z io n e A. A. C. T ip o lo g ia s e n z a a b b a t t im e n t o C o m u n e S u p e r f ic ie C o m p r e n s o r io o c c id e n t a le h a S u p e r f ic ie C o m p r e n s o r io o r ie n t a le h a S u p e r f ic ie C o m p le s s iv a h a 1 B a n d it e lle C in g h ia le C a s t e llin a M C a n t a g a llo C in g h ia le M o n t e v e r d i M C o ld ile g n o C in g h ia le p e r c u c c io li S. M in ia t o F la m in g o C in g h ia le S. M a r ia a M o n t e G li S c o p a i C in g h ia le P a la ia I B o s c h e t t i C in g h ia le M o n t e c a t in i V. C I l S o le n g o C in g h ia le F a u g lia I l T u f o L e p r e S. M in ia t o L a C a s a C in g h ia le P o m a r a n c e L a C a s a 1 C in g h ia le p e r c u c c io li P o m a r a n c e L a C o s t a n z a C in g h ia le V e c c h ia n o L a G a b e lla C in g h ia le M o n t e c a t in i V. C L a L e s p a F a u n a n a t u r a le S. L u c e L a R iv a V o la t ili P o m a r a n c e L a R o s a F a u n a n a t u r a le T e r r ic c io la L a g o d i S a n t a L u c e V o la t ili S. L u c e L e B u c h e C in g h ia le p e r c u c c io li P o m a r a n c e L e C a p a n n a c c e V o la t ili s. a. L o r e n z a n a L e L e n z e F a u n a n a t u r a le S. L u c e L e P e r e t e C in g h ia le P o m a r a n c e M a n d r ia c c e F a u n a n a t u r a le L o r e n z a n a O r c ia n o M a n g a n ie llo C in g h ia le C a s t e llin a M P a la g io L e p r e P o m a r a n c e P a o le t t i C in g h ia le p e r c u c c io li V o lt e r r a P o z z a v illa F a u n a n a t u r a le F a u g lia R ip a n u c c i V o la t ili L a ja t ic o S e r r a lli C in g h ia le R ip a r b e lla S p ic c h ia o la C in g h ia le p e r c u c c io li V o lt e r r a V a llo r s i C in g h ia le p e r c u c c io li L a r i Z a r a V o la t ili P is a T o t a le

23 Tab. 2.3 Valori medi delle variabili di diversità e complessità ambientale, estensione dei filari, delle strade, delle ferrovie e dei corsi d acqua nei diversi CFO individuate in provincia di Pisa. CFO Ind.div.amb. Shannon Ind.div.amb. Simpson N chiazze Dim. media chiazze Coeff.var. chiazze Lungh.bordi chiazze Perimetro medio chiazze Indice forma Perim/area chiazze Ind.forma (frattali) Ind. sieposità % aree vinc.bosc. Copert. 0-5% Copert % Copert % Copert. >70% Sviluppo corsi acqua Eter bassa Eter media Eter alta Estens. aree edif. % centri abitati Sviluppo strade Sviluppo ferrovie CFO Altitud Altitud Altitud Altitud. >600 Rugosità Espos. nulla Espos. N Espos. NE Espos. E Espos. SE Espos. S Espos. SO Espos. O Espos. NO pend. nulla pend. <10 pend pend pend. > 60

24 Le 2653 UC della provincia di Pisa, all Analisi dei Cluster, sono risultate accorpate in 17 Unità Ambientali Omogenee (Fig.2.9). Fig Unità Ambientali Omogenee individuate in provincia di Pisa

25 La UAO 1 è costituita da 164 UC, corrispondenti al 6.2% del territorio, distribuite nella parte centro-sud della provincia. Si distingue dalle altre UAO per la massiccia presenza della macchia arborea, che da sola copre il 40.2%. Anche i boschi di latifoglie sono ben rappresentati rispetto alle altre UAO, raggiungendo il 16.8%. La macchia arbustiva, infine, che nel resto del territorio è poco rappresentata, nella UAO 1 copre il 5.7% (Fig e Tab. 2.4). Fig Valori medi delle caratteristiche ambientali delle UC appartenenti all Unità Ambientale Omogenea 1 (N = 164). D e n o m in az io ne A.A.C. T ip o lo g ia co n ab ba t tim e nto C o m u ne S u p e rficie C o m p ren so rio o c c id en t ale h a S u p e rfic ie C o m p re nso rio o rien ta le h a S u p erfic ie C o m p le ssiva ha B ie ntina V o la tili B ie ntina B o nrip o s o V o la tili P e c c io li C a lc i V o la tili C a lc i 5 5 C a ne stric c i* V o la tili le p re V o lte rra C a sa a l B o sc o * V o la tili V o lte rra C a sa no v a V o la tili M o nte c a tin i V.C C a sc ia n a T.-P ie tre R o ss e V o la tili C a sc ia n a T. 1 3 G e llo * ** V o la tili V o lte rra I B a s si V o la tili S. M in ia to 4 M a z z o lla ** V o la tili V o lte rra P o d e re C a m o ne V o la tili C a lc in a ia P o g g io a i V e n ti V o la tili R ip a rb e lla 3 3 P o z z a te llo V o la tili S. M a ria a M o nte 6 6 S. A n d re a V o la tili C a p a nn o li 8 8 T o ta le % S.A.F. im p e g na ta s up e rf ic ie A.A.C. 0,5 % su p e rf ic ie d is p o nib ile p e r A.A.C. # D IV /0! # D IV /0! # D IV /0! S.A.F. C o m p re n so rio o c c id e n ta le h a S.A.F. C o m p re ns o rio o rie n ta le h a T o ta le

26 La UAO 2 è costituita da 67 UC, tutte distribuite nella parte meridionale della provincia, pari al 2.5% del territorio. La diversità ambientale che la caratterizza è confermata dal valore piuttosto elevato dell indice di Shannon (1.5) (Tab. 4). A differenza delle altre UAO è caratterizzata prevalentemente dalla presenza di seminativi erborati che coprono il 25.8% (Fig. 2.11). Fig Valori medi delle caratteristiche ambientali delle UC appartenenti all Unità Ambientale Omogenea 2 (N = 67). Denominazione A.A.C. Tipologia Superficie Comprensorio occidentale ha Superficie Comprensorio orientale ha Superficie Complessiva ha Superficie A.A.C.senza abbattimento Superficie A.A.C. con abbattimento Totale superficie A.A.C % S.A.F. impegnata #DIV/0! #DIV/0! #DIV/0! superficie A.A.C. 2% superficie disponibile per A.A.C S.A.F. Comprensorio occidentale ha S.A.F. Comprensorio orientale ha Totale

27 Le 93 UC che costituiscono la UAO 3 rappresentano il 3.5% del territorio e sono localizzate al centro e a Sud della provincia. Sono caratterizzate da un elevata copertura di boschi di Quercus (53.4%) che in tutte le altre UAO, se presente, non supera mai il 10%. Anche le zone di rinnovazione sono rappresentate in percentuale maggiore (19.0%) rispetto alle altre UAO. Il grado di diversità ambientale non è elevato, come mostra il valore dell indice di Shannon (0.7) (Fig e Tab. 2.4). Fig Valori medi delle caratteristiche ambientali delle UC appartenenti all Unità Ambientale Omogenea 3 (N = 93). C o m u n e C o l o m b a c c i M i n u t a s e l v a g g i n a P a l m i p e d i e t r a m p o l i e r i T o t a l e a p p o s t a m e n t i B i e n t i n a B u t i C a l c i C a l c i n a i a C a p a n n o l i C a s a l e M. m o C a s c i a n a T C a s c i n a C a s t e l f r a n c o d i S o t t o C a s t e l l i n a M. m a C a s t e l n u o v o V C C h i a n n i C r e s p i n a F a u g l i a G u a r d i s t a l l o L a j a t i c o L a r i L o r e n z a n a M o n t e c a t i n i V C M o n t e s c u d a i o M o n t e v e r d i M. m o M o n t o p o l i V A O r c i a n o P i s a n o P a l a i a P e c c i o l i P i s a P o m a r a n c e P o n s a c c o P o n t e d e r a R i p a r b e l l a S a n G i u l i a n o T S a n M i n i a t o S a n t a C r o c e S / A S a n t a L u c e S a n t a M a r i a a M T e r r i c c i o l a V e c c h i a n o V i c o p i s a n o V o l t e r r a T o t a l i

28 La UAO 4 è costituita da 83 UC, pari al 3.1% del territorio, prevalentemente localizzate nella porzione meridionale della provincia. A differenza delle restanti UAO è caratterizzata per la maggior parte dai seminativi erborati, che coprono il 20.9%. Seguono pascoli (15.9%) e seminativi (12.4%) ben rappresentati come nel resto del territorio. L indice di Shannon fa registrare il massimo valore (1.6) testimoniando una discreta complessità ambientale (Fig e Tab. 3.4). Fig Valori medi delle caratteristiche ambientali delle UC appartenenti all Unità Ambientale Omogenea 4 (N = 83). Z R V C o m u n e S u p e r f i c i e C o m p r e n s o r i o o c c i d e n t a l e h a S u p e r f i c i e C o m p r e n s o r i o o r i e n t a l e h a S u p e r f i c i e C o m p l e s s i v a h a 1 A s c i a n o S. G i u l i a n o T e r m e C a n n e t o M o n t e v e r d i M a r i t t i m o C a s a g l i a M o n t e c a t i n i V. C C a s a l e C a s a l e M a r i t t i m o C h i a n n i C h i a n n i G u a r d i s t a l l o G u a r d i s t a l l o I G i a r d i n i C a s t e l l i n a M a r i t t i m a I l N e s p o l o C r e s p i n a I l R i a c c i o B u t i L a j a t i c o L a j a t i c o L a t i g n a n o C a s c i n a L e V a l l i L a j a t i c o M a r i n a d i P i s a P i s a M a s s e r i a S a n t a L u c e M o n t e c a t i n i M o n t e c a t i n i V. C M o n t i e P i a n o V e c c h i a n o P o m a i a S a n t a L u c e Q u e r c e t o M o n t e c a t i n i V. C R i p a r b e l l a R i p a r b e l l a T e r r i c c i o l a T e r r i c c i o l a T i t i g n a n o C a s c i n a T r a v e r s a g n a V e c c h i a n o V a l t r i a n o V e c c h i a n o C a l d a n a P o m a r a n c e C a p p u c c i n i V o l t e r r a C a s t e l n u o v o C a s t e l n u o v o V. C L u s t i g n a n o P o m a r a n c e M o n t e l e o n e C a s t e l f r a n c o P a l a i a P a l a i a P e c c i o l i P e c c i o l i P i a l l a P o m a r a n c e P o d e r n o v o P o m a r a n c e S a n D a l m a z i o P o m a r a n c e S a n t a M a r i a a M o n t e S a n t a M a r i a a M o n t e S e r r a z z a n o P o m a r a n c e T o t a l e % S. A. F. i m p e g n a t a # D I V / 0! # D I V / 0! # D I V / 0! S. A. F. C o m p r e n s o r i o o c c i d e n t a l e h a S. A. F. C o m p r e n s o r i o o r i e n t a l e h a T o t a l e

29 La UAO 5 è rappresentata da 114 UC localizzate a Nord della provincia. Copre il 4.3% del territorio ed è caratterizzata da un abbondante presenza di aree urbane (56.8%), maggiore rispetto a tutte le altre UAO. A parte i seminativi, che coprono il 27.7%, la porzione restante delle UC è occupata da altre variabili ambientali poco rappresentate (tra lo 0.1% e il 3.6%)(Fig e Tab. 3.4). Fig Valori medi delle caratteristiche ambientali delle UC appartenenti all Unità Ambientale Omogenea 5 (N = 114). Z R V C o m u n e S u p e r fic ie C o m p r e n s o r io o c c id e n t a le h a S u p e r fic ie C o m p r e n s o r io o r ie n t a le h a S u p e r fic ie C o m p le s s iv a h a 1 C a s a le C a s a le M a r it t im o C h ia n n i C h ia n n i G u a r d is t a llo G u a r d is t a llo I G ia r d in i C a s t e llin a M a r it t im a L a ja t ic o L a ja t ic o L a t ig n a n o C a s c in a M o n t i e P ia n o V e c c h ia n o P o m a ia S a n t a L u c e Q u e r c e t o M o n t e c a t in i V. C R ip a r b e lla R ip a r b e lla T e r r ic c io la T e r r ic c io la T it ig n a n o C a s c in a V a lt r ia n o V e c c h ia n o C a ld a n a P o m a r a n c e C a p p u c c in i V o lt e r r a L u s t ig n a n o P o m a r a n c e P a la ia P a la ia P ia lla P o m a r a n c e P o d e r n o v o P o m a r a n c e S a n D a lm a z io P o m a r a n c e S e r r a z z a n o P o m a r a n c e T o t a le % S. A. F. im p e g n a t a # D I V / 0! # D I V / 0! # D I V / 0! S. A. F. C o m p r e n s o r io o c c id e n t a le h a S. A. F. C o m p r e n s o r io o r ie n t a le h a T o t a le

30 La UAO 6 rappresenta il 2.8% del territorio ed è costituita da 73 UC sparse nella provincia ma concentrate per la maggior parte nella zona nord-occidentale. La variabile presente con una percentuale più elevata è la copertura a boschi di Pinus, che raggiunge il 59.5%. Oltre ai boschi di Pinus, il territorio compreso nella UAO 6 è coperto da boschi di latifoglie varie (9.9%) e boschi misti (9.5%). La complessità ambientale è piuttosto ridotta, come dimostra il minimo valore dell indice di Shannon (0.7) (Fig e Tab. 3.4). Fig Valori medi delle caratteristiche ambientali delle UC appartenenti all Unità Ambientale Omogenea 6 (N = 73). vegetazione palustre corpi idrici 0.7% 1.1% aree nude 1.3% zone in rinnovazione 1.5% boschi di Castagno 0.1% urbanizzato 4.4% verde urbano 0.1% seminativi abbandonati 0.3% seminativi prati 9.1% 0.4% pioppeti e vivai 1.1% pascoli 0.4% pascoli arborati 0.3% arbusteti 0.1% macchia arborea 0.1% boschi latifoglie varie 9.9% boschi misti 9.5% boschi di Pinus 59.5%

31 Le 51 UC che compongono la UAO 7 coprono l 1.9% del territorio provinciale. Sono distribuite soprattutto al centro e al sud della provincia e ciò che le contraddistingue è la cospicua presenza di verde urbano (22.5%) pressoché assente, o comunque poco rappresentato (< 3%), nel resto della provincia. Anche per questa UAO si registra il massimo valore dell indice di Shannon (1.6), a indicarne un buon grado di complessità ambientale (Fig e Tab. 3.4). Fig Valori medi delle caratteristiche ambientali delle UC appartenenti all Unità Ambientale Omogenea 7 (N = 51). vigneti 6.4% prati 3.6% seminativi arborati 0.2% seminativi abbandonati 4.3% pioppeti e vivai 1.1% oliveti abbandonati 0.6% frutteti 1.2% oliveti 4.4% pascoli arborati 0.2% cespugliati 0.3% pascoli 2.6% arbusteti 1.5% boschi misti 1.8% boschi latifoglie varie 4.6% boschi di Pinus 3.6% boschi di Castagno 1.5% boschi di Leccio 0.6% corpi idrici 0.5% boschi di Quercus 1.3% boschetti 0.2% aree nude 0.7% urbanizzato 13.1% seminativi 23.0% verde urbano 22.5%

32 La UAO 8 è costituita da 310 UC che occupano l 11.7% della provincia e sono situate al centro della stessa. La presenza preponderante di seminativi (76.1%) è abbinata ad un basso grado di complessità ambientale (Fig e Tab. 3.4). Fig Valori medi delle caratteristiche ambientali delle UC appartenenti all Unità Ambientale Omogenea 8 (N = 310). oliveti 1.5% vigneti 1.2% seminativi arborati 0.9% pascoli arborati 0.2% frutteti 0.2% prati 2.2% pioppeti e vivai 0.1% seminativi abbandonati 1.0% cespugliati 0.2% oliveti abbandonati 0.1% pascoli 6.8% macchia arborea 0.2% arbusteti 0.6% boschi latifoglie varie 1.1% boschi misti 0.2% boschi di Quercus 0.4% boschi di Leccio 0.1% boschetti 0.1% boschi ripariali 0.1% aree nude 0.3% verde urbano 0.2% boschi di Pinus 0.1% boschi di Castagno 0.6% cave 1.7% corpi idrici 1.0% urbanizzato 2.1% zone in rinnovazione 0.4% vegetazione palustre 0.2% seminativi 76.1%

33 Le 77 UC che costituiscono la UAO 9 sono perlopiù localizzate nella parte centro-settentrionale e coprono il 2.9% del territorio della provincia. La copertura maggiore è rappresentata dai vigneti (33.5%) che occupano solo in questa UAO una percentuale così elevata. La copertura dei seminativi si riduce al 25.1%, seguita dalla percentuale di oliveti (8.2%) e di territorio urbano (6.5%). La complessità ambientale di questa UAO risulta piuttosto elevata (Fig e Tab. 3.4). Fig Valori medi delle caratteristiche ambientali delle UC appartenenti all Unità Ambientale Omogenea 9 (N = 77). arbusteti 0.6% pascoli 1.8% oliveti abbandonati 0.3% cespugliati 0.2% pioppeti e vivai 2.2% macchia arbustiva 0.2% boschi latifoglie macchia arborea varie 0.1% 3.3% frutteti 0.8% oliveti 8.2% boschi misti 2.7% boschi di Pinus 0.6% boschi di Leccio 0.5% boschi di Castagno 0.6% urbanizzato 6.5% verde urbano 0.7% boschi ripariali 0.1% boschi di Quercus 3.4% boschetti 0.1% zone in rinnovazione 1.3% aree nude 0.2% cave 0.3% vegetazione palustre corpi idrici 0.6% 0.2% vigneti 33.5% seminativi 25.1% prati 3.0% seminativi abbandonati 2.5% seminativi arborati 0.2%

34 Il 14.8% del territorio è rappresentato dalla UAO 10, costituita da 393 UC localizzate a Nord e a Sud della provincia. I boschi di latifoglie varie coprono il 14.0% seguiti da un discreto numero di altre variabili ambientali (9) che occupano percentuali comprese tra il 5% e il 10%. L indice di Shannon relativo a questa UAO fa registrare un valore piuttosto elevato (1.4) (Fig e Tab. 3.4). Fig Valori medi delle caratteristiche ambientali delle UC appartenenti all Unità Ambientale Omogenea 10 (N = 393). zone in rinnovazione 6.9% boschi ripariali 0.3% boschi di Quercus 6.8% boschi di Leccio 5.1% boschi di Castagno 10.2% boschetti 0.1% aree nude 0.3% cave 0.1% corpi idrici 0.4% urbanizzato 1.2% verde urbano 0.4% seminativi 10.7% seminativi abbandonati 1.5% seminativi arborati 0.9% pascoli 8.3% prati 1.6% vigneti 0.4% frutteti 0.2% oliveti 2.3% oliveti abbandonati 0.4% pioppeti e vivai 0.1% pascoli arborati 1.1% boschi di Pinus 5.8% arbusteti 6.2% boschi misti 3.9% boschi latifoglie varie 14.0% macchia arborea 7.4% macchia arbustiva 3.0% boschi conifere varie 0.8%

35 La UAO 11 è costituita da 56 UC che occupano il 2.1% del territorio provinciale. La presenza di abbondanti oliveti abbandonati (17.2%) e non (15.2%) contraddistingue questa UAO rispetto alle altre, mentre i seminativi coprono anche in essa una percentuale piuttosto elevata (22.7%). L indice di Shannon raggiunge il valore massimo riscontrato (1.6) (Fig e Tab.3. 4) Fig Valori medi delle caratteristiche ambientali delle UC appartenenti all Unità Ambientale Omogenea 11 (N = 56). pascoli 1.4% pascoli arborati 0.1% macchia arbustiva 0.2% macchia arborea 0.6% boschi latifoglie varie 8.0% arbusteti 1.7% pioppeti e vivai 1.1% boschi di Pinus 3.4% boschi misti 7.8% boschi di Castagno 1.7% boschi di Leccio 0.6% boschi di Quercus 2.0% boschetti 0.1% boschi ripariali 0.4% zone in rinnovazione aree nude 1.7% cave 0.5% 0.1% vegetazione palustre corpi idrici 0.1% 0.3% verde urbano 1.6% urbanizzato 4.5% oliveti abbandonati 17.2% seminativi 22.7% oliveti 15.2% frutteti 0.5% vigneti 2.7% seminativi abbandonati 1.9% seminativi arborati prati 0.6% 1.4%

36 La UAO 12 è costituita da 91 UC distribuite in modo sparso nella provincia per un estensione totale del 3.4% del territorio. I prati rappresentano il 38.4% della UAO 12 e, oltre a rappresentare la percentuale maggiore, sono concentrati quasi esclusivamente in essa (nelle altre UAO non superano mai il 4%). A seguire, i seminativi raggiungono, anche in questo caso, una percentuale piuttosto elevata (28.8%)(Fig e Tab. 3.4). Fig Valori medi delle caratteristiche ambientali delle UC appartenenti all Unità Ambientale Omogenea 12 (N = 91). pascoli arborati 0.2% macchia arborea 0.9% pascoli 4.5% arbusteti 1.2% pioppeti e vivai 1.3% oliveti abbandonati 0.1% oliveti 1.9% macchia arbustiva 0.4% vigneti 1.9% boschi latifoglie varie 3.7% boschi di Pinus 1.6% boschi misti 1.1% boschi di Castagno 1.3% boschi di Leccio 0.6% boschi di Quercus 2.7% boschi ripariali boschetti 0.3% 0.1% zone in rinnovazione 1.6% urbanizzato 4.1% vegetazione palustre 0.1% verde urbano 1.1% corpi idrici 0.2% aree nude 0.2% seminativi 28.8% prati 38.4% seminativi abbandonati 1.1% seminativi arborati 0.9%

37 La UAO 13 è formata da 273 UC, tutte localizzate nella parte Nord-Ovest della provincia, e copre il 10.3% del territorio. I seminativi sono presenti in percentuale maggiore (79.2%) rispetto alle altre variabili dell uso del suolo, tutte comprese tra lo 0.1% ed il 4% ad eccezione del territorio urbano che copre il 6.9%. L indice di Shannon fa registrare il valore più basso tra tutte le UAO (0.5) (Fig e Tab. 3.4). Fig Valori medi delle caratteristiche ambientali delle UC appartenenti all Unità Ambientale Omogenea 13 (N = 273). prati 4.0% pioppeti e vivai 0.2% vigneti 1.4% seminativi arborati 0.1% seminativi abbandonati 1.8% frutteti 0.3% pascoli 0.2% boschi latifoglie boschi misti varie 0.3% 0.4% boschi di Pinus 0.6% boschi ripariali 0.1% boschi di Leccio zone in rinnovazione 0.1% aree nude 0.8% cave 1.8% 0.3% vegetazione palustre corpi idrici 0.3% 1.1% verde urbano 0.2% urbanizzato 6.9% seminativi 79.2%

38 La UAO 14 comprende 87 UC, tutte situate a sud della provincia, con un estensione totale del 3.3% del territorio. La caratteristica che la contraddistingue dalle altre UAO è la massiccia presenza della macchia, sia arbustiva (45.1%), sia arborea (26.5%). Il restante 28.4% della UAO 14 è rappresentato in prevalenza da boschi di latifoglie varie (7.5%) e pascoli (4.3%)(Fig e Tab. 3.4). Fig Valori medi delle caratteristiche ambientali delle UC appartenenti all Unità Ambientale Omogenea 14 (N = 87). zone in rinnovazione 3.1% boschi di Leccio boschi di Quercus 0.9% 1.1% boschi di Castagno 0.9% boschi di Pinus 1.2% boschi misti 0.3% boschi latifoglie varie 7.5% boschi ripariali 0.1% corpi idrici 0.5% aree nude 0.4% urbanizzato 0.1% seminativi 3.2% seminativi abbandonati 0.4% seminativi arborati 0.4% prati 1.7% oliveti 0.1% frutteti 0.2% pascoli arborati 1.1% arbusteti 0.9% oliveti abbandonati 0.2% pascoli 4.3% macchia arborea 26.5% macchia arbustiva 45.1%

39 Le 255 UC che compongono la UAO 15 sono localizzate perlopiù nella parte nord della provincia e coprono il % del territorio 9.6%. Sono caratterizzate dalla presenza di seminativi (43.8%) e, a seguire, da aree urbanizzate (13.3%). A differenza delle precedenti UAO sono ben rappresentati i corpi idrici, che occupano una percentuale del 6.7% (Fig. 2.24e Tab. 3.4). Fig Valori medi delle caratteristiche ambientali delle UC appartenenti all Unità Ambientale Omogenea 15 (N = 255). oliveti abbandonati 0.2% macchia arbustiva pascoli macchia arborea 0.1% 1.4% 0.2% arbusteti pascoli arborati 0.6% pioppeti e vivai 0.4% 4.0% oliveti 1.2% vigneti 2.9% frutteti 0.5% seminativi arborati 0.3% prati 2.5% boschi latifoglie boschi misti varie 2.4% 3.4% boschi di Pinus 2.2% cave 0.6% corpi idrici 6.7% boschi di Castagno 0.6% boschi di Leccio 0.3% boschi di Quercus 1.0% zone in rinnovazione 1.2% aree nude 0.1% vegetazione palustre 4.1% boschi ripariali 0.2% seminativi abbandonati 4.3% urbanizzato 13.3% verde urbano 1.4% seminativi 43.8%

40 La UAO 16 copre il 2.9% del territorio provinciale ed è composta da 76 UC. Anche in questo caso i seminativi occupano la percentuale maggiore (42.3%), seguiti, a differenza di tutte le altre UAO, dalla presenza di boschi riparali, che raggiungono il 16.2%. Il grado di complessità ambientale è piuttosto elevato, come confermato dal valore dell indice di Shannon pari a 1.4 (Fig e Tab. 3.4). Fig Valori medi delle caratteristiche ambientali delle UC appartenenti all Unità Ambientale Omogenea 16 (N = 76). arbusteti 1.6% cespugliati 0.1% pascoli arborati 0.7% pioppeti e vivai oliveti 0.8% 2.9% frutteti 0.2% vigneti 2.7% prati 1.6% seminativi arborati 1.6% seminativi abbandonati 1.5% macchia arbustiva 0.5% macchia arborea 1.2% pascoli 6.5% boschi di Castagno boschi latifoglie varie 1.6% 4.9% boschi misti 0.6% boschi di Leccio 0.3% boschi di Quercus 3.0% boschi ripariali 16.2% zone in rinnovazione 2.6% aree nude 0.7% cave 0.3% corpi idrici 1.8% urbanizzato 3.3% verde urbano 0.2% seminativi 42.3%

41 La UAO 17 comprende 390 UC che coprono il 14.7% del territorio provinciale. È caratterizzata, oltre che dai seminativi (25.3%), da una percentuale piuttosto elevata di boschi di latifoglie varie (12.1%) e latifoglie (12.0%), seguiti dagli oliveti (9.7%). Come nel caso precedente, il valore dell indice di Shannon è pari a 1.4 (Fig e Tab. 3.4). Fig Valori medi delle caratteristiche ambientali delle UC appartenenti all Unità Ambientale Omogenea 17 (N = 390). boschetti 1.7% boschi di Quercus 4.1% boschi di Leccio 1.1% boschi di Castagno 1.5% boschi di Pinus 2.9% boschi misti 12.0% zone in rinnovazione 2.5% boschi ripariali 0.3% aree nude 0.2% cave 0.2% vegetazione palustre 0.1% corpi idrici 0.6% urbanizzato 3.3% verde urbano 0.6% seminativi 25.3% boschi latifoglie varie 12.1% macchia arbustiva 1.0% macchia arborea 1.4% arbusteti 1.5% cespugliati 1.3% pascoli 5.0% pascoli arborati 0.6% oliveti 9.7% vigneti 2.6% oliveti abbandonati 0.5% pioppeti e vivai 1.2% seminativi abbandonati 2.2% seminativi arborati 0.5% frutteti 2.3% prati 1.7%

42 Tab 3.4a Valori medi delle variabili di diversità e complessità ambientale, estensione dei filari, delle strade, delle ferrovie e dei corsi d acqua nelle diverse UAO individuate in provincia di Pisa. UAO Ind.div.amb. Shannon Ind.div.amb. Simpson N chiazze Dim. media chiazze Coeff.var. chiazze Lungh.bordi chiazze Perimetro medio chiazze Indice forma Perim/area chiazze Ind.forma (frattali) Ind. sieposità % aree vinc.bosc. Copert. 0-5% Copert % Copert % Copert. >70% Sviluppo corsi acqua Eter bassa Eter media Eter alta Estens. aree edif.

43 Tab 3.4b Valori medi delle variabili di diversità e complessità ambientale, estensione dei filari, delle strade, delle ferrovie e dei corsi d acqua nelle diverse UAO individuate in provincia di Pisa. UAO % centri abitati Sviluppo strade Sviluppo ferrovie Altitud Altitud Altitud Altitud. >600 Rugosità Espos. nulla Espos. N Espos. NE Espos. E Espos. SE Espos. S Espos. SO Espos. O Espos. NO pend. nulla pend. <10 pend pend

44 CAPITOLO 3 Analisi della gestione faunistico venatoria attuale 3.1) Zone di Ripopolamento e Cattura La situazione delle ZRC nella provincia di Pisa si presenta, come si può valutare dalle schede allegate, quanto mai eterogenea, riflettendo le diverse condizioni ambientali e sociali che si riscontrano sul territorio. Le consistenze della lepre appaiono complessivamente in crescita. Il dato negativo del 2003, è infatti da attribuirsi prevalentemente al ritardo con cui sono cominciate le operazioni di censimento, quando oramai lo sviluppo della vegetazione non consentiva di contattare una buona parte della popolazione. Per il fagiano sembra invece registrarsi un certo calo delle consistenze, tuttavia anche in questo caso per il 2003 vale la stessa considerazione riportata per la lepre. Complessivamente i livello gestionale di questi istituti sembra essersi notevolmente innalzato come testimoniato dal costante recupero della selvaggina catturata che, per quanto riguarda la lepre, ha raggiunto nel 2004 il miglior risultato dal Tale fenomeno è da imputarsi al miglioramento di quegli istituti che tradizionalmente e costantemente effettuavano l attività di cattura, ma anche alla ripresa o all inizio di questa attività gestionale in quegli istituti la cui funzionalità era stata sospesa o non era mai cominciata. In tutte le ZRC è cominciato il coinvolgimento degli agricoltori nel miglioramento ambientale. Questo tipo di intervento, che risulta il più produttivo per migliorare le consistenze faunistiche, richiede un certo periodo di rodaggio soprattutto per stabilire una atmosfera di fiducia e collaborazione (che è soprattutto di tipo economico) fra ente gestore e proprietari e conduttori dei fondi. In questo contesto va sottolineato lo spettacolare risultato conseguito nel contenimento dei danni da fauna selvatica che, grazie ad appositi piani di prevenzione supportati da personale tecnico specializzato (Fig. 3.4).

45 Fig. 3.1 Andamento della densità della lepre nelle ZRC della provincia di Pisa dal ,0 12,0 12,0 10,0 8,7 8,0 6,8 7,4 7,0 7,6 7,3 7,1 7,1 6,0 5,7 4,3 4,0 2,0 0, Fig. 3.2 Andamento della densità del fagiano nelle ZRC della provincia di Pisa dal ,0 35,0 35,2 33,9 31,6 30,0 26,3 26,8 26,9 25,0 20,0 16,4 15,0 10,0 11,9 11,3 5,0 0,

46 Fig. 3.3 Andamento delle catture di lepre nelle ZRC della Provincia di Pisa dal Fig. 3.4 Andamento delle catture di fagiano nelle ZRC della Provincia di Pisa dal

47 Tab. 3.1 Miglioramenti ambientali effettuati nelle ZRC della provincia di Pisa Tipo di intervento cerali invernali ha colture primaverili ha prati e foraggiere ha gestione margini ha totale colture per la selvaggina ha posticipazioni colturali ha % di superficie interessata da miglior. amb. 0,48% 0,48% 2,89% Fig. 3.5 Evoluzione dei danni da fauna selvatica nelle ZRC della Provincia di Pisa dal ) Aziende Faunistico Venatorie Come per le ZRC anche per le AFV si registrano delle differenze nella consistenza faunistica della piccola selvaggina fra i vari istituti. Situazioni di assoluta eccellenza (come l AFV Cenaia) convivono accanto ad aziende che si caratterizzano per presenze faunistiche molto inferiori alle loro potenzialità ambientali. Dopo una fase di crisi registrata nei primi anni del 2000 tuttavia, anche a seguito dell adozione di specifici piani di miglioramento ambientale finalizzati all incremento delle popolazioni di lepre, sembra registrarsi un recupero di questa specie.

48 Fig. 3.6 Andamento delle densità di lepre nelle AFV della Provincia di Pisa dal ,0 12,0 12,1 11,4 12,5 10,5 10,3 10,4 10,5 10,0 8,0 6,8 6,7 6,0 4,8 4,0 3,5 2,0 0, Zone di Rispetto Venatorio La funzione di questi istituti dovrebbe essere quella di consentire la ricostituzione di popolazioni di piccola selvaggina in area caratterizzate da assenza od scarsa densità di queste specie sia attraverso l immissione di soggetti di cattura o di allevamento sia attraverso specifici interventi di ripristino ambientale. Le immissioni pertanto (soprattutto quelle con selvaggina di allevamento) dovrebbero essere effettuate con una logica decrescente mano a mano che si affermano popolazioni in grado di autoriprodursi. I dati forniti dagli A.T.C. non hanno permesso una analisi completa della funzionalità di questi istituti, tuttavia mentre in alcuni casi le finalità sembrano correttamente interpretate, in altri si ha la sensazione che il loro utilizzo prevalente sia come sito di immissione di selvaggina a scopo unicamente venatorio. Le dimensioni di queste strutture sono, in alcuni casi, talmente ridotte da non avere alcuna funzionalità faunistica.

49 Immissioni faunistiche effettuate dagli A.T.C. Come si evince dalla tabelle 3.2 e 3.3 una parte dei ripopolamenti di fagiano viene effettuata dagli ATC attraverso l immissione di fagianotti in ampi recinti di ambientamento a sua volte inseriti in Zone di Rispetto Venatorio. Tale pratica è da ritenersi accettabile sia nella metodica che nella finalità (ricostituire popolazioni selvatiche in aree caratterizzate da depauperamento). Il ripopolamento del territorio a caccia programmata con soggetti di allevamento invece, in assenza di una qualunque forma di programmazione del prelievo, si configura più come un intervento di pronta caccia che di corretta gestione faunisticovenatoria. L immissione a fine caccia di fagiani adulti allevati in cattività (i cosiddetti riproduttori ) è oramai stato accertato che è una pratica assai poco redditizia. Questi animali sono i meno adatti per il ripopolamento per motivi di carattere genetico, fisiologico, etologico e sanitario. Tali forme di ripopolamento dovranno essere gradualmente sostituite con l immissione di soggetti provenienti delle Zone di Ripopolamento e Cattura ed eventualmente da Zone di Rispetto Venatorio in cui si siano affermate popolazioni stabili. Per quanto riguarda la lepre (tab. 3.4 e 3.5), il ricorso all immissione di soggetti allevati in stretta cattività (ossia in gabbie sopra-elevate), è da valutarsi in modo negativo data la bassissima capacità di sopravvivenza di questi animali per i motivi analoghi a quanto affermato per il fagiano. Anche in questo caso si deve procedere ad un superamento di questa prassi attraverso l utilizzo di lepri di cattura locale oppure di allevamento semi-naturale (ossia in grandi recinti appositamente gestiti). Va comunque dato atto che gli ATC Pisani hanno avviato una politica di miglioramento qualitativo delle immissioni faunistiche. Si è infatti ricorso maggiormente alla selvaggina catturata nelle ZRC ricadenti nel proprio territorio (Fig. 3.7 e 3.8); oppure acquistata presso AFV di fiducia, si sono avviate esperienze di allevamento semi-naturale della lepre, e sono stati intrapresi accordi con alcuni allevatori per la fornitura di fagiani di migliore qualità.

50 Tab. 3.2) Immissioni di fagiano di allevamento effettuate dall ATC 14 anno area di immissione Fagiani gg fagiani gg fagiani adulti Fagiani gg fagiani gg fagiani adulti Fagiani gg fagiani fagiani 120- adulti 130 gg Fagiani gg fagiani fagiani 120- adulti 200 gg Z.R.V Terr. Libero area A (Vecchiano) Totale Tab. 3.3) Immissioni di fagiano di allevamento effettuate dall ATC 15 anno area di immissione Fagiani gg fagian i gg fagiani adulti Fagiani gg fagian i gg fagiani adulti Fagiani gg fagiani gg fagian i adulti Fagiani gg fagiani gg fagiani adulti Z.R.V Terr. Libero Totale Tab. 3.4) Immissioni di lepre effettuate dall A.T.C 14 (escluso lepri da ZRC) Provenienza Allevamento intensivo Allevamento semi-naturale Cattura in AFV totale lepri immesse Tab. 3.5 Immissioni di lepre effettuate dall A.T.C. 15 (escluso lepri da ZRC) Provenienza Allevamento intensivo Allevamento semi-naturale Cattura in AFV totale lepri immesse

51 Fig. 3.7 Immissioni di lepri di cattura in Z.R.C. effettuati dagli A.T.C. della Provincia di Pisa atc15 atc Fig. 3.8 Immissioni di fagiani di cattura in Z.R.C. effettuati dagli A.T.C. della Provincia di Pisa Atc 14 Atc

52 CAPITOLO 4 Vocazioni Faunistiche L'attribuzione delle vocazioni faunistiche è un'operazione particolarmente importante ai fini gestionali perché consente di determinare l idoneità di un territorio nei confronti di ciascuna specie e, quindi, di individuare sia le aree di potenziale presenza sia, all interno di queste, gradienti di densità e/o abbondanza. E' dunque una fase d analisi necessaria per indirizzare al meglio la gestione, sia nel senso della conservazione e sviluppo delle popolazioni sia per la loro fruizione venatoria. I metodi adottati devono perciò essere il più analitici e oggettivi possibile in modo da evitare o ridurre al minimo la soggettività delle valutazioni. In questa sede viene utilizzato un metodo di analisi territoriale e successiva modellizzazione, già più volte sperimentato, basato su criteri oggettivi in grado di fornire valide indicazioni sull idoneità di un territorio per le diverse specie di selvaggina. 4.1) METODI La determinazione delle vocazioni faunistiche viene effettuata attraverso metodi oggettivi che utilizzano modelli stocastici predittivi della qualità dell'habitat (Modelli di Valutazione Ambientale o MVA). Questi modelli vengono formulati sulla base delle relazioni tra variabili ambientali e variabili di popolazione ricavate, per ciascuna specie, attraverso la raccolta di dati di campo e la loro elaborazione statistica. Sostanzialmente, un MVA consiste in una o più funzioni di classificazione, che permettono di tradurre la realtà del territorio, riassunta da differenti variabili, in una semplice scala di punteggi. Tali funzioni vengono elaborate a mezzo di tecniche statistiche, successivamente alla raccolta di dati di presenza, abbondanza e/o densità ed alla verifica dello stato delle conoscenze riguardanti l ecologia delle specie in oggetto. Per il presente Piano si è optato per l adozione di tecniche mirate alla produzione di due differenti categorie di MVA, compatibili con la qualità dei dati distributivi di partenza. In prima istanza, per tutte le specie oggetto dell elaborazione di modelli predittivi è stato adottato un approccio qualitativo, volto alla produzione di modelli predittivi della presenza-assenza, che potessero, cioè, individuare le variabili ambientali importanti nel determinare la presenza di una specie o, al contrario l assenza. Successivamente, considerato il particolare interesse gestionale delle specie trattate e subordinatamente alla qualità dei dati di base, si è proceduto all elaborazione

53 di modelli quantitativi della potenzialità dell habitat, in grado di fornire stime più dettagliate della semplice probabilità di presenza. In entrambi i casi si è fatto ricorso a modelli stocastici delle relazioni tra variabili ambientali ed indicatori di presenza delle specie: in particolare, le tecniche adottate si possono ricondurre a tre metodi statistici, l Analisi di Regressione Multipla (ARM), l Analisi di Regressione Logistica (ARL) e l Analisi di Funzione Discriminante (AFD). L'ARL ha, rispetto all'afd, il vantaggio di utilizzare per la discriminazione un numero minore di variabili, e, inoltre, consente di utilizzare anche variabili qualitative o che si discostano in modo significativo dai requisiti di normalità cui l AFD è soggetta. Analisi di regressione multipla (ARM) Nel caso in cui la variabile dipendente sia continua (cioè trattasi di valori di densità o di indici di abbondanza) la tecnica utilizzata è l Analisi di Regressione Multipla (ARM) basata su un equazione lineare del tipo: y = b 0 + b 1 x b i x i che consente di prevedere il valore della variabile dipendente y qualora siano noti i valori di alcune variabili indipendenti x i. Il contributo dell aumento di una unità del valore di una variabile indipendente è rappresentato dal suo coefficiente b detto appunto Coefficiente di Aumento Unitario. La stima dei coefficienti o parametri si ottiene utilizzando il metodo dei minimi quadrati. Attraverso tecniche di selezione (procedura Stepwise regression, Forward selection) è possibile selezionare la combinazione di variabili che meglio descrive l andamento di valori della variabile dipendente, cioè le variabili che presentano i migliori valori di R 2 (coefficiente di determinazione o percentuale di varianza spiegata), T (significatività dei coefficienti parziali di regressione) e F (significatività della regressione multipla nel suo complesso). Analisi di regressione logistica (ARL) È un tipo particolare di analisi di regressione, che viene utilizzato definendo la variabile dipendente come variabile in grado di assumere esclusivamente due valori (variabile dicotomica). Ponendo tali valori pari rispettivamente a 0 ed 1 è quindi possibile stimare la probabilità che un evento (presenza della specie) avvenga in base al seguente modello: Y = (probab. evento) = (1 + e -z ) -1. dove Z = B0 + B1X1+...+BiXI dove B sono i coefficienti standardizzati delle variabili indipendenti e X i loro valori.

54 La probabilità dell'evento è calcolata in base ai valori assunti dalle variabili indipendenti. Come detto precedentemente, un vantaggio non indifferente di questa tecnica è poter utilizzare come variabili indipendenti anche le variabili a distribuzione non-normale, o addirittura qualitative, casistica nella quale spesso ricadono i dati relativi alle caratteristiche ambientali. Per selezionare le variabili ambientali che entrano nell'equazione finale viene normalmente utilizzata la procedura forward stepwise, che comporta, dato un insieme di n variabili indipendenti (variabili ambientali) l aggiunta successiva e sequenziale di ciascuna variabile al modello, in una serie di passaggi iterativi. Ogni passaggio viene saggiato con i test della massima verosimiglianza, del -2LL (-2 Log Likelihood) e dello Z 2 (Adattamento o Goodness of Fit Statistic). L'apporto di ogni variabile, ovvero la stima del contributo di ciascuna variabile nella determinazione della qualità dell habitat, è dato dal valore della correlazione (R) tra la variabile in questione e la variabile dipendente e dal rapporto tra la probabilità che l'evento accada e la probabilità complementare che l'evento non accada, denominato Esp(B). Un valore di R positivo indica che valori crescenti di quella variabile aumentano la probabilità che l'evento accada, un valore di R negativo indica che valori crescenti di quella variabile diminuiscono tale probabilità. Il valore assoluto di R indica pertanto intensità e segno del contributo di una data variabile al modello. Se Esp(B) è maggiore di 1 le probabilità che l'evento accada aumentano, se invece è minore di 1 diminuiscono. Come ulteriore stima della predittività del modello di regressione logistica viene solitamente usata la percentuale di casi classificati correttamente dal modello stesso. Analisi di funzione discriminante (AFD) È una delle tecniche più utilizzate di analisi multivariata quando si tratta di prevedere il valore di una variabile dipendente (ad es. la presenza di una determinata specie) date n variabili indipendenti (variabili ambientali); in questo caso la variabile dipendente, poiché discontinua, è espressa in classi o categorie. Tramite l'afd si possono individuare le variabili più efficaci nel separare ad esempio porzioni di territorio di presenza da quelle d assenza delle specie, oppure le variabili che separano tra aree a bassa densità e aree ad alta densità. Ogni porzione di territorio risulta caratterizzata da un valore assunto dalla Funzione Discriminante FD(x), la quale è una combinazione lineare delle variabili ambientali rappresentata dall'equazione: FD = B1X BiXi dove B sono i coefficienti standardizzati delle variabili indipendenti e X i loro valori. L'apporto di ogni variabile alla FD è espresso dal valore assoluto del suo coefficiente standardizzato che indica in quale misura la variabile facente parte del modello contribuisce (con effetto positivo o negativo) a rendere l'ambiente idoneo alla presenza della specie, e dal coefficiente di correlazione

55 tra la stessa variabile e la FD. I valori della FD stabiliscono l'appartenza dell area considerata ad uno dei gruppi (presenza/assenza o classi di densità) tramite la minimizzazione del Lambda di Wilks (rapporto tra la matrice di devianza-codevianza all'interno dei gruppi e la devianza totale) che permette di stimare i coefficienti. La selezione delle variabili che sono entrate nella funzione discriminante è solitamente effettuata con procedura Stepwise e con livello critico di tolleranza di 0,01. L'efficienza della FD nella discriminazione è valutabile mediante i seguenti parametri diagnostici: autovalore: indica l'importanza relativa della FD e misura la varianza totale esistente nelle variabili selezionate; correlazione canonica: è data dalla radice quadrata del rapporto tra la devianza tra gruppi e quella totale e misura il grado di associazione tra la FD e la variabile dipendente (cioè la variabile che definisce i gruppi); chi-quadrato: è una trasformazione del Lambda di Wilks, che permette una facile verifica della significatività statistica; percentuale di casi classificati correttamente: è la percentuale di casi osservati inizialmente in un gruppo che viene riclassificata dalla funzione nello stesso gruppo Una funzione discriminante è tanto migliore quanto maggiori sono l'autovalore, la Correlazione Canonica e la percentuale di casi classificati correttamente e minore il Lamba di Wilks. Dall'AFD si ottiene un numero di funzioni discriminanti pari al numero di gruppi della variabile dipendente meno 1: nel caso presente ci si è proposti di individuare al più tre differenti classi di densità o d abbondanza relativa, identificabili su un piano pratico come classi pari, superiore o inferiore al valore medio caratteristico di opportune zone campione ove sono insediate popolazioni stabili e prossime alla capacità portante. Nel caso d applicazione dell AFD a casi di presenzaassenza verrà calcolata una sola funzione discriminante in grado di discriminare tra due gruppi. Il vantaggio di ridurre i dati in classi di valori permette di ridurre molto gli errori nella capacità predittiva del modello, e in più di ottenere un tipo di risposta semplice e comprensibile in termini di rappresentazione cartografica. Secondo una recente classificazione, i modelli proposti in questa sede sono di tipo empirico, in quanto si basano su dati ricavati dal sistema "mondo reale", attraverso la misurazione delle variabili ambientali e, come tali, si distinguono da quelli teorici che, invece, si fondano su ipotesi formulate a priori dal ricercatore. Sono inoltre di tipo multivariato, in quanto confrontano una (o più) variabili di una specie con più variabili ambientali, e predittivi (Forecasting) in quanto hanno come scopo la previsione di un fenomeno in base ad un certo numero di variabili e non la spiegazione dei dati da cui si è partiti per la loro elaborazione (Hindcasting). I modelli qui utilizzati propongono pertanto

56 previsioni matematiche che, opportunamente interpretate, forniscono una classificazione del territorio provinciale in base alla probabilità di presenza delle specie o a classi di densità teoricamente ottenibili. I modelli utilizzati in questa sede sono stati elaborati dai dati di censimenti effettuati sulle diverse specie di piccola fauna stanziale dal 1992 ad oggi nelle Zone di Ripopolamento e Cattura della provincia; inoltre, per le specie per le quali i dati dei censimenti in provincia di Pisa non sono stati considerati sufficienti, sono stati utilizzati dati provenienti da altre province toscane con situazioni ambientali simili e, in particolare, da quelle di Siena e Grosseto. I censimenti sono stati effettuati nel periodo post-riproduttivo e per questo motivo i modelli incorporano anche l effetto delle caratteristiche ambientali sulla produttività delle popolazioni. Benché si avessero a disposizione anche i dati dei conteggi effettuati in Aziende Faunistico-Venatorie e in Zone di Rispetto Venatorio, si è preferito utilizzare per i modelli solo i dati delle ZRC perché sono stati ritenuti più affidabili e più rappresentativi della capacità portante potenziale del territorio e perché per esse si avevano serie temporali più estese. I censimenti, inoltre, sono stati condotti in aree protette per evitare che l attività venatoria avesse un azione determinante sulla distribuzione e sulle densità e nascondesse l effetto delle variabili ambientali. Secondo quanto esposto, a prescindere dalla tecnica di modellizzazione adottata, è necessario disporre di elementi conoscitivi concernenti la caratterizzazione dell habitat, ad un livello di dettaglio compatibile con la qualità dei dati distributivi e con il livello di definizione al quale i singoli MVA debbono essere prodotti. In particolare occorre che i dati tematici siano: disponibili senza ulteriori sforzi di raccolta sufficienti a soddisfare i requisiti modellistici, in termini di numero di variabili ambientali considerate dal modello stesso ad un livello di risoluzione spaziale pari a quello del modello stesso o superiore. Per alcune specie, date le gravi difficoltà oggettive derivanti dalla carenza di dati di abbondanza e/o densità, non si è potuto procedere direttamente all applicazione dei modelli alle Unità di Campionamento per la determinazione diretta delle vocazionalità. Il metodo utilizzato è risultato quindi più complesso: dai modelli elaborati con i metodi riportati in dettaglio più sopra, sono state ricavate, per ciascuna specie, le variabili importanti nel determinare la presenza della specie e la densità o abbondanza delle sue popolazioni. Successivamente, tramite analisi di regressione lineare effettuate verificando l adattamento di diversi modelli ai dati osservati (stima di curve), è stato verificato l andamento e l influenza dei livelli delle variabili ambientali selezionate dai modelli e misurate nelle diverse aree di studio utilizzate, sui valori di densità. Sono così state scelte le variabili ambientali che maggiormente influiscono sulla presenza delle specie e

57 sulla densità delle loro popolazioni. Le variabili così prescelte sono state poi ricondotte, mediante accorpamenti, a quelle delle carte dell uso del suolo utilizzate per l analisi ambientale (CORINE LAND-COVER, INVENTARIO FORESTALE TOSCANO, CARTA DEL VINCOLO BOSCHIVO, CARTA DEI CENTRI ABITATI, CARTA DELLA RETE VIARIA, CARTA DELLA RETE IDRICA) al fine di poter classificare il territorio con le carte digitalizzate disponibili. Sono state quindi escluse dalle successive elaborazioni quelle celle che sicuramente non presentavano caratteri di idoneità per le specie considerate, cioè le UC in cui alcune variabili con effetto particolarmente negativo raggiungevano particolari valori soglia, di volta in volta determinati.

58 Successivamente è stata effettuata, sempre per ciascuna specie, un Analisi dei Cluster, con numero di cluster fisso, utilizzando soltanto le variabili precedentemente individuate. L Analisi dei Cluster è un metodo di classificazione multivariata mediante il quale è possibile misurare in modo completamente oggettivo il grado di affinità tra UC diverse in base alle distanze euclidee tra i singoli casi e, tenendo conto di tutte le variabili considerate, costruire dendrogrammi di aggregazione in gruppi omogenei. Questo procedimento ha fornito due o più gruppi di UC simili tra loro, classificati con presenza-assenza o con vari livelli di idoneità a seconda dei valori medi delle variabili ambientali considerate, misurate in ogni gruppo e dell influenza che esse mostrano sulle densità delle specie. Per verificare la validità delle suddivisioni effettuate, sono state poi eseguite delle Analisi della Varianza (Oneway-ANOVA) e delle Analisi di Funzione Discriminante (AFD) su tutte le variabili misurate in modo da verificare la separazione tra gruppi di UC classificati con diverso grado di idoneità, e per individuare i casi classificati come appartenenti ad un gruppo diverso da quello originario (probabilità di attribuzione al gruppo originario <0,5) e quelli dubbi, cioè quei casi in cui la probabilità di attribuzione ad un gruppo fosse compresa tra 0,5 e 0,7. Effettuate quindi le opportune correzioni sono state disegnate le carte delle vocazioni per le diverse specie sulla base della griglia di UC e calcolata l estensione del territorio ricadente nei diversi gradi di vocazionalità, per l intera provincia e per i singoli ATC.

59 4.2) RISULTATI Di seguito sono elencate le funzioni di classificazione risultanti dall elaborazione di alcuni MVA formulati sulla base dei dati censuari raccolti localmente in provincia di Pisa e nelle vicine province di Siena e Grosseto, in aree comunque affini dal punto di vista vegetazionale e ambientale. In questa parte sono anche esposti i risultati dell applicazione dei MVA prodotti con diversi metodi secondo le specie e il tipo di dati a disposizione. Le specie per le quali sono stati formulati i MVA e per le quali tali modelli sono stati applicati al territorio della provincia di Pisa appartengono ad alcuni dei gruppi più importanti dal punto di vista gestionale e per la conservazione. In particolare, sono state selezionate per la formulazione dei modelli specie residenti e migratrici di particolare interesse per l attività venatoria, sia comuni, sia in declino sul territorio nazionale ) Starna (Perdix perdix) Come nel resto della Toscana, l attuale sporadica presenza della starna in provincia di Pisa è conseguenza delle attività d immissione effettuate. Le popolazioni pienamente selvatiche si possono considerare estinte. I dati di presenza e di densità delle popolazioni risultano pertanto svincolati dalle reali potenzialità dell ambiente nel sostenere la specie, perché eccessivamente influenzati dall intervento attivo dell uomo in forma di rilasci effettuati di recente. Non è altresì possibile utilizzare dati storici di presenza in quanto il tempo trascorso dall estinzione locale è sufficientemente lungo da aver consentito mutamenti del paesaggio agricolo-forestale talvolta radicali. Per questo motivo sono state utilizzate le informazioni disponibili da ricerche effettuate dal Dipartimento di Biologia Animale dell Università di Pavia in provincia di Siena nel 2000, nell ambito di un progetto di reintroduzione su larga scala della specie, e riferibili ad aree dalle caratteristiche ambientali simili a quelle della provincia di Pisa. La presenza, l assenza e la densità di coppie e di nidiate di starna sono state investigate in provincia di Siena in 96 UC ricadenti in istituti protetti, estesi complessivamente su una superficie di ha. La presenza di coppie è stata osservata nel 59,4% (57) delle UC mentre quella delle nidiate nel 46,9% (45), con valori complessivi di densità di 3,6 coppie e 1,4 nidiate per km 2. Formulazione dei modelli

60 Per questa specie le caratteristiche vegetazionali e di uso del suolo sono state desunte utilizzando il CORINE Land Cover III livello, in analogia con le analisi effettuate in provincia di Siena. In base alle conoscenze disponibili per la specie sono state escluse a priori le UC con una copertura boschiva, dei corpi idrici e dei centri abitati superiore al 50% della superficie della cella. In considerazione del livello di dettaglio dei dati demografici utilizzabili, sono stati formulati due modelli di valutazione ambientale: uno relativo alla vocazione del territorio per le coppie di starna e uno per le nidiate. In entrambi i casi, per quantificare le relazioni specie-habitat e selezionare le variabili ambientali importanti è stata utilizzata l Analisi di Funzione Discriminante, supportata da Analisi della Varianza ad un fattore di classificazione. I due modelli per le coppie e per le nidiate sono poi stati sovrapposti, ottenendo una carta di vocazione che individua in modo ancor più conservativo le aree maggiormente idonee alla specie, cioè quelle in cui gli animali hanno elevate probabilità sia di sopravvivere sia di riprodursi con successo. Il modello elaborato per le coppie ha mostrato un potere predittivo elevato, riclassificando correttamente il 78,9% dei casi di assenza e l 87,7% di quelli di presenza, con una percentuale di classificazione corretta totale pari all 84,2% (Tab. 5.1). Le variabili che hanno contribuito significativamente alla discriminazione tra le UC di assenza e di presenza sono state: la complessità della forma delle patches (o chiazze), il numero di patches, la complessità ambientale, le basse altitudini (comprese tra 0 e 200 m s. l. m.), la porzione di brughiere e cespuglieti e la pendenza del terreno tra 0 e 10, con effetto positivo sulla presenza, mentre la percentuale di vegetazione boschiva ed arbustiva in evoluzione ha esercitato un effetto negativo. Il modello prodotto dall AFD per le nidiate di starna ha mostrato anch esso un buon potere predittivo, classificando correttamente il 75,8% dei casi totali, con una maggior accuratezza per i casi d assenza (82%) rispetto ai casi di presenza (68,9%; Tab. 5.2). Le variabili ambientali che hanno maggiormente contribuito alla discriminazione tra le celle d assenza e quelle di presenza e che, quindi, sono state selezionate dal modello sono: la percentuale di territorio collocato ad altitudini comprese tra 0 e 200 m s. l. m. e il numero di patches, con influenza positiva, la complessità della forma dei patches e l esposizione Nord-Nord-Est, con influenza negativa.

61 Tab. 4.1 Analisi di funzione discriminante tra assenza e presenza di coppie di starna nelle zone di reintroduzione in provincia di Pisa Variabili ambientali Coefficienti standardizzati Coefficienti di correlazione Altitudine m 0,55 0,53 Numero di patches 0,88 0,08 % Vegetazione in evoluzione -0,42-0,25 Pendenza ,30 0,45 Complessità dei patches -0,93-0,42 Diversità ambientale 0,56-0,14 % Brughiere e cespuglieti -0,34-0,29 Autovalore 0,86 Correlazione canonica 0,680 Chi-quadrato 55,62 P<0,0001 Casi classificati correttamente Assenza 78,9% Presenza 87,7% Totale 84,2% Tab. 4.2 Analisi di funzione discriminante tra assenza e presenza di nidiate di starna nelle zone di reintroduzione in provincia di Pisa Variabili ambientali Coefficienti standardizzati Coefficienti di correlazione Altitudine m 0,84 0,69 Numero di patches -0,04 0,00 Complessità dei patches 0,70-0,61 Esposizione Nord-Nord-Est -0,66-0,02 Autovalore 0,54 Correlazione canonica 0,593 Chi-quadrato 39,51 P<0,0001 Casi classificati correttamente Assenza 82,0% Presenza 68,9% Totale 75,8% Idoneità ambientale

62 I due modelli ottenuti per le coppie e le nidiate di starna sono stati combinati per ottenere un unica carta dell idoneità potenziale del territorio provinciale per la specie. Le variabili selezionate dai modelli sono quindi state utilizzate per raggruppare mediante Analisi dei Cluster le UC in tre classi corrispondenti rispettivamente a idoneità nulla (assenza potenziale), idoneità bassa e idoneità medio-elevata. L analisi è stata effettuata separatamente per la fascia di pianura e per quella collinare per evitare un eccessiva semplificazione dei risultati dell Analisi dei Cluster e per ottenere un maggior dettaglio. Nella fascia di pianura (1705 km 2 ) il 72,5% del territorio è risultato non idoneo alla starna mentre il resto (27,5%) è stato classificato come area di presenza potenziale; di questa una parte preponderante (60,5%) è stata classificata a bassa idoneità e la rimanenza (39,5%) ad idoneità Tab. 4.3 Valori medi, errore standard (ES) e significatività delle differenze delle variabili ambientali calcolate nelle UC attribuite a tre classi d idoneità potenziale per la starna nella fascia di pianura della provincia di Pisa Variabili ambientali Nulla N = 1237 Bassa N = 283 Media N = 185 % ES % ES % ES Sistemi colturali particellari complessi 2,1 0,17 28,1 1,04 40,0 2,51 830,3 0,000 Boschi di latifoglie 11,2 0,66 6,9 0,87 2,6 0,56 16,58 0,000 Colture agrarie con spazi naturali 2,8 0,27 3,2 0,51 32,5 2,33 383,7 0,000 Bacini d'acqua 1,2 0,24 0,0 0,04 0,0 0,00 4,45 0,012 Spiaggie dune sabbie 0,9 0,19 0,0 0,02 0,0 0,00 4,02 0,018 Corsi d'acqua canali idrovie 0,7 0,11 0,5 0,11 0,1 0,05 2,54 0,079 Boschi misti 7,7 0,50 6,0 0,82 3,4 0,62 6,37 0,002 Boschi di conifere 5,2 0,46 1,0 0,31 0,6 0,27 16,13 0,000 Seminativi in aree non irrigue 53,9 1,10 28,5 1,44 13,7 1,22 147,5 0,000 Oliveti 1,0 0,14 8,5 1,12 1,2 0,45 81,62 0,000 Vegetazione boschiva e arbustiva in evoluzione 0,5 0,10 0,7 0,27 0,4 0,20 0,36 0,701 Aree urbanizzate 6,1 0,50 6,9 0,69 4,5 0,66 1,33 0,263 Pascoli naturali 0,2 0,07 0,5 0,23 0,1 0,12 1,76 0,173 Vegetazione sclerofilla 1,1 0,20 0,3 0,14 0,0 0,00 4,28 0,014 Brughiere e cespugliati 0,7 0,13 1,9 0,51 0,0 0,00 8,82 0,000 Prati stabili 4,4 0,35 1,0 0,26 0,3 0,13 20,22 0,000 Vgneti e frutteti 0,3 0,06 5,5 0,82 0,6 0,17 88,73 0,000 Aree con vegetazione rada 0,1 0,04 0,3 0,21 0,0 0,00 2,55 0,078 Colture annuali con colture permanenti 0,2 0,05 0,1 0,06 0,0 0,00 0,91 0,404 medio-elevata (Tab. 5.3). I territori maggiormente idonei alla specie sono risultati caratterizzati da più vaste estensioni di sistemi colturali e particellari complessi e colture agrarie con spazi naturali, identificabili con le zone ad agricoltura tradizionale e minori percentuali di boschi, colture intensive F P

63 e di aree urbanizzate. Da un punto di vista paesaggistico, questi ambienti sono anche caratterizzati da maggior complessità e frammentazione. Nella fascia collinare (943 km 2 ) il 59,8% del territorio è risultato non idoneo alla specie, mentre il 40,2% è stato classificato a presenza potenziale; di questa parte il 62,3% è stato attribuito alla bassa idoneità e il 37,7% all idoneità medio-elevata (Tab. 5.4). Nella fascia collinare, i territori potenzialmente idonei alla starna sono risultati caratterizzati da maggiori estensioni dei sistemi colturali e particellari complessi, dei seminativi e dei prati stabili, mentre hanno avuto percentuali inferiori di aree boscate e cespugliare. Anche nella fascia collinare l eterogeneità e la diversità del paesaggio è risultata maggiore nelle UC potenzialmente idonee alla specie. Tab. 4.4 Valori medi, errore standard (ES) e significatività delle differenze delle variabili ambientali calcolate nelle UC attribuite a tre classi d idoneità potenziale per la starna nella fascia di collina della provincia di Pisa Variabili ambientali Nulla N = 564 Bassa N = 236 Media N = 143 % ES % ES % ES Sistemi colturali particellari complessi 1,4 0,23 2,0 0,41 18,6 2,37 117,61 0,000 Boschi di latifoglie 62,2 1,34 23,7 1,98 14,7 1,39 230,27 0,000 Colture agrarie con spazi naturali 3,5 0,41 8,0 1,21 2,0 0,54 14,64 0,000 Bacini d'acqua 0,0 0,00 0,0 0,00 0,0 0,00 Spiaggie dune sabbie 0,3 0,12 0,4 0,16 0,3 0,20 0,06 0,938 Corsi d'acqua canali idrovie 0,0 0,00 0,0 0,00 0,0 0,00 0,00 0,000 Boschi misti 4,7 0,62 1,7 0,66 2,0 0,55 5,95 0,003 Boschi di conifere 3,4 0,49 0,4 0,19 0,5 0,29 12,00 0,000 Seminativi in aree non irrigue 3,1 0,35 45,5 2,23 14,5 1,44 393,54 0,000 Oliveti 0,9 0,18 0,7 0,25 7,5 1,65 36,43 0,000 Vegetazione boschiva e arbustiva in evoluzione 3,9 0,49 2,0 0,63 1,4 0,48 4,82 0,008 Aree urbanizzate 0,3 0,19 1,1 0,40 1,0 0,50 2,31 0,099 Pascoli naturali 1,0 0,21 1,4 0,61 0,1 0,08 2,06 0,128 Vegetazione sclerofilla 7,2 0,74 1,5 0,62 1,3 0,46 17,78 0,000 Brughiere e cespugliati 2,6 0,45 3,1 0,68 1,8 0,47 0,73 0,483 Prati stabili 4,9 0,45 6,0 0,67 33,6 2,30 235,39 0,000 Vgneti e frutteti 0,0 0,00 0,0 0,00 0,0 0,00 Aree con vegetazione rada 0,3 0,11 0,5 0,22 0,4 0,31 0,34 0,709 Colture annuali con colture permanenti 0,2 0,09 2,0 0,66 0,5 0,26 9,10 0,000 F P

64 Complessivamente in provincia di Pisa 1723 km 2 sono risultati non idonei alla starna (assenza potenziale), 563 km 2 sono stati attribuiti alla classe di bassa idoneità e 361 km 2 a quella di idoneità medio-elevata. L ATC 14 ha una percentuale più elevata di territorio non idoneo alla specie rispetto all ATC 15 e, conseguentemente, percentuali più basse di zone ad idoneità bassa e medio-elevata (Tab. 5.5) Tab. 4.5 Distribuzione delle UC della provincia di Pisa nelle diverse classi di idoneità del per la starna in ogni ATC ATC Sup. (ha) N UC Idoneità nulla Idoneità bassa Idoneità media N % N % N % Totale I territori di potenziale presenza sono risultati distribuiti in tutta la provincia, sia nella parte settentrionale (comuni di Castelfranco di sotto, Santa Maria a Monte, Monopoli in Val d Arno, San Miniato e Palaia), sia nella porzione centrale (comuni di Crespina, Lari, Casciana Terme, Terricciola, Santa Luce e Volterra), sia nella parte meridionale (comuni di Guardistallo, Montescudaio, Casale Marittimo, Pomarance e Castelnuovo Val di Cecina) (Fig. 5.1)

65 Fig. 4.1 Carta delle vocazioni della provincia di Pisa per la Starna

66 4.2.2) Pernice rossa (Alectoris rufa) Anche per questa specie valgono le considerazioni fatte per la starna; infatti, anche la pernice rossa è oggetto di immissioni ricorrenti che alterano la naturale distribuzione e le densità di popolazione, a tal punto da rendere impossibile l utilizzo dei dati dei censimenti locali per la formulazione dei modelli di valutazione ambientale. Inoltre, l estinzione della specie sul territorio toscano è databile ai primi decenni del secolo scorso e, di conseguenza, i dati di distribuzione storica sono ancor meno utilizzabili di quelli della starna, in quanto riferibili a situazioni ambientali nettamente differenti da quelle attuali. Anche nel caso della pernice rossa, quindi, sono state utilizzate le informazioni derivanti da un progetto di reintroduzione realizzato in provincia di Siena e seguito dal Dipartimento di Biologia Animale dell Università di Pavia. I dati relativi alla presenza/assenza della specie e alle densità di coppie e nidiate sono stati raccolti nel 2000 in 57 UC ricadenti in istituti protetti per un estensione totale di 3429 ha. La presenza delle coppie ha interessato il 71,9% delle UC (41) e quella delle nidiate il 61,4% (35). La densità complessiva delle coppie è stata di 6,3 per km 2 e quella delle nidiate di 1,6 per km 2. Formulazione dei modelli Anche per questa specie le caratteristiche vegetazionali e di uso del suolo sono state desunte utilizzando il CORINE Land Cover III livello, in analogia con le analisi effettuate in provincia di Siena. In base alle conoscenze disponibili per la specie sono state escluse a priori le UC con una copertura boschiva, dei corpi idrici e dei centri abitati superiore al 50% della superficie della cella. Come per la starna, sono stati formulati due modelli di valutazione ambientale: uno relativo alla vocazione del territorio per le coppie di starna e uno per le nidiate. In entrambi i casi, per quantificare le relazioni specie-habitat e selezionare le variabili ambientali importanti è stata utilizzata l Analisi di Funzione Discriminante, supportata da Analisi della Varianza ad un fattore di classificazione. I due modelli per le coppie e per le nidiate sono poi stati sovrapposti, ottenendo una carta di vocazione che individua in modo ancor più conservativo le aree maggiormente idonee alla specie, cioè quelle in cui gli animali hanno elevate probabilità sia di sopravvivere sia di riprodursi con successo. L AFD ha elaborato un modello di valutazione ambientale che ha classificato correttamente il 92,9% dei casi originari di presenza e di assenza di coppie (Tab. 5.6). Il potere predittivo è risultato più elevato per i casi di presenza (97,6%) rispetto all assenza (80,0%). Le caratteristiche ambientali selezionate dal modello, vale a dire le variabili ambientali più importanti nella discriminazione tra

67 aree di presenza e di assenza, sono state: la quota minima e massima delle UC, il numero di patches e la vegetazione boschiva e arbustiva in evoluzione, che hanno avuto valori più elevati nelle UC di presenza, mentre le pendenze comprese tra gli 0 e i 10 e la complessità dei patches hanno avuto valori medi maggiori nelle UC di assenza. L AFD condotta sulla presenza assenza delle nidiate di pernice rossa ha mostrato una buona capacità predittiva, classificando correttamente l 87,5% dei casi originari, con limitata differenza tra le celle di presenza (88,6%) e quelle d assenza (85,7%) (Tab. 5.7). Le variabili ambientali selezionate dal modello sono state: la percentuale di territorio esposto a Ovest-Nord-Ovest e a Sud- Sud-Ovest ed il numero di patches, con effetto positivo sulla presenza e la complessità della forma dei patches e l estensione delle brughiere e dei cespuglieti, con effetto negativo. Tab. 4.6 Analisi di funzione discriminante tra assenza e presenza di coppie di pernice rossa nelle zone di reintroduzione in provincia di Pisa Variabili ambientali Coefficienti standardizzati Coefficienti di correlazione Pendenza ,49 0,41 Quota massima -1,07 0,40 Quota minima 1,60 0,26 Complessità dei patches 0,73-0,24 % Vegetazione in evoluzione 0,42-0,20 Numero di patches -0,51-0,29 Autovalore 1,70 Correlazione canonica 0,794 Chi-quadrato 50,73 P<0,0001 Casi classificati correttamente Assenza 80,0% Presenza 97,6% Totale 92,9% Tab. 4.7 Analisi di funzione discriminante tra assenza e presenza di nidiate di pernice rossa nelle zone di reintroduzione in provincia di Pisa Variabili ambientali Coefficienti standardizzati Coefficienti di correlazione Esposizione Sud-Sud-Ovest -0,47 0,34 Complessità dei patches 0,54-0,39 Numero di patches 0,49 0,38 Esposizione Nord-Nord-Ovest 0,65 0,23 % Brughiere e cespuglieti -0,92-0,13 Autovalore 1,20 Correlazione canonica 0,738

68 Chi-quadrato 40,55 P<0,0001 Casi classificati correttamente Assenza 85,7% Presenza 88,6% Totale 87,5% Idoneità ambientale Come per la starna, anche per la pernice rossa i due modelli ottenuti per le coppie e le nidiate sono stati combinati per ottenere un unica carta dell idoneità potenziale del territorio provinciale per la specie. Le variabili selezionate dai modelli sono quindi state utilizzate per raggruppare mediante Analisi dei Cluster le UC in tre classi corrispondenti rispettivamente a idoneità nulla (assenza potenziale), idoneità bassa e idoneità medio-elevata. L analisi è stata effettuata solamente per la fascia di collina in quanto la pernice rossa è specie a distribuzione tipicamente collinare come è stato evidenziato anche dai modelli. In base ai risultati dell Analisi dei Cluster, 545 km 2, pari al 57,8% della zona collinare della provincia di Pisa (totale 943 km 2 ), sono risultati non idonei alla pernice rossa, mentre le aree di presenza potenziale assommano a 398 km 2, di queste106 km 2 sono risultati ad idoneità medioelevata e 292 ad idoneità bassa. Dei due ATC provinciali il 15 è quello con maggiori estensioni di territorio idoneo alla pernice rossa (51,9%), con, però, solo l 11,8% di UC ad idoneità medioelevata (Tab. 5.8). Tab-4.8 Distribuzione delle UC del territorio nelle diverse classi di idoneità del territorio per la pernice rossa (AFD) in ogni ATC ATC Sup. (ha) N UC Idoneità nulla Idoneità bassa Idoneità media N % N % N % Totale

69 Le zone vocate alla specie sono risultate occupate da maggiori estensioni di sistemi colturali e particellari complessi, colture agrarie con spazi naturali, seminativi non irrigui e prati stabili, mentre nelle UC non idonee sono stati registrati valori medi più elevati delle aree boscate di diversi tipi (Tab. 5.9). Tab. 4.9 Valori medi, errore standard (ES) e significatività delle differenze delle variabili ambientali calcolate nelle UC attribuite a tre classi d idoneità potenziale per la pernice rossa nella fascia collinare della provincia di Pisa Variabili ambientali Nulla N = 567 Bassa N = 278 Media N = 98 % ES % ES % ES Sistemi colturali particellari complessi 1,4 0,23 1,6 0,32 27,4 3,10 240,69 0,000 Boschi di latifoglie 62,0 1,33 22,2 1,74 14,8 1,63 225,85 0,000 Colture agrarie con spazi naturali 3,7 0,41 2,2 0,41 15,0 2,58 45,38 0,000 Bacini d'acqua 0,0 0,00 0,0 0,00 0,0 0,00 Spiaggie dune sabbie 0,2 0,06 0,6 0,26 0,1 0,03 3,33 0,036 Corsi d'acqua canali idrovie 0,0 0,00 0,0 0,00 0,0 0,00 Boschi misti 4,9 0,63 1,6 0,53 1,5 0,67 7,72 0,000 Boschi di conifere 3,4 0,49 0,4 0,19 0,4 0,28 12,07 0,000 Seminativi in aree non irrigue 3,1 0,35 42,0 2,01 11,6 1,54 359,19 0,000 Oliveti 0,9 0,18 3,6 0,85 2,3 0,82 9,39 0,000 Vegetazione boschiva e arbustiva in evoluzione 3,9 0,49 2,0 0,57 1,2 0,46 4,68 0,010 Aree urbanizzate 0,3 0,19 0,4 0,25 2,9 0,95 9,99 0,000 Pascoli naturali 1,0 0,21 1,0 0,49 0,6 0,53 0,15 0,861 Vegetazione sclerofilla 7,2 0,74 0,8 0,20 3,4 1,53 18,64 0,000 Brughiere e cespugliati 2,8 0,47 0,6 0,16 7,3 1,47 17,01 0,000 Prati stabili 4,8 0,44 18,9 1,47 10,4 1,76 68,25 0,000 Vgneti e frutteti 0,0 0,00 0,0 0,00 0,0 0,00 Aree con vegetazione rada 0,3 0,11 0,5 0,23 0,4 0,24 0,35 0,701 Colture annuali con colture permanenti 0,2 0,08 1,7 0,56 0,7 0,45 7,06 0,001 F P I territori idonei alla pernice rossa sono risultati collocati in particolare nella parte centromeridionale della provincia e soprattutto nei comuni di Casciana Terme, Chianni, Lajatico, Volterra, Pomarance e Castelnuovo Val di Cecina (Fig. 5.2)

70 Fig. 4.2 Carta delle vocazioni della provincia di Pisa per la Pernice rossa 4.2.3) Fagiano (Phasianus colchicus)

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