Contributo tratto da: formazione/cd probio/files/06_prod_vegetale/06_08_prod_vegetale.
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- Marcella Graziani
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1 Contributo tratto da: formazione/cd probio/files/06_prod_vegetale/06_08_prod_vegetale.htm Il sovescio Definizione Tecnicamente il sovescio è l'impianto di una coltura erbacea con essenze in purezza o consociate, destinata ad essere totalmente interrata in funzione fertilizzante della coltura che la succede o dell'arboreto all'interno del quale è stato seminata. Tecnica di grandissimo interesse per l'agricoltura biologica, in Italia, soprattutto nel Centro-Sud è ancora troppo poco praticata. Come per tutto il settore del biologico, è ancora insufficiente il conforto della ricerca e sperimentazione, non più sull'indubbia efficacia di questa tecnica ma sulle essenze idonee nei diversi ambienti e per i diversi scopi, quindi la divulgazione con la relativa visibilità sul territorio. E' una tecnica di fertilizzazione che per la sua polivalenza si può definire strategica, particolarmente nella fase di conversione anche se, per i motivi sopra citati, molto raramente un'azienda che si affaccia al biologico inizia la sua esperienza con un sovescio, non conoscendone direttamente tecnica di realizzazione e benefici. Il sovescio è di facile applicazione, dà grandi risultati e per l'influenza positiva sulle caratteristiche chimico, fisiche e microbiologiche del terreno, va considerato come soluzione quasi indispensabile per le aziende che non hanno zootecnia ed erbai poliennali in rotazione, anche perché in grado di produrre enormi quantità di Azoto a costi decisamente contenuti, rispetto all'equivalente acquistato sul mercato dei mezzi tecnici. Le funzioni che questa tecnica può avere sul terreno, sottolineano ulteriormente la sua utilità in agricoltura biologica ed ancor di più nella fase di conversione. I lati positivi di questa tecnica sono molteplici e la descrizione che segue cerca di metterli in evidenza ma perché questa presentazione non crei eccessive aspettative, si deve tenere presente che, per il sovescio, come per qualsiasi altra tecnica, vale sempre il principio che in agricoltura biologica, non esiste la ricetta risolutiva, il "si fa così". Anche per il sovescio, una volta conosciute le indiscusse potenzialità, ogni azienda dovrà trovare soluzioni tecnicamente praticabili, agronomicamente efficienti ed economicamente giustificabili. Funzioni del sovescio L'interesse per questa pratica non è limitato alla funzione fertilizzante, certamente la più importante, ma si estende ai molteplici effetti che la copertura del suolo con la relativa scelta delle diverse essenze, hanno sulla protezione di suolo e falda, sulla stabilità della struttura, sul controllo delle infestanti e di alcuni parassiti. Funzioni che sono di grande contributo alla riuscita del metodo perché tutti agronomicamente ed ecologicamente molto importanti. Protezione del suolo Quando la copertura del suolo coincide con i periodi di maggiore ed intensa piovosità, si ha una limitazione dei processi erosivi soprattutto nei terreni scoscesi. In alcune aree, all'erosione idrica si aggiunge l'erosione eolica che interessa anche terreni di pianura. Prevenire l'erosione è un'attenzione fondamentale, ancor più per l'agricoltura biologica che lavora per favorire l'accumulo di sostanza organica nei primi strati fertili di terreno. Protezione della falda idrica Tutte le colture di coperture sono anche considerate colture trappola cioè capaci di trattenere nitrati che altrimenti liscivierebbero in falda. E' una delle azioni più significative, insieme ad una corretta gestione dei concimi, che ogni Paese della UE dovrebbe mettere in pratica per ottemperare alla troppo disattesa "Direttiva Nitrati".
2 Contributo alla stabilità strutturale del terreno La sostanza organica interrata e l'azione delle radici, giocano un ruolo importante nel mantenimento di una buona struttura del terreno. Gli essudati radicali e gli organismi della rizosfera, ulteriormente stimolati dalla sostanza organica interrata, aumentano la stabilità dei grumi strutturali. Le sostanze pre-umiche, prodotte dalla degradazione dei tessuti vegetali, hanno un notevole potere aggregante. La grande massa di S.O. interrata e concentrata nei primi cm., seppur con un effetto di breve periodo, contribuisce in modo sostanziale alla risposta positiva del terreno al passaggio degli attrezzi, per la preparazione del letto di semina, che deve avvenire in un periodo di tempo ristretto. A ciò si aggiunge l'azione delle radici, capaci di influenzare anche l'attività microbiologica. Le radici delle Leguminose, esplorano strati di terreno più profondi del franco di lavorazione mentre quelle di Graminacee e Crucifere non hanno la stessa capacità di penetrazione e utilizzano i cunicoli esplorati da queste, contribuendo però con una massa enorme di radici fine, le più significative per la creazione di aggregati strutturali. Azione di controllo delle infestanti Il sovescio svolge anche un importantissimo e indispensabile, effetto rinettante, per competizione diretta con le infestanti ed azione meccanica degli interventi previsti dalla tecnica, in periodi in cui il terreno resterebbe scoperto con essenze spontanee, assolutamente egemoni, per il cui controllo sarebbero necessari diversi passaggi meccanici. Azione biocida Le piante sono in grado di produrre sistemi di difesa tramite molecole naturali, biologicamente attive. Tutti i sovesci sono capaci di stimolare la proliferazione della microflora terricola che ha di per se un'azione di prevenzione e contenimento verso la specializzazione di microrganismi patogeni. Le molecole con specifico effetto biocida, sono però prodotte dall'attività radicale e dai composti provenienti dalla degradazione dei tessuti. In particolare si è rilevato che gli essudati delle Brassicacee e Capparidacee, risultano repellenti se non addirittura letali, per alcuni parassiti terricoli quali nematodi e funghi. Questa attività è talmente interessante da suggerire prospettive in chiave di composti naturali alternativi al Bromuro di Metile, principio attivo ipertossico, utilizzato per la fumigazione del terreno e finalmente vietato. Diversi studi sono arrivati a definire specie specifiche per patogeni come l'heterodera schachtii. Contributo all'efficienza agronomica della rotazione Inserire in rotazione un sovescio, nella cui composizione ci sia presenza significativa di Leguminose, offre l'opportunità di abbreviare il tempo di passaggio di queste piante, su tutta la superficie aziendale. Una rotazione quadriennale che prevede solo una Leguminosa, necessita di quattro anni perché questa passi su tutta la superficie aziendale. Se nella gestione precedente, la rotazione era stretta e non prevedeva Leguminose, ci si scontra con il paradosso di fare agricoltura biologica su campi in cui la rotazione è solo virtuale per molti anni. In questo caso l'inserimento di un sovescio di Leguminose, può aiutare dimezzare questi tempi. E' un'azione particolarmente significativa nella fase di conversione, per ottenere precessioni favorevoli quando ancora non si sono raggiunti livelli di fertilità soddisfacenti e la rotazione scelta non è ancora a regime. Fasi del sovescio
3 Ogni fase del sovescio, dalla scelta delle essenze all'interramento della biomassa, comporta una riflessione sugli obbiettivi e sulle modalità di realizzazione della tecnica, che sono determinanti per la riuscita. Pur essendo il sovescio tecnica semplice, vale la pena analizzare alcuni punti.
4 Scelta della coltura più idonea La scelta delle essenze è determinante,sia in funzione della produzione di biomassa, obbiettivo primario del sovescio, sia in funzione di obbiettivi specifici come quelli appena descritti al paragrafo precedente. In generale vanno individuate essenze che riescono a colonizzare velocemente il terreno e produrre il massimo della biomassa nel periodo che intercorre tra la semina del sovescio e l'impianto della coltura che ne beneficerà. Generalmente l'erbaio misto è la soluzione tecnica più corretta e maggiormente rispondente alle molteplici azioni che ci si possono attendere da questa tecnica. Con l'erbaio misto c'è suddivisione del rischio, equilibrio nei tempi di rilascio dei nutrienti, più rapido nelle Leguminose e più lento, in ordine progressivo, per Crocifere e Graminacee, diversificazione e competizione. Va inoltre tenuto presente il contributo significativo degli apparati radicali, per quantità di biomassa umificabile, per quantità e profondità di terreno esplorato, per interazione con i microrganismi terricoli, per capacità di mobilizzazione degli elementi del suolo, tutte caratteristiche specifiche per ogni pianta. Su queste valutazioni, oggettivamente valide, si basano gli insegnamenti di Alex Podolinski, agronomo fondatore dell'associazione biodinamica australiana, che propone miscugli per sovescio, composti da un numero altissimo di essenze di diversa specie. Condividendo l'impostazione teorica e valutando nell'erbaio misto la scelta più completa, bisogna dire che in pieno campo non è facile seminare bene, cioè omogeneamente, più di due o tre essenze senza moltiplicare il numero di passaggi. Si pensi per esempio ad una classica consociazione tra Orzo e Favino o Pisello e Avena, che hanno semi di peso e dimensioni completamente diverse, tanto da non poter essere seminate in miscela ma separatamente. Ciò non ci esime però dall'aguzzare l'ingegno per tarare le macchine dotate di più tramogge e trovare essenze diverse con dimensioni e peso del seme simili, per perseguire l'obbiettivo della diversificazione. Per gli impianti arborei, nella valutazione delle caratteristiche delle specie utilizzate, entra anche la resistenza al calpestio, dato che il periodo vegetativo dell'erbaio, coincide con almeno un intervento in campo. Preparazione del terreno Ormai l'agricoltura moderna ragiona su numerose soluzioni di lavorazione, dalla non lavorazione alla doppia lavorazione, tutte tese a salvaguardare i livelli di fertilità contenendo i costi. Fatte salve tutte le dovute considerazioni sui tempi di intervento, l'attrezzatura disponibile, le caratteristiche del terreno, le specie da mettere a dimora, ecc., per l'impianto di un erbaio da sovescio e, particolarmente nei primi anni della conversione, l'intervento in profondità con attrezzi discissori, appare il più idoneo. L'azione meccanica delle radici è tanto più efficace per quanto è sviluppato e ramificato l'apparato radicale e con questo sviluppo crescono anche tutte le altre azioni positive. E' pur vero che le radici hanno la capacità di andare ben oltre il franco di lavorazione, in tal senso basta ricordare che Erba medica, Trifoglio Violetto, Lupino e Cavolo Cinese, raggiungono anche 1,5-2 metri di profondità, Veccia, Colza e Senape si attestano intorno al metro ma questa capacità di esplorazione è ulteriormente favorita dalla lavorazione prima della semina. La lavorazione profonda all'impianto trova giustificazione anche nel fatto che all'interramento dell'erbaio da sovescio, non si fa e non si deve fare, un intervento in profondità, agendo solo sui primi cm di terreno. Rispetto ai concetti esposti, relativamente ai benefici di una gestione conservativa del suolo sull'incremento di sostanza organica e sulla capacità delle radici di andare oltre il franco di coltivazione, per un erbaio da sovescio, la semina su sodo potrebbe rappresentare una soluzione decisamente interessante per costi e tempestività di intervento. Ha però come controindicazione
5 l'eliminazione dei residui colturali, che quindi non verrebbero restituiti al terreno, perché di ostacolo all'emergenza, ed una difficile gestione delle infestanti. Controindicazioni particolarmente importanti nelle prime fasi di conversione. Eventuale fertilizzazione La parola "eventuale" sottolinea che generalmente prevale l'abitudine di non concimare il sovescio, coscienti che tutto ciò che viene preso dal terreno è restituito con gli interessi. Questo atteggiamento che mira al risparmio, non è sempre corretto. Non bisogna dimenticare che in agricoltura biologica, il piano di fertilizzazione non risponde solo all'esigenza della coltura specifica, ma ad un ragionamento più ampio che ruota intorno al bilancio umico, calcolato sull'intera rotazione, quindi l'uso di ammendanti può essere abbondantemente giustificato. Non tutte le essenze sono capaci di fissare l'azoto e la coltura che segue un sovescio, generalmente, è una coltura economicamente importante all'interno della rotazione quindi, investire sulla riuscita del sovescio significa investire sulla coltura da reddito che segue. Altro elemento di valutazione per l'uso di alcuni fertilizzanti è quanto accade all'interramento della biomassa. All'incorporazione nel terreno di sostanza organica, corrisponde aumento dell'attività microbica e sviluppo di processi biochimici, che favoriscono la solubilizzazione di molti elementi che, spesso, per condizioni pedologiche e caratteristiche tecniche del fertilizzante, risulterebbero altrimenti inutilizzati. Un anticipo della somministrazione di fertilizzante è giustificato anche dal fatto che all'impianto dell'erbaio ci sono tempi meno frenetici per organizzare la distribuzione ed è possibile interrare con maggior cura e profondità di quanto si fa nell'interrare la biomassa. Periodo ottimale di interramento della biomassa L'epoca di interramento ottimale per sfruttare la più rapida cessione dei nutrienti contenuti nei tessuti, è la fase di prefioritura. In questa fase del ciclo vegetativo la pianta ha raggiunto il suo massimo sviluppo e da quel momento in poi inizia ad aumentare la percentuale di fibra nei tessuti, cioè sale il rapporto C/N e con questo il tempo di cessione. L'aumento dell'energia necessaria a demolire piante mature, è confermato anche dal valore in Unità Foraggiere delle piante, che va diminuendo all'aumentare della maturazione, proprio per la maggiore presenza di fibra contenuta. Un intervento in prefioritura-inizio fioritura, può essere ben ripagato da tutte le colture a ciclo molto breve, in particolare nelle ortive che generalmente necessitano di disponibilità di nutrienti sin dal momento della messa a dimora. Non ci si deve preoccupare più di tanto, anzi forse è meglio, se si interviene a fioritura inoltrata, per colture erbacee quali Mais, Sorgo o Girasole e per le arboree in produzione dove il rilascio di nutrienti serve che sia più dilazionato nel tempo. Un sovescio "maturo", diventa molto significativo anche per il bilancio umico, per il quale si possono conteggiare fino a circa due chili di humus stabile prodotto per quintale di massa verde interrata tal quale, sempre che la biomassa sia omogeneamente distribuita, giustamente sminuzzata e l'interramento ben realizzato. La consociazione tra diverse specie, torna utile anche nell'equilibrare il tempo di rilascio. In un erbaio autunno-vernino, composto da Leguminose e graminacee, quando le prime sono allo stadio di fioritura, le seconde sono generalmente più avanti nella maturazione, quindi più ricche in fibra e più lentamente decomposte dai microrganismi terricoli. Trinciatura della biomassa Una volta stabilito quando intervenire, condizioni atmosferiche permettendo, tutta la biomassa prodotta va trinciata per ridurre i volumi che gli attrezzi devono interrare o, meglio, miscelare ai primi strati di terreno.
6 La trinciatura della biomassa è una lavorazione determinante per la riuscita e, potendo scegliere, è opportuno che la macchina trinciatrice monti i martelli, che compiono un'azione di polverizzazione della massa, mentre con i coltelli prevale l'azione di sfibratura, in modo da renderne più completa la coesione con il terreno al momento dell'interramento. In questo modo si limitano molto gli effetti negativi di fermentazioni anaerobiche, causate da masse verdi di eccessive dimensioni, troppo umide e compattate. Essiccazione della biomassa trinciata Prima di essere interrata la massa verde va lasciata asciugare sul terreno per circa due giorni. Saranno le condizioni atmosferiche e la temperatura a determinare un tempo leggermente più breve o più lungo, oltre alla tipologia di terreno ed alla quantità di massa prodotta. Per l'azione biocida possono essere consigliati interramenti più immediati. Interramento del sovescio L'interramento deve essere sempre superficiale e può essere fatto a seconda del tipo e delle condizioni del terreno, con frangizolle, zappatrice, estirpatore, chiesel e coltivatori a denti elastici. Gli ultimi tre funzionano se la trinciatura è stata fatta con trinciatrice sul cui rullo sono montati i martelli, altrimenti i denti degli attrezzi si caricano di biomassa che viene trascinata, rendendo meno omogenea la distribuzione sul terreno. L'obiettivo deve essere sempre quello di miscelare nel modo più omogeneo possibile la massa verde al terreno. Mai intervenire con arature profonde perché, oltre a rendere difficile la captazione dei nutrienti da parte delle giovani radici, le fermentazioni anaerobiche che ne derivano possono agire negativamente sullo sviluppo radicale della coltura inibendolo. L'aratura è poco consigliata, se considerata indispensabile non deve essere mai troppo profonda quando c'è già stata una fermentazione aerobica. Ricercatori svizzeri evidenziano questa necessità portando all'attenzione dati sull'effetto dell'interramento sulla produzione di Mais da granella. L'interramento superficiale da risultati nettamente superiori all'interramento con aratura, che sembra avere effetti depressivi. L'influenza si estende anche al frumento coltivato dopo il Mais. Semina e trapianto La semina o il trapianto della coltura successiva può avvenire giorni dopo l'interramento, certamente non troppo prima. La paura di non riuscire a preparare un buon letto di semina e la competizione idrica sono gli elementi di maggiore preoccupazione per chi non ha mai utilizzato questa tecnica. In effetti, se l'andamento stagionale è particolarmente sfavorevole, ci può essere qualche problema di stress idrico nel caso di siccità o di semina ritardata nel caso di eccessiva piovosità. Di contro, si deve tenere presente che la grande massa di sostanza organica interrata ha un effetto positivo sulla struttura, che questa ha anche un'ottima funzione equilibratrice del bilancio idrico del terreno e che quintali di biomassa verde contengono almeno dai 20 ai 30 e oltre mc d'acqua, gran parte della quale evapora, ma una quantità significativa torna al terreno. Come già sottolineato, la presenza di copertura vegetale in terreni scoscesi, evita il ruscellamento, favorendo l'infiltrazione, agevolata, in parte, dalla lavorazione con attrezzi discissori antecedente la semina del sovescio. Il contributo fertilizzante del sovescio Rispetto agli apporti nutrizionali, gli studi conosciuti, evidenziano una interessantissima disponibilità di Azoto e Potassio ed una più limitata quantità di Fosforo. Un contributo in elementi nutritivi decisamente molto utile per la realizzazione di colture da reddito che, convenientemente, seguono un sovescio.
7 L'interesse per questa tecnica si concentra spesso ed erroneamente, solo sulla quantità di Azoto, ma le funzioni precedentemente elencate evidenziano una completezza ben più importante e rilevante ai fini della riuscita della cultura successiva, in particolare e del metodo di agricoltura biologica, in generale. Quantità di nutrienti in Kg/ha nei tessuti di alcune piante N P 2 O 5 K 2 O Trifoglio ladino Trifoglio incarnato /10/ Veccia Favino Pisello proteico Colza Ravanello da Foraggio Senape Facezia Loietto italico Veccia + Avena Orzo + Favino Elaborazione Sol.Eco. da lavori diversi Come mostra la tabella, non trascurabile è anche l'apporto di Potassio, ancor più elevato quando nella composizione del sovescio ci sono Crucifere. Meno rilevante, invece, il quantitativo assoluto di Fosforo, non molto presente nei tessuti giovani ma, probabilmente già mobilizzato e disponibile a ridosso dell'apparato radicale per svolgere le funzioni di traslocazione dei nutrienti dalle radici al frutto, per la chiusura del ciclo vegetativo. Nella bibliografia esistente, infatti, non si trovano specifici rilievi su carenze di Fosforo in colture fertilizzate solo con sovescio. Comunque, in casi di manifesta carenza, per caratteristica essenziale del terreno o per condizioni di immobilizzazione di questo elemento fondamentale, è proprio il sovescio un'ottima occasione per somministrarlo. Nei regolamenti del biologico, le forme ammesse e reperibili di Fosforo sono assimilacili dalle piante quando somministrate in terreni con reazione ph subacida e acida. Nelle condizioni, molto frequenti in Italia, di terreni tendenzialmente alcalini, ricchi di calcio e calcare, la somministrazione in aggiunta all'interramento di grandi masse di sostanza organica, come nel sovescio, per la reazione descritta al capitolo sulla sostanza organica, è l'unico modo per poter contare anche sul loro contributo fertilizzante. Rispetto al contributo aggiuntivo di Azoto, proveniente dall'attività radicale delle Leguminose inserite nel miscuglio, ci sono interessanti informazioni sulla velocità con cui le diverse piante della famiglia fissano l'azoto atmosferico. Queste evidenziano significative differenze di velocità di azotofissazione tra alcune leguminose a determinate temperature. Nella tabella seguente si evidenzia che, fatto 100 l'azoto fissato in 42 giorni a 10 C dalla Veccia vellutata, pianta considerata la più efficiente in questo campo, nello stesso periodo e nelle stesse condizioni di temperatura, il Favino fissa circa il 50% in più, mentre risultano molto più lenti i Trifogli.
8 Quantità di N (Kg/Ha) fissata in 42 giorni da alcune Leguminose a 10 e 20 C considerando 100 la quantità fissata dalla Veccia a 10 C. SPECIE E TEMPERATURA C Veccia vellutata 10 C 20 C Favino 10 C 20 C Trifoglio Bianco 10 C 20 C Trifoglio incarnato 10 C 20 C da ERSA Agricoltura Biologica - Speciale Sovescio - E Costantini N fissato in 42 giorni Quando la temperatura sale a 20 C, dopo 105 giorni la Veccia fissa già la stessa quantità del Favino, mentre se la temperatura è di 10 C in quello stesso periodo è capace di fissare una quantità doppia di quella di cui è capace il Favino. Da questi dati il Favino emerge come coltura molto interessante anche per la capacità di fissare azoto nei primi stadi vegetativi e a temperature relativamente basse, quindi utile quando c'è poco tempo. Per quanto concerne il rilascio di questa enorme quantità di nutrienti, diversi studi concordano nel dire che, soprattutto nei primi anni, non più del 50% dei nutrienti potenziali forniti da un sovescio, sono rilasciati con prontezza, mentre l'altra parte resta a disposizione per l'anno successivo. La disponibilità è correlata anche al tasso di sostanza organica presente nel terreno, più è bassa e minore è il rilascio immediato. Quindi un sovescio fatto nelle prime fasi della conversione, da effetti immediati sulla coltura che ne deve beneficiare, inferiori alle sue potenzialità, ma darà comunque un contributo al bilancio generale e negli anni successivi. Resta comunque interessante constatare che anche il solo 40-50% di disponibilità, può corrispondere a quantità notevoli di Azoto, equiparabili ad investimenti economici consistenti, se fossero somministrate con qualsiasi tipo di fertilizzante organico in commercio che, comunque, non potrà mai avere, da solo, la stessa importanza agronomica del sovescio. Il contributo fertilizzante del sovescio è anche indiretto e va oltre la capacità azotofissatrice delle Leguminose e i nutrienti liberati nel terreno dalla trasformazione dei tessuti delle piante trinciate ed interrate. C'è inoltre un'azione di mobilizzazione degli elementi da parte delle radici, che è specifica di ogni specie, nonché l'effetto di solubilizzazione dei nutrienti presenti nel terreno, conseguente alle azioni di demolizione e trasformazione della sostanza organica. Un altro contributo importante arriva dall'azoto che le colture di coperture sono capaci di trattenere, limitando la lisciviazione in falda dei nitrati. Prove lisimetriche fatte in diversi paesi ed in diverse prove, rilevano un'azione di protezione verso la falda e di contemporaneo contributo per la coltura, per capacità di trattenere grandi quantità di Azoto, per esempio la Segale arriva a 70 kg/ha e il Loietto a circa 50 kg/ha
9 L'azione è talmente imponente che le colture di copertura, in pubblicazioni americane, vengono anche definite "catch-crop", cioè colture trappola. Inoltre la massa radicale dopo aver esplorato strati di terreno più o meno profondi, a seconda della specie seminata, e lasciato abbondanza di cunicoli per la circolazione di acqua ed ossigeno, è anch'essa sostanza organica pregiata, da contabilizzare nel bilancio finale. Scelta delle essenze La scelta delle essenze ed una corretta gestione del sovescio sono, dunque, il passaggio decisivo per raggiungere gli obiettivi tecnici prefissati, in funzione della produzione, della fertilità del suolo e della biodiversità aziendale. Molto spesso, per contenere i costi e nell'attesa che i risultati diano convinzione all'operatore, le essenze sono scelte tra le sementi provenienti dalle stesse produzioni aziendali. Questa scelta presenta molti vantaggi economici ed organizzativi ed è probabilmente la migliore da suggerire nei primi anni di conversione ma, prolungata nel tempo, può anche esporre al rischio di replicare troppo frequentemente le stesse colture sul terreno e ad una eccessiva semplificazione dell'ecosistema aziendale. In questi casi, dopo qualche tempo, va riequilibrata la situazione, utilizzando per il sovescio anche piante di specie diverse da quelle comunemente coltivate. Si pensi per esempio ad un'azienda zootecnica dove per prati pascolo, colture foraggiere e da granella le specie seminate si rifanno quasi totalmente alle sole Leguminose e Graminacee. Se anche per il sovescio la scelta è limitata a solo queste due specie, la biodiversità aziendale risulterà sicuramente poco sviluppata e con lei la capacità di controllo delle infestanti e dei parassiti. Crocifere quali Colza e Senape possono essere facilmente inserite per sfruttare le loro capacità di mobilizzazione del Fosforo, nonché la potenziale azione di contenimento di infestanti particolarmente aggressive e di difficile controllo come la senape spontanea (Sinapis arvensis), comunemente detta, in centro Italia, Rapastella. Proprio lo studio delle essenze infestanti, incrociato con eventuali problemi specifici di fertilità rilevati dalle analisi, può dare indicazioni importanti sulla scelta delle essenze per le diverse funzioni che si vogliono attribuire alla scelta del sovescio. È inoltre importante ricordare l'azione nematocida della senape, particolarmente utilizzata, insieme al Ravanello da foraggio, prima di colture sensibili quale Fragola, Patata, Barbabietola. Avendo la possibilità di fare una scelta varietale il suggerimento è di orientarsi verso le varietà più precoci della specie prescelta, capaci cioè di produrre biomassa nel minor tempo possibile, per utilizzare le piogge primaverili anche per la coltura post sovescio. Esistono molte varietà tolte dal mercato perché non rispondenti ai criteri di produzione classici, ma con caratteristiche spesso interessanti per il sovescio come, appunto, la precocità di maturazione. Negli anni '80, per esempio, nelle prove di confronto varietale, figurava tra i primi dieci orzi il Vetulio, poi rapidamente tolto dal mercato per una elevatissima precocità di fioritura che lo esponeva ai ritorni di freddo primaverili. Oggi sarebbe prezioso, per l'agricoltura biologica, recuperare quella varietà per un miscuglio di erbaio da sovescio autunno-vernino, per una semina ritardata dello stesso e con le variazioni di clima a cui stiamo assistendo, per i climi caldo aridi. Quantità di seme impiegato Per l'impianto di una coltura da sovescio, la quantità di seme investita va decisa rispetto alla capacità coprente della coltura tenendo conto che l'obiettivo è la biomassa e non la granella. In qualche caso, la dose impiegata può anche essere aumentata del 10-20% rispetto alla quantità stabilita per una coltura in purezza.
10 Per i miscugli va ben ragionato il rapporto tra le due o tre piante scelte per evitare che ci sia eccessiva egemonia di una specie che prende il sopravvento sulle altre, limitandone la germinazione e/o lo sviluppo, quindi l'azione per cui erano stata scelte. Come sempre vanno evitate dosi eccessive di seme, non solo per evitare inutili costi, ma anche perché, non è in assoluto vero che ciò possa aumentare la produzione di biomassa. La luce è un fattore fondamentale per lo sviluppo vegetativo delle piante così come è fattore limitante la competizione per i nutrienti ed inoltre, va sempre ricordato che per un sovescio, se è importante la biomassa prodotta, un grande contributo arriva anche dalle radici. Contributo alla struttura, al bilancio umico e ancora, al nutrimento, non solo per quanto riguarda l'azione azotofissatrice delle Leguminose, ma più in generale per la capacità di mobilizzare e trattenere tutti gli elementi, non ultimo il Fosforo che è, tra l'altro, il macro elemento meno presente nella massa verde al momento dell'interramento. Prove in corso stanno evidenziando la capacità di organicazione del Fosforo da parte delle radici di alcune piante comunemente utilizzate per il sovescio, quali il ad esempio Senape e Rafano. Dalla bibliografia e da esperienze comunicate direttamente, emergono informazioni molto varie, con investimenti che in alcuni casi hanno differenze elevatissime fino al 100%. In questi casi è corretto basarsi sull'esperienza diretta e sulle abitudini di semina dell'ambiente in cui si opera, valutando l'opportunità di apportare modifiche sulla base dei risultati ottenuti. Comunque, la semente deve essere sempre sufficiente a coprire omogeneamente il terreno per assecondare gli obbiettivi principali del sovescio, che si evidenziano con la produzione di biomassa verde e la copertura del suolo. Quantità indicativa di seme per colture da sovescio Specie Kg/Ha Favino Lupino Veccia vellutata Trifoglio subterraneo Trifoglio incarnato Trifoglio bianco Senape Colza Facezia Segale Loietto Pisello + Orzo Veccia + Avena Favino + Orzo Elaborazione Sol.Eco. Ruolo della ricerca Oltre alla definizione della quantità di seme, sarebbe opportuno che la ricerca sviluppasse programmi sulla qualità delle diverse piante e identificasse tra queste le migliori cultivar. Un grosso contributo allo sviluppo ed al perfezionamento di questa tecnica, potrebbe arrivare dalla valorizzazione e finalizzazione del lavoro di alcuni genetisti che catalogano e collezionano essenze spontanee di interesse agronomico, in determinate aree.
11 Studiando il comportamento agronomico di queste piante si potrebbero selezionare varietà particolarmente idonee per determinati ambienti, fino ad avere, per esempio, specie xerofile (aventi ridotte esigenze idriche) capaci di coprire il terreno anche nei mesi estivi o aventi tempi di accrescimento rapidi, in grado di permettere una copertura ed il contributo del sovescio anche quando, per diversi motivi, il periodo residuo tra semina del sovescio e semina della coltura principale non permette gli abituali cicli colturali. Per esempio, tra i semi collezionati, da un ricercatore della Facoltà di Agraria di Perugia, ci sono quelli di un Trifoglio Incarnato spontaneo, capace di produrre elevate quantità di biomassa in tempi molto brevi, non appena la temperatura media sale di qualche grado. Se si lavorasse sulla moltiplicazione di questa semente, si avrebbe l'opportunità di testare tempi di interramento anticipati rispetto ad un erbaio autunno-vernino classico e la possibile sinergia con altre essenze con cui potrebbe essere consociata. Molto probabilmente le conoscenze in merito sparse per il territorio italiano sono ampie ed interessanti, occorrerebbe diffonderle e chiedere che la ricerca sia sempre più legata al territorio. Ad ulteriore evidenza dell'importanza del sovescio e come sintesi di quanto detto, si sottolinea ancora una volta che: il contributo in elementi nutritivi è significativo ed ha costi competitivi, anche in rapporto ai costi dell'unità fertilizzante proposta dal mercato; il terreno scoperto per lunghi periodi è deleterio per la protezione del suolo dall'erosione, per il bilancio umico, per quello energetico, oltre che per il controllo delle infestanti; la presenza di piante in ogni periodo dell'anno, aiuta la biodiversità aziendale, limita la lisciviazione dei nitrati in falda con positive conseguenze agronomiche ed ecologiche.
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