Internazionalizzazione e innovazione: caratteristiche e prospettive di sviluppo per le piccole imprese

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1 Internazionalizzazione e innovazione: caratteristiche e prospettive di sviluppo per le piccole imprese La forte accelerazione dei cambiamenti nei prodotti e nei servizi, dovuta alla concorrenza globale, impone alle imprese e all intero sistema economico del nostro paese un consistente impegno rivolto all aggiornamento e alla continua introduzione di innovazioni. Informazione, conoscenza e innovazione sono elementi strategici sui quali le imprese italiane, comprese quelle di più ridotte dimensioni, dovranno puntare per riuscire a compiere l indispensabile salto di qualità, aggiungendo più valore ai loro prodotti. Questo passaggio consentirà alle imprese stesse di collocarsi su fasce più elevate di mercato e non competere con produttori che perseguono esclusivamente strategie incentrate sulla competitività di prezzo traendo forza proprio dalla inimitabile combinazione di design, stile, qualità e, soprattutto, innovazione. L innovazione all interno dei processi produttivi L applicazione concreta di nuove idee riguarda tutte le fasi delle varie attività economiche. Può assumere la forma di un migliore prodotto/servizio o può riguardare più semplicemente un singolo aspetto del processo considerato, accrescendo il valore del prodotto/servizio sotto il profilo del contenuto in termini di design o di rispondenza alle esigenze del mercato, sia contenendo i relativi costi di produzione/commercializzazione (ottimizzando i processi produttivi, la gestione, la comunicazione). L innovazione quindi può e deve riguardare anche i settori a cosiddetta tecnologia matura e può essere introdotta oltre che nei processi produttivi veri e propri, anche nelle fasi di ricerca e progettazione che precedono la produzione, cosi come in quelle successive della commercializzazione del prodotto/servizio. Si possono a proposito citare alcuni esempi per rendere più evidente come l innovazione sia ormai una componente radicata anche in quei settori considerati come tradizionali che non appaiono ai primi posti nella graduatoria dei settori innovativi. Nel campo tessile, l industria italiana continua a detenere forti vantaggi competitivi quando sceglie di passare a produzioni qualitativamente superiori: innovative sia sotto un profilo meramente tecnico, di prestazione del tessuto, sia sotto un profilo più legato a fattori immateriali quali l immagine e la moda. Ciò richiede un consistente sforzo di ricerca e innovazione: possono essere infatti concepiti nuovi materiali la cui applicazione, inizialmente molto ristretta limitata ad ambiti tecnici molto specifici, può in seguito estendersi a più campi, cosi come a lavorazioni particolari che consentono nuove soluzione di utilizzo dei tessuti. L innovazione può assumere poi un aspetto del tutto particolare in campo agroalimentare quando è diretta a creare e commercializzare prodotti nuovi basti pensare all immenso filone dei prodotti biologici, che si rivolge a un bacino di consumatori in rapida crescita, o unici come sono i prodotti caratterizzati da una forte incidenza di lavorazione artigianale e che si distinguono per la certificazione di origine. In questi casi, infatti, la ricerca è volta alla esplorazione di nuovi segmenti di mercato, alla riformulazione di un prodotto già esistente, alla

2 estrema valorizzazione sul mercato del contenuto del prodotto sia in termini di qualità oggettiva che di immagine. Dalle lampade per ufficio alla gioielleria, l elemento innovativo è rintracciabile nella continua ricerca del design che rispecchi i gusti e le abitudini del momento e che anzi ne anticipi le tendenze, nell impiego e nell accostamento di materiali, nella creazione e diffusione di un marchio che sia simbolo di un idea, di un atmosfera, di uno stile di vita. In altri campi come ad esempio nei beni di largo consumo e soprattutto nei servizi l innovazione può essere introdotta rispondendo a precisi obiettivi di marketing che suggeriscono una personalizzazione del prodotto/servizio o che stimolano la ricerca di soluzioni flessibili, in grado di soddisfare le richieste dei consumatori più differenziate. La sfida che le imprese italiane dovranno affrontare con urgenza è dunque quella di acquisire la capacità di introdurre innovazioni, innescando un meccanismo di continuo stimolo alla ricerca di soluzioni tecnologicamente avanzate e ad alto contenuto di conoscenza. Alcuni indicatori sugli elementi di criticità del sistema produttivo italiano Essenziale diventa, in base a queste considerazioni, valutare la propensione a innovare del sistema produttivo italiano anche mediante la lettura di indicatori, sia di input di fattori innovativi (quali la spesa per ricerca e sviluppo rispetto al Pil o il numero di addetti alla R&D) sia di output (ad es. numero dei brevetti e di imprese innovatrici), per comprendere come si collochi l Italia nel quadro europeo 1 e mondiale. Prendendo in esame la quota di spesa in ricerca e sviluppo (R&D) sul Pil 2 in confronto con alcuni paesi avanzati (dati Ocse 3 ) emerge che la spesa per ricerca e sviluppo in percentuale del Pil dell Italia è stata pari a 1,26 ( ), una quota invariata rispetto all anno precedente ma in aumento rispetto al dato del decennio precedente (1,02) benché di molto inferiore rispetto alla media dell Ue (1,90) e ai valori relativi a Germania (2,78), Francia (2,21), Stati Uniti (2,79) e Giappone (3,33). Rispetto a paesi come la Corea del Sud (3,36), impegnati in un velocissimo processo di rincorsa (catching up), il divario è ancora più ampio. Grafico 1- Spesa in ricerca e sviluppo (in percentuale del prodotto interno lordo) 0,98 0,77 1,39 4,55 15,40 0,64 1,09 41,24 8,48 0,92 0,03 100,00 1,94 4,79 0,80 2,51 30,47 0,10 4,15 1,29 0,29 0,48 12,51 0,07 0,41 0,41 0,04 2,12 2,54 3,11 0,16 0,21 0,49 0,80 0,43 0,21 0,06 0,10 0,63 ISR FIN SWE KOR (1999, JPN DNK SVI (2000, 2008) USA (1999, 2008) GER AUT ISL (1999, 2008) OECD (1999, AUS (2000, 2008) FRA BEL CAN EU27 SVN GBR NLD IRL NOR CINA LUX (2000, 2009) PRT CZE EST ESP ITA (2010) RUS NZL (1999, 2007) HUN ZAF (2001, 2008) TUR POL GRC (1999, SVK CHL (2008) MEX (1999, 2007) 1999 In % alla spesa R&D % 1 Nell Unione europea agli obiettivi previsti dalla Strategia di Lisbona si sono sostituiti quelle dell agenda Europa 2020 fissati dalla Commissione europea che puntano ad accrescere i livelli di produttività, occupazione, benessere sociale, anche attraverso l economia della conoscenza. 2 Questo indicatore figura tra gli obiettivi dell agenda Europa OECD, Main Science and Technology Indicators Database, June Istat, Ricerca e sviluppo in Italia, Statistiche Report, 12 dicembre 2012.

3 È interessante, inoltre, confrontare la quota di occupati nelle imprese manifatturiere dei settori a medio- alta o alta tecnologia 5 come indice della rilevanza dei settori a più elevato contenuto tecnologico nel tessuto industriale: essa è pari per l Italia al 7,27 per cento (dati Eurostat disponibili al 2008), di poco più elevata rispetto alla media dell Ue a 27 paesi, inferiore al dato della Germania (10,9%) ma superiore a Francia (6,1%), Spagna (4,9%) e Regno Unito (4,8%). D altra parte, se si confronta esclusivamente il numero degli addetti impegnati nelle attività di ricerca e sviluppo, l Italia, che ha meno di 4 addetti alla ricerca ogni mille abitanti, si presenta in una posizione molto più arretrata rispetto ai principali paesi europei e anche alla media dei paesi dell Ue. 12 Grafico 2 - Quota degli occupati nelle industrie ad alta e medio alta tecnologia (in percentuale sul totale degli occupati del settore manifatturiero) Fonte: elaborazioni su dati Eurostat Germania Italia Francia Regno Unito Spagna Il numero di brevetti costituisce un altro indicatore della capacità di generare innovazione di un paese: prendendo in esame il numero di brevetti per milione di abitanti, (compreso tra gli indicatori strutturali della cosiddetta strategia di Lisbona ) l Ue ha un indice di intensità brevettuale di 114,8 brevetti per abitante 6 mentre il valore per l Italia è pari a 81,6 brevetti: benché sia aumentato negli ultimi anni, esso è rimasto inferiore alla media Ue. 5 Per la classificazione usata da Eurostat si rimanda a: 6 Fonte: Istat, NoiItalia.

4 Grafico 3 - Addetti alla ricerca e sviluppo nei paesi Ue (numero per mille abitanti nel 2009) Finlandia (a) Danimarca Svezia Germania Lussemburgo Svezia Francia (a) Austria Germania Slovenia Belgio (a) Regno Unito (a) Paesi Bassi Portogallo (a) Repubblica Ceca Spagna Irlanda (a) Estonia ITALIA (a) Lituania Grecia (b) Ungheria (a) Slovacchia Lettonia (a) Grafico 4 - Numero di brevetti nei paesi Ue Anni 2000 e 2007 (per milione di abitanti) Finlandia Danimarca Austria Paesi Bassi Lussemburgo Belgio Francia Regno Unito ITALIA Irlanda Slovenia Spagna Estonia Ungheria Repubblica Ceca Malta Ue27 Ue27 Cipro Portogallo Grecia Lettonia Slovacchia Polonia Bulgaria (a) Malta (a) Polonia Cipro Romania (a) Lituania Bulgaria Romania È pure aumentata la quota delle imprese innovatrici sul totale delle imprese industriali italiane: prendendo in considerazione solo le imprese con almeno 10 addetti ed escludendo il settore delle costruzioni, la quota di imprese innovatrici in Italia è pari al 37,6 per cento, al di sopra della media europea (36,2%) mentre la Germania è il paese con la quota più elevata (55%). Tra le imprese italiane, sono quelle appartenenti alla classe dimensionale più elevata (250 addetti e oltre) a mostrare la percentuale maggiore di imprese innovatrici, superando il 65 per cento. In questo caso si può affermare che la dimensione conta: facilitare forme di collaborazione e/o aggregazione attraverso strumenti quali il contratto di rete anche limitatamente ad obiettivi circoscritti (l innovazione o l internazionalizzazione) può essere uno strumento utile.

5 Grafico 5 - Imprese innovatrici nei paesi Ue Anni (a) (valori percentuali) Germania Portogallo Estonia Belgio Lussemburgo R&D, INNOVAZIONE E SCAMBI CON L ESTERO Finlandia Cipro Svezia Austria Danimarca ITALIA Repubblica Ceca Francia Slovenia Paesi Bassi Spagna Malta Irlanda Lituania Bulgaria Slovacchia Polonia Romania Ungheria Lettonia Acquista quindi maggiore rilievo osservare come il sistema produttivo italiano e la sua capacità di innovazione si proiettino sui mercati mondiali osservando i flussi relativi agli scambi con l estero di beni e servizi legati alla tecnologia e all innovazione. Gli ultimi dati confermano la posizione deficitaria del nostro paese, sia se si consideri la bilancia tecnologica dei pagamenti, che comprende le transazioni di tecnologia non incorporata in beni fisici (disembodied technology), sia con riferimento agli scambi di prodotti ad alta tecnologia. Tra le principali voci della bilancia dei pagamenti tecnologica, l Italia ha mostrato nel 2011 un saldo passivo relativamente agli scambi di licenze, brevetti, know how, assistenza tecnica mentre l Italia vanta un modesto saldo attivo negli scambi relativi ad attività di ricerca e sviluppo. Alcune voci rilevanti della bilancia dei pagamenti tecnologica dell Italia (valori in milioni di euro) Fonte: dati Banca d Italia Esportazioni Importazioni Saldi Sistemi informatici Royalties e licenze Ricerca e sviluppo Il veloce ammodernamento tecnologico di molti settori della meccanica strumentale e tradizionali di consumo, in cui l Italia continua a detenere evidenti vantaggi competitivi, ha impresso una forte accelerazione all importazione di servizi informatici e di comunicazione (le importazioni di questi servizi hanno raggiunto 3,3 miliardi di euro nel 2011 con un saldo negativo di 1,6 miliardi per l Italia). Da una parte, questi andamenti mostrano una crescente dipendenza dalle importazioni di tecnologia e innovazione: in mancanza di un offerta nazionale la richiesta di soluzioni tecnicamente innovative viene soddisfatta in misura crescente dai mercati esteri. D altra parte, l esiguità dei flussi di importazione, accanto a quella delle esportazioni, rivela un ritardo nella diffusione delle tecnologie più avanzate, in particolare del settore ICT, tanto più preoccupante

6 in quanto ad esse si associa strettamente il passaggio da un modello di produzione basato su fattori fisici a uno basato sulla conoscenza con una crescente rilevanza di fattori intangibili 7. Tavola 1 - Esportazioni di prodotti ad alta tecnologia (peso percentuale sul totale delle esportazioni) Unione Europea 27 16,1 15,4 17,1 16,1 15,4 Belgio 6,6 6,8 8,8 8,4 7,7 Bulgaria 3,5 3,6 4,6 4,1 3,8 Repubblic Ceca 14,1 14,1 15,2 16,1 16,2 Danimarca 11,7 10,7 12,3 9,4 9,3 Germania 13,0 12,4 14,0 14,0 13,4 Estonia 7,8 7,5 6,9 10,4 14,9 Irlanda 25,7 24,3 22,1 18,9 20,7 Grecia 4,8 5,8 6,6 5,7 4,2 Spagna 4,2 4,2 4,8 4,8 4,8 Francia 16,7 17,6 19,7 20,3 18,6 Italia 6,0 5,9 6,8 6,5 6,4 Cipro 14,6 19,1 20,1 19,3 14,9 Lettonia 4,6 4,6 5,3 4,8 6,7 Lituania 7,3 6,5 5,8 6,0 5,6 Lussemburgo 32,9 35,6 41,9 29,4 24,8 Ungheria 21,4 20,2 22,3 21,8 20,8 Malta 42,8 38,3 35,2 32,9 30,1 Paesi Bassi 18,3 16,2 18,4 18,6 17,3 Austria 11,1 10,8 11,7 11,8 11,2 Polonia 3,0 4,3 5,7 6,0 5,2 Portogallo 6,8 6,3 3,7 2,9 3,0 Romania 3,5 5,4 8,2 9,8 9,1 Slovenia 4,6 5,2 5,5 5,3 5,3 Slovacchia 5,0 5,2 5,9 6,6 6,6 Finlandia 17,5 17,3 13,9 10,0 8,0 Svezia 13,6 13,4 14,8 14,5 13,9 Regno Unito 16,8 15,4 19,0 17,6 16,5 7 Cotec- Fondazione per l innovazione tecnologica, Rapporto annuale sull innovazione 2011, Roma 2012, pag. 19.

7 Tavola 2 - Interscambio di prodotti ad alta tecnologia (con il resto del mondo, in milioni di euro) Esportazioni Italia Francia Germania Spagna % % % % Totale prodotti high tech , , , ,7 Aerospazio , , , ,2 Computer e macchine per ufficio , , , ,8 Elettronica e telecomunicazioni , , , ,1 Farmaceutica , , , ,1 Strumenti scientifici , , , ,0 Macchinari elettrici , , , ,7 Chimica , , , ,9 Macchinari non elettrici , , , ,7 Armi , , , ,6 Importazioni Italia Francia Germania Spagna % % % % Totale prodotti high tech , , , ,2 Aerospazio , , , ,7 Computer e macchine per ufficio , , , ,8 Elettronica e telecomunicazioni , , , ,7 Farmaceutica , , , ,7 Strumenti scientifici , , , ,2 Macchinari elettrici , , , ,9 Chimica , , , ,7 Macchinari non elettrici , , , ,6 Armi , , , ,7 Saldo Italia Francia Germania Spagna assol assoluta assoluta assoluta uta Totale prodotti high tech Aerospazio Computer e macchine per ufficio Elettronica e telecomunicazioni Farmaceutica Strumenti scientifici Macchinari elettrici Chimica Macchinari non elettrici Armi Fonte: elaborazioni su dati Eurostat

8 Per quanto riguarda l interscambio di beni ad alta tecnologia, l Italia nel 2011 ha registrato un saldo passivo di 14 miliardi di euro, equivalenti al 22,4 per cento del suo interscambio complessivo: si tratta di uno dei saldi passivi più elevati nell ambito dei principali paesi dell Unione europea 8. Le esportazioni di prodotti così definiti sono state pari ad un valore di 24 miliardi di euro, il 6,4 per cento dell export totale del paese. Benché la rilevanza sia in crescita rispetto al precedente quinquennio (nel 2007 il peso era pari a 6 per cento), spicca il divario con i principali paesi europei: in Germania l incidenza sul totale delle vendite all estero è pari al 13,4 per cento, in Francia al 18,6 per cento, nella media Ue 27 al 15,4 per cento. I beni ad elevata tecnologia sono caratterizzati da un grado di concentrazione delle esportazioni relativamente più elevato rispetto agli altri: i primi quattro paesi esportatori appartenenti all Ue detengono una quota del 66 per cento (rispetto al 54 per cento nel caso del totale dei beni). Il nostro paese si situa al sesto posto tra i paesi dell Ue esportatori: la quota dell Italia è pari al 4,4 per cento dell export dell area dopo Germania, Paesi Bassi, Francia, Regno Unito, Belgio. L Italia si trova, quindi, una posizione più arretrata rispetto a quella occupata come esportatore di merci (quarto posto tra i paesi esportatori dell Ue, con una quota dell 8,6 per cento nel 2011). L Italia ha, nel contempo, importato prodotti per un valore di 38,2 miliardi: l incidenza sull import complessivo è pari al 9,5 per cento dell import complessivo, rispetto a quella della media dell area Ue pari a 12,7 per cento delle importazioni: questo indicatore, unito a quello derivante dalla lettura della bilancia dei pagamenti tecnologica, può essere interpretato come segnale di un ancora limitata capacità di assorbimento di prodotti e servizi a elevato contenuto tecnologico dall estero. Gli IDE quale vettore di innovazione Le funzioni legate all attività di ricerca e sviluppo delle imprese si ritiene siano caratterizzate da un livello di internazionalizzazione più limitato rispetto alle altre, in quanto le imprese multinazionali tendono a mantenere queste funzioni all interno della casa madre 9. A conferma di ciò si può notare che l incidenza dei progetti di investimento nelle attività di R&S è stata pari ad appena l 1,8 per cento del totale 10. Gli ultimi risultati della consueta indagine sulle partecipazioni italiane all estero ed estere in Italia, sintetizzati nel volume Italia multinazionale , indicano che le imprese italiane nei settori a elevata intensità tecnologica hanno partecipazioni in 895 imprese estere, pari a circa l 11,5 per cento delle partecipazioni manifatturiere complessive, con 143 mila addetti circa (14,8%). D altra parte, in Italia operano 455 imprese partecipate da imprese estere (18,3% del totale), con dipendenti (22,2%) e 39,8 miliardi di euro di fatturato (19,8%). La consistenza delle partecipazioni estere è particolarmente significativa in due settori del comparto high tech: elettronica-ottica-informatica ( dipendenti, pari al 10,7% del totale) e farmaceutica (circa 33 mila dipendenti). Si è assistito, tuttavia, nel corso degli ultimi decenni a un ridimensionamento dell incidenza degli investimenti in entrata nel paese relativi a questo comparto: passata, tra 1985 e 2011, dal 24,7 al 18,3 per cento del totale delle partecipazioni 8 Dati Eurostat. 9 A questo proposito si veda il contributo di Castellani D., Castelli C. L internazionalizzazione della R&S: scelte di localizzazione ed effetti sui paesi di origine in L Italia nell economia internazionale. Rapporto , pag. 363, Roma, luglio Cfr. Castellani-Castelli cit. tavola 1. Nel contributo citato si usano i dati sul numero dei progetti di investimento delle imprese multinazionali tratti dalla banca dati fdi Markets. I progetti di Ide nella ricerca e sviluppo sono stati 145 nel 2011 e 34 nel primo semestre del Gli investimenti nelle attività di design, sviluppo & testing sono stati 695 nel 2011 e 206 nel S. Mariotti, M. Mutinelli, Italia Multinazionale 2012, a cura di ICE e Politecnico di Milano, Rubbettino editore, novembre 2012.

9 complessive nell industria manifatturiera. Come ribadito nel Rapporto citato l Italia ha bisogno di un iniezione di conoscenze e competenze, scientifiche, tecnologiche e manageriali, soprattutto nei settori dell alta tecnologia e dei servizi avanzati, tale da favorire un processo di cambiamento strutturale orientato alla ricerca e all innovazione. Tale evoluzione non può prescindere dal contributo che le imprese multinazionali possono apportare 12. Conclusioni Quali possibili risposte? Si pone alle PMI italiane il problema di come impostare le proprie strategie di sviluppo, superando i numerosi ostacoli all introduzione delle innovazioni quali: la ridotta disponibilità dei capitali necessari per investire in R&S; la difficoltà di accedere alle informazioni strategicamente rilevanti, i relativi costi di adattamento (rigidità del mondo della produzione, del mercato del lavoro e dell ambiente giuridico e normativo). Si afferma quindi la necessità di una politica industriale e della ricerca che, oltre a prevedere l indispensabile rafforzamento delle risorse, persegua gli obiettivi anche mediante interventi, mirati e diffusi sul territorio, diretti in particolare a: a) rafforzare la cooperazione tra sistema scolastico universitario e tessuto imprenditoriale nonché i processi di formazione continua rendendoli più rispondenti alle attuali esigenze di flessibilità e aggiornamento; b) favorire la mobilità internazionale dell offerta qualificata di lavoro al fine di incoraggiare gli scambi di conoscenze e consentire un miglioramento qualitativo del patrimonio delle competenze tecnico scientifiche dei lavoratori europei; c) migliorare l accesso al capitale delle Pmi ed incentivare il loro ricorso ai processi di R&D innovativi, attraverso opportune forme di agevolazioni fiscali e creditizie; d) promuovere la creazione di joint ventures tra Pmi per stimolare il trasferimento di innovazione tecnologica ma anche di conoscenze e competenze: l introduzione della figura giuridica del contratto di rete che, tra le sue finalità, ha anche espressamente quella di realizzare reti tra imprese per lo svolgimento di attività di innovazione va in questa direzione e andrebbe maggiormente incrementata la sua diffusione tra le aziende, specie di piccola dimensione che ne dovrebbero costituire i principali beneficiari; e) rimuovere gli eccessivi ostacoli giuridici e burocratici che impediscono un più efficace e sistematico riscorso all innovazione e quindi agevolare anche la registrazione di nuovi marchi e brevetti; f) adottare politiche di attrazione degli investimenti esteri in settori di attività a più elevato valore aggiunto che siano in grado di innescare effetti positivi sul contesto produttivo nel quale si inseriscono, poiché, da un lato provocano l innalzamento degli standard tecnologici con i quali le imprese italiane si dovranno confrontare e, dall altro, determinano effetti di ricaduta positivi favorendo processi di trasferimento della tecnologia. Per attrarre l afflusso di tali investimenti occorre disporre di un ambiente economico, sociale e infrastrutturale favorevole offrendo una rete di elementi che forniscano supporto alle idee, spazio alla creatività applicata e seguito alle innovazioni sperimentali. Questo particolare sistema infrastrutturale dovrà coinvolgere e collegare tra loro una moltitudine di soggetti, dalle Università e i vari istituti di ricerca scientifica e industriale, al sistema della formazione scolastica e professionale, al sistema delle imprese. g) potrebbe risultare efficace un approccio che privilegi la concentrazione delle risorse su grandi progetti attraverso la partecipazione a tali iniziative nell ambito di reti transnazionali : le imprese italiane possono avere maggiori e concrete possibilità di inserirsi nei processi innovativi che caratterizzano le produzioni più sofisticate (si pensi alle telecomunicazioni, 12 Italia multinazionale 2012, cit., pagg

10 all industria aerospaziale e satellitare ma anche all utilizzo di fonti di energia ecocompatibile). Si tratta di attività che, richiedendo un elevato impegno in termini finanziari, organizzativi e tecnologici, trovano nelle sinergie che scaturiscono da queste reti un elemento critico di successo.

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