Università degli Studi di Napoli - Federico II. Anfiteatri nei Campi Flegrei

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1 Università degli Studi di Napoli - Federico II Facoltà di Lettere e Filosofia Anfiteatri nei Campi Flegrei di Lorenzo Feniello Relatore: Carlo Gasparri A. A

2 Premessa Il presente lavoro ha per oggetto gli anfiteatri ubicati nel territorio flegreo. I Campi Flegrei sono una vasta area di origine vulcanica situata a nord ovest della città di Napoli (tav.i, fig.1). Nella zona, caraterrizzata dal noto fenomeno del bradisismo, sono riconoscbili ventiquattro tra crateri ed edifici vulcanici, fra i quali il Monte Miseno, il cratere di Torregaveta, i fondi di Baia. Attualmente compresi in quest area sono i comuni di Pozzuoli, Baia, Bacoli, Monte di Procida, Miseno, Quarto Flegreo, nonché i quartieri napolateni di Posillipo, Fuorigrotta e le frazioni di Pianura, Soccavo. Isole Flegree sono quelle di Ischia, Procida e Vivara. Le evidenze note in quest area sono: l anfiteatro repubblicano o minore di Pozzuoli, quello flavio puteolano, di dimensioni maggiori del primo, e infine l anfiteatro di Cuma. Lo scopo del presente lavoro è di fornire un quadro completo dei monumenti, al fine di definirne il sistema d uso e la periodizzazione. La raccolta dei dati è stata realizzata sia attraverso l indagine bibliografica che l esame autoptico; difficoltà si sono riscontrate nel reperimento di fonti relative all anfiteatro cumano. L elaborato risulta suddiviso in due capitoli, preceduti da un introduzione dove è ricostruita, in sintesi, la storia evolutiva di questo tipo architettonico. Nel primo capitolo, delineato un quadro storico e topografico dell antica colonia romana di Puteoli, si procede allo studio e all analisi dell anfiteatro minore e di quello maggiore. Nel secondo capitolo invece viene preso in esame l Anfiteatro di Cuma, dopo aver fornito le coordinate storiche - topografiche dell antica città di Cuma, in particolare per l epoca romana. Nelle conclusioni gli anfiteatri flegrei vengono inserti nel quadro evolutivo di questo tipo architettonico. 2

3 Introduzione L anfiteatro: storia di un tipo architettonico Il termine amphitheatrum indica quel tipo di edificio in cui avevano luogo i combattimenti gladiatori (munera) o le cacce di bestie feroci (venationes) 1. Con questo significato è attestato per la prima volta in età augustea utilizzato sia da Vitruvio nel De Architectura (I,7,1,12), dove però l amphitheatrum non viene presentato come uno degli edifici costitutivi dell urbs romana, sia dallo stesso Augusto nelle Res Gestae divi Augusti (4, 41) 2. In questo sorta di testamento, l imperatore afferma di aver offerto al popolo romano, in suo nome e quello dei suoi figli, ventisei venationes bestiarum Africanarum svoltesi o nel circo o nel foro o nell amphitheatrum. Nei testi anteriori ad età augustea si era soliti utilizzare il termine spectacula, ossia un insieme di sedili da cui era possibile assistere ad una rappresentazione. Tuttavia, nonostante esista un diretto rapporto tra l anfiteatro e i munera, c è uno scarto cronologico tra la storia del monumento e quella degli spettacoli che vi erano organizzati. Infatti i primi combattimenti in Etruria e in Campania risalgono al IV sec a.c.; a Roma il primo munus fu organizzato nel 264 a.c. nel foro Boario. Dopo questa data, fino alla fine dell età repubblicana, in città i munera si svolsero nel Foro (tav.i, fig.2), mentre con la ripavimentazione di quest ultimo fatta da Augusto alla fine del I sec. a.c., i vari spettacoli si tennero nei saepta (recinti lignei per le riunioni elettorali) del Campo Marzio. Se a Roma si era soliti utilizzare strutture temporanee per lo svolgimento di questi spettacoli, il primo vero anfiteatro in muratura della città fu 1 Cfr. VILLE GROS 2001, pp Per un quadro d insieme della storia del tipo architettonico cfr. GOLVIN

4 quello di Statilio Tauro costruito nel 29 a.c. L evidenza romana si afferma però con un certo ritardo rispetto ai più antichi anfiteatri della Campania, dell Etruria o della Lucania, i quali, realizzati tra la fine del II e il I sec. a.c. adattandosi alle caratteristiche naturali del luogo, presentavano una cavea scavata nel terreno. Le più antiche arene italiche finora identificate sono quelle di Pozzuoli e Capua costruite entrambe sul finire del II sec. a.c., seguite da quella di Pompei, risalente alla fondazione della colonia sillana nell 80 a.c., e quella di Sutri forse databile al a.c. Il ritardo di Roma ha una duplice motivazione: se da un lato si era oramai radicata la prassi di organizzare i munera in strutture temporanee, dall altro si riscontra anche un atteggiamento ambiguo di Augusto. Infatti l anfiteatro nella Roma di inizio età imperiale non godeva di grande prestigio in quanto, nonostante il carattere funerario e commemorativo degli spettacoli che si svolgevano al suo interno, non aveva la leggittimità e la sacralità fornite dall essere un edificio di carattere religioso. Probabilmente fu proprio questo il motivo per cui Augusto concesse la costruzione di un anfiteatro nel Campo Marzio, quartiere degli spettacoli, a Statilio Tauro, personaggio ricco, ma non direttamente legato alla famiglia imperiale. Già nel corso del I sec a.c. intanto, questo tipo architettonico sviluppa le sue caratteristiche essenziali: una pianta complessiva quasi ellittica, un arena priva di qualsiasi struttura di carattere scenico e di forma curva ma allo stesso tempo oblunga, derivata dalla formatio oblonga dei fori di tipo italico, per fare in modo che gli spettatori potessero assistere da qualsiasi posizione ai combattimenti gladiatori. A Roma, in età giulio-claudia, non vi è ancora un vero e propio modello di riferimento se si considera anche che l anfiteatro di Statilio Tauro viene abbandonato a vantaggio dei saepta per lo svolgimento dei munera. Intanto in età neroniana, la maggior parte degli anfiteatri italici non viene più interamente scavata nel suolo naturale, ma essi iniziano a essere costruiti su terrapieni artificiali con contenimento 4

5 esterno in muratura, come a Susa. Tuttavia questi monumenti anche se hanno una cavea sostenuta da muri radiali, non presentano ancora una facciata ad arcate, ad eccezione dell anfiteatro di Verona, risalente ai primi decenni del I sec a.c., quello di Terni e quello di Pula. Queste facciate se per la maggior parte sono scandite da semplici contrafforti sporgenti, già in questo periodo, nei casi più complessi, presentano ordini di semicolonne o semipilastri, in qualche caso, sovrapposte. Per quanto concerne il percorso interno, di solito gli anfiteatri giulio-claudi hanno un ingresso principale sull asse maggiore, come ad Aquilea, al quale se ne affianca un altro all estremità dell asse minore, come a Paestum, e, a volte, anche altri accessi secondari situati fra i vari scomparti. Tuttavia, fino a questo periodo, la maggior parte di questi edifici, dotati di un arena di forma ellittica, non presenta ancora strutture assimilabili a sotterranei. Un primo e vero modello di riferimento per questo tipo architettonico viene offerto da Roma con l anfiteatro flavio (187 x 155), ovvero il Colosseo (tav.ii, fig.1). Questo, capace di ospitare tra le alle persone, fu iniziato nel d.c. sotto Vespasiano, ma l impresa continuò sotto i suoi figli in quanto, inaugurato da Tito nell 80 d.c., fu finito sotto Domiziano. L anello esterno era articolato in tre ordini architettonici sovrapposti, rispettivamente dal basso verso l alto, dorico-tuscanico, ionico e corinzio (tav.ii, fig.2). Ognuno presentava archi inquadrati da colonne incassate, alle quali si sovrapponeva una traebazione rettilinea. Sulla sommità dell edificio si trovava un attico anch esso con lesene di ordine corinzio, sopra il quale si stendeva il velarium con cui si riparava il pubblico dal sole. L accesso era possibile, oltre che attraverso i quattro ingressi principali all estremità dei due assi, anche tramite tutte le 74 arcate del piano terra, che attraverso un complesso sistema di scale, raggiungevano i diversi settori della cavea, la quale presentava rispettivamente dodici, diciannove e sette file di gradini nell ima, media e summa cavea a cui si aggiungevano 5

6 le undici file di legno del porticus posto sulla sommità. I sotterranei, che occupavano tutto lo spazio dell arena, erano recinti da uno spesso muro ed erano articolati in una galleria rettilinea, sull asse principale, con gabbie e montacarichi distribuite su due livelli, e altre due gallerie parallele. L accesso ad essi avveniva dal ludus magnus, la caserma dei gladiatori, posta nelle vicinanze del Colosseo. Questo monumento, alla cui progettazione e costruzione parteciparono architetti e maestranze edili di altissimo livello, si impone non solo come modello per i successivi anfiteatri ma è anche il segno del processo di trasformazione dei gusti e delle mode romane. Infatti alla fine del I sec. d.c. questo tipo di edificio riservato ai munera diventa il principale luogo di svago per il popolo romano, prendendo il posto che in età augustea era proprio del teatro. Sulla base di tale modello in età flavia e successiva, gli anfiteatri presenteranno caratteristiche comuni (tav.iii, fig.1). Per quanto concerne gli ordini archittetonici, costante è la presenza di arcate e di colonne incassate, come nell anfiteatro maggiore di Pozzuoli, anche se in generale si hanno solo due piani sormontati da un attico e non tre come nel Colosseo. Per quanto riguarda invece i percorsi interni, dagli studi ad Arles ed El Jem, si è evidenziato che attraverso elaborati percorsi si cercava di guidare gli spettatori ordinatamente, attraverso rampe e scale, dai vomitoria (ingressi) fino ai posti loro assegnati. Resta il fatto che i settori più facilmente accessibili erano quelli riservati agli strati sociali più alti, ossia il podium e l ima cavea, raggiungibili attraverso brevi e numerosi accessi, in contrasto con i percorsi più lunghi e ripidi che risalivano fino alle gradinate degli ultimi livelli, riservati invece al resto degli spettatori. I sotterranei, adibiti a luogo di servizio, erano formati da una galleria lungo l asse principale di pianta rettangolare, divisa in più navate tramite pilastri, come ad Italica; insieme a questa di solito erano presenti gallerie perpendicolari dotate di montacarichi. In alcuni casi i sotterranei 6

7 occupavano tutto lo spazio al di sotto dell arena, il cui piano era costituito da un tavolato di legno sul quale, attraverso botole, arrivavano gladiatori, animali, ecc. Gli accessi principali a queste gallerie sotterranee si aprivano sugli assi dell anfiteatro. L anfiteatro maggiore di Pozzuoli e quello di Capua, così come il Colosseo, presentavo sotterranei a due piani. Infine le dimensioni dell alzato degli edifici, a partire dal I sec.d.c., si basarono sui rapporti fra le dimensioni fondamentali; un esempio è offerto dal Colosseo dove esistono rapporti di 1 a 1 fra l altezza della facciata e la larghezza dell arena. Ma se il Colosseo offrì un modello in età flavia e post-flavia, l Amphitheatrum Castrense di Roma, costruito forse sotto Eliogabalo ( d.c.), segna il punto di arrivo del processo di evoluzione di questa tipo monumentale, che tra la fine del I sec. e la metà del III sec.d.c. diventa l edificio più caratteristico delle città nelle province occidentali dell impero, immagine di potenza e fasto della Roma imperiale. 7

8 CAPITOLO I: POZZUOLI 8

9 I,1) La città: il quadro storico Secondo la tradizione Pozzuoli prima di essere una colonia romana fu un insediamento greco di nome Dicearchia (città della giustizia), fondata da aristocratici di Samo, fuggiti dalla tirannia di Policrate (528 a.c.) 3. Alla fine del V sec. a.c., i Campani conquistarono l intera regione, tra cui Cuma e lo stesso territorio di Pozzuoli. Dopo questo periodo di dominazione sannita, Pozzuoli entra nella sfera d influenza di Roma e con Capua ottiene, nel 334 a.c., la civitas sine suffragio, mentre nel 318 a.c., è sottoposta alla giurisdizione dei prefecti Capuam Cumas 4. La seconda guerra punica ( a.c.) segna un punto di svolta per la storia della città. Infatti più volte durante la guerra, al porto puteolano erano arrivate le derrate alimentari indispensabili per i soldati e per Roma stessa. Così alla fine del conflitto, il censore Scipione l Africano, nel 199 a.c., istituisce un portorium (dazio per le merci) sia a Capua che a Puteoli, simbolo dell importanza commerciale della città, che oramai ha sostituito Cuma come porto principale della Campania. Ma fu solo nel 194 a.c., che, per ispirazione dello stesso Scipione, vengono fondate le colonie marittime di Puteoli, Liternum e Volturnum, con lo stanziamento di trecento coloni. Fin dalla fondazione appare chiara la doppia vocazione di Puteoli: se da un lato infatti la città ha l importante compito di garantire l approvigionamento di grano a Roma, dall altro emerge subito il suo carattere cosmopolita, ospitando mercanti, per lo più dall Oriente La città, non coinvolta nella guerra sociale, si schiera con Mario durante la guerra civile. Nel 78 a.c., il vincitore Silla, è chiamato, dai magistrati locali, per risolvere disordini nati in città. Ancora oggi però se non è ancora chiara la ragione di questi tumulti, forse provocati dalla non adeguata 3 S. Girolamo, Chronicon, primo anno della 63 Olimpiade (528 a.c.); Stefano di Bisanzio Puteoli, città della tirrenia, fondazione dei Samii, detta anche Dicearchia. Per la rassegna delle fonti cfr. BELOCH 1989, p Per il quadro storico cfr. CAMODECA CEBEILLAC GERVASONI - LO CASCIO - ZEVI

10 costituzione cittadina alla richiesta dei ricchi liberti di entrare nel corpo civico, oppure dalla poca autonomia della colonia, forse ancora sotto l autorità del prefetto Capua-Cuma; tuttavia Silla, concedendo una nuova costituzione alla colonia, riesce a riportare la calma. Intanto le incursioni dei pirati nel Tirreno recano non poco danno al commercio di Pozzuoli. Proprio per questo motivo, al momento dello scontro tra Cesare e Pompeo, la città si schiera con quest ultimo, in quanto, precedentemente, era stato lo stesso Pompeo a liberare le acque dalla minaccia dei pirati. Nonostante ciò, al termine della guerra, il vittorioso Cesare non punisce Puteoli, data la sua importanza per il rifornimento di grano a Roma. Intanto una nuova minaccia per la città è rappresentata da Sesto Pompeo che più volte compie delle incursioni in città proprio per impedire tale rifornimento; per questa ragione i puteolani decidono di schierarsi con Ottaviano nello scontro con S. Pompeo, conclusosi nel 36 a.c. a favore del futuro princeps. Ed è così che consolidato il suo potere, Augusto, deduce la nuova colonia Iulia Augusta Puteoli, inviando dei veterani in città. Con quest atto, l imperatore non solo accresce la superficie della colonia con i terreni confiscati a Capua, ma dà alla città una nuova organizzazione sia dal punto di vista amministrativo, dividendo il territorio in regiones e vici, come a Roma, che da quello urbano. Infatti sia Augusto che eminenti cittadini, con le loro iniziative, danno un nuovo volto alla città. Uno dei più importanti interventi di età augustea è certamente la realizzazione del molo portuale (tav.iii, fig.2). Questo periodo di prosperità iniziato a Puteoli con Augusto, continua sotto la dinastia giulio-claudia (14-68 d.c.); a tale proposito va ricordato che Claudio, per evitare danni e incendi alle strutture annonarie, manda a Puteoli, tra il 42 e il 46 d.c., una coorte urbana di vigili del fuoco. Nel frattempo in città cresce sempre più l insofferenza dei ricchi liberti, i quali sono esclusi dagli organi direttivi della colonia, affidati ad un gruppo ristrette di gentes. Questa tensione 10

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