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1 Relazione dott.ssa Cecilia Carreri, convegno S.Martino di Castrozza Il tema che tratteremo riguarda la responsabilità della Guida Alpina nell accompagnamento nel fuori pista, cioè fuori dalle piste attrezzate con impianti di risalita. E un problema di responsabilità professionale e quindi non del generico affidamento che può avvenire anche tra amici, argomento di cui ha trattato prima il collega Dott. Ancona, ma dell affidamento qualificato, cioè ad un professionista della montagna come la Guida Alpina. L articolo 17 della legge 24 dicembre 2003 n. 363 (Norme in materia di sicurezza nella pratica degli sport invernali da discesa e da fondo) che ha regolamentato lo sci in pista nelle zone attrezzate dice che il concessionario e il gestore degli impianti di risalita non sono responsabili degli incidenti che possono verificarsi nei percorsi fuori pista serviti dagli impianti medesimi ed è proprio questa la zona che c interessa, cioè la zona dove va la Guida Alpina con il cliente o l allievo. Ma il fuori pista non è soltanto dove si arriva con le pelli di foca e gli sci da scialpinismo, ma anche dove si scia con il free ride, lo snowboard e, quindi, il fuori pista riguarda non solo le Guide Alpine ma anche i Maestri di Sci. Il discorso che faremo riguarda tutte le discipline sportive del fuori pista anche se ci sono delle problematiche per esempio nella distinzione tra il freeride e lo scialpino, tra l attività della Guida Alpina e quella dei Maestri di Sci. Adesso vediamo il tema della responsabilità. Anzitutto, chi va da solo si assume interamente, verso terzi, la responsabilità di quello che fa ed è il solo responsabile dei danni che arreca a sé stesso; vale quindi il principio dell auto responsabilità. Ma qui l auto responsabilità non ci interessa, ci interessa il rapporto del professionista. Adesso abbiamo figure professionali emergenti cioè il maestro di sci non è più relegato esclusivamente nelle piste attrezzate com era una volta, tradizionalmente. Adesso incontriamo maestri di sci anche fuori dalle piste attrezzate con degli itinerari che tante volte sono proprio ai limiti dello scialpinismo o delle pratiche alpinistiche, anche nei ghiacciai stessi, al di fuori degli impianti, come per esempio al Plateau Rosà, zona di alta montagna. Allora cerchiamo di focalizzare la distinzione tra i vari ruoli. Ci sono delle leggi recenti che stanno tentando di fare una distinzione tra la competenza della Guida Alpina e del Maestro di sci. La premessa generale, sulla quale tutte le leggi sono d accordo, è che la competenza

2 della Guida Alpina ricorre ogni volta che è necessaria un attrezzatura alpinistica. Ma con questo non abbiamo ancora detto niente perché si discute vivacemente che cosa sia l attrezzatura alpinistica, per esempio se l Arva o le pelli di foca siano attrezzature aplinistiche. Vediamo che cosa dicono le leggi perché, alla fine, se avviene un incidente e se dobbiamo valutare la responsabilità professionale di queste figure, il giudice va a vedere le leggi. La legge-quadro nazionale delle Guide Alpine dell 8 marzo 1991 n.81 dice che l attività sciistica, fuori dagli impianti, è di competenza esclusiva delle Guide Alpine, nell ambito delle escursioni sciistiche, qualora comporti l uso di tecniche e di attrezzature alpinistiche. Ho visto che anche la legge Provinciale di Trento del 23 agosto 1993 n.20 sull ordinamento della professione di guida dice più o meno la stessa cosa. L ultima legge Regionale del Veneto del 3 gennaio 2005 n. 1 attribuisce alla guida alpina, cito testualmente, l accompagnamento di persone o gruppi di persone, in ascensioni scialpinistiche o in escursioni sciistiche (quindi in termini molto ampi) su terreni innevati di montagna con qualsiasi attrezzo e su aree per lo sci fuoripista. Il testo è molto generico; mentre la legge della Regione Veneto sui maestri di sci del 3 gennaio 2005 n. 2 (ma può servire anche per le altre regioni del Nord Italia) dice che è competenza del maestro di sci l insegnamento delle tecniche sciistiche su piste, itinerari ed escursioni che, testualmente, non comportino difficoltà richiedenti l uso di tecniche e materiali alpinistici, quali corda, ramponi, piccozza o similari Qui la legge sui Maestri di sci è più specifica di quella sulle Guide. Dunque per la corda, la piccozza e i ramponi penso che siamo tutti d accordo nel ritenerli attrezzatura alpinistica, però il problema è questa frase infelice: e similari. Che cosa vuol dire similari? Una legge non può essere così indeterminata, una legge che codifica le condotte professionali deve essere più specifica, più precisa e di qui tutta la discussione su che cosa siano questi attrezzi similari che fissano il confine tra il fuoripista del Maestro di sci e quello della Guida Alpina. Non solo, ma c è anche da fare un altra precisazione e cioè che, leggendo le leggi regionali, sembra che la guida alpina sia competente solo per l accompagnamento, mentre la tecnica sciistica sia riservata al Maestro di sci. Invece, chiaramente, deve essere attribuita alla Guida alpina la competenza anche all insegnamento della tecnica sciistica nell ambito dell escursione fuoripista come per esempio per lo scialpinisimo. Quindi, il Maestro di sci insegna la tecnica sciistica nell ambito di escursioni, piste da sci,

3 itinerari sciistici, mentre la Guida alpina, nell ambito dell escursione di scialpinismo, deve e può insegnare anche la tecnica di discesa. Il problema di fondo, però, è che siamo nel fuoripista cioè su terreni, su ambienti naturali che difficilmente sono privi di rischi alpinistici; ci può essere la zona di fuoripista classico, come in Francia e in America, dove lavorano i vari maestri di sci, ma in Italia, nelle zone Dolomitiche o peggio ancora nelle Alpi, i fuoripista quasi sempre comportano dei rischi alpinistici, o per il fondo ghiacciato o per la tipologia del manto nevoso, situazioni nelle quali sono necessari l Arva, la corda, la pala e il sondino, se non addirittura i ramponi e la piccozza. Tenete presente che la legge n. 363 del 2003 sullo sci in pista, all art. 17, e questa è una novità molto interessante, ha introdotto in caso di scialpinismo con evidente rischio di valange, l obbligo di portare con sé gli appositi strumenti di sicurezza come l Arva, per garantire un idoneo intervento di soccorso in caso di incidente. E la prima volta che la legge regola l uso di questo strumento ed è importante perché in questo modo si viene affermare il principio che l Arva è uno strumeno di natura alpinistica, cioè che entra in gioco in una situazione di rischio alpinistico che sicuramente è di competenza della Guida alpina. Anche le pelli di foca, per esempio, come mezzi di risalita, possono condurre in zone che comportano una discesa su pendii nevosi a rischio valanghe, con ghiaccio o pendii misto neve e roccia, cioè terreni pericolosi. Si può sostenere che la pelle di foca è soltanto un mezzo di trasporto, un mezzo per facilitare la salita, magari anche per fare il free ride, ma, attenzione, perché tante volte, questo mezzo di risalita, proprio perché si usa dove non ci sono gli impianti, vuol dire che conduce dove ci sono pericoli oggettivi. Quindi anche le pelli di foca sono da considerarsi degli strumenti che conducono le persone in zone pericolose a rischio alpinistico. Di conseguenza, siccome la legge non fa una casistica precisa delle attrezzature alpinistiche che segnerebbero il confine tra il Maestro di sci e la Guida alpina, bisogna fare un discorso anche di tipo ambientale e cioè dire che è l ambiente che rende alpinistica l attrezzatura. Le pelli di foca diventano alpinistiche nel momento in cui si usano per fare una risalita, magari di una montagna di quattromila metri, oppure una gita su un ghiacciaio. Questo, per il momento, può essere un criterio di interpretazione per fissare il confine tra le competenze delle Guide Alpine e quelle del Maestro di sci.

4 Però sarebbe meglio che il legislatore facesse una casistica più dettagliata perché si rischia di sovrapporre, pericolosamente, le competenze fra questi professionisti. Perché pericolosamente? Perché il Maestro di sci non ha alle spalle una formazione professionale come quella che viene dai corsi di fromazione delle Guide alpine che sono estremamente difficili e impegnativi. E quindi l affidamento del cliente diventa un problema gravissimo perché l affidamento del cliente ad un professionista che non ha la formazione per gestire delle attrezzature alpinistiche o per muoversi con professionalità in ambiente severo, alpinistico, è molto pericoloso. Veniamo alla responsabilità vera e propria della Guida alpina. Abbiamo detto che in ambiente alpinistico, con attrezzi alpinistici, è competente la Guida alpina all accompagnamento e alla didattica dell insegnamento nei confronti di allievi o clienti; il discorso lo facciamo sia per i corsi d insegnamento, sia per il rapporto con il cliente. Analizziamo la responsabilità in caso d incidente, in fuoripista, in ambiente alpinistico come ad esempio ad elevato rischio valanghe o con crepacci. La responsabilità riguarda le lesioni o la morte riportata da un allievo o da terzi e viene considerata sotto il profilo della colpa cioè della condotta che non osserva le regole di diligenza, prudenza e perizia, sia generica sia tecnica e specifica della professione. Che cos è la colpa? Non c è un elenco preciso di quali siano le condotte che possono essere considerate, concretamente, colpose. Si deve fare anzitutto riferimento alle regole tecniche di condotta professionale, regole che possono essere anche non scritte e cioè che vengono utilizzate nell ambito della vostra professione in maniera ripetitiva, per consolidata esperienza Poi vi sono le regole ufficializzate nei manuali, negli ultimi anni il Collegio Nazionale delle guide alpine ha pubblicato diversi manuali, per esempio di scialpinismo, di sicurezza nell arrampicata Questi manuali, attenzione, creano un codice su come si deve fare lo sci alpinismo, su come si deve scendere nel fuoripista, creano delle regole che saranno prese in considerazione nel giudizio di responsabilità. C è poi tutta la parte scientifica, come l esame dei materiali, i coefficenti di rottura, di efficienza: adesso la Guida alpina si deve anche confrontare con queste problematiche. Ci sono cioè adesso dei test sui materiali che la Guida alpina non può trascurare, quindi

5 anche nel fuoripista la scelta e l uso del materiale diventa importante. Poi vi sono le regole deontologiche, cioè di correttezza professionale, come per esempio il senso del dovere, la consapevolezza del rischio, lo spirito di solidarietà e di soccorso, la generosità e disponibilità per l aiuto di terzi in pericolo, la corretteza e il rispetto nei confronti dell allievo o cliente, nei confronti dei colleghi, la cultura ecologica di rispetto dell ambiente. Si tratta di regole professionali e deontologiche che vengono considerate nel valutare e giudicare la condotta della Guida alpina. Sono poi molto importanti: l aggiornamento professionale, l allenamento psicofisico della guida, la vigilanza sugli allievi-clienti, il controllo della loro condotta, la prevenzione d iniziative autonome non consentite e pericolose da parte loro, l uso di attrezzatura adeguata e omologata in buone condizioni di manutenzione ed efficienza, l utilizzo di aggiornate informazioni sulle condizioni meteorologiche, un attenta valutazione del rischio valanghe con criteri sia empirici sia con la consultazione del bollettino nivometorologico, cioè con la valutazione del grado di pericolo valanghe, stimato dai bollettini ufficiali meteo. Vi sono inoltre la scelta di un itinerario adeguato al livello di preparazione del cliente, l utilizzo di un numero di Guide adeguato al numero di clienti-allievi. In pratica, nel momento in cui vado a valutare la condotta della Guida alpina, entrano in gioco un pò tutti questi fattori, sul presupposto che sono tutte condotte esigibili, cioè si può e si deve pretendere da una Guida alpina la sua preparazione tecnica, il suo allenamento psico-fisico, la scelta idonea dell itinerario e dell attrezzatura. La responsabilità per colpa grave: questo è un passaggio importante, cioè l attività della Guida alpina quasi di regola è un attività pericolosa, un attività molto a rischio, è un attività di elevato impegno professionale che si esprime in ambiente naturale pericoloso. Il Codice Civile (art. 2236cc), come per altri categorie professionali, attenua il giudizio di responsabilità nei confronti del professionista impegnato in attività di particolare difficoltà tecnica, nel senso che può ridurre il giudizio di responsabilità alla colpa grave cioè dare un giudizio più mite nei confronti di una Guida che si trovava o per condizioni ambientali o per condizioni soggettive, in situazioni di particolare impegno fisico, tecnico, professionale. Queste sono tutte cose da valutare di volta in volta, ma non pensate, adesso, grazie a questo trattamento comprensivo, di poter lavorare in maniera superficiale e disinvolta. Il giudizio è sempre rigoroso, però la legge tiene conto dei casi in cui il vostro impegno professionale è particolarmente elevato, consentendo un attenuazione del giudizio di responsabilità.

6 Comunque, non si può sempre parlare di colpa della Guida, c è anche la colpa del cliente. Tante volte il cliente, pur sorvegliato, pur controllato dalla Guida alpina e ben attrezzato, commette degli errori o assume delle iniziative autonome che, sul piano causale, spezzano il legame con la condotta e responsabilità della Guida alpina che ha fatto il suo dovere. Se c è un cliente più zelante degli altri, che vuol fare vedere che è più bravo della Guida, che prende e se ne va da solo e, ad esempio, provoca una valanga, un incidente o un infortunio, è evidente che la colpa della guida a questo punto si ferma perché s innestano delle situazioni e degli infortuni che derivano da una colpa, o esclusiva del cliente che se n è andato per conto suo o da un concorso di colpa della Guida se anche questa ha, in parte, sbagliato. Tante volte il cliente prende delle iniziative sbagliate che mettono in difficoltà la sua vita e quella delle altre persone e il giudice ne tiene conto nel bilanciare la colpa del cliente con quella eventuale della Guida, si fanno dei calcoli di percentuale di responsabilità. Il problema della responsabilità nei confronti dei terzi. Fino adesso abbiamo visto il rapporto interno tra il cliente o l allievo e la Guida alpina, però c è anche il terzo che in quel momento si trova nel fuoripista per conto suo e non ha nessun rapporto contrattuale con la Guida alpina. Può essere che la Guida alpina o i suoi clienti provochino un incidente che danneggia queste persone che sono al di fuori del rapporto professionale con la Guida. Su questa situazione bisogna stare attenti perché scatta una particolare severità di giudizio della legge per la Guida alpina: un conto è il rapporto con il cliente, un conto è il rapporto con l esterno, con i terzi, rispetto ai quali l attività alpinistica è considerata pericolosa, trattandosi di situazioni ambientali e professionali a rischio elevato. Il codice civile prevede al riguardo, per le attività pericolose, un meccanismo di presunzione di colpa (art cc). Chi fa un attività pericolosa è più esposto e si assume più rischi per quello che fa e quindi la legge diventa in questi casi più rigida e severa perché dice: tu fai un attività pericolosa per la società e per gli altri e quindi ti valuto con maggior rigore. Anche qui però bisognerà poi valutare e bilanciare tra loro tutte le situazioni in cui si trovava la Guida al momento dell infortunio e cioè un eventuale concorso di colpa del cliente e la difficoltà della prestazione professionale in quel momento. Le lesioni o la morte del cliente o dell allievo o di terzi comportano anche una responsabilità penale perché sono fatti che costituiscono reato e possono in quanto tali

7 avere anche delle ripercussioni disciplinari e sull iscrizone all albo della Guida alpina. La responsabilità colposa per omesso rispetto delle regole di prudenza, di dligenza e di perizia è valutata in sede penale secondo il criterio di prevedibilità e di evitabilità dell infortunio. Cioè la Guida alpina deve sempre porsi in una situazione di preallarme rispetto gli infortuni che possono verificarsi, cioè deve sempre agire in un ottica di prevedibilità ed evitabilità dell infortunio. Le due parole chiave sono: prevedibilità e evitabilità, bisogna agire sempre nella prospettiva di prevedere e di evitare che succedano degli infortuni. Per concludere, la Guida alpina, e ciò si vede proprio nel campo della responsabilità penale, è il tutore del cliente-allievo che si affida a lui, è il garante della sua incolumità. Certo che è una grossa responsabilità, stiamo parlando di cose gravissime, un processo per lesioni, un processo perché uno che è morto sotto una valanga, sono fatti devastanti che possono comportare anche la decadenza dal ruolo di Guida alpina Però è anche vero che voi siete dei professionisti della montagna e quindi, entrando in quest Ordine professionale, vi siete assunti dei rischi che altre professioni non hanno, come per esempio i Maestri di sci o gli Istruttori CAI. E una vostra scelta professionale che comporta delle esperienze stupende, meravigliose e delle grandi soddisfazioni, ma anche, purtroppo, queste responsabilità molto serie e quindi, sempre, un dovere di grande diligenza e di grande formazione e preparazione professionale, di aggiornamento tecnico continuo, e, soprattutto, di grande prevenzione dell infortunio.

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