Il ruolo dell'infermiere nell'ambito di un coordinamento trapianti
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1 Università degli Studi di Pisa Facoltà di Medicina e Chirurgia CdL in Infermieristica Il ruolo dell'infermiere nell'ambito di un coordinamento trapianti di Rossella Falco Relatore: Prof. Juri Ducci a.a
2 Introduzione Quest anno ho avuto la possibilità, grazie al tirocinio all interno dell ambulatorio del coordinamento trapianti di fegato dell Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana, di rapportarmi a pazienti che hanno subito un trapianto d organo. Il continuo pormi domande su ciò che aveva preceduto le visite ambulatoriali e sul ruolo dell infermiere nel percorso del paziente, da quando subentra la necessità di prendere in considerazione il trapianto e non solo nella fase successiva all intervento, ha fatto sì che lo scopo e l argomento da trattare nella tesi venissero da sé: approfondire le mie conoscenze in merito all infermiere di coordinamento trapianti. Il primo capitolo descrive come è strutturata la rete trapiantologica italiana, non ritengo infatti sia possibile comprendere appieno il lavoro di un professionista se prima non si dedica del tempo a comprendere il contesto in cui opera. Nel secondo capitolo invece ho descritto, attenendomi al modo in cui è strutturato il coordinamento trapianti di fegato dell AOUP, il ruolo dell infermiere nelle due fasi che non avevo avuto la possibilità di seguire appieno in tirocinio: la fase pre-trapianto e la fase vera e propria del trapianto. Lo stesso capitolo contiene nella parte finale la traduzione scritta dell esperienza pratica dell assistenza al paziente nella fase post-trapianto. Il terzo capitolo a seguito delle più approfondite conoscenze in mio possesso in merito alla figura dell infermiere di coordinamento al trapianto e al valore attribuitogli nella realtà italiana e in quella americana, contiene le conclusioni a cui sono giunta. 4
3 CAPITOLO I La rete trapiantologica italiana Il trapianto di organi solidi rappresenta l opzione di cura e di miglioramento della qualità di vita per un numero considerevole di pazienti di ogni classe d età affetti da patologie d organo in fase terminale. Esso oltre ad essere una reale necessità terapeutica rappresenta anche il coronamento di un lungo e impegnativo lavoro di molti operatori appartenenti a unità operative diverse. Tali figure sono diventate tanto più numerose quanto più il sistema dei trapianti è andato espandendosi e divenendo più complesso nel tempo. Al fine di ottenere risultati soddisfacenti in termini di qualità e sicurezza per il paziente, ma anche al fine di migliorare e ottimizzare le risorse economiche a disposizione si è presentata la necessità di stabilire regole, di organizzare, di coordinare queste figure. La svolta decisiva è stata determinata dalla legge n 91 del 1 Aprile 1999 che ha disciplinato l intero settore e ha istituzionalizzato i livelli di organizzazione che compongono la rete trapiantologica italiana, definendo con precisione gli ambiti di competenza: il Centro Nazionale Trapianti, i Centri Regionali e Interregionali e i Coordinamenti Locali alla donazione. 1.1.Livello di coordinamento nazionale A livello nazionale è stato istituito il Centro Nazionale Trapianti con sede a Roma presso l Istituto Superiore di Sanità. Esso si occupa di curare, attraverso il Sistema Informativo dei Trapianti (una intranet della pubblica amministrazione appositamente dedicata), le liste di attesa differenziate per tipologia di trapianto. 5
4 Si occupa di stabilire i parametri tecnici e i criteri che i dati nelle liste d attesa trasmessigli dai Centri Regionali o Interregionali devono rispettare. Stabilisce i criteri su come creare protocolli operativi per assegnare organi e tessuti in base alle urgenze e compatibilità che risultano dai dati nelle liste d attesa. Definisce linee guida per i Centri Regionali o Interregionali per uniformare l'attività di prelievo e di trapianto sul territorio nazionale. Verifica l'applicazione dei criteri e delle linee guida da Lui stabilite. Definisce i criteri per l assegnazione degli organi per i casi relativi alle urgenze, per i programmi definiti a livello nazionale e per i tipi di trapianto per i quali il bacino di utenza minimo corrisponde al territorio nazionale. Definisce criteri omogenei per lo svolgimento dei controlli di qualità sui laboratori di immunologia coinvolti nelle attività di trapianto. Individua il fabbisogno nazionale di trapianti e stabilisce la soglia minima annuale di attività per ogni struttura per i trapianti e i criteri per una equilibrata distribuzione territoriale delle medesime. Definisce i parametri per la verifica di qualità e di risultato delle strutture per i trapianti. Svolge le funzioni attribuite ai Centri Regionali e Interregionali per i tipi di trapianto il cui bacino di utenza minimo corrisponde al territorio nazionale. Promuove e coordina i rapporti con le istituzioni estere di settore al fine di facilitare lo scambio di organi. Si avvale inoltre di un gruppo di figure professionali che vanno a costituire la Consulta Tecnica Permanente per i trapianti. Essa predispone gli indirizzi tecnici operativi per lo svolgimento delle attività di prelievo e di trapianto di organi e svolge funzioni consultive a favore del Centro Nazionale Trapianti. 1.2.Livello di coordinamento regionale e interregionale Ogni regione deve possedere un Centro Regionale Trapianti, tali centri hanno sede presso una struttura pubblica e si avvalgono di uno o più 6
5 laboratori di immunologia per svolgere tutte quelle attività volte a verificare la compatibilità tra organo del donatore e ricevente. Ad oggi in Italia sono presenti tre Associazione Interregionali di Trapianto: - NITp (Nord Italia Transplant program) Risale al 1976 e comprende il Friuli, la Liguria, la Lombardia, le Marche, il Veneto e la provincia autonoma di Trento. - AIRT (Associazione Interregionale Trapianti) Risale al 1989 e comprende le regioni Piemonte, Valle d Aosta, Toscana, Emilia-Romagna, Puglia e la provincia autonoma di Bolzano. - OCST (Organizzazione Centro Sud Trapianti) Risale all Ottobre del 1998 e si è venuta a creare a seguito della fusione tra il CCST (Coordinamento Centro Sud Trapianti) nato nel 1987 e il SIT (Sud Italia Transplant) del L OCST comprende Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Molise, Sardegna, Sicilia e Umbria. In ognuna di queste tre Associazioni ha sede un Centro Interregionale Trapianti. Le funzioni dei Centri Regionali e Interregionali Trapianti sono molteplici. Essi coordinano le attività di raccolta e di trasmissione dei dati relativi alle persone in attesa di trapianto nel rispetto dei criteri stabiliti dal Centro Nazionale. Coordinano le attività di prelievo e i rapporti tra i reparti di rianimazione presenti sul territorio e le strutture per i trapianti, in collaborazione con i coordinatori locali. Assicurano il controllo sull'esecuzione dei test immunologici necessari per il trapianto avvalendosi di uno o più laboratori di immunologia per i trapianti. 7
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