Luoghi per processi di verniciatura (Prescrizioni particolari e verifiche)

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1 Prescrizioni particolari La classificazione Ex Una cabina di nel suo complesso non rientra nell ambito di applicazione della direttiva Atex 94/9/CE e di conseguenza non deve essere marcata CE Atex, ma lo devono essere invece (a partire dal 1 luglio 2003 come stabilito dal DPR 126/98) i suoi componenti elettrici (e non) installati nelle zone pericolose, sia che siano all interno o all esterno della cabina. Questa è la sintesi di un parere ufficiale da parte della Commissione Atex (punto della guida all applicazione della direttiva Atex) il quale afferma: le cabine sono descrivibili come un'area chiusa dove un operatore può lavorare all interno o all esterno e possono essere definite come "semplici scatole". La "scatola", in assenza di sorgenti di innesco e non destinata all'uso in atmosfera potenzialmente esplosiva, non rientra nell'ambito di applicazione della direttiva ATEX 94/9/EC. In condizioni operative si viene a formare un'atmosfera potenzialmente esplosiva e la zona chiusa, le aperture e i sistemi di recupero, sono normalmente classificate secondo le opportune zone pericolose. L'apparecchiatura, i sistemi di protezione e i componenti destinati all'utilizzo in queste zone, compresi i dispositivi esterni di controllo e di sicurezza che contribuiscono all'uso in sicurezza dei primi, rientrano nell'ambito di applicazione della direttiva ATEX 94/9/EC. In sintesi, le cabine di, intese nella loro unità, non rientrano nell'ambito di applicazione della direttiva ATEX 94/9/EC e quindi ad esse non possono essere applicate le speciali marcature relative alla protezione contro le esplosioni o le altre marcature specificate nell'allegato II EHSR della direttiva. Della classificazione in zone pericolose delle cabine di si occupa la norma Uni En Impianti di Cabine di per l applicazione di prodotti vernicianti liquidi Requisiti di sicurezza. Tale norma per prevenire il rischio esplosione nelle cabine di richiede i seguenti requisiti: 1. Mantenere la concentrazione delle sostanze infiammabili al di sotto del LEL per mezzo di una ventilazione forzata; 2. Eliminare o ridurre le sorgenti di innesco; Si devono inoltre prendere opportune precauzioni per eliminare le perdite di gas combustibile, al fine di evitare possibili esplosioni, ad esempio: convezione naturale, pre e post-ventilazione, prove di tenuta, monitoraggio gas, etc. Limitazione della concentrazione di sostanze infiammabili La norma UNI EN prevede due possibili situazioni di valori limite di concentrazione all interno delle cabine di che devono essere usate per classificare le zone pericolose e per determinare quali dispositivi elettrici installare:

2 1. Nelle cabine di con operatore, la concentrazione di sostanze infiammabili C LEL deve essere limitata al massimo ad un valore pari al 25% del LEL; 2. Nelle cabine di senza operatore, la concentrazione di sostanze infiammabili C LEL deve essere limitata al massimo ad un valore pari al 50% del LEL; questo si applica anche agli impianti di ricircolo dell aria Il calcolo della concentrazione delle sostanze infiammabili nella cabina può avvenire attraverso semplici formule riportate in tabella 3. Se fosse sconosciuto il valore (da utilizzare nel calcolo) del LEL dei solventi infiammabili utilizzati in cabina, la norma Uni En suggerisce di utilizzare il valore di 40 g/m 3. La classificazione in zone pericolose, che è una parte integrante del concetto di sicurezza per la prevenzione dell esplosione, deve essere effettuata in funzione della concentrazione delle sostanze infiammabili presenti in cabina nel modo indicato in tabella 1. Si può notare che come minimo una cabina viene classificata come zona 2. Concentrazione delle sostanze infiammabili presenti in cabina C LEL C LEL < 25% LEL (ad esempio con LEL = 40 g/m 3, la concentrazione deve essere minore di 10 g/m 3 ) 25% LEL C LEL 50% LEL (ad esempio con LEL = 40 g/m 3, la concentrazione deve essere compresa tra 10 e 20 g/m 3 ) 25% LEL C LEL 50% LEL (ad esempio con LEL = 40 g/m 3, la concentrazione deve essere compresa tra 10 e 20 g/m 3 ) Estensione della zona Tutto il volume interno (V int ) alla cabina compresi i volumi interni delle tubazioni di ricircolo ed espulsione dell aria. Il volume esterno (V ext ) entro la distanza di 1 metro dalle aperture permanenti (*). Tutto il volume interno (V int ) alla cabina compresi i volumi interni delle tubazioni di ricircolo ed espulsione dell aria. Il volume esterno (V ext ) entro la distanza di 1 metro dalle aperture permanenti (*). Tipo di zona (*) Le porte non sono considerate aperture permanenti Tabella 1 Procedura di classificazione delle cabine di in funzione della concentrazione delle sostanze infiammabili presenti

3 Se la concentrazione calcolata dei solventi infiammabili è pari o superiore al 25% del LEL, la cabina di deve essere equipaggiata o con dispositivi di sfogo dell esplosione, oppure con un dispositivo di rilevazione e controllo della concentrazione il quale possa interrompere l erogazione di sostanze infiammabili se la concentrazione risulta pari o superiore al 50% del LEL. Nelle cabine di con un operatore si deve verificare la conformità ai requisiti di velocità dell'aria: in questo caso non è richiesta la misurazione della concentrazione di sostanze infiammabili, a meno che le velocità elevate dell aria siano in contraddizione con i requisiti del processo tecnico di applicazione: allora potrebbe rendersi necessaria la misurazione della concentrazione di sostanze infiammabili. Nelle cabine di senza operatore la concentrazione di solventi infiammabili C LEL deve essere calcolata (vedi tabella 3), ed in base al valore trovato si devono eseguire le seguenti misurazioni della concentrazione: - se C LEL 10 % non è richiesta alcuna misurazione; - se 10 % < C LEL 25 % la o le misurazioni devono essere eseguite nei condotti di scarico dell'aria; - se 25 % < C LEL 50 %: si devono eseguire le misurazioni all'interno della cabina di nei punti definiti per la misurazione della velocità dell'aria e nei condotti di scarico dell'aria. Se la cabina di è una cabina di multizona (presenza di numerose sezioni per la a spruzzo), si deve considerare ogni sezione separatamente per il calcolo del C LEL utilizzando poi la concentrazione della sezione meno favorevole. Le misurazioni devono essere eseguite utilizzando un esplosimetro nelle condizioni d uso specificate dal costruttore facendo attenzione a non eseguire misurazioni tra la pistola di spruzzatura e il pezzo da verniciare o in sua vicinanza.

4 Figura 1 - Esempio di classificazione delle zone in una cabina di ad apertura frontale

5 Eliminazione o riduzione delle sorgenti di innesco Al fine di prevenire il pericolo di un atmosfera pericolosa, la scelta dei dispositivi e delle apparecchiature elettriche e non elettriche deve garantire l eliminazione del rischio di innesco in ogni parte della cabina classificata come zona pericolosa. Poiché, come visto, al meglio la cabina viene classificata come zona 2, è evidente che le apparecchiature presenti all interno di una cabina devono avere come minimo una marcatura Atex di categoria 3 (vedi tabella 2). Tipo di zona 1 Caratteristiche delle apparecchiature presenti nelle zone pericolose Apparecchiature elettriche di categoria 2G conformi alle norme EN , EN 50015, EN 50016, EN 50017, EN , , EN 50020, EN ed EN Apparecchiature non elettriche di categoria 2G conformi alle norme EN ed EN Apparecchiature elettriche di categoria 3G conformi alle norme EN ed EN Apparecchiature non elettriche di categoria 3G conformi alle norme EN ed EN Tabella 2 Caratteristiche delle apparecchiature elettriche e non elettriche, da installare all interno delle zone pericolose classificate nelle cabine di

6 Figura 2 - Esempio di classificazione delle zone in una cabina di ad apertura dall alto

7 o Occorre installare il comando di emergenza (vedi scheda "Comando di emergenza") per due motivazioni: In base al punto 0-2 dell'allegato A del DM 8/3/85, in tutte le attività soggette al DM 16/2/82 (rilascio CPI), e quindi anche nelle seguenti attività: Stabilimenti ed impianti ove si producono, impiegano o detengono vernici, inchiostri e lacche infiammabili e/o combustibili con quantitativi globali in ciclo e/o in deposito superiori a 500 kg (attività 19); Depositi e/o rivendite di vernici, inchiostri e lacche infiammabili e/o combustibili con quantitativi pari o superiori ai 500 kg (attività 20); Officine o laboratori per la con vernici infiammabili e/o combustibili con oltre 5 addetti (chiarimento: per numero di addetti si intende il numero di addetti effettivamente impiegati nella lavorazione specifica. Attività 21); "L'impianto deve essere provvisto di un interruttore generale munito di protezione contro le correnti di sovraccarico e di corto circuito installato in posizione segnalata, manovrabile sotto carico e atto a porre fuori tensione l'impianto elettrico dell'attività. Tale interruttore, nel caso di alimentazione effettuata con cabina di trasformazione, è da intendere quello installato sul quadro di manovra posto all'uscita del circuito secondario del trasformatore". Il DPR 547/55, all'art. 333 afferma che "le linee che alimentano gli impianti elettrici installati nei luoghi contemplati negli articoli 329 e 331 devono essere provviste, all'esterno dei locali pericolosi o prima dell'entrata nella zona pericolosa, di interruttori onnipolari". I luoghi degli articoli 329 e 331 erano stati individuati dal DM 22/12/58 attraverso due tabelle che elencavano i luoghi pericolosi per presenza di gas e quelli pericolosi per presenza di polveri. Il Dlgs 233/03, abolendo queste due tabelle (tranne attività 51 tabella A) ed introducendo il concetto di classificazione in zone, rende quindi il comando di emergenza, in base al DPR 547/55, obbligatorio in tutti i luoghi classificati con pericolo di esplosione secondo le direttive ATEX. Se il reparto presenta zone 0, 1, 2, va installato allora il comando di emergenza. (Il DPR 547/55 è stato abrogato dal Dlgs 81/08); In ogni caso anche le norme CEI prevedono l'installazione del comando di emergenza, questa volta in tutti i luoghi classificati come tali per la presenza di gas, all'art. 8.1 della norma CEI 31-33: "per motivi di emergenza, al di fuori del luogo pericoloso devono essere previsti uno o più dispositivi atti ad interrompere le alimentazioni elettriche del luogo pericoloso. La costruzione elettrica che deve continuare a funzionare per prevenire pericoli aggiuntivi non deve

8 essere compresa nel circuito di arresto di emergenza; essa deve costituire un circuito separato" (ad esempio i rilevatori di atmosfera esplosiva). o Occorre installare un impianto di illuminazione di sicurezza, se il reparto di, come solitamente avviene, è un luogo di lavoro, infatti: Il Dlgs 81/08 all allegato IV art dice che i luoghi di lavoro nei quali i lavoratori sono particolarmente esposti a rischi in caso di guasto dell'illuminazione artificiale, devono disporre di un'illuminazione di sicurezza di sufficiente intensità, e poi all art richiede che le vie e le uscite di emergenza che richiedono un'illuminazione devono essere dotate di un'illuminazione di sicurezza di intensità sufficiente, che entri in funzione in caso di guasto dell'impianto elettrico ; o Impianto di terra ed equalizzazione di potenziale: L'impianto di terra nei luoghi con pericolo di esplosione assume una doppia importanza, rispetto a quello che è il suo ruolo tradizionale. Qui, non è "solamente" un'installazione atta alla protezione delle persone contro i contatti indiretti, ma diventa un mezzo fondamentale per prevenire la formazione di scintille pericolose che potrebbero innescare un'atmosfera esplosiva. Un siffatto impianto, quindi, oltre che proteggere le persone dai contatti indiretti, deve: Proteggere contro l'innesco di esplosioni per guasto a terra. Al fine di evitare la formazione di scintille capaci di provocare l'accensione dell'atmosfera esplosiva, si deve impedire ogni contatto con parti nude attive (a meno che non siano a sicurezza intrinseca). Un sistema TT utilizzato in zona 2 deve essere protetto da un dispositivo differenziale. Viene ribadito il divieto di utilizzo del sistema TN-C in un luogo pericoloso. Un sistema IT deve essere dotato di un dispositivo di controllo dell'isolamento per segnalare il primo guasto verso terra. Nei luoghi pericolosi viene richiesta la creazione di un sistema di equipotenzialità a cui connettere tutte le masse e le masse estranee e che può

9 comprendere conduttori di protezione, tubi metallici, guaine metalliche dei cavi, armature in filo d'acciaio e parti metalliche di strutture, ma non può comprendere conduttori di neutro. Altre parti metalliche che non sono masse estranee come porte e finestre non richiedono il collegamento. L'equipotenzialità viene in genere realizzata attraverso una rete equipotenziale comprendente anche le tubazioni degli impianti. I collegamenti devono essere effettuati in modo da evitare il loro allentamento col tempo, il quale provocherebbe un pericoloso aumento della resistenza di contatto. Gli impianti di protezione catodica non devono essere collegati al sistema di equipotenzialità. Proteggere contro le scariche elettrostatiche. Nella progettazione di impianti elettrici, devono essere presi provvedimenti per ridurre ad un livello sicuro gli effetti dell'elettricità statica". Le scariche elettrostatiche sono causate dal trasferimento di elettroni da un oggetto ad un altro, nel momento in cui l'intensità del campo elettrico fra i due corpi supera la rigidità dielettrica dell'aria. La carica elettrica si può formare per sfregamento e separazione tra due corpi differenti, come ad esempio per calpestio su pavimenti sintetici, per sfregamento di indumenti sintetici, per srotolamento di nastri di plastica, per movimento di nastri trasportatori, per flusso di liquidi o di polveri, per l'azione di pulitura a vapore, per l'uso di a spruzzo, per l'uso di cinghie di trasmissione (in cui c'è la continua separazione delle superfici di contatto), e altro ancora. La prima precauzione che potremmo prendere è quella di evitare tutte queste situazioni, e comunque in ogni caso non potremmo sentirci al sicuro. Poiché una persona elettrostaticamente carica, toccando un materiale conduttore può generare una scintilla in grado di innescare un'atmosfera esplosiva, è bene che i pavimenti nelle zone pericolose siano di tipo conduttivo, come conduttive devono essere le calzature indossate dagli operatori. Le precauzioni, in qualche modo attive che si possono mettere in atto per prevenire i rischi di accumulo di cariche elettrostatiche sono fondamentalmente tre. 1 - Aumentare il livello di umidità del locale - infatti in ambienti molto secchi la resistività dei materiali isolanti tende ad aumentare notevolmente, impedendo così a volte che la loro resistenza verso terra sia inferiore ad 1 Mohm, limite al di sotto del quale si considera che ci sia una sufficiente dispersione delle cariche. Si raccomanda comunque un tasso di umidità non inferiore al 20%. 2 - Aumentare il livello di ionizzazione dell'aria - il sistema consiste nell'inondare l'aria con ioni positivi e negativi, così che quando l'aria ionizzata viene a contatto con una superficie carica, la superficie attrae gli

10 ioni di polarità opposta. Il risultato è che l'elettricità statica che si era formata sugli oggetti viene neutralizzata. Ovviamente questo sistema non si limita ad eliminare le cariche esistenti, ma tende a prevenirne la formazione. 3 - Collegare a terra tutte le parti metalliche sedi di accumulo di cariche - questa è la precauzione di carattere impiantistico e consiste nel rendere equipotenziali le zone pericolose attraverso il collegamento a terra ed equipotenziale di tutte le masse, le masse estranee e tutte le parti metalliche degli impianti di lavorazione che potrebbero essere causa di accumulo di cariche elettrostatiche. Una citazione a parte merita il caso del carico e scarico di liquidi infiammabili trasportati con autobotti. In questo caso le autobotti devono essere rese equipotenziali con l'impianto fisso, perchè altrimenti potrebbero essere provocate scintille nel contatto fra un corpo carico (autobotte o cisterna caricata dal movimento del fluido) con uno generalmente con carica inferiore (l'impianto locale). La connessione fra i due sistemi avviene per mezzo di una pinza di messa a terra costruita in modo tale che non vengano prodotte scintille al momento del collegamento, in quanto il contatto vero e proprio viene fatto avvenire in una camera a prova di esplosione Ex-d. Si devono prendere poi precauzioni per prevenire l accumulo di cariche elettrostatiche sulle superfici dei cavi; Proteggere contro le scariche atmosferiche Occorre valutare la situazione attraverso le norme CEI 81-10, e se è il caso installare LPS esterni, LPS interni o limitatori di sovratensione (SPD). Proteggere contro le sovratensioni prodotte da parti metalliche protette catodicamente - Ricordiamo che la protezione catodica (in genere a corrente impressa) è un sistema utilizzato per prevenire e proteggere dalla corrosione delle parti metalliche interrate di un impianto, in genere condutture o serbatoi. La norma EN proibisce espressamente questo metodo di protezione nelle zone 0. Nelle aree con un unico impianto di terra, le condutture protette catodicamente, che escono dal terreno in una zona pericolosa, devono essere collegate con le masse e le masse estranee non protette catodicamente poste fuori terra. Quando le parti metalliche protette catodicamente entrano od escono dall'area di influenza dell'impianto di terra, devono essere provviste di giunti isolanti posti all'esterno dell'area stessa.

11 Prescrizioni del Dlgs 81/08 o Il datore di lavoro è tenuto ad adempiere ad una serie di prescrizioni: Ripartire in zone 0, 1 e 2 le aree in cui possono formarsi atmosfere esplosive. Per la classificazione in zone, ci si può riferire alla norma CEI 31-30; Assicurare che nelle zone 0,1,2 di cui al punto precedente, siano applicate una serie di prescrizioni minime di sicurezza; Verificare successivamente che le attrezzature utilizzate nelle zone pericolose soddisfino i criteri della direttiva ATEX (DPR 126/98); Nella prospettiva della valutazione dei rischi di esplosione il datore di lavoro deve poi provvedere a elaborare e a tenere aggiornato un documento, chiamato documento sulla protezione contro le esplosioni. Questo documento (che è parte integrante del documento di valutazione dei rischi) deve precisare: che i rischi di esplosione sono stati individuati e valutati; che saranno prese misure adeguate per tutelare la sicurezza e la salute dei lavoratori che possono essere esposti al rischio di atmosfere esplosive; tutti i luoghi che sono stati classificati in zone 0,1,2; tutti i luoghi in cui si devono applicare le prescrizioni minime di sicurezza; che i luoghi e le attrezzature di lavoro, compresi i dispositivi di allarme, sono concepiti, impiegati e mantenuti in efficienza tenendo nel debito conto la sicurezza; che sono stati adottati gli accorgimenti per l'impiego sicuro di attrezzature di lavoro; La compilazione del documento deve avvenire prima dell inizio del lavoro e, nel caso in cui i luoghi di lavoro, le attrezzature o l organizzazione del lavoro abbiano subito modifiche, ampliamenti o trasformazioni rilevanti, deve essere rivisto e riscritto. E compito del datore di lavoro valutare se ci sono state delle modifiche rilevanti alle condizioni di lavoro.

12 Verifiche e manutenzione: Le verifiche di carattere elettrico, qualunque sia la classificazione del locale, sono le seguenti: Iniziali: (la verifica deve essere effettuata da persona esperta, competente in lavori di verifica. Completata la verifica deve essere preparato un rapporto) o Esame a vista o Verifica della continuità dei conduttori di protezione e dei conduttori equipotenziali principali o Misura della resistenza di isolamento dell'impianto elettrico o Verifica della protezione per separazione nel caso di circuiti SELV o PELV e nel caso di separazione elettrica o Verifica della protezione mediante interruzione automatica dell'alimentazione o Prove di polarità o Prove di funzionamento o Misura della caduta di tensione (se il locale è molto esteso) o Misura della resistenza dell'impianto di terra o Prima della messa in servizio della cabina, deve essere verificata (UNI EN 12215) la conformità dell equipaggiamento elettrico e non elettrico alle categorie richieste per la protezione contro l innesco. Deve inoltre essere verificato anche il buon funzionamento dei dispositivi di sicurezza (es. dispositivo per rilevare eventuali deterioramenti nel rendimento dell'impianto di ventilazione, dispositivo allarme acustico e visivo per indicare eventuali perdite di prestazione come quelle causate dall'intasamento dei filtri, dispositivo che interblocca la ventilazione forzata e le operazioni di riscaldamento e, dispositivo temporizzato che garantiscono un periodo di ventilazione forzata continua dopo la fine della fino a che l'atmosfera interna sia sicura, etc.) Periodiche: (la verifica deve essere effettuata da persona esperta, competente in lavori di verifica. Completata la verifica deve essere preparato un rapporto). Le verifiche periodiche devono essere effettuate ad intervalli di tempo tali da non compromettere la sicurezza d'uso dell'impianto, e devono comprendere almeno: o Esame a vista o Misura della resistenza di isolamento o Prova della continuità dei conduttori di protezione o Prove per la protezione contro i contatti indiretti, incluse le prove di funzionamento dei dispositivi differenziali; o Verifica e manutenzione delle zone pericolose: Prendiamo come riferimento la norma CEI che offre utili indicazioni sul significato di verifica e sulla sua realizzazione pratica. La specificità degli impianti elettrici in questi luoghi, impongono una attenzione ed una cura particolari nel mantenere l'integrità delle specifiche caratteristiche che permettono il funzionamento nelle atmosfere potenzialmente esplosive. La norma CEI definisce la verifica come l'azione che implica l'attento esame di un componente dell'impianto, eseguita

13 senza smontarlo, oppure, se necessario, con l'aggiunta di un particolare smontaggio, completata talora da misure, al fine di raggiungere una valida conclusione sullo stato del componente stesso. A proposito di smontaggio, l'azione di verifica può essere smontata in tre fasi, in tre tipi di esami, che, a partire dal più superficiale sono: Verifica a vista - E' la verifica che permette di identificare i difetti a occhio nudo, senza l'utilizzo di attrezzi o misure. Ad esempio può essere la mancanza di una vite o un bullone, il non rispetto di distanze minime, la mancanza di giunti di bloccaggio, etc. Le custodie non vengono aperte e gli apparecchi sono sotto tensione. Verifica ravvicinata - E' la verifica che consente di andare un po oltre, e ad esempio capire, tramite l'ausilio di un attrezzo, se la vite o il bullone sono allentati, se ci sono guarnizioni inadatte, etc. Anche questo tipo di esame non prevede l'apertura delle custodie e il sezionamento dell'impianto. Verifica dettagliata - E' la verifica che implica l'utilizzo di utensili per l'apertura delle custodie e di strumentazione di misura. Gli apparecchi vengono sezionati dalla sorgente di energia. Se effettuata su tutte le costruzioni elettriche e gli impianti elettrici prima della messa in servizio dell'impianto, si parla di verifica iniziale. La verifica iniziale viene fatta per accertare che il modo di protezione scelto e la sua installazione siano appropriate. Se le costruzioni elettriche non sono state modificate, ci si può riferire ad una verifica equivalente effettuata dal costruttore. Se la verifica viene effettuata, sempre in modo sistematico su tutti gli elementi dell'impianto, ad intervalli regolari di tempo, si parla di verifica periodica. L'intervallo fra le verifiche periodiche non deve superare comunque i tre anni. Sulle costruzioni elettriche movibili (come gli apparecchi per la saldatura elettrica), particolarmente soggette al danneggiamento, l'intervallo deve scendere ad un anno. Per queste costruzioni devono essere prese precauzioni, per fare in modo che vengano usate solo nei luoghi appropriati al loro modo di protezione, al gruppo del gas ed alla classe di temperatura. Ricordiamo che è prevista anche una terza modalità di verifica, quella a campione, cioè eseguita non a tappeto su tutto, ma su una parte proporzionale degli elementi dell'impianto. La verifica a campione è accettata laddove esami a vista e ravvicinati attestino buone condizioni dell'impianto e le prime verifiche dettagliate confermino questa tendenza. Il numero di verifiche a campione può essere tanto inferiore quanto maggiori sono le risultanze positive delle verifiche precedenti. La verifica a campione dovrebbe in genere avere lo scopo di controllare l'effetto delle condizioni ambientali, delle vibrazioni, dei difetti di progettazione. Per effettuare le verifiche - che devono essere svolte solo da personale esperto sui vari modi di protezione, sulle modalità di installazione, sulle leggi e norme pertinenti e sui

14 principi generali della classificazione dei luoghi pericolosi - deve essere disponibile la seguente documentazione aggiornata: 1. La classificazione dei luoghi pericolosi 2. Il gruppo e la classe di temperatura delle costruzioni elettriche 3. L'elenco e la posizione nell'impianto delle costruzioni elettriche, dei ricambi e delle informazioni tecniche per consentire di mantenere l'utilizzo delle apparecchiature in conformità al loro modo di protezione Dopo la verifica iniziale, per assicurare che le installazioni siano mantenute in condizioni soddisfacenti si devono effettuare verifiche periodiche (o in alternativa assoggettare gli impianti a supervisione continua da parte di personale esperto), stabilendo un intervallo di verifica in base ai possibili deterioramenti che può subire l'impianto. La norma CEI indica una serie di cause che possono influire sul deterioramento delle apparecchiature: la sensibilità alla corrosione, l'esposizione a prodotti chimici o solventi, il rischio di accumulo di polveri o sporcizia, il rischio di penetrazione d'acqua, l'esposizione a temperature anomale, la formazione e l'esperienza del personale, il rischio di modifiche o di regolazioni non autorizzate, il rischio di manutenzioni non in conformità con le raccomandazioni del costruttore. Tra una verifica periodica e l'altra, si devono effettuare verifiche a campione che serviranno, oltre che per controllare l'impianto, anche a ridefinire, se necessario, l'intervallo e il grado (vista, ravvicinata, dettagliata) della verifica. Ulteriori verifiche vanno svolte nel caso in cui siano state eseguite sostituzioni, riparazioni, modifiche o regolazioni sui componenti. Un altro momento di verifica deve essere quello nel quale l'apparecchiatura elettrica viene spostata da un luogo ad un altro o la classificazione del luogo cambia: occorrerà controllare che il modo di protezione, il gruppo della custodia e la classe di temperatura siano adatti alle nuove condizioni. o Verifiche di legge: (Da effettuarsi, a cura di ASL/ARPA od Organismo abilitato, solo se nel luogo vi è la presenza di almeno un lavoratore come definito dal Dlgs 81/08. Il verificatore rilascia regolare verbale che deve essere custodito dal titolare ed esibito a richiesta degli organi di vigilanza) Verifica dell'impianto di terra effettuata ogni 5 anni se il locale viene classificato come ordinario, ogni 2 anni se a maggior rischio in caso di incendio. Verifica dei dispositivi di protezione contro le scariche atmosferiche, (da effettuarsi ogni 5 anni se locale ordinario, ogni 2 anni se a maggior rischio in caso di incendio) solo se il luogo nel quale è situato l impianto di risulta non autoprotetto ed è un reparto di a spruzzo con solventi infiammabili con oltre 5 addetti ( attività 28, tab. A del DPR 689/59);

15 Nel caso in cui la cabina di fosse classificata come luogo con pericolo di esplosione, verifica ogni 2 anni delle apparecchiature elettriche installate nelle aree classificate come zone 0 o 1 o 2 (la denuncia degli impianti ex va effettuata solo in presenza di zone 0 e/o 1, ma le verifiche periodiche devono riguardare anche le zone 2).

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