INDAGINE SUL SETTORE VINICOLO. a cura dell Ufficio Studi di Mediobanca

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1 INDAGINE SUL SETTORE VINICOLO a cura dell Ufficio Studi di Mediobanca Marzo

2 MEDIOBANCA DECRETO LEGISLATIVO n. 196 DEL SULLA TUTELA DELLA PRIVACY INFORMATIVA Ai sensi dell art. 13 del Decreto Legislativo n. 196 del , recante disposizioni a Tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al trattamento di dati personali, si precisa che i dati personali da noi raccolti potranno essere oggetto, nel rispetto della normativa sopra richiamata e conformemente agli obblighi di riservatezza cui è ispirata l attività della nostra società di trattamenti, che consistono nella loro raccolta, registrazione, organizzazione, conservazione, elaborazione, modificazione, selezione, estrazione, utilizzo, blocco, comunicazione, diffusione, cancellazione ovvero nella combinazione di due o più di tali operazioni. Tali dati vengono trattati per finalità di ricerca economica e statistica ed in particolare per la realizzazione del volume Indagine sul settore vinicolo e delle opere digitali su CD e Web, opere destinate alla pubblicazione e alla diffusione in Italia e all estero, e di altre pubblicazioni contenenti dati per singola società o aggregati. Il trattamento dei dati potrà avvenire anche attraverso strumenti automatizzati atti a memorizzarli, gestirli e trasmetterli, mantenuti in ambienti di cui è controllato l accesso; il trattamento dei dati potrà essere effettuato, per conto della nostra società, con le suddette modalità e con criteri di sicurezza e riservatezza equivalenti, da società, enti o consorzi che ci forniscano specifici servizi elaborativi, nonché da società, enti (pubblici o privati) o consorzi che svolgano attività connesse, strumentali o di supporto a quella della nostra società. L elenco delle società, enti o consorzi sopra indicati è riportato nel prospetto, tempo per tempo aggiornato, tenuto a disposizione presso i nostri locali. Ai sensi dell art. 7 del Decreto Legislativo l interessato può esercitare i suoi diritti e, in particolare, può ottenere dal titolare la conferma dell esistenza o meno di propri dati personali e che tali dati vengano messi a sua disposizione in forma intellegibile. L interessato può altresì chiedere di conoscere l origine dei dati nonché la logica e le finalità su cui si basa il trattamento; di ottenere la cancellazione, la trasformazione in forma anonima o il blocco dei dati trattati in violazione di legge nonché l aggiornamento, la rettifica o, se vi è interesse, l integrazione dei dati; di opporsi, per motivi legittimi, al trattamento stesso. La presente informativa è redatta tenendo conto delle regole fissate dall articolo 2, comma 2 del Codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell esercizio dell attività giornalistica, ed in esecuzione del provvedimento autorizzativo del Garante per la Protezione dei dati personali in data 20 ottobre Ulteriori informazioni potranno essere richieste presso la sede di Mediobanca, oppure, per iscritto al: titolare al trattamento dei dati: MEDIOBANCA S.p.A., Piazzetta E. Cuccia, Milano, iscritta al n dell albo banche; responsabile del trattamento dei dati (in atto Dott. Vincenzo Pagliaro) presso la sede di Mediobanca. ISSN Copyright 2011 by Mediobanca Ufficio Studi Foro Buonaparte, 10 Milano Tel Internet: ufficio.studi@mediobanca.it 2

3 Premessa L indagine si articola in due sezioni: la prima riguarda 103 principali società di capitali italiane operanti nel settore vinicolo ( 1 ). Si tratta di tutte le società italiane che fatturano più di 25 milioni di euro. L aggregato di queste società mette in evidenza nel 2009 un capitale investito di 5,0 miliardi di euro ed un volume di vendite di 4,2 miliardi; il tasso stimato di rappresentatività è pari al 55,1% del valore totale della produzione italiana (valutata nel 2009 in circa 7,6 miliardi di euro) ed al 53,8% dell export (pari a 3,5 miliardi di euro). Lo studio considera i risultati di bilancio del periodo integrati con interviste alle imprese volte a valutare i consuntivi del 2010 e le attese per l anno in corso. La seconda sezione riguarda l analisi nel periodo dei bilanci delle 12 maggiori imprese internazionali quotate (con fatturato superiore a 150 milioni di euro) e la dinamica da gennaio 2001 a metà marzo 2011 dell indice mondiale di Borsa delle principali imprese vinicole quotate; esso copre attualmente 45 società trattate in 19 Borse (non vi figura quella italiana) la cui capitalizzazione, alla data terminale, era pari a 23,2 miliardi di euro. L aggregato delle 12 società ha chiuso il 2009 con ricavi pari a 8,3 miliardi di euro ed un capitale investito di 12,1 miliardi di euro. Sintesi I principali aspetti che emergono dall analisi sono i seguenti. Principali società italiane: calo pari al 4,1% del fatturato nel 2009, tanto sui mercati esteri (-3,9%) che su quelli domestici (-4,2%); le vendite nazionali hanno ristagnato tra 2007 e 2008, cedendo poi nel 2009 su livelli prossimi a quelli del 2006; il fatturato all estero ha invece ripiegato solo nel 2009, tornando al livello del 2007; la flessione dei ricavi complessivi è ben al disotto di quella toccata all industria manifatturiera italiana (- 17,2%), ma superiore a quella dell industria delle bevande (-1,1%); continua riduzione della redditività rispetto al massimo del 2006, anche in rapporto al fatturato: Mon su fatturato al 4,7% nel 2009 dal 4,9% del 2008, 5,7% del 2007 e 6,7% del 2006; decremento degli utili netti che nel 2006 avevano segnato il valore più elevato del quinquennio a 123 milioni di euro, ridottisi a poco più del 50% del livello massimo; ripresa nel 2009 del risultato corrente e di quello netto (nonostante la concomitante caduta dei margini industriali) per effetto della minore incidenza degli oneri finanziari a seguito della riduzione dei tassi d interesse e dei debiti finanziari (-6,2%); la redditività netta (roe) si attesta nel 2009 al 2,9% circa la metà dei livelli del 2005 e 2006 (6,2% e 5,7%) e al disotto di quello delle società del settore beverage (9,7%); flessione prolungata del rendimento del capitale complessivamente impiegato (roi): 4,6% nel 2009, 5,2% nel 2008, 6,0% nel 2007, 6,8% nel 2006; il dato del 2009 è al disotto di quello delle società del settore delle bevande (7,4%); struttura patrimoniale sempre solida, con un rapporto debiti finanziari e capitale netto inferiore all unità (84,7%), in miglioramento rispetto al biennio precedente e tornato al valore del 2006 (84,9%); lieve incremento dei livelli occupazionali dal 2005 (+4,6%), con una sostanziale tenuta anche tra 2008 e 2009 (+0,2%), a fronte di variazioni negative segnate dall industria delle bevande (-2,3% dal 2005 e - 2,7% nel 2009); forte riduzione degli investimenti nel 2009, su livelli di oltre il 15% inferiori al 2005 (e di oltre il 35% rispetto al massimo del 2006) che sono sostanzialmente confermati anche per il 2010 (solo +3% sul 2009); perdita progressiva di competitività dal 2005, con il valore aggiunto pro-capite aumentato dell 1,7% ed il costo del lavoro per dipendente del 14,5%; l incidenza del secondo sul primo è passata dal 48% del 2005 al 54% del 2009; l industria delle bevande conferma invece nel 2009 livelli di competitività invariati rispetto al 2005 (49% circa); ( 1 ) Si tratta di aziende specializzate, spesso operanti su più regioni. Sono state escluse le imprese che, pur essendo importanti produttrici a livello nazionale, realizzano il loro volume d affari prevalentemente con altri prodotti. L indagine precedente era riferita a 99 società. 3

4 rendimenti più elevati per le società non cooperative a controllo italiano (roi pari al 5,7% nel 2009, stabile rispetto al 2008, 2 punti in meno rispetto al 2006), mentre le cooperative segnano livelli mediamente inferiori, passando dal 4,3% nel 2008 al 2,5% nel 2009; i produttori di spumanti nel 2009 confermano risultati migliori delle altre vitivinicole, sia in termini di rendimento del capitale (roi: 5% contro 4,5%; roe: 3,9% contro 2,7%) che di struttura patrimoniale (debiti finanziari al 35% del capitale investito contro il 47,6% degli altri produttori); preconsuntivi per l anno 2010: incremento del fatturato (+5%), soprattutto grazie alla componente export (+8,5%), con recupero più moderato sul mercato domestico (+2,1%); le esportazioni si collocano nel 2010 ad un livello del 28% superiore a quello del 2004, superando del 4% il livello pre-crisi (2008); il fatturato domestico resterebbe invece su livelli ancora inferiori (circa il 2% sotto il 2008); le etichette rappresentative della produzione più qualificata (grandi vini, Docg, Doc) hanno accresciuto dal 1996 la propria quota, passando dal 45,9% al 55,6%, un evoluzione che ha toccato in particolare le cooperative (dal 41,4% al 55,2%); il canale distributivo privilegiato resta la grande distribuzione organizzata (gdo) che assorbe il 44,8% della produzione ed interessa con maggiore intensità le società cooperative (55,2%) rispetto alle altre (39% circa, equivalente alla somma dei due canali ho.re.ca e wine bar); sui mercati esteri prevale la figura dell intermediario esportatore (81,4%) la cui incidenza è più contenuta per le società cooperative (75,9%) che possono contare su una più estesa rete di proprietà (10,2%); attese per il 2011: il 53% degli intervistati si dichiara ottimista, con crescite del fatturato superiori al 3%, il 41% esprime aspettative stabili (variazione delle vendite compresa tra zero e +3%), mentre solo il 6% formula previsioni leggermente ribassiste (variazione delle vendite compresa tra zero e -3%); nessuno ha dichiarato tendenze negative al di sotto del -3%; positive anche le attese per l export: oltre il 95% lo prevede in crescita nel 2011, con il 55% che dichiara tassi di sviluppo superiori al 3%. Principali società internazionali quotate: nel 2009 fatturato in diminuzione del 2,1%; i margini industriali segnano un miglioramento, toccando i valori massimi del periodo (Mon su fatturato al 18,5% dopo il 16,8% del 2008 ed il 17,1% del 2007); l utile netto scende però all 1,5% del fatturato (dopo il 4,2% del 2008, comunque ben lontano dai livelli pre-crisi e dal picco del 12,4% registrato nel 2005), condizionato da pesanti poste di natura non ricorrente pari all 11,1% del fatturato; la struttura finanziaria segna nel 2009 un rapporto tra debiti finanziari e mezzi propri pari al 107,9%, in riduzione rispetto al 120% del 2008 (che aveva segnato il massimo dal 2001); depurando i mezzi propri dei cospicui attivi immateriali, per lo più avviamenti rivenienti da acquisizioni, si evidenzia un rapporto tra debiti onerosi e mezzi propri pari al 343,6%, in sostanziale riduzione rispetto al biennio precedente (2007: 628,1% e 2008: 656,9%); a partire dal biennio , gli anni delle ultime importanti aggregazioni, le multinazionali del vino hanno intrapreso un processo di razionalizzazione delle proprie strutture, dapprima sulla spinta di un contesto competitivo particolarmente sfidante, poi a fronte della crisi mondiale; il capitale investito nel 2009 è tornato ai livelli del 2003 (-2,1 miliardi di euro circa rispetto ai massimi del 2004), la forza lavoro è diminuita di circa unità rispetto al 2005 (-20,2%); anche gli avviamenti continuano a ridimensionarsi (-32,2%% dal 2006) a fronte soprattutto di impairment e cessioni di attività; l aggregato cela tendenze disomogenee: da un lato la contrazione dei grandi operatori nel 2009 (fatturato: -7,9% Constellation, -4,6% Foster s) e dei produttori di champagne, dall altro il grande dinamismo di alcuni nuovi attori, ad esempio la cinese Yantai Changyu (+21,8%) e la cilena Vina San Pedro Tarapaca (+25,3%), quest ultima anche per effetto di acquisizioni; i più recenti rendiconti infrannuali del 2010 indicano una lieve ripresa dei fatturati (+1,1%), con la sola eccezione di Constellation Brands; particolarmente vivace la dinamica delle società produttrici di champagne (Lanson-BCC +18%, Vranken Pommery +45%, Laurent Perrier +23%); dal gennaio 2001 l indice di Borsa mondiale del settore vinicolo è cresciuto del 122%; nello stesso periodo le Borse mondiali hanno segnato un modesto progresso del 14%, con un maggior rendimento delle imprese vinicole pari al 94%; il paniere dei titoli che compongono l indice, nessuno dei quali italiano, è composto per il 35% circa da società australiane e per poco meno del 30% da quelle cinesi; segue il Nord America al 13%, il Cile al 4

5 7%, la Francia al 5% e la Spagna al 2%; il resto è rappresentato da un coacervo di imprese in Paesi diversi, la maggiore delle quali è la sudafricana Distell; nel confronto con le Borse mondiali è da tenere presente che le imprese vinicole non sono presenti in tutte le principali piazze finanziarie (ad esempio, mancano operatori di rilievo nel Regno Unito); la migliore performance dei titoli vinicoli (in termini relativi, ossia al netto delle dinamiche delle Borse nazionali) è maturata in Francia (+72%) e Nord America (+61%), mentre in altri Paesi le società vinicole hanno reso meno della Borsa nel suo insieme, marginalmente in Spagna (-4%), in misura più consistente in Cina (-25%), Australia (-31%) e Cile (-51%). 5

6 I - Le principali società vinicole italiane Scenario Nel 2009 la produzione mondiale di vino è stata stimata dall OIV ( 2 ) in 269,9 milioni di ettolitri, in aumento dello 0,7% rispetto ai 268,1 milioni di ettolitri del 2008 ed ancora inferiore del 9% rispetto ai 296,6 milioni di ettolitri del 2004 (il massimo dal 1997); la previsione per il 2010 è di una vinificazione a 259,2 milioni di ettolitri in contrazione del 4%, quasi 11 milioni di ettolitri in meno rispetto all anno precedente. Circa il 60% della produzione è realizzata da Paesi dell Unione Europea (UE a 27). L Italia è stata nel 2009 il maggiore produttore con una quota del 17,7% sul totale mondiale e del 29,5% su quello europeo, seguita dalla Francia (rispettivamente 16,9% e 28,2%) e dalla Spagna (rispettivamente 13% e 21,8%). Le attese per il 2010 indicano il recupero della posizione di primo produttore mondiale da parte della Francia (44,8 milioni di ettolitri). Produzione mondiale di vino ( ) Francia Italia Spagna Germania Portogallo UE a 27 USA Argentina Australia Cile Sud Africa Mondo milioni di hl ,1 52,0 38,1 8,9 7,5 176,5 19,4 15,4 14,3 8,5 9,4 282, ,7 46,0 34,8 10,3 6,1 161,2 19,9 15,1 9,6 8,2 9,8 266, ,6 47,0 36,2 10,0 5,6 159,5 19,3 14,7 12,5 8,7 10,2 268, ,6 47,7 35,2 9,2 5,7 161,7 22,0 12,1 11,8 9,9 9,8 269,9 2010E 44,8 42,6 35,1 8,8 5,9 152,0 19,9 16,3 10,9 9,1 8,9 259,2 Var % 09/10-1,8-10,7-0,1-4,6 3,1-6,0-9,3 33,9-7,8-7,4-9,1-4,0 Fonte: OIV, Elementi di congiuntura vitivinicola mondiale, ottobre 2010 Sempre nel 2009 il valore della produzione italiana è stimabile in 7,6 miliardi di euro e il consumo apparente in 4,4 miliardi assorbiti principalmente da alberghi e ristoranti, con quasi due terzi del totale: Produzione e consumo di vino in Italia nel 2009 Produzione mil ca Luoghi di consumo Consumo Famiglie 31% Esportazioni Importazioni apparente + mil mil. 252 ca - = Alberghi e ristoranti 64% mil ca ca Altri 5% Fonte: stima Ufficio Studi Mediobanca. Il consumo apparente comprende la variazione delle scorte. La quota di produzione di vini Doc e Docg ( 3 ) è leggermente aumentata (+5,7%) e le stime Istat la indicano in poco meno del 36% nel 2009 (contro poco più del 10% a metà degli anni 80); a questa si aggiunge un altro 28,3% di produzione rappresentata da vini Igt ( 4 ) (in flessione del 6,5% rispetto al 2008). Una quota consistente della produzione italiana è esportata, con un saldo attivo passato dai 760 milioni di euro nel 1990 a 3,3 miliardi nel La performance positiva del nostro commercio estero è stata attribuibile fino a tutto il 2007 in parte ai prezzi e in parte ai maggiori volumi. Nel 2008 si è registrato un decremento dei volumi nell ordine del 4% con una crescita a valori del 3,7% (+8,3% il prezzo medio all export); nel 2009 i volumi sono cresciuti del 7,9%, ma il valore si è ridotto del 4,4% (il prezzo medio ( 2 ) Organisation Internationale de la Vigne et du Vin (ottobre 2010). ( 3 ) Doc = Denominazione di origine controllata; Docg = Denominazione di origine controllata e garantita. Le due denominazioni sono anche raggruppate sotto l acronimo di emanazione comunitaria Vqprd = Vino di qualità prodotto in regioni determinate. ( 4 ) Igt = Indicazione geografica tipica. 6

7 all export è diminuito dell 11,5%). I dati provvisori dell Istat relativi al 2010 indicano, rispetto al periodo precedente, un progresso delle esportazioni a quantità dell 11% e a valori dell 11,9% (+0,8% il prezzo medio all export, da 1,75 euro al litro nel 2009 a 1,77 nel 2010 dopo aver toccato 1,98 nel 2008); il saldo attivo provvisorio a dicembre 2010 è salito a 3,7 miliardi (+12,6% rispetto al 2009). I primi consuntivi delle maggiori società considerate in questa indagine confermano tale tendenza con un incremento del fatturato all esportazione pari all 8,5% sui valori dell anno precedente. Le prime 5 società vinicole italiane per fatturato (2010) Sede Fatturato di cui vini e nel 2010 spumanti milioni di euro Azionariato Cantine Riunite & Civ ( ) Campegine (Re) 449,0 449,0 Cooperativa di cui: GIV Gruppo Italiano Vini ( ) Bardolino (Vr) 328,0 328,0 Cantine Riunite & Civ (*) Campegine (Re) 140,6 140,6 Caviro ( ) Faenza (Ra) 245,9 170,1 Cooperativa Mezzacorona ( ) (*) Mezzocorona (Tn) 144,8 141,4 Cooperativa P. Antinori ( ) Firenze 140,1 139,0 Familiare Fratelli Martini Secondo Luigi Cossano Belbo (Cn) 138,3 136,2 Familiare N.B.: nel 2010 la divisione vini del gruppo Campari ha fatturato 175 milioni di euro. ( ) Dati consolidati, in alcuni casi provvisori. (*) Esercizio chiuso al 31 agosto per Mezzacorona e al 31 luglio per Cantine Riunite & Civ. Fonte: bilanci e questionari. Tendenze delle principali società italiane ( ) L aggregato del 2009 comprende, come detto, 103 società, delle quali 27 hanno la forma giuridica di cooperativa (tre di queste sono società per azioni controllate interamente da una o più cooperative), 72 quella di S.p.A. ed s.r.l. a controllo italiano e quattro sono a controllo estero. Le cooperative rappresentano una quota importante dell aggregato (39,4% del fatturato e 28,9% del capitale investito) e tra loro figurano anche le prime tre società del settore per volume di vendite: Cantine Riunite & Civ, Caviro e Mezzacorona. Il fatturato aggregato delle 103 società è diminuito nel 2009 del 4,1% (-4,2% per le vendite nazionali e -3,9% per l export). Le società cooperative hanno ridotto il fatturato in misura inferiore (-3,5%) rispetto alle altre italiane (-4,6%); le quattro società a controllo estero hanno segnato nell esercizio una contrazione del 3,9%. Nel 2009 ciascuna delle 103 società qui considerate ha realizzato mediamente un fatturato di 40,7 milioni di euro (61,1 milioni per le cooperative, 33 per le altre a controllo italiano) con poco più di un centinaio di dipendenti. Vi sono solo due imprese, entrambe cooperative, che hanno superato i 200 milioni di fatturato. Tab. 1 Percentuali di imprese per classi di variazione del fatturato rispetto all'anno precedente Classi di variazione E 2011E % di imprese (valori ponderati per il fatturato) uguale o maggiore di 10% 21,3 18,9 35,2 22,7 8,8 21,6 - da 5 a 9,99% 9,2 30,9 12,3 15,0 10,9 38,5 - da 0 a 4,99% 25,6 25,6 32,5 9,3 19,6 17,1 - Totale > 0 56,1 75,4 80,0 47,0 39,3 77,2 93,9 da -0,01 a -4,99% 20,1 15,4 15,2 25,4 19,8 15,0 - da -5 a -9,99% 13,6 7,2 3,7 19,9 14,5 1,8 - uguale o minore di -10% 10,2 2,0 1,1 7,7 26,4 6,0 - Totale < 0 43,9 24,6 20,0 53,0 60,7 22,8 6,1 Var. % del fatturato delle 103 società +0,5 +4,6 +6,9 +1,6-4,1 +5,0-7

8 Nel 2009, il 39,3% delle imprese ha segnato un progresso di fatturato; nel 2010 la percentuale è quasi raddoppiata (77,2%) e le attese sono ancora più rosee per il 2011 (94% circa). Nel 2010 si è registrata una notevole crescita al 21,6% (+13 punti circa) della quota con variazione del giro d affari superiore al 10% (porzione ridottasi dal 35,2% del 2007 al 22,7% del 2008 fino all 8,8% del 2009) e di quella con incrementi compresi tra il 5 ed il 9,99% che ha raggiunto il massimo del periodo osservato (38,5%). La porzione marginale di imprese che nel 2007 denunciava un calo delle vendite superiore al 10% (solo l 1,1%) era cresciuta nel 2008 (7,7%) arrivando nel 2009 a rappresentare oltre un quarto del totale per poi ridiscendere al 6% nel 2010 (Tab. 1). V è peraltro da sottolineare che il 2008 non è stato, dal punto di vista dell evoluzione delle vendite, il peggiore tra gli anni più recenti: il pur modesto progresso dell 1,6% ha segnato infatti un risultato migliore rispetto al 2005 (+0,5%), mentre l annus horribilis è stato il 2009 con un regresso del 4,1%. Si tratta di un arretramento peraltro assai meno drammatico di quello segnato dalle imprese manifatturiere (-17%). Il 2010 segna finalmente un ritorno a crescite in linea con gli anni 2006 e 2007, seppure a partire da livelli più bassi (si veda anche il Graf. 1 in Appendice). La debolezza dei mercati ha intaccato le vendite del 2009 e l utile delle società vinicole italiane ne ha risentito, portandosi a poco più della metà del livello dell anno aureo del quinquennio, il 2006, quando esso toccò 123 milioni di euro (Tab. a3 in Appendice). In effetti, nel 2008 e nel 2009 quasi un azienda su quattro ha chiuso l esercizio in perdita, una quota costantemente lievitata dal 2005 quando era pari al 15,5%. Il crinale discendente imboccato dal 2006 è peraltro chiaro in diversi indicatori: la riduzione dei margini industriali (Mon sul fatturato) passati dal 6,7% al 5,7% e al 4,9% fino al 4,7% del 2009 (Tab. a4 in Appendice), la redditività del capitale proprio (roe) passata dal 5,7% al 2,9% del 2009 e quelle del capitale investito (roi) evoluta secondo un identico sentiero che l ha portata dal 6,8% al 5,2% nel 2008 per assestarsi al 4,6% nel 2009 (si veda anche il Graf. 2 in Appendice). La gestione finanziaria, il cui onere si era ragguagliato nel 2008 al 2,4% dei ricavi per via della crescita del debito (+21% dal 2005) e del suo costo, ha moderato la propria incidenza nel 2009 (1,7%), anche per effetto della riduzione dell indebitamento (-6,2% nel 2009). Ne è conseguito che alla perdurante flessione dei margini industriali nel 2009 ha fatto riscontro il rimbalzo del risultato corrente e di quello netto. V è poi da segnalare che la crescita dei debiti finanziari (+13,9%) è stata comunque inferiore a quella dei mezzi propri (+41% nel periodo), fissando il rapporto dei primi sui secondi nel 2009 attorno all 85%, virtuosamente al disotto dell unità. Il quadro composito sopra emerso si completa con altre evidenze di medio periodo che meritano rilievo: da un lato, il volume degli investimenti che tocca nel 2009 il livello più basso del quinquennio (-36% sul 2006, anno di massimo nel periodo); dall altro, la crescente presenza sui mercati esteri, con l export che passa dal 42,8% del fatturato nel 2005 al 45% nel 2009 (oltre il 20% delle imprese ha esportato nel 2009 più del 60% del fatturato e il 31% lo ha fatto per più del 50%). Infine, la crescita del costo del lavoro pro-capite (+14,5%) è stata più sostenuta rispetto a quella del valore aggiunto per dipendente (+1,7%), con deterioramento della competitività del panel. Il capitale investito e la dimensione delle aziende vitivinicole italiane Le 103 principali società contabilizzavano a fine 2009 un capitale investito di circa 5,0 miliardi di euro. Ordinando l insieme in quattro classi, un primo gruppo di imprese comprende quelle di maggior dimensione: nel 2009 sono 25 a superare i 50 milioni di euro e totalizzano il 68,1% del capitale complessivo. Le imprese minori, con meno di 15 milioni di capitale, sono 31 e contano per appena il 6,5% del totale (Tab. 2). Esaminando i principali indici calcolati in base alla ripartizione dimensionale descritta, si conferma quanto segue: il tasso di rendimento del capitale è più elevato nella II classe (da 25 a 49,9 milioni di euro) e III classe (da 15 a 24,9 milioni di euro), rispettivamente 4,6% e 5,6%; seguono, distanziate di 1,2 punti dalla classe migliore (roi al 4,4%) sia la I classe (da 50 milioni in poi) che la IV (meno di 15 milioni); la componente di fatturato rappresentata dal Mon tende a decrescere con il diminuire dell intensità capitalistica e ciò indica la tendenza a produzioni più qualificate da parte delle imprese che si 8

9 caratterizzano per gli immobilizzi più importanti; l indice della quarta classe non raggiunge il 30% di quello della prima; il grado di indebitamento finanziario evidenzia una tendenza opposta a quella che ci si potrebbe attendere, dato che le imprese che possiedono i più consistenti immobilizzi sono le meno indebitate e sono anche quelle con la maggior quota di patrimonio netto sul totale. Tab. 2 - Principali società vinicole italiane per classe di capitale investito (esercizio 2009) Classi di capitale Totali per classe Indici Debiti finanziari Capitale investito Fatturato Patrimonio netto Roi in % in % del cap. inv. Mon in % del fatturato Export in % del fatturato N. imprese % sul totale I 25 68,1 48,5 76,8 4,4 38,9 6,2 47,1 II 17 13,3 13,0 10,8 4,6 56,0 4,9 43,6 III 30 12,1 22,2 8,8 5,6 60,8 3,1 47,4 IV 31 6,5 16,3 3,6 4,4 70,1 1,8 36,1 Totale ,0 100,0 100,0 4,6 45,9 4,7 45,0 Classi di capitale investito: I uguale o maggiore di 50 milioni, II da 25 a 49,9 milioni, III da 15 a 24,9 milioni, IV meno di 15 milioni. La sintesi proposta dalla precedente Tab. 2 nasconde un ampia dispersione degli indici; ciò conferma che, a prescindere dalla tendenza generale e dal fatto che le imprese minori incidono poco sull aggregato complessivo, la specializzazione e la flessibilità delle singole aziende consentono ad imprenditori particolarmente innovativi di ottenere tassi di rendimento importanti indipendentemente dalla scala. Assetto proprietario e performance Il controllo familiare riguarda il 55% del capitale investito; ove si assimilino a tale forma proprietaria anche le cooperative, le quali raccolgono oltre 26mila aziende socie che a loro volta hanno un carattere essenzialmente familiare, il totale salirebbe all 84,8% del capitale investito, lasciando la modesta quota residua ad assetti di controllo riconducibili a investitori finanziari (10,9%) e società straniere (4,3%). La suddivisione per classi di capitale investito evidenzia quanto segue: la classe che raggruppa le 16 maggiori aziende assorbe il 44% del capitale investito e coagula 82 soci (in media 5,1 per società); una quota (circa il 19%) è riconducibile al controllo diretto di persone fisiche a fronte di una del 58% in cui il controllo familiare è mediato dalla presenza di una finanziaria (holding) oppure si esplicita in forma mista (persona fisica e veicolo societario); il residuo 23% non fa a capo a nuclei familiari, ma a investitori finanziari (gruppi assicurativi, banche, fondi); le restanti 56 società a minore intensità capitalistica sono invece riconducibili a quasi 180 soci (3,2 per società) rappresentati per il 58% circa da persone fisiche che esercitano il controllo in modo diretto; il filtro societario riguarda il 38% dei casi, mentre sono pressoché assenti forme di controllo non familiare esercitate da investitori finanziari; resta assai modesta l apertura proprietaria a controllanti estere (solo il 4,3% del capitale investito complessivo) e, per contro, rilevante l assetto cooperativo (29,8% del capitale investito). 9

10 Tab. 3 Principali società vinicole italiane: assetti proprietari (2009/2010) Controllo familiare ( ) N. imprese Capitale investito N. soci che partecipano al controllo Finanziaria o altra società di capitale Possesso diretto della persona fisica Misto % % del capitale investito Altre forme di controllo Società a controllo italiano (S.p.A. e s.r.l.) I classe di capitale investito 16 43, ,2 8,5 11,0 10,1 II classe di capitale investito 12 9,3 52 1,1 5,4 2,8 - III classe di capitale investito 19 7,8 64 1,4 5,1 0,8 0,5 IV classe di capitale investito 25 5,0 61 1,3 2,4 1,0 0,3 Totale S.p.A. e s.r.l. a controllo italiano 72 65, ,0 21,4 15,6 10,9 Società cooperative (*) 27 29, ,8 Società a controllo estero 4 4, ,3 Totale ,0 18,0 21,4 15,6 45,0 ( ) Soci che raggiungono la maggioranza del capitale. (*) Totale numero soci: circa. Classi di capitale investito: I uguale o maggiore di 50 milioni, II da 25 a 49,9 milioni, III da 15 a 24,9 milioni, IV meno di 15 milioni. Il rapporto con i mercati finanziari continua ad essere decisamente trascurabile; solo 5 delle società considerate sono interessate alla Borsa, ma in modo indiretto, attraverso la quotazione della società controllante, che in un solo caso assume lo status di socio industriale (la Davide Campari) e nei restanti quello di investitore finanziario (la Banca MPS e i gruppi assicurativi Allianz, Generali e Fondiaria-Sai). Il dettaglio per forma societaria evidenzia, nell ultimo esercizio, notevoli differenze in termini di redditività (roe), a rimarcare le diverse strutture organizzative delle cooperative rispetto alle altre società italiane (Tab. 4). Tab. 4 - Indici di redditività e di struttura (esercizio 2009) Società a controllo italiano ( ) S.p.A. e s.r.l. Cooperative Società a controllo estero ( ) Tutte le società ( ) Valore aggiunto in % del fatturato 22,2 15,5 20,8 19,5 MON in % del fatturato 6,9 1,8 2,4 4,7 ROI % 5,7 2,5 2,2 4,6 ROE % 3,8 0,4 0,4 2,9 Debiti finanziari in % del capitale investito 39,0 63,7 27,5 45,9 % di fatturato all export 46,6 41,4 57,1 45,0 Investimenti in % del fatturato 11,9 11,6 9,4 11,7 MON = Margine operativo netto; ROI = return on investment (MON + proventi finanziari in % del capitale investito); ROE = return on equity (Utile netto / capitale netto, escluso il risultato del periodo). ( ) Esclusi gli effetti delle rivalutazioni volontarie. Le prime mancano di buona parte delle fasi produttive a monte della filiera (i soci producono uve e vino che conferiscono alla cooperativa per la lavorazione e la vendita). I margini industriali (Mon su fatturato) delle cooperative sono circa un quarto di quelli delle altre società (1,8% contro 6,9%) ed anche il roi è apprezzabilmente inferiore (2,5% contro 5,7%). La struttura finanziaria appare disomogenea; poiché i mezzi 10

11 propri si legano principalmente agli immobilizzi (terreni e immobili), tipici delle fasi a monte della filiera vinicola, le cooperative figurano relativamente meno patrimonializzate (debiti finanziari pari al 63,7% del capitale investito contro il 39% delle altre società). Nelle Tabb. a6 e seguenti è presentata una segmentazione dei dati aggregati, separando S.p.A. e s.r.l. a controllo domestico (72 società) dalle 27 cooperative. Oltre a quanto già evidenziato, si segnala che le cooperative mostrano: un costo del debito relativamente più contenuto rispetto a S.p.A. e s.r.l. (4% contro 4,5%, nel 2009), pur a fronte di una struttura finanziaria meno equilibrata (incidenza dei debiti sul patrimonio netto pari al 175,8%, contro il 63,9%); tali evidenze vanno da un lato lette in relazione al ricorso a forme di finanziamento meno onerose, specifiche della forma giuridica, quali i prestiti sociali, dall altro al fatto che il capitale delle cooperative varia per effetto delle sole nuove adesioni (o dei recessi), ma non per aumenti di capitale da offrire ai soci, difficilmente realizzabili data la base sociale; dal 2005 nelle cooperative i debiti finanziari ed i mezzi propri sono cresciuti in misura percentualmente identica (il 21,9%), mentre nelle S.p.A. ed s.r.l. il capitale netto è cresciuto del 51% a fronte di maggiori debiti nell ordine dell 8%; una dotazione di capitale investito per dipendente significativamente più contenuta ( euro contro euro, sempre nel 2009) a fronte di un fatturato pro-capite più elevato ( euro contro euro) e di un valore aggiunto più contenuto ( euro contro euro); tutti elementi coerenti con una filiera produttiva priva del segmento a monte, una politica commerciale caratterizzata da grandi volumi e sorretta per lo più dalla GDO ed infine con una collocazione di mercato prevalentemente in fasce di prezzo competitivo; ciò si combina ad un costo del lavoro unitario più elevato ( euro contro ), mancando la manodopera adibita alla raccolta e manutenzione della vigna, che conseguentemente assorbe una porzione significativamente superiore del valore aggiunto (65% contro 49%); un rendimento del capitale costantemente più modesto nel quinquennio (nel 2009: 2,5% contro 5,7%), a causa dei ridotti margini industriali sul fatturato (Mon) non compensati dal maggiore turnover (119,7% contro 77,9%); un roe inferiore, anche se non regolarmente nel quinquennio, nonostante la parsimonia di mezzi propri di questi produttori, con un indice pari allo 0,4% nel 2009 (in flessione dal 3,3% del 2008) inferiore di quasi 3 punti e mezzo rispetto a quello delle S.p.A. ed s.r.l. (al 3,8%, in aumento dall 1,3% del 2008); in generale, le cooperative nel 2009 segnano riduzioni nei margini e nella redditività che sono in controtendenza rispetto a quanto emerge nelle altre società di capitali. Si segnala che l operazione di aggregazione tra GIV e Cantine Riunite, due tra le maggiori cooperative italiane, ha portato alla creazione di un gruppo in grado, per volumi, di confrontarsi con i maggiori attori del panorama internazionale. Alla nuova entità fanno capo la produzione e commercializzazione di circa 174 milioni di bottiglie (per circa 450 milioni di fatturato nel 2010) superiore ai 144 milioni del Gruppo Diageo (sesto produttore mondiale) e al disotto dei 192 milioni di bottiglie vendute dalla cilena Concha y Toro, quinto produttore mondiale con un giro d affari nel 2010 stimato in circa 580 milioni di euro. I produttori di spumanti Il confronto tra l aggregato generale e il dettaglio dei produttori di spumanti evidenzia per questi ultimi un roi superiore di 0,5 punti ed un roe di 1,2 punti rispetto ai produttori di altri vini (Tab. 5) ( 5 ). I produttori di spumanti fanno un minor ricorso al debito come confermato dal rapporto tra debiti finanziari e ( 5 ) Gli spumanti italiani comprendono una discreta varietà di etichette e provenienze (Asti, Prosecco, Trento doc, Franciacorta, ecc.) che differiscono anche sotto il profilo della lavorazione (metodo Charmat per Prosecco ed Asti, metodo classico per Trento doc e Franciacorta). Lo champagne si qualifica invece come prodotto dalle caratteristiche omogenee quanto a provenienza (le aree coltivate a vigneto che possono vantare l appellativo champagne sono estese per circa 34mila ettari, pari solamente a circa il 3,5% di tutti i vigneti francesi) e metodo produttivo (classico o champenoise). 11

12 capitale investito (inferiore di 12,5 punti, 35,1% contro 47,6%), e sono dotati di una struttura più leggera (le immobilizzazioni tecniche sono il 34% del capitale contro il 50% delle altre). D altra parte, mostrano una minore proiezione internazionale, con una quota all export pari al 32,9% contro il 47,3% degli altri produttori, e condizioni di migliore competitività, segnalate da un valore aggiunto quasi doppio rispetto al costo del lavoro. Si richiama che il valore aggiunto dei produttori di spumanti è stato nel 2009 pari a circa 94mila euro, il 29% al disopra di quello degli altri produttori (73mila euro), a fronte di un costo del lavoro (49mila euro) superiore del 22%. Tab. 5 - Indici di redditività raffronto con i produttori di spumanti Società vinicole 2009 ( ) di cui: produttori di spumanti di cui: produttori di vini non spumanti MON in % del fatturato (a) 4,7 4,4 4,8 PF in % del fatturato (b) 0,4 0,5 0,4 Fatturato in % del capitale investito (c) 90,6 102,8 88,6 ROI % [d=(a+b) (c/100)] 4,6 5,0 4,5 DF in % del capitale investito (e) 45,9 35,1 47,6 Costo del debito (f) 4,3 4,1 4,3 Poste straordinarie in % del risultato corrente 3,5 10,0 1,9 Aliquota fiscale media (*) (g) 31,0 29,9 31,3 ROE % (h=[d+(d-f) [e/(100-e)] [1 (g/100)]) 2,9 3,9 2,7 Fatturato all export ( %) 45,0 32,9 47,3 Valore aggiunto per dipendente ( 000 di euro) Costo del lavoro per dipendente ( 000 di euro) Valore aggiunto / costo del lavoro (%) ( ) Esclusi gli effetti delle rivalutazioni volontarie. (*) Escluse le società in perdita. MON = Margine operativo netto; PF = Proventi finanziari; DF = Debiti finanziari. I produttori di vino ed il settore delle bevande Nel 2009 la performance delle società vinicole, peggiorata rispetto all esercizio precedente, è stata meno soddisfacente di quella delle società del settore bevande (Tab. 6). La distanza appare marcata in termini di margini sul fatturato (Mon al 4,7% del fatturato per le vinicole rispetto al 6,6% delle bevande), ma in linea con l industria nel suo insieme (4,5% nel 2009). Tab. 6 - Indici di redditività raffronto con l industria italiana in genere e il settore bevande Società vinicole 2005 ( ) 2009 ( ) Principali Principali Principali società del società società del settore italiane Società settore bevande industriali vinicole bevande Principali società italiane industriali MON in % del fatturato (a) 5,7 5,7 6,2 4,7 6,6 4,5 PF in % del fatturato (b) 0,3 2,7 2,3 0,4 1,5 3,6 Fatturato in % del capitale investito (c) 99,9 104,8 127,7 90,6 91,6 98,1 ROI % [d=(a+b) (c/100)] 6,1 8,7 10,8 4,6 7,4 7,9 DF in % del capitale investito (e) 48,4 45,7 39,1 45,9 47,6 46,2 Costo del debito (f) 3,8 6,1 5,3 4,3 3,8 4,5 Poste straordinarie in % del risultato corrente 4,1 8,9 4,4 3,5 13,4-21,9 Aliquota fiscale media (*) (g) 30,5 33,4 32,4 31,0 25,2 28,0 ROE % (h=[d+(d-f) [e/(100-e)] [1 (g/100)]) 6,2 7,4 10,4 2,9 9,7 5,4 ( ) Esclusi gli effetti delle rivalutazioni volontarie. (*) Escluse le società in perdita. MON = Margine operativo netto; PF = Proventi finanziari; DF = Debiti finanziari. Gli indici delle principali società sono desunti da una rielaborazione dell indagine dell Ufficio Studi di Mediobanca (Dati cumulativi di 2025 società italiane, edizione 2010). 12

13 Dal 2005 i margini si sono erosi per le vinicole (-1 punto percentuale) mentre sono aumentati per le bevande (+0,9 punti percentuali). Permane un gap di una certa evidenza nel roi, che si attesta per i produttori di vino al 4,6%, quasi tre punti sotto i produttori di bevande (7,4%), in questo caso con un calo di pari misura per entrambi (oltre un punto) sul E evidente il distacco in termini di roe, ove i produttori di vino scontano un differenziale di poco inferiore ai sette punti percentuali (nel 2005 il distacco era di 1,2 punti percentuali). Alcuni approfondimenti su base geografica Le 103 società di questa indagine hanno una dislocazione sul territorio italiano che porta ad una certa concentrazione in talune regioni; con i dovuti caveat a causa della proprietà pluriregionale (v. paragrafo successivo), è possibile elaborare sub-aggregati sui quali calcolare indicatori economico-patrimoniali significativi. La Tab. 7 mostra i dati 2009 delle regioni più rappresentate, certamente alcune tra quelle a vocazione vitivinicola più consolidata ed estesa ( 6 ). In alcune di esse la performance economica pare relativamente più brillante rispetto alla media nazionale: è il caso della Toscana, le cui aziende segnano buoni margini industriali (13,1% il Mon su fatturato), tali da consentire una redditività del capitale soddisfacente (roi al 5,7%) pur in presenza di un basso turnover (42,1%) attribuibile alla natura fortemente integrata lungo tutta la filiera (raccolta/vinificazione/invecchiamento). Nonostante quest ultimo aspetto, la patrimonializzazione pare buona e i debiti finanziari rappresentano il 36% del capitale investito (contro il 46% della media nazionale). Le aziende toscane segnano anche una forte proiezione internazionale, con l export al 61,6% sopra il dato medio del 45%. Il rapporto tra costo del lavoro e valore aggiunto è, anch esso, particolarmente favorevole, fattore questo che accomuna le aziende toscane a quelle del Trentino ed alle venete, con cui pure condividono la spiccata proiezione all estero (export rispettivamente pari al 52,8% e 55,1%). Le due regioni del Nord Est segnano livelli di redditività dei mezzi propri e del capitale investito favorevoli al Veneto (roe: 9,9% contro 3,7%; roi: 7,6% contro 4,1%) grazie ad un turnover nettamente superiore (155,8% contro 72,9%). Tab. 7 Alcuni dati regionali Debiti Debiti Export Valore Costo del Costo del Mon / Fatt Turnover ROI finanziari / ROE finanziari in % del aggiunto lavoro lavoro / Capitale / Mon fatturato procapite procapite Valore investito aggiunto % % % % % (volte) % % Emilia Romagna 1,8 142,3 3,3 57,2 0,0 22,3 24,1 67,1 41,9 62,4 Lombardia 4,1 97,3 4,2 39,6 2,1 9,9 n.c. 81,2 44,3 54,5 Marche 2,6 112,7 3,3 77,6-8,4 26,1 30,7 45,7 29,9 65,4 Piemonte 0,7 110,5 1,1 43,5-3,1 56,1 51,5 64,2 46,3 72,1 Sicilia 2,6 72,9 2,1 41,2-1,6 21,6 27,0 94,9 52,9 55,8 Toscana 13,1 42,1 5,7 36,3 4,5 6,6 61,6 68,9 30,8 44,8 Trentino AA 4,9 72,9 4,1 50,5 3,7 14,3 52,8 89,1 43,4 48,6 Veneto 4,7 155,8 7,6 54,0 9,9 7,4 55,1 91,3 50,8 55,7 Totale 4,7 90,6 4,6 45,9 2,9 10,8 45,0 75,6 41,2 54,4 Meno brillanti le performance dell Emilia-Romagna, ove prevale il modello cooperativo che porta, come visto, ad una presenza relativamente maggiore di debito (57,2% del capitale investito) e a margini industriali più modesti (1,8% il Mon su fatturato). Non particolarmente lusinghieri i profili di Piemonte (margini modesti e perdita netta aggregata), Marche (debito relativamente elevato, valore aggiunto per dipendente modesto e perdita netta aggregata) e Sicilia, ove il costo del lavoro pro-capite è relativamente più elevato. ( 6 ) La selezione riguarda le regioni con almeno quattro imprese coperte in questa indagine. 13

14 Alcuni approfondimenti da interviste Si è provveduto ad approfondire alcuni aspetti della gestione attraverso interviste alle società aggregate. I risultati relativi a risposte ottenute da imprese che rappresentano un fatturato pari all 83% del totale sono i seguenti: - collocazione territoriale della produzione: il 56% delle imprese produce in una sola regione, il 14% in due regioni ed il restante 30% circa in più di due regioni (di cui 4% anche all estero); le cooperative si caratterizzano per una produzione più concentrata, con oltre i due terzi focalizzati su una sola regione; nel periodo dal 1996 al marzo 2011 è stato registrato un significativo aumento della diversificazione geografica: in particolare 22 produttori hanno acquisito 50 nuovi siti al di fuori della regione originaria. Nel 2010 vi sono state 5 nuove acquisizioni territoriali. Le regioni destinatarie di questa espansione sono state principalmente quelle centro-meridionali (in ordine di importanza: Sicilia, Toscana, Emilia, Abruzzo e Umbria) oltre a Piemonte, Friuli, Lombardia e Veneto; - numero di etichette (Tab. 8): tra il 1996 e il 2011 vi è stato un aumento di quasi etichette (+67,8%) ed il numero medio di etichette per azienda è pari a poco più di 100; meno del 10% dello stock di etichette riguarda vini comuni (erano il 13,7% del totale nel 1996), mentre la ricomposizione più importante ha toccato la fascia alta della produzione (grandi vini, Docg e Doc) la cui incidenza è passata dal 45,9% del 1996 al 55,6% del Tali variazioni confermano la tendenza a privilegiare la crescita qualitativa in presenza di un mercato fortemente influenzato dalla grande distribuzione. Il fenomeno è particolarmente evidente per le cooperative la cui produzione più qualificata (grandi vini, Doc e Docg) è salita dal 41,4% del 1996 al 55,2% del 2011, di fatto allineandosi a quella delle altre società di capitali le cui migliori etichette sono marginalmente cresciute nello stesso periodo dal 54,9% al 56% del totale. E da sottolineare che le spese pubblicitarie sono diminuite nel 2010 del 4,1% (contro l aumento della spesa nazionale pubblicitaria complessiva del 3,8%); - canali di vendita (Tab. 9): nel 2010 il 44,8% delle vendite nazionali delle principali società vinicole è transitato per la grande distribuzione; si tratta della media tra il 55,2% delle cooperative e il 39,6% delle restanti società. Limitatamente ad un campione omogeneo, l incidenza della grande distribuzione è cresciuta dal 37% del 2002 al 47% del Il secondo canale per importanza (20,3%) è il cosiddetto aggregato Ho.Re.Ca. (Hotel-Restaurant-Catering), anch esso con incidenze differenti per cooperative (9,2%) ed altre società (26%); enoteche e wine bar coprono il 10,1% (con le cooperative al 4,1%), mentre la vendita diretta incide per l 8%, quota pressoché invariata rispetto all anno precedente; nell ambito dei grandi vini, l incidenza più elevata è invece quella del canale Ho.Re.Ca. (42,7%), cui seguono enoteche e wine bar al 29,3%; la vendita diretta sale qui al 10,5% con la grande distribuzione a quota 6,5% (era il 9% nel 2009). Relativamente alle esportazioni, prevalgono le vendite tramite intermediari importatori (oltre otto decimi del totale), mentre il controllo della rete di proprietà è ancora limitato all 8,3%; si tratta di evidenze valide anche per i produttori di spumanti che passano per il 52% dalla GDO, il 18% dal canale Ho.Re.Ca. ed il 14% attraverso il grossista/intermediario. Indicazioni sul 2010 e attese per il 2011 I primi consuntivi per l esercizio 2010 (riferiti, come già detto, all 83% delle aziende esaminate in termini di giro d affari) indicano un aumento delle vendite del 5% (Tab. a1), con incrementi importanti all estero (+8,5%) e più modesti in Italia (+2,1%). Quasi gli otto decimi degli intervistati (77,2%) ha visto un incremento del fatturato che il 60% stima superiore al 5% (Tab. 1). I produttori di spumanti annunciano vendite in aumento del 3,8% (+6,6% le esportazioni, soprattutto quelle verso il Nord America). Relativamente ai mercati esteri, l Unione Europea resta di gran lunga l area più importante assorbendo oltre la metà delle esportazioni del 2010, con una lieve variazioni a valore del +1% (Tab. 10). La seconda area di destinazione è costituita dal Nord America, ove è collocato il 36% dell export, con una crescita a valori del 13,6%; nei restanti mercati, si distingue l insieme Asia/Australia, in aumento del 19% rispetto al 2009 anche se su valori che rimangono relativamente limitati (meno del 4% dell export complessivo). 14

15 Anche gli investimenti hanno consuntivato il 2010 in crescita (+2,9%), dopo il forte ridimensionamento (-27,8%) del Il loro livello è tra i più bassi del periodo, ben lontano dagli oltre 300 milioni toccati nel Quanto alle attese per le vendite del 2011 (Tab. 11), il 95% circa delle imprese prevede uno scenario positivo, sia sul mercato nazionale che all estero; oltre la metà (53%) si dichiara ottimista, prevedendo uno sviluppo superiore al 3% (per le esportazioni si arriva quasi al 55%); restano quindi un ristretto gruppo di prudenti (6%), che ipotizza di consuntivare una flessione non superiore al 3%, e nessun pessimista; tutti i produttori di spumanti si attendono un 2011 in crescita e di essi il 40% è particolarmente ottimista (crescita del fatturato oltre il 3%). 15

16 Tab. 8 Le etichette in % in % Totale Grandi vini (*) 5,2 3,0 Vini Docg 9,7 6,4 Vini Doc 40,7 36,5 Vini Igt 34,7 40,4 Vini comuni 9,7 13,7 Totale etichette 100,0 100,0 S.p.A. e s.r.l. Grandi vini (*) 10,5 6,7 Vini Docg 10,1 8,0 Vini Doc 35,4 40,2 Vini Igt 34,7 32,9 Vini comuni 9,3 12,2 Totale etichette 100,0 100,0 Cooperative Grandi vini (*) 1,9 0,9 Vini Docg 8,7 5,3 Vini Doc 44,6 35,2 Vini Igt 36,0 45,2 Vini comuni 8,8 13,4 Totale etichette 100,0 100,0 (*) Prezzi medi al consumo (al pubblico) superiori a 25 euro alla bottiglia. N.B.: Rilevazione riferita ad imprese che rappresentano il 67% del fatturato complessivo. Tab. 9 Principali società vinicole italiane: canali di vendita (anno 2010) Totale vendite di cui: grandi vini (*) Totale S.p.A. e s.r.l. Cooperative Totale S.p.A. e s.r.l. Cooperative in % in % Italia Vendita diretta 8,0 6,9 10,3 10,5 10,0 12,7 Grande distribuzione 44,8 39,6 55,2 6,5 5,1 11,7 Ho.Re.Ca. 20,3 26,0 9,2 42,7 42,4 45,4 Enoteche e wine bar 10,1 13,3 4,1 29,3 30,4 24,9 Grossista/Intermediario 14,3 12,8 17,6 9,4 11,2 4,7 Altri canali 2,5 1,4 3,6 1,6 0,9 0,6 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Estero Rete propria 8,3 6,4 10,2 6,4 4,5 8,0 Intermediario importatore 81,4 84,4 75,9 87,1 89,8 80,2 Altri canali 10,3 9,2 13,9 6,5 5,7 11,8 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 (*) Prezzi medi al consumo (al pubblico) superiori a 25 euro alla bottiglia. N.B.: Rilevazione riferita ad imprese che rappresentano l 80% del fatturato complessivo. 16

17 Tab. 10 Vendite all export per area di destinazione Resto Centro e Paesi del Nord Sud Asia e Totale UE Mondo America America Australia Ripartizione % nel ,4 4,5 33,7 1,1 3,3 100,0 Ripartizione % nel ,6 4,4 36,0 1,3 3,7 100,0 Variazione % del fatturato (2009/2010) +1,0 +3,8 +13,6 +26,8 +19,0 +8,5 Rilevazione omogenea riferita alle aziende che rappresentano l'87% del fatturato all'esportazione. Tab. 11 Aspettative 2011: variazioni attese del fatturato (in % degli intervistati) Variazioni del fatturato totale Variazioni dell'export positive stazionarie stazionarie negative positive stazionarie stazionarie negative > +3% +3% >< 0% 0% >< -3% > -3% > +3% +3% >< 0% 0% >< -3% > -3% Totale 53,0 40,9 6,1 0,0 54,7 40,6 3,1 1,6 S.p.A. e s.r.l. 52,4 40,5 7,1 0,0 54,7 38,1 4,8 2,4 Cooperative 50,0 45,0 5,0 0,0 50,0 50,0 0,0 0,0 Spumanti 40,0 60,0 0,0 0,0 46,7 46,7 6,6 0,0 Vini (escl. Spumanti) 56,9 35,3 7,8 0,0 57,2 38,8 2,0 2,0 17

18 A l l e g a t i 18

19 Tab. a1 Fatturato Variazione % annua E Totale fatturato 0,5 4,6 6,9 1,6-4,1 5,0 Vendite in Italia -1,6 3,6 5,9-0,4-4,2 2,1 Vendite all estero 3,3 5,9 8,2 4,0-3,9 8,5 Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Mediobanca. 19

20 Tab. a2 Stati patrimoniali aggregati delle 103 società dati in migliaia di euro Var Immobilizzi tecnici netti ,7 Altri immobilizzi ,0 Attivi finanziari ,2 Capitale circolante ,5 Fondi del personale ed altri fondi ,4 Capitale investito ,0 Capitale netto ,0 Debiti finanziari ,9 Totale ,0 Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Mediobanca. Tab. a3 Conti economici aggregati delle 103 società dati in migliaia di euro Var Fatturato netto ,9 Consumi ,5 Valore aggiunto ,4 Costo del lavoro ,8 Margine operativo lordo ,1 Ammortamenti ordinari ,7 Margine operativo netto ,4 Oneri finanziari ,8 Proventi finanziari ,3 Risultato corrente prima delle imposte ,3 Altri costi e ricavi ,8 Imposte ,0 Risultato netto (incluse quote di terzi) ,5 Fatturato all'estero ,5 in % del fatturato complessivo 42,8 43,3 43,9 44,9 45,0 Dipendenti ,6 Investimenti ,9 Valori pro-capite (000 euro) Fatturato netto 372,3 383,5 402,9 404,7 387,3 4,1 Valore aggiunto 74,4 79,7 78,6 76,1 75,6 1,7 Costo del lavoro 35,9 37,0 38,7 40,0 41,2 14,5 Capitale investito (*) 372,6 400,9 416,1 426,5 427,7 14,8 (*) Esclusi gli effetti del disinquinamento fiscale e delle rivalutazioni volontarie. Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Mediobanca. 20

21 Tab. a4 Struttura del conto economico delle 103 società (in % del fatturato) ( ) Valore aggiunto 20,0 20,8 19,5 18,8 19,5 Costo del lavoro 9,7 9,7 9,6 9,9 10,6 Margine operativo lordo 10,3 11,1 9,9 8,9 8,9 Ammortamenti ordinari 4,6 4,4 4,2 4,0 4,2 Margine operativo netto 5,7 6,7 5,7 4,9 4,7 Oneri e proventi finanziari -1,3-1,6-2,0-2,4-1,7 Risultato corrente 4,4 5,1 3,7 2,5 3,0 ( ) Esclusi gli effetti delle rivalutazioni volontarie. Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Mediobanca. Tab. a5 Indicatori delle 103 società ( ) Margine operativo netto in % del fatturato 5,7 6,7 5,7 4,9 4,7 Proventi finanziari in % del fatturato (*) 0,3 0,4 0,6 0,6 0,4 Fatturato in % del capitale 99,9 95,7 96,8 94,9 90,6 ROI % 6,1 6,8 6,0 5,2 4,6 Debiti finanziari in % del capitale 48,4 45,9 46,9 49,1 45,9 Costo del debito % ( ) 3,8 4,2 5,0 5,7 4,3 Poste straordinarie in % del risultato corrente 4,1 8,2-17,4-12,1 3,5 Aliquota fiscale media in % dell'utile lordo (^) 30,5 40,9 39,9 31,3 31,0 ROE % 6,2 5,7 2,5 1,6 2,9 Variazione % del fatturato 0,5 4,6 6,9 1,6-4,1 Variazione % dei dipendenti 5,1 1,5 1,7 1,1 0,2 Investimenti in % del fatturato 6,5 8,0 5,9 6,5 4,9 Capitale circolante/fatturato 34,8 36,2 34,7 37,7 37,0 Debiti finanziari/patrimonio netto 93,6 84,9 88,2 96,6 84,7 ROI = return on investment = (MON + proventi finanziari) / Capitale investito ROE = return on equity = Utile netto / Capitale netto ( ) Esclusi gli effetti delle rivalutazioni volontarie. (*) Esclusi i proventi di cambio. ( ) Escluse le perdite di cambio. (^) Escluse le società in perdita. Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Mediobanca. 21

22 Tab. a6 Stati patrimoniali aggregati delle 72 società italiane non cooperative dati in migliaia di euro Var Immobilizzi tecnici netti ,6 Altri immobilizzi ,6 Attivi finanziari ,6 Capitale circolante ,8 Fondi del personale ed altri fondi ,2 Capitale investito ,2 Capitale netto ,0 Debiti finanziari ,3 Totale ,2 Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Mediobanca. Tab. a7 Conti economici aggregati delle 72 società italiane non cooperative dati in migliaia di euro Var Fatturato netto ,7 Consumi ,1 Valore aggiunto ,6 Costo del lavoro ,6 Margine operativo lordo ,5 Ammortamenti ordinari ,4 Margine operativo netto ,6 Oneri finanziari ,3 Proventi finanziari ,7 Risultato corrente prima delle imposte ,8 Altri costi e ricavi ,2 Imposte ,6 Risultato netto (incluse quote di terzi) ,8 Fatturato all'estero ,5 in % del fatturato complessivo 42,5 43,5 44,9 46,6 46,6 Dipendenti ,8 Investimenti ,8 Valori pro-capite (000 euro) Fatturato netto 343,5 355,3 378,3 379,6 359,9 4,8 Valore aggiunto 77,2 83,1 84,6 78,3 80,0 3,7 Costo del lavoro 33,6 34,5 37,0 38,5 39,1 16,2 Capitale investito (*) 392,8 426,6 461,5 461,3 462,3 17,7 (*) Esclusi gli effetti delle rivalutazioni volontarie. Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Mediobanca. 22

23 Tab. a8 Struttura del conto economico delle 72 società italiane non cooperative (in % del fatturato) ( ) Valore aggiunto 22,5 23,4 22,4 20,6 22,2 Costo del lavoro 9,8 9,7 9,8 10,1 10,8 Margine operativo lordo 12,7 13,7 12,6 10,5 11,4 Ammortamenti ordinari 4,9 4,7 4,6 4,1 4,5 Margine operativo netto 7,8 9,0 8,0 6,4 6,9 Oneri e proventi finanziari -1,5-1,9-2,3-2,7-1,6 Risultato corrente 6,3 7,1 5,7 3,7 5,3 ( ) Esclusi gli effetti delle rivalutazioni volontarie. Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Mediobanca. Tab. a9 Indicatori delle 72 società italiane non cooperative ( ) Margine operativo netto in % del fatturato 7,8 9,0 8,0 6,4 6,9 Proventi finanziari in % del fatturato (*) 0,4 0,4 0,6 0,6 0,4 Fatturato in % del capitale 87,5 83,3 82,0 82,3 77,9 ROI % 7,1 7,8 7,0 5,8 5,7 Debiti finanziari in % del capitale 44,0 39,9 42,0 42,8 39,0 Costo del debito % ( ) 4,1 4,7 5,5 6,3 4,5 Poste straordinarie in % del risultato corrente 3,3 4,6-20,4-18,2-3,1 Aliquota fiscale media in % dell'utile lordo (^) 29,5 43,4 40,9 32,4 32,0 ROE % 7,2 5,8 2,7 1,3 3,8 Variazione % del fatturato 0,4 4,3 7,0 2,1-4,6 Variazione % dei dipendenti 5,6 0,9 0,5 1,7 0,7 Investimenti in % del fatturato 6,8 8,8 6,8 7,0 4,6 Capitale circolante/fatturato 41,0 41,8 40,6 42,2 41,6 Debiti finanziari/patrimonio netto 78,5 66,3 72,4 74,9 63,9 ROI = return on investment = (MON + proventi finanziari) / Capitale investito ROE = return on equity = Utile netto / Capitale netto ( ) Esclusi gli effetti delle rivalutazioni volontarie. (*) Esclusi i proventi di cambio. ( ) Escluse le perdite di cambio. (^) Escluse le società in perdita. Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Mediobanca. 23

24 Tab. a10 Stati patrimoniali aggregati delle 27 società cooperative dati in migliaia di euro Var Immobilizzi tecnici netti ,4 Altri immobilizzi ,4 Attivi finanziari ,5 Capitale circolante ,3 Fondi del personale ed altri fondi ,2 Capitale investito ,9 Capitale netto ,9 Debiti finanziari ,9 Totale ,9 Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Mediobanca. Tab. a11 Conti economici aggregati delle 27 società cooperative dati in migliaia di euro Var Fatturato netto ,3 Consumi ,6 Valore aggiunto ,0 Costo del lavoro ,4 Margine operativo lordo ,3 Ammortamenti ordinari ,0 Margine operativo netto ,4 Oneri finanziari ,0 Proventi finanziari ,9 Risultato corrente prima delle imposte ,8 Altri costi e ricavi ,9 Imposte ,4 Risultato netto (incluse quote di terzi) ,8 Fatturato all'estero ,7 in % del fatturato complessivo 42,0 42,1 41,9 40,9 41,4 Dipendenti ,7 Investimenti ,0 Valori pro-capite (000 euro) Fatturato netto 431,4 441,2 447,9 452,8 438,0 1,5 Valore aggiunto 67,8 72,7 66,9 71,7 68,0 0,2 Costo del lavoro 39,4 40,9 40,8 41,8 44,1 11,9 Capitale investito (*) 333,6 350,9 337,1 363,5 366,0 9,7 (*) Esclusi gli effetti delle rivalutazioni volontarie. Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Mediobanca. 24

25 Tab. a12 Struttura del conto economico delle 27 società cooperative (in % del fatturato) ( ) Valore aggiunto 15,7 16,5 14,9 15,8 15,5 Costo del lavoro 9,1 9,3 9,1 9,2 10,0 Margine operativo lordo 6,6 7,2 5,8 6,6 5,5 Ammortamenti ordinari 4,0 3,9 3,7 3,7 3,7 Margine operativo netto 2,6 3,3 2,1 2,9 1,8 Oneri e proventi finanziari -1,1-1,3-1,4-2,0-1,7 Risultato corrente 1,5 2,0 0,7 0,9 0,1 ( ) Esclusi gli effetti delle rivalutazioni volontarie. Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Mediobanca. Tab. a13 Indicatori delle 27 società cooperative ( ) Margine operativo netto in % del fatturato 2,6 3,3 2,1 2,9 1,8 Proventi finanziari in % del fatturato (*) 0,3 0,5 0,5 0,6 0,4 Fatturato in % del capitale 129,3 125,8 132,9 124,6 119,7 ROI % 3,8 4,7 3,6 4,3 2,5 Debiti finanziari in % del capitale 61,2 61,3 60,9 65,8 63,7 Costo del debito % ( ) 3,2 3,5 4,3 4,8 4,0 Poste straordinarie in % del risultato corrente 18,9 30,0 17,5 29,4 n.c. Aliquota fiscale media in % dell'utile lordo (^) 29,1 28,3 29,3 24,2 22,1 ROE % 4,5 6,3 1,7 3,3 0,4 Variazione % del fatturato 0,9 5,3 5,2 1,4-3,5 Variazione % dei dipendenti 5,3 2,9 3,6 0,3-0,2 Investimenti in % del fatturato 6,1 6,5 4,3 5,9 5,6 Capitale circolante/fatturato 24,6 27,0 25,1 30,1 29,0 Debiti finanziari/patrimonio netto 157,7 158,6 156,0 192,7 175,8 ROI = return on investment = (MON + proventi finanziari) / Capitale investito ROE = return on equity = Utile netto / Capitale netto ( ) Esclusi gli effetti delle rivalutazioni volontarie. (*) Esclusi i proventi di cambio. ( ) Escluse le perdite di cambio. (^) Escluse le società in perdita. Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Mediobanca. 25

26 Graf. 1 - Principali società vinicole: fatturato (indici 2004 = 100) Graf. 2 - Principali società vinicole: indicatori di profitto ( ) 26

27 Graf. 3 - Principali società vinicole: investimenti tecnici ( ) Graf. 4 Redditività di vino e bevande ( ) 27

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