Le previsioni al 2015: valore aggiunto, produttività ed occupazione
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- Cornelia Clemente
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1 ALIMENTARE Le previsioni al 2015: valore aggiunto, produttività ed occupazione Nel primo grafico viene rappresentata la crescita del settore delle industrie alimentari e delle bevande; come misura dell attività si utilizza il valore aggiunto a valori concatenati, ovvero espresso in termini reali (depurato cioè dall inflazione specifica del settore). 1 L industria alimentare è piuttosto importante per l economia italiana; il valore aggiunto prodotto da questo settore rappresenta difatti il 2 per cento del Pil totale, e quasi il 10 per cento del valore aggiunto prodotto dall industria in senso stretto nel suo complesso. Nel corso degli anni novanta l attività produttiva è cresciuta a tassi prossimi al 2 per cento in media all anno. L inizio degli anni duemila, invece, è stato segnato da una dinamica mediamente cedente del valore aggiunto: nel periodo tra il 2001 ed il 2005 il tasso medio annuo di variazione del valore aggiunto del settore è stato negativo (-1 per cento). Nel 2001 il settore registrò difatti un intensa correzione, tornando sui livelli di fine anni novanta e nel biennio successivo, inoltre, il settore conobbe una sostanziale stagnazione dell attività produttiva. Nel periodo tra il 2004 ed il 2007, invece, si è osservata una ripresa del settore alimentare, il cui valore aggiunto è complessivamente cresciuto di oltre 8 punti percentuali. Sebbene il settore alimentare non sia stato risparmiato dalla crisi, gli esiti non sono stati così drammatici come quelli osservati in altri settori industriali. Nel biennio il valore aggiunto prodotto dal settore si è complessivamente ridotto di 4 punti percentuali. D altra parte la domanda di prodotti alimentari tende ad avere oscillazioni cicliche meno pronunciate di quelle osservate in altri settori molto più sensibili (come i produttori di beni durevoli o strumentali). Peraltro, nel Il valore aggiunto è definito, per ogni impresa, come la differenza tra il valore della sua produzione e il valore dei beni intermedi utilizzati. La somma dei valori aggiunti per le imprese operanti in un determinato comparto produttivo rappresenta il valore aggiunto settoriale. Mediante la tecnica del concatenamento, utilizzata nella contabilità nazionale a partire dal 2005, si è introdotta un indicatore delle variazioni di volume che non tenga conto solo dei valori assunti in due momenti precisi (l anno corrente e quello base), ma che sia in grado di incorporare l andamento complessivo del fenomeno nell intervallo di tempo considerato. 1
2 l industria alimentare ha registrato una ripresa (dell 1.6 per cento) dell attività produttiva: sebbene i livelli pre crisi sono lungi dall essere recuperati, la variazione registrata tra il 2006 ed il 2010 risulta così marginalmente positiva, con tassi medi annui dello 0.3 per cento. In prospettiva, si ritiene che la lenta ripresa del settore prosegua, e sia possibile osservare un ritorno sul sentiero di espansione del periodo pre crisi. La previsione di medio termine indica un recupero della dinamica dell attività del settore, che dovrebbe crescere ad un tasso medio annuo dell 1.1 per cento, che consentirà di recuperare i livelli pre crisi dal Valore Aggiunto (*) Variazioni % annue 8,0 6,0 4,0 2,0 0,0-2,0-4,0-6,0-8, (*) A prezzi costanti La produttività del lavoro è un altra variabile di rilievo al fine di cogliere le tendenze di ciascun settore dell economia 2. La produttività del lavoro nel settore alimentare ha avuto una dinamica crescente, a tassi anche brillanti (seppure con qualche discontinuità nell andamento) nel corso degli anni ottanta e novanta. Con gli anni duemila, invece, si è osservata un inversione di tendenza, con un calo della produttività nella prima metà del decennio: il tasso medio annuo di variazione della produttività del lavoro tra il La produttività del lavoro è misurata dal valore aggiunto per unità di lavoro. Incrementi di produttività permettono di conseguire determinati livelli produttivi con un minor fabbisogno di lavoro. In altre parole, la produttività aumenta se l occupazione cresce a ritmi inferiori a quelli del prodotto. 2
3 ed il 2005 è stato difatti negativo e pari a -0.9 punti percentuali e il calo sarebbe potuto essere anche più ampio, se non fosse stato per il rimbalzo osservato nel Nella seconda metà del decennio, invece, si è osservata una ripresa della produttività, che nel periodo è cresciuta mediamente dell 1.1 per cento all anno. Tale risultato è però l esito di fluttuazioni opposte non trascurabili. In particolare, nell immediato manifestarsi della crisi (2008), la produttività del settore è crollata (-4.3 per cento), in misura anche superiore alla caduta dell attività; questo ha consentito di non ridurre l input di lavoro. Si sono difatti ridotte le ore lavorate, anche aumentando il ricorso allo strumento della Cassa Integrazione Guadagni, consentendo così il mantenimento della manodopera esistente (dati i costi connessi al reclutamento e alla formazione di nuovi occupati). Si è quindi verificato il fenomeno del labour hoarding, che si è però interrotto nel 2009, quando la produttività ha recuperato le perdite ed è tornata sui livelli pre crisi. Nel 2010 si è osservato un fenomeno simile: la crescita della produttività è stata nettamente superiore a quella, pur positiva, dell attività produttiva, traducendosi così in un espulsione di manodopera. Sulla base di queste tendenze sembrerebbe possibile affermare che nel settore alimentare sia in atto un processo di ristrutturazione, al fine di recuperare in produttività e, conseguentemente, in competitività. Il settore è difatti soggetto ad una crescente pressione competitiva sia sui mercati esteri che su quello interno. Lo scenario di previsione per il medio termine sconta pertanto un proseguimento della fase di incremento della produttività a tassi simili a quelli osservati nel corso degli anni novanta. 3
4 Produttività del lavoro Livello, 1980=1 2,10 1,90 1,70 1,50 1,30 1,10 0, Nel terzo grafico si confronta l andamento dell occupazione con quello degli equivalenti a tempo pieno, ovvero le unità di lavoro 3. Gli anni novanta hanno coinciso con una fase di ristrutturazione del settore alimentare, interessato da forti perdite di posti di lavoro; tra il 1996 ed il 2000 le unità di lavoro si sono ridotte ad un tasso medio pari a -0.6 per cento all anno. Tale ristrutturazione ha peraltro permesso di recuperare in produttività. Con il nuovo decennio si è osservata un inversione di tendenza: la domanda di lavoro ha infatti ricominciato a crescere dal 2002 e ha continuato ad espandersi per tutto il periodo fino al 2008, con la sola eccezione della contrazione registrata nel Nel biennio , invece, per effetto della crisi e della ristrutturazione, la domanda di lavoro si è complessivamente ridotta del 7.7 per cento. Nel medio termine, dato il proseguimento della fase di ristrutturazione, si prospetta un ulteriore riduzione della domanda di lavoro nel settore. La dinamica dell occupazione, invece, è risultata sempre (da inizio anni novanta in poi) superiore a quella delle unità di lavoro, per effetto della crescente diffusione del part time. Nel periodo tra il 2000 e il 2008, nel settore si sono creati quasi 28 mila posti di lavoro. A causa però della caduta osservata nel biennio , il 3 L unità di lavoro rappresenta la quantità di lavoro prestata da un occupato a tempo pieno, oppure la quantità di lavoro equivalente prestata da lavoratori a tempo parziale o che svolgono un doppio lavoro, al netto della Cassa Integrazione. Le unità di lavoro sono dunque utilizzate come unità di misura del volume di lavoro impiegato nella produzione dei beni e servizi; con tale misura si tiene conto delle variazioni dell orario di lavoro. 4
5 tasso di variazione medio annuo degli occupati tra il 2006 e il 2010 è stata negativa, più che compensando quindi l incremento osservato nella prima parte del quinquennio. Nel complesso, nel 2010 risultavano persi oltre 32 mila posti di lavoro rispetto al massimo toccato nel Data l ipotesi di proseguimento della fase di ristrutturazione nel settore, si ritiene che anche nel medio periodo l occupazione continuerà a ridursi, sebbene a tassi più contenuti rispetto a quanto osservato nell ultimo biennio. Secondo le previsioni di medio termine, nel 2015 gli occupati nell industria alimentare si saranno ridotti di oltre 16mila lavoratori rispetto a quanto registrato nel 2010, scendendo ad un livello di 455 mila, pari a quello toccato a fine degli anni novanta. Le perdite cumulate nel 2015 rispetto ai livelli pre crisi saranno pari a quasi 48 mila occupati. Occupati totali - Unità di lavoro Livello, migliaia 520 Unità di lavoro Occupati totali L andamento degli aggregati professionali al 2015 La tabella che segue distribuisce la previsione dell occupazione al 2015 per i Grandi Gruppi professionali della Classificazione delle Professioni ISTAT CP
6 L'occupazione al 2010 e le previsioni al 2015 GRANDI GRUPPI PROFESSIONALI*** Legislatori, dirigenti e imprenditori Professioni intellettuali ad elevata specializzazione Tecnici Professioni amministrative e di ufficio Professioni relative alle vendite ed ai servizi alle famiglie Artigiani, agricoltori e operai specializzati Conduttori di macchinari e impianti Professioni non qualificate Numero occupati Variazione 2010* 2015** ** Totale occupazione *Dati riproporzionati sui valori di Contabilità Nazionale **Previsioni ISFOL-IRS basate su proiezioni metodo dei coefficienti fissi e metodo delle variazioni sempice (media ponderata ***Si riportano i grandi gruppi professionali rlevanti per il settore Fonte: elaborazioni ISFOL-IRS su microdati Istat Forze di Lavoro e previsioni ISFOL-REF 6
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