COMPONENTE ATMOSFERA... 3 CARATTERIZZAZIONE METEOCLIMATICA Precipitazioni Temperature Bilancio idrologico... 4

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2 COMPONENTE ATMOSFERA... 3 CARATTERIZZAZIONE METEOCLIMATICA... 3 Precipitazioni... 3 Temperature... 4 Bilancio idrologico... 4 Classificazione climatica... 5 Regime di umidità e temperatura al suolo... 6 A1 Qualità dell'aria... 6 Le sostanze inquinanti... 7 Le emissioni indotte dalle opere in progetto COMPONENTE AMBIENTE IDRICO B1 Qualità ed uso della risorsa idrica Dati idrologici Dati disponibili sulla qualità delle acque Obiettivi del PTA Dati qualitativi Rio Milanesio Campionamento del 23/11/ CONCLUSIONI COMPONENTE SUOLO E SOTTOSUOLO C1 Capacità d'uso del suolo Impatti sulla capacità di uso del suolo C2 Analisi geologica COMPONENTE VEGETAZIONE, FLORA ED ECOSISTEMI D1 Vegetazione Tipologie vegetazionali e classi di qualità ecologica Impatto sulla copertura vegetale D2 Mammalofauna Ungulati Lagomorfi Insettivori Roditori Carnivori

3 D3 Ornitofauna, erpetofauna ed entomofauna Ornitofauna Erpetofauna Anfibi potenzialmente presenti Rettili presenti Impatto su ornitofauna, entomofauna ed erpetofauna Ittiofauna Trota fario (SALMO trutta trutta) Trota marmorata (SALMO trutta marmoratus) COMPONENTE ECOSISTEMI E1 Ecosistema forestale Impatto sull'ecosistema forestale E2 Ecosistema fluviale Il Rio Milanesio e il fiume Varaita Impatti sull'ecosistema fluviale E3 Ecosistema antropico Impatto sull'ecosistema antropico COMPONENTE SALUTE PUBBLICA COMPONENTE RUMORE E VIBRAZIONI COMPONENTE RADIAZIONI IONIZZANTI E NON IONIZZANTI Allegati Rilievi floristici Carte tematiche

4 COMPONENTE ATMOSFERA CARATTERIZZAZIONE METEOCLIMATICA L'opera in progetto si colloca in Comune di Sampeyre sul Rio Milanesio. Per una caratterizzazione meteo climatica completa, basata sullo studio delle precipitazioni e delle temperature medie mensili è stato scelto di utilizzare i dati relativi alla sola stazione di Pontechianale, mentre, per la ricostruzione dell afflusso meteorico medio annuo, illustrata nella relazione idrologica, sono stati utilizzati dati relativi a periodi recenti e serie storiche delle stazioni di Brossasco e Pontechianale. Sezione Afflusso (mm) 1 Brossasco ; Pontechianale ; ; Sampeyre (sito di intervento) Media di 1 e Tabella 1: Dati pluviometrici utilizzati per i calcoli idrologici I dati riportati di seguito, utilizzati per l analisi meteo climatica sono stati tratti dalla banca dati meteorologica pubblicata sula sito e sono riferiti al Comune di Pontechianale, a monte del sito di interesse. I dati analizzati sono da riferire al periodo Precipitazioni La curva della distribuzione delle precipitazioni medie mensili relative al diagramma ombrotermico del Comune di Pontechianale indica un massimo primario in corrispondenza del mese di Aprile ( mm) ed un massimo secondario nel mese di Maggio (95.4 mm) e Novembre (90.8 mm) I due minimi sono localizzati nei mesi di Gennaio (23.86 mm) e nel mese di Febbraio (25.54 mm). Il valore delle precipitazioni medie annue è di mm. Il regime pluviometrico della zona è quindi caratterizzato dal minimo principale in inverno e massimo principale primaverile. Il mese più piovoso è Aprile, nel quale si concentrano circa il 13.4% delle precipitazioni annue, al quale fanno seguito, nel medesimo periodo stagionale, Maggio (con il 12.61%) e Novembre (con il 12%), e settembre con una percentuale leggermente inferiore (10.96%). Il numero medio di giorni di pioggia varia tra 5.1 e 11.5 per mese per un totale medio annuo di 95.5 giorni; per maggiori dettagli, si rimanda alla tabella riassuntiva sottostante. 3

5 Precipitazioni medie (mm) Temperature medie ( C) Giorni di pioggia medi GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC anno Temperature La curva delle temperature medie mensili indica un valore massimo nel mese di luglio con 14.6 C ed un minimo nel mese di gennaio con -1,41 C. La temperatura media annuale è di 6.05 C; i mesi che più si avvicinano alla media annuale sono i mesi di Ottobre (6.59 C) e Maggio (8.96 C). La temperatura media del trimestre estivo (giugno, luglio ed agosto) e del trimestre invernale (dicembre, gennaio e febbraio) sono rispettivamente pari a 13.8 C e C. La differenza di temperatura tra il mese più caldo e quello più freddo è pari a 16 C, valore piuttosto alto che indica un elevato grado di continentalità. Bilancio idrologico Il climatogramma di Bagnouls-Gaussen riporta una schematizzazione della distribuzione delle 4

6 precipitazioni e delle temperature. Utilizzando una scala della temperatura doppia rispetto a quella delle piogge si possono evidenziare eventuali periodi di siccità quando le due linee si intersecano. Nel caso in esame non si osservano periodi di deficit idrico Temperature Precipitazioni gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic Temperature ( C) Figura 1: Climatogramma Classificazione climatica Una prima classificazione è quella offerta da Thornthwaite (1948), basata sulla determinazione dell evapotraspirazione (reale e potenziale) e sul confronto con la quantità di precipitazioni, da cui il clima risulta definito dalla combinazione di 3 indici: - indice di umidità globale (Im): offre un valore sintetico del grado di umidità o di aridità di una regione; - evapotraspirazione potenziale (ETP): rappresenta la massima quantità di acqua, espressa in mm, che evaporerebbe e traspirerebbe in date condizioni climatiche, se le riserve idriche del suolo venissero costantemente rinnovate; - indice di efficienza termica: esprime i valori di temperatura non nella forma di dati termometrici, 5

7 bensì in termini di possibile efficacia delle temperature osservate nel determinare la crescita delle piante. Nel caso in esame, l'area oggetto di studio rientra nel tipo climatico umido (B4, ossia con Im compreso tra 80 e 100) con deficit idrico nullo o molto piccolo (r), sottotipo secondo mesotermico (B4C2'rb2'), ossia con un valore di evapotraspirazione discreto ed una maggiore concentrazione dell'efficienza termica estiva (56,3-61,6%). La seconda classificazione è quella proposta da Bagnouls e Gaussen (1957) che si basa sulle variazioni delle temperature e delle precipitazioni medie mensili nel corso dell'anno, ossia i fattori determinanti nel condizionare la vegetazione quali il freddo intenso e la siccità. L'area in esame ricade quindi nella regione aerico freddo, sottoregione temperato freddo. Regime di umidità e temperatura al suolo Per la classificazione del regime di umidità e temperatura del suolo, si è ricorsi al metodo proposto da Newhall (1972), il quale consente di stimare la temperatura e l umidità dei suoli effettuando un bilancio idrico finalizzato a verificare la frequenza con cui si manifestano condizioni di aridità e umidità di una porzione di suolo denominata sezione di controllo (Soil Conservation Service, 1975). Per quanto sopra, i suoli presenti nell area in esame rientrano nel regime di umidità UDIC, caratterizzato da periodi aridi di durata e frequenza limitata tali da non interferire fortemente con lo sviluppo delle colture. Il regime di temperature è CRYIC, con valori di temperatura più alti dello 0 C, ma inferiori agli 8 C. A1 Qualità dell'aria L'opera in progetto si inserisce in un contesto naturale distante dal centro abitato principale, ossia Sampeyre, e sostanzialmente distante anche dalle borgate Villaretto e Roccia, interessate marginalmente dal passaggio della condotta forzata, interrata. Per la scarsa antropizzazione dei luoghi, nell'area oggetto di studio non esistono centraline di monitoraggio delle sostanze inquinanti, facenti parte della rete di monitoraggio regionale. Le uniche informazioni dirette riferite al Comune di Sampeyre sono desumibili dall'inventario Regionale delle Emissioni in Atmosfera (IREA), strumento conoscitivo di fondamentale importanza che permette di individuare i settori produttivi maggiormente sensibili su cui indirizzare le misure e gli interventi per la riduzione delle emissioni inquinanti. Attualmente, è disponibile l'aggiornamento dell'inventario per l'anno 6

8 2007: le emissioni registrate in comune di Sampeyre sono riportate nella tabella sottostante. Emissioni in Comune di Sampeyre (2007) CH 4 (t) 77,14 CO (t) 362,57 CO 2 (kt) 11,16 N 2 O (t) 3,30 NH 3 (t) 25,68 NMVOC (t) 212,51 NO 2 (t) 28,28 PM10 (t) 18,61 SO 2 (t) 3,68 In linea generale, le emissioni a livello comunale sono relativamente basse; i valori relativamente più elevati di CH4 sono legati prevalentemente al settore dell'agricoltura, quelli di CO prevalentemente alla combustione non industriale, mentre quello di NMVOC legato ad altre sorgenti ed assorbimenti. Le sostanze inquinanti Si può definire l inquinamento atmosferico come la presenza nell'atmosfera di sostanze che causano un effetto misurabile sull essere umano, sugli animali, sulla vegetazione o sui diversi materiali; queste sostanze di solito non sono presenti nella normale composizione dell aria, oppure lo sono ad un livello di concentrazione inferiore. Gli inquinanti vengono solitamente distinti in due gruppi principali: quelli di origine antropica, cioè prodotti dall uomo, e quelli naturali. I contaminanti atmosferici possono anche essere classificati in primari cioè liberati nell'ambiente come tali (come ad esempio il biossido di zolfo ed il monossido di azoto) e secondari (come l ozono) che si formano successivamente in atmosfera attraverso reazioni chimico-fisiche. Nel valutare il grado di qualità dell'aria si fa solitamente riferimento ai seguenti inquinanti: Ossidi di zolfo: in particolare anidride solforosa ed altri ossidi che derivano principalmente da 7

9 combustioni di carburanti fossili. Ossidi di azoto, come NO e NO 2, derivano da combustioni e sono estremamente attivi nel formare composti inquinanti secondari. Monossido di carbonio: derivante dalla incompleta combustione degli idrocarburi. Composti organici volatili:cioè sostanze organiche, come benzene e clorofluorocarburi, che a temperatura ambiente si presentano allo stato gassoso. Particolato sospeso: particelle allo stato solido o liquido che, a causa delle loro piccole dimensioni, restano sospese in atmosfera per tempi più o meno lunghi. Vengono considerate polveri vere e proprie quelle particelle con una dimensione compresa tra 0,25 e 500 micron. I PM 10 e PM 2,5 identificano particelle inferiori ai 10 e 2,5 micron. Il particolato che si deposita nel tratto superiore dell apparato respiratorio (cavità nasali, faringe e laringe) può generare vari effetti irritativi come l infiammazione e la secchezza del naso e della gola; tutti questi fenomeni sono molto più gravi se le particelle hanno assorbito sostanze acide (come il biossido di zolfo, gli ossidi di azoto, ecc.). Le persone più vulnerabili sono gli anziani, gli asmatici, i bambini e chi svolge un intensa attività fisica all aperto, a contatto con sorgenti inquinanti. Nei luoghi di lavoro più soggetti all inquinamento da particolato l inalazione prolungata di queste particelle può provocare reazioni fibrose croniche e necrosi dei tessuti che comportano una broncopolmonite cronica accompagnata spesso da enfisema polmonare. Dal punto di vista normativo, la legislazione italiana vigente in materia di inquinamento atmosferico è riconducibile al Decreto Legislativo 351/99 e del Decreto del Ministero dell'ambiente 60/02. Il DL 351/99 stabilisce metodi e criteri comuni sul territorio nazionale, gli obiettivi per la qualità dell'aria e come pubblicare le informazioni sulla qualità dell'aria, recependo la Direttiva 96/62/CE. Il DMA 60/02 recepisce le direttive dell'unione Europea 1999/30/CE e 2000/69/CE stabilendo limiti e modalità di rilevamento dei seguenti inquinanti: biossido di zolfo, biossido di azoto, ossidi di azoto, particolato, piombo, benzene e monossido di carbonio. In particolare definisce: - valori limite e soglie di allarme - margine di tolleranza e riduzione nel tempo di tale margine - criteri di raccolta dei dati sulla qualità dell'aria, i criteri e le tecniche di analisi - la soglia di valutazione superiore, inferiore e criteri di verifica della classificazione - modalità per l'informazione e la comunicazione dei dati. I limiti stabiliti dal DM 60/02 relativi al PM 10 sono illustrati nella seguente tabella: 8

10 Tabella 2: Valore limite per il PM10, prima fase Tabella 3: Valore limite per il PM10, seconda fase 9

11 Le emissioni indotte dalle opere in progetto Le opere in progetto non prevedono l'introduzione di nuove sorgenti inquinanti in atmosfera. Le uniche emissioni in atmosfera generate dall'opera in progetto sono esclusivamente legate alla fase di cantiere e pertanto di natura strettamente temporanea. La validità dell'opera risiede in particolare nella produzione di energia elettrica senza ricorrere a fonti fossili che producono un maggiore impatto ambientale, quali gli impianti con la combustione di gas o petrolio. Di seguito si presenta la quantificazione del risparmio di tonnellate di petrolio equivalente e le relative tonnellate di anidride carbonica.! "!#!$! Tabella 4: emissioni equivalenti di anidride carbonica COMPONENTE AMBIENTE IDRICO B1 Qualità ed uso della risorsa idrica La descrizione del sistema acquifero superficiale viene effettuata valutando le disponibilità della risorsa idrica e la sua distribuzione annua. Le considerazioni riportate derivano dalle indagini idrologiche meglio dettagliate nel quadro progettuale e nel progetto definitivo. L'aspetto qualitativo delle acque del corso d'acqua è invece trattato facendo riferimento ai dati biologici raccolti con una apposita campagna di indagine STAR-ICMi. Ulteriori dettagli relativi alla qualità ecosistemica del sistema delle acque superficiali sono illustrati nella Componenti Ecosistemi. Per quanto attiene, invece, la componente vegetazionale si faccia riferimento alle componenti vegetazione flora e fauna. Il Rio Milanesio alla sezione di presa presenta un'area drenata di circa 7,10 kmq. Il bacino comprende la porzione di valle laterale lungo l'asta con quota massima 2753 m s.l.m in corrispondenza della Punta delle Guglie: la sezione di presa, infatti, fa parte del sistema idrografico del Torrente Varaita, come definito nel PTA al sottobacino AI05. Il corso d'acqua presenta un regime torrentizio, con un massimo primaverile in corrispondenza dello scioglimento delle nevi. 10

12 Dati idrologici I valori medi mensili stimati (anno medio) disponibili presso l opera di presa sono i seguenti: Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Sett Ott Nov Dic Q (l/s) Tabella 5 Rio Milanesio alla presa:portate MEDIE disponibili Dati disponibili sulla qualità delle acque Un inquadramento dei dati qualitativi delle acque è desumibile dal Piano di Tutela delle Acque, ed in particolare dallo studio ARPA allegato al piano e dalla Rete di monitoraggio Ambientale della Regione Piemonte. Nel seguito, si riportano, in particolare, i dati di monitoraggio secondo i dettami del D.Lgs. 152/99, che comprendono indagine IBE, analisi dei parametri macrodescrittori e la classificazione dello stato ecologico ed ambientale del corso d'acqua. Le stazioni di monitoraggio chimico-fisico e biologico più prossime all'area in esame (desunta dal sito dell Agenzia Regionale per la protezione dell ambiente) risultano essere quella di Sampeyre, e quella di Melle. Per quanto riguarda il sistema delle criticità (Tav.10 Criticità quali quantitative), le aree sottese dalla Illustrazione derivazione 1: in comune Rete di monitoraggio di Sampeyre e stato non mostrano qualità dei problematiche; corpi idrici a specifica notevolmente destinazione più a valle Per quanto riguarda il sistema delle criticità (Tav.10 Criticità quali quantitative), le aree sottese dalla derivazione in comune di Sampeyre non mostrano problematiche; per quanto concerne lo stato 11

13 ambientale (Tav. 09 Stato ambientale D.Lgs. 152/99), il torrente Varaita è caratterizzato nel tratto di interesse da un livello di qualità buono sia per il sistema acquifero profondo, sia per il corpo idrico superficiale. Illustrazione 3: PTA - Stato ambientale secondo il D.Lgs. 152/99 Illustrazione 2: PTA Criticità quali-quantitative Sempre in riferimento allo stato qualitativo del corso d'acqua, si propongono nella seguente tabella i dati relativi alle stazioni di monitoraggio delle acque superficiali disponibili per il triennio 2009/2011 e resi disponibili sul sito della Regione Piemonte Direzione e Pianificazione delle Risorse Idriche. In tale triennio, infatti, il monitoraggio dei corsi d acqua ha subito un consistente cambiamento, dovuto 12

14 all adeguamento normativo alla Direttiva Acque, rendendo le procedure di monitoraggio più complesse e complete comprendendo un numero maggiore di indicatori biologici. Si presentano di seguito i dati più recenti relativi al triennio 2009/2011: Criteri WDF Stazione Stato Chimico Melle NON BUONO BUONO BUONO Macrobenthos Sampeyre - - ELEVATO Macrobenthos Melle ELEVATO - - Diatomee Sampeyre - - ELEVATO Diatomee Melle SQA_Inquinanti specifici Sampeyre - - ELEVATO SQA_Inquinanti specifici Melle BUONO ELEVATO BUONO LIM_eco Sampeyre - - ELEVATO LIM_eco Melle ELEVATO ELEVATO ELEVATO Stato Ecologico Melle BUONO Tali dati confermano un stato biologico in linea con gli obiettivi qualitativi assegnati al corso d acqua in quanto, per il triennio 2009/2011, lo stato ecologico risulta essere buono. Relativamente allo stato chimico, la relazione Monitoraggio triennio , proposta di classificazione dello stato di qualità dei corpi idrici a sensi del D.M. 260/2010, pubblicata dall Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale T. Varaita nella sezione di Melle mostra uno stato chimico non buono del corso d acqua in esame. Il tratto del Varaita interessato dall impianto proposto risulta esterno alla zona di criticità. Dalle tabelle all interno della relazione si evince che il principale responsabile dell inquinamento chimico è il MERCURIO, rilevato durante l anno di campionamento

15 Figura 2: Stato Ecologico del torrente Varaita Figura 3: Stato chimico del torrente Varaita 14

16 Obiettivi del PTA Il torrente Varaita risulta soggetto al raggiungimento di specifici obiettivi di qualità ambientale. Il corso d acqua viene identificato dal Piano di Tutela delle Acque come corso d acqua naturale significativo. In particolare il PTA, nelle proprie norme, all'articolo 18 impone che per i corsi d'acqua significativi, entro il 2016: sia mantenuto o raggiunto l'obiettivo di qualità ambientale corrispondente allo stato di «buono» come definito nell'allegato 1 del d.lgs. 152/1999; sia mantenuto, ove già esistente, lo stato di qualità ambientale «elevato» come definito nell'allegato 1 del d.lgs. 152/1999; sia mantenuto, ove già esistente, nei corsi d acqua naturali un valore di indice biotico esteso (IBE) oppure di livello di inquinamento espresso dai macrodescrittori (LIM) corrispondente alla classe 1 come definita nell'allegato 1 del d.lgs. 152/1999. Nello stesso articolo, si prevede che ai fini del raggiungimento degli obiettivi di cui sopra entro il 31 dicembre 2008 per ogni corpo idrico superficiale significativo deve essere conseguito almeno lo stato di qualità ambientale «sufficiente» come definito nell'allegato 1 del d.lgs. 152/1999. Nello specifico, per il torrente Varaita, gli obiettivi al 2008 ed al 2016 sono posti pari a BUONO. Figura 4: PTA identificazione corpi idrici significativi 15

17 Figura 5: PTA Pressioni Prelievi e Scarichi Figura 6: PTA Pressioni- Uso del suolo- Attività antropiche Un quadro aggiornato sull attuazione del PTA può essere tratto dalla Relazione sullo stato di attuazione delle misure di tutela e risanamento previste dal Piano di Tutela della Acque adottata con ordine del giorno n. 379 del 29 settembre

18 In particolare si propone un estratto cartografico che sintetizza il rischio di non raggiungimento degli obiettivi di qualità. Nel tratto di interesse per il presente studio, il Torrente Varaita viene classificato come NON A RISCHIO di non raggiungimento degli obiettivi di qualità. Dati qualitativi Rio Milanesio L analisi qualitativa del corpo idrico oggetto della derivazione è stata condotta mediante un indagine sui macroinvertebrati con applicazione del metodo STAR-ICM-i. I macroinvertebrati bentonici sono considerati buoni indicatori dello stato di qualità delle acque per numerosi motivi. I diversi gruppi presentano differenti sensibilità all inquinamento, oltre che diversi ruoli trofici. Essendo difficilmente movibili indicano con immediatezza le eventuali alterazioni dell ambiente; hanno un ciclo vitale lungo che permette di rilevare impatti minimi protratti nel tempo e sono facilmente determinabili e campionabili. Esistono numerosi metodi di bioindicazione basati sulla componente macrobentonica. La Direttiva 2000/60/CE ha introdotto una definizione dello stato di qualità dei corsi d acqua basato su composizione e abbondanza delle comunità biologiche tra cui i macroinvertebrati bentonici. È stato quindi introdotto nella normativa italiana di riferimento con il D.Lgs 152/2006 un metodo in grado di soddisfare le richieste della direttiva europea che prevede, relativamente alla comunità macrobentonica, l utilizzo del 17

19 sistema di classificazione, basato sul calcolo dell indice multimetrico STAR di intercalibrazione. Il metodo di campionamento è di tipo multihabitat proporzionale (Buffagni et al. 2007) e prevede che Il prelievo quantitativo di macroinvertebrati venga effettuato su una superficie nota in maniera proporzionale alla percentuale di microhabitat presenti nel tratto campionato. Microhabitat Codice Descrizione Substrati limosi, anche con importante Limo/Argilla < 6 µm ARG componente organica, e/o substrati argillosi composti da materiale di granulometria molto fine Sabbia 6 µm - 2 mm SAB Sabbia fine e grossolana Ghiaia 0,2-2 cm GHI Ghiaia e sabbia molto grossolana Microlithal 2-6 cm MIC Pietre piccole Mesolithal 6-20 cm MES Pietre di medie dimensioni Macrolithal cm MAC Pietre grossolane Megalithal > 40 cm MGL Pietre di grosse dimensioni, massi, substrati rocciosi di cui viene campionata solo la superficie Artificiale ART Calcestruzzo e tutti i substrati solidi non granulari immessi artificialmente nel fiume Igropetrico IGR Sottile strato d'acqua su substrato solido, spesso ricoperto da muschi Tab.1: lista e descrizione dei microhabitat minerali (Buffagni et al.2007) Lo strumento utilizzato per il campionamento è un retino surber. La superficie di campionamento è di 0,1 m 2. Ogni campione prelevato è costituito da 10 repliche distribuite proporzionalmente tra i microhabitat e le tipologie di flusso, con una superficie totale di campionamento di 1 m 2. Sul materiale raccolto si procede in campo ad un primo riconoscimento e conteggio e la determinazione viene effettuata a livello di famiglia, in alcuni casi a livello di genere, e completata in laboratorio tramite microscopio. 18

20 Gli elenchi faunistici e le relative abbondanze sono elaborati secondo le indicazioni fornite dal D.M. 260/2010. Viene calcolato l indice STAR_ICM-i: un indice multimetrico composto da 6 metriche che descrivono i principali aspetti su cui la 2000/60/CE pone l attenzione (abbondanza, tolleranza/sensibilità, ricchezza/diversità). Tipo di informazione Tipo metrica di Nome metrica della Taa considerati nella metrica Rif. bibliografico Peso Tolleranza Indice ASPT Intera comunità (livello di famiglia) Armitage al et 0,333 Abbondanza/ Habitat Abbondanza Log 10 (Sel_EPTD+1) Log 10 (somma di Heptagenidae, Ephemeridae, Leptophlebidae, Brachycentridae, Goeridae, Polycentropodidae, Limnephilidae, Odontoceridae, Dolichopodidae, Stratyomidae, Diidae, Empididae, Athericidae e Nemouridae + 1) Buffagni et al. 2004; Buffagni & Erba, ,266 Abbondanza 1-GOLD 1-(Abbondanza relativa di Gastropoda, Oligochaeta e Diptera) Pinto et al ,067 Numero taa Numero totale di famiglie Somma di tutte le famiglie presenti nel sito Ofenböck et al ,167 Ricchezza/ Diversità Numero taa Numero famiglie EPT di Somma delle famiglie di Ephemeroptera, Plecoptera e Trichoptera Böhmer et al ,083 Indice diversità Indice di diversità di Shannon- Wiener D S-W= -(n i/a).ln(n i/a) Hering et al. 2004; Böhmer et al ,083 Tab.3 : metriche che compongono lo STAR_ ICM-i e peso loro attribuito nel calcolo (Buffagni et al. 2007) Le metriche, una volta calcolate, devono essere normalizzate, ovvero, il valore osservato deve essere suddiviso per il valore della metrica che rappresenta le condizioni di riferimento (fornito dal D.M. 260/2010). Il risultato, espresso tra 0 e 1, è chiamato RQE (Rapporto di Qualità Ecologica) e deve essere moltiplicato per il peso attribuito ad ogni metrica. L indice multimetrico finale è ottenuto dalla somma delle sei metriche normalizzate e moltiplicate per il proprio peso. Dopo il calcolo della media ponderata, il valore risultante viene nuovamente normalizzato con il valore proposto dal decreto, ottenendo così lo STAR_ ICM-i. Con la presente analisi si intende approfondire e valutare la qualità dell ambiente idrico presente allo stato attuale sul Rio Milanesio mediante l utilizzo di tale metodo. 19

21 Campionamento del 23/11/2012 Il campionamento è stato effettuato circa 200 m a monte del camping Narciso. La tipologia di monitoraggio adottata è quella operativa, con 10 repliche. Figura 7: Stazione di campionamento del 23/11/2012 Nella tabella sottostante si riporta il numero di repliche effettuate per le diverse tipologie di substrato nella stazione di analisi: Repliche effettuate sui diversi tipi di substrato per l applicazione dello STAR ICMi Stazione sabbia - ghiaia - microlithal 1 20

22 mesolithal 4 macrolithal 3 megalithal 2 Si riporta di seguito la lista faunistica riassuntiva delle specie campionate. PLECOTTERI U.S TOT Leuctra 55 Nemoura 4 Dinocras 3 Dyctiogenus 1 Isoperla 1 Perlodes 16 Baetis 22 Ecdyonurus 10 Epeorus 26 Rhithrogena 4 Habroleptoides 1 HYDROPSYCHIDAE 26 PHILOPOTAMIDAE 7 RHYACOPHILIDAE 11 ELMIDAE 4 ATHERICIDAE 7 CHIRONOMIDAE 3 LIMONIIDAE 3 SIMULIIDAE 4 LUMBRICIDAE 3 LUMBRICULIDAE 3 Sono indicati i taa rinvenuti, con il numero di individui per ciascun gruppo sistematico; i dati ottenuti sono poi stati utilizzati per il calcolo dell indice e per la determinazione della relativa classe di qualità. La tabella seguente riporta i risultati derivanti dall applicazione del metodo STAR ICMi Mesohabitat: riffle 21

23 Idroecoregione Origine Classe lunghez. Macrotipo Codice classificazione 04 - Alpi Meridionali ASPT grezzo ASPT - 2 LogEPTD GOLD N fam. N fam.ept Shannon STAR_ICMi Classe SS-Scorrimento superficiale 1- Molto Piccolo (0-5 km) A2 04SS1-A CONCLUSIONI Il campionamento macrobentonico effettuato ha evidenziato la presenza di un numero elevato di famiglie macrobentoniche pari a 17. Il numero di famiglie EPT, Plecotteri, Efemerotteri e Tricotteri ovvero gli organismi più sensibili alle alterazioni ambientali e quindi indicativi di una elevata qualità ambientale, è pari a 10. La classe di qualità ottenuta dal calcolo dell indice risulta essere seconda, ovvero coerente con gli obiettivi di qualità assegnati al corso d acqua. Il corso d acqua perciò non sembra caratterizzato da particolari alterazioni ambientali. COMPONENTE SUOLO E SOTTOSUOLO C1 Capacità d'uso del suolo La cartografia di riferimento è stata elaborata dall'i.p.l.a. Essa evidenzia le classi di capacità d'uso dei suoli secondo una classificazione a valori crescenti con le limitazioni all'utilizzo dei suoli a fini produttivi. La capacità d'uso dei suoli riferita all'area è presentata nella seguente carta. 22

24 Nell'area vasta interessata dalla costruzione della centrale i suoli sono inseriti nelle Classi III e IV, dove le limitazioni d'uso riducono o restringono la scelta delle colture utilizzabili. Impatti sulla capacità di uso del suolo Le opere in progetto interagiscono con la capacità d'uso del suolo esclusivamente durante la fase di 23

25 cantiere, con le seguenti azioni di progetto: occupazione temporanea del suolo durante le diverse fasi di cantiere: alcune aree lungo il tracciato della condotta e nei pressi delle opere fuori terra saranno destinate allo stoccaggio del materiale edile e di scavo ed alla movimentazione dei macchinari, al loro parcheggio. Tali aree verranno ripristinate al fine di riportarle nelle condizioni antecedenti i lavori, procedendo ad inerbimento e piantumazioni, anche in accordo con i proprietari dei fondi. operazioni di scavo lungo il tracciato della condotta: la condotta forzata verrà posata parzialmente sul tracciato della mulattiera esistente. Il cantiere mobile la interesserà, nel suo evolvere, per tutta la larghezza, ed una lunghezza approssimativa di 6 m. Al termine delle operazioni di posa, la mulattiera verrà completamente ripristinata; pertanto, si considera minimo l'impatto a carico del suolo; si rileva la sottrazione permanente di superfici per la costruzione dell'opera di presa e della centrale (accessi compresi), pari a: Superficie occupata (mq) Opera di presa Centrale e pista di accesso Totale 22.0 mq 1341 mq 1363 mq Si considera come un impatto lieve e reversibile a breve termine l'effetto indotto dal cantiere della condotta a carico della capacità di uso del suolo. C2 Analisi geologica La relazione geologica viene riportata nella relazione specialistica allegata al Progetto Definitivo, a firma del Dott. Geol. Eraldo Viada (Allegato 5 del Progetto Definitivo). 24

26 COMPONENTE VEGETAZIONE, FLORA ED ECOSISTEMI D1 Vegetazione L'analisi vegetazionale è stata condotta in base ad indagini di campo e con il supporto di fonti cartografiche regionali (ortofotocarte e cartografia tematica della Regione Piemonte). In particolare, si rilevano le seguenti tipologie forestali: - Faggete oligotrofiche (FA60X) in corrispondenza al primo tratto della condotta forzata e della zona destinata all ubicazione dell opera di presa; - Acero Tiglio Frassineti d invasione (AF50B) in corrispondenza del tratto ai margini dell apice del conoide di deiezione del Rio Milanesio; - Praterie e pascoli nel tratto terminale del tracciato della condotta e presso la centrale idroelettrica. Le opere in progetto si collocano nelle strette vicinanze del Rio Milanesio nel versante orografico sinistro, contraddistinto da una copertura continua a faggeta, che, come evidenziato nella carta forestale colonizza tutto il settore basso vallivo a contatto con il corso d'acqua. Al fine di dettagliare l assetto vegetazionale delle aree interessate dei lavori sono stati condotti n. 3 rilievi floristici la cui collocazione è riportata in Tav. 25 Interferenza con le aree boscate. Per stimare l impatto sulla vegetazione forestale si è invece percorso il tracciato della condotta effettuando il cavallettamento totale delle piante da abbattere per realizzare la pista di cantiere, la cui larghezza, comprensiva di scavo e riporti è stata adottata pari a 6 m. Tipologie vegetazionali e classi di qualità ecologica Vengono di seguito descritte nel dettaglio le diverse tipologie vegetazionali attribuendo ad ognuna una classe di qualità ecologica (variabile da I a V) che riassume il pregio naturalistico tramite gli indici di naturalità, di rarità e di stabilità. Si presentano a seguire le tabelle di riferimento per l'attribuzione dei punteggi. Classificazione del grado di naturalità Valore GRADO DI NATURALITA' CONDIZIONI ECOLOGICHE TIPOLOGIE 1 Naturalità nulla Vegetazione autoctona distrutta. Stadio iniziale. Nessun elemento della vegetazione potenziale. Macerie, margini di strade, bacini idrici artificiali privi di vegetazione originaria, edificato, infrastrutture. 25

27 Valore GRADO DI NATURALITA' CONDIZIONI ECOLOGICHE TIPOLOGIE Dinamiche ricostruttive naturali assenti 2 Naturalità molto Vegetazione autoctona Campi, risaie, frutteti, vigneti, prati bassa completamente sostituita. Stadio iniziale. Nessun elemento della vegetazione potenziale. Dinamiche ricostruttive naturali assenti stabili a gestione intensiva, pioppeti, incolti di recente abbandono. 3 Naturalità debole Vegetazione autoctona degradata per forte alterazione di struttura e composizione. Stadio dinamico (a struttura anche complessa) senza flora del clima. Struttura profondamente alterata. Presenza di sporadici elementi della vegetazione naturale potenziale. Dinamiche ricostruttive naturali in atto. Boschi naturalizzati d'impianto artificiale, rimboschimenti di specie esotiche o locali ma al di fuori del loro ambiente di naturale vegetazione. Coltivi e prati abbandonati con iniziale invasione di specie legnose isolate, vegetazione spondale di specchi d'acqua artificiali, prati da fieno e pascoli permanenti ad estensione molto ridotta. 5 Naturalità media Vegetazione autoctona a struttura Pascoli, prato-pascoli, praterie semplificata. Vegetazione naturali derivate da boschi potenziale di mantenimento antropico. Presenza di elementi dominanti della vegetazione naturale potenziale. preparatori di betulla, pioppo tremolo, pino silvestre ecc... privi di sottobosco caratteristico, rimboschimenti di specie autoctone ed idonee all'ambiente, vegetazione palustre di transizione a prateria umida. 26

28 Valore GRADO DI NATURALITA' CONDIZIONI ECOLOGICHE TIPOLOGIE 7 Naturalità medio Vegetazione autoctona a carattere Boschi ed arbusteti secondari alta secondario. Stadio dinamico con d'invasione già ben strutturati. flora del clima. Composizione floristica prossima a quella della vegetazione potenziale ma struttura Vegetazione palustre in parte alterata ma con possibilità di recupero spontaneo. alterata. 10 Naturalità prossima ad una condizione indisturbata Vegetazione autoctona matura o stabile. Composizione floristica e struttura della vegetazione Boschi o arbusteti primari (anche dopo tagli che non comportano alterazioni future della potenziale. composizione), vegetazione durevole rupicola e dei detriti, praterie d'altitudine, vegetazione acquatica e palustre ben strutturate. Classificazione del grado di rarità Valore Grado di rarità Descrizione 1 TIPO DI VEGETAZIONE Cenosi estesa localmente e ad ampia distribuzione regionale FREQUENTE 2 TIPO DI VEGETAZIONE ABBASTANZA FREQUENTE Raggruppamento localmente comune, ma espressione di caratteri stazionali tipici del comprensorio e dei suoi dintorni. Oppure, cenosi ad ampia distribuzione regionale, ma di ridotta estensione. 5 TIPO DI VEGETAZIONE POCO FREQUENTE Cenosi ad ampia distribuzione regionale, ma molto frammentate o relittuali (es. queco-carpineti planiziali, alneti). Espressioni fisionomiche particolari ma non esclusive del sito. 27

29 Valore Grado di rarità Descrizione 7 TIPO DI VEGETAZIONE RARO Raggruppamento raro con popolamenti a caratteri tipici della stazione e dei suoi immediati dintorni, presenza anche di specie rare. 10 TIPO DI VEGETAZIONE RARISSIMO Raggruppamento molto raro, legato a particolari condizioni stazionali esclusive del sito analizzato; presenza di specie rarissime o difficilmente riscontrabili nei dintorni Classificazione del grado di stabilità della vegetazione Valore Grado di stabilità Presenza di specie avventizie Grado di rinnovazione 1 FORMAZIONE REGRESSIVA Raggruppamento con specie avventizie e/o cultivar Rinnovazione arborea autoctona assente. Individui sporadici occasionali fisionomicamente e numericamente dominanti 3 FORMAZIONE FRAGILE Raggruppamento con specie avventizie e/o cultivar fisionomicamente dominanti Rinnovazione arborea autoctona scarsa. Basso numero di individui presenti 5 FORMAZIONE PREPARATORIA Raggruppamento con specie avventizie superiori al 10% ma che non hanno ruolo di dominanza Rinnovazione arborea autoctona abbastanza presente. Boschi con specie pioniere, incolti con arbustive pioniere. 8 FORMAZIONE DINAMICA Raggruppamento con blanda presenza di specie avventizie (< 10%) Rinnovazione arborea autoctona frequente. Persistenza per numero di individui. Presenza di specie erbacee indicative di un fattore limitante 10 FORMAZIONE STABILE Raggruppamento senza specie avventizie Rinnovazione arborea autoctona abbondante. Persistenza per numero di individui e composizione specifica. 28

30 Valore Grado di stabilità Presenza di specie avventizie Grado di rinnovazione Dominanza di specie erbacee stenoecie. Si individuano tre tipologie vegetazionali nell'area di interesse: 29

31 Le praterie nel settore di interesse sono formazioni erbacee in condizioni di media stabilità determinata dalla presenza dell attività pascoliva. In alcune aree è presente rinnovazione arborea in colonizzazione. PRATI STABILI Naturalità Rarità Stabilità CLASSE DI VALORE Punteggi III Acero frassineti di invasione Rientrano in questa tipologia tutte le formazioni in evoluzione in seguito all abbandono dei pascoli, ove hanno predominanza latifoglie mesofile e pioniere quali acero di monte, frassino, maggiociondolo, sorbo. Tali formazioni si presentano principalmente nell area di fondovalle, in estensione dagli impluvi e dalle fasce fluviali. ACERO FRASSINETO Naturalità Rarità Stabilità CLASSE DI VALORE Punteggi III Faggeta oligotrofica Le faggete in questione sono quelle che colonizzano il versante orografico sinistro della media Valle Varaita, tra i 1100 e 1600 m s.l.m. e che sono costituite da popolamenti stabili, monospecifici e generalmente trattati a ceduo, spesso invecchiato per assenza di recenti utilizzazioni. FAGGETE OLIGOTROFICHE Naturalità Rarità Stabilità CLASSE DI VALORE Punteggi II I risultati ottenuti tramite gli indici di naturalità, di rarità e di stabilità evidenziano l'importanza ecologica e naturalistica della copertura forestale ed in particolare delle faggete, che sono interessate dal cantiere delle opere per il primo tratto del tracciato della condotta forzata. Impatto sulla copertura vegetale Le interferenze con le aree boscate (secondo la definizione della L.R. 4/2009) sono illustrate nella Tav.25 Interferenza con le aree boscate. 30

32 Il cantiere delle opere interessa le aree boscate per tutto il primo tratto di condotta forzata e per un breve tratto a monte della centrale. I punti in cui il cantiere interferisce con le aree boscate sono: - nel tratto tra l opera di presa e l apice del conoide del Rio Milanesio (Tratto A-E) con la condotta forzata posata lungo il tracciato di una mulattiera/sentiero esistente, in faggeta oligotrofica; - nel tratto tra l apice del conoide e Villaretto (Tratto E-F) con la condotta forzata posata lungo i boschi di invasione in sinistra idrografica caratterizzati da un acero frassineto di invasione; - nel tratto terminale di posa della condotta in cui la copertura forestale è ascrivibile ad acero frassineto di invasione (Tratto H-I). Al fine della definizione di bosco si è assunto cautelativamente con copertura continua tutto lo sviluppo della condotta tra l opera di presa e la frazione Villaretto ed il tratto immediatamente a monte della centrale di produzione, per complessivi 7280 m 2. In sintesi le superfici, le tipologie di bosco e le modalità di ripristino / compensazione sono così riassunte: TRATTO Lunghezza Larghezza Superficie (m 2 ) Tipologia di bosco A - E 810 m 6,00 m 4860 m 2 Faggeta oligotrofica E - F 170 m 6,00 m 1020 m 2 Acero-frassineto di invasione H -I 200 m 6,00 m 1200 m 2 Querceto di rovere Linea connessione 50 m 4,00 m 200 m 2 Acero-frassineto di invasione TOTALE 7280 m 2 Sulla base della tabella precedente si prevede di realizzare un progetto di rimboschimento compensativo sulla superficie forestale interferita in 7280 m 2 o di miglioramento su una superficie m 2. Allo stato attuale il proponente sta definendo, in accordo con il Comune interessato dal progetto, l ubicazione del sito di rimboschimento compensativo. Il numero di piante da abbattere è stato computato effettuando il cavallettamento totale sulla superficie di cantiere della condotta. La maggior parte dei tagli avviene nel primo tratto di tracciato e risulta a carico di noccioli e faggi. Il tracciato infatti, sviluppandosi lungo un sentiero/mulattiera esistente, sfrutta il varco esistente tra la 31

33 vegetazione, con un notevole numero di ceppaie di nocciolo e betulle che colonizzano il bordo della mulattiera. Una volta raggiunto il conoide del Rio Milanesio il tracciato si svolge sfruttando ampie radure tra filari di frassini e boscaglie di invasione, con minimi interventi di taglio. Un ultimo tratto con taglio della vegetazione è posto immediatamente a monte della centrale, su un lembo di bosco costituito da acero frassineto e querceto di rovere. L intervento di taglio per costituire la servitù di elettrodotto aereo coinvolge un breve tratto di 50 m con un basso numero di piante. Il piedilista complessivo degli abbattimenti è il seguente: Specie n. abbattimenti Faggio 42 Nocciolo 54 Frassino 15 Betulla 19 Rovere 9 Salicone 3 Abete rosso 4 Larice 11 Melo 1 Totale

34 Figura 8 Specie da abbattere lungo il tracciato della condotta In merito alle interferenze con le superfici di scavo occorre prevedere una corretta gestione degli scavi e del cantiere mobile di posa della condotta. Particolare cura dovrà essere posta nell esecuzione dei lavori di scavo e nel trattamento del terreno di risulta: prima dell avvio dei lavori di scavo per la realizzazione dell impianto, lo strato di terreno agrario (topsoil) con caratteristiche agronomiche interessanti, verrà asportato ed accantonato temporaneamente all esterno della zona di lavorazione, in cumuli di altezza inferiore ai 2 m, con scarpate inclinate di circa 25 rispetto all orizzontale e all occorrenza inerbite. Il terreno agrario stoccato verrà ridistribuito sulla superficie delle sponde e delle aree circostanti, operando con mezzi meccanici e, dove necessario, manualmente. Qualora il quantitativo risultasse insufficiente, si provvederà all approvvigionamento presso fondi limitrofi in modo che il materiale risulti coerente con quello in posto in termini di reazione (ph), tessitura e contenuto di sostanza organica. Tale accorgimento consentirà di garantire il ritorno della flora batterica e degli agenti fungini di micorizzazione tipici della stazione, di particolare utilità per la riuscita degli interventi di recupero a verde. Le aree di cantiere maggiormente frequentate dai mezzi saranno sottoposte a lavorazioni profonde con attrezzi discissori allo scopo di attenuare gli effetti del compattamento e successivamente ricoperte con uno strato di terreno agrario Ai fini di un corretto inerbimento nella fascia di cantiere mobile della condotta si propone la seguente scelta di un miscuglio quale indicazione di massima: 33

35 Specie Percentuale Festuca rubra 30 Festuca pratensis 15 Festuca ovina 10 Poa pratensis 10 Dactylis glomerata 5 Lolium perenne 5 Trifolium repens 5 Lotus corniculatus 5 Trifolium pratense 5 Achillea millefolium 5 Agrostis tenuis 3 Phleum pratense 2 D2 Mammalofauna L'analisi faunistica effettuata si è basata sia su fonti bibliografiche, sia su osservazioni dirette effettuate in campo. L'area di studio è rappresentata dall'area montuosa posta in prossimità del comune di Sampeyre. Nelle seguenti pagine si citano le caratteristiche delle principali famiglie di mammiferi che frequentano l'area di interesse, ponendo particolare attenzione a quei mammiferi presenti stabilmente lungo il corso d'acqua principale. Ungulati Con il termine di Ungulati si indica un gruppo di Mammiferi caratterizzati dall avere la parte terminale delle dita (falangette) ricoperte da robuste unghie (zoccoli). Si tratta di un super ordine cui appartengono gli Artiodattili, che a loro volta si distinguono nelle famiglie Suidi, Bovidi e Cervidi. Un quadro tassonomico degli ungulati è presentato nella figura 6. 34

36 Figura 9: Tassonomia degli ungulati Cinghiale (Sus scrofa) Progenitore del suino domestico, questo ungulato ha subito un forte incremento della popolazione, negli ultimi anni in Piemonte, legato sia all'abbandono del territorio da parte dell'uomo, sia per l'interesse venatorio. Il cinghiale è dotato di una notevole adattabilità, pertanto è in grado di utilizzare ambienti diversi, purché provvisti di acqua e con una copertura forestale che garantisca tranquillità e fonti alimentari. L'animale è onnivoro, ma la dieta è basata soprattutto sui prodotti del bosco, a partire dai semi carnosi come ghiande e castagne. In periodi meno favorevoli si nutre anche di anellidi, artropodi ed anche mammiferi di piccola taglia. L'area vasta rappresenta un habitat idoneo alla vita del cinghiale, che è abbondantemente diffuso sul territorio. Cervo (Cervus elaphus) Il cervo è una specie associata prevalentemente ad ambienti di boschi aperti interrotti da distese di prateria in regioni pianeggianti o a debole rilievo; solo secondariamente questa specie è stata sospinta negli habitat di foresta in montagna, a causa della pressione esercitata dall uomo. In Italia frequenta boschi di latifoglie alternati a vasti pascoli ma si trova anche in foreste di conifere, nelle 35

37 boscaglie in prossimità dei corsi d acqua e, in Sardegna nella macchia mediterranea. Nell Italia alpina il cervo mostra uno stato di conservazione favorevole rioccupando buona parte dell areale potenziale tanto che in determinati settori sono necessari piani di prelievo al fine di contenere i danni al patrimonio forestale Figura 10: Distribuzione potenziale del Cervo in Piemonte Capriolo (Capreolus capreolus) Specie molto adattabile, occupa principalmente il settore montano e subalpino. Le densità sono molto variabili, ma è comunque presente in tutto il Piemonte. Le popolazioni maggiori vivono tra gli 800 ed i 1600 m s.l.m., in ambienti forestali caratterizzati da boschi di latifoglie con ricco sottobosco ed aree con prati-pascolo anche di recente abbandono. Il capriolo è un brucatore, che evidenzia anche dodici fasi giornaliere di alimentazione. Si ciba di diverse essenze, del sottobosco e non. I danni arrecati alla vegetazione possono essere ingenti, se si accompagna un'elevata densità di popolazione alla presenza di altri ungulati brucatori. L'area vasta è frequentata per tutto l'anno. 36

38 Lagomorfi Lepre comune (Lepus europaeus) La lepre comune, originaria di ambienti steppici, ha trovato condizioni ottimali nell'intorno di terreni coltivati, ove però permangano zone di rifugio. La lepre frequenta tuttavia diversi ambienti, dalle brughiere ai boschi con un ricco sottobosco, ai pascoli alpini, fino a quote intorno ai 2000 m s.l.m. oltre la quale è vicariata dalla lepre bianca. La popolazione piemontese di lepri è in diminuzione, in ragione dell'antropizzazione crescente dell'ambiente rurale, dell'uso di prodotti chimici, e dell'aumento delle monocolture e della meccanizzazione agraria. L'area più idonea alla vita della lepre è nella zona ecotonale tra i prati stabili e le formazioni boschive. Insettivori Riccio Europeo (Erinaceus europaeus) La specie è presente in Europa centro occidentale, Scandinavia e limitatamente anche nelle zone costiere di Gran Bretagna e Irlanda. In Italia occupa tutta la penisola isole comprese e nell Italia nord-orientale, vive in simpatria con il Riccio orientale. L habitat di distribuzione varia dai boschi con una buona copertura vegetale ai giardini e le aree coltivate presenti nel tessuto urbano. Sebbene preferisca zone pianeggianti e collinari, la specie si può osservare dal livello del mare fino a oltre 2000 metri di altitudine. Toporagno nano (Sore minutus) La specie presenta un vasto areale di distribuzione che si estende dalla Spagna centrale sino alla Siberia centrale; in Italia è presente in tutta l Italia peninsulare anche se in modo discontinuo, mentre, è assente nelle isole. Il Toporagno nano è legato principalmente agli ambienti di foresta mista decidua, estendendo il suo areale dal piano collinare sino a quote superiori ai 2000 m s.l.m. Al pari di altre specie di insettivori, esso risente particolarmente degli effetti dei pesticidi e della distruzione degli ambienti forestali, non presentando però allo stato attuale, problemi di conservazione. 37

39 Talpa cieca (Talpa caeca) La Talpa cieca è morfologicamente identica alla più comune e più nota Talpa europea. Tuttavia, ad un esame attento, se ne distingue per la presenza una membrana che le oblitera permanentemente gli occhi (coperti di pelliccia). Originaria delle foreste decidue, vive in quasi tutti i tipi di terreno, tranne quelli troppo sassosi o troppo impregnati di acqua dove non è possibile costruire il complesso sistema di gallerie. La si trova in pianura come nei prati e pascoli montani, fino a 2000 m. Non rifugge le aree antropizzate, occupando anche in orti, giardini e parchi. Per la Talpa cieca, a differenza di quanto avviene per la Talpa comune, non si hanno informazioni inerenti la dinamica e la densità delle popolazioni. Le due specie vivono in parapatria, escludendosi a vicenda dai territori occupati. Le attuali scarse conoscenze non permettono di fare una stima circa la consistenza della popolazione attualmente presente in Italia; nonostante la carenza di informazioni, non esistono evidenze che facciano supporre a problemi di conservazione della specie. Roditori Scoiattolo Comune (Sciurus vulgaris) Lo scoiattolo comune vive soprattutto in boschi di conifere e più di rado in quelle caducifoglie, frequenta parchi urbani e giardini. Pur non essendo disponibili dati sulle entità numeriche delle popolazioni, la specie sembra essere comune nelle Alpi e nell Appennino, mentre è in regressione o assente in molti settori planiziali. Le popolazioni di queste specie vanno incontro a drastiche riduzioni nelle aree in cui è stato introdotto lo scoiattolo grigio a causa della diretta competizione. Quercino (Elyomis quercinus) Esso è entrato a far parte della fauna italiana nel tardo Pleistocene e, a causa del suo comportamento schivo, risulta di difficile osservazione in natura. La sua distribuzione ecologica non è conosciuta nel dettaglio; è certamente diffuso in tutti gli ecosistemi forestali, a partire dai boschi sempreverdi dell area mediterranea fino alle formazioni mesofile di collina e a quelle di conifere d alta quota ove si spinge talvolta oltre il limite superiore della vegetazione arborea. È il più terricolo dei Gliridi italiani in quanto non risulta strettamente legato alla presenza di una folta 38

40 copertura arborea. Ghiro (Glis glis) Presente dal nord della Spagna fino all Ucraina, Il ghiro si nutre di frutti, noci, semi, ma anche insetti. Talvolta arreca danni in frutticoltura e selvicoltura. Pur mancando nella Pianura Padana, la specie è distribuita uniformemente in tutta la penisola. Moscardino (Moscardinus avellanarius) Come altre specie della famiglia dei gliridi, questa specie è entrata a far parte della fauna italiana nel tardo pleistocene. Il moscardino è un tipico abitante delle zone ecotonali presenti ai margini delle aree boscate, ma non disdegna boschi di conifere e soprattutto boschi decidui; la sua distribuzione è diffusa in maniera uniforme dal livello del mare fino a circa 1500 m di quota. Arvicola rossastra o dei boschi (Clethrionomys glareolus) Rispetto alle arvicole di piccola taglia, l Arvicola dei boschi presenta numerosi caratteri distintivi tra i quali una maggiore lunghezza della coda e padiglioni auricolari più pronunciati. In Italia è diffusa in tutte le aree boscate della penisola con la sola esclusione della Pianura Padana e delle zone costiere maggiormente antropizzate ove è assente. L Arvicola dei boschi è una specie legata agli ecosistemi forestali dove frequenta le zone ricche di sottobosco; è presente soprattutto nelle zone collinari e montane, sia nei boschi di latifoglie sia in quelli di conifere. Momentaneamente non si registrano particolari problemi di conservazione anche se la riduzione dei boschi e delle siepi ha provocato la scomparsa della specie in numerosi contesti rurali. Arvicola di Fatio (Microtus multiple) L areale di distribuzione attualmente noto è limitato e coincide con le zone alpine di Francia, Svizzera, Austria, Slovenia e Italia. 39

41 Poco si conosce sulla distribuzione ecologica e sulle preferenze ambientali dell Arvicola di Fatio; la sua presenza è nota in località alto collinari- montane situate tra i 200 e i 2000 metri s.l.m. e spesso la si rinviene localmente al margine dei campi coltivati dei boschi cedui e lungo i fossi. Arvicola del Savi (Microtus savii) Specie mediterranea diffusa nel sud est della Francia ed in Italia ove è insediata in tutta la Penisola ed in Sicilia mentre è assente in Sardegna. Essa vive negli ambienti aperti, quali praterie, incolti e zone coltivate, ma non è infrequente rinvenire questa specie all interno di boschi. La specie è diffusa sul piano basale fino alle fasce collinari e montane, talvolta anche oltre il limite superiore della vegetazione forestale. In Italia è una specie abbondante e pertanto non presenta alcun problema di conservazione. Topo selvatico a collo giallo (Apodemus flavicollis) Presente in tutta la penisola, risulta raro o assente nella Pianura Padana e nelle aree costiere maggiormente urbanizzate. Per quanto riguarda la sua presenza, essa è segnalata dal livello del mare fino al limite della vegetazione forestale con una maggiore presenza nelle aree collinari e montane rispetto a quelle planiziali e mediterranee. La specie rappresenta inoltre, a causa dell abitudine di nascondere grandi quantitativi di semi nelle proprie tane, uno tra i più efficienti dispersori di semi di numerose specie arboree forestali. Carnivori Volpe (Vulpes vulpes) La volpe è frequentatrice di molti ambienti, pertanto la si può trovare in tutta l'area di studio. Ha un comportamento alimentare di tipo carnivoro, soprattutto a carico di piccoli mammiferi ed uccelli, ma nella stagione fredda risulta preponderante una dieta a base di piccoli frutti e rifiuti. La mortalità della specie è legata alla predazione da parte dell'aquila reale e del lupo, ma anche a causa degli incidenti stradali. 40

42 L'area è frequentata tutto l'anno. Figura 11: Distribuzione piemontese della volpe Lupo (Canis lupus) Il lupo è uno dei mammiferi selvatici con la distribuzione geografica più estesa. L areale originario, infatti, interessava gran parte dell emisfero settentrionale e comprendeva l intero continente nord americano ed euroasiatico. Anche in Italia la specie, ampiamente diffusa nell intera penisola fino alla metà del XIX secolo, ha fortemente ridotto il proprio areale nella prima metà del XX secolo in seguito alla persecuzione umana che ne ha determinato l estinzione dalle Alpi e dalla Sicilia. Il lupo è una specie particolarmente adattabile e frequenta tutti gli habitat dell emisfero settentrionale, con le uniche eccezioni dei deserti aridi e dei picchi montuosi più elevati. Il principale fattore di minaccia è rappresentata dalla persecuzione diretta operata dall uomo. 41

43 Figura 12: Distribuzione del lupo in Piemonte D3 Ornitofauna, erpetofauna ed entomofauna Ornitofauna Nell'area vasta individuata si possono riscontrare ambienti torrentizi, fasce forestali con tipologie vegetazionali differenti, prati, pascoli che si traducono pertanto in un numero di specie nidificanti piuttosto elevato. La distribuzione dell'ornitofauna è fortemente legata al tipo di copertura vegetazionale, che il metodo CORINE di Land Cover sintetizza cartograficamente. Si riporta in allegato un estratto di tale cartografia del territorio limitrofo all'area di interesse. L area comprende: - la fascia fluviale - territori urbanizzati - aree forestali 42

44 - aree agricole - praterie e prato/pascoli In ragione della maggiore sensibilità alle alterazioni ambientali, si citano le specie presenti o potenzialmente presenti nell'area. Ordine Specie Direttiva Uccelli Convenz. Di Allegato I Allegato II Berna Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus) Biancone (Circaetus gallicola ) Astore (Accipiter gentilis) Accipitriformes Sparviere (Accipiter nisus) Poiana (Buteo buteo) Aquila reale ( Aquila chrysaetors) Gheppio (Falco tinnunculus) Falco pellegrino ( Falco peregrinus) Galliformes Fagiano di monte (Tetrao tetri) Coturnice (Alectrois graeca) Columbiformes Colombaccio (Columba palumbus) Cuculiformes Cuculo (Cuculus canorus) Gufo Reale (Bubo bubo) Strigiformes Allocco (Stri aluco) Civetta capogrosso (Aegolius funereus) Gufo comune (Asio otus) Apodiformes Rondone comune (Apus apus) Torcicollo (Jin torquilla) Picidiformes Picchio verde (Picus viridis) Picchio nero (Dryocopus martius) Picchio rosso maggiore (Picoides major) Passeriformes Allodola (Alauda arvensis) Rondine montana (Ptyonoprogne rupestris) 43

45 Rondine (Hirundo rustica) Balestruccio (Delichon urbica) Prispolone (Anthus trivialis) Spioncello (Anthus spinoletta) Ballerina gialla (Motacilla cinerea) Ballerina bianca (Motacilla alba) Regolo (Regulus regulus) Fiorrancino (Regulus ignicapillus) Merlo acquaiolo (Cinclus cinclus ) Scricciolo (Troglodytes troglodytes) Passera scopaiola (Prunella modularis ) Codirossone (Monticola saatilis) Merlo dal collare (Turdus torquatus) Merlo (Turdus merula) Cesena ( Turdus pilaris) Tordo bottaccio (Turdus philomelos) Tordela (Turdus viscivorus) Bigiarella (Sylvia curruca) Beccafico (Sylvia borin) Capinera (Sylvia atricapilla) Luì bianco (Philloscopus bonelli) Luì piccolo (Philloscopus collybita) Luì verde (Phylloscopus sibilatri) Pigliamosche (Muscicapa striata) Codirosso (Phoenicurus phoenicurus) Codirosso spazzacamino (Phoenicurus ochruros) Pettirosso (Erithacus rubecula) Stiaccino (Saicola rubetra) Culbianco (Oenanthe oenanthe) Codibugnolo (Aegithalos caudatus) Cincia bigia (Parus palustris) 44

46 Cincia alpestre (Parus montanus) Cincia dal ciuffo ( Parus cristatus) Cincia mora (Parus ater) Cinciallegra (Parus major) Cinciarella (Parus caeruleus) Pcchio muratore (Sitta europea) Picchio muraiolo (Tichodroma muraria) Rampichino (Certhia brachydactyla) Rampichino alpestre (Certhia familiaris) Averla piccola (Lanius collurio) Ghiandaia (Garrulus glandarius) Nocciolaia (Nucifraga caryocatactes) Gracchio alpino (Pyrrochora graculus) Gracchio corallino (Pyrrhocora pyrrhocora) Cornacchia nera (Corvus corone corone) Corvo imperiale (Corvus cora) Passera d'italia (Passer domesticus italiae) Fringuello (Fringilla coelebs) Verzellino (Serinus serinus) Verdone (Carduelis chloris) Cardellino (Carduelis carduelis) Fanello (Carduelis cannabina) Organetto (Carduelis fiammea) Crociere (Loia curvirostra) Ciuffolotto (Pyrrhula pyrrhula ) Zigolo giallo (Emberiza citrinella) Zigolo muciatto (Emberiza cia) Ortolano (Emberiza hortulana) Per la classificazione delle specie più sensibili alle alterazioni ambientali si fa riferimento alla Nuova lista rossa degli uccelli nidificanti italiani (Peronace, Gustin, Cecere, Rondinini) pubblicata nel

47 Essa rappresenta lo strumento base per pianificare le misure di tutela e conservazione dell'avifauna selvatica. Nella lista rossa vengono individuate le seguenti categorie di minaccia: Specie estinte Specie minacciate di estinzione Specie in pericolo Specie vulnerabili Specie a più basso rischio La lista rossa per l'inserimento delle specie si basa sulle Convenzioni di Bonn e Berna, e sulla Direttiva Uccelli (79/409) dell'unione Europea, che hanno individuato liste di specie sottoposte a particolari tutele o forme di conservazione. L'area interessata dell'opera in progetto è frequentata, come già accennato, anche da uccelli migratori che nei periodi di passo sorvolano le Alpi; inoltre bisogna considerare che alcune specie, pur non nidificanti nelle zone di fondovalle, utilizzano queste aree come territori di caccia. Alcune specie potenzialmente presenti nell area, nonostante il vasto areale che le caratterizza, sono estate inserite nella Lista Rossa; esse sono: VULNERABILI ALLODOLA (Alauda arvensis) L'allodola è lunga circa 16-19,5 cm, ha un'apertura alare che può raggiungere i cm e pesa circa gr, coda 6,5-7,5 cm, tarso mm, becco mm, uovo 24,116,8 mm. È caratterizzata da un piumaggio di colore marrone leggermente striato di nero nella parte superiore, più chiaro (bianco-fulve) in quella inferiore, nonché da un piccolo ciuffo erettile che mostra solo se allarmata. Presenta larghe strie al petto. In volo mostra una coda corta e larghe ali corte. La coda e la parte posteriore delle ali sono bordate di bianco. I sessi sono simili. È caratteristico il suo canto di tono acuto e musicale, sostenuto a lungo nel volo volteggiante. È un uccello gregario e forma piccoli branchi, ha un volo possente e ondulato, alternando battiti d'ala a chiusure d'ala. Ama portarsi in volo a qualche centinaio di metri di altezza per poi ritornare verso terra ad ali chiuse, riaprendole solo a poca distanza dal suolo. Terragnola, cammina e saltella agilmente tenendo il corpo in posizione orizzontale. Si posa su sassi, muretti e sulla bassa vegetazione, mai sugli alberi. 46

48 BIANCONE (Circaetus gallicola) Molto più grande della comune Poiana, il Biancone si distingue per il piumaggio, nettamente distinto tra la parte inferiore chiara e l area del capo e del petto, che presentano tonalità cromatiche dal bruno chiaro al marrone scuro. Amante dei climi temperati, e degli ambienti mediterranei ricoperti da arbusti e aree aperte, il Biancone è un uccello migratore che sverna in Africa o India per le popolazioni asiatiche e torna sui cieli d Europa con l arrivo della primavera. Interessante descrivere il percorso compiuto da questo uccello: notevole è infatti il passaggio migratorio in Liguria, dato che il Biancone, per raggiungere l Europa, sceglie la via dello Stretto di Gibilterra. Un vero e proprio percorso a circuito che coinvolge anche la popolazione nidificante nel centro e nel sud della Penisola, facendo dell area genovese località Arenzano uno snodo cruciale per il viaggio di ritorno dai siti di svernamento. Il Biancone compie un tragitto analogo in autunno, quando si tratta di ritornare in Africa. Un percorso tortuoso probabilmente dovuto alla necessità di minimizzare il dispendio energetico e il rischio legato all attraversamento di ampi tratti di mare aperto quale il canale di Sicilia. Lungo circa 70 cm e largo, ad ali spiegate, circa 175 cm, il Biancone può percorrere ben 100 km al giorno durante la migrazione, mentre il nido viene generalmente costruito su grandi alberi, che insieme alla disponibilità di aree aperte per la caccia costituiscono elemento essenziale per la vita della specie. Attualmente classificata come sicura nell Unione europea ma con stato di conservazione meno favorevole a livello continentale la specie ha conosciuto un importante declino, in buona parte dell areale europeo, tra il XIX e il XX secolo, soprattutto nell Europa centrale. Stabile negli ultimi anni, la popolazione europea di Biancone consiste attualmente di circa coppie, tra un quarto e la metà, a seconda delle stime, della popolazione continentale complessiva. Solo coppie nidificano stabilmente in Italia, un numero consistente considerando l incidenza sul totale comunitario, che sfiora il 13%. CODIROSSONE (Monticala saatilis) Il Codirossone predilige l ambiente montano e lo si può incontrare a un altitudine compresa tra i 300 e i metri sopra il livello del mare. Talvolta però si incontrano individui anche ad altitudini superiori, fino a 3000 metri. L ambiente ideale di questa specie presenta nude pareti rocciose, caratterizzate da una vegetazione prevalentemente erbacea piuttosto rada. Si nutre principalmente di insetti che cattura a terra o in volo, di invertebrati, bacche, lucertole e anfibi. 47

49 La specie è ben distribuita su tutta l Europa mediterranea e il suo areale di presenza si estende dalle montagne dell Europa centrale e meridionale alla Mongolia e alla catena africana dell Atlante. Durante il periodo di svernamento raggiunge le savane a sud del Sahara. Staziona in Italia nella stagione estiva: arriva nei mesi di aprile e maggio, periodo in cui ha inizio la fase della riproduzione, e abbandona la Penisola tra agosto e fine settembre. Il Codirossone raggiunge una lunghezza che varia dai 19 ai 21 cm, mentre il peso oscilla tra i 55 e i 65 grammi. Il maschio cambia d abito a seconda della stagione: d estate presenta un piumaggio grigio-blu sul capo e sul groppone, dove è intervallato da alcune macchie bianche. Le parti inferiori presentano la caratteristica tonalità arancione che si mantiene anche durante i mesi invernali, mentre le parti superiori, in questo periodo dell anno, acquisiscono una sfumatura bruna simile al piumaggio della femmina, che si distingue per la presenza di alcune screziature biancastre. Petto e coda presentano una tonalità castanoarancio più sbiadita rispetto a quella del maschio. In entrambi i sessi becco e zampe sono di colore nero. Il periodo della nidificazione coincide con i mesi di maggio e giugno, quando la femmina depone l unica covata annuale, costituita solitamente da quattro o cinque uova di color azzurro tenue. Il nido, a forma di coppa, viene costruito da entrambi i genitori utilizzando erba e muschio e viene incastrato tra le spaccature e le cavità delle rocce o nei buchi di vecchie case di campagna in rovina. La schiusa delle uova avviene dopo due settimane e, successivamente, sia il maschio sia la femmina portano avanti lo svezzamento dei pulcini. CIUFFOLOTTO (Phyrrula phyrrula) Il Ciuffolotto è uniformemente distribuito lungo tutta la catena alpina, mentre sugli Appennini la distribuzione è limitata alle zone montane più interne, dove sono presenti vaste formazioni forestali. Raggiunge il settore settentrionale dell Appennino Calabro. Accertato come nidificante anche sul Gargano. E assente in Sicilia e Sardegna. Entrambi i sessi sono caratterizzati da un dorso grigio, un ventre bianco e un ciuffo nero. La differenza è data dalla colorazione del petto: di colore rossastro nel maschio, mentre la femmina mostra un colore che va dal grigio rossastro al marrone. Sono lunghi dai 15 ai 19 centimetri e arrivano a pesare 26 grammi. La fascia altitudinale maggiormente frequentata oscilla tra 800 e metri. A quote più basse utilizza localmente anche i cedui di castagno e latifoglie miste e i rimboschimenti artificiali di conifere. I Ciuffolotti hanno come ambienti naturali i parchi, le superfici coltive e le foreste miste e di sempreverdi dei territori montani e collinari. In inverno, pur essendo molto resistente al freddo e all innevamento, abbandona in parte i boschi delle quote più elevate per scendere a quote inferiori, anche in pianura. 48

50 Formano una coppia duratura e difficilmente si allontanano per molto tempo l'uno dall'altra. Si nutrono principalmente di semi e boccioli, cosa che inevitabilmente infastidisce i giardinieri. Il nido viene costruito perlopiù su abeti o all interno di siepi, con muschio, radici e rami. È foderato internamente con penne, peli ed erba. La covata conta 4 o 5 uova azzurre con macchie di color rosso violetto e punti neri. La femmina cova due o tre volte all'anno per circa tredici giorni. Il maschio e la femmina partecipano in egual misura alla cura dei piccoli di color brunastro. Il tempo di cura della prole dura 16 o 17 giorni. La distribuzione degli inanellamenti conferma ampiamente il legame con le quote medie ed alte. Elevato il numero di soggetti marcati nella fascia prealpina ed alpina soprattutto in Trentino, Veneto e Lombardia. Nella fascia dell Appennino centrale numeri relativamente maggiori di catture riguardano l Abruzzo. La massima parte degli inanellamenti si riferisce al passo autunnale, anche se alti valori dell indice di abbondanza si osservano in corrispondenza con la stagione riproduttiva. L Europa centro-orientale rappresenta l area di inanellamento della massima parte dei soggetti segnalati in Italia, con la Germania quale Paese maggiormente rappresentato. COTURNICE (Alectoris graeca) Specie sud europea orientale, la Coturnice è diffusa dalle Alpi occidentali alla Grecia, lungo la catena appenninica centro-meridionale e in Sicilia. Nella nostra regione la specie è diffusa su tutto l arco alpino con sufficiente continuità, dalla Val Tanaro alla Val d Ossola. L habitat è caratterizzato da pendenze elevate con vegetazione erbacea ed arbustiva, affioramenti rocciosi e terreno nudo e la specie nidifica in una fascia altimetrica compresa tra i metri ed i metri. Le cause della pesante contrazione numerica della Coturnice, manifestatasi all incirca a partire dalla fine degli anni sessanta, sono state molto discusse ma non chiarite. Sicuramente un influenza negativa hanno avuto una serie di fattori quali l abbandono della tradizionali attività agro-pastorali e l immissione incontrollata a scopo venatorio di individui di ceppi alloctoni e l aumento della pressione venatoria. PRISPOLONE (Anthus trivialis) In Piemonte si notano tre distinti areali: quello principale, alpino, quello appenninico ed quello di pianura. Sulle Alpi la diffusione è continua e la specie è presente dai 600 metri ai metri con densità 49

51 massime fra i 1200 e i metri. Molto diffuso nel continente europeo, ha un areale di presenza molto vasto: dal Nord Europa all Asia, sino all India. Nei mesi invernali, invece, migra a Sud del Sahara, selezionando se possibile ambienti relativamente simili a quelli prediletti durante la bella stagione al nord: alberi sufficientemente grandi ma tra loro ben distanziati e un suolo ospitale sono caratteristiche determinanti nella scelta del luogo migliore per la costruzione del nido. L areale della specie in Italia risulta essere vasto ma è possibile ipotizzare un declino della popolazione dovuto a cause ancora poco chiare. AVERLA PICCOLA (Lanius collurio) L Averla piccola è distribuita in modo abbastanza omogeneo nell intero continente europeo, quindi oltre gli Urali, nelle sconfinate aree asiatiche. Il vecchio continente ospita circa la metà della popolazione complessiva, stimabile in oltre 6 milioni di coppie. Anche in Italia l Averla piccola è relativamente diffusa, come nidificante e migratrice, dalle zone costiere a quelle montane, fino a quote che sfiorano i m. Ad una distribuzione ampia corrispondono però forti differenze di densità; studi condotti su aree differenti hanno dimostrato come la specie soprattutto le coppie nidificanti siano presenti in certa quantità nei settori dell orizzonte montano, mentre, le prospezioni effettuate in località di pianura a coltura intensiva, hanno evidenziato una densità di popolazione più rada e discontinua con ampi settori non occupata, sottolineando una di diminuzione rispetto al passato. MINACCIATE TORCICOLLO (Jyn torquilla) Specie a vasta distribuzione paleartica, il Torcicollo nidifica in tutte le regioni italiane, ad eccezione della penisola salentina e di gran parte della Sicilia. Pur appartenendo alla famiglia dei Picchi, il Torcicollo non possiede alcune abitudini comportamentali tipiche: non tambureggia, non si arrampica verticalmente sui tronchi, non scava il legno per procurarsi il cibo né per costruirsi il nido. È lungo circa 20 centimetri e ha un apertura alare di 31 centimetri. Il torcicollo frequenta in prevalenza ambienti soleggiati di collina e di bassa montagna, caratterizzati da un alternanza di zone alberate e zone a vegetazione erbacea, quali margini di boschetti, frutteti, campagne alberate e giardini suburbani. 50

52 Il limite di nidificazione superiore si situa intorno a 1700 metri ma vi sono state osservazioni anche fino ai 1900 m. In Piemonte e Valle d Aosta la specie è presente dalla fine di marzo a fine settembre primi di ottobre; la specie viene classificata in pericolo in quanto la scomparsa di ambienti agricoli e di piccoli ambienti boschivi ne ha determinato il declino. Erpetofauna La lista degli anfibi ed i rettili presenti nell'area è dedotta dall'atlante degli anfibi e dei rettili del Piemonte e della Valle d'aosta (Andreone, Sindaco; Museo di Scienze Naturali di Torino). Anfibi potenzialmente presenti Rana temporaria (Rana temporaria) Rettili presenti Orbettino (Anguis fragilis) Lucertola muraiola (Podarcis muralis) [ Allegato IV Direttiva Habitat] Biacco (Hierophis viridiflavus) [Allegato IV Direttiva Habitat] Vipera aspide (Vipera aspis) La raccolta dei dati presenti nell atlante risale al periodo compreso tra il 1985 e il 1996 e sono stati cartografati sul reticolo UTM sulla base delle griglie con lato 10 km X 10 km. Le specie sopra indicate rappresentano quelle di accertata presenza nell'area, è peraltro probabile che la reale distribuzione di alcuni taa sia più ampia. Delle specie segnalate, alcune rientrano nell allegato IV della Direttiva Habitat ( specie animali che richiedono una protezione rigorosa) ma l ampia diffusione in territorio piemontese ne rendono improprio l inserimento nell Allegato IV. Biacco (Hierophis viridiflavus) Si tratta del serpente più diffuso sul territorio regionale, per il quale non sembrano esistere problemi per la conservazione. La specie è inserita nell'allegato 4 della direttiva habitat 92/43/CEE (Specie che richiedono una protezione rigorosa). 51

53 Lucertola muraiola (Podarcis muralis) E specie distribuita dal livello del mare fino oltre 2000 m, più frequente in aree aperte e assolate, in radure o ai margini di boschi e foreste, lungo i margini delle strade e dei sentieri, sulle massicciate ferroviarie, in prossimità di muretti a secco. E la specie che si spinge più vicino agli abitati ed è frequente in città, nei parchi e nei giardini. In Italia procedendo verso Sud diventa più montana. Si riproduce tra marzo e aprile e i maschi, durante questo periodo, sono territoriali e molto aggressivi. La specie, pur non attualmente minacciata, ha visto ridurre le sue popolazioni nelle zone di pianura a causa dello sviluppo dell agricoltura intensiva che ha distrutto parte degli habitat e che ha provocato, con l uso di pesticidi, una riduzione delle sue prede. Impatto su ornitofauna, entomofauna ed erpetofauna Le comunità animali descritte sono sensibili all'integrità dell'habitat naturale di appartenenza. Per quanto riguarda gli impatti di cantiere vale quanto detto per i mammiferi, con la precisazione che per evitare fenomeni di forte stress agli individui in cova sarebbe auspicabile concentrare i lavori nel periodo autunnale-invernale. Con tale accorgimento si può stimare sia trascurabile l'impatto temporaneo del cantiere. Le caratteristiche della derivazione, che prevede un prelievo medio del 66%, un rilascio minimo di 50 l/s, e la presenza di un tributario non captato a valle della presa, interferiranno in modo poco significativo sull area umida perifluviale, pertanto non si attendono effetti negativi sulle popolazioni in studio. 52

54 Ittiofauna La caratterizzazione ittica presente nel tratto interessato dall impianto idroelettrico è stata redatta su base bibliografica utilizzando dati reperiti da: Carta Ittica del Piemonte; Ittiofauna del Piemonte (anno di monitoraggio 2009) Testo di illustrazione dei Parametri fisiogeografici agli ambienti fluviali ed allo stato delle popolazioni ittiche (Forneris et al.) Pesci e ambienti acquatici del Piemonte (G. Forneris, G.C. Perosino, M. Pascale). Proposta di Piano Regionale per la tutela e la conservazione degli ambienti della fauna acquatica e l esercizio della pesca (Regione Piemonte, Settore Tutela e Gestione della Fauna Selvatica e Acquatica) Il territorio italiano settentrionale è suddiviso in aree omogenee sulla base di criteri fisiogeografici e zoogeografici (Forneris et al., 2005a-b, 2006, 2007a-b). In particolare il Piemonte fa parte del distretto zoogeografico padano-veneto (Dpv) il quale a sua volta è ulteriormente suddiviso in sub aree. L area di interesse è denominata con codice Z1.1 Relativamente alla classificazione delle zone ittiche, l area in esame ricade nella seguente tipologia: A (zona alpina - temperature massime estive < 12 C). Corsi d acqua dell area di pertinenza alpina (Z1) sulle testate dei principali bacini, generalmente con superfici dei bacini sottesi inferiori a 250 km2 o affluenti dei corsi d acqua delle principali vallate alpine. Il regime idrologico è nivoglaciale o nivopluviale (a seconda delle estensioni delle fasce altimetriche prossime o superiori al limite climatico delle nevi persistenti), in qualche raro caso anche pluviale. La portata di magra normale è invernale, con valori specifici raramente inferiori a 4 l/s/km2. Torrenti di alta montagna e porzioni superiori e mediane degli affluenti dei corpi idrici principali delle maggiori vallate alpine, caratterizzati da elevate pendenze (fino anche a superare il 10%), con granulometria degli alvei costituita da ghiaia grossolana, massi e roccia in 53

55 posto, con netta prevalenza dell erosione sui processi sedimentari. Possono appartenere a questa categoria torrenti della fascia prealpina o di alta collina, con altitudine massima del bacino sotteso superiore a quello dello zero termico medio di gennaio ( m s.l.m.), su versanti acclivi e con elevata copertura vegetale in grado di garantire una buona ombreggiatura che limita il riscaldamento estivo delle acque. I valori medi annui assoluti delle portate idriche sono limitate, per le ridotte dimensioni dei bacini sottesi, a meno di 10 m3/s e con portate di magra intorno a pochi m3/s, anche decisamente minori, fino a qualche centinaia di l/s, in alcuni casi ridotte a qualche l/s per i più piccoli torrenti, alimentati da versanti collinari e pedemontani caratterizzati da minori potenzialità idriche che, nelle fasi di magra più pronunciata, garantiscono appena la presenza dell acqua. Ambienti in condizioni limite per la sopravvivenza di fauna acquatica: acque naturalmente torbide e molto fredde anche in estate per i torrenti alimentati dai nevai e dai ghiacci, pendenze talora molto elevate costituenti ambiti invalicabili per gli spostamenti longitudinali dei pesci, forti variazioni di portata. La comunità ittica naturale (attesa) è povera di specie o costituita da salmonidi accompagnati dallo scazzone; oppure assente. Anche in mancanza di alterazioni, soprattutto nei più piccoli torrenti alle più elevate altitudini, fortemente limitati dalle condizioni climatiche o in corsi d acqua minori caratterizzati da notevoli pendenze e da salti invalicabili per i pesci; in tali situazioni la presenza di comunità ittiche è spesso conseguenza di immissioni. In qualche caso potrebbero risultare presenti, con popolazioni esigue, altre specie di accompagnamento (es. vairone), spesso in ambienti di dubbia classificazione in zona A. Nella tabella riassuntiva Dati del documento Ittiofauna del Piemonte (Anno di monitoraggio 2009) sono riportate tutte le specie ittiche rinvenute in occasione del monitoraggio effettuato nell anno Si riporta una tabella riassuntiva dei risultati del campionamento effettuato nella stazione con codice CN065- Sampeyre. Specie rinvenute Indice abbondanza di Ibridi (1= assenti; 0=presenti Sintesi stato ittiofauna AUt ALt AT Trota marmorata 1 Trota fario Dalla tabella, si può notare come siano state rinvenute una specie autoctona e una specie alloctona; la specie alloctona presenta un indice di abbondanza elevato (Ia=4), mentre, per quanto riguarda la specie 54

56 autoctona, l indice definisce la presenza di pochissimi individui, anche un solo esemplare e una consistenza demografica spesso poco significativa ai fini delle valutazioni sulla struttura della popolazione. Trota fario (SALMO trutta trutta) La trota fario è una specie ampiamente distribuita, indigena in tutta l Europa, in parte dell Asia e dell Africa settentrionale, introdotta nel nord America alla fine del secolo scorso e successivamente in sud America, in Australia, Nuova Zelanda e nell Africa meridionale. In Italia è una delle specie che ha visto ampliare maggiormente il suo areale di distribuzione. Nel bacino del Po è considerata come specie alloctona; popola indifferentemente corsi d acqua di pianura, risorgive ed ambienti lacustri, purché ben ossigenati e temperature medie non elevate e comunque non superiori ai 22 C ; predilige comunque i corsi d acqua montani a quote medio-elevate, dove risulta la specie dominante. È, insieme al salmerino, la specie ittica italiana in grado di spingersi alle quote più elevate tanto che in Piemonte esistono popolazioni selvatiche in alcuni corsi d acqua a quote altimetriche superiori ai m s.l.m. Specie carnivora non specializzata, si nutre preferenzialmente di stadi larvali e adulti di insetti, di anellidi, crostacei e gasteropodi, di larve di anfibi nonchè, specialmente gli individui di taglia maggiore, di pesci anche conspecifici. Gli stadi larvali, dopo il riassorbimento del sacco vitellino, si alimentano di zooplancton. L utilizzo della trota fario per le immissioni della pesca è una pratica diffusa e consolidata, che ha permesso a questa specie di espandere notevolmente il suo areale di distribuzione, spesso a spese delle altre forme; proprio il tratto di nostro interesse, è infatti una riserva di pesca gestita dalla Società Sportiva Valle Varaita. 55

57 Trota marmorata (SALMO trutta marmoratus) Il corpo si presenta fusiforme e allungato con un capo pronunciato e una bocca ampia e mediana, dentatura ben sviluppata e una livrea tipica e inconfondibile data da una marmoreggiatura scura su sfondo chiaro variabile in intensità e colorazione; negli individui adulti sono assenti le macchie rosse. L habitat caratteristico della trota marmorata è costituito da tratti montani inferiori e di fondovalle dei maggiori corsi d acqua alpini; generalmente occupa sia le zone profonde a corrente moderata, sia i tratti a corrente medio veloce che presentino ostacoli sommersi come fonte di rifugio. Durante il periodo riproduttivo, questa specie è in grado di compiere migrazioni alla ricerca di zone con corrente medio veloce che presentino una profondità di almeno 20 cm su substrato ciottoloso. Durante le fasi giovanili, preda prevalentemente larve di insetti, crostacei ed anellidi mostrando spiccate tendenze ittiofaghe solo con l aumentare della taglia. Chiamata in passato trota padana a causa del suo areale di distribuzione che comprendeva il fiume Po e i suoi principali tributari di sinistra, attualmente presenta una distribuzione molto più ampia, anche a causa delle continue immissioni di trote fario di allevamento. Secondo la Proposta di Piano Regionale per la tutela e la conservazione degli ambienti della fauna acquatica e l esercizio della pesca (Regione Piemonte, Settore Tutela e Gestione della Fauna Selvatica e Acquatica), la trota marmorata presenta attualmente uno stato di basso rischio in Piemonte, in quanto l areale di distribuzione è ancora relativamente esteso nonostante sia stato segnalato un lieve decremento. Per quanto riguarda, invece, il tratto di derivazione posto in corrispondenza del Rio Milanesio, si può 56

58 ipotizzare la presenza occasionale di fauna ittica presso l area di confluenza con il torrente Varaita dovuto al tentativo di risalita da parte del salmonidi presenti in Varaita. A monte della confluenza, le caratteristiche del Rio e soprattutto la presenza di salti molto elevati, non consente la risalita delle specie ittiche. La presenza di ostacoli insormontabili giustifica l assenza di una struttura di risalita dell ittiofauna. COMPONENTE ECOSISTEMI Un ecosistema rappresenta l'insieme dell'ambiente in cui vivono comunità animali e vegetali (biocenosi) e di tutte le relazioni che si instaurano tra i diversi fattori che lo compongono. L'ambiente fisico, infatti, condiziona i suoi abitanti ed è a sua volta modificato continuamente dagli esseri viventi che lo popolano in una dinamica complessa che conduce a continue variazioni dell'ecosistema alla ricerca di sempre nuovi punti di equilibrio. Sul territorio interessato dalle opere si sono individuati i seguenti macro ecosistemi: ecosistema forestale ecosistema fluviale ecosistema antropico e urbano E1 Ecosistema forestale L'ecosistema forestale cui si fa riferimento nell'area vasta è rappresentato da quelle porzioni di territorio destinate all'utilizzo forestale ed alle pratiche agricole e pastorali. Esso comprende sia le aree che presentano una copertura forestale autoctona e climacica, sia le aree che presentano una moderata alterazione antropica quali prati stabili e pascoli. Comune denominatore dell'ecosistema di riferimento è l'elevata naturalità e la biodiversità che viene mantenuta dal sistema a mosaico con aree forestate alternate ad aree con copertura erbacea, che contribuisce a diversificare gli habitat. Come già descritto precedentemente, le opere in progetto interferiscono con la copertura forestale ed agraria per tutto lo sviluppo della condotta forzata che misura circa 1910 m. L interferenza si manifesterà principalmente con la sottrazione temporanea all uso esistente per la durata del cantiere, stimato in circa 270 giorni. Occorre considerare che nella parte di monte del tracciato si prevede di sistemare e migliorare la 57

59 mulattiera esistente, lungo il cui tracciato si svolge il percorso della condotta. Tale soluzione permette di diminuire gli abbattimenti della vegetazione arborea e di migliorare le viabilità e l accesso ai boschi. Nel tratto di condotta a valle di Villaretto è invece stato previsto un adeguata gestione delle terre di scavo ed opportune tecniche di inerbimento, al fine di consentire con la massima rapidità il recupero della vegetazione esistente. La sottrazione definitiva alle attività agrarie e forestali è prevista per la sola centrale di produzione, la cui superficie (individuata chiaramente in Tav. 18) è di 1341 m 2. Tale area verrà recintata e destinata alla realizzazione di un accesso dalla strada provinciale. Per quanto riguarda nel dettaglio la composizione e la distribuzione della vegetazione nell'area vasta si rimanda alla carta forestale ed al relativo capitolo. Impatto sull'ecosistema forestale L'impatto derivante dall'opera sull'ecosistema agrario e forestale si può ritenere lieve e reversibile a breve termine perché connesso al cantiere mobile della condotta. E2 Ecosistema fluviale La complessità del sistema fluviale è data dall'interconnessione dell'ecosistema acquatico con gli ecosistemi terrestri, e dalle relazioni che non solo ittiofauna, ma anche erpetofauna, mammalofauna ed avifauna instaurano con gli organismi e la catena trofica fluviale. Un corso d'acqua va pertanto considerato come una successione di ecosistemi che sfumano gradualmente uno nell'altro e che sono strettamente legati agli ambienti terrestri circostanti: dalla sorgente alla foce variano i parametri morfologici, idrodinamici, chimici e fisici e di conseguenza i popolamenti biologici. Nei corsi d'acqua montani le comunità acquatiche sono alimentate dalla grande quantità di detrito organico, principalmente foglie e rami, forniti dalla vegetazione riparia, mentre l'ombreggiamento e le temperature limitano lo sviluppo dei produttori fotosintetici. Il metabolismo, quindi, è di tipo eterotrofico, con una comunità dominata da trituratori e collettori (che demoliscono il detrito ed il materiale vegetale grezzo). Nei fiumi di media grandezza diminuisce l'ombreggiamento e conseguentemente aumentano i produttori fotosintetici e l'ecosistema risulta energeticamente autosufficiente rispetto all'apporto di materiale organico da monte, che risulta sempre presente. 58

60 Nella comunità fluviale diminuiscono fortemente i trituratori, mentre compaiono i pascolatori. Nei fiumi più grandi l'ombreggiamento diventa trascurabile ma la torbidità delle acque impedisce una elevata produzione fotosintetica. L'ecosistema torna ad essere alimentato dall'esterno, grazie al particolato fine che proviene in grandi quantità dai tratti di monte. Il corso d'acqua va pertanto considerato come un ecosistema aperto, pertanto i cicli di mineralizzazione e organicazione della materia organica non avvengono nel medesimo posto, ma durante il trasporto a valle. Non si assiste così alla chiusura del ciclo dei nutrienti, ma ad una sorta di spiralizzazione degli stessi, che più è veloce più contribuisce alla stabilità dell'ecosistema. Nella seguente figura sono rappresentate le caratteristiche geomorfologiche ed i parametri idrobiologici relativi. FIGURA 13 Parametri idrobiologici e caratteristiche geomorfologiche (Minshall et al.,1995) Un corso d'acqua può inoltre venire suddiviso e classificato in biotopologie, vengono distinte, da monte verso valle, anche in base al substrato prevalente. 59

61 Criterio Criterio substrati Caratteristiche Biotipologico (Trevisan, 1986) (Illies,1961) Crenon Il tratto a crenon è un ruscello fortemente influenzato dalla vegetazione riparia, presentando un'ampia zona vegetata rispetto all'ampiezza dell'alveo bagnato. Le acque sono trasparenti e turbolente, bene ossigentate. Ricevono grosse quantità di materia organica grossolana (CPOM) ed hanno una scarsa produzione primaria ed una elevata presenza di di invertebrati tagliuzzatori che degradano i detriti grossolani a materia organica particolata fine (FPOM) di cui i collettori si nutrono tramite la filtrazione dell'acqua e raccogliendo i depositi sul fondo. Gli invertebrati carnivori catturano prede vive. Epirhithron Roccia massi Le acque sono sempre traspetenti e turbolente, la temperatura è più variabile e la vegetazione ripariale ha un peso minore in quanto Metarhithron Hyporhitrhron Massi ciottoli Ciottoli ghiaia l'alveo ha una ampiezza maggiore. Sono sviluppati alghe e muschi, che contribuiscono ad una buona produzione primaria. I tributari apportano FPOM. I tagliuzzatori sono meno abbondanti, mentre aumentano raschiatori e collettori. I carnivori rimangono costanti. Epipotamon Sabbia limo Le acque sono più alte e torbide con sensibili fluttuazioni delle temperature. Aumenta l'apporto di FPOM dai tributari e dagli Metapotamon Sabbia limo argilla scarichi umani. La torbidità riduce la produzione primaria autoctona. Dominano i collettori, mentre diminuiscono raschiatori e tagliuzzatori. Vi sono ai alveo zone riparie con acqua ferma e lenta con presenza di macrofite radicate e comunità planctoniche. Il Rio Milanesio e il torrente Varaita Il torrente Varaita nasce nei pressi di Casteldelfino dalla confluenza di due rami sorgentizi: il Varaita di Bellino, che raccoglie le acque dell'omonimo vallone, e il Varaita di Chianale, che nasce dalle pendici del 60

62 Monviso e viene sbarrato in comune di Pontechianale formando l'omonimo invaso. Attraversa poi l'omonima valle e bagna svariati centri come Frassino, Sampeyre, Brossasco e Costigliole Saluzzo. Entrato in pianura, percorre il saviglianese e confluisce nel fiume Po presso Casalgrasso a quota 241 m s.l.m. Il Rio Milanesio costituisce uno degli affluenti del Varaita situato in sinistra idrografica poco più a monte dell abitato di Sampeyre. Il bacino drenato, presenta una superficie di circa 7.10 km 2. La copertura del suolo è mista, con la presenza di conifere e latifoglie. Nel tratto interessato dalla captazione la pendenza media dell'alveo è circa del 20%. Il corso d'acqua è contraddistinto dalla successione di salti e pozze. Dal punto di vista biotipologico, il tratto sotteso alla derivazione può essere classificato come Crenon. Impatti sull'ecosistema fluviale Gli impatti sull'ecosistema fluviale di un impianto idroelettrico sono da riferire essenzialmente alla sottrazione delle portate. L'entità del prelievo risulta pertanto direttamente proporzionale all'interferenza con l'ambiente acquatico, in quanto con il diminuire del deflussi si induce un'alterazione delle caratteristiche idrodinamiche della corrente, nonché la variazione di importanti parametri chimico fisici quali temperatura ed ossigenazione. In sintesi, con un prelievo da un corso d'acqua naturale si riduce il numero e la qualità degli habitat disponibili, ed in generale si può osservare un calo della produttività dell'ecosistema stesso. Con il presente progetto, è previsto che nel tratto sotteso sia sottratta una percentuale di portata pari al 66%, con un DMV adottato pari a 50 l/s. Questo valore risulta minore, dopo la confluenza con il Rio Cassart. Ulteriori considerazioni possono essere correlate alla curva di durata delle portate, che si riporta nel seguente grafico: 61

63 1,4 1,2 1 0,8 f() = -0,21 ln() + 1,26 0,6 0,4 0,2 0-0, Figura 14: Curva durata portate con portate naturali (blu) e portate derivate (rosso) In particolare dall analisi delle curve di durata emerge quanto segue: per circa 40 giorni/anno è disponibile una portata in alveo superiore alla somma tra il massimo prelievo ed il DMV, pertanto per 40 giorni/anno nel tratto sotteso risulterà una portata rilasciata superiore al DMV adottato e verrà prelevata la portata massima; per circa 220 giorni/anno il prelievo avviene rilasciando in alveo il DMV modulato, con prelievi compresi tra 0,4 m 3 /s e circa 0,04 m 3 /s che può ritenersi come la portata minima di attivazione della derivazione; per circa 105 giorni/anno la derivazione è sospesa in quanto in alveo non sono disponibili portate superiori al DMV. Il regime idrologico nel tratto sotteso risentirà positivamente della presenza dei tributari Rio Cassart che rimpinguano le portate rilasciate alla presa. Per quanto riguarda il Torrente Varaita, nel tratto sotteso si rileva la sottensione da parte degli impianti ENEL ed un regime definito dai rilasci dalle prese ai fini idroelettrici. In ogni caso la derivazione prevista ha caratteristiche di portata non confrontabili con quelle presenti in Varaita, pertanto occorre circoscrivere al Rio Milanesio gli impatti a carico dell'ecosistema fluviale. Essi sono da ritenersi di natura reversibile a lungo termine ma lieve, in quanto: 62

64 la derivazione è a carico del 66% delle portate disponibili e immediatamente a valle della captazione due tributari (con superficie complessivamente drenata di 4,1 km 2 ) rimpinguano le portate rilasciate; il rio ha una morfologia in grado di minimizzare gli effetti delle interferenze idrologiche, infatti nei torrenti a buche e salti si mantiene una sufficiente estensione di area bagnata e di microhabitat anche a fronte di prelievi in atto; è previsto adeguato monitoraggio delle caratteristiche chimiche, biologiche (macroinvertebrati e ittiofauna) ed ecologiche; la reversibilità dell impatto è assegnata perché la concessione a derivare ha validità temporanea (30 anni). E3 Ecosistema antropico Con questa definizione si identificano quelle porzioni di territorio nelle quali l'influenza antropica ha raggiunto tali intensità da non rendere riconoscibile l'elemento naturale. Per descrivere l'ambiente antropico occorre inquadrarne l'attuale situazione e la qualità, facendo riferimento agli insediamenti umani, all'assetto demografico ed alle infrastrutture presenti. L'opera in progetto è posta interamente nel Comune di Sampeyre, in prossimità della frazione Villaretto in aree distanti circa 2 km in linea d'aria dalla periferia del centro abitato del Comune. Per quanto riguarda l'ecosistema antropico, quest'ultimo può essere descritto tramite: 1. Assetto demografico: Per quanto riguarda l'assetto demografico, si fa riferimento ai dati demografici riportati presenti nelle banche dati Istat, relativi ai più recenti censimenti e rilevazioni. 63

65 Figura 15: Popolazione per età sesso e stato civile dell'anno 2012 Figura 16: Popolazione residente 2001/2011 La popolazione residente al 2011 ammonta a unità con una variazione assoluta negativa del 4% La popolazione straniera residente a Sampeyre è rappresentata da 48 individui di cui la maggior parte in età compresa tra i 20 e i 45 anni 64

66 All interno del comune, 42 cittadini stranieri provengono da paesi Europei quali Francia, Albania, Romania, Ucraina e Repubblica Moldova mentre i restanti provengono dalla Colombia, Marocco e Ruanda. 2. Presenza di infrastrutture viarie: Alla Borgata Villaretto, zona di progetto, si accede imboccando a partire da Sampeyre la S.P. 105 la quale procede poi in direzione Casteldelfino. Al comune di Sampeyre si accede, invece, tramite la S.P.8. Le interferenze del cantiere con il traffico locale sono descritte nella apposita relazione riportata allegata al Quadro Ambientale (All. 7 - Impatto di Cantiere). Le interferenze relative al l'impatto acustico della centralina sono invece descritte nell'all. 5 Componente Impatto acustico Carta di uso del suolo: la cartografia circa l'uso del suolo (in allegato) è stata elaborata dall'i.p.l.a. come base per la carta faunistica regionale. La carta evidenzia come il territorio ricada in aree non agrarie caratterizzate da spazi naturali. Assetto economico e produttivo: le opere in progetto consentono lo sfruttamento di una risorsa rinnovabile per la produzione di energia elettrica, che rappresenta un settore nevralgico per le attività umane. Il proponente intende versare annualmente un contributo al Comune proporzionato alla produzione di energia elettrica, con il quale l'ente pubblico può realizzare opere e servizi per la comunità coinvolta dalla realizzazione del progetto. Impatto sull'ecosistema antropico Le opere in progetto interferiscono con l'ambiente antropico con le seguenti azioni di progetto: - produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili che verrà ceduta alla rete nazionale generando un beneficio per la collettività (impatto molto rilevante), solo parzialmente riconducibile al territorio in cui è ubicata l'opera; - la fase di cantiere e la gestione dell'impianto coinvolgeranno imprese locali e figure professionali diverse (impatto positivo lieve e reversibile a breve termine) - la società si è impegnata con l amministrazione comunale a realizzare interventi compensativi a favore delle Borgate Foresto, Villar e Roccia, che comprendono la posa di un tubo per l acquedotto, il ripristino e consolidamento della mulattiera esistente, il versamento di una somma per interventi in loc. Foresto ed il versamento di un contributo all amministrazione proporzionato all energia prodotta. 65

67 COMPONENTE SALUTE PUBBLICA Si considera la componente salute pubblica non coinvolta dall'opera in progetto. Le interferenze possibili legate alla derivazione delle acque del torrente, al traffico di cantiere, ed all'inquinamento dell'aria sono riportate nelle relazioni specifiche. COMPONENTE RUMORE E VIBRAZIONI La relazione di impatto acustico viene riportata nella relazione specialistica presente nell'allegato 5 Valutazione di impatto acustico. COMPONENTE RADIAZIONI IONIZZANTI E NON IONIZZANTI Per inquinamento elettromagnetico si intende l'interferenza indotta da radiazioni ionizzanti e non ionizzanti nei confronti dell'organismo umano. Le radiazioni ionizzanti sono onde elettromagnetiche ad altissima frequenza che derivano da processi di decadimento radioattivo, le cui sorgenti possono essere naturali (radionuclidi, radiazioni cosmiche) o da sorgenti artificiali (energia nucleare). Nell'area in esame non si individuano sorgenti di radiazioni ionizzanti e l'opera in progetto non modifica la situazione esistente. Le radiazioni non ionizzanti sono radiazioni la cui frequenza varia tra 100 nm e 3*1015 Hz, e comprendono le radiazioni emesse dai campi magnetici, da radiofrequenze, radiazioni infrarosse, ultraviolette e campi acustici. I principali effetti dovuti a elevati livelli di esposizione derivano dalla generazione di calore nei tessuti. Particolare attenzione è stata rivolta agli effetti indotti da linee ad alta tensione e dagli impianti radio elettrici per la telefonia mobile. I possibili effetti sulla salute dei campi elettromagnetici (CEM) sono stati studiati negli ultimi decenni. E necessario distinguere tra effetti sanitari acuti, o di breve periodo, ed effetti cronici, o di lungo periodo. Sono stati segnalati: a) per esposizione alle alte frequenze (stazioni radiobase, impianti radiotelevisivi, telefoni cellulari, etc.) - opacizzazione del cristallino, anomalie alla cornea 66

68 - ridotta produzione di sperma - alterazioni delle funzioni neurali e neuromuscolari - alterazioni nel sistema immunitario b) per esposizione alle basse frequenze (linee elettriche, elettrodomestici, etc.) - effetti sul sistema visivo e sul sistema nervoso centrale - stimolazione di tessuti eccitabili - etrasistole e fibrillazione ventricolare Gli effetti cronici possono manifestarsi dopo periodi anche lunghi di latenza in conseguenza di lievi esposizioni, senza alcuna soglia certa. Tali effetti hanno una natura probabilistica: all aumentare della durata dell esposizione aumenta la probabilità di contrarre un danno ma non l entità del danno stesso. Gli effetti cronici sono stati studiati attraverso numerose indagini epidemiologiche e studi su animali, che hanno dato fino ad oggi riscontri controversi. Le opere in progetto non inseriscono nuove sorgenti inquinanti, pertanto non si attendono modificazioni della situazione esistente Allegati Rilievi floristici Carte tematiche Dott. For. Paolo Correndo 67

69 RILEVAMENTO DELLA VEGETAZIONE Comprensorio: RILIEVO N.1! Faggeta oligotrofica DATA: 28/06/2013 LOCALITA': Comune di Sampeyre QUOTA: 1200 m s.l.m. circa GEOMORFOLOGIA: versante con pendenza del 30% EROSIONE: non rilevante COPERTURA ARBOREA: (90%) COPERTURA ARBUSTIVA: scarsa (10%) H 3-5 m. COPERTURA ERBACEA: quasi nulla (5%) COPERTURA MUSCINALE:presente COPERTURA MASSI: 5% SUOLO: suolo sciolto

70 Copertura vegetazione +: meno di 1/100 della superficie;1 da 1/100 a 1/20; 2 da 1/20 a ¼; 3da ¼ a ½; 4 da ½ a ¾ ; 5 da ¾ a tutta la sup. Fagus sylvatica 4 Betula pendula 1 Picea abies + Phyteuma ovatum + Hieraciu gr. muro rum + Orchis maculata + Luzula nivea +

71 RILEVAMENTO DELLA VEGETAZIONE Comprensorio: RILIEVO N.2! Acero frassineto DATA: 28/06/2013 LOCALITA': Comune di Sampeyre QUOTA: 1100 m s.l.m. circa GEOMORFOLOGIA: versante con pendenza del 25% EROSIONE: rilevante area in conoide COPERTURA ARBOREA: (70%) COPERTURA ARBUSTIVA: media (40%) H 3-5 m. COPERTURA ERBACEA: media (5%) COPERTURA MUSCINALE:presente COPERTURA MASSI: 10% SUOLO: suolo sciolto

72 Copertura vegetazione +: meno di 1/100 della superficie;1 da 1/100 a 1/20; 2 da 1/20 a ¼; 3da ¼ a ½; 4 da ½ a ¾ ; 5 da ¾ a tutta la sup. Frainus ecelsior 3 Acer pseudoplatanus 1 Alnus incana 1 Lari decidua + Sambucus nigra + Corylus avellana + Rosa canina +

73 RILEVAMENTO DELLA VEGETAZIONE Comprensorio: RILIEVO N.3! Prati stabili DATA: 28/06/2013 LOCALITA': Comune di Sampeyre QUOTA: 1000 m s.l.m. circa GEOMORFOLOGIA: versante a bassa pendenza del 15% EROSIONE: non rilevante COPERTURA ARBOREA: scarsa (20%) COPERTURA ARBUSTIVA: bassa (10%) H 3-5 m. COPERTURA ERBACEA: continua (90%) COPERTURA MUSCINALE:presente COPERTURA MASSI: 5% SUOLO: suolo sciolto

74 Copertura vegetazione +: meno di 1/100 della superficie;1 da 1/100 a 1/20; 2 da 1/20 a ¼; 3da ¼ a ½; 4 da ½ a ¾ ; 5 da ¾ a tutta la sup. Dactylis glomerata 2 Rume acetosa + Arrenatherum elatius 1 Silene vulgaris + Poa pratensis 1 Trifolium pratense + Lolium multiflorum 1 Geranium pyrenaicum + Tragopon pratensis + Rhinantus sp + Lolium perenne + Myosotis arvensis + Bromus hordeaceus + Knautia arvensis + Salvia pratensis +

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