COMPONENTE ATMOSFERA... 3 CARATTERIZZAZIONE METEO-CLIMATICA Precipitazioni Temperature Bilancio idrologico... 4

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2 COMPONENTE ATMOSFERA... 3 CARATTERIZZAZIONE METEO-CLIMATICA... 3 Precipitazioni... 4 Temperature... 4 Bilancio idrologico... 4 Classificazione climatica... 5 Regime di umidità e temperatura del suolo... 6 A1 QUALITA DELL ARIA... 6 Stato attuale... 6 Le sostanze inquinanti... 7 Le emissioni indotte dalle opere in progetto Impatti previsti e potenziali COMPONENTE AMBIENTE IDRICO B1 QUALITA ED USO DELLA RISORSA IDRICA Inquadramento idrografico ed idrologico Dati idrologici Dati disponibili sulla qualità delle acque Obiettivi del PTA Impatti previsti e potenziali COMPONENTE SUOLO E SOTTOSUOLO C1 CAPACITA D USO DEL SUOLO Stato attuale della componente Impatti previsti e potenziali C2 ANALISI GEOLOGICA COMPONENTE VEGETAZIONE, FLORA E FAUNA D1 VEGETAZIONE Impatto sulla copertura forestale

3 D2 MAMMALOFAUNA Chirotteri Fauna mammifera di interesse conservazionistico Impatto sulla mammalofauna D3 ORNITOFAUNA, ERPETOFAUNA ED ENTOMOFAUNA Ornitofauna Erpetofauna Entomofauna Impatto su ornitofauna, entomofauna ed erpetofauna D4 ITTIOFAUNA Impatto sulla componente ittiofauna COMPONENTE ECOSISTEMI E1 Ecosistema agroforestale E2 Ecosistema fluviale Impatti sull'ecosistema fluviale E3 Ecosistema antropico

4 COMPONENTE ATMOSFERA CARATTERIZZAZIONE METEO-CLIMATICA L opera in progetto si colloca in Comune di Crissolo, sul versante orografico destro. I dati riportati di seguito, tratti dalla pubblicazione Precipitazioni e temperature appartenente alla collana studi climatologici in Piemonte redatta dalla Direzione dei Servizi Tecnici di Prevenzione Settore Meteoidrografico e Reti di Monitoraggio, sono riferiti al comune di Crissolo. 3

5 Precipitazioni La curva della distribuzione delle precipitazioni medie mensili relative al diagramma ombrotermico del Comune di Crissolo indica un massimo principale in corrispondenza del mese di maggio (153,7 mm) ed un massimo secondario nel mese di ottobre (116 mm). I due minimi sono localizzati nei mesi di gennaio (46 mm) e nel mese di luglio (69 mm). Il valore delle precipitazioni medie annue è di 1095 mm. Il regime pluviometrico della zona è ascrivibile al tipo prealpino; in cui il massimo principale è primaverile ed il minimo secondario in primavera. Temperature La curva delle temperature medie mensili indica un valore massimo nel mese di luglio con 12,8 C ed uno minimo nel mese di gennaio con -4,0 C. La temperatura media annuale è di 4,7 C; la differenza di temperatura tra il mese più freddo e più caldo è di 16,8 C, valore piuttosto alto che indica un elevato grado di continentalità. Bilancio idrologico Il diagramma ombrotermico di Bagnouls-Gaussen riporta una schematizzazione della distribuzione delle precipitazioni e delle temperature. Utilizzando una scala della temperatura doppia rispetto a quella delle piogge si possono evidenziare eventuali periodi di siccità quando le due linee si intersecano. Nel caso in esame, non si osservano periodi di deficit idrico. 4

6 Temperature Precipitazioni gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic Temperature ( C) Figura 1 Diagramma ombrotermico Classificazione climatica Una prima classificazione è quella offerta da Thornthwaite (1948), basata sulla determinazione dell evapotraspirazione (reale e potenziale) e sul confronto con la quantità di precipitazioni, da cui il clima risulta definito dalla combinazione di 3 indici: indice di umidità globale (Im): offre un valore sintetico del grado di umidità o di aridità di una regione; evapotraspirazione potenziale (ETP): rappresenta la massima quantità di acqua, espressa in mm, che evaporerebbe e traspirerebbe in date condizioni climatiche, se le riserve idriche del suolo venissero costantemente rinnovate; indice di efficienza termica: esprime i valori di temperatura non nella forma di dati termometrici, bensì in termini di possibile efficacia delle temperature osservate nel determinare la crescita delle piante. 5

7 Nel caso in esame, l area oggetto di studio rientra nel tipo climatico perumido (A) con deficit nullo o molto piccolo (r), sottotipo di quota intermedia (AC2 rb2 ), ossia con un valore di evapotraspirazione basso ed una maggiore concentrazione dell efficienza termica estiva. La seconda classificazione è quella proposta da Bagnouls e Gaussen (1957) che si basa sulle variazioni delle temperature e delle precipitazioni medie mensili nel corso dell'anno, ossia i fattori determinanti nel condizionare la vegetazione quali il freddo intenso e la siccità. L'area in esame ricade quindi nella regione Axerico freddo, sottoregione mediamente freddo. Regime di umidità e temperatura del suolo Per la classificazione del regime di umidità e temperatura del suolo, si è ricorsi al metodo proposto da Newhall (1972), il quale consente di stimare la temperatura e l umidità dei suoli effettuando un bilancio idrico finalizzato a verificare la frequenza con cui si manifestano condizioni di aridità e umidità di una porzione di suolo denominata sezione di controllo (Soil Conservation Service, 1975). Pertanto i suoli presenti nell area in esame rientrano nel regime di umidità UDIC, caratterizzato da periodi aridi di durata e frequenza limitata tali da non interferire fortemente con lo sviluppo delle colture. Il regime di temperature è CRYIC, ossia suoli per i quali la temperatura media è compresa tra gli 0 C e gli 8 C. A1 QUALITA DELL ARIA Stato attuale L opera in progetto si inserisce in un contesto naturale, presente a monte del centro abitato di Crissolo. Per la scarsa antropizzazione dei luoghi, nell area in oggetto non esistono centraline di monitoraggio delle sostanze inquinanti, facenti parte della rete di monitoraggio regionale. 6

8 Le uniche informazioni dirette riferite al Comune di Crissolosono desumibili dall'inventario Regionale delle Emissioni in Atmosfera (IREA), strumento conoscitivo di fondamentale importanza che permette di individuare i settori produttivi maggiormente sensibili su cui indirizzare le misure e gli interventi per la riduzione delle emissioni inquinanti. Attualmente, è disponibile l'aggiornamento dell'inventario per l'anno 2007: le emissioni registrate in comune di Crissolo sono riportate nella tabella sottostante. Emissioni in Comune di Crissolo (2007) CH 4 (t) 5.72 CO (t) CO 2 (kt) 1.88 N 2 O (t) 0.64 NH 3 (t) 2.52 NMVOC (t) NO 2 (t) 3.94 PM10 (t) 2.37 SO 2 (t) 0.43 In linea generale, le emissioni a livello comunale risultano decisamente basse; i valori relativamente più elevati di CH4 sono legati prevalentemente al settore estrattivo e distribuzione combustibili, quelli di CO prevalentemente alla combustione non industriale, mentre quello di NMVOC legato ad altre sorgenti ed assorbimenti. Le sostanze inquinanti Si può definire l inquinamento atmosferico come la presenza nell'atmosfera di sostanze che causano un effetto misurabile sull essere umano, sugli animali, sulla vegetazione o sui diversi materiali; queste sostanze di solito non sono presenti nella normale composizione dell aria, oppure lo sono ad un livello di concentrazione inferiore. Gli inquinanti vengono solitamente distinti in due gruppi principali: quelli di origine antropica, cioè prodotti dall uomo, e quelli naturali. I contaminanti atmosferici possono anche essere classificati in primari cioè liberati nell'ambiente 7

9 come tali (come ad esempio il biossido di zolfo ed il monossido di azoto) e secondari (come l ozono) che si formano successivamente in atmosfera attraverso reazioni chimico-fisiche. Nel valutare il grado di qualità dell'aria si fa solitamente riferimento ai seguenti inquinanti: Ossidi di zolfo: in particolare anidride solforosa ed altri ossidi che derivano principalmente da combustioni di carburanti fossili. Ossidi di azoto, come NO e NO 2, derivano da combustioni e sono estremamente attivi nel formare composti inquinanti secondari. Monossido di carbonio: derivante dalla incompleta combustione degli idrocarburi. Composti organici volatili:cioè sostanze organiche, come benzene e clorofluorocarburi, che a temperatura ambiente si presentano allo stato gassoso. Particolato sospeso: particelle allo stato solido o liquido che, a causa delle loro piccole dimensioni, restano sospese in atmosfera per tempi più o meno lunghi. Vengono considerate polveri vere e proprie quelle particelle con una dimensione compresa tra 0,25 e 500 micron. I PM 10 e PM 2,5 identificano particelle inferiori ai 10 e 2,5 micron. Il particolato che si deposita nel tratto superiore dell apparato respiratorio (cavità nasali, faringe e laringe) può generare vari effetti irritativi come l infiammazione e la secchezza del naso e della gola; tutti questi fenomeni sono molto più gravi se le particelle hanno assorbito sostanze acide (come il biossido di zolfo, gli ossidi di azoto, ecc.). Le persone più vulnerabili sono gli anziani, gli asmatici, i bambini e chi svolge un intensa attività fisica all aperto, a contatto con sorgenti inquinanti. Nei luoghi di lavoro più soggetti all inquinamento da particolato l inalazione prolungata di queste particelle può provocare reazioni fibrose croniche e necrosi dei tessuti che comportano una broncopolmonite cronica accompagnata spesso da enfisema polmonare. Dal punto di vista normativo, la legislazione italiana vigente in materia di inquinamento atmosferico è riconducibile al Decreto Legislativo 351/99 e del Decreto del Ministero dell'ambiente 60/02. 8

10 Il DL 351/99 stabilisce metodi e criteri comuni sul territorio nazionale, gli obiettivi per la qualità dell'aria e come pubblicare le informazioni sulla qualità dell'aria, recependo la Direttiva 96/62/CE. Il DMA 60/02 recepisce le direttive dell'unione Europea 1999/30/CE e 2000/69/CE stabilendo limiti e modalità di rilevamento dei seguenti inquinanti: biossido di zolfo, biossido di azoto, ossidi di azoto, particolato, piombo, benzene e monossido di carbonio. In particolare definisce: 1. valori limite e soglie di allarme 2. margine di tolleranza e riduzione nel tempo di tale margine 3. criteri di raccolta dei dati sulla qualità dell'aria, i criteri e le tecniche di analisi 4. la soglia di valutazione superiore, inferiore e criteri di verifica della classificazione 5. modalità per l'informazione e la comunicazione dei dati I limiti stabiliti dal DM 60/02 relativi al PM 10 sono illustrati nella seguente tabella: 9

11 Tabella 1Valore limite per il PM10, seconda fase Le emissioni indotte dalle opere in progetto Le opere in progetto non prevedono l'introduzione di nuove sorgenti inquinanti in atmosfera; le uniche emissioni in atmosfera generate sono esclusivamente legate alla fase di cantiere e pertanto di natura strettamente temporanea. La validità dell'opera risiede in particolare nella produzione di energia elettrica senza ricorrere a fonti fossili che producono un maggiore impatto ambientale, quali gli impianti con la combustione di gas o petrolio. Impatti previsti e potenziali Sulla base delle considerazioni di cui sopra, e tenuto conto che: 1. la produzione di polveri legata alle attività di cantiere sarà di entità molto contenuta e di breve durata, come risulta dall'analisi previsionale condotta, sia per la morfologia dell ambito di lavoro che per le condizioni climatiche tipiche della zona; 2. in ogni caso, in condizioni meteorologiche avverse (ventosità) si adotteranno i consueti accorgimenti, quali la bagnatura delle piste e dei piazzali di transito; 3. buona parte delle aree di cantiere risulta posta a notevole distanza da recettori sensibili; 10

12 E' possibile affermare, quindi, che la realizzazione dell opera non introduce nuove sorgenti di emissioni in atmosfera e comporta la produzione di energia elettrica senza emissioni di anidride carbonica (impatto positivo rilevante e reversibile a lungo termine). 11

13 COMPONENTE AMBIENTE IDRICO B1 QUALITA ED USO DELLA RISORSA IDRICA La descrizione del sistema acquifero superficiale viene effettuata valutando le disponibilità della risorsa idrica e la sua distribuzione annua. Le considerazioni riportate derivano dalle indagini idrologiche meglio dettagliate nel quadro progettuale ed in particolare nel progetto definitivo. L'aspetto qualitativo delle acque del Rio Sbarme è invece trattato facendo riferimento ai dati bibliografici disponibili che sono in massima parte tratti dal Piano di Tutela delle Acque e dalle stazioni di monitoraggio permanente della Regione Piemonte. Tali dati sono in ogni caso riferiti all asta del Po, di cui il Rio Sbarme è un tributario minore. Per quanto attiene, invece, la componente vegetazionale connessa all habitat fluviale si faccia riferimento alle componenti vegetazione flora e fauna ed ecosistemi. In particolare le caratteristiche di funzionalità ecologica del corso d acqua sono analizzate mediante Indice di Funzionalità Fluviale ed indice IBE. Inquadramento idrografico ed idrologico Il Rio Sbarme alla sezione di presa presenta un'area drenata di circa 8,4 kmq, di fatto coincidente con la testata del bacino. Il bacino risulta scarsamente antropizzato: le uniche attività presenti sono rappresentate dai rifugi alpini e dalle attività sciistiche. Il corso d'acqua presenta un regime torrentizio, con un massimo primaverile in corrispondenza dello scioglimento delle nevi. Informazioni dettagliate circa le caratteristiche morfologiche, idrologiche e qualitative della rete idrografica superficiale e sotterranea della pianura cuneese sono contenute nel Piano di Assetto Idrogeologico (P.A.I., Autorità di Bacino del Po, 1999), e nel Piano di Tutela delle Acque (P.T.A., Regione Piemonte, 2004). Queste sono state sinteticamente rielaborate nel presente paragrafo. 12

14 Scheda di rilevamento Dati stazione Regione: Piemonte Provincia: CN Codice: Stazione 1 Bacino idrografico: Po Corpo idrico: Rio Sbarme Quota s.l.m: 1300 Superficie drenata (km 2 ): 7 Distanza dalla sorgente: 3 km Descrizione: a monte del ponte per il depuratore comunale Caratteristiche ambientali Fotografia della stazione Granulometria: massi ciottoli Manufatti artificiali Fondo no Sponda sinistra no Sponda destra no Ritenzione del detrito organico: sostenuta Stato di decomposizione della materia organica (dominano): strutture grossolane Presenza di anaerobiosi sul fondo:assente Organismi incrostanti: feltro rilevabile solo al tatto Batteri filamentosi: assenti Vegetazione acquatica: Hydrurus phoetidus, Bathracospermum sp Indagine IBE Schede di rilevamento

15 Vegetazione riparia: salicone (Salix caprea) acero di monte (Acer pseudoplatanus) frassino (Fraxinus excelsior) Larghezza dell alveo bagnato (4 m) rispetto all alveo di piena (12 m), 30% in percentuale. Velocità media della corrente: elevata soprattutto in corrispondenza dei salti. Data del campionamento 24/03/2012 Organismi Pres. Abb. PLECOTTERI (genere) Isoperla I Protonemura I Perla I Nemoura I Leuctra I EFEMEROTTERI (genere) Ecdyonurus I Epeorus I Baetis I TRICOTTERI (famiglia) Rhyacophilidae I Hydropsychidae I Leptoceridae COLEOTTERI (famiglia) Elminthidae I ODONATI (genere) DITTERI (famiglia) Limonidae I Athericidae I Chironomidae I Simulidae I ETEROTTERI (famiglia) I CROSTACEI (famiglia) GASTEROPODI (famiglia) BIVALVI (famiglia) TRICLADI (genere) Crenobia I IRUDINEI (genere) OLIGOCHETI (famiglia) ALTRI (famiglia) Totale US: 17 Valore di I.B.E: 10 Classe di Qualità: I Giudizio: Ambiente non alterato Indagine IBE Schede di rilevamento

16 Dati idrologici In funzione dei dati idrologici a disposizione e dei modelli di stima adottati, è sono state definite le seguenti caratteristiche idrologiche per l anno medio: Bacino Sbarme Presa Bacino Sbarme Presa Mese Portata media (m3/s) giorni Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Portata media (m3/s) Giugno 0.70 Luglio 0.42 Agosto 0.27 Settembre 0.28 Ottobre 0.30 Novembre 0.26 Dicembre 0.15 Anno medio 0.29 Tabella 1 Portate medie mensili, portata media annua e curva di durata delle portate alla sezione di presa del Rio Sbarme Dati disponibili sulla qualità delle acque Un inquadramento dei dati qualitativi delle acque è desumibile dal Piano di Tutela delle Acque, ed in particolare dallo studio ARPA allegato al piano e dalla Rete di monitoraggio ambientale della Regione Piemonte. 13

17 A livello di macroarea (Alto Po) il livello di compromissione quantitativa della risorsa idrica superficiale si può stimare come medio, in relazione agli altri bacini regionali. Nel settore di pianura, si riscontrano moderate condizioni locali di disequilibrio del bilancio idrogeologico, riferibili ad un elevato tasso di prelievo dall'acquifero. Nella porzione di bacino montano, non si evidenziano specifiche criticità in ordine al bilancio idrogeologico delle acque sotterranee. Nel seguito, si riportano, in particolare, i dati di monitoraggio secondo i dettami del D.Lgs. 152/99, che comprendono indagine IBE, analisi dei parametri macrodescrittori e la classificazione dello stato ecologico ed ambientale del corso d'acqua. L unica stazione di misura quali-quantitativa presente lungo l asta in esame risulta essere quella di Crissolo, quindi sul corpo idrico recettore del Rio Sbarne oggetto della captazione in oggetto. I dati qualitativi del Po a Crissolo confermano uno stato ambientale variabile tra Buono ed Elevato. Tali dati risultano coerenti con gli obiettivi del Piano di Tutela della Acque e del Piano di Gestione del Po. Una disamina più dettagliata sul conseguimento degli obiettivi di piano è stata riportata all interno del Quadro Programmativo. Anno Sezione SACA SECA LIM IBE 2000 Crissolo ELEVATO CLASSE 1 LIVELLO Crissolo ELEVATO CLASSE 1 LIVELLO Crissolo BUONO CLASSE 2 LIVELLO Crissolo BUONO CLASSE 2 LIVELLO Crissolo BUONO CLASSE 2 LIVELLO Crissolo ELEVATO CLASSE 1 LIVELLO Crissolo BUONO CLASSE 2 LIVELLO 2 11 Per una valutazione di maggior dettaglio della qualità del corso d'acqua interessato dalla captazione, sul Rio Sbarme è stata condotta un indagine IBE svolta nel tratto sotteso. La schedatura del campionamento IBE è riportata nella pagina seguente. Il risultati dell indagine IBE sono riassunto nella seguente tabella: Corso d acqua Stazione Valore IBE Classe qualità Rio Sbarme A monte ponte del depuratore 10 I 14

18 I risultati confermano lo stato qualitativo elevato del reticolo idrografico in studio, connesso principalmente alla assenza di interferenze sull asta torrentizia. Figura 2 Rete di monitoraggio e stato qualità dei corpi idrici a specifica destinazione Per quanto riguarda lo stato ambientale ai sensi del D.Lgs 152/99, l'area di interesse non risulta gravata da particolari giudizi. Il giudizio assegnato per la sezione di Crissolo risulta pari a buono. 15

19 Figura 3 Stato ambientale ai sensi del D.Lgs. 152/99 Per quanto riguarda il sistema delle criticità (Tav.10 Criticità quali quantitative), l asta del Po a Crissolo non mostra problematiche, solamente a valle di Revello l area l'area risulta gravata da criticità quantitativa medio (impatto medio dei prelievi con portate in alveo inferiori al DMV per giorni/anno. 16

20 Figura 4 Criticità quali-quantitative Obiettivi del PTA Il Fiume Po risulta essere classificato quale corpo idrico superficiale significativo pertanto risulta soggetto al raggiungimento di specifici obiettivi di qualità ambientale. Come previsto dall art. 18 delle Norme di Piano, gli obiettivi di qualità ambientale per i corsi d'acqua significativi sono i seguenti (entro il 31/12/2016): mantenimento obiettivo di qualità buono come definito dall'allegato I del D.lgs. 152/1999; mantenimento ove presente, lo stato di qualità elevato come definito dall'allegato I del D.lgs. 152/1999; mantenimento, ove già esistente, nei corsi d'acqua naturali, un valore di IBE oppure LIM corrispondente alla Classe I dall'allegato I del D.lgs. 152/

21 Corso Comune/ Stato ambientale Obiettivo fissato dallo Stato Eventuale d acqua Località attuale obiettivo meno rigoroso Intermedio Finale PO CRISSOLO BUONO/ELEVATO BUONO BUONO Impatti previsti e potenziali L analisi dello stato qualitativo attuale del corso d acqua indica uno stato complessivo buono/elevato in linea con gli obiettivi qualitativi futuri. Il Rio Sbarme è un tributario minore del Fiume Po e l analisi qualitativa di dettaglio svolta sul corso d acqua conferma dati in linea con il corpo idrico ricettore, soggetto agli obiettivi ambientali dettati dalla pianificazione del PTA e del Piano di Gestione del Fiume Po. Con la realizzazione delle opere in progetto, che prevedono la regolazione di un rilascio pari al DMV, la misura delle portate, si ritiene che il raggiungimento degli obiettivi di qualità imposti dal PTA siano conseguibili. Risulta comunque previsto un piano di monitoraggio ambientale per valutare l'evoluzione delle caratteristiche chimico fisiche e biologiche nel tratto sotteso. Il piano di monitoraggio pluriennale, meglio illustrato nel quadro progettuale, prevede campagne di monitoraggio con esecuzione di: analisi chimiche e biologiche; indagini IBE; verifiche dei ripristini ambientali; In ragione della congruenza con i dettami della pianificazione specifica, non si assegnano impatti di natura negativa derivanti dalla realizzazione delle opere. Per quanto attiene le interferenze con la produttività dell'ecosistema acquatico e le caratteristiche ambientali del corso d'acqua si rimanda alle specifiche componenti (vegetazione, ittiofauna, mammalofauna ed ecosistemi). 18

22 COMPONENTE SUOLO E SOTTOSUOLO C1 CAPACITA D USO DEL SUOLO Stato attuale della componente La cartografia di riferimento è stata elaborata dall'i.p.l.a. Essa evidenzia le classi di capacità d'uso dei suoli secondo una classificazione a valori crescenti con le limitazioni all'utilizzo dei suoli a fini produttivi. La capacità d'uso dei suoli riferita all'area è presentata nella seguente carta. 19

23 Nell area vasta interessata dalla realizzazione dell impianto idroelettrico, i suoli sono inseriti in Classe V, ossia suoli con forti limitazioni che ne restringono l utilizzazione, salvo casi particolari, al solo pascolo e al bosco. Figura 5 Carta dei suoli della Regione Piemonte In riferimento alla carta dei suoli della Regione Piemonte, l area di interesse è contraddistinta da entisuoli ossia suoli non evoluti, all interno dei quali non sono riconoscibili orizzonti di alterazione ed i processi pedogenetici sono ad un grado iniziale. 20

24 In particolare tali suoli sono caratteristici di versanti montani stabili o cui materiali di partenza sono gneiss di diverso tipo. Questa tipologia di suolo generalmente presenta una copertura a bosco. Impatti previsti e potenziali Le opere in progetto interagiscono con la capacità d'uso del suolo esclusivamente durante la fase di cantiere, con le seguenti azioni di progetto: occupazione temporanea del suolo durante le diverse fasi di cantiere: alcune aree lungo il tracciato della condotta e nei pressi delle opere fuori terra saranno destinate allo stoccaggio del materiale edile e di scavo ed alla movimentazione dei macchinari, al loro parcheggio. Tali aree verranno ripristinate al fine di riportarle nelle condizioni antecedenti i lavori, procedendo ad inerbimento e piantumazioni, anche in accordo con i proprietari dei fondi. operazioni di scavo lungo il tracciato della condotta: Il cantiere mobile interesserà, nel suo evolvere, per tutta la larghezza, ed una lunghezza approssimativa di 580 m. Al termine delle operazioni di posa, le aree circostanti verranno completamente ripristinate; pertanto, si considera minimo l'impatto a carico del suolo; la sottrazione permanente di superfici risulta attribuibile alle seguenti azioni: - l opera di presa viene realizzata parzialmente interrata con dimensioni ridotte, e risulta collocata sulla sponda sinistra del Rio Sbarme; - la condotta forzata verrà interrata per tutto il suo sviluppo. Lungo l asse della condotta (nel tratto di monte, 300 m lineari) verrà sistemato un sentiero/pista inerbita che consentirà di raggiungere l opera di presa. Tale percorso ricalca lo sviluppo si una strada vicinale esistente. Nella porzione di valle il percorso avviene in aree boscate, nelle quali si procederà al ripristino della vegetazione abbattuta con nuove piantumazioni. 21

25 - la centrale idroelettrica è posta lungo la strada vicinale Sbarme, e sarà parzialmente interrata. L opera presenta una superficie di 140 mq che verranno occupati in modo permanente. Particolare cura verrà posta nell esecuzione dei lavori di scavo e nel trattamento del terreno di risulta: prima dell avvio dei lavori di scavo per la realizzazione dell impianto, qualora venisse rilevata la presenza di uno strato di terreno agrario (topsoil) con caratteristiche agronomiche interessanti, questo dovrà essere asportato ed accantonato temporaneamente all esterno della zona di lavorazione, in cumuli di altezza inferiore ai 2 m, con falde inclinate di circa 25 rispetto all orizzontale e all occorrenza inerbite. Il terreno agrario stoccato verrà ridistribuito sulla superficie delle sponde e delle aree circostanti, operando con mezzi meccanici e, dove necessario, manualmente. Qualora il quantitativo risultasse insufficiente, si provvederà all approvvigionamento presso fondi limitrofi in modo che il materiale risulti coerente con quello in posto in termini di reazione (ph), tessitura e contenuto di sostanza organica. Tale accorgimento consentirà di garantire il ritorno della flora batterica e degli agenti fungini di micorizzazione tipici della stazione, di particolare utilità per la riuscita degli interventi di recupero a verde. Le aree di cantiere destinate essere rinverdite saranno sottoposte a lavorazioni profonde con attrezzi discissori allo scopo di attenuare gli effetti del compattamento e successivamente ricoperte con uno strato di terreno agrario La natura sciolta del terreno in posto e la considerevole capacità drenante rendono superflua la realizzazione di un sistema di regimazione idrica. C2 ANALISI GEOLOGICA La relazione geologica viene riportata nella relazione specialistica allegata al Progetto Definitivo, a firma del Dott. Geol. Eraldo Viada (Allegato A04 del Progetto Definitivo). 22

26 COMPONENTE VEGETAZIONE, FLORA E FAUNA D1 VEGETAZIONE L'analisi vegetazionale è stata condotta in base ad indagini di campo (rilievi floristici) e con il supporto di fonti cartografiche regionali (ortofotocarte e cartografia tematica della Regione Piemonte). In particolare, nell area interessata dai lavori la copertura forestale più diffusa è l acero frassineto. Tale copertura forestale si sviluppa in stazioni particolarmente umide e tipicamente negli impluvi. Le specie dominanti sono l acero di monte ed il frassino maggiore, ma assumono localmente un certo rilievo il nocicolo ed il sorbo. Tale vegetazione, oltre inoltre colonizza aree abbandonate della agricoltura e del pascolo. Il rilievo floristico, caratteristico per l area in cui sono realizzate le opere, è riportato nella pagina seguente. La carta forestale è riportata in allegato. Per una caratterizzazione e valutazione del valore ecologico della copertura forestale nel seguito vengono attribuiti i punteggi ed il calcolo secondo la metodica proposta da ARPA Sostenibilità ambientale dello sviluppo Tecniche e procedure di valutazione di impatto ambientale Si presenta nella tabella a seguire le tabelle di riferimento per l'attribuzione dei punteggi. Classificazione del grado di naturalità Valore GRADO DI NATURALITA' CONDIZIONI ECOLOGICHE TIPOLOGIE 1 Naturalità nulla Vegetazione autoctona distrutta. Stadio iniziale. Nessun elemento della vegetazione potenziale. Dinamiche ricostruttive naturali assenti Macerie, margini di strade, bacini idrici artificiali privi di vegetazione originaria, edificato, infrastrutture. 2 Naturalità molto bassa Vegetazione autoctona completamente sostituita. Stadio iniziale. Nessun elemento della vegetazione potenziale. Dinamiche Campi, risaie, frutteti, vigneti, prati stabili a gestione intensiva, pioppeti, incolti di recente abbandono. 23

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29 Valore GRADO DI NATURALITA' CONDIZIONI ECOLOGICHE ricostruttive naturali assenti TIPOLOGIE 3 Naturalità debole Vegetazione autoctona degradata per forte alterazione di struttura e composizione. Stadio dinamico (a struttura anche complessa) senza flora del climax. Struttura profondamente alterata. Presenza di sporadici elementi della vegetazione naturale potenziale. Dinamiche ricostruttive naturali in atto. 5 Naturalità media Vegetazione autoctona a struttura semplificata. Vegetazione potenziale di mantenimento antropico. Presenza di elementi dominanti della vegetazione naturale potenziale. Boschi naturalizzati d'impianto artificiale, rimboschimenti di specie esotiche o locali ma al di fuori del loro ambiente di naturale vegetazione. Coltivi e prati abbandonati con iniziale invasione di specie legnose isolate, vegetazione spondale di specchi d'acqua artificiali, prati da fieno e pascoli permanenti ad estensione molto ridotta. Pascoli, prato-pascoli, praterie naturali derivate da boschi preparatori di betulla, pioppo tremolo, pino silvestre ecc... privi di sottobosco caratteristico, rimboschimenti di specie autoctone ed idonee all'ambiente, vegetazione palustre di transizione a prateria umida. 7 Naturalità medio alta Vegetazione autoctona a carattere secondario. Stadio dinamico con flora del climax. Composizione floristica prossima a quella della vegetazione potenziale ma struttura alterata. Boschi ed arbusteti secondari d'invasione già ben strutturati. Vegetazione palustre in parte alterata ma con possibilità di recupero spontaneo. 10 Naturalità prossima ad una condizione indisturbata Vegetazione autoctona matura o stabile. Composizione floristica e struttura della vegetazione potenziale. Boschi o arbusteti primari (anche dopo tagli che non comportano alterazioni future della composizione), vegetazione durevole rupicola e dei detriti, praterie d'altitudine, vegetazione acquatica e palustre ben strutturate. Classificazione del grado di rarità Valore Grado di rarità Descrizione 1 TIPO DI VEGETAZIONE FREQUENTE 2 TIPO DI VEGETAZIONE ABBASTANZA Cenosi estesa localmente e ad ampia distribuzione regionale Raggruppamento localmente comune, ma espressione di caratteri stazionali tipici del comprensorio e dei suoi dintorni. Oppure, cenosi ad ampia distribuzione regionale, ma di ridotta 24

30 Valore Grado di rarità Descrizione FREQUENTE 5 TIPO DI VEGETAZIONE POCO FREQUENTE 7 TIPO DI VEGETAZIONE RARO 10 TIPO DI VEGETAZIONE RARISSIMO estensione. Cenosi ad ampia distribuzione regionale, ma molto frammentate o relittuali (es. queco-carpineti planiziali, alneti). Espressioni fisionomiche particolari ma non esclusive del sito. Raggruppamento raro con popolamenti a caratteri tipici della stazione e dei suoi immediati dintorni, presenza anche di specie rare. Raggruppamento molto raro, legato a particolari condizioni stazionali esclusive del sito analizzato; presenza di specie rarissime o difficilmente riscontrabili nei dintorni Classificazione del grado di stabilità della vegetazione Valore Grado di stabilità Presenza di specie avventizie Grado di rinnovazione 1 FORMAZIONE REGRESSIVA 3 FORMAZIONE FRAGILE 5 FORMAZIONE PREPARATORIA 8 FORMAZIONE DINAMICA 10 FORMAZIONE STABILE Raggruppamento con specie avventizie e/o cultivar fisionomicamente e numericamente dominanti Raggruppamento con specie avventizie e/o cultivar fisionomicamente dominanti Raggruppamento con specie avventizie superiori al 10% ma che non hanno ruolo di dominanza Raggruppamento con blanda presenza di specie avventizie (< 10%) Raggruppamento specie avventizie senza Rinnovazione arborea autoctona assente. Individui sporadici occasionali Rinnovazione arborea autoctona scarsa. Basso numero di individui presenti Rinnovazione arborea autoctona abbastanza presente. Boschi con specie pioniere, incolti con arbustive pioniere. Rinnovazione arborea autoctona frequente. Persistenza per numero di individui. Presenza di specie erbacee indicative di un fattore limitante Rinnovazione arborea autoctona abbondante. Persistenza per numero di individui e composizione specifica. Dominanza di specie erbacee stenoecie. 25

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32 ACERO FRASSINETO Naturalità Rarità Stabilità CLASSE DI VALORE Punteggi III Sulla base della valutazione della qualità ecologica dedotta dalle tabelle precedentemente riportate, la copertura forestale presenta una media qualità ecologica (Classe III di V). Per quanto riguarda la fascia fluviale non si rileva la presenza di una copertura forestale riparia, in quanto le coperture forestali di versante si spingono fino all alveo inciso. La fascia ripariale si presenta generalmente maggiormente luminosa ed aperta, pertanto oltre alle specie dominanti del bosco di versante, trovano maggiore spazio le latifoglie mesofile e pioniere che sono presenti sporadicamente nel sottobosco, ed in particolare Acer pseudoplatanus, Laburnum alpinum, Sorbus aria. Impatto sulla copertura forestale Gli impatti a carico della copertura forestale saranno essenzialmente riconducibili alle operazioni di taglio da effettuare le la realizzazione dell opera di presa e del tracciato della condotta. La vegetazione interessata dalle operazioni di abbattimento è riconducibile alla vegetazione di forra con elementi dei boschi di invasone ed in particolare le specie che verranno abbattute sono principalmente acero di monte, frassino e nocciolo. Le specie di grosso diametro presenti nell area di cantiere (alcuni faggi e larici) saranno in ogni caso preservate. Al fine di definire l entità degli interventi a carico della vegetazione è stato condotto un cavallettamento totale delle piante da abbatte, distinto tra opera di presa, condotta e centrale. Il piedilista di cavallettamento è riportato nelle pagine seguenti. Presso la presa si prevede di abbattere circa 14 piante collocate sulla sponda sinistra del Rio Sbarme, per realizzare l area di cantiere e per la costruzione dell opera di presa e dell edificio di manovra. La vegetazione è costituita principalmente da noccioli. 27

33 COMUNE DI CRISSOLO Centrale e scarico Cavallettamento totale piante da abbattere presso la centrale Superficie 200 m 2 Diametro (cm) Area basimetrica (m 2 ) Altezza (m) F Volume (m 3 ) Specie Abete rosso Frassino Frassino Frassino Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Frassino TOTALE H media Specie Abete rosso 1 Acero di monte 7 Frassini 4 Abete rosso Acero di monte Frassini

34 COMUNE DI CRISSOLO Opera di presa Cavallettamento totale piante da abbattere presso l'opera di presa Superficie 200 m 2 Diametro (cm) Area basimetrica (m 2 ) Altezza (m) F Volume (m 3 ) Specie Larice Nocciolo Nocciolo Nocciolo Nocciolo Nocciolo Nocciolo Nocciolo Frassini Frassini Frassini Frassini Salicone Salicone TOTALE H media Specie Larice 1 Noccioli 7 Frassini 4 Salicone 2 Larice Noccioli Frassini Salicone

35 COMUNE DI CRISSOLO Tracciato condotta Cavallettamento totale piante da abbattere lungo il tracciato della condotta Diametro (cm) Area basimetrica (m 2 ) Altezza (m) F Volume (m 3 ) Specie Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Nocciolo Nocciolo Nocciolo Nocciolo Nocciolo Frassino

36 Frassino Frassino Frassino Frassino Frassino Nocciolo Nocciolo Nocciolo Nocciolo Nocciolo Nocciolo Nocciolo Betulla Betulla Betulla Salicone Salicone Salicone Frassino Frassino Frassino Frassino Frassino Frassino Frassino Frassino Frassino Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte Acero di monte

37 TOTALE H media Specie Frassino 15 Acero di monte 83 Salicone 3 Betulla 3 Nocciolo 12 Frassino Acero di monte Salicone Betulla Nocciolo

38 Foto 1 Copertura forestale in corrispondenza del punto di ubicazione dell opera di presa Figura 6 Composizione delle piante da abbattere presso l opera di presa per l allestimento del cantiere e la realizzazione delle opere Nel tratto di monte del tracciato della condotta, la stima delle piante da abbattere ha tenuto in considerazione lo sviluppo del cantiere mobile su una larghezza di circa 4,5 m al fine di considerare anche la larghezza per eventuali scavi e riporti. 28

39 Foto 2 Copertura forestale lungo il tracciato della condotta (Radura colonizzata da aceri di monte) Foto 3 Copertura forestale lungo il tracciato della condotta (Area a corileto) 29

40 Foto 4 Bosco di versante nel tratto di valle Foto 5 Tracciato nel tratto a valle della strada comunale per Oncino 30

41 Nella parte di valle (a valle della pista da sci) la larghezza di cantiere è stata stimata di circa 3,50 m i quanto non si prevede la realizzazione di una pista permanente sul tracciato della condotta. Il numero complessivo di piante da abbattere è di 116. In gran parte il taglio viene effettuato su giovani esemplari di acero di monte e nocciolo. Non si prevede il taglio di piante di grosso diametro. Presso la centrale e lo scarico i tagli a carico della vegetazione sono ridotti ad alcune specie presenti nella scarpata a valle della strada vicinale,pertanto si prevede l abbattimento di n. 12 piante per la realizzazione del cantiere e delle opere. Le operazioni di abbattimento previste, pur significative sotto il profilo numerico di esemplari tagliati, sono a carico di alberi del piano dominato o in aree recentemente colonizzato dall acero frassineto, e pertanto risultano a carico delle classi diametriche minori. Nel tratto di monte, ove si prevede la realizzazione di una pista permanente, il tracciato segue ed amplia una pista esistente, variandone leggermente lo sviluppo planimetrico per mantenere alcune 31

42 ceppaie con frassini e aceri di grande diametro di interesse naturalistico e utili al consolidamento del versante. Nel tratto in cui il tracciato segue la massima pendenza del versante si prevede un taglio per una larghezza massima di 3,50 m al fine di posare la condotta (diametro 700 mm). La presenza di un fitto piano dominato con esemplari di piccola taglia consente di evitare l abbattimento delle specie di maggiore statura e rappresenta per il bosco una sorta di taglio a fessura che non rappresenta un elemento di instabilità alla copertura forestale. Va ricordato che lungo tutto il tracciato dovrà prevedersi un corretto ripristino dei luoghi, facendo ricorso ad inerbimenti, nuove piantumazioni ed eventualmente interventi di ingegneria naturalistica a fini di garantire una rapida ricolonizzazione della vegetazione autoctona. Va comunque segnalato che acero e frassino presentano una elevata capacità colonizzatrice di suoli nudi e pertanto si attende una veloce ricostituzione naturale del bosco nei tratti interferiti. Come già anticipato, l alterazione del regime delle portate naturali del Rio Sbarme si ritiene che non influisca sulla composizione e la struttura delle bordure ripariali, in quanto la morfologia torrentizia impedisce lo sviluppo di una formazione propriamente ripariale ed igrofila, ma è costituita dalle medesime specie che colonizzano i versanti, meno sensibili alle attese alterazioni idrologiche del rio. 32

43 D2 MAMMALOFAUNA L'analisi faunistica effettuata si è basata sia su fonti bibliografiche, sia su osservazioni dirette effettuate in campo. Nelle seguenti pagine si citano le caratteristiche delle principali famiglie di mammiferi che frequentano l'area di interesse, ponendo particolare attenzione a quei mammiferi che frequentano stabilmente il corso d'acqua principale. Il numero di specie strettamente legate al corso d'acqua, che cioè svolgono le loro abituali attività nell'ambiente liquido, sono comunque limitati a 2-3 specie la cui presenza può ritenersi potenziale nell'area vasta. Ungulati Con il termine di Ungulati si indica un gruppo di Mammiferi caratterizzati dall avere la parte terminale delle dita (falangette) ricoperte da robuste unghie (zoccoli). Si tratta di un super ordine cui appartengono gli Artiodattili, che a loro volta si distinguono nelle famiglie Suidi, Bovidi e Cervidi. Superordine Ordine Sottordine Famiglia Specie Suiformi Suidi Cinghiale Muflone Artiodattili Bovidi Camoscio Stambecco Ungulati Ruminanti Capriolo Cervidi Cervo (Perissodattili) Daino Illustrazione 2Tassonomia degli ungulati Un quadro tassonomico degli ungulati è presentato nell'illustrazione 2. Vengono di seguito descritte le specie potenzialmente presenti nell'area di studio: 33

44 Cinghiale (Sus scrofa) Progenitore del suino domestico, questo ungulato ha subito un forte incremento della popolazione, negli ultimi anni in Piemonte, legato sia all'abbandono del territorio da parte dell'uomo, sia per l'interesse venatorio. Il cinghiale è dotato di una notevole adattabilità, pertanto è in grado di utilizzare ambienti diversi, purché provvisti di acqua e con una copertura forestale che garantisca tranquillità e fonti alimentari. L'animale è onnivoro, ma la dieta è basata soprattutto sui prodotti del bosco, a partire dai semi carnosi come ghiande e castagne. In periodi meno favorevoli si nutre anche di anellidi, artropodi ed anche mammiferi di piccola taglia. L'area vasta rappresenta un habitat idoneo alla vita del cinghiale, che è abbondantemente diffuso sul territorio. I dati di distribuzione conosciuti confermano la presenza in tutto il settore montano della Valle Po. Figura 7 Distribuzione del cinghiale in Piemonte 34

45 Capriolo (Capreolus capreolus) Specie molto adattabile, occupa principalmente il settore montano e subalpino. Le densità sono molto variabili, ma è comunque presente in tutto il Piemonte. Le popolazioni maggiori vivono tra gli 800 ed i 1600 m s.l.m., in ambienti forestali caratterizzati da boschi di latifoglie con ricco sottobosco ed aree con prati-pascolo anche di recente abbandono. Il capriolo è un brucatore, che evidenzia anche dodici fasi giornaliere di alimentazione. Si ciba di diverse essenze, del sottobosco e non. I danni arrecati alla rinnovazione possono essere ingenti, se si accompagna un'elevata densità di popolazione alla presenza di altri ungulati brucatori. L'area vasta è frequentata per tutto l'anno. Figura 8 Distribuzione del capriolo in Piemonte 35

46 Camoscio (Rupicapra rupicapra) La specie in Piemonte, dopo aver subito una forte contrazione durante la Seconda Guerra Mondiale, ha raggiunto attualmente il massimo storico. Questo animale, è un pascolatore brucatore la cui dieta si basa su diverse leguminose, graminacee, ed in inverno su germogli di conifere o faggio ed altri vegetali disponibili. Figura 9 Distribuzione del camoscio in Piemonte Lagomorfi Lepre comune (Lepus europaeus) La lepre comune, originaria di ambienti steppici, ha trovato condizioni ottimali nell'intorno di terreni coltivati, ove però permangano zone di rifugio. La lepre frequenta tuttavia diversi ambienti, dalle brughiere ai boschi con un ricco sottobosco, ai pascoli alpini, fino a quote intorno ai 2000 m s.l.m. oltre la quale è vicariata dalla lepre bianca. La popolazione piemontese di lepri è in diminuzione, in ragione dell'antropizzazione crescente dell'ambiente rurale, dell'uso di prodotti chimici, e dell'aumento delle monocolture e della 36

47 meccanizzazione agraria. L'area più idonea alla vita della lepre è nella zona ecotonale tra i prati stabili e le formazioni boschive. Canidi Lupo (Canis lupus) Estinto dalle alpi alla fine del secolo scorso, il lupo sopravvissuto in Italia nelle foreste appenniniche, ha gradualmente recuperato spazi nei territori da cui era scomparso e grazie a numerosi progetti di studio e ricerca, allo stato attuale è da considerarsi come stabilmente insediatosi nell ambito montano delle Alpi Marittime e della Val di Susa. Figura 10 Branchi di lupo presenti in Provincia di Cuneo ( ) Volpe (Vulpes vulpes) La volpe è frequentatrice di molti ambienti, pertanto la si può trovare in tutta l'area di studio. 37

48 Ha un comportamento alimentare di tipo carnivoro, soprattutto a carico di piccoli mammiferi ed uccelli, ma nella stagione fredda risulta preponderante una dieta a base di piccoli frutti, rifiuti... La mortalità della specie è legata anche alla predazione dell'aquila reale e del lupo, ma anche caccia ed incidenti stradali. L'area è frequentata tutto l'anno. Figura 11 Distribuzione piemontese della volpe Mustelidi I mustelidi sono una famiglia di mammiferi predatori che comprendono la martora, la donnola, la puzzola, l'ermellino. L'habitat ideale è legato ad aree boscate alternate a prati pascoli e coltivi. Puzzola (Mustela putorius) La puzzola è specie che frequenta diversi ambienti, soprattutto forestali, ma che è strettamente legato alle aree umide ed alle golene boscose degli alvei fluviali. L'attività antropica nei tratti di fondovalle e di pianura ha allontanato e ridotto la presenza della specie, che tuttavia risulta presente nei tratti torrentizi alpini ed appenninici. Martora (Martes martes) 38

49 La specie colonizza di preferenza gli habitat di foresta, senza preferenza per boschi decidui, misti o di conifere. Tra le foreste si incontra più frequentemente in quelle mature, rispetto a quelle di recente formazione. Anche se la specie è specializzata per la vita nei boschi, vive anche fuori dalle foreste. La martora è diffusa in grande parte del territorio piemontese, in ambito planiziale come in montagna. Figura 12 Distribuzione piemontese della martora Donnola (Mustela nivalis) Specie molto adattabile ad ambienti differenti, è presente sia in pianura che in quota, ove raramente supera i 1000 m s.l.m. Il sito in parola potrebbe rappresentare il limite altitudinale della distribuzione in Piemonte. 39

50 Figura 13 Distribuzione della donnola in Piemonte Tasso (Meles meles) E' un animale notturno, di abitudini solitarie e territoriale. La tana, profonda, viene scavata lungo i pendii boscosi o cespugliosi; presenta una complessa rete di gallerie e diverse camere. Grazie a questa complessità di struttura la tana può essere condivisa con altri animali, quali Volpi ed Istrici. Il Tasso può essere considerato un vero onnivoro, la qual cosa gli consente di occupare nella piramide alimentare una posizione decisamente strategica potendo utilizzarne tutti i componenti. E uno degli animali che ha maggiormente subito gli effetti della presenza umana, la quale ne ha ridotto considerevolmente la diffusione. 40

51 Figura 14 Distribuzione piemontese del Tasso Micromammiferi Si presentano di seguito i mammiferi di piccola taglia che si possono incontrare nell'area di studio: si tratta di Soricidi, Sciuridi, Gliridi, Muridi. Riccio (Erinaceus aeuropaeus) Il riccio è specie insettivora con abitudini notturne. Durante la stagione fredda si protegge in un nido di foglie secche. Nell'area vasta l'habitat è rappresentato dalle aree agricole e boscate. Talpa europea (Talpa europaea) La talpa colonizza ambienti di prateria e boschi decidui, anche molto umidi. La dieta è essenzialmente basata su lombricidi. Moscardino (Muscardinus avellanarius) Specie arboricola che predilige gli ambienti forestali caratterizzati da un fitto strato arbustivo. Frequenta le aree planiziali ele zone montane fino ad oltre i 1900 m s.l.m. 41

52 In Piemonte è ampiamente diffuso e nelle zone montane e prealpine collinari lo si può considerare ubiquitario. In pianura risulta maggiormente localizzato, e trova rifugio in fasce boscate residuali quali i boschi ripaliali. Il moscardino è inserito all Allegato IV della Direttiva 43/92/CEE Toporagno nano (Sorex minutus) Specie più piccola del toporagno, si ciba di insetti, ragni, vermi, ma anche carogne. Toporagno d'acqua (Neomys fodiens) Il toporagno d'acqua è un mammifero di piccolissima taglia (inferiore a 10 cm) che vive nella fitta vegetazione presso le acque dolci. La dieta si basa su larve di insetti ed altri invertebrati acquatici. Con la saliva velenosa può predare piccoli pesci, rane e piccoli mammiferi. Presenta degli adattamenti alla vita subacquea, come frange natatorie e la chiusura delle aperture auriculari durante il nuoto. Toporagno acquatico di Miller (Neomys anomalus) Ha lo stesso habitat del toporagno d'acqua, ma con areale limitato alle Alpi. Scoiattolo (Sciurus vulgaris) E' un sciuride il cui habitat è legato all'ecosistema bosco: si nutre soprattutto di semi e nocciole, ma anche germogli. Moscardino (Muscardinus avellanarius) Presente in bosco, dove si nutre di noci, semi ed insetti. Quercino (Eliomys quercinus) Abitante del bosco, ma anche frutteti e zone rocciose. Presenta una dieta piuttosto varia. Ghiro (Glis glis) Il ghiro si nutre di frutti, noci, semi, ma anche insetti. Talvolta arreca danni in frutticoltura e selvicoltura. L area in studio rappresenta il limite altitudinale di distribuzione. 42

53 Chirotteri I pipistrelli sono gli unici mammiferi volanti. La maggior parte delle specie italiane appartiene alla famiglia dei Vespertilionidi. I chirotteri europei (30 specie) sono tutti insettivori, e proprio la rarefazione dell'entomofauna, legata all'impiego di pesticidi, rappresenta una minaccia per le specie presenti sul territorio. Inoltre, la scomparsa di habitat ideali soprattutto allo svernamento (cavità di alberi, ed in generale superfici forestate) ed il disturbo dei siti di rifugio posti in costruzioni contribuiscono alla riduzione numerica dei chirotteri. Tutti i chirotteri italiani sono inseriti nell'allegato IV della direttiva habitat 92/43, ossia come specie che necessitano di protezione rigorosa, inoltre parte di essi sono inseriti nelle categorie di minaccia della I.U.C.N. come specie minacciate o a minor rischio. La lista che segue presenta i chirotteri il cui areale potenziale insiste nell'area di intervento, secondo gli areali di distribuzione indicati in Guida alla fauna d interesse comunitario Direttiva Habitat 92/43/CEE Rhynolophus euryale Rhynolophus ferrumequinum Rhynolophus hipposideros Barbastella barbastellus Eptesicus serotinus Hypsugo savii Miniopterus schrebersii Myotis bechstenii Myotis blythii Myotis capaccini Myotis daubentonii Myotis emarginatus Myotis myotis Myotis mystacinus Myotis nattereri Nyctalus lasiopterus 43

54 Nyctalus leisleri Nyctalus noctula Pipistrellus kuhlii Pipistrellus nathusii Pipistrellus pipistrellus Plecotus auritus Plecotus austriacus Tadarida teniotis Sulla base delle caratteristiche stazionali e delle segnalazioni note per il Piemonte, nelle seguenti pagine si riportano le caratteristiche delle specie di chirotteri rinvenute in Valle Po, secondo i dati pubblicati in I chirotteri del Piemonte e della Valle d Aosta e Guida al riconoscimento di ambienti e specie della direttiva Habitat in Piemonte. In particolare, molti dei dati raccolti fanno riferimento al sito di Grotta di Rio Martino, collocato poco distante dal Rio Sbarme (1,0 km), sul medesimo versante orografico. Tale area è segnalata come una delle principali colonie di chirotteri del Piemonte. 44

55 Figura 15 Principali colonie di chirotteri in provincia di Cuneo ed indicazione dell area in studio Rhinolophus spp Le specie del genere Rhinolophus spp. Sono specie tipicamente troglofile, in particolar modo durante lo svernamento, mentre nella stagione estiva si insediano in edifici abbandonati o poco frequentati. Il fattore di minaccia principale per le specie di Rhinophus è la riduzione di prede connessa alla distruzione di habitat naturali o l utilizzo di pesticidi in agricoltura, nonchè il disturbo dei siti di rifugio e svernamento, collocati in vicinanza di insediamenti umani. Nell area di interesse sono conosciuti siti di svernamento di Rhinolophus ferrumequinum e colonie riproduttive di Rhinolophus hipposideros. 45

56 Figura 16 Segnalazioni storiche ed attuali di R. hipposideros (blu), R. ferrumequinum (azzurro) e R. euryale (rosso). Barbastella barbastellus Il Barbastello è specie di zone boscose e collinari e di media montagna, ma che frequenta anche aree urbanizzate fino a quote superiori a 2000 m. I rifugi estivi sono rappresentati prevalentemente dalle costruzioni e talora da cavità degli alberi e nelle regioni meridionali dalle grotte. I rifugi invernali, dove l animale sverna solitario o in gruppi anche di migliaia di individui, sono rappresentati da ambienti sotterranei naturali o artificiali ed occasionalmente da edifici e cavità degli alberi. E specie comunque molto resistente al freddo che si può veder volare anche in pieno inverno. E specie particolarmente sensibile al disturbo operato dall uomo nei rifugi situati in grotte e costruzioni ed anche minacciata dalla scomparsa degli habitat idonei e avvelenamento delle risorse trofiche a causa degli insetticidi. 46

57 Figura 17 Segnalazioni di B. Barbastellus in Piemonte (in blu) Myotis myotis Il vespertillo maggiore è specie primariamente forestale che predilige località temperate e calde di pianura e collina, fino generalmente ai 600 m, ma può spingersi anche fino ai 2000 m. Nella buona stagione si rifugia, anche per la riproduzione, nei fabbricati, o in ambienti sotterranei naturali e artificiali e più di rado nelle cavità degli alberi o nelle cassette nido; sverna generalmente in ambienti sotterranei. Si trova sia isolato che in colonie numerose di migliaia di individui. Si accoppia da agosto alla primavera successiva, anche nei luoghi di svernamento, ma prevalentemente in autunno. E specie che preda soprattutto artropodi terragnoli, in netta prevalenza coleotteri carabidi. E specie minacciata dalle alterazioni dell habitat (deforestazione, intensificazione delle pratiche agricole, perdita di siti di rifugio, riproduzione ed ibernazione), nonché dal disturbo operato alle colonie riproduttive. 47

58 Figura 18 Segnalazioni di M. myotis Myotis emarginatus E specie piuttosto termofila che può spingersi sin verso i 1800 m e che comunque predilige zone temperato calde di pianura e collina. Al Nord i rifugi estivi sono rappresentati da edifici, ma anche cassette nido e cavità dei muri e degli alberi. Si ciba di vari tipi di insetti, compresi i bruchi, e ragni e cattura le sue prede sia in volo che sui rami o sul suolo. Può formare colonie di alcune centinaia di individui, condividendo gli ambienti talora con altri chirotteri. L alterazione dell habitat e dei siti di riproduzione e svernamento, nonché il disturbo alle colonie sono considerati i principali fattori di declino della specie. 48

59 Figura 19 Segnalazioni di M. emarginatus Myotis nattereri E specie che predilige le aree boscose con paludi o altri specchi d acqua, nonché parchi e giardini delle zone urbanizzate fino a quasi 2000 m. Nella buona stagione si rifugia nelle cavità degli alberi, nelle cassette nido, negli edifici e in ambienti sotterranei naturali o artificiali. Sverna, solitario o in piccoli gruppi od anche numerosi, spesso misti con il Vespertilio di Daubenton, tra ottobrenovembre a marzo-aprile in ambienti sotterranei naturali od artificiali. Si nutre di una grande varietà di artropodi (insetti, ragni) che cattura per la maggior parte sui rami o sul terreno. Può formare assembramenti, anche di centinaia di individui, misti ad altri chirotteri. Le alterazioni degli ambienti di caccia e la perdita di siti di rifugio, riproduzione e ibernazione sono considerate le cause del declino della specie. 49

60 Figura 20 Segnalazioni di M. nattereri Plecotus auritus E specie che abita i boschi radi di latifoglie e conifere, i parchi ed i giardini di paesi e città e che può rinvenirsi a quote anche superiori ai 2000 m (Alpi) o ai 3000 (Kashmir). Durante la buona stagione frequenta cavità degli alberi, cassette nido ed edifici. In inverno frequenta, solitario o a piccoli gruppi, cavità sotterranee naturali o artificiali, raramente cavità degli alberi. Gli accoppiamenti avvengono soprattutto a fine estate ed in autunno, ma non è da escludere che avvengano anche in primavera o nei luoghi di svernamento. La dieta è composta in larga maggioranza da lepidotteri e da grossi ditteri. Può formare colonie miste con l Orecchione meridionale. Oltre all alterazione degli habitat e alla diminuzione delle sue prede, il maggior pericolo per la specie è rappresentato dal disturbo operato dall uomo nei rifugi situati in costruzioni e dal taglio dei vecchi alberi cavi. 50

61 Figura 21 Segnalazioni di Plecotus auritus Fauna mammifera di interesse conservazionistico Nome comune Nome scientifico Direttiva Habitat CONV. DI BERNA (All. II) Status IUCN- Red List (2009) Carnivora Canidae Lupo Canis lupus All. 2, All. 4 X LC Chiroptera Rinolofo minore Barbastello Rhinolophus hipposideros Barbastella barbastellus All. 2, All. 4 X LR All. 2, All. 4 X VU Vespertillo maggiore Myotis myotis All. 2, All. 4 X LR Vespertillo di Blyth Myotis blythii All. 2, All. 4 X LR Vespertillo smarginato Vespertillo Natterer di Myotis emarginatus All. 2, All. 4 X LC Myotis nettereri All. 4 X LC 51

62 Orecchione comune Plecotus auritus All. 4 X Rodentia - Gliridae Moscardino Muscardinus avellanarius All. 4 X LR Impatto sulla mammalofauna Gli impatti a danno della fauna mammifera sono da distinguere tra quelli legati all'attività di cantiere, di natura temporanea, e quelli di natura permanente relativi all'esercizio dell'impianto, riconducibili principalmente alla sottrazione della risorsa idrica dall alveo del Rio Sbarme con finalità energetiche per un tratto di lunghezza circa 600 m. Durante le fasi di cantiere si potrà arrecare un certo disturbo alle popolazioni che frequentano l'area, ma i danni più acuti si ripercuoteranno sugli individui i cui luoghi di ricovero (tane, zone di rifugio o svernamento) andranno rimossi durante i lavori (abbattimento alberi, scavi). Le trasformazioni che verranno localmente indotte al corso d'acqua (rallentamento del corso d'acqua e formazione di un bacino a monte della traversa) possono ritenersi trascurabili nei confronti della fauna mammifera. Per quanto riguarda l impatto specifico nei confronti delle specie più forestali come alcune specie di chirotteri e il moscardino, nell ambito del progetto si sono previsti interventi di taglio della vegetazione, volti principalmente a realizzare lo scavo per la posa della condotta ed a realizzare un tratto di pista permanente per l accesso alla presa (300 m) lungo il tracciato di una mulattiera eisstente. Nella realizzazione del cantiere non si prevede l abbattimento di piante ad alto fusto con grande diametro (d > 30 cm), pertanto si ritiene che tale interferenza possa considerarsi poco significativa in quanto: la realizzazione delle opere non riduce la superficie forestale esistente, ma effettua tagli a carico del piano arbustivo dominato del bosco esistente; gli interventi non prevedono tagli a carico di piante di grande diametro. 52

63 D3 ORNITOFAUNA, ERPETOFAUNA ED ENTOMOFAUNA Ornitofauna Gli ambiti alpini presentano sempre una buona diversità ornitica perché la variabilità morfologica, vegetazionale e climatica garantisce il mantenimento di habitat molto eterogenei su superfici anche limitate. Nell'area vasta individuata si possono riscontrare infatti ambienti torrentizi, fasce forestali con tipologie vegetazionali differenti, prati, pascoli, rupi che si traduce pertanto un numero di specie nidificanti piuttosto elevato. Il settore occidentale delle Alpi è inoltre un importante sito di migrazione autunnale per diverse famiglie di uccelli, in particolare modo per rapaci diurni. Le rotte migratorie attraversano principalmente in direzione N - S i settori montani e planiziali delle Piemonte occidentale per poi raggiungere il bacino del Mediterraneo. In ragione della maggiore sensibilità alle alterazioni ambientali, si presenta una lista delle specie di particolare interesse conservazionistico inserite nell allegati I della Direttiva Uccelli presenti nell area vasta di Crissolo. Oltre alla presenza in direttiva Uccelli viene indicato l interesse conservazionistico a livello europeo secondo le categorie SPEC, in cui: SPEC 1: specie di interesse conservazionistico globale SPEC 2: specie con status di conservazione europeo sfavorevole, concentrata in Europa SPEC 3: specie con status di conservazione europeo sfavorevole, non concentrata in Europa Non SPEC: specie con status di conservazione europeo favorevole, non concentrata in Europa Non SPEC E specie con status di conservazione europeo favorevole, concentrata in Europa W: relativo al solo svernamento NE: non valutata Nome comune Nome scientifico Fenologia Dir. Uccelli 2009/147/CE Categoria SPEC (Allegato I) Garzetta Egretta garzetta M X Non-SPEC Cicogna bianca Ciconia ciconia M X SPEC 2 Cicogna nera Ciconia nigra M X SPEC 2 53

64 Falco pecchiaiolo Pernis apivorus N,M X Non SPEC E Gipeto Gypaetus barbatus Reintrodotto X SPEC 3 Aquila reale Aquila chrysaetos N,S X SPEC 3 Nibbio bruno Milvus migrans M X SPEC 3 Nibbio reale Milvus milvus M X SPEC 2 Circus cyaneus Albanella reale M X SPEC 3 Circus pygargus Albanella minore M X Non SPEC E Falco pescatore Pandion haliaetus M X SPEC 3 Gufo reale Bubo bubo N X SPEC 3 Succiacapre Caprimulgus europaeus M X SPEC 2 Falco pellegrino Falco peregrinus N X Non-SPEC Falco cuculo Falco vespertinus M X SPEC 3 Smeriglio Falco colombarius M X Non-SPEC Biancone Circaetus gallicus N X SPEC 3 Civetta capogrosso Aegolius funereus N X Non-SPEC Coturnice Alectoris graeca saxatilis N X SPEC 2 Pernice bianca Lagopus mutus helveticus N X Non-SPEC Gallo forcello Tetrao tetrix tetrix N X SPEC 3 Picchio nero Dryocopus martius N X Non-SPEC Tottavilla Lullula arborea M X SPEC 2 Averla piccola Lanius collurio N X SPEC 3 Gracchio corallino Pyrrhocorax pyrrhocorax N X SPEC 3 Ortolano Emberiza hortulana N X SPEC 2 Figura 22 Elenco delle specie di interesse conservazionistico nell area di interesse (Fenologia: N = nidificante, M = migratore, S= stanziale); Nell area in studio sono presenti diverse specie ornitiche di interesse comunitario elencati all allegato I della Direttiva Uccelli, di cui alcune sono considerate in declino a livello continentale. Per la tipologia di intervento, che prevede la derivazione d acqua da un torrente montano a quota di 1300 m s.l.m. si ritiene di circoscrivere l analisi delle potenziali interferenze alle specie maggiormente legate all ambiente acquatici di acque correnti. 54

65 Tali specie, nell area di interesse, sono: Airone bianco maggiore (Egretta alba) Airone cenerino (Ardea cinerea) Ballerina bianca (Motacilla alba) Ballerina gialla (Motacilla cinerea) Cormorano (Phalacrocorax carbo) Merlo acquaiolo (Cinclus cinclus) In particolare il merlo acquaiolo è specie tipica dei corsi d'acqua montani con acque molto ossigenate, con salti e pozze e rive ben vegetate. La specie è sedentaria nel tratto vallivo della Valle Po. La nidificazione avviene in zone riparate o pareti rocciose, spesso allo sbocco dei torrenti laterali sui fondovalle. La specie è molto legata all'ecosistema fluviale, quindi opere di derivazione, imbrigliamenti ed inquinamento influiscono negativamente sulle popolazioni. E' probabilmente la specie più sensibile alle modificazioni ambientali indotte dall'opera in progetto. Il merlo acquaiolo è inserito all allegato II della Convenzione di Berna, ed è considerato come Vulnerabile nella lista rossa degli uccelli italiani, redatta a cura di LIPU e WWF (Calvario, Gustin, Sarroco, Gallo-Orsi, Bulgarini, Fraticelli) pubblicata nel Le ballerine e gli ardeidi risultano ben distribuiti lungo i corsi d acqua della Valle Po, e presentano una maggiore adattabilità ecologica rispetto al merlo acquaiolo. Non sono inseriti nella Lista Rossa Italiana. 55

66 Figura 23 Percorsi migratori primaverili Figura 24 Percorsi migratori estivi 56

67 Erpetofauna La lista degli anfibi ed i rettili presenti nell'area è dedotta dall'atlante degli anfibi e dei rettili della Valle d'aosta (Andreone, Sindaco; Museo di Scienze Naturali di Torino). Nome comune Nome scientifico Direttiva Habitat Status IUCN-Red List Urodela Salamandra di Lanza Salamandra lanzai All. 4 VU Salamandra pezzata Salamandra salamandra LC Anura Rospo comune Bufo bufo LC Rana temporaria Rana temporaria All. 5 LC Squamata Orbettino Anguis fragilis NE Ramarro occidentale Lacerta bilineata All. 4 LC Lucertola muraiola Podarcis muralis LC Coronella austriaca Coronella austrica All. 4 NE Biacco Hierophis viridiflavus LC Vipera comune Vipera aspis LC Le specie sopra indicate rappresentano quelle di accertata presenza nell'area, è peraltro probabile che la reale distribuzione di alcuni taxa sia più ampia. In occasione dei sopralluoghi condotti è stato possibile osservare direttamente la presenza di Rana tempora ria lungo il Rio Sbarme poco a monte del sito previsto di captazione. 57

68 Foto 6 Esemplare di Rana temporaria Entomofauna Circa l'entomofauna bentonica si rimanda al capitolo relativo alla qualità delle acque, mentre sull'entomofauna terrestre non sono stati condotti approfondimenti. Impatto su ornitofauna, entomofauna ed erpetofauna Le comunità animali descritte sono sensibili all'integrità dell'habitat naturale di appartenenza. Soprattutto le specie legate ad ecosistemi acquatici risentono in maggiore misura delle modificazioni indotte dall'opera in progetto. Per quanto riguarda gli impatti di cantiere vale quanto detto per i mammiferi, con la precisazione che per evitare fenomeni di forte stress agli individui in cova sarebbe auspicabile concentrare i lavori nel periodo autunnale-invernale. Con tale accorgimento si può stimare sia minimizzato e compatibile l'impatto temporaneo del cantiere. A risentirne maggiormente sarà la popolazione anfibia in quanto l'effetto sull'ambiente acquatico si manifesterà nella sensibile riduzione degli habitat umidi, con inoltre un calo numerico delle prede disponibili per l'ornitofauna (Merlo acquaiolo) comportando un impatto limitato, ma permanente. Si 58

69 può assegnare pertanto un impatto di natura lieve/reversibile a breve termine in quanto la potenziale diminuzione delle popolazioni più sensibili non dovrebbe comunque condizionarne la stabilità. Il piano di monitoraggio IBE, delle analisi chimiche e dell'ittiofauna permetteranno di avere una costante analisi sull'evoluzione ambientale a seguito della derivazione e garantirà di individuare eventuali criticità. In conclusione si può affermare come per le specie non legate direttamente al corso d'acqua non si attendono impatti negativi permanenti, mentre per le specie più acquatiche, ed in particolare il Merlo acquaiolo, l'effetto della derivazione si potrebbe ripercuotere nella diminuzione quanti qualitativa dell'habitat. D4 ITTIOFAUNA Lo studio preliminare sull ittiofauna del Rio Sbarme è stato redatto su base bibliografica, utilizzando i dati pregressi disponibili in bibliografia, ed in particolare quelli relativi alla Carta Ittica Relativa al Territorio della Regione Piemontese (A.A.V.V.,1991) ed alla pubblicazione Ricerche sugli ambienti acquatici del Po Cuneese (Memorie dell associazione naturalistica Piemontese Vol VIII), I dati della carta ittica Regionale sono riferiti alla sezione disponibile più prossima al tratto fluviale analizzato, ossia la sezione del Fiume Po ad Oncino (cod. 01).. 59

70 Figura 25 Estratto della carta ittica regionale Dal punto di vista strettamente ittiologico l esame dei dati dalla Carta Ittica del 1991 mette in evidenza la presenza, nel corso d acqua, di una continuità ittica costituita da salmonidi (trota fario). Per quanto riguarda il popolamento ittico, il Fiume Po nel tratto in esame ricade in zona a Trota fario. Per quanto riguarda il popolamento macrobentonico sono descritte 29 unità specifiche, a cui corrisponde la prima classe di qualità biologica; si riporta nel seguito la scheda di rilevamento. I dati preliminari raccolti sono riferiti ad un tratto di riferimento collocato significativamente a valle dell area in studio, mentre i dati raccolti nell ambito del progetto INTERREG IIIA AQUA forniscono un quadro più dettagliato ed aggiornato della fauna ittica nel corpo idrico di interesse, il Rio Sbarme. 60

71 Figura 26 Schedatura della Carta Ittica Regionale per la sezione di Oncino (Cod 001) 61

72 In particolare la pubblicazione La fauna ittica del tratto montano del Fiume Po e dei suoi tributari, (B. Delmastro, Giovanni A.C. Balma ed altri) ha analizzato su 15 sezioni la composizione della fauna ittica attuale, tra cui il Rio Sbarme. I dati del campionamento sono i seguenti: Corso d acqua Quota Rio Sbarme/Comba Sbarrine 1300 m Data 22/10/2004 Specie presenti Note Salmo trutta I pochi esemplari di fario che vivono in questo tratto, tutti adulti, presentano livrea omogenea, con circa grosse macchie rosso aranciate con alone biancastro I dati bibliografici raccolti evidenziano come il Rio Sbarme presenti un popolamento costituito unicamente da trota fario di probabile risalita dal Fiume Po. La morfologia dell alveo presenta una elevata pendenza naturale e numerose emergenze rocciose che costituiscono scivoli ed ostacoli insormontabili per l ittiofauna. Tali limiti morfologici sono inoltre determinati da ostacoli artificiali quali la briglia di contenimento del ponte sul Rio Sbarme che conduce al depuratore Comunale. 62

73 Foto 7 Briglia in corrispondenza del ponte per il Depuratore Comunale/Parcheggio Foto 8 Scivolo roccioso con elevato dislivello (10 m) a monte del ponte della strada comunale per Oncino 63

74 Sulla base della presenza di tali ostacoli alle naturali migrazioni della fauna ittica si ritiene superflua la realizzazione di una scala di rimonta in corrispondenza dell opera di presa. Impatto sulla componente ittiofauna Per quanto concerne gli effetti che la derivazione potrà avere sul torrente, data la tipologia con frequenti buche, seppur con profondità massime non elevate, è presumibile un impatto di solo tipo quantitativo, di media entità, fermo restando che non vi siano successivi intereventi di banalizzazione e ricalibratura dell alveo con portate più ridotte. Dal punto di vista ittiologico, quindi, si attende un sostanziale mantenimento della situazione attuale per quanto concerne la composizione della comunità ittica, già caratterizzata da bassa biodiversità, mentre si potranno verificare variazioni dei parametri quantitativi, determinate dalla perdita di superficie disponibile per l ittiofauna Va rimarcato come il decremento dei parametri quantitativi derivanti da diminuzione di superficie e volumi disponibili potrebbero essere acuiti da un aumento di fenomeni di predazione da parte di uccelli ittiofagi (aironi e garzette, in particolare) che pescano in acque poco profonde. 64

75 COMPONENTE ECOSISTEMI L ecosistema può essere visto come l insieme della componente biotica (l insieme di tutti gli organismi viventi) associato all ambiente abiotico in cui vive. Tale sistema deve essere in grado di autoregolarsi nell interazione reciproca dei vari elementi che lo compongono. In riferimento ad una classificazione degli ecosistemi legata alla naturalità della copertura ed alla sua composizione si sono individuati i seguenti ecosistemi: ecosistema agroforestale ecosistema fluviale ecosistema antropico e urbano In sintesi la cartografia evidenzia come l'ecosistema forestale rappresenti la matrice entro la quale è distinguibile il corridoio fluviale definito dalla rete idrografica principale e le macchie rappresentate dagli insediamenti umani. E1 Ecosistema agroforestale L'ecosistema agrario cui si fa riferimento nell'area vasta è rappresentato da quelle porzioni di territorio destinate all'utilizzo forestale ed alle pratiche agricole e pastorali Esso comprende sia le aree che presentano una copertura forestale autoctona e climacica, sia le aree che presentano una moderata alterazione antropica quali prati stabili e pascoli Comune denominatore dell'ecosistema di riferimento è l'elevata naturalità e la biodiversità che viene mantenuta dal sistema a mosaico con aree forestate alternate ad aree con copertura erbacea, che contribuisce a diversificare gli habitat. Come già descritto precedentemente, l entità dei tagli per consentire l allestimento del cantiere e la realizzazione delle opere, non pone in condizioni di instabilità la copertura forestale in quanto la fascia di cantiere è abbastanza ridotta 3,00 4,50 m e le piante che si prevede di abbattere presentano basse classi diametriche. 65

76 Per quanto riguarda nel dettaglio la composizione e la distribuzione della vegetazione nell area vasta, si rimanda alla carta forestale ed al relativo capitolo. E2 Ecosistema fluviale La complessità del sistema fiume è data dall'interconnessione dell'ecosistema acquatico con gli ecosistemi terrestri, e dalle relazioni che non solo ittiofauna, ma anche erpetofauna, mammalofauna ed avifauna instaurano con gli organismi e la catena trofica fluviale. Un corso d'acqua va pertanto considerato come una successione di ecosistemi che sfumano gradualmente uno nell'altro e che sono strettamente legati agli ambienti terrestri circostanti: dalla sorgente alla foce variano i parametri morfologici, idrodinamici, chimici e fisici e di conseguenza i popolamenti biologici. Nei corsi d'acqua montani le comunità acquatiche sono alimentate dalla grande quantità di detrito organico, principalmente foglie e rami, forniti dalla vegetazione riparia, mentre l'ombreggiamento e le temperature limitano lo sviluppo dei produttori fotosintetici. Il metabolismo, quindi, è di tipo eterotrofico, con una comunità dominata da trituratori e collettori (che demoliscono il detrito ed il materiale vegetale grezzo). Nei fiumi di media grandezza diminuisce l'ombreggiamento e conseguentemente aumentano i produttori fotosintetici e l'ecosistema risulta energeticamente autosufficiente rispetto all'apporto di materiale organico da monte, che risulta sempre presente. Nella comunità fluviale diminuiscono fortemente i trituratori, mentre compaiono i pascolatori. Nei fiumi più grandi l'ombreggiamento diventa trascurabile ma la torbidità delle acque impedisce una elevata produzione fotosintetica. L'ecosistema torna ad essere alimentato dall'esterno, grazie al particolato fine che proviene in grandi quantità dai tratti di monte. Il corso d'acqua va considerato come un ecosistema aperto, pertanto i cicli di mineralizzazione e organicazione della materia organica non avvengono nel medesimo posto, ma durante il trasporto a valle. Non si assiste così alla chiusura del ciclo dei nutrienti, ma ad una sorta di spiralizzazione degli stessi, che più è veloce più contribuisce alla stabilità dell'ecosistema. 66

77 Nel caso in analisi ci si trova in una situazione in cui il fiume scorre in un fondovalle stretto tra falesie anche imponenti e con andamento spiccatamente meandriforme. Nella seguente figura sono rappresentate le caratteristiche geomorfologiche ed i parametri idrobiologici relativi. Per una descrizione dell ecosistema fluviale si è fatto uno specifico utilizzo dell indice di funzionalità fluviale, strumento predisposto dall'anpa (Agenzia nazionale per la protezione dell'ambiente), che consente di sintetizzare il valore ecologico di un corpo idrico. Il livello di funzionalità ecologica si ottiene in base al punteggio assegnato rispondendo a domande chiuse con un minimo margine di soggettività. I livelli di funzionalità ed i relativi giudizi e colori sono rappresentati nella seguente FIGURA 27 E' stato effettuato il rilievo della funzionalità fluviale per settori d'alveo omogenei e che fossero superiori al tratto minimo rilevabile (TMR), il cui valore è legato alla larghezza dell'alveo di morbida. Le domande riportate nelle schede di valutazione della funzionalità fluviale ed i relativi punteggi, relativi alla sponda destra e sinistra attribuiti sono riportati nelle pagine seguenti. 67

78 Bacino PO Corso d'acqua RIO SBARME Località CRISSOLO Tratto (metri) 200 Larghezza alveo di morbida (metri) 15 Quota 1500 Data 24/03/2012 SCHEDA N. 1 CODICE IFF1 FOTOGRAFIA DESCRIZIONE Localizzazione: tra punto di captazione in progetto e attraversamento strada comunale per Oncino Opere idrauliche: nessuna Captazioni: COMMENTO Schedatura IFF

79 SCHEDA N. 1 Sponda Sx Dx 1) Stato del territorio circostante a) Assenza di antropizzazione d) Aree urbanizzate 2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale c) assenza di formazioni riparie ma presenza di formazioni comunque funzionali ) Ampiezza della fascia perifluviale arborea ed arbustiva a) ampiezza cumulativa delle formazioni funzionali maggiore di 30 m ) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva a) Sviluppo delle formazioni funzionali senza interruzioni ) Condizioni idriche dell'alveo a) Regime perenne con portate indisturbate 20 6) Efficienza di esondazione d) tratti di valli a V con forte acclività dei versanti 1 7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici a) alveo con massi e/o vecchi tronchi stabilmente incassati 25 8) Erosione c) frequente con scavo delle rive 5 5 9) Sezione trasversale a) alveo integro con alta diversità morfologica 20 b) Presenza di lievi interventi artificiali ma con discreta diversità morfologica 10) Idoneità ittica b) Buona o discreta 20 11) Idromorfologia b) Elementi idromorfologici ben distinti con successione irregolare 15 12) Componente vegetale in alveo bagnato a) Perifiton sottile e scarsa copertura di macrofite tolleranti 15 13) Detrito a) Frammenti vegetali riconoscibili e fibrosi 15 14) Comunità macrobentonica a) Ben strutturata, adeguata alla tipologia fluviale 20 Punteggio totale Livello di funzionalità III II buono buono Schedatura IFF

80 Bacino PO Corso d'acqua RIO SBARME Località CRISSOLO Tratto (metri) 200 Larghezza alveo di morbida (metri) 15 Quota 1500 Data 24/03/2012 SCHEDA N. 2 CODICE IFF2 FOTOGRAFIA DESCRIZIONE Localizzazione: tra attraversamento strada comunale per Oncino e ponte del depuratore Opere idrauliche: nessuna Captazioni: COMMENTO Schedatura IFF

81 SCHEDA N. 2 Sponda Sx Dx 1) Stato del territorio circostante a) Assenza di antropizzazione 25 b) Compresenza di aree naturali ed usi antropici del territorio 20 2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale c) assenza di formazioni riparie ma presenza di formazioni comunque funzionali ) Ampiezza della fascia perifluviale arborea ed arbustiva a) ampiezza cumulativa delle formazioni funzionali maggiore di 30 m ) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva a) Sviluppo delle formazioni funzionali senza interruzioni 15 b) Sviluppo delle formazioni funzionali con interruzioni 10 5) Condizioni idriche dell'alveo a) Regime perenne con portate indisturbate 20 6) Efficienza di esondazione d) tratti di valli a V con forte acclività dei versanti 1 7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici a) alveo con massi e/o vecchi tronchi stabilmente incassati 25 8) Erosione c) frequente con scavo delle rive 5 5 9) Sezione trasversale a) alveo integro con alta diversità morfologica 20 b) Presenza di lievi interventi artificiali ma con discreta diversità morfologica 10) Idoneità ittica b) Buona o discreta 20 11) Idromorfologia b) Elementi idromorfologici ben distinti con successione irregolare 15 12) Componente vegetale in alveo bagnato a) Perifiton sottile e scarsa copertura di macrofite tolleranti 15 13) Detrito a) Frammenti vegetali riconoscibili e fibrosi 15 14) Comunità macrobentonica a) Ben strutturata, adeguata alla tipologia fluviale 20 Punteggio totale Livello di funzionalità II II buono buono Schedatura IFF

82 Bacino PO Corso d'acqua RIO SBARME Località CRISSOLO Tratto (metri) 200 Larghezza alveo di morbida (metri) 15 Quota 1300 Data 24/03/2012 SCHEDA N. 3 CODICE IFF3 FOTOGRAFIA DESCRIZIONE Localizzazione: tra ponte del depuratore e confluenza in Po Opere idrauliche: nessuna Captazioni: COMMENTO Schedatura IFF

83 SCHEDA N. 3 Sponda Sx Dx 1) Stato del territorio circostante a) Assenza di antropizzazione 25 c) Urbanizzaizione rada 5 2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale c) assenza di formazioni riparie ma presenza di formazioni comunque funzionali ) Ampiezza della fascia perifluviale arborea ed arbustiva a) ampiezza cumulativa delle formazioni funzionali maggiore di 30 m 15 b) ampiezza cumulativa delle formazioni funzionali tra 10 e 30 m 10 4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva a) Sviluppo delle formazioni funzionali senza interruzioni 15 b) Sviluppo delle formazioni funzionali con interruzioni 10 5) Condizioni idriche dell'alveo a) Regime perenne con portate indisturbate 20 6) Efficienza di esondazione d) tratti di valli a V con forte acclività dei versanti 1 7) Strutture di ritenzione degli apporti trofici a) alveo con massi e/o vecchi tronchi stabilmente incassati 25 8) Erosione c) frequente con scavo delle rive 5 5 9) Sezione trasversale a) alveo integro con alta diversità morfologica b) Presenza di lievi interventi artificiali ma con discreta diversità morfologica 15 10) Idoneità ittica b) Buona o discreta 20 11) Idromorfologia b) Elementi idromorfologici ben distinti con successione irregolare 15 12) Componente vegetale in alveo bagnato a) Perifiton sottile e scarsa copertura di macrofite tolleranti 15 13) Detrito a) Frammenti vegetali riconoscibili e fibrosi 15 14) Comunità macrobentonica a) Ben strutturata, adeguata alla tipologia fluviale 20 Punteggio totale Livello di funzionalità II-III II buono mediocre buono Schedatura IFF

84 Figura 27 Livelli di funzionalità, giudizi e colori I valori di I.F.F. ricavati dai rilievi evidenziano una situazione generale di funzionalità ecosistemica da mediocre a buona. Nella attribuzione dei punteggi assume un certo rilievo la naturale morfologia del corso d acqua, che condiziona l efficienza di esondazione, la tipologia di copertura forestale ripariale e l instaurarsi di processi erosivi a carico delle sponde. Ne deriva pertanto che seppur in assenza di interferenze antropiche, la tipologia di alveo naturale (IFF1) non può conseguire un giudizio di funzionalità superiore a buono. Nel tratto di valle, in cui sono presenti alcuni effetti di derivazione antropica, il giudizio scende a buono - mediocre. Nelle pagine seguenti sono riportate le schedature delle sezioni rilevate SCHEDA Codice Punteggio Livello di funzionalità Giudizio 1 IFF1 221 II Buono 221 II Buono 2 IFF2 211 II Buono 68

85 221 II Buono 3 IFF3 186 II-III Buono Mediocre 201 II Buono Figura 28 Risultati IFF Impatti sull'ecosistema fluviale Gli impatti sull'ecosistema fluviale di un impianto idroelettrico sono da riferire essenzialmente alla sottrazione delle portate. Nel caso in progetto il prelievo prevede la sottrazione al naturale deflusso, una quota delle acque superficiali stimata in una percentuale del 71%. La derivazione sarà tenuta al rilascio del DMV, calcolato in 50 l/s, a cui va aggiunta la modulazione del 10% in base alle portate presenti. La sottrazione della risorsa idrica in alveo si traduce in un calo di produttività dell ecosistema stesso. Va comunque segnalato che le condizioni geomorfologiche del rio, caratterizzato da buche e salti, minimizzano l'impatto della derivazione, mantenendo comunque una buona superficie bagnata. Inoltre, la buona copertura arborea perifluviale e le condizioni di ombreggiamento naturale del rio, che scorre incassato tra acclivi versanti, limitano escursioni termiche delle acque. L impatto a carico dell ecosistema acquatico, seppur negativo, si stima sia di grado lieve, ed ulteriormente correggibile con diverse modulazioni di rilascio sulla base delle risultanze del piano di monitoraggio. E3 Ecosistema antropico Con questa definizione si identificano quelle porzioni di territorio nelle quali l'influenza antropica ha raggiunto tali intensità da non rendere riconoscibile l'elemento naturale. 69

86 L opera in progetto è posta in comune di Crissolo ed interferisce solo marginalmente con il tessuto urbano del paese. L opera di presa è ubicata sul Rio Sbarme in un area accessibile solamente mediante una mulattiera esistente, mentre il tracciato della condotta è posto in aree forestali marginali. La centrale di produzione, invece, risulta ubicata a valle della frazione Villa posta sul versante orografico destro del Po, in posizione altimetricamente non interferente con l abitato. Ai fini della presente trattazione si ritiene di limitare l'analisi all'ambito energetico e strategico dell'iniziativa, che prevede lo sfruttamento di una risorsa rinnovabile per la produzione di energia elettrica, che rappresenta un settore nevralgico per le attività umane. La realizzazione dell'opera, coinvolgendo diverse figure professionali ed imprese, comporta inoltre una ricaduta positiva dal punto di vista occupazionale. Le opere in progetto infatti influiscono sull ambiente antropico con la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile che verrà ceduta alla rete nazionale generando un beneficio per la collettività (impatto rilevante). L'impianto presenta una potenza di 230 KW ed una produzione annua attesa di kwh. ALLEGATI Tav. 01 Carta dei vincoli Tav. 02 Carta della vegetazione Tav. 03 Corine Land Cover Dott. For. Paolo Correndo 70

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