LA PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA PROVINCIALE
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- Franco Fiori
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1 LA PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA PROVINCIALE Gian Pietro Visconti Provincia di Lecco 6 maggio
2 COMPETENZE di PIANIFICAZIONE e PROGRAMMAZIONE La vigente normativa assegna alla Provincia Compiti precisi. (L 225/92, D. Lgs 112/98, LR 1/2000) Predisporre i programmi provinciali di previsione e prevenzione Predisporre il Piano di Emergenza Provinciale Coordinare i comuni nelle loro attività di previsione e prevenzione e di redazione dei piani di emergenza 2
3 PROGRAMMAZIONE e PIANIFICAZIONE Attività di PROGRAMMAZIONE E finalizzata alla previsione e alla prevenzione. Rappresenta il momento di cognizione e conoscenza del territorio rispetto alle varie ipotesi di rischio, individua le aree interessate, individua gli elementi di rischio e le attività di monitoraggio da porre in essere. Come avviene la programmazione? Programmi provinciali di Previsione e Prevenzione Rappresentano la premessa ai Piani di Emergenza provinciale e comunale Sono uno strumento di informazione alla popolazione Attività di PIANIFICAZIONE Una volta classificate le situazioni di rischio il piano individua: gli scenari e le modalità in cui l evento si può verificare oltre ad indicarne lo sviluppo spazio temporale; le infrstrutture ed i siti soggetti al rischio considerato. le metodologie operative di intervento 3
4 M E T O D O L O G I A Programma Provinciale di P.e P. 1 livello STUDI SPECIALISTICI ANALISI DEGLI STUDI SPECIALISTICI E APPLICAZIONE PRATICA PER LE FINALITA DI PROTEZIONE CIVILE Piano di Emergenza Provinciale 4
5 DAL PROGRAMMA PROVINCIALE DI DI PREVISIONE E PREVENZIONE AL PIANO O DI EMERGENZA Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione: individua: Ipotesi di Rischio e Calamità presenti sul territorio provinciale; Prima attivazione di gruppi di lavoro interdisciplinari in materia di Protezione Civile; Prima attivazione di sistemi di monitoraggio e controllo del territorio; Conoscenza bibliografica del territorio e delle infrastrutture. STUDI SPECIALISTICI di supporto al P.P.P.P. ed al Piano Emergenza Rischio idrogeologico; Rischio idraulico; Rischio viabilistico; Rischio connesso alla presenza di Dighe e sbarramenti. 5
6 DAGLI STUDI SPECIALISTICI AL PIANO PROVINCIALE DI EMERGENZA STUDI SPECIALISTICI di supporto al Piano Emergenza Rischio idrogeologico -Rischio idraulico - Rischio viabilistico - Rischio connesso alla fruizione del Lago - Rischio connesso alla presenza di Dighe e sbarramenti. Sulla BASE DELLE RISULTANZE DEGLI STUDI SPECIALISTICI è possibile stendere il PIANO DI EMERGENZA PROVINCIALE: 1. Si individuano I siti considerati a rischio; 2. Si individuano gli scenari e le modalità in cui l evento si può verificare oltre ad indicarne lo sviluppo spazio temporale; 3. Si individuano le infrstrutture ed I siti soggetti al rischio considerato. 4. Si individuano le metodologie operative di intervento. 6
7 DOCUMENTI DI PROGRAMMAZIONE E PIANIFICAZIONE Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione di primo livello, anno 2001; Piani di Emergenza Provinciale di Protezione Civile, approvato nel 2003 aggiornato al 2005; Studio specialistico sul Rischio connesso al dissesto Idrogeologico Studio specialistico sul Rischio Idraulico in considerazione di aree antropiche con particolare riguardo alla verifica di ponti e ponticelli posti lungo la rete stradale provinciale Studio specialistico sul Rischio Viabilistico e attività antropica (Rischio Industriale Piani Emergenza Esterni Industrie a Rischio di Incidente Rilevante di competenza della Prefettura di Lecco) Studio Specialistico sul Rischio connesso alle Dighe Piano neve della Provincia di Lecco 7
8 STUDIO SPECIALISTICO RICHIO DISSESTO IDROGEOLOGICO 8
9 Analisi idrologica 9
10 Studio specialistico sul Rischio Idraulico in considerazione di aree antropiche con particolare riguardo alla verifica di ponti e ponticelli posti lungo la rete stradale provinciale 10
11 Studio specialistico sul Rischio Viabilistico e attività antropica (Rischio Industriale Piani Emergenza Esterni Industrie a Rischio di Incidente Rilevante) 11
12 Studio specialistico sul Rischio Dighe 12
13 Piano neve della Provincia di Lecco 13
14 PIANO DI EMERGENZA PROVINCIALE 14 Argomenti: 1 Analisi del territorio (inquadramento geografico, geomorfologico, idrometereologico, antropizzazione, mobilità) 2 Normativa (Nazionale, Regionale) 3 Emergenza (modello d intervento, gestione dell emergenza-funzioni di supporto) 4 Sistemi di monitoraggio 5 Emergenza relativa alle diverse ipotesi di rischio (sono analizzate n 12 ipotesi di rischio)
15 GESTIONE DELL EMERGENZA ENTI PUBBLICI TERRITORIALI UFFICI TERRITORIALI DI GOVERNO Responsabile del coordinamento degli interventi organizzati dalle Province, di concerto con i Prefetti, e degli interventi diretti richiesti in via sussidiaria dai Presidenti delle Province Responsabile dell organizzazione generale dei soccorsi e della comunicazione alla popolazione Responsabile della direzione e coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alla popolazione e della attuazione degli interventi necessari REGIONI PROVINCE COMUNI Sussidiarietà Prov Sussidiarietà Regionale IL PREFETTO/UTG Sussidiarietà Statale Assume la direzione unitaria dei servizi di emergenza, coordinandoli con gli interventi dei Sindaci in caso di emergenze dichiarate nazionali Assicura, coerentemente con quanto pianificato in sede locale dai competenti enti territoriali, il concorso delle amministrazioni e strutture centrali e periferiche dello Stato attraverso: a) la deroga alla normativa vigente per assumere iniziative di carattere straordinario, anche in attesa di specifica ordinanza; b) l attivazione dei mezzi e dei poteri di competenza statale ATTUAZIONE DEGLI INTERVENTI PER IL RITORNO ALLE NORMALI CONDIZIONI DI VITA 15 URGENTI PER IL SUPERAMENTO DELL EMERGENZA
16 GESTIONE DELL EMERGENZA FASI Il sistema di allerta nazionale prevede: una fase previsionale costituita dalla valutazione, sostenuta da una adeguata modellistica numerica, della situazione meteorologica, nivologica, idrologica, idraulica e geomorfologica attesa, nonché degli effetti che tale situazione può determinare sull integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell ambiente; una fase di monitoraggio e sorveglianza, articolata in: i) osservazione qualitativa e quantitativa, diretta e strumentale, dell evento meteoidrologico ed idrogeologico in atto, ii) previsione a breve dei relativi effetti attraverso il now casting meteorologico e/o modelli afflussi-deflussi inizializzati da misure raccolte in tempo reale. 16
17 GESTIONE DELL EMERGENZA AZIONI Le precedenti fasi attivano: la fase di prevenzione del rischio, attraverso sia azioni, anche di contrasto dell evento, incluse nei Programmi regionali di previsione e prevenzione, che interventi urgenti anche di natura tecnica, così come previsto dall art. 108 del decreto legislativo n. 112/1998; le diverse fasi della gestione dell emergenza, in attuazione dei Piani d emergenza regionali, provinciali e comunali, redatti sulla base di indirizzi regionali, relativi anche all organizzazione funzionale degli stessi interventi urgenti. (direttiva vigente emanata con d.g.r del ) 17
18 LIVELLO REGIONALE. I CENTRI FUNZIONALI Sono le strutture che, sulla base delle reti informative e della conoscenza delle criticità sul territorio, devono fornire il supporto tecnico alla decisione di Protezione Civile 22 Centri Funzionali 10 C.F. anche parzialmente operativi 1 Centro Funzionale nazionale 2 Centri di Competenza nazionale: APAT e CNMCA Centri Funzionali: Localizzazione e territorio di competenza 18
19 CENTRI FUNZIONALI: Compiti, funzioni ed organizzazione per le finalità di protezione civile Compito della rete dei Centri Funzionali è quello di far confluire, concentrare ed integrare tra loro: 1. i dati qualitativi e quantitativi rilevati dalle reti meteo-idropluviometriche, dalla rete radarmeteorologica nazionale, dalle diverse piattaforme satellitari disponibili per l osservazione della terra; 2. i dati territoriali, geologici e geomorfologici; 3. le modellazioni meteorologiche, idrologiche, idrogeologiche ed idrauliche. La finalità di tale compito è di fornire un servizio continuativo per tutti i giorni dell anno e, se del caso, su tutto l arco delle 24 ore che sia di supporto alle decisioni delle autorità competenti per le allerte e per la gestione dell emergenza, nonché assolva alle necessità operative dei sistemi di protezione civile. 19
20 Zone di allertamento, soglie, livelli di criticità Ai fini delle attività di previsione e prevenzione, le Regioni e le Province Autonome, anche cooperando tra loro e d intesa con il Dipartimento della protezione civile: suddividono e/o aggregano i bacini idrografici di propria competenza, o parti di essi, in ambiti territoriali significativamente omogenei per l atteso manifestarsi nel tempo reale della tipologia e della severità degli eventi meteoidrologici intensi e dei relativi effetti; stabiliscono un insieme di valori degli indicatori che, singolarmente o concorrendo tra loro, definiscono, per ogni tipologia di rischio, un sistema di soglie articolato almeno sui due livelli di moderata ed elevata criticità, oltre che ad un livello base di situazione ordinaria, in cui le criticità possibili sono ritenute comunemente ed usualmente accettabili dalle popolazioni. 20
21 AREE OMOGENEE 21 Sono state individuate 102 aree omogenee sull intero territorio nazionale; In Regione Lombardia sono state individuate 8 aree omogenee da A a H
22 Avviso di criticità inviato: Via fax (fino a luglio 2010) Via SMS Via 22
23 LA SALA CESI (CENTRO SITUAZIONI) DELLA PROVINCIA La Sala CE.SI. (CEntro SItuazioni) nasce come strumento operativo e di coordinamento della Provincia in attuazione delle funzioni e responsabilità attribuite dalla legge in caso di eventi di emergenza, : Inoltre, la Sala CE.SI., ha lo scopo di continuare ed accrescere il rapporto di scambio di informazioni tra la Provincia e la Prefettura, per l esercizio delle attività di Protezione Civile, In particolare la sala CE.SI. in sinergia con la Sala di Emergenza della Prefettura, risponde alle seguenti attività: funzione di monitoraggio del territorio funzione di coordinamento, con lo scopo di assicurare l organizzazione in caso di stato di emergenza dei vari settori della Provincia coinvolti, al fine di gestire e superare l emergenza, per quanto di competenza provinciale 23
24 LA SALA CESI (CENTRO SITUAZIONI) DELLA PROVINCIA 24
25 PIANI DI EMERGENZA COMUNALE VALUTAZIONE DELLA PROVINCIA Coordinare i comuni nelle loro attività di previsione e prevenzione e di redazione dei piani di emergenza Tra le attività della Provincia vi è la valutazione dei piani di Emergenza Comunali che devono essere conformi alla Pianificazione di livello superiore. La Provincia sta valutando 58 piani comunali Redatti con finanziamento regionale (bando 2008) 25
26 PIANI DI EMERGENZA COMUNALE VALUTAZIONE DELLA PROVINCIA REQUISITI Conformità alla Direttiva Regionale per la pianificazione di emergenza degli Enti Locali (BURL n.30 del su pplemento straordinario) Essere predisposti in formato digitale, tale da consentire l elaborazione delle cartografie e delle banche dati da parte delle strutture provinciale e regionale; Esserne verificata la congruenza con la pianificazione di livello provinciale ai sensi della l.r.16/2004, art. 3, comma 3; a tal fine, il piano dovrà essere inviato su supporto digitale alla Provincia, per una valutazione entro 90 giorni della data di ricezione; 26
27 PIANI DI EMERGENZA COMUNALE VALUTAZIONE DELLA PROVINCIA CRONOPROGRAMMA Comune 13 mesi Provincia 3 mesi Comune 2 mesi per eventuali modifiche e ritorno a Provincia di Lecco per visto di congruità 27 Regione Lombardia
28 MOSAICO DEI PIANI Regione Lombardia ha attivato un progetto di archiviazione e aggiornamento on line dei piani. Tutti i piani dovranno essere trasferiti anche on line 28
29 MOSAICO DEI PIANI 29
30 Settore Viabilità e Protezione Civile Gestione, Manutenzione, Potenziamento e Sviluppo, Protezione Civile jlkfqlo^ddfl ib=`bkqo^ifkb=mbo=fi=ofibs^jbkql= jbqblolildf`l 30
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35 35
36 L evento alluvionale: dati registrati dalle stazioni di rilievo pluviometeo della Provincia. INTROBIO ABC / Ril C10 Quan t P RE CI P. NE ( mm) T ot 16 1 evento 2 evento
37 L evento alluvionale: dati registrati dalle stazioni di rilievo pluviometeo della Provincia. GALBIATE 16 ABC7050/ 7050 Ril001-C10 Quant P RECIP.NE (mm)tot 1 evento 2 evento
38 L evento alluvionale: dati registrati dalle stazioni di rilievo pluviometeo della Provincia. CARENNO 14 ABC / Ril C10 Quan t P RECI P. NE ( mm) T ot 1 evento 2 evento
39 Confronto tra soglie critiche e precipitazioni Stazione di Introbio novembre e dicembre 2002 Intensità precipitazioni (mm/ora) ,1 5 giorni precedenti Caine (1980) Wieczorek (1987) Cancelli e Nova (1985) Ceriani et al. (1992) Evento 16/11/02 Evento 26/11/02 Durata (ore) 39
40 Risultati del confronto tra Soglie d Innesco proposte da Regione Lombardia, CNR e precipitazioni (per la stazione di Introbio) Le precipitazioni hanno superato le quantità previste come Soglia d Innesco a partire dalle 24 ore cumulate. Non sono avvenute precipitazioni con intensità eccezionale di durata inferiore alle 18 ore. Le precipitazioni cumulate nei cinque giorni precedenti risultavano rispettivamente di 270 e 320 mm. 40
41 Condizioni di pericolo per l innesco di fenomeni di frana a carattere superficiale, secondo due modalità differenti: - precipitazioni intense e di breve durata; - precipitazioni relativamente meno intense, ma di durata tale da dar luogo alla completa saturazione dei terreni superficiali (eventi del Novembre 2002). Limiti alla possibilità di estensione dell analisi all intero territorio provinciale: - le soglie proposte da RL dipendono dalla precipitazione media annua (in Provincia di Lecco mm); - orografia del territorio complessa e articolata, con presenza di bacini lacustri; - necessità di dati completi anche per altre stazioni pluviometriche, per una valida regionalizzazione dei valori. 41
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