Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico (PAI) Interventi sulla rete idrografica e sui versanti

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1 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico (PAI) Interventi sulla rete idrografica e sui versanti Legge 18 Maggio 1989, n. 183, art. 17, comma 6-ter Adottato con deliberazione del Comitato Istituzionale n.1 in data Relazione di sintesi

2 Indice Indice 1. Riferimenti legislativi Collocazione del Piano stralcio nel quadro generale della pianificazione Contenuti del Piano stralcio Articolazione Obiettivi Strumenti Controllo dell attuazione Sistema delle conoscenze Caratteristiche del territorio Problematiche e criticità Quadro degli squilibri Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici Valutazione delle aree inondabili lungo i corsi d acqua principali Valutazione del rischio idraulico lungo l asta del Po Criteri e linee di intervento Priorità e programmi Fonti di informazione e integrazioni Le caratteristiche del territorio Ambito fisiografico e ambito di applicazione del Progetto di piano stralcio Idrografia Caratteristiche generali del reticolo idrografico Caratteristiche dell asta del Po Corsi d acqua principali Aspetti geomorfologici, litologici e strutturali Caratteristiche climatiche generali Caratteristiche dell idrologia di piena Analisi degli eventi di piena che hanno interessato l asta del Po Elaborazioni sull idrologia di piena Assetto morfologico e idraulico Navigazione interna Caratteri generali del paesaggio Morfologia del terreno e assetto vegetazionale Strutturazione storica del territorio Assetti tipici del paesaggio Aree protette e sistemi di tutela del paesaggio e dei beni storico-culturali Contesto socio-economico e strutturale Le criticità Fattori naturali limitanti per le utilizzazioni potenziali Autorità di bacino del fiume Po I

3 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico 6.2. Dimensioni territoriali dei fenomeni di dissesto sui versanti e sulla rete idrografica Livello di protezione esistente Servizi territoriali di monitoraggio, previsione, controllo e programmazione Atlante dei rischi Analisi territoriale di pericolosità: delimitazione delle aree in dissesto Inventario dei centri abitati montani esposti a pericolo per processi gravitativi, fenomeni torrentizi e valanghe Tratti a rischio di asportazione della vegetazione arborea Emergenze naturalistiche, paesaggistiche e storico-culturali Individuazione degli squilibri Gli interventi Linee generali di assetto idrogeologico e quadro degli interventi Monitoraggio meteo-idrologico di previsione di piena Adeguamento del servizio di piena Delimitazione delle fasce fluviali Tratti a rischio di asportazione della vegetazione arborea Interventi urbanistici e indirizzi alla pianificazione urbanistica Incentivazione alla rilocalizzazione di insediamenti residenziali e attività produttive collocate in aree a rischio Adeguamento del servizio di polizia idraulica Programmi di manutenzione Interventi strutturali sul reticolo idrografico principale Interventi sui versanti e sulla rete idrografica minore Interventi nei principali punti critici Adeguamento delle infrastrutture viarie di attraversamento o interferenti Compatibilità degli interventi per nuove infrastrutture di navigazione Programmi di rinaturazione Documentazione tecnica di supporto Gli strumenti La normativa Il Piano finanziario Controllo dell attuazione del piano Modalità di controllo dell attuazione del piano Controllo dell efficacia Monitoraggio degli interventi Varianti e aggiornamenti del piano II Autorità di bacino del fiume Po

4 Relazione di sintesi Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico (PAI) 1. Riferimenti legislativi La legge 18/5/1989 n. 183, Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo definisce finalità, soggetti, strumenti e modalità dell azione della pubblica amministrazione in materia di difesa del suolo. Le finalità della legge sono quelle di assicurare la difesa del suolo, il risanamento delle acque, la fruizione e la gestione del patrimonio idrico per gli usi di razionale sviluppo economico e sociale, la tutela degli aspetti ambientali ad essi connessi. Il principale strumento dell azione di pianificazione e programmazione è costituito dal Piano di bacino, mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme d uso finalizzate alla conservazione, alla difesa e alla valorizzazione del suolo e alla corretta utilizzazione delle acque, sulla base delle caratteristiche fisiche e ambientali del territorio interessato. Il processo di formazione del Piano, dovendo affrontare una realtà complessa come quella del bacino Po, avviene, ai sensi dell art. 17, comma 6-ter della stessa legge (introdotto dalla legge 493/93), per Piani stralcio, in modo da consentire di affrontare prioritariamente i problemi più urgenti. Le criticità e lo stato di rischio che contraddistinguono il bacino per gli aspetti connessi al dissesto idraulico e idrogeologico hanno portato a individuare tale settore come prioritario. I contenuti metodologici del Piano fanno riferimento, oltre che alla legge 183/89, agli atti emanati successivamente: D.P.C.M. 23 marzo 1990 Atto di indirizzo e coordinamento ai fini della elaborazione e della adozione degli schemi previsionali e programmatici ; D.P.R. 7 gennaio 1992 Atto di indirizzo e coordinamento per determinare i criteri di integrazione e di coordinamento tra le attività conoscitive dello Stato, delle Autorità di bacino e delle Regioni per la redazione del piani di bacino ; D.P.R. 18 luglio 1995 Approvazione dell atto di indirizzo e coordinamento concernente i criteri per la redazione dei Piani di bacino. Autorità di bacino del fiume Po 1

5 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico Altro elemento normativo importante è costituito dalla legge 37/1994 Norme per la tutela ambientale delle aree demaniali dei fiumi, dei torrenti, dei laghi e delle altre acque pubbliche che modifica significativi aspetti relativi al demanio fluviale. 2. Collocazione del Piano stralcio nel quadro generale della pianificazione Nel settore del dissesto idraulico e idrogeologico, l attività di progressiva formazione del Piano è stata condotta attraverso diversi filoni, tra loro coordinati: l approfondimento della definizione, metodologica e di contenuti, del Piano di bacino; la conduzione delle attività di studio propedeutiche al Piano, coordinate nell ambito del Progetto Po, approvato dal Comitato Istituzionale nel 1992; la programmazione in via transitoria degli interventi più urgenti attraverso gli Schemi Previsionali e Programmatici : Schema Previsionale e Programmatico ex art. 31 della legge 183/89 e successivi aggiornamenti per i trienni successivi al primo, in funzione delle rimodulazioni della spesa apportate dalle leggi finanziarie dello Stato, Schema Previsionale e Programmatico relativo alla Valtellina ex art. 3 della legge 102/90 (D.P.C.M. 28/12/1991); Schema Previsionale e Programmatico relativo al Toce ex art. 3 della legge 102/90 (D.P.C.M. 7/12/1995); la definizione di misure di salvaguardia e direttive, ai sensi dell art. 17, comma 6-bis, relativamente alle situazioni di maggiore criticità e urgenza: direttiva sulla regolamentazione della movimentazione e asportazione dei materiali litoidi dagli alvei (Deliberazione 6 agosto 1992, n 5 successivamente reiterata fino ad approvazione definitiva in Allegato 4 al PSFF con Deliberazione 11 dicembre 1997, n.26); misure di salvaguardia sulle aree di fondovalle del fiume Po, nel tratto piemontese e lombardo, Tanaro, Belbo e Bormida interessate dal fenomeno alluvionale del 4-6 novembre 1994 (Deliberazione 10 maggio 1995, n. 10); misure di salvaguardia sui fiumi Olona (Deliberazione 17 luglio 1996, n. 19), sui torrenti Arno, Rile e Tenore (Deliberazione 17 luglio 1996, n. 20) e sul fiume Adda sopralacuale (Deliberazione 17 luglio 1996, n. 21); 2 Autorità di bacino del fiume Po

6 Relazione di sintesi la redazione di due Piani stralcio parziali sul settore, dettati da esigenze di particolare urgenza e priorità connesse al manifestarsi della piena del novembre 1994: PS 45, Piano stralcio per la realizzazione degli interventi necessari al ripristino dell assetto idraulico, alla eliminazione delle situazioni di dissesto idrogeologico e alla prevenzione dei rischi idrogeologici nonché per il ripristino delle aree di esondazione, ai sensi dell art. 4, comma 5, legge 22/95; PSFF, Piano Stralcio delle Fasce Fluviali ; Deliberazione di adozione del Progetto di Piano del 5 febbraio 1996 n. 1; Deliberazione di adozione del Piano dell 11 dicembre 1997, n.26; Approvazione con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri il 24 luglio Il PS 45 costituisce il primo passo del processo di costruzione del Piano; ha risposto all esigenza di collocare i consistenti interventi di ricostruzione e rispristino che, a seguito della piena citata, si erano resi necessari, nel quadro coerente della pianificazione di bacino, senza per altro ritardare la realizzazione delle opere stesse. Contiene: una prima definizione degli obiettivi generali e specifici relativi all assetto idraulico e idrogeologico dell intero bacino idrografico; le linee di intervento strutturale e non strutturale per i sistemi colpiti; il Programma degli interventi finanziati; l individuazione delle misure di salvaguardia da applicare sulle aree di fondovalle del fiume Po, nel tratto piemontese e lombardo, Tanaro, Belbo e Bormida interessate dal fenomeno alluvionale del 4-6 novembre 1994 (applicate con Deliberazione del C.I. 10 maggio 1995, n. 10); le Norme di attuazione riguardanti le condizioni di assetto del bacino idrografico (piena di progetto, portate limite di deflusso nella rete idrografica, compatibilità per gli attraversamenti interferenti con la rete idrografica); le modalità di attuazione degli interventi e di monitoraggio degli stessi. Il PSFF contiene la delimitazione cartografica delle fasce fluviali dei corsi d acqua piemontesi, dell asta del fiume Po e dei corsi d acqua emiliani e lombardi nei tratti arginati di confluenza al Po e la normativa inerente le attività antropiche all interno delle fasce, o che interferiscono con le stesse. Autorità di bacino del fiume Po 3

7 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico Fig Modalità di formazione del «Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico» Il Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico (PAI) rappresenta l atto di pianificazione, per la difesa del suolo dal rischio idraulico e idrogeologico, conclusivo e unificante dei due strumenti di pianificazione parziale, in precedenza richiamati, il PS 45 e il PSFF. Rispetto a questi Piani stralcio, il PAI contiene, per l intero bacino: il completamento del quadro degli interventi strutturali a carattere intensivo, sui versanti e sui corsi d acqua non individuati per carenze informative nel PS 45 e che non trovano copertura finanziaria nell ambito delle leggi collegate all evento di piena del 94 (leggi 22/95, 35/95, 185/92); l individuazione del quadro degli interventi strutturali a carattere estensivo; 4 Autorità di bacino del fiume Po

8 Relazione di sintesi la definizione degli interventi a carattere non strutturale, costituiti principalmente dagli indirizzi e dalle limitazioni d uso del suolo nelle aree a rischio idraulico e idrogeologico: a completamento della delimitazione delle fasce fluviali ai rimanenti corsi d acqua principali del bacino, per i quali assume la normativa relativa alla regolamentazione degli usi del suolo e degli interventi nei territori fluviali delimitati già approvata nell ambito del PSFF; con riferimento all individuazione e alla perimetrazione delle aree a rischio idrogeologico, nella restante parte del territorio collinare e montano, conformamente a quanto previsto dal testo del decreto-legge 11 giugno 1998, n. 180, coordinato con la legge di conversione 3 agosto 1998, n La Fig evidenzia la sequenzialità delle fasi di esecuzione e il processo attraverso il quale gli stralci si alimentano dall informazione di base conoscitiva e dalle proposte progettuali (opzioni di intervento) elaborate nell ambito del Progetto Po (con particolare riferimento alle attività organizzate nell area assetto idrogeologico); essendo garantita contestualmente la coerenza con lo Schema di progetto di piano e con gli Schemi Previsionali e Programmatici. 3. Contenuti del Piano stralcio 3.1. Articolazione Il processo di costruzione del PAI è caratterizzato dai seguenti passaggi sequenziali e interrelati: l assunzione degli obiettivi generali e specifici per la difesa del suolo; la definizione del sistema delle conoscenze attraverso: la costruzione analitica di un aggiornato inquadramento conoscitivo e di scenario, conseguente all esame dei fenomeni di dissesto e della loro evoluzione, dei relativi effetti e delle anomalie di base del sistema (caratteristiche del territorio); l analisi dell assetto del territorio attraverso la quantificazione delle condizioni di vulnerabilità, di pericolosità e di rischio idraulico e geologico (problematiche e criticità); l individuazione delle linee generali di assetto idrogeologico e del quadro degli interventi a carattere strutturale e non strutturale; la definizione degli strumenti di attuazione; Autorità di bacino del fiume Po 5

9 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico la definizione delle priorità e dei programmi di attuazione; l individuazione delle modalità di controllo di attuazione. Il Progetto di piano stralcio è costituito da nove elaborati e tre addendum: 1. Relazione generale Relazione di sintesi Allegato 1 Analisi dei principali punti critici Allegato 2 Programma finanziario 2. Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici Inventario dei centri abitati collinari/montani esposti a pericolo Allegato 1. Elenco dei comuni per classi di rischio (art. 7 delle Norme di attuazione) Allegato 2. Quadro di sintesi dei fenomeni di dissesto a livello comunale Allegato 3. Inventario dei centri abitati montani esposti a pericolo Allegato 4. Delimitazione delle aree in dissesto (Cartografia 1:25.000) 3. Linee generali di assetto idraulico e idrogeologico 3.1. Asta Po Allegato 1 Navigazione interna 3.2. Mincio, Oglio, Adda Sottolacuale, Lambro, Olona, Ticino, Toce, Terdoppio, Agogna 3.3. Sesia, Dora Baltea, Orco, Stura di Lanzo, Dora Riparia, Sangone, Chisola, Pellice, Varaita, Maira, Tanaro, Scrivia 3.4. Oltrepò Pavese, Trebbia, Nure, Chiavenna, Arda, Taro, Parma, Enza, Crostolo, Secchia, Panaro 3.5. Arno, Rile, Tenore Allegato 1 Linee generali di assetto e quadro degli interventi in scala 1: Adda Sopralacuale (Valtellina e Valchiavenna) Allegato 1 Linee generali di assetto e quadro degli interventi in scala 1: Caratteri paesistici e beni naturalistici, storico culturali, ambientali 5. Quaderno delle opere tipo 6. Cartografia di Piano Tav. 1. Ambito di applicazione del Piano (scala 1: ) Tav. 2. Ambiti fisiografici (scala 1: ) Tav. 3. Corsi d acqua interessati dalle fasce fluviali (scala 1: ) Tav. 4. Geolitologia (scala 1: ) 6 Autorità di bacino del fiume Po

10 Relazione di sintesi Tav. 5. Sintesi dell assetto morfologico e dello stato delle opere idrauliche dei principali corsi d acqua (scala 1: ) Tav. 6. Rischio idraulico e idrogeologico (scala 1: ) Tav. 7. Emergenze naturalistiche, paesaggistiche e storico-culturali presenti nelle aree di dissesto idraulico e idrogeologico (scala 1: ) Tav. 8. Sintesi delle linee di intervento sulle aste (scala 1: ) Tav. 9. Sintesi delle linee di intervento sui versanti (scala 1: ) 7. Norme di attuazione Titolo I. Norme generali per l assetto della rete idrografica e dei versanti Allegato 1 Comuni interessati dal Piano per l intero territorio comunale Allegato 2 Comuni interessati dal Piano per parte del territorio comunale Allegato 3 Tratti a rischio di asportazione della vegetazione arborea lungo la rete idrografica principale (cartografia 1: ) Allegato 4 Comuni del territorio collinare e montano interessati dalla delimitazione delle aree in dissesto Titolo II. Norme per le fasce fluviali Allegato 1 Corsi d acqua oggetto di delimitazione delle fasce fluviali Allegato 2 Comuni interessati dalle fasce fluviali Allegato 3 Metodo di delimitazione delle fasce fluviali Titolo III. Derivazioni di acque pubbliche e attuazione dell art. 8, comma 3, della legge 2 maggio 1990, n. 102 Allegato 1 Bilancio idrico per il sottobacino dell Adda sopralacuale 8. Tavole di delimitazione delle fasce fluviali: n. 21 tavole in scala 1:50.000, n. 122 tavole in scala 1: e n. 53 tavole in scala 1: Relazione generale al secondo Piano Stralcio delle Fasce Fluviali Addendum 1: Progetto di delimitazione delle fasce fluviali - Torrente Banna (relazione illustrativa e n. 12 tavole in scala 1:10.000) Addendum 2: Progetto di delimitazione delle fasce fluviali - Torrente Chisola (relazione illustrativa e n. 3 tavole in scala 1:25.000) Addendum 3: Progetto di delimitazione delle fasce fluviali - Torrente Sangone (relazione illustrativa e n. 4 tavole in scala 1:25.000) Autorità di bacino del fiume Po 7

11 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico 3.2. Obiettivi Il Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico ha lo scopo di assicurare, attraverso la programmazione di opere strutturali, vincoli, direttive, la difesa del suolo rispetto al dissesto di natura idraulica e idrogeologica e la tutela degli aspetti ambientali a esso connessi, in coerenza con le finalità generali e i indicate all art. 3 della legge 183/89 e con i contenuti del Piano di bacino fissati all art. 17 della stessa legge. Il Piano definisce e programma le azioni attraverso la valutazione unitaria dei vari settori di disciplina, con i seguenti obiettivi: garantire un livello di sicurezza adeguato sul territorio; conseguire un recupero della funzionalità dei sistemi naturali (anche tramite la riduzione dell artificialità conseguente alle opere di difesa), il ripristino, la riqualificazione e la tutela delle caratteristiche ambientali del territorio, il recupero delle aree fluviali a utilizzi ricreativi; conseguire il recupero degli ambiti fluviali e del sistema idrico quale elementi centrali dell assetto territoriale del bacino idrografico; raggiungere condizioni di uso del suolo compatibili con le caratteristiche dei sistemi idrografici e dei versanti, funzionali a conseguire effetti di stabilizzazione e consolidamento dei terreni e di riduzione dei deflussi di piena. Le linee di intervento strategiche perseguite dal Piano tendono in particolare a: proteggere centri abitati, infrastrutture, luoghi e ambienti di riconosciuta importanza rispetto a eventi di piena di gravosità elevata, in modo tale da ridurre il rischio idraulico a valori compatibili; mettere in sicurezza abitati e infrastrutture interessati da fenomeni di instabilità di versante; salvaguardare e, ove possibile, ampliare le aree naturali di esondazione dei corsi d acqua; limitare gli interventi artificiali di contenimento delle piene a scapito dell espansione naturale delle stesse, e privilegiare, per la difesa degli abitati, interventi di laminazione controllata, al fine di non aumentare il deflusso sulle aste principali e in particolare sull asta del Po; limitare i deflussi recapitati nella rete idrografica naturale da parte dei sistemi artificiali di drenaggio e smaltimento delle acque meteoriche delle aree urbanizzate; promuovere interventi diffusi di sistemazione dei versanti con fini di aumento della permeabilità delle superfici e dei tempi di corrivazione; 8 Autorità di bacino del fiume Po

12 Relazione di sintesi promuovere la manutenzione delle opere di difesa e degli alvei, quale strumento indispensabile per il mantenimento in efficienza dei sistemi difensivi e assicurare affidabilità nel tempo agli stessi; promuovere la manutenzione dei versanti e del territorio montano, con particolare riferimento alla forestazione e alla regimazione della rete minuta di deflusso superficiale, per la difesa dai fenomeni di erosione, di frana e dai processi torrentizi; ridurre le interferenze antropiche con la dinamica evolutiva degli alvei e dei sistemi fluviali. Sulla rete idrografica principale gli obiettivi sopra indicati costituiscono il riferimento rispetto al quale il Piano definisce l assetto di progetto dei corsi d acqua; la loro trasposizione alle singole situazioni è funzione dalle specifiche condizioni degli stessi, determinate prevalentemente da: caratteristiche geomorfologiche e di regime idraulico attuali e loro tendenza evolutiva; livello di sistemazione idraulica presente; condizionamenti determinati dal sistema infrastrutturale e urbano circostante; condizioni di uso del suolo nella regione fluviale e di naturalità della stessa. Per ciascun corso d acqua della rete idrografica principale l assetto di progetto è individuato dai seguenti elementi: il limite dell alveo di piena e delle aree inondabili rispetto alla piena di riferimento; l assetto del sistema difensivo complessivo: argini e opere di sponda, eventuali dispositivi di laminazione controllata, diversivi o scolmatori; le caratteristiche morfologiche e geometriche dell alveo; le caratteristiche di uso del suolo della regione fluviale e dei sistemi presenti di specifico interesse naturalistico. Sul reticolo idrografico montano e sui versanti gli obiettivi di Piano vengono riferiti a un analisi dei fenomeni geologici e idrologici e ad una identificazione dei dissesti e del rischio condotti a livello di sottobacino idrografico; l individuazione delle azioni fa riferimento alle condizioni di assetto complessive da conseguire e, in rapporto a esse, agli aspetti significativi alla scala di bacino. Nell ambito degli obiettivi e delle finalità indicate, il Piano compie alcune scelte strategiche di fondo, che, brevemente richiamate, costituiscono le condizioni al contorno e la qualificazione degli obiettivi principali: Autorità di bacino del fiume Po 9

13 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico la valutazione del rischio idraulico e idrogeologico, al quale commisurare sia la realizzazione delle opere di difesa idraulica che le scelte di pianificazione territoriale al fine di assicurare condizioni di sicurezza e di compatibilità delle attività antropiche; l interazione tra il rischio idraulico e idrogeologico, le attività agricolo-forestali e la pianificazione urbanistica e territoriale, di particolare rilevanza per una pianificazione complessiva degli usi del territorio che tenga conto dei fenomeni idrologici del reticolo idrografico e della dinamica dei versanti; il perseguimento, ai fini della minimizzazione del rischio, di una reale integrazione tra gli interventi strutturali preventivi di difesa, la regolamentazione dell uso del suolo, la previsione delle piene e dei fenomeni di dissesto e la gestione degli eventi critici (protezione civile) Strumenti Gli strumenti di attuazione del Progetto di piano sono i mezzi prescelti per dare attuazione alle determinazioni assunte con la scelta delle linee di intervento e sono costituiti da: Norme di attuazione; Piano finanziario. Le Norme di attuazione riguardano in generale le finalità e gli effetti del Piano e in particolare le fasce fluviali per i corsi d acqua che sono oggetto di delimitazione nell ambito del Piano stesso; sono pertanto suddivise in tre parti: Titolo I - norme generali per l assetto della rete idrografica e dei versanti; Titolo II - norme per le fasce fluviali. Titolo III. - Derivazioni di acque pubbliche e attuazione dell art. 8, comma 3, della legge 102/90 Le prime sono relative alle linee di assetto complessive del bacino idrografico, distintamente per la rete idrografica principale e per i versanti e il reticolo idrografico di montagna. Definiscono le modalità di attuazione di tutti gli interventi, strutturali e non, individuati dal Piano: interventi di manutenzione idraulica e idrogeologica, di sistemazione e difesa del suolo, di rinaturalizzazione, gli interventi nell agricoltura e per la gestione forestale, gli interventi urbanistici e gli indirizzi alla pianificazione urbanistica, gli interventi per la realizzazione di infrastrutture pubbliche o di interesse pubblico, l adeguamento delle opere viarie di attraversamento. 10 Autorità di bacino del fiume Po

14 Relazione di sintesi Contengono la classificazione del dissesto idraulico e idrogeologico in base alla quale viene definita una procedura di verifica della compatibilità idraulica e idrogeologica della pianificazione urbanistica. Le seconde ripropongono invariate, per i nuovi tratti di corso d acqua, le disposizioni relative alle fasce fluviali approvate nell ambito del Piano Stralcio delle Fasce Fluviali. Il Titolo III è stato introdotto nel Piano in ragione della necessità di dare attuazione urgente a quanto disposto dalla legge 102/90 per la Valtellina relativamente alle derivazioni d acqua per utilizzo idroelettrico. Il titolo comprende, nella prima parte, disposizioni generali che riguardano le modalità di rilascio e controllo delle derivazioni e che costituiscono elementi attuativi della normativa nazionale relativa al settore; nella seconda parte vengono stabiliti, per la Valtellina, i criteri e le prescrizioni per il rilascio di nuove derivazioni idroelettriche sulla base del bilancio idrico. Il Programma finanziario definisce il quadro globale degli interventi e i relativi fabbisogni finanziari necessari al conseguimento degli obiettivi posti nel Piano. Si articola su tre fasi, contestuali e integrate: il programma fissato in sede di PS 45 (ex L. 21 gennaio 1995 n. 22 e L. 16 febbraio 1995 n. 35) e i successivi aggiornamenti; i programmi fissati nell ambito degli Schemi Previsionali e Programmatici [SPP Valtellina, SPP Toce, SPP L.183/89 (92-96), SPP L.183/89 (97-99)]; gli interventi che scaturiscono dal presente Piano Stralcio secondo i fabbisogni e le ulteriori necessità espresse dalle «Linee generali di assetto idraulico e idrogeologico» Controllo dell attuazione Il Piano stralcio definisce le modalità di controllo dell attuazione, sia per quanto attiene i tempi sia per quanto riguarda gli effetti e l efficacia delle azioni; individua pertanto gli strumenti e i soggetti competenti nonché i criteri e i mezzi per assicurare l informazione ai soggetti interessati. Vengono anche precisate le procedure per le varianti e gli aggiornamenti del Piano, la cui previsione deriva dall esigenza di conferire al Piano stesso la massima efficacia in rapporto all evolvere dello stato del bacino. Autorità di bacino del fiume Po 11

15 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico 4. Sistema delle conoscenze 4.1. Caratteristiche del territorio Il Piano opera una discretizzazione del territorio in ambiti, in funzione dell importanza delle componenti, della gravità dei fenomeni di natura idraulica e idrogeologica e delle loro relazioni funzionali: l asta fluviale del Po; la rete idrografica principale di pianura e dei fondovalle alpini; i nodi critici nell'area di pianura e montana; la rete idrografica secondaria di pianura; la rete idrografica collinare e di montagna e i versanti. L informazione disponibile, debitamente selezionata, omogeneizzata e aggregata alla scala di bacino, è stata utilizzata per l analisi dei fenomeni sui quali il Piano interviene, costruendo un quadro conoscitivo integrato dell assetto del territorio. Il principale riferimento conoscitivo e di analisi è costituito dai Sottoprogetti, SP 1.1 e SP 1.2, e SP 1.3, organizzati nell ambito del Progetto Po e denominati rispettivamente: Piene e naturalità degli alvei fluviali 1 ; Stabilità dei versanti 2 ; Compatibiltà delle attività estrattive I contenuti del Sottoprogetto SP 1.1 si riferiscono alla descrizione ed alla interpretazione dei fenomeni di piena, di dissesto morfologico e di alterazione delle condizioni naturali del reticolo idrografico del bacino ed alla valutazione dei rischi per gli abitati, le infrastrutture, le attività economiche nelle aree che sono soggette alle esondazioni. Si riferiscono altresì alla individuazione delle situazioni di degrado ambientale nelle regioni fluviali, all analisi delle cause ed alla definizione delle esigenze di recupero e di salvaguardia delle caratteristiche naturali. I contenuti del Sottoprogetto SP 1.2 si riferiscono alla descrizione ed alla interpretazione dei fenomeni di instabilità e di dissesto che caratterizzano i versanti e la rete idrografica collinare e montana del bacino ed alla valutazione degli effetti in termini di pericolosità e di rischio per gli abitati, le infrastrutture, le attività economiche delle aree soggette e in termini di effetti ambientali, paesaggistici e di incidenza sull uso delle risorse idriche. Vengono inoltre indagate le relazioni esistenti tra l assetto geomorfologico dei versanti e la rete idrografica di pianura in termini soprattutto di fenomeni di generazione delle piene e di formazione del trasporto solido negli alvei. I contenuti del Sottoprogetto SP 1.3 si riferiscono agli aspetti connessi alle attività di escavazione di materiali litoidi dagli ambiti fluviali del Po e dagli affluenti principali dal punto di vista del regime idraulico, delle caratteristiche proprie del sistema fisico, delle caratteristiche naturalistiche ed ambientali, degli obiettivi di assetto globale, della compatibilità con le altre forme di utilizzazione della risorsa. 12 Autorità di bacino del fiume Po

16 Relazione di sintesi 4.2. Problematiche e criticità Quadro degli squilibri L analisi condotta è dedicata all interpretazione dei fenomeni, cioè all identificazione delle relazioni di causa-effetto, delle interdipendenze e interrelazioni fra i processi che, da un lato, definiscono i fattori naturali limitanti le possibili utilizzazioni del territorio, e, dall altro, i fattori di degrado. La valutazione è finalizzata all individuazione delle necessità d intervento, seguendo un duplice percorso: quello della descrizione del quadro dei dissesti, da cui discende l individuazione degli squilibri, e quello della stima della pericolosità e della vulnerabilità, da cui discende un oggettivazione del rischio. Si hanno i seguenti passaggi salienti (Fig. 4.3). Il quadro dei dissesti è costituito dall insieme dei fenomeni di natura idraulica e idrogeologica che determinano condizioni di pericolosità a diversi livelli di intensità. Il quadro degli squilibri è definito dall insieme di quei fenomeni di dissesto relativi ai corsi d acqua e ai versanti, i cui effetti non sono compatibili con le condizioni di uso in atto o progettate del territorio. Si parla dunque di squilibrio quando il manifestarsi di uno dei fenomeni indicati va a interferire con l assetto antropico attuale o di progetto del territorio, provocando danni a diversa scala di gravosità. Il quadro che viene fornito punta pertanto a presentare le condizioni di assetto idraulico e idrogeologico non compatibile espresse come interferenza tra fenomeni di instabilità e aspetti antropici che ne sono soggetti: insediamenti, infrastrutture, attività di uso del suolo. Nell individuazione degli squilibri viene considerato anche il livello di protezione esistente e il relativo grado di adeguatezza Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici Il PAI, con l obiettivo della riduzione del rischio, ha affrontato la parte collinare e montana del bacino idrografico, attraverso la seguente procedura: 1. Costruzione del quadro conoscitivo sui processi di versante e torrentizi tramite la raccolta, l organizzazione e l integrazione delle conoscenze disponibili. Tale fase ha dato luogo al quadro distributivo dei fenomeni di dissesto, rappresentato alla scala cartografica 1:50.000, ma con livello di precisione dei dati originali variabile, a seconda delle aree del bacino, fra 1: e 1: Autorità di bacino del fiume Po 13

17 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico 2. Analisi di rischio idraulico e idrogeologico a livello comunale con definizione, attraverso una procedura specifica, del rischio medio per comune con funzione di caratterizzazione relativa delle condizioni del bacino idrografico. 3. Analisi di pericolosità del dissesto, con zonazione cartografica alla scala 1:25.000, Delimitazione cartografica delle aree in dissesto, con finalità di definizione normativa delle limitazioni d uso del suolo. 4. Analisi delle interferenze tra pericolosità e uso del suolo nei territori collinari e montani, rappresentata nell Inventario dei centri abitati montani esposti a pericolo, con funzioni di individuazione delle aree in cui le condizioni di dissesto e di uso del suolo pongono problemi di compatibilità. 5. Analisi di rischio locale, definita a livello metodologico su alcuni casi tipologici campione, come strumento di omogeneizzazione a scala di bacino delle valutazioni di rischio puntuale che andranno condotte in fase di attuazione del Piano stralcio. La metodologia adottata rinvia al dettaglio descrittivo dell elaborato di Piano n. 2 Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici Inventario dei centri abitati collinari/montani esposti a pericolo. Attraverso l acquisizione e georeferenziazione dei dati disponibili in ordine alla distribuzione territoriale dei processi e delle situazioni di dissesto in atto e pregresse, con specifico riferimento ai catasti regionali-provinciali delle frane, dei processi fluvio-torrentizi e delle valanghe, alle segnalazioni degli Enti locali (Comunità Montane), alla bibliografia reperita presso gli Enti di Ricerca (CNR- IRPI), si è pervenuti alla realizzazione di un prodotto cartografico omogeneo, alla scala 1:50.000, che descrive il quadro distributivo dei fenomeni di instabilità sull intero territorio del bacino. Gli elenchi strutturati delle informazioni alfanumeriche associate alla base cartografica prima descritta, consentono di caratterizzare, per estensione e tipologia, il quadro dei dissesti (Allegato 2 all Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici: Quadro di sintesi dei fenomeni di dissesto a livello comunale). La determinazione del rischio idraulico e idrogeologico, riferito ad unità elementari costituite dai confini amministrativi, deriva dalla valutazione della pericolosità, connessa alle diverse tipologie di dissesto, e della vulnerabilità propria del contesto socio-economico e infrastrutturale potenzialmente soggetto a danni in dipendenza del manifestarsi di fenomeni di dissesto. Questa procedura di valutazione (v. Fig. 4.1), consente l assegnazione di quattro classi di rischio (moderato, medio, elevato, molto elevato) alle unità elementari con cui è stato 14 Autorità di bacino del fiume Po

18 Relazione di sintesi suddiviso il territorio del bacino idrografico (comuni). La caratterizzazione, fondata su una procedura di quantificazione numerica e condotta per tutti i comuni per i quali la porzione prevalente del territorio ricade nel bacino idrografico, è di tipo qualitativo (Allegato 1 all Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici: Elenco dei comuni per classi di rischio). Fig Definizione del rischio idraulico e idrogeologico La documentazione prodotta fino a questo punto, con associata base numerica, costituiva una buona base informativa per perfezionare e meglio dettagliare l analisi di pericolosità dei fenomeni di dissesto censiti. Si è pervenuti quindi ad una delimitazione cartografica delle aree in dissesto, in scala 1: (Allegato 4 all Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici), che consente di individuare con una codifica omogenea, delimitandole e/o localizzandole, le situazioni di maggior pericolo. In funzione dello stato di pericolosità, le informazioni precedenti sono state così reinterpretate, mediante tecniche informatiche a livello cartografico, per assicurarne l esatta rispondenza dimensionale ed ubicazionale alle fonti originali. Autorità di bacino del fiume Po 15

19 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico A queste aree saranno riferite, successivamente, le norme di attuazione del Piano stralcio in ordine alle limitazioni d uso del suolo. Se l identificazione e la delimitazione delle aree in dissesto consentiva il riconoscimento delle componenti dirette che possono indurre una condizione di pericolosità e quindi di rischio più o meno vasto ed elevato su una determinata area, non si poteva prescindere da una disamina delle situazioni singolarmente critiche. L Inventario dei centri abitati montani esposti a pericolo costituisce, in tal senso, una valutazione di maggior dettaglio riferita alle caratteristiche specifiche dei fenomeni in ambiente collinare e montano che minacciano insediamenti e infrastrutture (Allegato 3 all Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici). Per una ulteriore analisi delle interferenze tra pericolosità e uso del suolo nei territori collinari e montani è stata infine messa a punto una procedura di valutazione e perimetrazione puntuale dei livelli di rischio che si ritiene debba essere condotta nella successiva fase di attuazione del Piano stesso Valutazione delle aree inondabili lungo i corsi d acqua principali Per i corsi d acqua principali nei tratti di pianura e di fondovalle montano è stata condotta una valutazione delle modalità di deflusso delle portate di piena per assegnati tempi di ritorno (20, 100, 200 e 500 anni), delimitando l alveo di piena e le aree inondabili. L analisi ha consentito di: migliorare la stima del rischio idraulico nella regione fluviale; valutare il livello di protezione delle opere idrauliche esistenti e individuare la necessità di nuove opere; delimitare le fasce fluviali Valutazione del rischio idraulico lungo l asta del Po L asta del Po è stata oggetto di un particolare approfondimento di valutazione attraverso i seguenti punti: analisi della portata massima al colmo defluente nell attuale condizione di assetto delle arginature; definizione del profilo inviluppo di piena per un tempo di ritorno omogeneo lungo l asta, pari a 200 anni; 16 Autorità di bacino del fiume Po

20 Relazione di sintesi delimitazione delle aree potenzialmente allagabili in caso di rotta arginale, sulla base dell analisi delle rotte storiche, delle caratteristiche morfologiche del territorio circostante e delle grandezze idrauliche coinvolte. L analisi è stata finalizzata alla delimitazione della fascia C, che per tutto il tratto medio-basso dell asta corrisponde alla situazione di un evento catastrofico che comporti una o più rotte degli argini (per sormonto o per cedimento del corpo arginale), e all individuazione degli interventi di adeguamento del sistema arginale esistente Criteri e linee di intervento Individuati, sulla base degli obiettivi di Piano, i criteri di intervento, la costruzione delle linee di intervento è avvenuta attraverso i seguenti punti: 1. quantificazione della domanda di intervento strutturale, per conseguire su tutto il territorio condizioni di rischio compatibili relativamente: ai versanti e alle aree instabili; alle piene, con specifica attenzione alla valorizzazione della naturalità delle regioni fluviali; 2. definizione delle linee di intervento strutturali a carattere intensivo ed estensivo, in relazione al grado di sicurezza da conseguire, costituito da: interventi di manutenzione, completamento e integrazione dei sistemi di difesa esistenti, in relazione al loro grado di efficienza ed efficacia, realizzazione di nuovi sistemi di difesa, a integrazione dei precedenti, con funzioni di controllo dell evoluzione dei fenomeni di dissesto; 3. definizione delle esigenze di manutenzione ordinaria e straordinaria dei sistemi naturali (corsi d acqua, versanti) e delle opere idrauliche e di controllo dei dissesti; 4. definizione delle esigenze di monitoraggio dei fenomeni idrologici, morfologici e geologici che concorrono a determinare l evoluzione dello stato dei dissesti e del rischio; 5. definizione degli interventi non strutturali, con particolare riferimento alla normativa relativa all uso del suolo nelle aree a rischio (fasce fluviali, aree a rischio). Autorità di bacino del fiume Po 17

21 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico Il quadro delle linee di intervento corrisponde alle scelte operate dopo fasi di consultazione che hanno coinvolto, nella valutazione delle opzioni, il Magistrato per il Po e gli Uffici regionali. 18 Autorità di bacino del fiume Po

22 Relazione di sintesi Fig Tipologie di intervento È ben noto che il raggiungimento di determinati obiettivi può avvenire lungo percorsi alternativi, adottando cioè soluzioni diverse che, seppur condizionate da vincoli di varia natura (fisici, economici, politico-istituzionali), sono caratterizzate da gradi diversi di efficacia e di fattibilità. Nell individuazione delle opzioni di intervento si è tenuto in conto delle rilevanze naturalistiche, paesaggistiche ed ambientali di cui si riferisce con maggior dettaglio nell elaborato 1. Ciò con un duplice scopo: proteggere e valorizzare gli ecosistemi più fragili e le emergenze storico-culturali esposte a dissesto e scegliere interventi il più possibile compatibili con le peculiarità paesistico-ambientali del contesto territoriale nel quale essi si collocano. 1 L elaborato di Piano n.4 Caratteri paesistici e beni naturalistici, storico-culturali ed ambientali restituisce il quadro conoscitivo di sintesi degli aspetti naturalistici, storico-culturali e vincolistici del territorio oggetto del Piano. I contenuti dell allegato riguardano in particolare l approfondimento della conoscenza dell assetto paesistico-ambientale del bacino mediante l analisi delle sue componenti fisiche ed antropiche; l illustrazione del quadro di riferimento normativo ed attuativo del sistema delle aree protette e di quello di tutela del paesaggio e dei beni storico-monumentali; la descrizione del censimento delle emergenze effettuato al fine di tener conto delle esigenze di conservazione e di tutela dei beni in rapporto agli interventi di difesa dai dissesti lungo la rete idrografica e sui versanti, delineati nel Piano. Autorità di bacino del fiume Po 19

23 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico Fig Formazione delle linee di intervento del Progetto di piano stralcio 20 Autorità di bacino del fiume Po

24 Relazione di sintesi Questo ha comportato di non intervenire su tutte le forme di dissesto presenti, in quanto molte di esse sono la manifestazione dei naturali processi geomorfici che regolano l evoluzione del territorio, dei rilievi e dei corsi d acqua. Si è deciso di intervenire dove questi dissesti comportano in modo diretto o indiretto un grave rischio per le popolazioni, gli insediamenti abitativi e quant altro ad essi connesso, soprattutto se tra le cause del dissesto si è riscontrata una componente antropica. Nella definizione delle tipologie degli interventi si è optato, inoltre, per quelli a minor impatto ambientale, privilegiando, nelle aree più sensibili, quelli propri dell ingegneria naturalistica. Queste logiche, che hanno governato la scelta degli interventi e delle tipologie, dovrebbero consentire, piuttosto che ostacolare, i processi naturali legati alla dinamica fluviale e di versante. Occorre infatti trovare forme di sviluppo del territorio compatibili con tale dinamica, limitando al massimo opere che possano incidere negativamente sugli aspetti naturali, aggravando o trasferendo altrove le problematiche di dissesto. Le «Linee generali di assetto idraulico e idrogeologico» sono definite per i sottobacini idrografici, costituenti gli affluenti principali del Po, e sono organizzate con riferimento a: asta del corso d acqua principale, con definizione dell assetto di progetto e degli interventi da realizzare; sottobacini montani del sottobacino principale, con definizione degli interventi per il reticolo idrografico e i versanti. Il «Quaderno delle Opere Tipo» propone un contributo specifico alla standardizzazione delle tipologie di intervento e alla corretta progettazione degli interventi, con il precipuo fine di ottenere, anche per questa via, una riduzione del rischio idrogeologico. Ideato ed elaborato come strumento tecnico-operativo per assistere la progettazione e la realizzazione concreta degli interventi, anche attraverso l impiego delle principali tecniche di ingegneria naturalistica, il manuale si compone di tre parti: definizione e descrizione delle tipologie di intervento; schemi grafici delle tipologie proposte; definizione dei costi unitari indicativi per tipologia. Autorità di bacino del fiume Po 21

25 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico L impiego congiunto delle linee di intervento e del Manuale è funzionale all attuazione degli interventi strutturali del Piano attraverso la formulazione dei Programmi triennali (art. 21, legge 183/89) Priorità e programmi L attuazione del Piano avviene per Programmi triennali (artt. 21 e seguenti, legge 183/89), per i quali vengono definiti i criteri e le modalità di redazione, in funzione delle priorità. Viene fatta in tal modo una netta distinzione fra la componente strategica o strutturale del Piano (normativa) e quella programmatica (interventi). Alla prima è assegnata una validità a tempo indeterminato, in quanto preposta alla definizione delle trasformazioni e utilizzazioni compatibili ed è, conseguentemente, aggiornabile solo in modo sistematico, quando risulti sostanzialmente modificato il quadro generale di riferimento (istituzionale, di assetto fisico, di obiettivi) sul quale si è basata la formulazione. La seconda è rivolta invece alla precisazione e alla traduzione progettuale delle azioni specifiche, in un determinato periodo di tempo, in relazione anche ai bisogni riscontrati e alla disponibilità di risorse finanziarie. Le linee strategiche e i programmi di intervento vengono adottati in conformità a criteri che scaturiscono da un protocollo di valutazione oggettiva basato sulla articolazione in quattro classi di priorità. In base a tale collocazione gerarchica viene definita una distribuzione temporale dei fabbisogni di intervento: PR1: PR2 + PR3: PR4: interventi da realizzare con la massima urgenza, interventi dilazionabili nel medio periodo (dal 4 al 10 anno), interventi di completamento. Non rientrano nella indicazione di priorità tutti gli interventi che fanno capo alle funzioni di gestione del sistema e che pertanto rientrano in operazioni sistematiche (manutenzione; conduzione operativa dei sistemi di monitoraggio e prevenzione). Di ciò si tiene conto nel Programma finanziario Fonti di informazione e integrazioni Il quadro conoscitivo analizzato discende dall insieme delle informazioni disponibili presso gli Enti che a diverso titolo hanno competenze sui temi in argomento. Emergono a scala di bacino numerose carenze che possono essere riferite complessivamente a due aspetti: 22 Autorità di bacino del fiume Po

26 Relazione di sintesi la mancanza di informazioni per inadeguatezza dei sistemi di monitoraggio esistenti, che non sono in condizioni di fornire tutte le informazioni necessarie alla caratterizzazione dei fenomeni in studio; la disomogeneità delle informazioni, che comporta difficoltà e minore attendibilità nella determinazione delle condizioni di assetto idraulico e geologico del bacino. Lo stato della conoscenza sul bacino, relativamente a tutti gli aspetti connessi ai problemi della difesa del suolo, si presenta pertanto molto lontano da una condizione di sufficienza, con livelli di dettaglio e attendibilità notevolmente diversificati nelle varie parti del territorio; inoltre per tutti i fenomeni per i quali sono importanti le serie storiche delle osservazioni (tipicamente la ricostruzione statistica delle piene, l evoluzione morfologica degli alvei, ecc.) la mancanza o l inadeguata estensione delle stesse limita la possibilità di formulare valutazioni con il necessario livello di precisione. Colmare le carenze riscontrate e costruire la conoscenza necessaria richiede tempi lunghi e un azione coerente e costante; in questa fase il Progetto di piano fa riferimento alla conoscenza disponibile, tenendo conto del suo livello di attendibilità e dei limiti che influenzano necessariamente le diverse determinazioni. Per gli aspetti idrologici la carenza delle serie storiche di dati di misura, soprattutto nel campo delle portate, ha condizionato le valutazioni idrologiche su base statistica delle portate piena di riferimento, che si riflettono sulla valutazione del rischio di inondazione, sulla verifica del grado di efficienza delle opere di contenimento e sull individuazione delle ulteriori esigenze di protezione, soprattutto nei tratti di pianura arginati dei corsi d acqua. Circa l assetto geometrico dei corsi d acqua e la relativa evoluzione, il Progetto di piano ha utilizzato tutte le fonti informative disponibili, sia a livello di cartografia di dettaglio che di rilievi topografici di sezioni trasversali; il dettaglio conoscitivo e il relativo aggiornamento sono molto disomogenei. Sono inoltre inesistenti gli altri elementi di conoscenza utili alla rappresentazione dei processi morfologici e idraulici, quali la caratterizzazione granulometrica del materiale d alveo, delle sponde e delle aree golenali; le misure del trasporto solido; la rilevazione degli elementi che determinano la scabrezza. Per i fenomeni di dissesto sul sistema montano (processi gravitativi, fenomeni torrentizi, valanghe), le fonti informative disponibili, riferite prevalentemente a banche dati regionali sullo stato di dissesto e a studi specifici a diversa scala territoriale, sono molto eterogenee per livello di dettaglio e aggiornamento; il quadro dello stato di dissesto del bacino in tal modo ricostruito è scarsamente Autorità di bacino del fiume Po 23

27 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico omogeneo, sia dal punto di vista quantitativo (densità di dissesti) che qualitativo (dettaglio dell informazione). Tali limiti conoscitivi influenzano sia l analisi condotta sulle condizioni di rischio per il territorio collinare e montano del bacino sia l individuazione degli interventi da attuare. La valutazione del livello di protezione esistente in rapporto ai fenomeni di dissesto sconta una scarsa informazione conoscitiva sulle opere realizzate sia sui corsi d acqua, che per il consolidamento dei movimenti di versante; ciò si identifica nell assenza generalizzata presso gli enti competenti di un archivio sistematico delle opere strutturali esistenti e sul loro stato di conservazione e funzionamento. Gli elementi conoscitivi disponibili sono rappresentati da informazioni prevalentemente di carattere qualitativo e generalmente relative alle opere di più recente realizzazione. Per altro la situazione si differenzia notevolmente in relazione ai diversi ambiti territoriali: sui territori collinari e montani l informazione è estremamente carente, mancando molto spesso anche il dato sulla presenza e sull ubicazione delle opere esistenti, oltre che sullo stato di conservazione e funzionamento; sui corsi d acqua principali di pianura, pur in assenza di un archivio sistematico delle opere, è mediamente disponibile l informazione relativa all esistenza e all ubicazione delle stesse; le carenze riguardano le caratteristiche dimensionali e funzionali. Valutazioni circa il grado di adeguatezza sono per forza di cose condotte sulla base di indicatori sommari; sull asta del Po il quadro conoscitivo è decisamente migliore, con una sufficiente descrizione quantitativa, degli argini e delle opere in alveo. 5. Le caratteristiche del territorio 5.1. Ambito fisiografico e ambito di applicazione del Progetto di piano stralcio La perimetrazione del bacino idrografico del fiume Po è stata definita e approvata con DPR 1/06/1998 e successivamente pubblicata sulla G.U. n. 173 il 19/10/1998 con annessa cartografia, alla scala 1: Il bacino del Po è il più grande d Italia, sia per la lunghezza dell asta principale (650 km) che per la dimensione dei deflussi (la portata massima storica defluita nella sezione di chiusura di Pontelagoscuro, in occasione della piena del 1951, è di m 3 /s). La superficie del bacino idrografico in senso stretto alla sezione di 24 Autorità di bacino del fiume Po

28 Relazione di sintesi Pontelagoscuro è pari a km 2 ; ad essa vanno aggiunte le aree costituenti il sottobacino di Burana - Po di Volano, che non fornisce contributi ai deflussi di piena, e il Delta. La superficie complessiva è pari a circa km 2 di cui circa km 2 in territorio italiano 1. La popolazione residente è all incirca 16 milioni di abitanti. La Tab. 5.1 elenca i bacini principali, associando a ciascuno la relativa superficie territoriale e la parte montana e di pianura dei rispettivi bacini; per la parte italiana del bacino idrografico la quota di territorio in montagna è pari al 58%, mentre quella di pianura ammonta al 42%. La Fig. 5.1 propone una rappresentazione sintetica degli ambiti fisiografici così elencati. L ambito territoriale di riferimento per il PAI è costituito dal bacino idrografico del fiume Po chiuso all incile del Po di Goro, che esclude pertanto il territorio del Delta. La delimitazione idrografica assunta per il Delta è rappresentata rispettivamente a nord, dall argine sinistro del Po di Venezia e successivamente da quello del Po di Maistra e a sud dall argine destro del Po di Goro. Sono considerati appartenenti al bacino idrografico tutti i comuni che hanno una porzione di territorio all interno del bacino stesso, individuabile alla scala di riferimento 1: Si hanno pertanto comuni il cui territorio rientra per intero nel bacino e, lungo il confine idrografico, comuni compresi per una porzione più o meno estesa di territorio 2. In sintesi la situazione risultante è riportata nella Fig Il bacino idrografico del Po comprende complessivamente comuni localizzati in sette Regioni (Piemonte, Valle d Aosta, Liguria, Lombardia, Veneto, Emilia- Romagna, Toscana) e nella Provincia Autonoma di Trento. 1 2 Le superfici extranazionali ricadenti all interno del bacino idrografico riguardano 147 km 2 di territorio francese e km 2 di territorio svizzero. Costituisce eccezione al criterio enunciato il Comune di Garessio (Regione Piemonte, Provincia di Cuneo) che, pur essendo parzialmente al di fuori del bacino idrografico, è considerato all interno dello stesso per l intera sua estensione territoriale. Tale assunto deriva da esigenze di semplificazione amministrativa trattandosi, per la Regione Piemonte, dell unico comune al di fuori del bacino idrografico del fiume Po. Autorità di bacino del fiume Po 25

29 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico Tab Estensione territoriale dei sottobacini appartenenti al bacino del Po Denominazione Superfici Totale km 2 in territorio italiano km 2 di Montagna km 2 di Pianura km 2 Po Piemontese Asta Po Sarca - Mincio Oglio Adda Lambro - Olona Meridionale Olona Arno-Rile-Tenore Ticino Toce Terdoppio Agogna Sesia Dora Baltea Orco Malone Stura Di Lanzo Dora Riparia Sangone - Chisola - Lemina Pellice - Chisone Varaita Maira Tanaro Scrivia Staffora-Luria-Vera-Coppa-Tidone Trebbia Nure Chiavenna Arda - Ongina Taro Parma Enza Crostolo Secchia Panaro Burana - Po di Volano Delta del Po Bacino Po Autorità di bacino del fiume Po

30 Fig Delimitazione dei principali sottobacini idrografici Legenda Stura di Lanzo Dora Baltea Orco Toce Sesia Ticino Olona Terdoppio Agogna Lambro Valtellina Adda sottolacuale Oglio Mincio Sottobacino asta Po Sottobacini Lombardi Sottobacini Piemontesi Sottobacini Emiliani Delta Po Valtellina Sottobacino torrenti Arno, Rile e Tenore Svizzera Francia Dora Riparia Asta Po Asta Po Pellice Sangone Oltrepò pavese Arda Asta Po Varaita Maira Asta Po Tanaro Scrivia Trebbia Nure Chiavenna Taro Parma Enza Crostolo Secchia Panaro Delta Po N 0 Km 100 Km

31 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico Tab Comuni appartenenti al bacino idrografico Regione Numero totale Comuni Numero Comuni appartenenti al bacino del fiume Po Complessivo Totalmente interni al bacino Parzialmente interni al bacino Valle d Aosta Piemonte Liguria Lombardia Emilia-Romagna Toscana Veneto Provincia Autonoma di Trento Totale In relazione all ambito territoriale di riferimento del Piano Stralcio PAI i comuni interessati coincidono con quelli appartenenti al bacino idrografico a meno dei 7 (Provincia di Rovigo) che appartengo al Delta: Porto Tolle, Taglio di Po, Ariano nel Polesine e Corbola (totalmente interni) e Adria, Loreo, Porto Viro (parzialmente interni). L ambito territoriale di applicazione del Piano stralcio viene rappresentato in Fig I comuni classificati nell ambito del PAI in funzione del livello di rischio idraulico e idrogeologico costituiscono un sottoinsieme rispetto al numero complessivo dei comuni considerati nel Piano stesso. Va infatti considerato che il metodo di valutazione del rischio e di classificazione adottato utilizza come unità territoriale di riferimento il confine amministrativo comunale, rispetto al quale sono stati individuate e quantificate le condizioni di dissesto, in atto e potenziali, la relativa pericolosità, i beni e i valori esposti al manifestarsi dei fenomeni di dissesto e la relativa vulnerabilità. In ragione del fatto che il territorio oggetto delle indagini e delle elaborazioni propedeutiche alla pianificazione è rappresentato, come detto in precedenza, dal bacino idrografico, la classificazione del rischio è stata effettuata con riferimento ai comuni per i quali la porzione prevalente del territorio ricade all interno del bacino idrografico stesso. La tabella Tab. 5.3 rappresenta in sintesi la distribuzione dei comuni considerati. 28 Autorità di bacino del fiume Po

32 Fig Ambito di applicazione del Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico (PAI) Legenda Sondrio Lecco Varese AOSTA Delimitazione dell ambito di applicazione del Piano stralcio (PAI) Delta dell'asta Po Como Biella Svizzera Bergamo MILANO Novara Francia Lodi Vercelli Pavia Cremona TORINO Asti Limite bacino idrografico Limite regionale Brescia Mantova Piacenza Alessandria Ferrara Parma Modena Reggio nell'emilia Cuneo BOLOGNA GENOVA N 0 Km 100 Km

33 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico Tab Distribuzione dei comuni appartenenti all ambito territoriale di riferimento del PAI e specificamente interessati dalla classificazione di rischio Regione Complessivo Numero comuni interessati dal PAI Totalmente interni al bacino Parzialmente interni al bacino Interessati dalla classificazione di rischio Valle d Aosta Piemonte Liguria Lombardia Emilia-Romagna Toscana Veneto Provincia Autonoma di Trento Totale Idrografia Caratteristiche generali del reticolo idrografico La dimensione del reticolo idrografico, sulla base degli elementi quantitativi desumibili dalla cartografia di base e con riferimento ai territori regionali, è sinteticamente illustrata in Tab. 5.4; il reticolo principale, costituito dai corsi d acqua di lunghezza superiore a 20 km, ha un estensione circa nove volte inferiore a quello secondario; consistente è pure la dimensione del reticolo artificiale (bonifica e irrigazione), strettamente integrato e interagente con quello naturale. L insieme dei corsi d acqua del bacino ha subito nel corso del tempo consistenti interventi di trasformazione e di sistemazione idraulica che hanno condotto a un livello di artificializzazione piuttosto intenso; un indicatore significativo di tale situazione è rappresentato dalla consistenza del sistema delle arginature di 2 a categoria lungo le aste del Po e degli affluenti nei tratti rigurgitati (Tab. 5.5). Tab Dimensioni del reticolo idrografico naturale principale e secondario e del reticolo artificiale principale, riferite ai territori regionali (valori in km) Regione Reticolo naturale principale Reticolo naturale secondario Totale reticolo naturale Reticolo artificiale principale Piemonte Valle d Aosta Liguria Lombardia Emilia-Romagna Trentino Alto Adige Veneto Totale Autorità di bacino del fiume Po

34 Fig Corsi d'acqua costituenti la rete idrografica principale Sondrio Lecco Varese AOSTA Como Biella Bergamo Legnano MILANO Ivrea Vercelli Novara Lodi TORINO Asti Alba Alessandria Mantova Cremona Pavia Pinerolo Brescia Piacenza Parma Ferrara Reggio Emilia Modena Cuneo N 0 Km 100 Km

35 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico Tab Lunghezza delle arginature del fiume Po (valori in km) Corso d acqua Arginature in sponda destra in sponda sinistra totale Asta Po Affluenti rigurgitati Po Delta 154 Po + Delta Nell ambito del reticolo idrografico, il Progetto di piano ha operato una discretizzazione, in funzione dell importanza dei fenomeni di natura idraulica connessi, che vede i seguenti tre livelli gerarchici di approccio: a) l asta fluviale del Po; b) la rete idrografica principale di pianura e dei fondovalle alpini; c) la rete idrografica secondaria di pianura; d) il reticolo idrografico collinare e di montagna e i versanti. La rete idrografica principale adottata è costituita dai corsi d acqua rappresentati in Tab. 5.6 e Fig Tab Corsi d acqua costituenti la rete idrografica principale Corso d acqua (Affluenti in destra) Corso d acqua (Affluenti in sinistra) II ordine III ordine VI ordine II ordine III ordine VI ordine Varaita Pellice Maira Chisone Tanaro Dora Riparia Stura di Demonte Stura di Lanzo Belbo Orco Bormida Dora Baltea Orba Sesia Scrivia Cervo Elvo Trebbia Agogna Nure Terdoppio Chiavenna Ticino Arda Toce Ongina Olona Taro Lambro Stirone Adda Parma Brembo Baganza Serio Enza Oglio Crostolo Chiese Secchia Mella Panaro Mincio 32 Autorità di bacino del fiume Po

36 Relazione di sintesi Caratteristiche dell asta del Po Il fiume Po nasce dal Monviso a quota m s.m. Il bacino montano, di superficie modesta, termina poco a valle di Sanfront. Il corso del fiume si dirige dapprima verso nord, fino a Chivasso, dove converge a est fino a Casale Monferrato, per poi ripiegare a sud verso Valenza e infine nuovamente rivolgersi a est. Tra Moncalieri e Valenza l alveo scorre ai piedi delle colline torinesi e del Monferrato, in ragione dei grandi accumuli alluvionali formati dagli affluenti di sinistra; a Isola S. Antonio (confluenza Tanaro) ha percorso circa 270 km; il bacino sotteso è di km 2. Dalla confluenza del Tanaro all incile del Po di Goro, per circa 375 km, l asta fluviale ha una connotazione prevalentemente artificiale, con regime di deflusso influenzato dalle condizioni idrologiche e di sistemazione idraulica dell insieme degli affluenti, oltre che dalle opere di difesa e di sistemazione direttamente realizzate sull asta stessa. Nel primo tratto, tra il Tanaro e il Ticino, conserva ancora caratteri di tipo sostanzialmente torrentizio, con una pendenza di fondo dell ordine di 0,35. La confluenza del Ticino comporta una trasformazione del regime del corso d acqua in senso decisamente fluviale, in ragione dell apporto idrico regolato, con un notevole contributo glaciale e assenza di trasporto solido; la pendenza media si riduce allo 0,18, per poi decrescere regolarmente e gradualmente verso valle fino a circa lo 0,14 all altezza di Revere-Ostiglia. Le escursioni di livello superano in questo tratto i 10 m. Le arginature, continue su entrambe le sponde, hanno tracciato molto irregolare, risentendo della loro origine frammentaria, con distanze che vanno da meno di 1 a oltre 4 km. L elevata distanza delle arginature maestre delimita lungo l asta una grande area di laminazione (golene chiuse). Da valle di Revere-Ostiglia all incile del Delta l alveo diventa canalizzato tra le arginature, in alcuni tratti a distanze inferiori ai 500 m, e non riceve più apporti, a eccezione del Panaro. Sino alla fine del secolo scorso il sistema arginale a partire da Becca non era completamente chiuso e il Po, e più ancora i suoi affluenti, occupavano con le acque di piena la pianura circostante; il tratto terminale funzionava in sostanza più come scaricatore di un lago che non come un corso d acqua naturale. La situazione attuale, con gli argini di Po circa completati e con l estensione degli stessi a numerosi affluenti, costituisce, nonostante i numerosi interventi attuati, una condizione molto più critica e di delicata gestione. Autorità di bacino del fiume Po 33

37 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico Corsi d acqua principali Il Mincio (194 km compreso il Sarca a monte del lago), esce a Peschiera dal lago di Garda (alimentato dal Sarca nel territorio trentino), forma i laghi di Mantova e sbocca in Po poco a monte di Ostiglia. Presenta un assetto fortemente artificializzato, essendo influenzato dalla regolazione del lago e, in corrispondenza del nodo di Mantova, da una regolazione idraulica molto complessa; a valle è arginato in modo continuo. L Oglio (280 km) nasce sopra a Cevedale, riceve a valle di Ponte di Legno i contributi della Val d Avio e della Val Grande e percorre la Val Camonica immettendosi nel lago d Iseo; dall uscita del lago, presso Sarnico, prosegue verso il Po, dove si immette poco a monte di Borgoforte; è arginato con continuità dalla confluenza sino a circa l immissione del Mella. Affluenti principali, in sinistra, sono il Chiese (effluente del lago d Idro) e il Mella. L Adda (280 km) nasce sopra Bormio, scorre tra le Alpi Retiche a nord e le Orobie a sud in direzione sud-ovest prima, poi verso est, lungo la Valtellina, e sfocia nel lago di Como. A valle del lago scorre incassato fino a Cassano d Adda, per poi snodarsi nella pianura con meandri fino alla confluenza in Po, presso Cremona; è arginato in modo continuo dalla SS 234 alla confluenza. Affluenti principali, in sinistra, sono il Serio e il Brembo. Il Lambro e l Olona sono corsi d acqua principali che costituiscono il reticolo di drenaggio dell area prealpina e di pianura attorno al capoluogo lombardo; entrambi risentono della forte urbanizzazione del territorio attraversato. Il primo ha origine nell area montana del Triangolo Lariano, che va da Magreglio ai laghi di Pusiano e di Alserio; successivamente attraversa i rilievi morenici della Brianza, l area metropolitana milanese e infine la pianura del Lodigiano che va da Melegnano al Po; è arginato per un breve tratto in corrispondenza della confluenza. L Olona (60 km) ha origine alle pendici dei monti a nord di Varese a circa m s.m. e termina di fatto all ingresso di Milano, con il Canale Scolmatore di Nord-Ovest in comune di Rho. Fino all'altezza dell'autostrada Milano-Laghi, i centri abitati sono situati in posizione sopraelevata rispetto al corso del fiume; in prossimità dell'alveo sono invece presenti numerose industrie; a valle dell Olona, il territorio diventa pianeggiante e il fiume entra nella zona maggiormente urbanizzata, attraversando i comuni di Castellanza e Legnano. Il Toce, affluente del lago Maggiore, ha origine dal lago del Toggia, a m s.m., e percorre la valle Ossola con andamento tipicamente torrentizio a motivo dell altitudine del bacino, delle estese superfici glaciali, nonché delle elevate precipitazioni meteoriche che sono caratteristiche dell area. 34 Autorità di bacino del fiume Po

38 Relazione di sintesi Il Ticino (284 km, compresa la parte sopralacuale) ha origine in territorio svizzero, in prossimità del passo di S. Gottardo e costituisce con il fiume Toce il principale affluente del lago Maggiore. Dallo sbarramento della Miorina (Sesto Calende) scorre in una valle a fondo piatto, incisa nella circostante pianura e a essa raccordata per mezzo di un terrazzo principale; l alveo è dapprima monocursale, per poi divagare formando meandri con alveo pluricursale fino alla confluenza con il Po, al ponte della Becca. È arginato un tratto limitato, da Pavia al Po. Il Terdoppio e l Agogna hanno origine dal gruppo delle Prealpi compreso tra il lago Maggiore e il lago d Orta e scorrono nella pianura novarese e lomellina compresa tra il Ticino e il Sesia in direzione sud sud-est. Il corso del Terdoppio è stato artificialmente interrotto in epoca medioevale per far luogo a derivazioni irrigue; il Terdoppio novarese confluisce in Ticino a valle di Cerano tramite uno scolmatore artificiale; il Terdoppio lomellino termina nel Po a valle di Zinasco. Il Sesia (138 km) ha origine dal monte Rosa, scorre per il tratto montano prima in direzione ovest-est (fino a Varallo) e poi verso sud; sbocca in pianura a Romagnano; poco a monte di Vercelli, confluisce il torrente Cervo, che con l Elvo, raccoglie tutti i deflussi provenienti dalla zona pre-alpina del Biellese. Da Vercelli fino alla confluenza in Po, nei pressi di Breme, è limitato da argini circa continui. La Dora Baltea (160 km) nasce dal monte Bianco (Dora di Veny e Dora di Ferret) e percorre la Valle d Aosta prima in direzione ovest-est, poi (Saint Vincent) in direzione nordovest-sudest; confluisce in Po all altezza di Crescentino. Nel tratto piemontese la sezione valliva si presenta ampia e delimitata dai versanti morenici, ad eccezione della stretta di Mazzé, con vaste aree allagabili in destra e in sinistra che nel tratto terminale si connettono a quelle del Po. L Orco (80 km) ha origine dal Lago Rossett e scorre profondamente inciso sul versante meridionale del massiccio del Gran Paradiso, poi il percorso si sviluppa nell'altopiano canavesano fino alla confluenza nel Po in prossimità di Chivasso. La Stura di Lanzo (70 km) è formata dalle tre Sture di Viù, d'ala e di Groscavallo; a Lanzo Torinese sbocca nella pianura canavesana, che attraversa in direzione sudest; in prossimità di Torino il corso affianca il grande conoide di deiezione della Dora Riparia, su cui sorge il capoluogo regionale. La Dora Riparia (125 km) ha origine da due rami: la Dora di Cesana e la Dora di Bardonecchia nella piana di Oulx e percorre la Valle di Susa fino allo sbocco nella pianura torinese; dopo Susa la valle assume la forma caratteristica ad U, e si sviluppa in modo rettilineo in direzione est-ovest. Autorità di bacino del fiume Po 35

39 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico Il Pellice (55 km) ha origine dal Monte Granero (2.387 m s.m.), sbocca nel fondovalle a Villanova, ove assume una direzione ovest-est fino alla confluenza in Po, in prossimità di Faule. Pochi chilometri a valle di Bibiana entra nella pianura pinerolese, dove in prossimità di Cavour si immette l affluente principale, il torrente Chisone. Il Varaita (85 km) trae origine dai due rami del Varaita di Bellino e del Varaita di Chianale; il primo ha origine dal Monte Maniglia (3.177 m.s.m.); il secondo dal versante ovest del Monviso. La valle Varaita ha direzione ovest-est e termina nella pianura cuneese a Costigliole Saluzzo. Il Maira (108 km) nasce presso l'aiguille de Chambeyron (3.471 m s.m.) e, percorrendo una valle molto incassata e tortuosa fino a Cartignano, sbocca nella pianura cuneese; in prossimità di Casalgrasso compie un ampia conversione verso nord prima di confluire nel Po. Il Tanaro (276 km) nasce alla confluenza tra il Tanarello e il torrente Negrone, sbocca nell alta pianura padana a Lesegno e l attraversa con direzione prevalente sudovest-nordest fino alla confluenza in Po, in prossimità di Bassignana. Assume caratteri fluviali con frequenti meandri (a partire da Farigliano, a lentissima evoluzione), ricevendo in sinistra la Stura di Demonte e lambendo a destra il margine occidentale della piega monoclinale delle Langhe fino a Cherasco. Nel tratto tra Asti e Alessandria confluisce il torrente Belbo, e a valle di quest ultima città il Bormida, il cui affluente principale è l Orba. Lo Scrivia (84 km) nasce nell'appennino Ligure, presso Torriglia in provincia di Genova, e, dopo un iniziale andamento est-ovest fino a Busalla, assume la direzione sudovest-nordest confluendo nel Po poco a monte di Voghera (Balossa Bigli). Nel tratto iniziale scorre incassato con versanti ripidi e ricoperti di vegetazione; successivamente il fondovalle diventa più ampio e i terrazzi alluvionali acquistano una notevole estensione, con versanti meno acclivi e intensamente coltivati. Il Trebbia (115 km) nasce dal monte Prela (1.406 m s.m.) nell Appennino Ligure e confluisce nel Po, poco a ovest di Piacenza con percorso sudovest-nordest. Il tratto montano, dalla sorgente fino a Rivergaro, scorre in una valle tortuosa e spesso molto stretta costantemente incassato nel substrato roccioso; il tratto di pianura, con alveotipo tipicamente ramificato, ha ampie aree golenali e notevoli depositi alluvionali. Il Nure (75 km) ha origine al confine con l'appennino ligure, dal monte Maggiorasca (1.450 m s.m.), al confine con la Provincia di Genova, si sviluppa con il tipico orientamento sudovest-nordest e confluisce nel Po poco a valle di 36 Autorità di bacino del fiume Po

40 Relazione di sintesi Piacenza, nei pressi di Roncaglia. Fino a Ferriere ha un alveo inciso all interno di una valle stretta con pendii acclivi; a valle, nella zona distale del corso d acqua, la valle tende gradualmente ad allargarsi e i versanti diventano meno acclivi. Il Chiavenna nasce nella zona di media montagna della provincia di Piacenza, (monte Taverne, 806 m s.m.) e confluisce nel Po all altezza di Caorso; il bacino idrografico, di piccole dimensioni, ha caratteristiche prevalentemente di pianura, essendo inserito rispettivamente tra quello del Nure, a ovest, e quelli dell Arda e del Taro, a est, che chiudono la parte strettamente montana del territorio. L Arda (56 km) ha un bacino idrografico di piccole dimensioni, di carattere collinare e di pianura; il reticolo idrografico è composto da due sistemi separati, rispettivamente riferiti all Arda e all Ongina, di dimensioni equiparabili; la confluenza dell Ongina in Arda avviene infatti poco prima della foce ed è il risultato di un intervento artificiale. Confluisce in Po a Polesine Parmense. Il Taro (150 km) nasce dal Monte Penna (1.735 m s.m.) e confluisce in Po presso Gramignazzo a monte di Casalmaggiore. Si sviluppa in direzione sudovest-nordest sino allo sbocco in pianura, dove crea un ampio conoide con apice tra Fornovo e Collecchio. Successivamente muta direzione, assumendo andamento meridiano fino alla confluenza in Po. Affluente principale in sinistra è il torrente Stirone. Il Parma (100 km) ha origine dal Lago Santo e dai laghetti Gemio e Scuro posti sul crinale del Monte Orsaro (1.830 m s.m.) e del Monte Sillara (1.861 m s.m.) e scorre in direzione nord-est, immettendosi in Po presso Mezzano Superiore; affluente principale, in sinistra è il torrente Baganza, in corrispondenza della città di Parma. A valle della città è arginato in modo continuo. L Enza (85 km) nasce tra il passo del Giogo (1.262 m s.m.) e il monte Palerà (1.425 m s.m.), in prossimità del crinale tosco-emiliano; dalla sorgente fino a Canossa si sviluppa in direzione nord-est, quindi prevalentemente verso nord fino allo sbocco in pianura, dove forma un vasto conoide con apice a S. Polo; successivamente prosegue arginato fino alla confluenza nel Po, a Brescello. Il Crostolo (55 km) nasce sulle colline dell Appennino emiliano (550 m s.m.), si dirige verso Reggio Emilia e prosegue arginato con andamento nord-est immettendosi in Po presso Guastalla. Il Secchia (170 km) nasce dall Alpe di Succiso (2.017 m s.m.) e dal monte Acuto, presso il passo del Cerreto. Nella prima parte il corso montano ha un alveo molto ampio; successivamente si incassa e subisce successivi allargamenti e restringimenti fino allo sbocco in pianura (Sassuolo); l andamento del corso Autorità di bacino del fiume Po 37

41 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico d acqua diventa meandrizzato fino alla confluenza in Po, a valle di quella del Mincio. È arginato a partire dall attraversamento della via Emilia. Il Panaro (160 km) nasce dal Monte Cimone (2.165 m s.m.); prende il nome di Panaro a valle di Montespecchio dopo la confluenza dei torrenti Leo e Scoltenna a Marano (300 m s.m), che costituiscono la parte alta del reticolo idrografico. Scorre in una ampia pianura con andamento meandriforme e struttura pluricursale; lasciata l alta pianura, si dirige verso nord con alveo arginato a partire dalla via Emilia e si immette nel Po fra Stellata e Savatonica Aspetti geomorfologici, litologici e strutturali Ai fini della descrizione delle caratteristiche geomorfologiche, litologiche e strutturali il bacino idrografico è stato suddiviso in quattro ambiti: alpino, appenninico, di contatto alpino-appenninico e di pianura. Si fa riferimento, nel dettaglio, a 15 classi litologiche omogenee, aggregate per caratteristiche geomeccaniche, indipendentemente dalla loro genesi. La rappresentazione di queste classi, alla scala 1: , è contenuta nella carta geolitologica allegata alla Relazione generale (la Fig. 5.4 ne propone una esemplificazione con relativa legenda). A grandi linee i quattro ambiti hanno le seguenti caratteristiche: Ambito alpino - La catena alpina forma un unità geografica, lunga circa km e larga da 150 a 200 km, costituita dalle tre aree morfo-strutturali elvetica, pennidica e austroalpina. Questi domini caratterizzano le così dette Alpi Meridionali, sviluppate per la maggior parte in territorio italiano. Si osserva la predominanza di litotipi metamorfici e sedimentari nella fascia orobica e prealpina lombardo-trentina. Nell area pennidica dominano le formazioni scistose con morfologie rapidamente degradabili, legate al glacialismo. Nell area austroalpina predominano le formazioni granitiche e porfiritiche che lasciano scoperte ampie aree sedimentarie. I margini meridionali della catena si immergono al di sotto della pianura, i cui sedimenti, essenzialmente Pliocenici e Quaternari, ricoprono in discordanza le strutture alpine. Ambito appenninico - La fascia collinare appenninica, che delimita a sud il bacino del Po, si estende dalle Langhe fino allo scoglio miocenico di S. Marino. Si tratta per lo più di terreni arenaceo-marnoso-argillosi del Cenozoico recente. La morfologia è blanda con forme poco acclivi, per la facile degradabilità delle formazioni rocciose. Le sue direttrici strutturali variano dalla direzione nord-ovest sud-est all estremo settentrionale, a nord-nord-est sud-sud-ovest al limite meridio- 38 Autorità di bacino del fiume Po

42 Relazione di sintesi nale, costituendo un arco a virgazione semplice, con vergenza verso l esterno dell arco stesso, opposta a quella delle adiacenti Alpi liguri. L Appennino è caratterizzato dalla Serie Toscana contraddistinta da depositi Flyschoidi oligo-miocenici a prevalente componente arenacea. Al di sopra si ritrova il Complesso ligure di tipo argilloso-marnoso. A essi seguono depositi terrigeni cretaceo-paleocenici, in genere costituiti da alternanze di arenarie e marne. In continuità con la Collina del Monferrato, anche nell Oltrepò Pavese e in Emilia si ritrova la successione stratigrafica eocenico-miocenica, in genere costituita da litologie prevalentemente detritiche, secondo un alternarsi di anticlinali e sinclinali. Nell area sud-orientale del Piemonte si estendono i terreni oligocenico-miocenici del Bacino Terziario Piemontese. Al di sopra dei terreni pliocenici, si ritrovano i depositi continentali Villafranchiani e la serie di alluvioni fluviali e fluvioglaciali pleistoceniche, secondo terrazzi degradanti verso il centro della pianura, nonché i depositi attuali. Ambiti di contatto Alpi-Appennini - Il contatto tra la catena delle Alpi e quella degli Appenni costituisce un insieme di dislocazioni sub-verticali disposte trasversalmente alle direttrici strutturali delle due catene, elemento di separazione tra unità metamorfiche alpine e unità appenniniche non, o poco metamorfiche, a vergenza opposta. Tra l arco Alpino Occidentale, l Appennino ligure e le colline del Monferrato, direttamente sovrapposto sia alle unità Alpine sia alle appenniniche, si sviluppa, tra l Eocene e il Miocene superiore, un complesso e potente sistema sedimentario indicato tradizionalmente come Bacino Terziario Piemontese. I terreni oligocenico-miocenici del Bacino Terziario Piemontese sono costituiti essenzialmente da alternanze di materiale detritico a variabile componente carbonatica e a decrescente grado di cementazione. Ambito della pianura - Tra le catene delle Alpi e degli Appennini inizia a svilupparsi dal miocene superiore l avanfossa appenninica, costituita dalla Pianura Padana e dal Mar Adriatico. Piatta e poco acclive, la Pianura presenta infatti l isoipsa dei 50 m s. m. che si estende fino a Cremona e quella dei 100 m che arriva oltre Alessandria. La pianura è caratterizzata da potenti spessori di sedimenti, che raggiungono in diverse aree anche m, con una velocità di sedimentazione pari alle massime conosciute. Autorità di bacino del fiume Po 39

43 Fig Carta geolitologica

44 Relazione di sintesi 5.4. Caratteristiche climatiche generali Il clima del bacino padano risente della vicinanza del Mare Mediterraneo; le serie storiche sulle temperature massime e minime medie annue evidenziano una media, riportata al livello del mare, corrispondente a circa 9-10 C per le minime e a C per le massime. Il gradiente rispetto all altitudine è simile per quanto riguarda le temperature massime e le minime e corrisponde circa alla diminuzione di un grado ogni m di quota. L escursione termica media annua varia da un minimo di 15 C a un massimo di 22 C, con valori maggiori in pianura e minori sui rilievi. Anche il numero di giorni di gelo e di giorni di ghiaccio dipende dall altitudine. I valori più elevati sono stati registrati ai piedi del Monte Rosa (Stazione di Goillet, m s.m., media annua di 227 giorni di gelo e 94 giorni di ghiaccio), mentre i valori minori sono relativi a stazioni poste sui laghi lombardo-piemontesi (meno di 1 giorno di ghiaccio per le stazioni di Bellano sul lago di Como e Pallanza sul lago Maggiore). Per le precipitazioni nevose, i valori massimi sono stati rilevati presso la stazione di Plateau Rosà, con una media di cm/anno. Anche in questo caso l entità delle precipitazioni dipende dall altitudine, sebbene l esposizione, analogamente a quanto avviene per le precipitazioni liquide, abbia la sua importanza. La media annua su tutte le stazioni è di 296 cm/anno (quota media m s.m.). Le aree con piogge più intense sono quelle esposte alle perturbazioni meteoriche che giungono dal Mediterraneo e dal golfo di Genova: quelle sullo spartiacque Appenninico, con le punte più elevate sulle zone di testata dei bacini del Bormida, dello Scrivia, del Trebbia e del Taro, e sulla zona prealpina tra la Stura di Lanzo e il lago Maggiore. Valori in proporzione abbastanza elevati si riscontrano anche nella zona dei grandi laghi lombardi e nell alto bacino del Tanaro. Intensità di pioggia sensibilmente inferiori caratterizzano invece le zone di pianura e le aree montane più interne, soprattutto nell arco alpino occidentale, come la valle d Aosta, l alta valle di Susa, l alta val d Ossola, la valle del Sarca e la zona di Bormio Caratteristiche dell idrologia di piena Le caratteristiche idrologiche di piena dei corsi d acqua del bacino del Po sono molto differenziate, in funzione dell esposizione alle perturbazioni meteoriche, della morfologia e, in minore misura, del tipo di substrato e di copertura del suolo. È possibile riconoscere 5 aree a comportamento omogeneo: Autorità di bacino del fiume Po 41

45 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico i bacini appenninici piemontesi, i bacini alpini interni, i bacini alpini pedemontani, i bacini alpini lombardi, i bacini appenninici emiliani. Costituiscono inoltre una classe a parte i tratti di pianura dei fiumi piemontesi principali e dei corsi d acqua lombardi sublacuali, in cui assumono importanza rilevante l effetto di laminazione dei colmi di piena lungo l asta, la non contemporaneità delle piene sugli affluenti, la regolazione dei grandi laghi. Caratteri ancora diversi presentano infine alcuni corsi d acqua minori di pianura, il cui bacino è fortemente urbanizzato e artificializzato e ha profondamente modificato il regime naturale dei deflussi (Terdoppio, Olona, Lambro, Arno, Rile, Tenore). I bacini di tipo appenninico del settore piemontese sono caratterizzati da rilievi non molto elevati e, data la vicinanza al mare, da precipitazioni molto intense soprattutto in corrispondenza dello spartiacque ligure-piemontese; trascurabile è l influenza delle precipitazioni nevose. Si tratta in particolare del bacino del Tanaro, a esclusione del settore più occidentale, e di alcuni affluenti minori in destra del Po (i torrenti Ricchiardo, Banna, Stura del Monferrato). Fenomeni alluvionali sono possibili in tutte le stagioni anche se il periodo compreso tra settembre e novembre è quello con la massima incidenza di eventi gravosi. Da notare che spesso a piene sul bacino del Tanaro sono associati fenomeni analoghi nei corsi d acqua compresi tra la Stura di Lanzo e il Sesia. Tale concomitanza è facilmente spiegabile in quanto le piene sono in entrambi i casi provocate da perturbazioni meteoriche provenienti dal golfo di Genova. I bacini alpini interni sono caratterizzati da vallate poste nelle zone più interne del settore occidentale della catena alpina e presentano contributi specifici modesti. Le catene montuose offrono una protezione diretta nei confronti delle perturbazioni atlantiche e si hanno di conseguenza precipitazioni modeste sia in termini di valori totali che di intensità. Inoltre, essendo il bacino montano costituito da ampie zone al di sopra dei m s.m., le precipitazioni si manifestano per lunga parte dell anno prevalentemente sotto forma nevosa e non contribuiscono alla formazione delle piene. Nei bacini di alta quota la formazione delle piene è inoltre influenzata dalla presenza di invasi idroelettrici, generalmente abbastanza significativa. 42 Autorità di bacino del fiume Po

46 Relazione di sintesi Le piene si verificano generalmente tra la fine della primavera e l inizio dell autunno, quando le precipitazioni nevose sono in proporzione scarse. Talora il verificarsi delle piene critiche non corrisponde ai valori di massima intensità di pioggia, ma alla concomitanza di fattori negativi come il manifestarsi di rialzi termici anomali in presenza di una coltre nevosa consistente. Nei bacini secondari le piene sono provocate da piogge di grande intensità ma di scarsa estensione. In questi casi si possono avere fenomeni di trasporto solido rilevanti e riattivazione di conoidi. I bacini alpini pedemontani del settore centro-occidentale sono prevalentemente orientati in direzione nord-sud e, comunque, esposti verso la pianura, quindi meno protetti rispetto alle perturbazioni meteoriche provenienti dal Mediterraneo. Le precipitazioni sono decisamente più intense e l altitudine minore rispetto al gruppo precedente fa si che siano prive di apporti nevosi consistenti per ampi periodi dell anno, determinando portate specifiche nettamente più elevate. Le piene si verificano generalmente in autunno e, in misura minore, a fine primavera o a fine estate. Nei bacini alpini lombardi (compreso il Toce e il Sarca) la distribuzione delle precipitazioni è più regolare rispetto a quanto accade nel settore occidentale. Esiste comunque una differenza nel comportamento idrologico dei corsi d acqua tra la zona delle prealpi che va dal lago Maggiore al lago di Garda e la retrostante area montana, comprendente parte del Canton Ticino, la Valtellina, l alta val Camonica e la valle del Sarca. Infatti nella zona prealpina le precipitazioni sono generalmente più abbondanti e quindi maggiori sono le portate specifiche; inoltre nelle retrostanti aree montane sono presenti rilievi più elevati in cui parte delle precipitazioni cadono sotto forma nevosa, riducendo i deflussi. Si ha inoltre una riduzione delle piogge di massima intensità a partire da ovest verso est. Gli eventi alluvionali sono normalmente concentrati in aree più ristrette rispetto al settore occidentale, spesso originati da nubifragi su aree limitate. I caratteri dei fenomeni idrologici fanno assumere in queste aree grande importanza ai processi torrentizi di trasporto di massa e attivazione delle conoidi, con deposizione di alluvioni grossolane anche di diversi metri di spessore, osservati varie volte negli ultimi decenni soprattutto in valle Ossola e in Valtellina. I bacini appenninici emiliani (Scrivia e Oltrepò Pavese compresi) sono contraddistinti da intensità di precipitazione e altezze di pioggia che crescono procedendo verso lo spartiacque appenninico, più esposto alle perturbazioni provenienti dal Mar Tirreno. Particolarmente abbondanti, probabilmente per una maggiore vicinanza al mare, sono le piogge che cadono nell alto bacino della Autorità di bacino del fiume Po 43

47 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico Scrivia e del Trebbia. Si ha, come nei bacini alpini lombardi una diminuzione dell intensità di pioggia procedendo da ovest verso est. I bacini a maggiore intensità di pioggia sono quelle di testata dello Scrivia, del Trebbia e, in minore misura, del Taro. Le piene hanno in genere carattere impulsivo e colpiscono aree relativamente limitate, estese al massimo a un paio di bacini principali. Nei tratti montani i fenomeni più frequenti nel corso delle piene sono quelli collegati a processi di erosione di sponda e di fondo che spesso concorrono all innesco di frane. Notevole è anche l entità del trasporto solido, favorito dalla presenza di un substrato facilmente erodibile. Le esondazioni, rare nei tratti montani a causa della presenza di valli strette e incassate, sono invece piuttosto frequenti nei tratti di pianura, nonostante la presenza di estese arginature. Il comportamento in piena dei principali corsi d acqua piemontesi nei tratti di pianura risente in modo determinante dello sviluppo degli eventi di piena negli affluenti. Ciascuno di essi ha modalità di formazione dell evento di piena tipiche e caratteristiche. Nel tratto piemontese della Dora Baltea le piene critiche sono alimentate dalla porzione inferiore del bacino montano, prossimo alla sbocco in pianura; di norma quindi a piene eccezionali a Ivrea, corrispondono piene ordinarie ad Aosta e viceversa. Sul Sesia, responsabili delle piene sono soprattutto le precipitazioni sul tratto pedemontano e sugli affluenti principali (Cervo ed Elvo). Per il Tanaro sono normalmente disgiunti gli eventi sulla Stura di Demonte e sul Gesso rispetto a quelli delle restanti parti del bacino. Inoltre non sono generalmente contemporanee le piene straordinarie del Tanaro a monte Alessandria con quelle del Bormida. Le alluvioni del Belbo invece, possono essere associate a eventi critici sia sul Tanaro sia sul Bormida. Per il Po le piene straordinarie nel tratto a monte di Torino sono disgiunte da quelle del tratto di valle: infatti la massima portata storica a Torino (1949) ha dato luogo a una piena modesta nel tratto di valle; invece nel novembre del 1994 la piena a Torino è stata relativamente modesta, mentre a partire dalla confluenza della Dora Baltea si sono avuti valori superiori ai massimi storici. Sul Po nel tratto a valle di Torino gli eventi eccezionali sono provocati da apporti elevati concomitanti dei bacini compresi tra la Stura di Lanzo e il Sesia. Se poi, come è accaduto nel 1951 e nel 1994, a tali eventi si associa una condizione critica del Tanaro, si innesca una piena eccezionale che coinvolge l intero corso del Po. Tratti sublacuali dei corsi d acqua lombardi - La presenza dei grandi laghi allo sbocco in pianura delle principali valli alpine determina una forte laminazione delle 44 Autorità di bacino del fiume Po

48 Relazione di sintesi piene nei corsi d acqua emissari; le escursioni tra livelli di massima piena e livelli ordinari su Ticino, Adda, Oglio Chiese e Mincio sono modeste. Nel caso dell Adda la situazione si modifica verso valle per gli apporti del Brembo e del Serio. Terdoppio, Olona e Lambro presentano caratteristiche in comune, oltre alla vicinanza geografica. Hanno un bacino montano ridotto o pressoché inesistente e attraversano aree densamente urbanizzate con un corso, soprattutto per quanto riguarda l Olona e il Terdoppio, profondamente modificato in epoca storica. Il Terdoppio è deviato poco a valle di Cerano con uno scolmatore che scarica nel Ticino; il vecchio alveo, che confluiva direttamente nel Po, è ancora attivo nel Pavese dove viene alimentato esclusivamente dalle acque della bassa pianura. L Olona è stato deviato in epoca medievale verso Milano. I deflussi di piena arrivano in Ticino attraverso il Canale Scolmatore Nord Ovest Analisi degli eventi di piena che hanno interessato l asta del Po L onda di piena sull asta del fiume Po deriva dalla sovrapposizione di onde elementari, tra loro più o meno sfalsate nel tempo, in rapporto agli eventi pluviometrici che interessano i bacini idrografici degli affluenti, alle condizioni dei tratti vallivi dei corsi d acqua, nonché agli effetti di laminazione che si verificano lungo le aste fluviali. L analisi della documentazione storica relativa agli ultimi secoli evidenzia una netta tendenza all aumento dei livelli idrometrici al colmo, in relazione diretta con il progressivo sviluppo in lunghezza e in altezza delle arginature, che dal territorio mantovano al mare erano pressoché continue su entrambi i lati già a partire dal XVI secolo. Successivamente le opere di contenimento sono state estese verso monte e hanno riguardato anche i principali tributari, soprattutto quelli lombardi ed emiliani. Tale processo ha progressivamente ridotto le aree di pianura soggette ad allagamento naturale e gli allagamenti nel corso delle piene sono avvenuti per rotte dei rilevati, causate da sormonto, da processi erosivi al piede o da sifonamento. La complessa configurazione idrografica e orografica del bacino comporta durante gli eventi di pioggia una certa varietà di situazioni nel decorso delle piene, connessa alla diversa distribuzione spazio-temporale dei deflussi provenienti dai tributari. Di essi quelli che con maggiore ripetitività hanno determinato o concorso a determinare le piene del Po sono: il Sesia, il Tanaro, il Ticino, l Adda, l Oglio e in misura minore i fiumi Secchia e Panaro. Autorità di bacino del fiume Po 45

49 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico Altri dati consentono di fare alcune riflessioni in merito agli effetti prodotti dal progressivo sviluppo chilometrico e altimetrico del sistema di arginature, realizzato lungo la rete idrografica padana da Pavia al mare: nel 1813 la lunghezza complessiva degli argini lungo l asta del Po è pari a 760 km; nel 1874 di 812 km e nel 1981 di 953 km; ad ogni nuova massima piena, a partire dall evento del novembre 1801, vengono realizzati rialzi arginali, al fine di ottenere un franco di 0,80 m sui massimi livelli idrometrici raggiunti; in occasione dei vari eventi di piena, le altezze idrometriche misurate alla stazione di Pontelagoscuro (che sottende quasi tutto il bacino) sono progressivamente aumentate negli ultimi due secoli fin quasi a raddoppiare; tali incrementi sono in relazione diretta con il progressivo sviluppo in lunghezza e in altezza delle arginature Elaborazioni sull idrologia di piena Sulla base della disponibilità delle serie storiche di misura dei dati idrologici sono state condotte elaborazioni finalizzate alla definizione dei valori idrologici di piena per i sistemi idrografici di interesse (in Fig. 5.5 le stazioni pluvio-idrometriche e le sezioni di chiusura). a. Precipitazioni intense Le serie storiche disponibili sulle precipitazioni di breve durata e forte intensità (1, 3, 6, 12, 24 ore e 1-5 giorni consecutivi) sono state utilizzate per l individuazione per ogni stazione di misura della relazione che lega l altezza delle precipitazioni, alla durata e al tempo di ritorno, nota come curva di possibilità pluviometrica. Nelle 226 stazioni di misura sono pertanto state determinate le curve di possibilità pluviometrica per tempi di ritorno compresi tra 10 e 500 anni. b. Portate di piena al colmo Sono stati analizzati i valori massimi delle portate al colmo registrati presso le stazioni idrometriche che hanno funzionato con regolarità per un periodo di almeno 10 anni (si tratta di circa 80 stazioni quasi esclusivamente del Servizio Idrografico, rispetto alle 105 stazioni per le quali sono disponibili dati misurati). Fig Stazioni pluvio-idrometriche e sezioni di chiusura 46 Autorità di bacino del fiume Po

50 Fig Stazioni pluvio-idrometriche e sezioni di chiusura Legenda Stazione pluviometrica Stazione idrometrica Sezione di chiusura N 0 Km 100 Km

51 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico Nelle suddette stazioni sono state stimate le portate di piena al colmo con assegnato tempo di ritorno (da 20 a 500 anni). Per altre 180 sezioni del reticolo idrografico principale, ubicate in posizioni significative rispetto alle esigenze di quantificazione dei valori di piena, sono state stimate le portate al colmo per tempi di ritorno da 20 a 500 anni utilizzando metodi idrologici di regionalizzazione. c. Profili di piena Per i corsi d acqua principali, in funzione delle portate di piena definite con i metodi idrologici sopra indicati e della geometria dell alveo ricostruita sulla base dei rilievi disponibili, sono stati definiti, mediante procedura di calcolo idraulico, i profili di piena per assegnato tempo di ritorno (20, 100, 200 e 500 anni). Tali profili costituiscono l elemento conoscitivo di base per la ricostruzione delle aree potenzialmente inondabili, per la delimitazione delle fasce fluviali e per la verifica dell adeguatezza delle opere idrauliche di contenimento dei livelli e la individuazione delle eventuali necessità di adeguamento delle stesse o di realizzazione di nuove opere. d. Profili di piena per l asta del Po La relazione tra portate e livelli idrici lungo l asta del Po è stata definita attraverso l applicazione di un modello idraulico, esteso dalla confluenza del Tanaro al Delta, in modalità di moto quasi-bidimensionale, comprensivo della simulazione del funzionamento artificiale delle golene chiuse. La geometria del sistema fluviale nel modello è stata costruita in larga parte con le sezioni trasversali dell alveo relative al rilievo più recente disponibile (1991). La taratura del modello è stata effettuata sull evento di piena del Lo scenario di verifica assunto è stato costruito sulla base dell osservazione del comportamento idrologico del bacino padano nel corso delle due piene più gravose degli ultimi 50 anni, adottando una piena teorica costruita a partire da quelle del 1994 e 1951, in modo tale che il comportamento complessivo del bacino sia ugualmente gravoso sia per la porzione piemontese sia per la parte emiliana e lombarda. Tale piena teorica presenta un colmo confrontabile alle sezioni strumentate con il valore definito per tempo di ritorno di 200 anni. 48 Autorità di bacino del fiume Po

52 Relazione di sintesi 5.8. Assetto morfologico e idraulico L analisi delle caratteristiche morfologiche, morfometriche e idrauliche delle principali aste fluviali del bacino costituisce una delle chiavi di lettura per comprendere l evoluzione e il grado di stabilità dei corsi d acqua. La caratterizzazione della dinamica evolutiva dei corsi d acqua è stata analizzata mediante i seguenti parametri caratteristici di tipo qualitativo e quantitativo: alveotipo, indice di ramificazione, indice di sinuosità, larghezza dell alveo, lunghezza dell asse della valle, lunghezza del thalweg. La quantificazione dei parametri indicati è stata condotta con riferimento a osservazioni storiche, se disponibili, e a rilievi recenti di carattere cartografico e geometrico, in modo da evidenziare le trasformazione intercorse. Gli elementi salienti sono raggruppabili nei seguenti punti. a. Assetto morfologico L'alveotipo ramificato caratterizza in generale i tratti di alta pianura degli affluenti principali; in particolare della maggior parte degli alvei emiliani; tratti più o meno estesi sono inoltre presenti lungo i corsi dello Scrivia, della Stura di Demonte, della Stura di Lanzo, dell'orco, della Dora Baltea, del Sesia, del Ticino, del Brembo, del Serio, e dell'adda sopralacuale. Non è generalmente presente nei tratti inferiori dei corsi d'acqua, per la minore pendenza del profilo di fondo, ma anche per gli effetti delle opere idrauliche di sistemazione e difesa, che spesso hanno comportato la disattivazione dei rami secondari. In generale l'alveotipo unicursale, da sinuoso a meandriforme, caratterizza i tratti di bassa pianura degli affluenti principali; i caratteri più tipici di alveo meandriforme si riscontrano lungo il Tanaro, l'adda (a valle di Lodi), il Ticino (immediatamente a valle dell'incile del Lago Maggiore), e il lungo tratto inferiore del Pellice. b. Evoluzione morfologica L'evoluzione morfologica in corso è particolarmente significativa per la maggior parte degli affluenti nei settori di alta pianura; per i tratti più prossimi alla confluenza in Po risulta più frequentemente media o bassa. Nell'ambito degli affluenti di destra è significativa per tutti i tratti di alta pianura dei corsi emiliani, oltre a tratti dello Scrivia e del Varaita; dinamica evolutiva bassa caratterizza invece il corso del Tanaro. Per gli affluenti di sinistra si ha un quadro eterogeneo, con presenza sia di dinamiche d'alveo significative (Pellice, Dora Riparia, Stura di Lanzo, Orco, Cervo, alcuni tratti di Adda e Serio), che medie e basse; in generale evoluzione morfologica bassa caratterizza i corsi d'acqua con limitata estensione del bacino Autorità di bacino del fiume Po 49

53 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico montano quali il Lambro e l Olona, il Mella e il Chiese, o con la presenza di un bacino lacustre a monte, quali l Oglio e il Mincio a monte di Mantova; in particolare per questi ultimi due corsi d'acqua la scarsa evoluzione attuale è strettamente dipendente dall'assetto delle opere. Si hanno infine numerosi tratti fluviali in cui l evoluzione morfologica attuale è meno significativa di quella pregressa, in seguito alla stabilizzazione dell'andamento planimetrico imposto dalla progressiva artificializzazione dell alveo; tale fenomeno riguarda in particolare alcuni tratti del basso Sesia, del Bormida, del Ticino, dell Oglio, del Mella, del Chiese. c. Instabilità morfologica La distribuzione del grado di stabilità dell'alveo risulta, almeno in parte, correlata all evoluzione morfologica. Erosioni di sponda e/o di fondo alveo significative si osservano, relativamente a tratti più o meno estesi, lungo tutti i corsi d'acqua dell Emilia, l Orco, il tratto superiore della Dora Baltea e del Varaita in Piemonte, lungo l Adda e il Serio in Lombardia. In equilibrio risultano l Oglio, il Mella, il Chiese, il tratto di Adda immediatamente a valle del lago di Como, e un breve tratto intermedio del Secchia. Condizioni di scarsa erosione d'alveo si hanno per Tanaro, Elvo, Cervo, Toce, Olona, Lambro, Mincio (a monte di Mantova), Ticino (nel tratto meandriforme a valle del Lago Maggiore). Condizioni irregolari, con fenomeni erosivi alternati a episodi di sedimentazione, sono spesso caratteristici dei tratti d alveo pluricursali (ad es. Serio e Trebbia). Poco frequenti sono i tratti in sedimentazione di estensione significativa; in tali condizioni risultano i soli corsi del Pellice, del Chisone e dell Oglio sopralacuale. In sintesi risulta che l erosione di fondo dell alveo è la tendenza prevalente in atto lungo le aste del reticolo padano; tale carattere è particolarmente marcato sugli affluenti appenninici a monte della via Emilia (a eccezione di Nure e Chiavenna), Serio, Tanaro, Stura di Demonte, Orba, Bormida, tratti medi-superiori di Scrivia, Stura di Lanzo e Orco. Il fenomeno ha prodotto trasformazioni morfologicoambientali rilevanti: maggiore canalizzazione, diminuzione dell indice di ramificazione e della larghezza tra le sponde, disattivazione di lanche e rami secondari, trasformazioni ambientali delle golene sempre meno interessate da inondazioni. Per numerosi tratti dei corsi d acqua in erosione nell ultimo ventennio, la sospensione dei prelievi di inerti ha determinato una riduzione del trend di abbassamento o una tendenza al recupero di condizioni di equilibrio. 50 Autorità di bacino del fiume Po

54 Relazione di sintesi d. Abbassamento di fondo dell alveo del Po L analisi delle modificazioni dell alveo del Po consente di ricavare alcuni indici morfologici-evolutivi che evidenziano un generalizzato approfondimento del fondo dell alveo e un corrispondente aumento della sezione di deflusso: nel periodo si ha un abbassamento di fondo significativo, che interessa gran parte del tratto medio-basso dell asta e raggiunge valori massimi (4,30 5,30 m) nei tratti Isola Serafini-foce Taro, Casalmaggiore-foce Oglio, Ostiglia-Felonica; gli abbassamenti maggiori si sono verificati tra il 1969 e il 1979, come effetto generalizzato e rilevante sull intera asta fluviale; dal 1979 al 1991 si registra una tendenza all attenuazione del trend o, in alcuni casi, un inversione di tendenza, con lieve recupero della quota di fondo. L abbassamento di fondo è stato accompagnato da un incremento della sezione dell alveo inciso (tra il 25% e il 50%, con punte fino al 65%), particolarmente elevato nel tratto Isola Serafini-Casalmaggiore. L analisi del fenomeno porta, in conclusione, alle seguenti considerazioni generali: l attività estrattiva è stato un fattore di importanza primaria nel determinare gli abbassamenti del fondo alveo del Po nel tratto a valle di Isola Serafini; ali abbassamento ha concorso l effetto combinato dei lavori di sistemazione dell alveo di magra e di realizzazione dello sbarramento idroelettrico; la sistemazione dell alveo ha esaltato il fenomeno nel tratto tra foce Adda e foce Mincio e attenuato o ritardato gli effetti a valle, in ragione della maggiore capacità di trasporto solido dell alveo regimato; l abbassamento di fondo non è complessivamente esaurito e l attuale tendenza all attenuazione o a un leggero recupero delle quote minime è strettamente correlata alla rigorosa limitazione delle asportazioni di inerti dall alveo attivo Navigazione interna Un problema territoriale di notevoli dimensioni è l aumento continuo del trasporto di merci e di passeggeri. È facile comprendere come un'area così densamente popolata e così ricca di attività, come il bacino del fiume Po, generi una domanda di trasporto molto elevata, sia per quel che riguarda la mobilità delle persone che per il trasporto delle merci. Alla domanda generata dalle esigenze interne si somma quella derivante dalle merci in transito. Per la sua posizione la valle del Po è infatti attraversata da tutti i traffici correnti tra l'europa e il centro-sud del Paese. Autorità di bacino del fiume Po 51

55 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico Tutti i dati prodotti concordano nell indicare che la situazione del nostro Paese è anomala nel quadro europeo. In sostanza, la marginalità del ruolo dell'idrovia in Italia risulta evidente se, scartate le brevi percorrenze, alle quali il trasporto idroviario è marginalmente interessato, consideriamo la composizione del traffico interno delle merci su medie e lunghe distanze, quelle superiori ai 50 km. Rimane estremamente ridotta la percentuale di mercato assorbita dalla navigazione interna (0,09% nel 1997, in lieve ripresa rispetto all anno precedente) che peraltro ha registrato incrementi di prestazioni dal 1992 (65 milioni di t/km), al 1993 (97), al 1994 (108) e al 1995 (135), facendo segnare una lieve flessione nel 1996 (125) e una significativa ripresa nel 1997 (201). Il Po, nel tratto medio inferiore, dalla confluenza del Ticino al mare, per una lunghezza di circa 400 km è l'asse storico della rete idroviaria italiana. Oggi la navigazione è limitata fino a Cremona, salvo i periodi di acque alte, essendo interrotta alla conca dello sbarramento di Isola Serafini, che non consente più di superare lo sbarramento, in ragione dei consistenti abbassamenti di fondo alveo che si sono verificati a valle. Da Cremona al mare Adriatico, il Po è oggi navigato con navi e convogli delle classi Va e Vb. La scelta del Po nei confronti della costruzione di canali navigabili paralleli venne confermata dalle Commissioni Parlamentari che, all'inizio del secolo, studiarono i piani per lo sviluppo della Rete Idroviaria Padano-Veneta. Allo stesso periodo risalgono le scelte per i collegamenti tra il Po e i porti del mare Adriatico, ad un estremità, e tra il Po e Milano, verso l'interno. Per i collegamenti al mare, scartata la soluzione di un uscita diretta attraverso la foce del Po, che è impraticabile a causa delle barre sabbiose che si formano in continuità, vennero previsti e costruiti due canali: il canale Po-Brondolo, lungo 19 km, in sinistra, diretto alla Laguna di Venezia; l'idrovia Ferrarese, in destra, che permette al traffico fluviale di raggiungere il mare a Porto Garibaldi. Oltre a questi due canali la navigazione fluviale può arrivare direttamente al mare percorrendo il Po di Levante, che è un ramo abbandonato del delta del Po, lungo 19 km, che sbocca in mare a Porto Levante. Il Po è inoltre collegato a Mantova dal tronco inferiore del fiume Mincio, lungo 20 km. 52 Autorità di bacino del fiume Po

56 Relazione di sintesi Questa, con l'aggiunta di un canale parallelo al Po, il Fissero-Tartaro-Canalbianco, lungo 140 km da Mantova al mare, in gran parte già costruito, e di un prolungamento dell'idrovia Ferrarese fino al Porto di Ravenna è la Rete Idroviaria Padano-Veneta nelle attuali condizioni. Oggi, la navigazione si svolge: sul fiume Po, a servizio dei porti di Cremona e di Mantova, delle banchine di Boretto (RE) e di Casalmaggiore (CR), degli scali fluviali di Ostiglia, Sermide e Isola Camerini; sul canale Po Brondolo e sui canali lagunari per la relazione con i porti di Venezia Marghera e di Chioggia; sul Po di Levante per i traffici fluviomarittimi con i porti del Basso Adriatico, dell'istria e della Dalmazia; sulla Idrovia Ferrarese, limitatamente alle relazioni fluviomarittime che interessano Ferrara, dato che la conca di comunicazione tra il canale e il Po, a Pontelagoscuro, è in fase di ricostruzione dopo che l'abbassamento dell'alveo l'ha messa fuori servizio, come è già accaduto per la conca di Isola Serafini. Il traffico complessivo è modesto ma in fase di sviluppo, con l'entrata in esercizio dei primi porti moderni. Interessa principalmente: prodotti petroliferi, caolino e argille, granaglie e farine, gas di petrolio liquido, legnami, prodotti chimici, carichi eccezionali, merci varie. I porti principali sono: il porto industriale di Mantova; il porto di Cremona. Come in tutti i Paesi europei anche in Italia si è assistito, in questi ultimi anni, ad una crescita impressionante del trasporto merci. Ma la caratteristica principale del sistema italiano dei trasporti è la nota presenza di notevoli disfunzioni in tutti i comparti modali, che ha finora trovato risposta solo in una dilatazione del trasporto stradale. Sulla base di questa constatazione, il Parlamento e il Governo hanno dato vita nel 1986 ad un Piano Generale dei Trasporti (P.G.T.) per la ricerca di un equilibrio fra le diverse modalità, da perseguire operando scelte politiche mirate al recupero in breve tempo del gap di dotazioni infrastrutturali e di meccanismi gestionali rispetto ad altri Paesi. La traduzione di tali indicazioni programmatiche si è avuta con la legge 29/11/90 n. 380, riguardante "Interventi per la realizzazione del sistema idroviario padanoveneto", che ha definito tale sistema di preminente interesse nazionale. Autorità di bacino del fiume Po 53

57 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico A seguito della Legge 380/90, il D.M. 25/06/1992 n. 759 ha definito analiticamente l'insieme degli elementi (fiumi, idrovie, canali, porti interni, terminali idroviari) che costituiscono, nel loro complesso, il sistema navigabile. La necessità di un aggiornamento del Piano poliennale ha portato il Parlamento ad approvare, recentemente, due distinti provvedimenti legislativi: la legge 18/06/1998 n. 194 Interventi nel settore dei trasporti per la realizzazione degli interventi previsti dal Piano pluriennale di attuazione concernente il sistema idroviario padano-veneto; la legge 30/11/1998 n. 413 Rifinanziamento degli interventi per l industria cantieristica ed armatoriale che all art. 11 autorizza una ulteriore spesa a favore del sistema idroviario padano-veneto. Il Ministro dei Trasporti provvederà, previa intesa con le Regioni interessate, alla definizione e localizzazione degli interventi. Gli interventi previsti sono i seguenti: Tab Programma degli interventi idroviari previsti Località Opera Idrovia Fiume Po a) Idrovia ferrarese (collegamento del Po con Porto Garibaldi in direzione medio e sud Adriatico. L idrovia sarà adeguata alla classe V) b) Regolazione alveo Po tronco Cremona Porto Tolle (in corrispondenza a vari punti di passaggio con caratteristiche inadeguate alla classe Vb) c) Sistemazione Po tronco Piacenza-Cremona (Isola Serafini) (contributo) Canale Fissero-Tartaro- a) Canale Brondolo (adeguamento alla classe V sbocco a mare) Canal Bianco b) Canale di accesso al porto di Rovigo (Adeguamento a classe V del canale di accesso al porto di Rovigo da Porto Levante) c) Tratto Ostiglia-Rovigo (adeguamento alla classe IV) d) Completamento del tronco Po-Mantova-Ostiglia Canale Milano-Cremona a) Ricostruzione della conca di Cremona (contributo) b) Nuovo canale Pizzighettone-Bertonico (contributo) Interventi sui tronchi a valenza Litoranea veneta (Friuli) turistica della nautica da diporto Porti a) Porto di Cremona (completamento) Idrovia piemontese b) Porto di Mantova (completamento) Progetto di massima Caratteri generali del paesaggio Morfologia del terreno e assetto vegetazionale Le forme del terreno sono caratterizzate dalla presenza di un arco alpino, costituito da rilievi modellati dall erosione glaciale; di una fascia intermedia, di limitata profondità, a ridosso della zona alpina, formata da rilievi modellati dall erosione in rocce prevalentemente cristalline o arenaceo-marnose, o in rocce prevalentemente 54 Autorità di bacino del fiume Po

58 Relazione di sintesi calcaree, e di morene; di un ampia fascia subalpina e di una fascia, assai estesa ma poco profonda, subappenninica, caratterizzata dalla presenza di ripiani terrazzati e di grandi conoidi; di una pianura alluvionale; di un ambito appenninico, costituente il limite meridionale del bacino, formato da rilievi modellati dall erosione in rocce prevalentemente cristalline o arenaceo-marnose. L intero bacino appartiene alla regione biogeografica medio-europea ed al suo interno si possono individuare cinque grandi sistemi fitogeografici: intralpino continentale, prealpino meridionale, planiziale padano, collinare monferrinolanghiano, appenninico settentrionale. Il sistema intralpino continentale è dominato dalla serie vegetazionale del peccio Picetum montanum a occidente e da quella del pino silvestre Ononido Pinion ad oriente. Nel piano subalpino domina il pino mugo che forma associazioni con il rododendro, mentre nel piano alpino sono dominanti le praterie e gli arbusteti. Il settore intermedio, più ricco di specie vegetali, è dominato, nel piano montano, dall abete Abietetum e dalle faggete Cephalanthero-Fagion mentre nel piano subalpino sono frequenti il leccio ed il pino mugo. Il sistema prealpino meridionale è formato da montagne, meno elevate e aspre con assenza di nevi perenni e ghiacciai, di origine sedimentaria calcarea. Questo sistema è il più ricco dal punto di vista floristico in Italia, con molti endemismi. Il piano montano è dominato dalla serie della faggeta calcicola mentre il piano collinare è dominato dalla boscaglia (Ostya carpinifolia, Fraxinus ornus e roverella). Nel settore insubrico, dominato dalla presenza dei laghi, il piano collinare è formato in prevalenza da associazioni vegetali del Carpinion e del Quercion roboris, anche se l introduzione massiccia di piante coltivate di tipo mediterraneo ed esotico caratterizza molti tratti delle rive dei laghi. Nel sistema planiziale padano si possono riconoscere tre sottosistemi: il padano terrazzato, o dell alta pianura, la cui vegetazione tipica è quella del Querco- Carpinetum, ormai rara, in relitti con Ulmus minor e Acer campestre. Lungo i fiumi, si trovano formazioni con dominanza di farnia (Quercus robur), alneti (Alnetum glutinosae) e frassineti (Carici-Fraxinetum) e, negli alvei, pioppeti (Populetum albae) e saliceti. Interessanti lembi di brughiera (Calluna vulgaris, con Cytisus scoparius, Betula pendula e Pinus silvestris) si incontrano ancora nelle aree terrazzate piemontesi e lombarde; il settore padano alluvionale o della bassa, con vegetazione simile a quella del settore precedente, con maggior frequenza di alneti, pioppeti, saliceti, persino canneti (Phragmitetalia); il settore padano lagunare, caratterizzato dalla presenza del canneto a giunco marittimo (Juncetalia Autorità di bacino del fiume Po 55

59 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico maritimi), del Salicornietum (Salicornia fruticosa) e, nelle barene più elevate, da praterie di Glyceria e cariceti. Il sistema collinare monferrino-langhiano è caratterizzato dalla presenza di residui querceti a roverella tra i quali si trovano specie più termofile (ad es. l Aphyllantes monspeliensis), probabilmente venute dalla Liguria in epoche più calde e che hanno trovato nicchie favorevoli. Nel sistema appenninico settentrionale, il settore ligure è dominato, nel piano collinare, da formazioni di Orno-Ostryon e Carpinion mentre nel piano montano domina il Fagion con presenza di roverella; sono frequenti i boschi di castagno. Nel settore emiliano la vegetazione è simile a quella del settore precedente, con maggiore formazione di latifoglie termofile (roverella) e carpino nel piano collinare e di faggio nel piano montano; sono più scarsi i boschi di castagno. Nel settore toscano il leccio e le colture ad olivo dominano il piano collinare; nel piano montano sono frequenti i boschi di castagno, che possono arrivare fino al piano superiore, dove domina il Fagion Strutturazione storica del territorio Le prime tracce di insediamenti umani nel bacino del Po risalgono al periodo Paleolitico: culture importanti sviluppatesi in età preistorica sono la cultura di Polada, in età del bronzo, e quelle di Golasecca, di Este, di Villanova, nella prima età del ferro. Nel corso del VI sec. a.c. si determina la fioritura dell Etruria padana, alla quale segue l occupazione dei Celti, che costituisce l ultimo grande avvenimento dal punto di vista del popolamento dell Italia antica, non superato, sotto l aspetto etnico, neppure dalle migrazioni dei Goti e dei Longobardi nei secoli V e VI d. C.. La fine del III sec. a.c. è caratterizzata dall espansione dei Romani i quali, con la tecnica della centuriazione, svolgono un imponente opera di sistemazione del territorio che produce profonde trasformazioni nell assetto vegetazionale e colturale del bacino. A partire dal III sec. d.c., la crisi economica e politica in cui versa l impero romano investe anche l area padana, che diventa la testa di ponte per tutte le spedizioni contro le genti barbariche: ne deriva la disgregazione delle precedenti forme di organizzazione del territorio. Nell VIII sec. d.c., con i Carolingi, ha origine la complessa rete dei rapporti feudali: si impone la curtis quale forma di gestione delle grandi proprietà fondiarie e come 56 Autorità di bacino del fiume Po

60 Relazione di sintesi modello di efficienza e funzionalità nell organizzazione degli spazi agricoli, che si estendono notevolmente. Ma è solo verso la metà dell XI sec. che si verifica, con lo sviluppo dei Comuni e dei grandi complessi monastici, una sensibile accelerazione del processo di ripresa produttiva e demografica che aveva preso il via a partire dall VIII secolo. All inizio del 300, l equilibrio raggiunto nel corso del basso medioevo tra popolazione e risorse, con l aumento delle superfici a coltura e l espansione delle manifatture cittadine, si spezza; inoltre, i continui conflitti tra Comuni finiscono con il comprometterne l esistenza, favorendo l affermarsi delle Signorie, che nel territorio del bacino avviene in tempi e modi diversi. A partire dal XVI secolo in Europa si formano i grandi stati nazionali e l Italia, dove manca una forte monarchia, diventa possedimento designato del vicino più potente: il territorio compreso nel bacino del Po si trova, tra il 500 ed il 700, sotto l influsso e/o il controllo della Spagna, dello Stato della Chiesa, della Repubblica Veneta e del Regno di Sardegna. Nel 700 tutta l Europa conosce una fase di espansione che contrasta con la crisi e la depressione che avevano dominato il secolo precedente e si riflette anche in Italia. Cresce la popolazione, tende a diminuire la mortalità, si consolida il processo di integrazione tra agricoltura ed allevamento, si stabilisce una situazione di relativo equilibrio tra città e campagna. Ha ancora un importanza secondaria l attività industriale che, tuttavia, comincia a crescere con l apparire, in area padana, di fabbriche per la tessitura della lana, del cotone o di sete speciali, quasi tutte collegate però con attività artigianali sparse nella campagna. Nel periodo di formazione dello stato unitario l Italia è ancora un paese essenzialmente agricolo; gli effetti della rivoluzione industriale arrivano infatti con circa mezzo secolo di ritardo rispetto agli altri paesi europei. Nei decenni tra l Unità e la fine dell Ottocento si sviluppano tuttavia, in ambito padano, tutte o quasi le grandi industrie attuali. Il territorio rurale, soprattutto in Lombardia, subisce intense trasformazioni colturali che modificano il paesaggio agrario ed incidono profondamente nella vita economica e sociale. Dal dopoguerra fino al periodo attuale l Italia, ed in particolare l area del bacino del Po, è stata protagonista di uno sviluppo con caratteristiche profondamente differenti dai modelli evolutivi dei secoli precedenti, sia per la rapidità sia per la natura dei cambiamenti verificatisi. Tali cambiamenti hanno interessato tutta la società nei suoi vari aspetti ed hanno determinato effetti sensibili sull intero Autorità di bacino del fiume Po 57

61 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico territorio, non solo sul paesaggio agrario ma anche su quello industriale, urbano e metropolitano, che oggi si fondono a costituire un tutto inscindibile. 58 Autorità di bacino del fiume Po

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63 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico Assetti tipici del paesaggio Nel complesso, nel territorio del bacino, si possono delineare 36 principali assetti tipici del paesaggio, risultanti formali del complesso sistema di relazioni che coinvolge le sue componenti naturalistiche, socio-economiche e culturali (Fig. 5.6). Si distinguono, i paesaggi della pianura, bassa ed alta ; degli anfiteatri morenici e dei ripiani diluviali a brughiera, caratterizzanti la fascia prealpina a ridosso della pianura; dei sistemi collinari del Monferrato, delle Langhe, dell Oltrepo pavese, emiliano-romagnolo e sub-alpino veneto; delle valli e dei grandi massicci alpini occidentali; della montagna trentina; delle basse valli piemontesi e delle prealpi lombarde e trentino-venete; delle valli appenniniche; dei sistemi del Garda e del Monte Baldo; delle terre vecchie polesane e ferraresi e delle bonifiche moderne; ed, inoltre, il paesaggio lagunare e del Delta del Po; delle regioni fluviali del Po e dei suoi affluenti; i paesaggi metropolitani e quello della fascia costiera, fortemente antropizzati Aree protette e sistemi di tutela del paesaggio e dei beni storicoculturali Il quadro di riferimento normativo nazionale relativo ai temi del paesaggio e del patrimonio naturale, della loro tutela e valorizzazione, è costituito dalle leggi n 431/1985 e n 394/1991. Le Regioni, in ottemperanza a tali leggi, se ne sono fatte interpreti gestendo il processo di aggiornamento della materia paesistica e ambientale. Si è venuta così a determinare una differenziata situazione normativa per singola regione, evidenziata nella seguente Tab I piani per la tutela del paesaggio delle regioni Val D Aosta, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e della Provincia di Trento sono piani territoriali con valenza paesistica, mentre quello della Regione Liguria è un piano paesistico ambientale. Per quanto riguarda la tutela del patrimonio naturale, il P.T.P. della Val D Aosta recepisce il sistema dei parchi così come concepito dalla legge regionale quadro n 30/91; le regioni Piemonte e Lombardia sono dotate di Piano regionale delle aree protette: in particolare, quello del Piemonte sarà aggiornato tenendo conto di quanto previsto nel P.T.R.; la Liguria ha riordinato la materia inerente le aree protette in base alla legge regionale n 12/95; l Emilia-Romagna ha definito il sistema regionale delle aree protette nel P.T.P.R.. Più in dettaglio, tale regione, con la legge n 40/92, ha dettato norme per la istituzione e la gestione dei parchi regionali, delle riserve naturali e delle aree di riequilibrio ecologico; infine, la 60 Autorità di bacino del fiume Po

64 Relazione di sintesi Provincia di Trento e la regione Veneto hanno individuato direttamente la politica e la gestione delle aree naturali protette rispettivamente nel P.U.P e nel P.T.R.C.. Tab Norme regionali in materia paesistica e in materia di aree protette Regione Norme regionali in materia paesistica Norme in materia di aree naturali protette Val D Aosta Piemonte Liguria Lombardia Emilia Romagna Provincia di Trento Veneto P.T.P. (Piano territoriale paesistico) - adottato nel 1996 P.T.R (Piano territoriale regionale) - approvato nel1997 P.T.C.P. (Piano territoriale di coordinamento paesistico) - approvato nel 1990 P.T.P.R. (Piano territoriale paesistico regionale) approvato nel 1997 P.T.P.R. (Piano territoriale paesistico regionale) approvato nel 1993 P.U.P.(Piano urbanistico provinciale) - approvato nel 1987 P.T.R.C. (Piano territoriale regionale di coordinamento) - approvato nel 1991 L.R. n 30/1991 Norme per l istituzione di aree naturali protette L.R. n 36/1992 Adeguamento delle norme regionali in materia di aree protette alle leggi n 142/1990 e n 394/1991 L.R. n 12/1995 Riordino delle aree protette L.R. n 32/1996 Integrazioni e modifiche alla L.R. n 86/1983 Piano generale delle aree regionali protette L.R. n 40/1992 Norme per la istituzione di parchi regionali, riserve naturali e aree di riequilibrio ecologico L.R.n 18/1988 Ordinamento dei parchi naturali - L.R. n 28/1988 Norme per la salvaguardia dei biotopi L.R. n 40/1984 Nuova disciplina dei parchi Contesto socio-economico e strutturale Il bacino idrografico del Po è un area economicamente strategica per il Paese con un PIL che copre il 40% di quello nazionale, in virtù della presenza di grandi industrie, di una quota considerevole di piccole e medie imprese, nonché di attività agricole e zootecniche. La notevole antropizzazione del territorio (urbanizzazione, densità abitativa, attività produttive e reti infrastrutturali) e i conseguenti fenomeni di pressione ambientale determinano una vulnerabilità estremamente elevata in relazione ai fenomeni di dissesto idraulico e idrogeologico. Il bacino del Po, in cui sono localizzate circa un terzo delle imprese italiane, presenta un alto grado di concentrazione industriale (circa 45 addetti/km 2 ) e di concentrazione terziaria (circa 40 addetti/km 2 ). La densità territoriale si attesta a circa 225 abitanti/km 2, sensibilmente superiore alla media italiana (188 abitanti/km 2 ). Il valore massimo si riscontra nell area Lambro-Seveso-Olona, con abitanti/km 2, mentre i minimi si collocano nella parte alta dei bacini del Trebbia e del Parma, con 25 abitanti/km 2 e in Valle d Aosta, con 36 abitanti/km 2. Autorità di bacino del fiume Po 61

65 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico All alta densità territoriale corrisponde generalmente un notevole grado di concentrazione insediativa, evidente non solo nelle aree metropolitane (Milano e Torino) e negli altri centri maggiori, ma diffusa in gran parte della pianura padana e delle vallate principali. I livelli più alti di concentrazione insediativa si hanno in Lombardia, con il 95% della popolazione residente nei centri (contro una media nazionale di circa il 90%), mentre i più alti livelli di diffusione sono riscontrabili in Veneto (19%) ed Emilia Romagna (15%). 6. Le criticità 6.1. Fattori naturali limitanti per le utilizzazioni potenziali I fenomeni che generano condizioni di criticità sul bacino per dissesti di natura idraulica e idrogeologica sono correlati alle caratteristiche naturali del sistema (prioritariamente gli aspetti idrologici e geologici) e alle opere di controllo e di difesa che, soprattutto sul reticolo idrografico, hanno una consistenza determinante. A scala di bacino idrografico sono state individuate zone omogenee in funzione dei fenomeni critici prevalenti (Fig. 6.1): 1. Settore terminale della pianura padana: zona di massima espansione delle piene con superficie inondabile da a oltre ha. Sviluppo dei fenomeni per rottura impulsiva di argine e progressiva sommersione della pianura circostante. 2. Settore intermedio della pianura padana: zona di espansione delle piene su superfici da a ha. Sviluppo dei fenomeni per rottura impulsiva di argine e progressiva sommersione della pianura circostante. 3. Settore pedemontano e di alta pianura: 3a. di pertinenza appenninica: lungo i corsi d acqua, espansione delle piene per tracimazione e anche per rottura d argine su superfici globalmente inferiori a ha; frane locali a livello di substrato, più frequenti per fluidificazione di terreni superficiali. Lungo i corsi d acqua fenomeni relativamente impulsivi; frane, soprattutto lungo la rete stradale, condizionate dalla quantità della pioggia. 3b. di pertinenza alpina: lungo i corsi d acqua e la rete irrigua espansione delle piene su superfici globalmente inferiori a ha; frane prevalenti per fluidificazione di terreni superficiali localmente concentrate (Biellese e 62 Autorità di bacino del fiume Po

66 Relazione di sintesi Bresciano). Lungo i corsi d acqua fenomeni relativamente impulsivi; frane molto rapide condizionate dalla qualità e intensità della pioggia. Autorità di bacino del fiume Po 63

67 Fig Aree omogenee in funzione dei processi di instabilità prevalenti 6 6 AOSTA 6 PINEROLO SALUZZO CUNEO TORINO 3b IVREA ALBA BORGOSESIA 3b BIELLA ASTI VERCELLI VERBANIA NOVARA ALESSANDRIA BUSTO ARSIZIO VARESE LEGNANO 3a 2 7 VIGEVANO COMO PAVIA 7 MILANO LODI LECCO 4 BERGAMO 3b CREMA SONDRIO PIACENZA 7 BRESCIA CREMONA 2 6 PARMA MANTOVA REGGIO NELL'EMILIA a CARPI MODENA Legenda 1 - Settore terminale della pianura padana 2 - Settore intermedio della pianura padana 3a - Settore pedemontano e di alta pianura di pertinenza appenninica 3b - Settore pedemontano di pertinenza alpina 4 - Settore montano appenninico 5 - Settore collinare delle Langhe cuneesi e Monferrato 6 - Settore montano alpino 7 - Grandi laghi subalpini 2 Pontelagoscuro FERRARA 1 N 0 Km 100 Km

68 Relazione di sintesi 4. Settore montano appenninico: intensi processi erosivi lungo le aste torrentizie e locali alluvionamenti; frane di grandi dimensioni prevalentemente per colamento, talora con sbarramento dei corsi d acqua. Lungo la rete idrografica fenomeni impulsivi; frane a sviluppo per lo più lento e condizionato dall altezza e durata della pioggia. 5. Settore collinare delle Langhe cuneesi e Monferrato: intensi processi erosivi lungo la rete idrografica principale e secondaria; esondazioni e alluvionamenti estesi soprattutto lungo i principali corsi d acqua; prevalenti frane a livello di substrato per scivolamento planare; numerosissime frane per fluidificazione dei terreni superficiali. Lungo i corsi d acqua fenomeni relativamente impulsivi; frane a sviluppo da lento a rapido condizionate dalla durata e dall intensità della pioggia. 6. Settore montano alpino: diffusi processi erosivi e fenomeni di trasporto in massa lungo la rete idrografica secondaria e deposito sulle conoidi. Esondazioni e alluvionamenti lungo i corsi d acqua principali; frane di grandi dimensioni con sbarramento dei corsi d acqua. In varie zone diffusa pericolosità per valanghe prevalentemente nel periodo primaverile. Lungo la rete idrografica principale e soprattutto secondaria, fenomeni impulsivi e violenti; frane molto rapide, condizionate da precipitazioni di lunga durata e dalla fusione del manto nevoso o talora da piogge brevi e di elevata intensità; fenomeni valanghivi molto rapidi talora pulsatori e spesso ripetitivi nei medesimi luoghi. 7. Grandi laghi subalpini: inondazione delle zone rivierasche durante le piene: avvallamenti e sprofondamenti di sponda durante i periodi di magra. Gli allagamenti sono progressivi durante le piene; gli sprofondamenti di sponda durante le magre sono improvvisi e rapidi Dimensioni territoriali dei fenomeni di dissesto sui versanti e sulla rete idrografica Il quadro dei dissesti sui versanti e sulla rete idrografica scaturisce dalla sistematica raccolta di elaborati cartografici, a diverse scale di rappresentazione, di elaborati testuali e di elenchi strutturati di informazioni alfanumeriche, in gran parte messi a disposizione dalle Regioni. Al fine di ottenere un quadro dei dissesti sufficientemente omogeneo e rappresentativo a scala di bacino, si è resa necessaria l applicazione di procedure e tecniche di sfoltimento o integrazione delle informazioni originali. Al fine di Autorità di bacino del fiume Po 65

69 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico tracciare il quadro conoscitivo dei dissesti ci si è riferiti infine alle seguenti cinque tipologie: 1. fenomeni di trasporto di massa sui conoidi; 2. esondazioni lungo il reticolo idrografico; 3. processi fluvio-torrentizi lungo il reticolo idrografico (erosioni, sovrincisioni del thalweg, sovralluvionamenti); 4. frane; 5. valanghe. L attività di censimento di dette tipologie viene nel seguito sintetizzata in due tabelle: la prima evidenzia il quadro dei dissesti per l intero bacino del Po, la seconda quello a livello dei principali sottobacini componenti. Risulta evidente (Tab. 6.1), pur con le semplificazioni implicite nell algoritmo di calcolo utilizzato, che la superficie in dissesto supera nel bacino mediamente il 25% della superficie totale. La Tab. 6.2 evidenzia, per sottobacini, le tipologie di dissesto che colpiscono i settori collinari e montani. Tab Quadro di sintesi delle dimensioni territoriali del dissesto per tipologia nel bacino del Po 1 Ambiti territoriali Conoide km 2 Esondazione km 2 Fluvio Torrentizi km Frana km 2 Valanga No Superfice Bacino (nazionale) km 2 Montagna Superfici Pianura Totale Bacino Per quanto riguarda le esondazioni i fenomeni risultano ben più imponenti lungo i corsi d acqua principali in corrispondenza dell attraversamento dei territori di pianura e lungo i fondovalle. Nei settori collinari/montani i fenomeni di dissesto dei versanti sono i più evidenti e importanti: indipendentemente dalla loro tipologia, i movimenti gravitativi sono diffusamente presenti e danno luogo a indici di franosità che per alcuni sottobacini montani, soprattutto dell ambito appenninico, superano il 50%. Nonostante la difficoltà di rendere omogeneo il quadro dei fenomeni di frana, sono state censite alcune migliaia di frane che denunciano una marcata propensione dei 1 Le unità di misura che caratterizzano le diverse tipologie di dissesto sono espresse in km 2 se si tratta di dissesti di tipo areale e, segnatamente: conoidi, esondazioni e frane; in km per i dissesti di tipo lineare quali i dissesti lungo le aste; la numerosità per i dissesti puntuali quali le valanghe. 66 Autorità di bacino del fiume Po

70 Relazione di sintesi versanti ad assumere comportamenti instabili, in relazione alle particolari caratteristiche geomeccaniche, stratigrafiche e tettoniche delle unità litologiche interessate. Questi fenomeni sono riscontrabili, in particolare, nei bacini montani del Tanaro e dello Scrivia, nell area appenninica emiliana e lombarda (Oltrepò Pavese) e nei settori occidentali alpini di testata compresi fra i sottobacini della Dora Riparia e del Maira. In questi settori si concentra poco meno della metà di quel circa 10% di territorio complessivo in frana riportato in Tab Tab Quadro di sintesi delle tipologie di dissesto nei settori collinari/montani dei principali sottobacini componenti il bacino del Po 1 Sottobacino Conoide Esondazioni montagna Fluvio torrentizi Franosità osservata Franosità potenziale Valanga km 2 % km 2 % km km 2 % km 2 % n Alto Po 9 0, ,5 494 Asta Po 17 0, ,3 41 0,7 Sarca - Mincio ,3 47 1,3 421 Oglio 60 0, , , Adda 113 1, , , Lambro - Olona Ticino 34 0,7 55 0, , ,2 97 Agogna 2 4 Sesia , ,7 45 1,3 3 Dora Baltea 25 0,5 18 0, , , Orco - Malone - Stura di Lanzo 10 0, ,7 63 2,7 291 Dora Riparia - Sangone ,5 419 Pellice - Chisone - Chisola - Lemina 8 0,5 5 0, ,5 310 Tanaro 19 0, , , ,3 471 Scrivia - Curone Oltrepo pavese ,7 Trebbia 7 0, Nure Chiavenna Arda-Ongina Taro-Stirone , ,3 Parma-Baganza Enza Crostolo Secchia Panaro Totale 309 0, , , , Non vengono indicati i valori percentuali inferiori o uguali a 0,1 Autorità di bacino del fiume Po 67

71 Fig Stato di dissesto dei versanti e dei corsi d acqua LEGENDA DELIMITAZIONE DELLE AREE IN DISSESTO FRANE Area di frana attiva (Fa) Area di frana quiescente (Fq) Area di frana stabilizzata (Fs) Area di frana attiva non perimetrata (Fa) Area di frana quiescente non perimetrata (Fq) Area di frana stabilizzata non perimetrata (Fs) ESONDAZIONI E DISSESTI MORFOLOGICI DI CARATTERE TORRENTIZIO Area con pericolosità molto elevata Area con pericolosità molto elevata o elevata (Ee) o elevata non perimetrata (Ee) Area con pericolosità media o moderata (Eb) TRASPORTO DI MASSA SUI CONOIDI Area di conoide attivo non protetta (Ca) Area di conoide attivo parzialmente protetta (Cp) Area di conoide non recentemente attivatosi o completamente protetta (Cn) VALANGHE Area a pericolosità molto elevata o elevata (Va) Area con pericolosità media o moderata (Vm) Area con pericolosità media o moderata non perimetrata (Eb) Area con pericolosità molto elevata o elevata non perimetrata (Va) Area con pericolosità media o moderata non perimetrata (Vm) Area interessata dalla delimitazione delle fasce fluviali Limite tra la Fascia B e la Fascia C Limite di progetto tra la Fascia B e la Fascia C Limite di bacino idrografico del fiume Po

72 Relazione di sintesi I fenomeni di trasporto di massa in conoide (particolarmente importanti in rapporto alle frequenti interazioni con nuclei abitati) sono presenti in ambito alpino o prealpino, concentrati soprattutto nel settore occidentale di testata del bacino (Stura di Demonte, Varaita, Pellice-Chisone, Dora Riparia, Stura di Lanzo, Valle d Aosta, Toce-Cusio) e lungo la fascia pre-alpina compresa fra il lago Maggiore e il lago di Garda. Nello stesso settore occidentale si localizzano i principali fenomeni di dissesto dovuti a valanghe, peraltro presenti anche nel settore orientale del bacino (sottobacino del Sarca). Diffusamente presenti, nella quasi totalità dei sottobacini montani, sono i dissesti lungo il reticolo idrografico minore (erosioni, sovralluvionamenti, sovrincisioni del thalweg) Livello di protezione esistente Sui corsi d acqua principali del bacino, suddivisi in tronchi omogenei, il quadro delle opere idrauliche presenti, derivante dalle informazioni disponibili e dalle indagini condotte nell ambito del Progetto Po, è stato analizzato sulla base della seguente classificazione: presenza di opere di sistemazione discontinue (difese spondali, pennelli, argini ecc.); presenza di opere di sistemazione ad andamento continuo con effetti significativi di confinamento dell alveo; presenza di opere di attraversamento (ponti, ponti-canali, passerelle, guadi stabili) o di sottopasso (sifoni) in grado di operare qualche interferenza al deflusso (particolarmente in regime di piena); presenza di opere trasversali all alveo (sbarramenti, traverse) destinate a specifiche funzioni idrauliche e in grado di operare il trattenimento del trasporto solido; presenza di opere di stabilizzazione del fondo (briglie, soglie, traverse) con funzione di contenimento delle dinamiche morfologiche altimetriche e in grado di operare il trattenimento del trasporto solido. Per ognuno dei tratti dei corsi d acqua considerati, è inoltre indicata la densità delle opere presenti, in funzione della valutazione del grado di sistemazione idraulica raggiunto e dei condizionamenti presenti. Autorità di bacino del fiume Po 69

73 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico La valutazione del livello di protezione offerto dalle opere di controllo dei fenomeni di dissesto sconta la scarsa disponibilità di informazioni sulle opere relative sia ai corsi d acqua che ai movimenti franosi; ciò dipende anche dall assenza generalizzata di un archivio sistematico delle opere strutturali esistenti e del loro stato di conservazione e funzionamento, per cui gli elementi conoscitivi disponibili sono rappresentati da informazioni prevalentemente di carattere qualitativo e generalmente relative alle opere di più recente realizzazione. In scala 1: è stato rappresentato l assetto morfologico dei corsi d acqua e lo stato delle opere idrauliche (la Fig. 6.3 ne fornisce una esemplificazione); le Tab. 6.3 e Tab. 6.4 presentano un quadro sintetico delle opere di difesa presenti sui corsi d acqua principali. Naturalmente il grado di protezione complessivo dipende, oltre che dalle opere, dalla morfologia del territorio circostante in rapporto alla possibilità di contenimento dei livelli idrici di piena e controllo dei fenomeni di divagazione planimetrica degli alvei; di tale condizione complessiva viene dato conto in sintesi nella valutazione degli squilibri. Tab Opere di difesa e di sistemazione idraulica sull asta del fiume Po Tratto Argini Difese in alveo Monte di Torino Torino-Sesia Sesia-Ticino Ticino-Adda Adda-Mincio Mincio-Delta discontinui, limitati pochi punti specifici consistente presenza in sinistra, a valle della Dora B., senza una sistematica continuità (in destra è presente per lunghi tratti il bordo collinare) presenti in gran parte dei tratti; permangono alcuni varchi, che sottendono porzioni limitate di territorio. pressoché continui; alcune golene chiuse di dimensioni significative continui, con tratti in froldo di dimensioni significative a valle di foce Oglio; golene chiuse di rilevanti dimensioni continui, prossimi alle sponde, con numerosi tratti in froldo di dimensioni significative significative (difese di sponda prevalentemente a controllo dell assetto meandriforme dell alveo) a partire dall immissione del Varaita elevata incidenza, con funzione di controllo della divagazione trasversale dell alveo elevata incidenza, con funzione di controllo della divagazione trasversale dell alveo presenza significativa prevalentemente a valle di Piacenza. alveo di magra regimato per la navigazione prevalentemente a protezione dei froldi 70 Autorità di bacino del fiume Po

74 Relazione di sintesi Tab Opere di difesa e di sistemazione idraulica sui corsi d acqua principali Affluenti in destra Affluenti in sinistra Corso d acqua Argini Difese in alveo Corso d acqua Argini Varaita assenti molto sporadiche Pellice assenti sporadiche Maira assenti molto sporadiche Chisone assenti sporadiche Tanaro Stura di Demonte Belbo Bormida Orba assenti, nel tratto superiore e di alta pianura (fino ad Alba); a valle presenti in forma discontinua a protezione degli abitati moderata presenza fino ad Alba; incidenza maggiore a valle Difese in alveo Dora Riparia assenti frequenti, con tratti canalizzati assenti presenza sporadica Stura di Lanzo assenti sporadiche nel tratto a monte, con progressivo aumento verso la confluenza assenti; opere di sponda in corrispondenza degli abitati, con funzioni di contenimento (muraglioni) a partire da S. Stefano locali, in corrispondenza degli abitati; in forma continua dalla confluenza dell Orba locali, in corrispondenza degli abitati; sporadiche nel tratto di monte; saltuari tratti canalizzati nel tratto intermedio e inferiore saltuarie; continue nei tratti di attraversamento degli abitati saltuarie; continue nei tratti di attraversamento degli abitati Scrivia assenti presenti in forma intensiva a valle dell autostarda A7 Orco assenti sporadiche Dora Baltea assenti nel tratto valdostano sono molto frequenti, con estesi tronchi canalizzati; moderata frequenza nel tratto piemontese Sesia pressoché continui dalla conlfuenza del Cervo Cervo assenti sporadiche Elvo pressoché continui a valle di Carisio sporadiche, con tratti di maggiore intensità sporadiche Trebbia assenti sporadiche Agogna assenti sporadiche; localmente continue in corrispondenza di alcuni abitati Nure Chiavenna Arda Ongina Taro Stirone Parma discontinue a valle della SS 587 discontinue a valle della SS 587 assenti fino all autostrada A1; a valle sono presenti e acquistano progressiva continuità verso la confluenza assenti fino all autostrada A1; continue a valle continue a valle della Via Emilia continue a valle della Via Emilia opere locali fino alla città di Parma; continue a valle sporadiche nel tratto alto; con maggiore continuità a valle della SS 587 sporadiche nel tratto alto; diffuse a valle della SS 587 presenza discontinua a valle dell autostrada A1 Terdoppio Ticino sublacuale Toce pressochè continui a valle di Cameri presenti solo a valle di Pavia frequenti sistemi arginali a protezione degli abitati, ma senza continuità complessiva estesi tratti canalizzati, pressochè continui a valle di Trecate sporadiche frequenti; pressoché continue per tratti significativi frequenti a valle A1 Olona assenti canalizzazione per estesi tratti in corrispondenza di aree urbanizzate frequenti a valle A1 Lambro presenti nel tratto centrale (tra Villasanta e Linate) sporadiche Baganza assenti canalizzato nel tratto terminale di confluenza (Parma) Adda sopralacuale Adda sublacuale continue nel tratto terminale discontinue tra confl. Brembo e SS 234; continue a valle artificializzazione elevata nel tratto centrale (tra Villasanta e Linate); sporadiche a monte e a valle artificializzazione elevata presenza significativa a valle confl. Brembo sporadiche Brembo assenti sporadiche nel tratto superiore; di incidenza modesta in quello inferiore Serio assenti sporadiche Autorità di bacino del fiume Po 71

75 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico Affluenti in destra Affluenti in sinistra Corso d acqua Argini Difese in alveo Corso d acqua Argini Difese in alveo Enza continue a valle della cassa di espansione sporadiche a monte della cassa, frequenti nel tratto arginato Oglio sopralacuale assenti sporadiche Oglio sublacuale continue a valle della confl. del Mella sporadiche a monte della confl. del Mella; frequenti a valle Crostolo continue da Reggio E.; cassa di espansione tra Rivalta e Puianello sporadiche a monte della cassa, frequenti nel tratto arginato Chiese locali, di modesta rilevanza estesi tratti canalizzati Secchia continue a valle della cassa di espansione sporadiche a monte della cassa, frequenti nel tratto arginato Mella locali, di modesta rilevanza estesi tratti canalizzati Panaro continue a valle della cassa di espansione sporadiche a monte della cassa, frequenti nel tratto arginato Mincio continui a valle di Mantova elevata artificializzazione (nodo di Mantova) In sintesi le caratteristiche delle sistema difensivo presente sul reticolo idrografico principale del bacino sono rappresentate dai seguenti punti: la presenza di sistemi arginali più o meno continui è tipica del tratto inferiore degli affluenti, in parte determinata dalle esigenze di contenimento degli effetti di rigurgito della piena di Po; arginature pressoché continue interessano la maggior parte dei corsi d acqua emiliani a valle della via Emilia (ad eccezione del Trebbia), e i tratti di bassa pianura del Mincio, dell Oglio e dell Adda; più limitati e di dimensioni minori sono i sistemi arginali nei tratti di bassa pianura piemontese (Sesia, Tanaro); i corsi d acqua prevalentemente di pianura (Lambro, Olona, Agogna, Terdoppio), denotano tutti un elevato grado di artificializzazione, con alveo frequentemente canalizzato, in relazione alla pressione posta dagli insediamenti; costituiscono pertanto un sistema molto vincolato e rigido, spesso inadeguato alle esigenze di deflusso; alcuni dei corsi d acqua principali presentano infine un livello di regimazione dell alveo, determinato dalle difese spondali, particolarmente elevato; rientrano tra questi l Adda, il Serio, l Oglio (a valle del lago d Iseo), il Mella e il Chiese tra gli affluenti lombardi; il Toce, la Dora Baltea, La Dora Riparia e in parte il Bormida e l Orba, in Piemonte; situazioni con difese discontinue con intensità tale da non comportare un condizionamento rilevante dell assetto dell alveo riguardano gran parte degli altri corsi d acqua, mentre i casi in cui il fiume è mantenuto in condizioni vicine a quelle naturali, con incidenza modesta di opere sono estremamente limitati se si escludono i tratti strettamente montani; rientrano infatti in tale ultima categoria sostanzialmente solo Ticino, Varaita, Maira, Trebbia. 72 Autorità di bacino del fiume Po

76 Fig Assetto morfologico dei corsi d'acqua e stato delle opere idrauliche Po Assetto morfologico dei corsi d'acqua e stato delle opere idrauliche Conservazione difese spondali Presenza di difese spondali Conservazione degli argini Presenza di argini Densità delle opere Asse del corso d'acqua Alveotipo attuale Erosione di fondo Ripascimento Erosione di sponda Forme antiche abbandonate Asti Alessandria

77 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico 6.4. Servizi territoriali di monitoraggio, previsione, controllo e programmazione Il settore del monitoraggio meteo-idrologico di previsione di piena, in cui operano attualmente 74 soggetti gestori o possessori di stazioni di monitoraggio meteorologico e idrometrico, manifesta un notevole grado di disaggregazione delle reti di rilevamento, determinato soprattutto dalla scarsa interazione esistente tra i vari soggetti. L esigenza prioritaria di garantire una efficace previsione dei fenomeni idrologici critici, funzionale alle procedure di protezione civile da attivare nel corso dell evento, richiede un azione di coordinamento e omogeneizzazione delle funzioni e di normalizzazione delle tecnologie. Il servizio di piena si svolge in condizioni di emergenza, al superamento di predefinite soglie idrologiche e idrauliche (livello di guardia), con riferimento ai soli tronchi fluviali con opere classificate in 1 a e 2 a categoria; riguarda la messa in opera dei dispositivi necessari per salvaguardare l efficienza delle opere idrauliche e per garantire la protezione del territorio e l incolumità delle popolazioni. Nei tratti di corsi d acqua di 3 a, 4 a, 5 a e non classificati non viene svolto un servizio di piena vero e proprio e mancano inoltre norme e procedure uniformi per le funzioni similari svolte dai servizi degli enti locali preposti alla protezione del territorio nei confronti del rischio idraulico e idrogeologico. Il servizio di polizia idraulica è svolto, anche a causa delle carenze di organici dei soggetti operativi, in modo assai lacunoso, con la rilevante eccezione della Provincia Autonoma di Trento. Va osservato inoltre che non esiste un regolamento uniforme sul bacino per le funzioni specifiche relativamente alle opere di 3, 4, 5 categoria e non classificate; le modalità di espletamento e le funzioni operative svolte sulle diverse porzioni di territorio sono di conseguenza molto diversificate. Le funzioni di programmazione, progettazione, realizzazione, manutenzione e gestione delle opere di difesa del suolo denotano carenze di funzionamento legate ai seguenti punti principali: mancanza di un parco progetti da parte degli Enti territoriali, coordinato a livello regionale e di bacino; ciò condiziona la sia programmazione, che i tempi di realizzazione delle opere a valle del finanziamento; difficoltà di coordinamento per interventi ricadenti su porzioni territoriali soggette a competenze diverse; mancanza di una programmazione sistematica della manutenzione delle opere e dei corsi d acqua; 74 Autorità di bacino del fiume Po

78 Relazione di sintesi incertezza del finanziamento della programmazione, in relazione alla frequente rimodulazione degli importi economici effettuata dalle leggi finanziarie Atlante dei rischi Per i comuni del bacino del Po interessati dalla classificazione del rischio sono stati calcolati dapprima i valori di pericolosità compresi fra 1 e 4 (P1 moderata, P2 media, P3 elevata, P4 molto elevata), per ognuna delle 5 tipologie di dissesto (attività di trasporto di massa sulle conoidi, esondazioni, dissesti lungo le aste, frane, valanghe). L inviluppo delle 5 pericolosità di base compone e definisce, a livello comunale, la pericolosità complessiva. Il quadro riassuntivo della pericolosità compessiva, riportato in Tab. 6.5 evidenzia il numero dei comuni e le rispettive quote percentuali riferite all ambito amministrativo regionale. Tab Percentuali di comuni, appartenenti al bacino del fiume Po per Regione, soggetti a diverse classi di pericolosità complessiva Regione Pericolosità complessiva (%) Classi Emilia-Romagna 0,4 37,8 59,6 2,2 Liguria 13,6 61,0 25,4 0 Lombardia 17,7 41,2 18,4 22,7 Piemonte 6,4 38,2 43,2 12,3 Provincia Autonoma di Trento 7,9 20,6 28,6 42,9 Valle d Aosta 0 28,4 14,9 56,8 Veneto 28,6 31,4 34,3 5,7 Bacino del fiume Po 11,7 36,3 31,1 17,9 Analoga procedura è stata applicata per il rischio, definito come prodotto della pericolosità P per il danno D (risultante dal prodotto del valore economico per la vulnerabiltà V). Si perviene, in tal modo, alla rappresentazione cartografica denominata carta del rischio idraulico e idrogeologico, che costituisce una rappresentazione sintetica dell Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici (v. Elaborato di piano n. 2). La rappresentazione cartografica che segue (Fig. 6.4) riproduce questa carta allegata, in scala 1: , al presente Piano. Autorità di bacino del fiume Po 75

79 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico La Tab. 6.6 sintetizza la distribuzione delle quattro classi di rischio (cfr. Fig Definizione del rischio idraulico e idrogeologico) nei comuni del bacino 1. 1 Il diverso peso che, in ambito regionale, assume percentualmente la presenza dei comuni a rischio deve tenere conto di alcune considerazioni di carattere geografico e metodologico. Innanzitutto solo una parte dei comuni di alcune Regioni appartiene al bacino del Po; ad esempio, le Regioni Veneto, Liguria e la Provincia Autonoma di Trento hanno un numero relativamente modesto di comuni all interno del bacino stesso. Pertanto la percentuale dei comuni delle suddette Regioni soggetti alle diverse classi di rischio deve intendersi riferita a soli comuni interni al bacino e non alla totalità degli stessi in ambito regionale. 76 Autorità di bacino del fiume Po

80 Fig Rischio idraulico e idrogeologico Legenda Moderato Medio Elevato Molto elevato N 0 Km 100 Km

81 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico Tab Percentuali di comuni, appartenenti al bacino del fiume Po per Regione, soggetti a diversi gradi di rischio Regione Rischio (%) Classi Emilia-Romagna 0,4 40,8 56,1 2,6 Liguria 27,1 42,4 27,1 3,4 Lombardia 13,7 41,8 26,4 18,1 Piemonte 8,6 37,6 43,9 9,9 Provincia Autonoma di Trento 9, ,7 23,8 Valle d Aosta 0 28, ,6 Veneto 25,7 31, Bacino del fiume Po 10,8 36,4 35,6 14,2 1 = rischio moderato 3 = rischio elevato 2 = rischio medio 4 = rischio molto elevato Il 49,8% dei comuni appartenenti al bacino sono a rischio elevato o molto elevato, mentre solo il 10,8% appartiene alla classe di rischio moderato Analisi territoriale di pericolosità: delimitazione delle aree in dissesto Nella prima fase di formazione dell Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici si era pervenuti alla realizzazione di un prodotto cartografico, alla scala 1:50.000, che consentiva una descrizione omogenea della localizzazione delle principali tipologie di dissesto per processi gravitativi, erosivi, torrentizi e valanghivi nei sottobacini. Nella seconda fase, finalizzata alla identificazione e alla delimitazione delle aree in dissesto in funzione dello stato di pericolosità, le informazioni di cui sopra sono state reinterpretate, a livello cartografico, e rappresentate alla scala 1: (Allegato 4 all Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici). Si ricorda come nell attività di studio non indifferenti problemi interpretativi della documentazione esistente derivassero, in particolare, dai diversi schemi classificatori adottati negli studi e rilevamenti consultati e nella loro frequente difformità alla classificazione posta a base del presente Progetto di piano stralcio, nonché da inesattezze riscontrate anche nella realizzazione dei modelli informatici del territorio. Tali inconvenienti risultano superati negli elaborati che si presentano. 1 I Comuni a pericolosità elevata o molto elevata che scalano nella classe di rischio a valori bassi o moderati per limitate interferenze con i beni esposti, e quindi con prevedibili limitati danni, rappresentano solo il 4% del totale. 78 Autorità di bacino del fiume Po

82 Relazione di sintesi La scelta della scala 1: è stata dettata da tre fattori: ottenere una visione di insieme senza sacrificare il dettaglio delle informazioni reperite nella fase preliminare di inventario dei movimenti franosi; consentire una più agevole interpretazione morfologica dei fenomeni; ottemperare all atto di indirizzo di cui al D.L. n. 180/98. Si è pervenuti, in tal modo, ad una cartografia alla scala 1: che consente di individuare con una codifica omogenea, delimitandole e/o localizzandole puntualmente, le situazioni di pericolo. I principali elementi informativi sono di seguito elencati: Frane 1 Area di frana attiva Area di frana quiescente Area di frana stabilizzata Esondazioni e dissesti morfologici di carattere torrentizio 2 Area con pericolosità molto elevata o elevata Area con pericolosità media o moderata Trasporto di massa sui conoidi 3 Area di conoide attivo non protetta Area di conoide attivo parzialmente protetta Area di conoide non recentemente attivatosi o completamente protetta 1 Le aree di frane individuate risultano essere distinte, con riferimento alla dimensione del fenomeno o alla qualità delle informazioni disponibili, in perimetrabili e non perimetrabili, mentre in base alle informazioni storiche in attive, quiescenti e stabilizzate, con i significati seguenti: frane attive: si intendono quelle in atto o verificatesi nell arco degli ultimi 30 anni, anche nel caso che detta attività sia consistita in una ripresa di movimento interessante in modo parziale e limitato il corpo di frana; frane quiescenti: sono quelle che hanno dato segni di attività in un periodo di tempo antecedente a quello sopra indicato; frane stabilizzate: comprendono le frane interessate da interventi di consolidamento o che hanno raggiunto naturalmente assetti sicuramente di equilibrio. 2 3 Per dissesti morfologici di carattere torrentizio si intendono processi erosivi e deposizionali prodotti essenzialmente dall'azione delle acque di scorrimento superficiale, sia sotto forma laminare e diffusa sulle pendici che lungo linee preferenziali o incanalate lungo il reticolo idrografico. Per quanto riguarda le esondazioni la cartografia riporta la delimitazione delle aree inondate nel corso di eventi alluvionali passati. Le aree individuate risultano essere distinte, con riferimento alla dimensione del fenomeno o alla qualità delle informazioni disponibili, in perimetrabili e non perimetrabili. Sono state individuate come conoidi attive o potenzialmente attive quelle che risultano interessate da notevoli episodi di alluvionamento. Autorità di bacino del fiume Po 79

83 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico Valanghe 1 Area a pericolosità molto elevata o elevata Area a pericolosità media o moderata È doveroso precisare ed avere ben presente i limiti connessi alle tecniche usate per la predisposizione di queste carte. Innanzitutto la mancanza di eventi franosi in una qualsiasi area non significa in assoluto che tale area sia priva di dissesti e tantomeno che essa non sia suscettibile a franare. La carta non può, in altri termini, essere utilizzata per valutazioni di stabilità di un singolo sito, per il quale dovranno essere comunque svolti studi geologico-tecnici accurati e puntuali. In secondo luogo l indicazione del dissesto è il risultato di una valutazioneinterpretazione di tutta la documentazione resa disponibile il cui grado di accuratezza dipende dalla precisione della documentazione resa disponibile. Si ritiene tuttavia che in molte aree la delimitazione effettuata sia esaustiva e di adeguata precisione alla scala di piano prescelta (1:25.000). È implicito che ove tale delimitazione risultasse inefficace ad esprimere la complessità dei fenomeni di dissesto e di pericolosità si renderà necessaria la trasposizione delle informazioni, l analisi e se del caso studi ulteriori e approfondimenti ad una scala di maggior dettaglio propria ad esempio dei Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale e dei Piani Regolatori Generali comunali. Tali approfondimenti risulteranno particolarmente efficaci ed auspicabili dove in base alla cartografia di Piano si individuino interferenze rilevanti con la presenza di insediamenti, beni e attività vulnerabili Inventario dei centri abitati montani esposti a pericolo per processi gravitativi, fenomeni torrentizi e valanghe L inventario dei centri abitati collinari/montani esposti a pericolo per processi gravitativi, esondazioni e processi di dissesto fluvio-torrentizio, è stato realizzato attraverso l analisi di numerose fonti informative. L inventario costituisce una valutazione di maggior dettaglio delle caratteristiche specifiche dei fenomeni in ambiente collinare e montano che minacciano insediamenti, non riferita a parametri di rischio ma finalizzata a identificare, caratterizzare e cartografare a scala di bacino i fenomeni stessi. 1 Le valanghe vengono distinte, con riferimento alla dimensione del fenomeno o alla qualità delle informazioni disponibili, in perimetrabili e non perimetrabili, 80 Autorità di bacino del fiume Po

84 Fig Inventario dei centri abitati instabili e delle infrastrutture soggetti a fenomeni di dissesto Sondrio TRENTO Lecco AOSTA Varese Como Bergamo Biella Brescia Novara MILANO Vercelli Lodi Pavia TORINO Verona Cremona Mantova Rovigo Piacenza Asti Alessandria Ferrara Parma Reggio Emilia Modena BOLOGNA Cuneo Ravenna GENOVA N 0 Km 100 Km

85 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico L archivio individua un numero elevato di comuni del settore collinare-montano (1.018) esposti a fenomeni di dissesto. Si tratta del 53% dei comuni collinari/montani dell intero bacino. Nel complesso gli abitati esposti risultano 2.324, vale a dire più del doppio dei comuni interessati. L elevato numero di esposizioni a dissesto localizzate nella Regione Piemonte (v. Tab. 6.7) risente, soprattutto nel bacino del Tanaro, dei recenti eventi alluvionali. I movimenti franosi costituiscono, generalmente, il fenomeno che più interferisce con gli abitati. Emblematica, in tal senso, la situazione nella Regione Emilia- Romagna dove la quasi totalità dei pericoli è da ricondurre ad esposizione a frane. La Fig. 6.5 evidenzia la distribuzione territoriale dei centri abitati e delle infrastrutture soggette alle diverse tipologie di dissesto in ambito montano. Tab Numero di comuni e centri abitati del settore collinare e montano esposti a fenomeni di dissesto Comuni PAI (numero) Comuni e centri abitati esposti a pericolo (numero) Regione Totale Comuni montani Comuni Abitati EmiliaRomagna Liguria Lombardia Piemonte Toscana Trentino A.A Valle d'aosta Veneto Totale Tratti a rischio di asportazione della vegetazione arborea Le osservazioni dirette condotte in occasione degli ultimi eventi alluvionali che hanno colpito il bacino idrografico del Po hanno permesso di constatare gli effetti amplificatori della piena dovuti alla vegetazione arborea trasportata dai corsi d acqua, con i connessi fenomeni di formazione di barriere effimere e di ostruzione delle luci dei ponti; il materiale arboreo depositato in corrispondenza dei ponti e di altre opere trasversali inoltre è costituito in misura preponderante da pioppi coltivati, con provenienza prevalente dalle sponde e dalle aree allagate del corso d'acqua. 82 Autorità di bacino del fiume Po

86 Relazione di sintesi Tale materiale proviene ai corsi d acqua sia dai versanti del bacino idrografico sotteso, mobilitato dai fenomeni di frana, sia direttamente dall alveo, come conseguenza delle erosioni di sponda, dell attivazione di rami secondari e di semplice erosione superficiale della corrente sui terreni al di fuori dell alveo inciso. Sul fenomeno sono stati pertanto condotti studi e approfondimenti di indagine finalizzati alla migliore identificazione delle dinamiche di manifestazione nel corso della piena e a individuare le misure più opportune per ottenere una efficace riduzione degli effetti 1. In particolare le valutazioni quantitative degli aspetti coinvolti si sono avvalse del lavoro di fotointerpretazione sui corsi d acqua piemontesi in occasione delle piene storiche relativamente recenti più significative, che ha identificato all'interno della fascia A le aree a pioppeto e a vegetazione spontanea residue e danneggiate dalla piena e le aree completamente erose. I risultati del lavoro condotto sono riassumibili nei seguenti punti: il materiale arboreo depositato dopo una piena in corrispondenza dei ponti e di altre opere di attraversamento è costituito in percentuale preponderante da pioppi; la distanza di trasporto delle piante di alto fusto sradicate da parte della corrente in piena è valutabile, soprattutto sui corsi d acqua secondari, nell ordine di grandezza delle decine di chilometri, in quanto sia gli ostacoli, che le caratteristiche degli alvei (curve accentuate, zone con assenza di corrente, ecc.), che la stessa vegetazione arborea più stabile concorrono a costituire punti di arresto o di cattura; il materiale arboreo sradicato e trasportato nella parte fluviale del reticolo idrografico del bacino ha provenienza prevalente, se non totale, dalla regione fluviale del corso d acqua ed è di conseguenza costituito in larga misura da pioppi coltivati, essendo inoltre modesta l estensione delle aree a vegetazione spontanea; dal punto di vista degli effetti di ostruzione è poi importante la dimensione del materiale (i tronchi sono naturalmente molto più pericolosi della vegetazione arbustiva); la vegetazione ripariale, oltre a rappresentare una componente qualificante del paesaggio e dell ecosistema fluviale, svolge una funzione fondamentale nella stabilizzazione delle sponde e nella riduzione della velocità di corrente; 1 I risultati delle analisi condotte sono contenuti in un rapporto approvato dal Comitato tecnico dell Autorità di bacino Po nella seduta del 25 febbraio 1997 Il documento contiene gli elementi di caratterizzazione dei diversi aspetti del problema e individua i criteri di identificazione dei tratti fluviali a rischio di asportazione della vegetazione arborea. Autorità di bacino del fiume Po 83

87 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico nei tratti fluviali di pianura la presenza di vegetazione arborea è legata in larga misura alla coltivazione di specie da legno. Tra queste ultime una particolare importanza assume la coltivazione specializzata del pioppo, che nel bacino del Po trova ottimali condizioni pedoclimatiche ovvero terreni tendenzialmente sciolti e dotati di buone disponibilità idriche (falda freatica superficiale); fattori principali correlati all'asportazione della vegetazione arborea, coltivata o spontanea, sono: la dinamica dell'alveo in piena, l'erodibilità dei terreni, le caratteristiche intrinseche di suscettibilità allo sradicamento della vegetazione, le modalità colturali delle piantagioni e la composizione specifica nelle formazioni naturali. Tra questi, ai fini dell'individuazione di tratti a rischio, il ruolo determinante è svolto dal primo elemento, che è riconducibile alle condizioni intrinseche di stabilità dell'alveo; i risultati ottenuti sul campione di corsi d acqua oggetto di studio 1 mettono in evidenza come le aree a pioppeto coprano circa il 18% della fascia A mentre la vegetazione arborea spontanea sia in media attorno al 6.6%; i dati relativi all'asportazione della vegetazione arborea dimostrano in modo netto una maggiore resistenza della vegetazione naturale rispetto al pioppeto nonostante il fatto che la prima si collochi normalmente nelle aree soggette a sollecitazioni idrodinamiche più severe; le analisi di correlazione tra la pendenza dell'alveo, utilizzata come parametro indicatore delle condizioni idrodinamiche, e i fenomeni di erosione e di asportazione della vegetazione arborea hanno messo in evidenza un tipico andamento a ginocchio con crescita ripida nella parte iniziale e successivo andamento costante o asintotico; l'area erosa nella fascia A raggiunge il valore prossimo al massimo per pendenze attorno all'1, per poi mantenersi circa costante; allo stesso valore di pendenza si hanno condizioni tali da comportare l'asportazione di circa il 50% della vegetazione arborea potenzialmente presente nella fascia A. Le analisi condotte e i risultati conseguiti hanno consentito di rilevare come il rischio di asportazione sia direttamente connesso alle condizioni di stabilità morfologica dell alveo e alla tendenza evolutiva relativa; sotto questo aspetto si è constatato che la pendenza dell alveo può essere assunta come variabile indipendente di riferimento. L insieme delle osservazioni e delle elaborazioni 1 Orba, piene del 1977/78; Bormida, 1994; Belbo, 1994; Tanaro, 1994; Po, da sorgente a confluenza Tanaro, 977/93/94; Pellice, 1977; Chisone, 1977; Orco, 1993; Dora Baltea, 1993; Cervo, 1968; Sesia, Autorità di bacino del fiume Po

88 Relazione di sintesi conduce a fissare come valore di riferimento della pendenza il limite dell uno per mille. Nondimeno, a scala locale, gli elementi determinanti per il rischio devono essere identificati sulla base di un esame specifico della morfologia dell'alveo e delle condizioni di stabilità dello stesso. I tratti individuati a rischio di asportazione della vegetazione arborea in occasione di eventi alluvionali lungo i corsi d acqua oggetto di delimitazione delle fasce fluviali nell ambito del Piano Stralcio delle Fasce Fluviali e nel presente Piano sono soggetti a specifica regolamentazione relativamente all impianto e reimpianto delle coltivazioni a pioppeto nella Fascia A. Essi sono indicati graficamente e descritti in Allegato alle Norme di attuazione del Piano Emergenze naturalistiche, paesaggistiche e storicoculturali Per la definizione dell assetto generale di progetto si è tenuto conto del censimento delle emergenze naturalistiche, paesaggistiche e storico-culturali effettuato nell ambito delle attività di sottoprogetto propedeutiche al Piano, e finalizzato al preventivo inquadramento ambientale degli interventi, mediante la valutazione delle loro possibili interferenze, territoriali o visuali, con le emergenze stesse. Valutazioni più approfondite sulla compatibilità ambientale degli interventi dovranno essere effettuate, come prescritto delle norme di attuazione del Piano, in fase di progettazione preliminare del Parco progetti. Il campo di indagine del censimento ha riguardato: le fasce perimetrali delle aste fluviali a rischio di esondazione e/o significativamente relazionabili, per morfologia, per uso del suolo e per insediamenti alla regione fluviale; le zone di dissesto all interno della porzione di bacino idrografico sottesa dal limite degli affioramenti catalogati come villafranchiani ; Le emergenze sono state individuate mediante la consultazione della base informativa di natura documentale resa disponibile dalle Amministrazioni e dagli Enti competenti per funzione e/o per territorio. Per ogni emergenza identificata si è proceduto: Autorità di bacino del fiume Po 85

89 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico all'allestimento di un corredo descrittivo articolato, secondo procedure omogenee, in quattro distinte serie di schede denominate "schede di caratterizzazione", "schede di gerarchizzazione", schede di sensibilità, schede di parametrizzazione, rispettivamente finalizzate alla descrizione, classificazione e valutazione della sensibilità delle emergenze agli interventi ed alla individuazione delle criticità, secondo scale di valutazione parametriche; alla rappresentazione su di una cartografia di studio (georeferenziata in coordinate UTM) in scala 1: articolata in tre distinte serie di tavole: carta delle emergenze, contenete la localizzazione dell emergenza; "carta dei valori", dove ogni emergenza è contraddistinta dalla sua codifica e da una lettera che ne esprime il valore gerarchico già indicato nelle schede di gerarchizzazione; "carta della sensibilità", dove ogni emergenza interferita dagli interventi è contraddistinta da un simbolo che esprime il valore della relativa sensibilità. Sono state individuate le aree protette che, distinte per tipologia di tutela, risultano ripartite come descritto in Tab Tab Censimento delle aree protette nel bacino del fiume Po Tipologia Numero Parchi nazionali 3 Riserve nazionali 3 Parchi regionali 45 Riserve regionali 111 Aree attrezzate 9 Parchi della cintura metropolitana 3 Monumenti naturali 13 Aree carsiche 9 Biotopi 273 Altre aree protette istituite con leggi regionali 41 Parchi e riserve in via di istituzione 7 Per gli aspetti paesaggistici e storico-culturali, su emergenze considerate, circa il 16,5% appartiene alla categoria dei centri e nuclei storici (2.239). Tra gli edifici di valore storico, sono prevalenti le tipologie religiose (5.163, pari al 38%) e civili (4.459, pari al 33%). Su 300 areali paesaggistici considerati, circa il 19% risulta di interesse per la presenza di attività antropiche di valore storico, mentre nel 12% dei casi prevale la componente naturalistica. 86 Autorità di bacino del fiume Po

90 Relazione di sintesi Il quadro conoscitivo delle emergenze proveniente dall attività di censimento è stato sintetizzato e rappresentato nella cartografia tematica allegata, in scala 1: , di cui la Fig. 6.6 costituisce un esemplificazione. Autorità di bacino del fiume Po 87

91 Fig Emergenze naturalistiche e paesaggistiche presenti nelle aree di dissesto idraulico-idrogeologico Legenda Parchi nazionali Riserve statali Parchi regionali Riserve regionali Aree attrezzate Parchi della cintura metropolitana Monumenti naturali Aree carsiche Biotopi Altre aree protette regionali Emergenze architettoniche di valore storico-culturale isolate Emergenze architettoniche di valore storico-culturale isolate Centri e nuclei urbani caratterizzati da : presenza di elementi di valore storico-culturale concentrazione di elementi di valore storico-culturale Aree di valore storico-paesaggistico Fiume Po Idrografia principale Laghi Limite del bacino idrografico del fiume Po Limite dei bacini idrografici principali Limite dei bacini idrografici secondari Limite dei bacini idrografici extranazionali Limite regionale Limite provinciale Aree esterne all ambito di studio Centri e nuclei urbani

92 Relazione di sintesi Individuazione degli squilibri Le principali situazioni di squilibrio lungo le aste principali risultano costituite da una combinazione di problematiche elementari, riconducibili alle seguenti principali tipologie: instabilità dell assetto planimetrico e altimetrico dell alveo, capacità di deflusso, dell alveo in presenza o meno di opere idrauliche di contenimento, inferiore alla portata di piena di riferimento, anomalie di regimazione idraulica, inadeguatezza del sistema difensivo. Le situazioni di squilibrio che interessano il reticolo idrografico collinare e montano, e i versanti fanno riferimento ai fenomeni di dissesto tipici di questi ambienti, connessi sia alla dinamica torrentizia che ai movimenti gravitativi. L analisi delle diverse situazioni, per singoli sottobacini, è nell elaborato Linee generali di assetto idraulico e idrogeologico, congiuntamente alla individuazione delle linee di intervento. Una caratterizzazione sintetica, per tratti omogenei, degli squilibri più rilevanti viene fornita in Tab. 6.9 per l asta del fiume Po e, intab. 6.10, per tutti gli affluenti e sottobacini principali. Tab Asta del Po Tratto Squilibri Sorgente - foce Pellice alcune frane per crollo in prossimità del corso d acqua modesti fenomeni di esondazione locale e di instabilità morfologica dell alveo Foce Pellice - Moncalieri Moncalieri - S. Mauro Torinese S. Mauro Torinese - foce Dora Baltea Dora Baltea - Sesia Sesia - Isola S. Antonio (confluenza Tanaro) Isola S. Antonio (confluenza Tanaro) - Ticino possibilità di inondazione per piene gravose circoscritte a episodi puntuali e interessanti porzioni limitate di territorio circostante rilevanti i problemi di instabilità morfologica connessi alle interferenze tra l alveo e i numerosi bacini di cava adiacenti degrado ambientale della regione fluviale. locali fenomeni di degrado ambientale della regione fluviale localizzati fenomeni di instabilità morfologica, in particolare in prossimità delle confluenze del Malone, dell Orco e della Dora Baltea interferenze dell alveo inciso con infrastrutture e opere fenomeni di esondazione che raggiungono porzioni di territorio interessate da insediamenti e infrastrutture marcata instabilità dell alveo inciso, con tendenza alla divagazione trasversale, parzialmente controllata da opere di sponda potenzialità di esondazione che interessa, prevalentemente in sinistra, estese porzioni di territorio (da Palazzolo a Trino V.), con coinvolgimento di abitati e infrastrutture viarie e ferroviarie, parzialmente contenuta dal sistema arginale criticità della regimazione alla confluenza del Sesia (roggia Stura) elevata instabilità morfologica esondazione per parziale inadeguatezza del sistema arginale (in prossimità degli abitati di Frascarolo, Suardi, Gambarana, Pieve del Cairo, Mezzana Bigli) abbassamento del fondo alveo generalizzato lungo tutto il tratto, valutabile in circa 2 m rispetto alla situazione riferita agli anni 50 opere di difesa spondale dissestate a tratti per erosione e scalzamento al piede sponde interessate a tratti da processi erosivi localizzati (in sinistra di fronte agli abitati di Pancarana e di Mezzano Autorità di bacino del fiume Po 89

93 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico Tratto Ticino - Piacenza (A1) Piacenza (A1) - Cremona (A21) Cremona (A21) - Oglio Oglio - Pontelagoscuro Pontelagoscuro - incile Po di Goro Squilibri Siccomario, in destra nei pressi della confluenza del Terdoppio e a monte dell'immissione dello Scuropasso) arginature in parte inadeguate in quota e a tratti (Verrua Po, Travacò Siccomario) con problemi di tenuta idraulica frequenti tratti di sponda in erosione, anche immediatamente a valle di difese esistenti problemi di filtrazione e/o erosione del corpo arginale su alcuni tratti in prossimità degli abitati di Pieve Porto Morone e Pievetta, tra le confluenze di Tidone e Lambro, in prossimità dell'abitato di Valloria alveo a ridosso delle arginature maestre in tutti i tratti in curva, con condizioni di deflusso fortemente irregolari per regimi di piena a causa della accentuata curvatura condizioni dell alveo particolarmente irregolari e instabili nel tratto dalla confluenza dell Adda al canale di scarico della traversa di Isola Serafini locali processi erosivi delle sponde in sinistra nei pressi dell'abitato di Chiavicone (a valle dell'attraversamento autostradale della A1) e, ancora in sinistra, a valle dello sbarramento di Isola Serafini (a monte dell'immissione dell Adda) parziale dissesto delle opere di difesa spondale, in corrispondenza dei tratti di sponda sottoposti a maggiore sollecitazione idraulica arginature a tratti inadeguate in quota e/o sagoma; problemi di tenuta idraulica in prossimità di Roncarolo, Cremona e Castelvetro Piacentino significativo abbassamento del fondo dell'ordine di qualche metro rispetto al 1950 opere di sponda in alcuni tratti interessate da erosione al piede arginature per lunghi tratti inadeguate alla piena di riferimento; inadeguatezza alla tenuta idraulica in prossimità degli abitati di Sacca, Mezzano Superiore e Viadana significativo abbassamento del fondo rispetto alla configurazione degli anni 50 locali fenomeni erosivi a carico delle sponde in prossimità del Secchia, degli abitati di Libiola, Revere, Bonizzo, Bergantino, Sermide, Stellata e Occhiobello rilevati arginali con inadeguatezza diffusa in sagoma e quota; problemi di tenuta idraulica nei pressi degli abitati di Borgoforte, S. Nicolò a Po, Portiolo, Sustinente, Revere, Carbonara di Po e Occhiobello generale abbassamento dell'alveo, con fenomeni sempre più incisivi di erosione laterale e di franamento delle sponde, nelle zone in cui l'alveo è posto a ridosso degli argini; i principali processi erosivi a carico delle sponde sono localizzati in corrispondenza degli abitati di Garofalo, Guarda Ferrarese e Berra condizioni di parziale dissesto delle difese più antiche rilevati arginali con inadeguatezza diffusa in sagoma e quota Tab Affluenti e sottobacini principali Bacino Squilibri sul corso d acqua principale e nei fondovalle Squilibri nei territori collinari e montani (Reticolo idrografico minore e versanti) Mincio sicurezza idraulica del nodo di Mantova insufficiente in relazione all assetto del complesso delle opere di regimazione degli apporti da monte (apporti dei colatori secondari che confluiscono tra Pozzolo e Grazie) e del rigurgito dei livelli di Po fenomeni di erosione spondale e di fondo alveo interessano le arginature in froldo nel tratto da Formigosa all immissione in Po e le fondazioni dei ponti di Pozzolo e Governolo Oglio Oglio sopralacuale: nel tratto alto presenza di conoidi in corrispondenza di numerosi abitati da Cividate Camuno al lago d Iseo rischio di esondazione su aree urbanizzate in prossimità di C. Camuno, Esine, Montecchio, Darfo-Boario e Costa Volpino Oglio sottolacuale: dal Lago d Iseo alla confluenza del Mella, limitate aree urbanizzate inondabili dalla confluenza del Mella alla confluenza in Po, argini non sempre adeguati in quota e limitazione delle aree di espansione per infrastrutture viarie interferenti (confluenza Mella, Ostiano, Gabbioneta, Carzaghetto e immissione in Po); problemi di instabilità planimetrica a fenomeni di dissesto interessano il fiume Sarca e il reticolo idrografico minore in relazione all azione erosiva e al trasporto solido sui versanti i problemi prevalenti sono rappresentati dai fenomeni di crollo e scivolamento di roccia, connessi all attività erosiva dei corsi d acqua fenomeni valanghivi sono ubicati alle quote medio-elevate in diverse incisioni vallive che localmente possono interessare infrastrutture viarie sull Oglio sopralacuale situazioni critiche sui conoidi dei tributari in prossimità di Vezza d Oglio, Cerveno e Ono S. Pietro. Fattori di rischio per la presenza di sezioni inadeguate o di attraversamenti di dimensioni ridotte (t. Re), di tratti tombinati (t. Lava), impluvi scarsamente regimati (loc. Saviore), tratti in sovralluvionamento e in erosione accentuata tendenza erosiva con instabilità dei versanti, che rende inefficaci le regimazioni nel sottobacino del Dezzo nel sottobacino del Lago d Iseo molti tributari presentano sezioni ridotte o sono tombinati nei tratti d'attraversamento dei centri abitati nel sottobacino del Cherio notevole trasporto solido dei tributari, diffusi fenomeni di sovralluvionamento, sezioni idrauliche sottodimensionate in corrispondenza agli 90 Autorità di bacino del fiume Po

94 Relazione di sintesi Bacino Adda sopralacuale Adda sottolacuale Mella: Squilibri sul corso d acqua principale e nei fondovalle immissione in Po); problemi di instabilità planimetrica a livello puntuale e rilevante instabilità del fondo alla confluenza in Po erosioni di fondo e di sponda, fino a Concesio, con presenza di aree industrializzate lungo l alveo, fortemente condizionato e artificializzato, con condizioni di deflusso compromesse da restringimenti o deviazioni; da Concesio a Corticelle Pieve, il grado di protezione dalle piene è inadeguato, con rischio di esondazione a livello locale Chiese: fenomeni di dissesto sui conoidi da Prezzo al lago d Idro sui quali sono localizzati i principali centri abitati diffuse erosioni spondali con scalzamento al piede dei versanti tra il lago d Idro e Vestone aree a rischio di allagamento in prossimità degli abitati di Gavardo, Calcinato, Calvisano, Carpenedolo e Asola elevato grado di instabilità morfodinamica dell asta principale, che si esplica in vistosi fenomeni erosivi nei tratti più incisi (Migiondo, Valchiosa), e in deposizione di materiale solido ed esondazioni nei tratti con fondovalle più ampio e subpianeggiante (tra Grosotto e Sernio) locali inadeguatezze del sistema difensivo arginale; gli effetti connessi con l apporto solido dei tributari, conferiscono elevate condizioni di rischio di esondazione lungo vasti settori dell intera piana di fondovalle (tra Tiolo, Grossotto e Mazzo, alla confluenza del Poschiavino, tra Trasenda e S.Giacomo, tra Piateda e Sondrio, tra Berbenno e Ardenno) sul Mera: le situazioni critiche sono dovute all elevato trasporto solido di materiali clastici molto grossolani e agli ingenti sovralluvionamenti che si manifestano nella vasta piana alluvionale tra Chiavenna, Samolaco e il lago di Como, soggetta storicamente ad esondazioni dalla confluenza del Brembo a Lodi sono presenti rischi di inondazione che interessano Fara Gera d Adda, Rivolta d Adda e Lodi da Lodi alla confluenza in Po: fenomeni di instabilità morfologica (rischio di taglio di meandro), con coinvolgimento possibile di abitati (Gombito) e di infrastrutture; Squilibri nei territori collinari e montani (Reticolo idrografico minore e versanti) attraversamenti degli abitati canalizzazioni, tombinature e restringimenti della sezione di deflusso lungo il reticolo montano del Mella per la presenza di aree industrializzate lungo le aste in Valle Garza e Faidana instabilità morfologica e formazione di elevato trasporto solido nel sottobacino del Chiese per fenomeni erosivi sui tributari Per gli aspetti di versante: sull Oglio sopralacuale fenomeni di crollo minacciano nuclei abitati e reti viarie (SS 42), in particolare lungo il versante sinistro del torrente Allione e la Val Roncaglia processi erosivi superficiali coinvolgono il versante sinistro del torrente Palobbia, il bacino del torrente Pizzolo, i compluvi del versante sinistro del torrente Poja di Salarno il medio-alto sottobacino di Dezzo è interessato da diffusi dissesti (tra Schilpario e Azzone, nel sottobacino del torrente Gleno e sulla SS 294) scivolamenti di roccia e/o detrito e crolli interessano abitati e reti di collegamento viarie nel sottobacino del Lago d Iseo nel sottobacino del Mella sono numerosi i fenomeni di crollo che coinvolgono la viabilità nel sottobacino del Chiese frane di crollo e caduta massi lungo la SS 234, nei versanti della bassa Val Caffaro e della Val Sabbia. Processi erosivi in corrispondenza delle valli laterali del medio Chiese per le valanghe sussistono situazioni di rischio sul versante destro del torrente Poja, in Val Caffaro e Val Daone Deformazioni gravitative profonde interessano estesi settori dei versanti dell asta principale (Semogo, Val Pola, Oultoir, M. te Masuccio), della Valfurva (Ruinon di Confinale), della Val Grosina (Sasso Farinaccio), della Val Mallero (Ruinon del Curlo, val Torreggio, Spriana), della Valle del Mera (M. Mater, S. Giacomo Filippo). Tali dissesti sono estremamente pericolosi per il rischio di collasso dei versanti con sbarramento del fondovalle (frane di Val Pola, M.te Masuccio, Spriana) dissesti localizzati, dovuti per lo più a frane da crollo, interessano maggiormente i bacini del Tartano (Pruna e Foppa dell Orso), dei torrenti Bitto e Madrasco (Bema, Valmadre, Foppa degli Uccelli), della Valmasino (Valbiore, Val Materlo), i versanti del Lario occidentale(presso Dongo, Gravedona, Gera Lario e Sorico), i versanti del Lario orientale (presso la SP Taceno-Bellano, Bellano, Dervio e Dorio), i versanti in destra Mera (presso Gordona, Chiavenna e Villa di Chiavenna) rischio per centri abitati e infrastrutture di collegamento viario dovuto ai processi valanghivi si riscontra nell alta val d Adda (lungo i torrenti Vallecetta e presso Corno S.Colombano), nella valle dello Soel, presso Livigno, nella val Mallero (Chiesa V., Caspoggio, Lanzada e Torre S. Maria), nell alta val Mera (torrente Vertura) la mutua interazione tra dissesto di versante e processi torrentizi determina l elevato grado di instabilità morfologica della rete idrografica minore: estremamente diffuse le situazioni di dissesto che si riscontrano in prossimità dei centri abitati e delle infrastrutture ubicate in prossimità delle aree di conoide fenomeni di instabilità morfologica degli alvei e di erosione al piede sui versanti, con effetti di instabilizzazione, riguardano: nel sottobacino del Brembo, i torrenti che scorrono dal Pizzo di Rocco a valle dell abitato di Valtorta, dal Pizzo di Cusio, i torrenti Stabina, Enna e Brembilla, i torrenti affluenti del Brembo di Carona; nel sottobacino del Chiese i torrenti Fiumenero e Acqualina. Autorità di bacino del fiume Po 91

95 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico Bacino Squilibri sul corso d acqua principale e nei fondovalle (Gombito) e di infrastrutture; grado di protezione dalle piene non adeguato, con rischio per aree insediate (Bertonico, Montodine, Gombito e Pizzighettone) nella parte alta del Brembo si localizzano fenomeni erosivi molto marcati, con opere di difesa trasversali e longitudinali in dissesto. Nel tratto da Villa d Almé a Ponte S. Pietro rischi di inondazione consistenti per le aree insediate a distanze insufficienti dall alveo e a quote inadeguate rispetto ai livelli di piena Serio: nella parte alta, fino ad Alzano, l elevato apporto solido laterale può causare ostruzione dell alveo e conseguente esondazione e sovralluvionamento da Alzano all attraversamento A4, il rischio di esondazione interessa zone urbanizzate (Villa di Serio, Gorle, Scanzorosciate e Seriate) in relazione alla carenza di opere di protezione e anomalie di deflusso dall autostrada alla confluenza in Adda vi è rischio di inondazione per l abitato di Ghisalba, e a valle per numerose aree densamente urbanizzate, non sufficientemente protette (Mozzanica, Sergnano, Casale Cremasco e Crema) Lambro instabilità morfologica dell assetto planimetrico e altimetrico dell alveo in relazione ai fenomeni di erosione spondale e di fondo, che si manifestano a danno delle opere di difesa e delle infrastrutture di attraversamento elevato grado di artificializzazione del corso d acqua nell attraversamento di territori urbanizzati, fino a Milano, in relazione alla riduzione delle capacità di laminazione; riduzione della sezione disponibile per il deflusso delle piene, per la presenza di localizzate formazioni di deposito alluvionale e per l inadeguata altezza dell intradosso di numerose infrastrutture di attraversamento, in particolare tra Merone e Linate sistema difensivo frammentato e inadeguato al contenimento dei livelli idrici di piena. Monza, la periferia orientale e sud-orientale di Milano e il Lodigiano sono le zone maggiormente interessate da esondazioni che hanno per lo più caratterelocalizzato Olona sistema difensivo frammentario e inadeguato al contenimento dei livelli idrici, costituito da rilevati arginali discontinui e opere di sponda con funzioni locali, a protezione di insediamenti produttivi in aree golenali condizioni di regime idraulico localmente critiche, da collegare ai vincoli esterni, costituiti da infrastrutture e da abitati, che condizionano il tracciato dell alveo inciso e di quello di piena officiosità idraulica ridotta a causa di tratti in sovralluvionamento ovvero artificialmente incanalati in sezioni insufficienti interferenze provocate dalle opere di attraversamento idraulicamente inadeguate (attraversamenti stradali di Fagnano Olona, Castellanza, Nerviano, ponte tra Vanzago e Pogliano, ponte di Cerchiarella a Pero e ponte di Rho) Ticino nel tratto dalla traversa di Miorina a Turbigo situazioni critiche di deflusso in piena con rischi di esondazione in corrispondenza della centrale idroelettrica di Somma Lombarda e in prossimità di attraversamenti, ove sono a Squilibri nei territori collinari e montani (Reticolo idrografico minore e versanti) per i versanti nel sottobacino del Brembo frane di crollo e fenomeni di conoide interessano centri abitati e infrastrutture. I comuni maggiormente coinvolti sono Santa Brigida, Brembilla, Valtorta, Taleggio, Vedeseta, Fuipiano, Serina. Vi sono inoltre fenomeni di valanga che interessano i comuni di Branzi, Valtorta, Isola di Fronda, Roncobello nel sottobacino del Serio la principale criticità di versante riguarda il comune di Nembro il reticolo idrografico minore nella parte montana in occasione di eventi meteorici intensi è interessato da fenomeni torrentizi di trasporto di massa, erosioni di sponda e di fondo, onde di piena impulsive causate dal cedimento di sbarramenti temporanei probabili in piena per i versanti i dissesti interessano nella maggior parte dei casi aree di limitata estensione e sono rappresentati da crolli e cadute di massi determinati dall elevato grado di fratturazione del substrato roccioso reticolo idrografico minore notevole trasporto solido, alimentato principalmente dalla mobilizzazione dei depositi di copertura ampiamente distribuiti sui versanti. La particolare attività erosiva lungo le sponde determina in più tratti lo scalzamento al piede dei versanti con il conseguente innesco di movimenti franosi. Squilibri in corrispondenza dei tratti tombinati e di aree di pertinenza fluviale occupate da edifici o insediamenti produttivi (torrenti Bevera, Lanza, Vellone, Clivio) per i versanti i dissesti coinvolgono soprattutto terreni quaternari con fenomeni di franosità diffusa. Questi fenomeni si innescano prevalentemente per l erosione al piede esercitata dai corsi d acqua e per infiltrazione delle acque superficiali da cui consegue la saturazione dello strato d alterazione dissesti sul reticolo idrografico minore si riscontrano nel bacino del Melezzo orientale e in alcuni afferenti minori del lago Maggiore: particolare incidenza è data dai fenomeni di trasporto in massa. Gli effetti del trasporto solido si manifesta- 92 Autorità di bacino del fiume Po

96 Relazione di sintesi Bacino Squilibri sul corso d acqua principale e nei fondovalle rischio nuclei abitati in corrispondenza del molo di imbocco del Naviglio Grande il deflusso in piena avviene in condizioni critiche per gli ostacoli rappresentati dalle opere presenti nel tratto da Turbigo all attraversamento autostradale A7 vi è rischio di allagamento per abitazioni e cascine isolate, rischio di inondazione per le abitazioni ubicate sulle aree in prossimità dell abitato di Vigevano, a valle dell attraversamento della SS 494 e della linea ferroviaria Novara-Milano nel tratto terminale dell asta fluviale vi è rischio di inondazione per i centri abitati di Verzuolo e S. Lazzaro in sinistra, a valle di Pavia, e in destra per il quartiere Borgo Ticino di Pavia; particolarmente critica risulta la zona di confluenza, dove in caso di eventi straordinari viene investita dalla piena un area urbanizzata Toce assetto morfologico dell alveo instabile, con tendenza alla modificazione del tracciato planimetrico e altimetrico; l instabilità morfologica si riscontra in diversi tratti del corso d acqua, risultando accentuata ai nodi di confluenza dei torrenti Diveria, Isorno, Melezzo, Bogna, Ovesca e Anza presenza di aree golenali parzialmente interessate dalle infrastrutture e/o da insediamenti che vengono a essere coinvolti in misura significativa sia da allagamenti in caso di piena sia da fenomeni di erosione locale di fondo o di sponda sistema difensivo discontinuo e parzialmente inadeguato al contenimento dei livelli idrici di piena. fenomeni di scalzamento al piede delle fondazioni delle infrastrutture di attraversamento, prodotti dall instabilità morfologica del fondo alveo; in particolare agli attraversamenti di Domodossola, Ponte di Masone, Vogogna e Ornavasso il sistema difensivo tra la confluenza dell Isorno e Ornavasso, costituito da arginature discontinue e, in destra, dal rilevato della superstrada, non garantisce un adeguato livello di protezione problemi di esondazione coinvolgono abitati e infrastrutture presenti a valle di Gravellona Toce Squilibri nei territori collinari e montani (Reticolo idrografico minore e versanti) no con riattivazione dei conoidi (tributari del lago), danneggiamenti delle opere in alveo (Melezzo tra Re e Dissimo) e sovralluvionamenti (conf. dei torrenti S. Giovanni e S. Bernardino) approfondimento dell alveo e scalzamento delle sponde lungo il Melezzo e la sua rete minore, a monte di Isella, di Meis e a valle del ponte tra Villette e Re, sul torrente Cannobino e lungo i corsi d acqua nella zona di Verbania-Premeno-Ghiffa per i versanti i fenomeni prevalenti sono i crolli, che coinvolgono aree di limitata estensione e interferiscono con la viabilità di fondovalle del Melezzo orientale (SS 337), del torrente Cannobino (SS 631), del torrente S. Giovanni frane complesse e profonde nell esteso settore di versante compreso tra Baveno e Stresa, nella parte alta dei tributari del Melezzo orientale, nella valle del torrente S. Giovanni (Intragna), nella parte inferiore del torrente Lunecco fenomeni valanghivi nell alta valle del torrente Cannobino fenomeni di elevato trasporto solido interessano principalmente il Melezzo Occidentale e il Diveria, lo Strona, il tratto inferiore dell Isorno, il Devero e i torrenti Buscagna e Bandolero, il Bogna, l asta principale dell Ovesca e il torrente Brevettola, l asta principale dell Anza i corsi d acqua maggiormente interessati da sovralluvionamenti sono lo Strona e i sui affluenti, il Devero all altezza di Ponte, il Diveria, il Bogna e il Melezzo occidentale, l Ovesca, l Anza a monte di Macugnaga numerose i conoidi attivi,i principali nella valle Anzasca, nel settore mediano della valle dell Isorno, in numerose aste secondarie del Devero, in destra del Bogna nel settore vallivo, sugli affluenti dell Ovesca, sul rio di Pettenasco e sui rii nel comune di Omegna (valle Strona) sono interessati da erosione di fondo il Melezzo occidentale, il tratto terminale del Diveria, il tratto terminale del torrente Nigulia a monte della confluenza nello Strona, il tratto inferiore dell Isorno tra la centrale idroelettrica e il ponte di Masera, il tratto terminale del Bogna e dell Ovesca, l Anza nella zona di Vanzone S. Carlo e il torrente Olocchia fenomeni di erosione spondale rilevanti si localizzano al piede dei versanti nel tratto terminale del Melezzo occidentale, sul Diveria a monte di Varzo, sullo Strona (Casal Corte Cerro), sul Devero all altezza di Ponte, sull Ovesca in corrispondenza dell impianto idroelettrico di Rovesca, sull Anza per i versanti le più frequenti cause di dissesto sono rappresentate dai fenomeni di crollo, diffusamente presenti in tutti i settori del bacino. Particolarmente rilevanti in corrispondenza delle pareti rocciose fortemente acclivi, alla base delle quali si trovano centri abitati e infrastrutture viarie (valle del Devero, valle del Melezzo occidentale, valle del Bogna) deformazioni gravitative profonde e frane complesse si rilevano in tutte le vallate del bacino. In particolare l intero versante nella zona di Crodo, il versante destro del Melezzo Occ., le vallate laterali nel settore medio-alto del Diveria, ampi settori di versante nel settore medio-superiore della valle dell Isorno, estesi settori di versante nella parte alta del bacino del Devero, le parti medio-alte dei versanti rocciosi del bacino del Bogna, la valle dell Anza. Nella zona del lago d Orta e nella valle dello Strona interessano principalmente il settore vallivo all altezza di Loreglia, il tratto di fondovalle principale tra la loc. Fornero e il capoluogo di Valstrona e la zona di Forno, in comune di Massiola. Nella valle dell Ovesca coinvolgono estesi settori di versante di fronte all abitato di Viganella e nell alta Autorità di bacino del fiume Po 93

97 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico Bacino Squilibri sul corso d acqua principale e nei fondovalle Terdoppio nel tratto da Suno a Cameri vi sono rischi di allagamento per aree urbane o produttive nei comuni di Sumo e Castelletto di Momo e a monte dell attraversamento della SS 32, in relazione alla carenza di opere idrauliche di protezione o alle anomalie di deflusso provocate dalle infrastrutture e dalle relative opere di attraversamento nel tratto da Cameri a Cerano le condizioni dell alveo presentano problemi di inadeguatezza per la protezione dalle piene, prevalentemente per le condizioni strutturali degli argini e delle opere di difesa spondale Agogna regime idraulico localmente critico a causa dei vincoli costituiti da infrastrutture e abitati, che condizionano il tracciato dell alveo inciso e di piena. I depositi di materiale litoide e arbustivo a monte di alcuni attraversamenti determinano locali situazioni di rischio (Borgomanero) Sesia Cervo - Elvo il sistema arginale risulta localmente inadeguato alle esigenze di sicurezza tra Novara e la confluenza in Po inadeguatezza dell assetto geometrico dell alveo nei tratti medio-alti di tutte le aste, particolarmente in corrispondenza degli attraversamenti urbani, e del relativo sistema difensivo insufficienti caratteristiche funzionali del sistema arginale di contenimento dei livelli idrici che caratterizza una estesa parte del corso del Sesia, con particolare gravità nel nodo che va dalla confluenza del Cervo fino a valle di Vercelli; le insufficienze sono connesse sia alle quote di ritenuta che alla resistenza strutturale degli argini elevate condizioni di instabilità dell alveo, per fenomeni connessi al trasporto solido, con interazioni sulle opere idrauliche di difesa e rischi per le infrastrutture adiacenti e per gli insediamenti Dora Baltea insufficiente manutenzione sulle opere idrauliche di difesa e sull alveo a valle di Villeneuve, nelle fasce di fondovalle comprese tra la gola di Montjovet e Verres e tra Issogne e Hone presenza nelle aree esondabili di infrastrutture viarie e ferroviarie che condizionano il tracciato dell alveo fenomeni di erosione dell alveo in numerosi tratti assetto idraulico inadeguato in prossimità dei centri urbani di Borgofranco d Ivrea e alla confluenza in Po nodi critici sono l area di Ivrea e le aree industriali in prossimità di Saluggia Lo stato di criticità è in relazione: Squilibri nei territori collinari e montani (Reticolo idrografico minore e versanti) valle a monte di Antronapiana fenomeni di fluidificazione dei terreni superficiali si localizzano sul versante destro del Melezzo occidentale, sul versante destro del bacino del torrente di Varzo (valle del Diveria), nel bacino del rio dell Inferno e lungo la parte inferiore del versante antistante Pettenasco (lago d Orta e valle Strona), sul versante sinistro del tratto inferiore della valle dell Isorno le valanghe interessano entrambi i fianchi vallivi nella zona di Ponte, il versante sinistro della valle Cairasca, il versante sud a occidente della località Forno (lago d Orta e valle Strona), un esteso settore compreso tra il torrente Devero e il rio Bandolero, la valle del Bogna, il versante settentrionale a monte della località Prato e le pendici sud-ovest del monte Fornalino (valle dell Ovesca), il versante sinistro esposto a sud tra Ceppo Morelli e la testata della valle dell Anza versanti e la rete idrografica minore non presentano problemi di particolare gravità i dissesti che interessano il reticolo idrografico minore sono di modesta rilevanza, costituiti soprattutto da locali rischi di esondazione causati dalla scarsa manutenzione per i versanti alcune situazioni critiche sono da ricondurre a saltuari fenomeni gravitativi il reticolo idrografico minore, nella parte montana dei bacini del Sesia e del Cervo, trasferisce a valle notevoli quantità di materiale solido, alimentando i conoidi e determinando situazioni di sovralluvionamento nei nodi di confluenza; esondazioni in aree occupate da insediamenti e attività produttive (Campertogno, Varallo) nel bacino dell Elvo i problemi maggiori sulla rete minore sono i fenomeni di erosione spondale e trasporto solido (Mongrando, Occhieppo Superiore e Inferiore) dissesti puntuali di rilevante importanza sui versanti localizzati nel settore medio - basso del bacino del Sesia in prossimità di centri abitati (frane di Boccorio, Agnona, Civiasco e Varallo) fenomeni di versante di rilevo presso Pralungo e Biella fenomeni puntuali di crollo, ribaltamenti e rotolamenti che alimentano il detrito di falda e il trasporto solido dei torrenti, nel bacino dell Elvo. Il dissesto diffuso è limitato ad alcune zone collinari tra Mongrando, Netro e Sala Biellese i maggiori processi sul reticolo idrografico minore riguardano il rischio di esondazione sul fondovalle, l inadeguatezza degli alvei, le erosioni spondali (Dora B. valdostana, Evancon) e il sovralluvionamento (Val Ferret), con potenziale interessamento dei centri abitati nei fondovalle (torrente Chiusella, affluenti del Lys), nei tratti in cui si hanno locali riduzioni di pendenza gran parte dei torrenti minori sono interessati da elevato trasporto solido (Dora B. piemontese, Buthier, aste laterali dell Artanavaz, Dora di Ferret e Veny), con riattivazione di conoidi, in molti casi, urbanizzate (Lys, Grand Eyvia) i tributari presentano sovente tendenza all erosione di fondo 94 Autorità di bacino del fiume Po

98 Relazione di sintesi Bacino Squilibri sul corso d acqua principale e nei fondovalle prossimità di Saluggia. Lo stato di criticità è in relazione: all inadeguatezza dell assetto geometrico del corso d acqua, nei tratti di attraversamento dei centri abitati, e del relativo sistema difensivo; all occupazione delle aree golenali e di esondazione da parte di insediamenti residenziali e produttivi Orco presenza di infrastrutture di attraversamento contestuali ad elevata instabilità dell alveo su quasi tutto il tracciato fenomeni di erosione locale sulle sponde e sulle opere di protezione e rischi di allagamento e sovralluvionamento che possono interessare aree limitate e alcuni attraversamenti urbani (Courgnè, Pont) Squilibri nei territori collinari e montani (Reticolo idrografico minore e versanti) (Dora di Verney e Dora di Valgrisenche, Dora di Rhemes, Savara, Ayasse ), particolarmente accentuata in corrispondenza delle soglie glaciali aspetti critici sono rappresentati dalle condizioni di efficienza delle opere di controllo del trasporto solido e del profilo di fondo su numerosi corsi d acqua in cui il fenomeno è connesso anche a instabilità di versante (t.mont Rodzo) per i versanti le principali condizioni di squilibrio sono identificate su: i versanti in destra del sottobacino della Dora di Ferret (Comune di Courmayeur) i versanti in sinistra del sottobacino della Dora di Verney Ferret (Comuni di Pre' Saint Didier e di La Thuile) i versanti del settore mediano e di valle del sottobacino della Grande Eyvia (Comune di Aymavilles) i versanti della parte alta del sottobacino dell Evancon (Comune di Valtournenche) e, soprattutto quelli della parte bassa in corrispondenza del Comune di Antey Saint Andrè i versanti in destra della parte medio-alta del sottobacino del Marmore (Comuni di Ayas e Brusson) i versanti del settore mediano del sottobacino del Lys (Comne di Gressoney Saint Jean) i dissesti interessano il reticolo idrografico minore in relazione ai fenomeni di erosione spondale e trasporto solido che danno luogo a fenomeni di conoide (rio Noaschetta) situazioni di dissesto puntuale di versante in corrispondenza di ammassi fratturati o scomposti in blocchi nella parte alta del bacino e nella parte medio-bassa. (Noasca e Locana) Stura di Lanzo elevata instabilità dell alveo per quasi tutto il tracciato, con interferenze con le infrastrutture viarie e ferroviarie fenomeni di instabilità a monte e in corrispondenza dell attraversamento urbano di Torino ed esondazioni che interessano insediamenti e infrastrutture Dora Riparia le situazioni più gravose sono da riferire ai pesanti condizionamenti indotti sull assetto morfologico e idraulico dell asta dalla elevata infrastrutturazione del fondovalle condizioni di deflusso in piena critiche o gravose in corrispondenza degli attraversamenti urbani (Susa, Bussoleno e Torino) in ragione dello stretto condizionamento dell alveo in termini di tracciato e di livelli idrici massimi possibilità di esondazioni che coinvolgono parzialmente abitati e insediamenti lungo il fondovalle elevato contenimento planimetrico della sezione attiva dell alveo con rischi connessi all aumento dei livelli di piena a scala locale e nei tratti a valle interferenze numerose con le opere viarie di attraversamento elevatissimo trasporto solido, che caratterizza gran parte dei corsi d acqua e in particolare Stura di val Grande, Stura di val d Ala e Stura di Viù; condizioni gravose di criticità per la sicurezza di abitati e infrastrutture presso Balme, Mondrone, Ala e Usseglio fenomeni di versante gravi sono rappresentati da valanghe e da movimenti franosi che interessano soprattutto i territori del settore occidentale montano i dissesti puntuali sono rappresentati da fenomeni franosi di varia tipologia (Chialamberto e Pessinetto) fenomeni di erosione nei tratti di monte del reticolo secondario e di sovralluvionamento procedendo verso il fondovalle. L'elevato trasporto solido dei rii laterali rappresenta la principale causa di esondazione in corrispondenza di centri abitati a valle estesi e potenzialmente pericolosi i conoidi situati allo sbocco dei rii laterali problemi di deflusso derivano dall eccessivo sovralluvionamento lungo i corsi secondari del settore medio del bacino fenomeni erosivi di sponda determinano in alcuni tratti lo scalzamento al piede del versante, con il conseguente rischio di crollo e di occlusione dell alveo (lungo il torrente Ripa, tra Cesana e Sauze di Cesana) diffuso dissesto idrogeologico e idraulico-forestale che caratterizza molti versanti, nei sottobacini della Dora di Bardonecchia e dei torrenti Ripa, Thuras e Piccola Dora, con rischi per gli abitati e le infrastrutture esposte (Bardonecchia, Beaulard, Oulx, Cesana e Claviere) brusco cambio di pendenza e di sezione idraulica in prossimità dell imbocco della gola di Serre La Voute provoca, in occasione Autorità di bacino del fiume Po 95

99 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico Bacino Sangone Chisola Squilibri sul corso d acqua principale e nei fondovalle insufficienti sezioni di deflusso in corrispondenza di numerosi attraversamenti, per fenomeni di trasporto solido che provocano depositi alluvionali, e in corrispondenza di strettoie provocate da opere (rii minori e affl. del Chisola) Pellice fenomeni di trasporto solido, sovralluvionamento ed esondazione, nella parte montana e media delle aste del Pellice e del Chisone, che creano condizioni di pericolosità per i centri abitati e le infrastrutture di fondovalle nei tratti di pianura i maggiori problemi sono da riferire all elevata instabilità dell alveo (erosioni di sponda e di fondo, sovralluvionamento locale, tendenza alla divagazione trasversale), e alla potenzialità di esondazione Varaita rischio di esondazioni su aree urbanizzate (Costigliole Saluzzo, Falicetto, Lagnasco, Villanova Solaro, Polonghera e Scarnafigi) in relazione all inadeguatezza delle opere di difesa e alla insufficiente capacità di deflusso dell alveo di piena insufficiente capacità di deflusso dell alveo in corrispondenza delle opere di attraversamento (Castigliole Saluzzo, Falicetto e Polonghera) instabilità dell assetto morfologico dell alveo in alcuni tratti, con possibili interazioni sulla stabilità delle opere di attraversamento (ponti in corrispondenza di Verzuolo, Monasterolo di Savigliano, Moretta, Polonghera) instabilità dell assetto morfologico dell alveo in relazione alle possibili interazioni con i laghi di cava ubicati in aree adiacenti (a monte del ponte di Savigliano, a valle del ponte di Monasterolo, in prossimità della confluenza in Po) Maira situazioni critiche nel tratto montano sono limitate ad alcune interferenze con opere di attraversamento (Borgata Chiappera) e alla confluenza con il rio Mollasco condizioni di rischio, in rapporto alla inadeguatezza delle opere stradali di attraversamento,nel centro abitato di Busca la concomitanza delle piene del Grana-Mellea rende Squilibri nei territori collinari e montani (Reticolo idrografico minore e versanti) di eventi di piena, fenomeni di dissesto generalizzato con rischio di crollo di notevoli volumi di materiale: condizioni di rischio sugli abitati a valle (Susa, Bussoleno) grave dissesto interessa i versanti del Monte Chaberton, sovrastanti abitati e infrastrutture di Claviere, Cesana e la S.S. 24 del Monginevro la caduta di valanghe, diffusamente presente in tutto il bacino montano, espone localmente a rischio abitati e infrastrutture viarie (Claviere e Susa) nel settore medio-basso del bacino prevalgono dissesti idrogeologici diffusi e frane di tipo complesso, aventi carattere locale i versanti e la rete idrografica minore non presentano problemi di particolare gravità condizioni critiche interessano il reticolo idrografico minore del Pellice e riguardano i conoidi di fondovalle dove sono concentrati i centri abitati conoidi di piccole dimensioni ma molto attivi possono dar luogo, nel bacino montano del Chisone, a fenomeni di esondazione in corrispondenza dei centri abitati del fondovalle rischi di esondazione riguardano gli abitati di Ghigo di Prali e Prali Villa nel bacino del Germanasca, a causa di attraversamenti con luce insufficiente le sezioni canalizzate, in cui sovente scorrono i corsi d acqua nell attraversamento dei tratti urbani, mostrano ridotte capacità di deflusso a causa dei depositi alluvionali (tra Villar Perosa e Perosa Argentina) dissesti di versante sono concentrati nella parte alta e media del bacino montano del Chisone valanghe e fenomeni gravitativi profondi, non ancora stabilizzati, interferiscono frequentemente con le sedi viarie ed espongono a rischio alcuni centri abitati in Val Chisone e in Val Germanasca cattivo stato di manutenzione degli alvei sul reticolo idrografico minore nella parte montana del bacino, in particolare in corrispondenza dell'attraversamento di centri abitati (Torrette, Villar, Sampeyre) situazioni di dissesto diffuso sui versanti, in corrispondenza degli affioramenti di calcescisti, sui quali si instaurano sovente fenomeni di colamento anche di notevoli dimensioni (versante sud della valle del torrente Fiutrusa e versante nord della valle del Bellino) area critica è situata lungo il torrente Varaita di Bellino, con dissesto riconducibile a un colamento di materiale a bassa competenza giunto fino sulla sponda sinistra del torrente Varaita e continuamente sottoposto a riattivazioni provocate dall'erosione al piede della zona d'accumulo sul torrente Grana un nodo critico è rappresentato dall abitato di Pradleves, per la possibile concomitanza di eventi di piena del Grana, a ridosso del quale sorgono numerose abitazioni, e del rio Gerbido che, nel tratto finale, scorre incanalato situazioni gravose sulle aste secondarie si manifestano presso Acceglio, alla confluenza del rio Mollasco in Maira, e a Pradleves 96 Autorità di bacino del fiume Po

100 Relazione di sintesi Bacino Tanaro Stura di Demonte Belbo Bormida Orba Squilibri sul corso d acqua principale e nei fondovalle vulnerabili molte aree comprese tra i due corsi d acqua, in particolare in corrispondenza di Vottignasco e Savigliano; le piene del Maira e del Mellea costituiscono un pericolo per gli insediamenti ubicati in prossimità degli stessi, in particolare nell area a sud del capoluogo l anomala regimazione idraulica del nodo di confluenza del Mellea nel Maira, a monte di Cavallermaggiore, rappresenta una potenziale criticità per l abitato inadeguatezza dell assetto geometrico del corso d acqua, nei tratti in corrispondenza degli attraversamenti urbani, e del relativo sistema difensivo, fortemente condizionato dall insediamento urbano e dai ponti presenti; il problema è rilevante sia nella parte alta (ad es. Nucetto, Ceva) che nel tratto medio-basso, dove le dimensioni dei centri abitati sono notevolmente maggiori (Alba, Asti, Alessandria) insufficiente manutenzione sulle opere idrauliche di difesa e sugli alvei, che comporta problemi di capacità di deflusso e di efficienza funzionale presenza nelle aree inondabili di infrastrutture viarie e ferroviarie che condizionano il tracciato dell alveo e, con i manufatti di attraversamento, interferiscono con il regime di deflusso, creando ostacoli e limitando le funzioni di laminazione delle aree stesse; il problema è presente su tutto il fondovalle insufficiente dimensionamento di numerose opere di attraversamento dei corsi d acqua e carenza manutentiva ordinaria e straordinaria delle opere stesse occupazione delle aree golenali e di inondazione da parte di insediamenti residenziali e produttivi, di dimensioni anche rilevanti, che limitano le possibilità di laminazione, comportano riduzioni della sezione di deflusso, creano ostacoli alla corrente e costituiscono un fattore intrinseco di elevata vulnerabilità; anche in questo caso il problema è presente praticamente su tutto il fondovalle erosione e abbassamento di fondo dell alveo in numerosi tratti, da imputare a uno squilibrio del bilancio del trasporto solido sull asta, con conseguente esaltazione dei fenomeni di scalzamento sulle fondazioni dei ponti e dei viadotti e sulle difese di sponda sulla Stura di Demonte interferenze locali con opere di attraversamento o insediamenti isolati sul Belbo: inadeguatezza dell assetto geometrico del corso d acqua e del relativo sistema difensivo, nei tratti in corrispondenza degli attraversamenti urbani, fortemente condizionati dall insediamento urbano e dai ponti (S. Stefano Belbo, Canelli e Nizza Monferrato) insufficiente manutenzione sulle opere di difesa e sull alveo stesso, che presenta inadeguata capacità di deflusso e scarsa efficienza funzionale fenomeni gravitativi di versante che possono interessare l alveo amplificando i problemi di deflusso aree golenali densamente antropizzate sia per usi residenziali che produttivi, oltre che coinvolte dalla viabilità di fondovalle insufficiente dimensionamento di numerose opere di attraversamento e carenza della manutenzione ordinaria e straordinaria delle opere stesse per il Bormida e l Orba, le problematiche afferiscono sia all inadeguatezza di molti attraversamenti sia Squilibri nei territori collinari e montani (Reticolo idrografico minore e versanti) fenomeni di versante sono rappresentati da crolli e colate concentrati in alta val Maira, lungo il percorso della SS 22, e lungo il vallone d'elva. La riattivazione di paleofrane è possibile lungo le pendici della Val Marmora, tra Ussolo e Prazzo e nei dintorni di Acceglio. In quest ultimo caso l evoluzione della paleofrana può anche interessare il Maira, comportando un rischio di ostruzione tutto il bacino risulta diffusamente ed intensamente colpito da condizioni di dissesto di versante; nel settore montano si contano più di 1800 situazioni puntuali di dissesto (scivolamenti planari, rotazionali, soil-slips), che interessano più dei due terzi dell intero bacino; più di 800 sono i centri abitati interessati da tali dissesti in particolare il sottobacino del Belbo presenta territori comunali dissestati in misura di poco minore del 90%, con una novantina di centri abitati colpiti, il Basso Tanaro circa l 80%, con più di 200 centri abitati colpiti; la quasi totalità del territorio collinare e montano si trova in condizioni di fragilità strutturale, nei confronti di fenomeni di dissesto idrogeologico e idraulico, tali da creare condizioni di criticiità per gran parte degli insediamenti abitativi, industriali e infrastrutturali le interferenze del disseto di versante, unitamente ai fenomeni sul reticolo idrografico minore, con le infrastrutture viarie sono molto numerose (circa 90 con linee ferroviarie) il reticolo idrografico minore risulta caratterizzato da carenti condizioni di manutenzione sulle opere di difesa e sugli alvei, da una quasi totale assenza di opere di controllo del trasporto solido, di difesa longitudinale nei tratti maggiormente soggetti a fenomeni erosivi lungo le aste e di inadeguatezza idraulicostrutturale delle opere di attraversamento interferenti è possibile identificare quattro zone che denunciano condizioni squilibrio più marcato: la zona centrale del bacino, centrata sui sottobacini del Rea, del Cherasca, del Talloria e del medio Belbo il settore NW del bacino, limitatamente alle parti mediane e di testata dei bacini del Borbore e del Versa la zona ad E del bacino ed in particolare il settore di testata dei sottobacini del Piota e del Lemme la zona a S con particolare riferimento alla zona centrale montana della Stura di Demonte, del Pesio e del Corsaglia Autorità di bacino del fiume Po 97

101 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico Bacino Squilibri sul corso d acqua principale e nei fondovalle all occupazione delle aree inondabili da parte di insediamenti civili e produttivi. I corsi d acqua denunciano una generale carenza di manutenzione Scrivia assetto morfologico dell alveo tendenzialmente instabile, in ragione di fenomeni di erosione di sponda e di fondo alveo, con propensione alla modificazione del tracciato planimetrico e altimetrico; le erosioni, diffuse per gran parte del corso d acqua, localmente interessano opere di difesa, infrastrutture e insediamenti abitati tendenza all abbassamento del profilo longitudinale, che si riscontra in tutto il tratto compreso tra Serravalle e la confluenza in Po presenza, diffusa sul fondovalle, di infrastrutture e/o da abitati all interno della regione fluviale inondabile rischi di inondazione, sono presenti: nel tratto Villalvernia-Tortona, per la ridotta officiosità idraulica causata dai depositi alluvionali in alveo nei tratti che interessano i territori comunali di Serravalle, Tortona e Castelnuovo Scrivia, in relazione a un sistema arginale discontinuo e inadeguato nel tratto da Isola del Cantone a Serravalle Scrivia, per riduzione della sezione di deflusso in corrispondenza di Montoggio, in relazione alle condizioni di deflusso dello Scrivia e dei rii affluenti fenomeni di instabilità morfologica sono localizzati: presso l'area industriale di Casella, situata in area di pertinenza fluviale, in relazione ai fenomeni di erosione di sponda che interessano la strada provinciale al nodo di confluenza del torrente Ossona sul tratto da Serravalle a Ova in corrispondenza dei ponti stradale e ferroviario alla periferia di Tortona, per dissesti alle opere di difesa longitudinale e trasversale Squilibri nei territori collinari e montani (Reticolo idrografico minore e versanti) fenomeni di dissesto sul reticolo idrografico minore nella parte montana del bacino sono da mettere in relazione prevalentemente al trasporto solido, che a seconda dei tratti dà luogo a erosioni spondali o di fondo e a sovralluvionamenti fenomeni di erosione spondale innescano condizioni di instabilità sui versanti lungo le aste dei rii Vallenzona, Cascè, Fabio e Sarmoria diffuse situazioni di dissesto spondale e danni alle opere di difesa interessano le strutture viarie lungo il corso del Borbera, del Sisola e del Gordonella tendenze al deposito e all accumulo di materiale solido costituiscono un fattore critico nei tratti canalizzati o tombati di alcuni corsi d'acqua, con rischi per la sicurezza degli abitati che sorgono nelle loro vicinanze (centri di Busalla, Ronco Scrivia e Grondona) frequenti esondazioni lungo il corso del Borbera, da mettere in relazione a fenomeni di sovralluvionamento dell alveo per i versanti i principali dissesti che interessano centri abitati sono riconducibili a scivolamenti lenti della coltre detritica e a scivolamenti rotazionali che si evolvono in colate le aree maggiormente colpite da dissesti diffusi sono localizzate nella val Borbera, soprattutto nelle valli secondarie dei torrenti Sisola, Bisente e Gordonella frequenti fenomeni di fluidificazione delle coperture superficiali incoerenti o da colate i versanti nei dintorni di Dova, di Montemanno e di Arborelle presso Cantalupo condizioni di dissesto puntuali sono localizzate dai settori medio basso e medio alto del bacino dello Scrivia e del settore alto del sottobacino del Curone nel tratto dall'attraversamento dell'autostrada A7 (Serravalle) alla confluenza in Po, sia per l abbassamento del fondo alveo sia per il dissesto di alcune opere di difesa spondale Oltrepò Pavese fenomeni gravitativi superficiali e locali inadeguatezze dell assetto morfologico dei corsi d acqua (Staffora tra Bagnaria e Ponte Nizza) scarsa funzionalità idraulica su alcuni attraversamenti dei torrenti Tidoncello e Chiarone rischio di esondazione in alcune aree a monte e a valle della diga di Trebecco (Tidone) Trebbia trasporto solido, sovralluvionamento ed esondazione coinvolgono aree limitate Nure modeste instabilità planimetriche a livello locale problemi di deflusso puntuali in corrispondenza di alcuni attraversamenti stradali e ferroviari, a causa del deposito alluvionale (a monte di Ponte dell Olio e a valle di San Giorgio Piacentino) o per riduzione della sezione utile al deflusso (tra Ponte dell Olio e S. Giorgio) Chiavenna erosioni di sponda locali tra Vigolo Marchese e Chiavenna Landi riduzione della sezione utile al deflusso per carente manutenzione dell alveo, presso l abitato di Roveleto e erosione di sponda, di fondo e trasporto solido nell alto Trebbia e nella porzione inferiore dell Aveto fenomeni sui versanti in val d Aveto e nel settore superiore del bacino problemi puntuali, in relazione alla elevata tendenza all erosione di fondo e di sponda, sui torrenti Grondana, Lavaiana, Lobbia, Montà rischio elevato, per dissesti di versante, interessa prevalentemente la viabilità, infrastrutture sul territorio montano e alcuni centri nei comuni di Farini, Ferriere, Bettola, Ponte dell'olio elevata tendenza all erosione di fondo, di sponda e locali fenomeni di sovralluvionamento sui torrenti Chero e Riglio e sul rio Fontana dissesti di versante diffusi coinvolgono la viabilità e numerose 98 Autorità di bacino del fiume Po

102 Relazione di sintesi Bacino Squilibri sul corso d acqua principale e nei fondovalle nel tratto dall autostrada A1 a Saliceto, con rischio di inondazione per gli insediamenti circostanti Arda interazioni tra i fenomeni erosivi in alveo e i fenomeni franosi nel tratto alto fino alla diga di Mignano rischio di esondazione, da Castell Arquato a Cortemaggiore e sull Ongina, a valle di Castelnuovo Fogliani inadeguatezza del sistema arginale a valle di Cortemaggiore Taro estesi movimenti franosi nel tratto alto, a valle di Borgo Taro, che arrivando fino all'alveo, determinano una diminuzione della sezione utile di deflusso e danni alle opere esistenti (Pontolo e Ostia Parmense) inadeguatezza idraulica e strutturale di alcuni tratti degli argini dalla via Emilia all immissione in Po Parma estesi movimenti franosi, nel tratto alto del corso d acqua fino a Langhirano, determinano una diminuzione della sezione utile di deflusso e danni alle opere rischio di inondazione per le aree in sinistra tra Torrechiara e Pannocchia, in destra in corrispondenza delle località Molino di Mezzo, Mamiano e Porporano inadeguatezza del sistema difensivo nel suo complesso, con elementi di criticità più rilevanti per: inadeguatezza della cassa di espansione a garantire effetti di laminazione sufficienti per una piena gravosa, con rischi conseguenti di allagamento anche per la città di Parma insufficiente capacità di deflusso da valle dell attraversamento urbano fino alla confluenza in Po aree a rischio di allagamento sul torrente Baganza, particolarmente nel tratto medio-basso, fino alla confluenza nel Parma Enza accentuati fenomeni di erosione dell alveo nel tratto alto inadeguato grado di protezione dalle piene, nel tratto di alta pianura fino a Montecchio complessiva inadeguatezza del sistema difensivo sul tratto medio-basso funzionamento non affidabile, in caso si piena, e comunque non sufficiente della cassa di laminazione (non completata) a valle di Montecchio; conseguente rischio di esondazione a valle della cassa per insufficienza della capacità di deflusso dell alveo arginato; insufficiente capacità di deflusso dell alveo, anche nell ipotesi di pieno funzionamento della cassa, da valle della cassa stessaalla confluenza in Po Crostolo per il tratto medio-alto, fino alla cassa di espansione, alcuni fenomeni di instabilità morfologica dell alveo e limitate aree esondabili in corrispondenza di abitati inadeguatezza, in quota, del sistema arginale nel tratto di Squilibri nei territori collinari e montani (Reticolo idrografico minore e versanti) infrastrutture, con condizioni locali di criticità nei comuni di Lugagnano, Gropparello, Bettola elevata tendenza all erosione di fondo, che comporta condizioni critiche su abitati e infrastrutture o contribuisce a innescare fenomeni di instabilità di versante dissesti di versante localizzati nei comuni di Morfasso e Vernasca il reticolo idrografico minore nella parte di pianura localmente manifesta elevati rischi di esondazione (canale di S. Carlo, Scannabecco, Rigosa Nuova e Rigosa Vecchia) rischio di allagamento, sul torrente Stirone, in prossimità di Fidenza e Soragna, tra la via Emilia e l A1 tendenza all erosione di fondo e di sponda, con contestuali fenomeni di instabilità di versante e di sovralluvionamento sui torrenti Gotra, Lubiana, Mozzola, Dordone e Manubiola. Situazione analoga nel sottobacino del Ceno e sugli affluenti rio Timore, torrente Pezzola, torrente Cenedola sul torrente Recchio rischi di inondazione per gli abitati ubicati a ridosso dell alveo rischi di danno elevato, per instabilità di versante, che interessano la viabilità, alcune infrastrutture e centri abitati nei comuni di Terenzo, Fornovo, Vernasca, Albareto, Borgo Val di Taro, Bardi, Fornovo, S. Andrea Bagni, Solignano numerosi dissesti puntuali sul reticolo idrografico minore (torrenti Bartica, Masdone, Parmozza, Arsiso, rii Lucconi, Borello, Pradella, Marmoreto, Spigone e Moneglia) rischi molto diffusi sui versanti per dissesti che interessano la viabilità e altre infrastrutture presenti. In alcuni casi i dissesti coinvolgono centri abitati e costituiscono pertanto situazioni di specifica criticità; un caso particolarmente gravoso è rappresentato dalla frana di Corniglio, di recente riattivazione. Le aree maggiormente interessate sono localizzate, oltre a Corniglio, nei comuni di Calestano, Tizzano Val Parma, Langhirano dissesti di versante e sulla rete idrografica minore nella parte alta e bassa del bacino, a monte e a valle della stretta di Vetto i corsi d acqua in cui si localizzano i maggiori problemi puntuali, per l elevata tendenza all erosione di fondo e al trasporto solido, sono i torrenti Tassobbio, Bardea, Termina, Lanza, Atticola le aree maggiormente interessate dissesti di versante sono localizzate nei comuni di Tizzano, Ramiseto, Palanzano, Monchio delle Corti, Castelnuovo dè Monti, Vetto, Ciano d'enza, Neviano degli Arduini condizioni di squilibrio complessivamente modeste Autorità di bacino del fiume Po 99

103 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico Bacino pianura Squilibri sul corso d acqua principale e nei fondovalle Squilibri nei territori collinari e montani (Reticolo idrografico minore e versanti) Secchia accentuati fenomeni di erosione dell alveo, nel tratto alto e medio-alto inadeguatezza della cassa di Rubiera a garantire una laminazione sufficiente conseguente rischio di esondazione a valle per insufficiente capacità di deflusso del corso d acqua in ragione delle arginature inadeguate, in quota e/o in sagoma Panaro fenomeni di erosione dell alveo, con instabilità morfologica particolarmente grave nei pressi del Mulino delle Palette, Ponte di Samone, Lido di Panaro Arno Rile Tenore instabilità morfologica dell alveo in relazione al trasporto solido, con esaltazione dei fenomeni di scalzamento sugli attraversamenti e sulle difese di sponda nel tratto di alta pianura. Rischi di inondazione in prossimità degli abitati di Marano, Vignola e Formica sul tratto terminale, fino alla confluenza, condizioni di sicurezza idraulica non adeguata in rapporto all affidabilità fornita dal sistema arginale (fontanazzi, rischio di erosione sugli argini in froldo, inadeguatezza di sagoma per estesi tratti e di franco arginale (Bondeno) il nodo idraulico di Modena presenta problemi connessi alla insufficiente regimazione idraulica della confluenza tra Naviglio e Panaro e inadeguatezza idraulico-strutturale delle arginature inadeguatezza dell assetto geometrico dell alveo, in corrispondenza degli attraversamenti urbani, e del relativo sistema difensivo, fortemente condizionato dall insediamento urbano e dai ponti presenti; insufficienti sezioni idriche di deflusso, soprattutto nei tratti di valle dei tre torrenti (Arno, da Gallarate a S. Antonino; Rile e Tenore, a valle dell abitato di Cassano Magnago) scarsa manutenzione sulle opere idrauliche di difesa e sugli alvei stessi, che comporta problemi di inadeguata capacità di deflusso e di inefficienza funzionale insufficiente dimensionamento di numerose opere di attraversamento (soprattutto ponti) e carenza manutentiva delle opere stesse occupazione delle aree golenali e di esondazione, su tutti e tre i torrenti, da parte di insediamenti residenziali e produttivi, di dimensioni anche rilevanti, che limitano le possibilità di laminazione della piena, comportano riduzioni della sezione di deflusso, creano ostacoli alla corrente e costituiscono un fattore di elevata vulnerabilità i corsi d acqua in cui si localizzano i maggiori problemi puntuali sono i torrenti Secchiello, Dolo e Dragone e i rii Cerredolo e Bisciara per gli aspetti di versante le aree maggiormente interessate sono localizzate nei comuni di Ligonchio, Frassinoro, Toano, Baiso, Villa Minozzo, Palagano, Castelnuovo Monti, Prignano, Carpineti, Polinago, Scandiano, Collagna problemi puntuali sul reticolo idrografico minore (rio Benedello, rii S. Rocco e Acquicciola, affluenti dello Scoltenna, torrente Leo) per gli aspetti di versante le aree maggiormente interessate sono localizzate nei comuni di Lama Mocogno, Sestola, Montese, Zocca, Pavullo, Guiglia 100 Autorità di bacino del fiume Po

104 Relazione di sintesi 7. Gli interventi 7.1. Linee generali di assetto idrogeologico e quadro degli interventi Le linee di intervento del Progetto di piano esprimono l individuazione delle necessità di intervento, in termini di compatibilità del rischio sul territorio, costituite da misure non strutturali e strutturali a carattere intensivo ed estensivo. Sinteticamente il quadro degli interventi è costituito dai seguenti punti (Fig. 7.1): I I a. I b. Misure non strutturali Attività di previsione e sorveglianza 1. monitoraggio meteo-idrologico di previsione di piena e del rischio di frana; 2. monitoraggio di sorveglianza e/o controllo strumentale di frana attiva o temporaneamente quiescente; 3. monitoraggio idrologico e morfologico dei corsi d acqua; 4. adeguamento del servizio di piena, con estensione dei tratti fluviali soggetti; 5. coordinamento e integrazione con le funzioni di protezione civile. Regolamentazione dell uso del suolo nelle aree a rischio 1. delimitazione delle fasce fluviali e regolamentazione dell uso del suolo all interno delle stesse; 2. indirizzi per la delimitazione delle fasce fluviali sul reticolo minore; 3. revisione degli strumenti urbanistici vigenti a scala comunale in termini di compatibilità con le condizioni di rischio; 4. indirizzi alla programmazione a carattere agricolo-forestale per interventi con finalità di protezione idraulica e idrogeologica; 5. indirizzi e prescrizioni per la progettazione delle infrastrutture interferenti: ponti e rilevati stradali e ferroviari, opere civili, ecc.; 6. indirizzi e prescrizioni per la progettazione di opere pubbliche e di interesse pubblico secondo criteri di compatibilità con le condizioni di rischio idraulico e idrogeologico; 7. incentivazione per l allontanamento di insediamenti residenziali o produttivi dalle fasce fluviali Autorità di bacino del fiume Po 101

105 I II Fig Linee di intervento PREVISIONE E SORVEGLIANZA Monitoraggio meteo-idrologico di previsione di piena e del rischio di frana Monitoraggio di sorveglianza e/o controllo strumentale di frana attiva o temporaneamente quiescente Monitoraggio idrologico e morfologico dei corsi d'acqua Coordinamento e integrazione con le funzioni di protezione civile REGOLAMENTAZIONE DELL'USO DEL SUOLO NELLE AREE A RISCHIO Delimitazione delle fasce fluviali e regolamentazione dell'uso del suolo all'interno delle stesse Indirizzi per la delimitazione delle fasce fluviali sul reticolo minore Revisione degli strumenti urbanistici vigenti a scala comunale in termini di compatibilità con le condizioni di rischio Indirizzi alla programmazione a carattere agricolo-forestale per interventi con finalità di protezione idraulica e idrogeologica Indirizzi e prescrizioni per la progettazione delle infrastrutture interferenti: ponti e rilevati stradali e ferroviari, opere civili, ecc. Indirizzi e prescrizioni per la progettazione di opere pubbliche e di interesse pubblico secondo i criteri di compatibilità con le condizioni di rischio idraulico e idrogeologico Incentivazione per l'allontanamento di insediamenti residenziali vicino alle fasce fluviali III MANTENIMENTO DELLE CONDIZIONI DI ASSETTO DEI SISTEMI IDROGRAFICI Manutenzione programmata sugli alvei, sulle opere idrauliche, sui versanti e sulle relative opere di stabilizzazione Adeguamento del servizio di polizia idraulica Definizione di piena di progetto Definizione dei valori limite di deflusso nei punti singolari della rete idrografica IV MISURE STRUTTURALI DI TIPO ESTENSIVO Rinaturazione e recupero naturalistico e funzionale delle aree fluviali golenali e inondabili in genere Mantenimento delle aree di espansione naturale e intercettazione del trasporto solido sui corsi d'acqua montani Opere di idraulica forestale sul reticolo idrografico minore Riforestazione e miglioramento dell'uso agricolo del suolo a fini di difesa idrogeologica V MISURE STRUTTURALI DI TIPO INTENSIVO Riferite al reticolo idrografico e ai versanti, rappresentate da opere con funzione di controllo e contenimento dei fenomeni di dissesto Riferite all'adeguamento delle infrastrutture viarie di attraversamento o interferenti

106 Relazione di sintesi I c. Mantenimento delle condizioni di assetto del territorio e dei sistemi idrografici II III 1. manutenzione programmata sugli alvei, sulle opere idrauliche, sui versanti e sulle relative opere di stabilizzazione; 2. adeguamento del servizio di polizia idraulica; 3. definizione della piena di progetto; 4. definizione dei valori limite di deflusso nei punti singolari della rete idrografica. Misure strutturali di tipo estensivo 1. rinaturazione e recupero naturalistico e funzionale delle aree fluviali golenali e inondabili in genere; 2. mantenimento delle aree di espansione naturale e intercettazione del trasporto solido sui corsi d acqua montani; 3. opere di idraulica forestale sul reticolo idrografico minore; 4. riforestazione e miglioramento dell uso agricolo del suolo a fini di difesa idrogeologica. Misure strutturali di tipo intensivo 1. riferite al reticolo idrografico e ai versanti, rappresentate da opere con funzione di controllo e contenimento dei fenomeni di dissesto; 2. riferite all adeguamento delle infrastrutture viarie di attraversamento o interferenti. La Tab. 7.1 riporta l individuazione delle principali opere strutturali previste. Tab Individuazione delle principali opere strutturali previste a Tipologia di intervento Opere di consolidamento delle frane e di sistemazione dei versanti: protezioni superficiali opere di drenaggio opere di sostegno tecniche di ingegneria naturalistica (di copertura e di consolidamento) Versanti Finalità Stabilizzazione e controllo dei fenomeni di instabilità b Opere di protezione dalle valanghe: Controllo del fenomeno e protezione Autorità di bacino del fiume Po 103

107 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico c Tipologia di intervento ponte da neve rete da neve galleria stradale di protezione rilevato di deviazione e smorzamento Briglie o soglie di stabilizzazione del fondo alveo Corsi d acqua Finalità Controllo dell abbassamento di fondo, riduzione della capacità di trasporto solido d Briglie di trattenuta del trasporto solido Intercettazione del trasporto solido, controllo dell abbassamento di fondo, riduzione della capacità di trasporto solido e Difese spondali longitudinali e trasversali Contenimento dell erosione di sponda, contenimento della divagazione planimetrica dell alveo, regolarizzazione del tracciato dell alveo di magra o di piena ordinaria f Difese arginali Contenimento dei livelli idrici di piena g h Opere di impermeabilizzazione e intercettazione delle filtrazioni nelle difese arginali Modellamento dell alveo: risagomatura o ricalibratura dell alveo inciso o di piena Miglioramento delle caratteristiche di resistenza strutturale delle difese arginali Aumento della capacità di deflusso a parità di livello idrico i Diversivi e scolmatori Riduzione della portata di piena tramite realizzazione di un alveo artificiale per convogliare tutta o parte della portata affluente j Bacini o casse di laminazione Riduzione del colmo di piena e/o del volume di piena k l Opere di regolazione e di sostegno: chiaviche manufatti regolatori Tecniche di ingegneria naturalistica (protezioni di sponda, rivestimenti) Controllo dei deflussi o dei livelli idrici in condizioni di piena Le linee di assetto idrogeologico per il bacino trovano nell Elaborato n. 3 al Progetto di piano una descrizione di dettaglio unitamente a un quadro conoscitivo di riferimento Monitoraggio meteo-idrologico di previsione di piena Il Progetto di piano promuove una riorganizzazione delle funzioni sulla base del seguente modello che tiene conto dei presidi territoriali già operanti. Funzioni: il servizio meteo-idrologico di previsione di piena svolge le funzioni di sorveglianza strumentale, finalizzata al preannuncio e al controllo degli eventi di piena, e di fornitura ai soggetti autorizzati delle informazioni necessarie a dare attuazione alle procedure connesse sia al servizio di piena sia al piano di 104 Autorità di bacino del fiume Po

108 Relazione di sintesi protezione civile. Il servizio deve garantire la sicurezza del funzionamento, la precisione della predizione, l affidabilità della trasmissione delle informazioni e l aggiornamento sistematico delle situazioni in fase di evoluzione dell evento critico (nowcasting). A livello strutturale il servizio è costituito dalle reti di rilevamento, dai sistemi di teletrasmissione dei dati e dalle attrezzature hardware e software di elaborazione e gestione dei dati stessi. Azioni: la funzionalità del Sistema in fase straordinaria di previsione di un evento di piena deve rispettare una procedura complessa e integrata che coinvolge nodi a vari livelli, che corrispondono alle strutture nazionali e di bacino e a quelle regionali, con specifiche competenze di monitoraggio, di previsione e di allertamento. A livello meteorologico le azioni di previsione operano a scala di bacino e regionale, fornendo la previsione di eventi critici con funzioni di preallertamento sia dei servizi di piena sia di protezione civile. A livello idrologico e idraulico le azioni di previsione a scala di bacino interregionale, cioè di asta di Po, e regionale forniscono previsioni di condizioni critiche in relazione a precipitazioni, livelli idrometrici e portate Adeguamento del servizio di piena Il Progetto di piano propone il seguente modello funzionale: Funzioni: il servizio si svolge lungo i corsi d acqua, in condizioni di emergenza dovute al manifestarsi di una piena e riguarda la sorveglianza sul funzionamento delle opere di difesa e la messa in opera dei dispositivi necessari per salvaguardare l efficienza delle opere stesse e per garantire l incolumità delle popolazioni e la protezione del territorio. Rispetto alle attuali modalità di svolgimento, che sono riferite ai soli tronchi fluviali con opere idrauliche classificate di 1 a e 2 a categoria, si prevede l estensione del servizio al resto della rete idrografica del bacino, secondo procedure di funzionamento adeguate alle caratteristiche idrologiche e strutturali dei sistemi difensivi presenti. Azioni: sono differenziate in relazione all ambito territoriale su cui sono esercitate: bacino idrografico: coordinamento e di collegamento tra la previsione di piena e le azioni operative di gestione dell evento critico a scala regionale e interregionale; asta del Po, comprensiva degli affluenti arginati: sostanziale conferma del servizio esistente; sistema degli affluenti, a scala regionale: azioni commisurate alle caratteristiche dei sistemi idrografici e degli eventi di piena. Autorità di bacino del fiume Po 105

109 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico Strutturazione: secondo tre livelli funzionali; I Livello, di bacino idrografico, con funzioni di coordinamento e di collegamento tra i successivi due livelli; II Livello, interregionale, di asta del Po, con funzioni operative sul sistema arginato dell asta, comprensivo dei tratti rigurgitati degli affluenti; III Livello, regionale, sui sistemi idrografici degli affluenti, organizzato per sottobacino idrografico Delimitazione delle fasce fluviali La delimitazione delle fasce fluviali completa quella individuata nell ambito del Piano stralcio delle fasce fluviali (Tab. 7.2); a tale delimitazione sono collegate precise disposizioni normative ( 8.1). Il metodo di delimitazione, approvato dal Comitato Istituzionale dell Autorità di bacino con deliberazione n. 19/1995, definisce tre fasce fluviali: la «Fascia A» o Fascia di deflusso della piena; è costituita dalla porzione di alveo che è sede prevalente, per la piena di riferimento, del deflusso della corrente, ovvero che è costituita dall insieme delle forme fluviali riattivabili durante gli stati di piena 1 ; la «Fascia B» o Fascia di esondazione; esterna alla precedente, è costituita dalla porzione di alveo interessata da inondazione al verificarsi dell evento di piena di riferimento. Il limite della fascia si estende fino al punto in cui le quote naturali del terreno sono superiori ai livelli idrici corrispondenti alla piena di riferimento ovvero sino alle opere idrauliche di controllo delle inondazioni (argini o altre opere di contenimento), dimensionate per la stessa portata 2 ; la «Fascia C» o Area di inondazione per piena catastrofica; è costituita dalla porzione di territorio esterna alla precedente, che può essere interessata da inondazione al verificarsi di eventi di piena più gravosi di quelli di riferimento. Uno schema esplicativo delle definizioni viene proposto in Fig Per i corsi d acqua arginati la delimitazione della Fascia A coincide frequentemente con quella della Fascia B (fascia di esondazione), a sua volta delimitata dal tracciato dell argine, ad eccezione dei casi in cui si hanno golene chiuse ovvero, pur trattandosi di golene aperte, l estensione golenale è molto ampia e di conseguenza la porzione contribuente al moto non arriva al limite degli argini. La stessa situazione si verifica nei tratti di attraversamento urbano, in cui frequentemente il corso d acqua è strettamente vincolato da opere di sponda e da argini di contenimento. In relazione alla rappresentazione grafica adottata sulla cartografia alla scala 1:25.000, nei casi in cui le linee di delimitazione delle fasce A e B coincidono, viene rappresentata convenzionalmente solamente il limite della Fascia B. Per i corsi d acqua arginati (arginature esistenti) la Fascia B è fatta coincidere con il piede esterno dell argine maestro, anche nelle situazioni in cui l argine maestro sia eventualmente inadeguato al contenimento della piena di riferimento per la fascia stessa (tempo di ritorno 200 anni). 106 Autorità di bacino del fiume Po

110 Relazione di sintesi La cartografia si compone di tavole alla scala 1:50.000, 1: e 1: (Lambro, Olona, Dora Baltea, Adda Sopralacuale e Arno-Rile-Tenore). La scala 1: è adottata unicamente per la rappresentazione della Fascia C dell asta del Po nel tratto medio-basso, in ragione delle dimensioni delle superfici interessate; la scala 1: è stata adottata per tutti i corsi d acqua per i quali le modeste dimensioni dell ambito fluviale (tratti fortemente urbanizzati, fondovalli montani) hanno richiesto un maggiore dettaglio di analisi e di delimitazione. Fig Schema esplicativo per la definizione delle Fasce Fluviali In relazione al metodo utilizzato, le fasce sono state delimitate in funzione dei principali elementi morfologici e idraulici dell alveo: caratteristiche geomorfologiche, dinamica evolutiva, opere idrauliche, caratteristiche naturali, ambientali e vincoli ambientali, nonché dell assetto idraulico di progetto di ciascuno dei corsi d acqua. La Tab. 7.2 fornisce il quadro completo dei corsi d acqua di cui sono state delimitate le fasce nel PSFF e nel presente Progetto di piano. Autorità di bacino del fiume Po 107

111 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico Tab Corsi d acqua del bacino del fiume Po oggetto di delimitazione delle fasce fluviali nel PSFF e nel PAI Tratti delimitati nel PSFF Tratti delimitati nel PAI Fiume Fasce A e B Fascia C Fasce A e B Fascia C Po Martiniana Po - Incile del Delta Martiniana Po confluenza Sesia confluenza Sesia - Delta Affluenti in destra Varaita Costiglione Saluzzo confluenza in Po Costiglione Saluzzo confluenza in Po Maira Busca - confluenza in Po Busca - confluenza in Po Tanaro Ceva - confluenza in Po Ceva - confluenza in Po Stura di Borgo S. Dalmazzo - confluenza Borgo S. Dalmazzo - confluenza Demonte in Tanaro in Tanaro Belbo S. Stefano Belbo confluenza in S. Stefano Belbo confluenza in Tanaro Tanaro Bormida Acqui Terme confluenza in Tanaro Acqui Terme confluenza in Tanaro Orba Silvano d Orba confluenza in Bormida Silvano d Orba confluenza in Bormida Scrivia Stazzano - confluenza in Po Stazzano - confluenza in Po Trebbia Rivergaro - confluenza in Po Rivergaro - confluenza in Po Nure Ponte dell Olio - confluenza Po Chiavenna Chiavenna Landi confluenza in Po Confluenza Ottesola - Chiavenna Landi Confluenza Ottesola confluenza in Po Arda Castell Arquato - confluenza in Po Castell Arquato - confluenza in Po Ongina ponte Autostrada A1 - confluenza in Arda Santinasso di Sopra - ponte Autostrada A1 Santinasso di Sopra - confluenza in Arda Taro ponte Autostrada A1- confluenza in Po Fornovo di Taro - ponte Autostrada A1 Fornovo di Taro - confluenza in Po Stirone Fidenza -confluenza in Taro S.P. Salsediana - Fidenza S.P. Salsediana - conflenza in Taro Parma Parma - confluenza in Po Torrechiara - Parma Torrechiara - confluenza in Po Baganza San Michele dè Gatti - confluenza in Parma San Michele dè Gatti - confluenza in Parma Enza ponte S.S. n. 9 confluenza in Ciano d Enza ponte S.S. n. 9 Ciano d Enza - confluenza in Po Po Crostolo Reggio nell Emilia confluenza Puianello - Reggio nell'emilia Puianello - confluenza in Po in Po Secchia ponte Autostrada A1- confluenza Castellarano - ponte Autostrada Castellarano - confluenza in Po in Po A1 Panaro ponte S.S. n. 9 - confluenza in Po Marano sul Panaro - Ponte S.S. n. 9 Marano sul Panaro confluenza in Po Tiepido Gorzano - confluenza in Panaro Gorzano - confluenza in Panaro Affluenti in sinistra Pellice ponte tra Bibiana e Bricherasio - ponte tra Bibiana e Bricherasio - confluenza in Po confluenza in Po Chisone Pinerolo - confluenza in Pellice Pinerolo - confluenza in Pellice Dora Riparia Susa - confluenza in Po Susa - confluenza in Po Stura di Germagnano - confluenza in Po Germagnano - confluenza in Po Lanzo Orco Cuorgnè - confluenza in Po Cuorgnè - confluenza in Po Dora Baltea Aymavilles - confluenza in Po Aymavilles confluenza in Po Sesia Romagnano Sesia confluenza Romagnano Sesia confluenza in Po in Po Cervo Biella - confluenza in Sesia Biella - confluenza in Sesia Elvo Occhieppo Inferiore confluenza in Cervo Agogna Barroni Casoni - confluenza in Po Occhieppo Inferiore confluenza in Cervo Briga Novarese Barroni Casoni Barroni Casoni confluenza in Po 108 Autorità di bacino del fiume Po

112 Relazione di sintesi Tratti delimitati nel PSFF Tratti delimitati nel PAI Fiume Fasce A e B Fascia C Fasce A e B Fascia C Terdoppio Conturbia - confluenza in Ticino (Cerano) Conturbia - confluenza in Ticino (Cerano) Ticino Lago Maggiore confluenza in Po Lago Maggiore - confluenza in Po Toce Confluenza dell Isorno Lago Maggiore Confluenza dell Isorno - Lago Maggiore Arno Gazzada - Castano Primo Gazzada - Castano Primo Rile Rovate - Cassano Magnago Rovate - Cassano Magnago Tenore Castel Seprio S.S. n. 336 Castel Seprio S.S. n. 336 Olona Bregazzana - Rho (scolmatore) Bregazzana - Rho (scolmatore) Lambro Laghi Pusiano e Alserio - confluenza in Po Laghi Pusiano e Alserio - confluenza in Po Adda Sottolacuale ponte S.S. n confluenza in Po Lago di Olginate - ponte S.S. n. 234 Lago di Olginate confluenza in Po Adda Sopralacuale Ponte del Diavolo - confluenza nel Lago di Como Ponte del Diavolo - confluenza nel Lago di Como Mera Chiavenna - confluenza nel Lago Chiavenna - confluenza nel Lago di Como di Como Brembo Lenna - confluenza in Adda Lenna - confluenza in Adda Serio Alzano Lombardo confluenza in Adda Alzano Lombardo confluenza in Adda Oglio confluenza del Mella Rino Confluenza del Mella Rino - confluenza in Po confluenza in Po Chiese Asola - confluenza in Oglio Roè Volciano - Asola Roè Volciano- confluenza in Oglio Mella Concesio confluenza in Oglio Concesio confluenza in Oglio Mincio confluenza del Diversivo Mincio - confluenza in Po Peschiera - confluenza del Diversivo Mincio Peschiera - confluenza in Po 7.5. Tratti a rischio di asportazione della vegetazione arborea I tratti a rischio di asportazione della vegetazione arborea lungo la rete idrografica principale e dei fondovalle sono identificati come tratti fluviali in cui l'erosione che la corrente provoca sulle sponde e sul piano golenale sede del deflusso, in occasione di eventi alluvionali, è di intensità tale da determinare l'asportazione della vegetazione arborea per quantità rilevanti. Il Progetto di piano stralcio, con riferimento alle norme di attuazione, prevede il divieto di impianto o reimpianto delle coltivazioni a pioppeto nella fascia A e definisce i tratti a rischio per tutti i corsi d'acqua soggetti a contestuale delimitazione delle fasce Interventi urbanistici e indirizzi alla pianificazione urbanistica Per la pianificazione urbanistica comunale è definita una procedura di recepimento da parte degli strumenti urbanistici in vigore dei condizionamenti derivanti dal dissesto presente e dalle delimitazioni d uso del suolo ad esso correlate. Ciò è previsto che avvenga o tramite semplici operazioni di ricollocazione a scala locale Autorità di bacino del fiume Po 109

113 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico delle aree di dissesto individuate nell ambito del PAI o tramite la redazione di una verifica di compatibilità che consenta di approfondire sia le caratteristiche dei fenomeni che i condizionamenti sulle previsioni di sviluppo derivanti dagli stessi. È prevista inoltre la redazione ordinaria della verifica di compatibilità idraulica e idrogeologica per tutti i Comuni del bacino, una volta esaurita la fase straordinaria di attuazione della norma del Piano, all atto della revisione degli strumenti urbanistici. Nella definizione dei fabbisogni il Progetto di piano prevede appositi stanziamenti ai Comuni per la verifica di compatibilità di cui si è detto Incentivazione alla rilocalizzazione di insediamenti residenziali e attività produttive collocate in aree a rischio Il Progetto di piano ritiene necessario un fabbisogno economico idoneo a favorire la rilocalizzazione degli insediamenti residenziali e delle attività produttive collocate nelle aree a rischio di esondazione Adeguamento del servizio di polizia idraulica Il Progetto di piano propone il seguente modello funzionale: Funzioni: sono riconducibili a un attività di prevenzione ai fini del rischio di piena e di conservazione del buon regime delle acque pubbliche ; il servizio ha carattere di ordinarietà e non di emergenza, ed è volto a garantire il rispetto delle norme stabilite dal T.U. 523/1904 attraverso operazioni di vigilanza, controllo e segnalazione di esigenze di manutenzione ordinaria e straordinaria. Azioni: sono differenziate in relazione all ambito territoriale su cui sono esercitate: bacino idrografico: coordinamento e di collegamento tra il livello interregionale e il livello regionale; asta del Po e corsi d acqua interregionali; corsi d acqua regionali. Strutturazione: secondo tre livelli funzionali; I Livello, di bacino idrografico, con funzioni di coordinamento e di collegamento tra i successivi due livelli; II Livello, interregionale, di asta del Po e di affluenti interregionali, con funzioni operative sul sistema arginato; III Livello, regionale, sui sistemi idrografici degli affluenti, organizzato per sottobacino idrografico. 110 Autorità di bacino del fiume Po

114 Relazione di sintesi 7.9. Programmi di manutenzione Il Progetto di piano ha anche l obiettivo di promuovere gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria delle opere di difesa finalizzati al mantenimento: del buono stato idraulico e ambientale degli alvei fluviali; delle buone condizioni idrogeologiche e ambientali dei versanti; della piena funzionalità delle opere di difesa essenziali alla sicurezza idraulica e idrogeologica. Emergono situazioni di carenza dello stato manutentorio molto diffuse, con localizzazioni sia a carattere puntuale, in corrispondenza a singolarità specifiche dell alveo e dei versanti, sia a carattere diffuso in relazione all assetto morfologico. Si prevede la redazione di specifici programmi di manutenzione su base annuale rispetto ai quali dare sistematicità e continuità all azione di mantenimento in efficienza dei sistemi idraulici e idrogeologici Interventi strutturali sul reticolo idrografico principale Il reticolo idrografico principale è in gran parte interessato da un insieme di opere di difesa, prevalentemente passiva, venutosi a creare sulla base delle esigenze progressivamente espresse nel corso del tempo. Si tratta prevalentemente di un sistema idrografico artificiale, molto spesso strettamente condizionato dalle opere realizzate e dai vincoli degli insediamenti e delle infrastrutture. I criteri adottati per l identificazione degli interventi strutturali sono sintetizzabili nei seguenti punti: portare a completamento il sistema difensivo esistente in funzione essenzialmente della sicurezza per gli abitati soggetti, limitare la realizzazione di nuove opere di contenimento delle piene, privilegiando interventi di laminazione naturale o controllata; limitare la realizzazione di opere di sponda ai tratti in cui è essenziale il controllo delle modificazioni planimetriche dell alveo, ai fini della protezione di insediamenti e infrastrutture. Nella definizione degli interventi si è perseguito, ove possibile, l obiettivo di promuovere interventi di rinaturazione che favoriscono la riattivazione di processi evolutivi naturali e il ripristino di ambienti umidi e delle aree a vegetazione spontanea. Interventi di rinaturazione sono stati applicati a situazioni quali: il recupero di cave dismesse, al fine di ottenere zone umide, aree lacustri, ecc.; Autorità di bacino del fiume Po 111

115 Fig Sintesi del quadro degli interventi sul fiume Tanaro da Garessio fino ad Alba 61,2 23,9 19,7 39,3 5,2 6,10 km 2 5,79 km 2 25,65 km 2 13, m 3 27, m 3 58, m 3 * Valori stimati

116 Relazione di sintesi il recupero di aree fluviali golenali (meandri, lanche, paleoalvei) estromesse dal corso d acqua (sovente coltivate a pioppo) allo scopo di ripristinarne l ormai raro assetto naturale; la creazione ex novo di aree naturali (zone umide, casse di espansione). Le tecniche di intervento, riconducibili a quelle dell ingegneria naturalistica, trovano una specifica sezione descrittiva nel Quaderno delle opere tipo. Il quadro sintetico degli interventi individuati è rappresentato nelle tabelle seguenti, in cui sono evidenziate le opere che contribuiscono a definire l assetto del corso d acqua. La Fig. 7.3 esemplifica la rappresentazione sintetica del quadro degli interventi adottata nell elaborato Linee generali di assetto idraulico e idrogeologico per ciascun tratto fluviale. Tab Quadro delle opere di sistemazione idraulica sull asta del fiume Po Tratto Interventi principali Monte di Torino adeguamento dei tratti di arginature esistenti difese spondali a carattere locale recupero all ambiente fluviale delle aree occupate dai bacini di cava sistemazione del Banna, nel tratto Santena-confluenza Po Torino - Sesia adeguamento del sistema arginale in sponda sinistra dalla Dora B. a Casale M. adeguamento locale di sistemi arginali recupero ambientale e rinaturazione delle aree ripariali sistemazione delle confluenze di Malone, Orco, Dora B., Sesia Sesia - Tanaro adeguamento del sistema arginale in sinistra, da Sesia a Tanaro adeguamento del sistema arginale in destra, da Valmacca a Valenza e da Alluvioni Cambiò a confluenza Tanaro difese spondali locali Tanaro - Ticino adeguamento dell intero sistema arginale in sinistra, per tratti adeguamento del sistema arginale in destra, da Bastida de Dossi al Ticino Ticino - Adda adeguamento del sistema arginale in sinistra, per parte rilevante del tracciato fino a Piacenza e per alcuni tratti localizzati a valle adeguamento del sistema arginale in destra, da Becca al Trebbia per gran parte del tratto, e in un tratto a valle (Mortizza) Adda - Oglio adeguamento del sistema arginale in sinistra, per tratti localizzati adeguamento del sistema arginale in destra, dall Ongina al Crostolo Oglio - adeguamento del sistema arginale in sinistra, dall Oglio a Governolo Pontelagoscuro adeguamento del sistema arginale in destra, da Torricella a Carbonara Pontelagoscuro - adeguamento del sistema arginale in sinistra, localizzato in alcuni tratti Delta adeguamento del sistema arginale in destra, localizzato in alcuni tratti Tab Quadro delle opere di sistemazione idraulica sui corsi d acqua principali Affluenti in destra Affluenti in sinistra Asta Interventi principali Asta Interventi principali Varaita locali adeguamenti delle opere di contenimento dei livelli (difesa abitati lungo l intero tratto) opere spondali locali Pellice locali adeguamenti delle opere di contenimento dei livelli (abitati lungo l intero tratto) opere spondali e opere locali di stabilizzazione del fondo Autorità di bacino del fiume Po 113

117 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico Affluenti in destra Affluenti in sinistra Asta Interventi principali Asta Interventi principali Maira locali adeguamenti delle opere di contenimento dei livelli (Busca, Solere, Savigliano, Cavallermaggiore, Racconigi) sistemazione confluenza Grana-Mellea opere spondali locali Tanaro tratto dalla sorgente ad Alba: casse di espansione a difesa di Ceva e di Alba sistemazioni di alcune confluenze sistemazioni locali con opere di sponda e contenimento dei livelli tratto da Alba a Felizzano: difesa dell abitato di Alba tramite arginature, integrata con la sistemazione dei torrenti Talloria, Ridone e Cherasca protezioni degli abitati nel tratto fino ad Asti mediante sistemi difensivi locali cassa di espansione a monte di Asti sistema arginale a monte e a valle di Asti, integrato con la sistemazione del Borbore potenziamento della capacità di deflusso dell alveo nel tratto urbano di Asti e a valle tratto da Felizzano alla confluenza: adeguamento sistema arginale potenziamento capacità di deflusso dell alveo nel tratto urbano di Alessandria e a valle Stura di Demonte Chisone locali adeguamenti delle opere di contenimento dei livelli (abitati lungo l intero tratto) opere spondali locali Dora Riparia adeguamento del nodo di Serre La Voute locali adeguamenti delle opere di contenimento dei livelli (abitati media valle Susa) recupero ambientale del tratto media valle Susa opere spondali locali Stura di Lanzo locali adeguamenti delle opere di contenimento dei livelli (Lanzo, Caselle, S. Benigno, Venaria, confluenza Ceronda, attraversamento di Torino) opere spondali locali Orco locali adeguamenti delle opere di contenimento dei livelli (Courgnè, Castellamonte; Cortereggio, Foglizzo, monte di Chivasso) adeguamento dell alveo di piena, comprese opere di sponda locali Dora Baltea sistemazione nodo di Ivrea locali adeguamenti delle opere di contenimento dei livelli (abitati tratto alto fino a Mazzè, Saluggia opere spondali locali Sesia cassa di espansione tra Arborio e A4 adeguamento argini da Vercelli alla confluenza opere locali di manutenzione straordinaria scolmatore da confluenza Cervo a valle Vercelli per reticolo minore opere spondali locali Belbo casse di espansione a monte di Bosia e tra Bosia e Cossano sistemazione tributari minori sistemazione dei tratti di attraversamento urbano (S. Stefano, Canelli, Castelnuovo, Bruno, Carentino) sistemazione rio Nizza Bormida locali adeguamenti delle opere di contenimento dei livelli dalla confluenza del Bormida di M. e di Spigno a Cantalupo adeguamento dell arginatura continua da Cantalupo alla confluenza opere spondali locali Orba locali adeguamenti delle opere di contenimento dei livelli da Silvano d Orba al rio Secco e da Casal Cermelli alla confluenza opere spondali locali Scrivia locali adeguamenti delle opere di contenimento dei livelli (Castelnuovo S., tra A7 e confl.) Cervo adeguamento argini alle confluenze Elvo e Sesia opere spondali locali Elvo locali adeguamenti delle opere di contenimento dei livelli (abitati nel tratto Biella-confluenza) Agogna locali adeguamenti delle opere di contenimento dei livelli (Borgomanero, Cureggio, abitati tra Cureggio e confluenza aumento capacità di deflusso dell alveo Terdoppio arginatura continua da Novara a Cerano diversivo di piena sud-ovest a Cerano Ticino sublacuale locali adeguamenti delle opere di contenimento dei livelli 114 Autorità di bacino del fiume Po

118 Relazione di sintesi Affluenti in destra Affluenti in sinistra Asta Interventi principali Asta Interventi principali aumento capacità di deflusso da Tortona a Toce locali adeguamenti delle opere di contenimento confluenza dei livelli (Domodossola, Trontano, tra locali opere di sponda e di fondo Piedimulera e Vogogna, Anzola, Ornavasso, Mergozzo) Trebbia locali opere di sponda locali difese di sponda e adeguamenti dell alveo Nure adeguamento argini in corrispondenza di alcuni abitati locali opere di sponda e di fondo Chiavenna aumento capacità di deflusso in tratti localizzati locali opere di sponda Arda adeguamenti di argini localizzati (Castell Arquato, Fiorenzuola, Cortemaggiore, Villanova) aumento capacità di deflusso in tratti localizzati locali opere di sponda Ongina aumento capacità di deflusso in tratti localizzati locali opere di sponda Taro adeguamenti argini localizzati (Fornovo, a valle della A1) locali opere di sponda Stirone adeguamenti argini localizzati (Fidenza, da via Emilia al ponte FFSS Mi-Bo, Soragna, a monte e a valle della A1) Olona invasi di laminazione adeguamento capacità di deflusso dell alveo, in alcuni tratti locali adeguamenti delle opere di contenimento dei livelli Lambro completamento difesa del nodo di Milano: realizzazione scolmatore nord-est, adeguamento tratti arginati, raddoppio scolmatore nord-ovest, invasi di laminazione Adda sopralacuale adeguamento capacità di deflusso a valle completamento delle opere idrauliche presso val Pola; adeguamento del sistema arginale in più punti a partire dalla confl. Rezzalasco stabilizzazione del fondo alveo in tratti localizzati difese spondali in corrispondenza di confluenze e infrastrutture ripristino dell'officiosità idraulica della sezione di alcuni tratti d'alveo (tra Le Prese e Tirano, presso il ponte di Ganda e presso i nodi di confluenza dei tributari minori) sistemazione idraulica di pian della Selvetta manutenzione straordinaria e ripristino funzionale delle opere di regimazione esistenti (tra Le Prese e Tirano) sistemazione idraulica di pian di Spagna Mera adeguamento di argini e esecuzione di soglie nei tratti urbanizzati (da monte di Villa di Chiavenna a Samolaco e tra Prati Meriggi e il Ponte del Passo) adeguamento delle difese di sponda (tra Prati Meriggi e il Ponte del Passo) realizzazione di sottomurazioni in corrispondenza delle arginature e delle opere trasversali soggette a scalzamento (tra Villa di Chiavenna e Samolaco e tra il Ponte del Passo e Gera Lario) opere di recupero ambientale e creazione di aree di laminazione nei tratti non urbanizzati (nel tratto da Villa di Chiavenna a Samolaco) adeguamento della capacità di deflusso (da monte di Villa di Chiavenna a Samolaco e tra Prati Meriggi e il Ponte del Passo) Adda sublacuale locali adeguamenti delle opere di contenimento dei livelli (tratto Brivio-confluenza Po) Brembo manutenzione straordinaria dell alveo, limitata ad alcuni tratti, e sistemazione alcune confluenze Autorità di bacino del fiume Po 115

119 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico Affluenti in destra Affluenti in sinistra Asta Interventi principali Asta Interventi principali locali opere di sponda Parma completamento cassa di espansione adeguamenti argini localizzati (Mamiano, a monte della A1, Colorno) locali opere di sponda Baganza adeguamenti argini localizzati (Sala Baganza); locali opere di sponda Enza completamento cassa di espansione adeguamenti argini localizzati (Montecchio, Coenzo, Sorbolo, in prossimità della A1 ) locali opere di sponda Crostolo adeguamento argini da confluenza del Canalazzo Tassone a Guastalla locali opere di sponda Secchia adeguamento cassa di espansione riconnessione all alveo di aree golenali nel tratto da Sassuolo a Rubiera adeguamenti argini localizzati (Sassuolo, a valle della A1 ) locali opere di sponda Panaro adeguamento cassa di espansione adeguamenti argini localizzati (Marano, Vignola, Savignano, confl. Tiepido, Finale Emilia) sistemazione Naviglio di Modena locali opere di sponda Serio locali opere di contenimento dei livelli Oglio sopralacuale Oglio sublacuale locali opere di contenimento dei livelli (tratto Cividate-lago d Iseo) manutenzione straordinaria dell alveo, limitata ad alcuni tratti locali adeguamenti delle opere di contenimento dei livelli (Palazzolo, Pontoglio, Pontevico, confl.mella, Ostiano, Gabbioneta, confl. Po) Chiese locali adeguamenti delle opere di contenimento dei livelli Mella locali adeguamenti delle opere di contenimento dei livelli da Concesio alla confluenza; con carattere quasi continuo da Brescia a Corticelle Mincio completamento sistemazione idraulica nodo di Mantova adeguamenti locali del sistema difensivo da Mantova a Po Interventi sui versanti e sulla rete idrografica minore Una caratterizzazione sintetica, per sottobacini, delle linee di intervento sui versanti e sulla rete idrografica minore è rappresentata nella seguente tabella. Tab Linee di intervento Sottobacino Asta Po piemontese Linee di intervento sulla rete idrografica minore diffusa esigenza di ripristino dell officiosità idraulica con interventi di manutenzione dell alveo (Stura del Monferrato, Rioverde) e delle opere trasversali interventi di stabilizzazione morfologica dell alveo a carattere locale limitatamente a quelle situazioni in cui si individua l esigenza del contenimento del trasporto solido proveniente da monte (tratti di valle tombati o canalizzati dei torrenti Croesio e Bronda e rio Agliasco), ovvero in corrispondenza di centri abitati e infrastrutture locali adeguamenti dei manufatti di attraversamento sul Craviola (Brozolo) e sullo Stura del Linee di intervento sui versanti interventi diffusi di carattere idraulico-forestale per il contenimento dei fenomeni erosivi superficiali, localmente integrati da opere strutturali di protezione delle infrastrutture più direttamente minacciate (Lago della Spina) 116 Autorità di bacino del fiume Po

120 Relazione di sintesi Sottobacino Linee di intervento sulla rete idrografica minore Monferrato (San Candido, Serralunga di Crea) controllo dei fenomeni di esondazione (Santena) Mincio interventi nel sottobacino del Sarca per migliorare la laminazione naturale delle piene (Pinzolo), opere di sistemazione spondale (sponda destra del Sarca), di controllo del profilo di fondo e del trasporto solido, manutenzione straordinaria dell alveo e delle opere idrauliche (Sarca e rii S. Martino, Incasola e Bedù) Oglio stabilizzazione e controllo del profilo di fondo sui tributari dell Oglio, particolarmente in ragione delle conoidi formate in prossimità dei centri abitati (Vezza d Oglio, Cerveno e Ono S. Pietro) controllo dei fenomeni erosivi di sponda mediante interventi di adeguamento e integrazione delle opere di protezione esistenti interventi di manutenzione straordinaria (torrente Fa e Remulo) e di ricalibratura interventi di manutenzione straordinaria delle opere di difesa esistenti nel bacino del Dezzo; realizzazione di opere di protezione dall'erosione in corrispondenza di aree in frana (loc. Dezzo e tra Schilpano e Vilminore); briglie e/o soglie di stabilizzazione del fondo alveo briglie e/o soglie di controllo del trasporto solido sul versante orientale del Lago d Iseo; opere di difesa spondale, manutenzione straordinaria dell'alveo e delle opere esistenti (attraversamenti SS 510 e linea ferroviaria) realizzazione o adeguamento di briglie e/o soglie di stabilizzazione e controllo del trasporto solido nel sottobacino del Cherio, in corrispondenza delle conoidi situate in prossimità di centri abitati (Monasterolo del Castello, Casazza, Luzzana) nel sottobacino del Mella, interventi di sistemazione spondale e dell alveo legati a diffusi fenomeni di erosione; ripristini e adeguamenti in corrispondenza di canalizzazioni e restringimenti in corrispondenza di aree fortemente industrializzate (Valle del Garza, Valle del torrente Faidana) interventi nel sottobacino del Chiese per migliorare la laminazione naturale e aumentare la capacità di deflusso; opere di controllo del profilo di fondo e del trasporto solido sui tributari minori, nel tratto a monte del lago, e adeguamento di alcuni manufatti di attraversamento (torrenti Giulius, Fontana Bianca, Re, Caffaro) Adda sopralacuale Gli interventi principali si concentrano sui conoidi di fondovalle, finalizzati alla protezione dei centri abitati e delle infrastrutture tramite la riduzione del trasporto solido all apice del conoide, il miglioramento delle capacità di deflusso nel tratto terminale ed eventuali opere di protezione longitudinale, la sistemazione del bacino di monte con finalità di riduzione dell apporto Linee di intervento sui versanti nel sottobacino del Sarca opere di stabilizzazione su movimenti franosi puntuali interventi locali, alle quote medio-elevate, di protezione da valanghe che interessano alcune infrastrutture viarie opere strutturali, nel sottobacino dell Oglio, di consolidamento di movimenti franosi puntuali, che minacciano nuclei abitati (sul versante destro del t. Poja) e reti viarie (SS 42) e di coperture detritiche lungo il versante sinistro del torrente Allione, lungo la Val Roncaglia e sul versante sinistro dell asta principale poco a monte dell immissione nel lago d Iseo. Interventi specifici mirati a migliorare le condizioni di stabilità, agendo soprattutto sulla regolarizzazione, il drenaggio delle acque superficiali e il rinverdimento delle scarpate e delle aree denudate opere strutturali di consolidamento di movimenti franosi nel settore medio-alto del sottobacino del Dezzo e sul versante tra Colere e Dezzo interventi di stabilizzazione e consolidamento su scivolamenti e crolli di roccia a difesa di nuclei abitati nel sottobacino del Lago d Iseo nel sottobacino del Mella interventi di forestazione e/o di regimazione del reticolo idrografico minuto, eventualmente integrati da opere, ove fenomeni di crollo coinvolgono la viabilità (ad es. lungo la SS 345 nel tratto tra Bovegno e Collio) interventi di forestazione e regimazione del reticolo idrografico minuto, nel sottobacino del Chiese, eventualmente integrati da opere (Castel Condino- Cimego); protezioni da valanghe in Val Caffaro e Val Daone, per interferenze nei confronti della viabilità interventi strutturali per la protezione dai fenomeni franosi in alta val d Adda (val Pola) e Valfurva, versanti presso Tirano, Trasenda,Teglio, Castione Andevenno, Bellano, Dervio, Chiavenna, versanti dei torrenti Cervio, Madrasco, Tartano, Bitto, Masino, Mallero (val Torreggio, Scilironi, Spriana) monitoraggi (anche strumentali) di dissesti gravitativi: Autorità di bacino del fiume Po 117

121 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico Sottobacino Adda sottolacuale Linee di intervento sulla rete idrografica minore solido tramite consolidamento dei versanti instabili con opere prevalentemente di tipo diffuso (opere di ingegneria naturalistica e riforestazione) e realizzazione di aree di intercettazione del trasporto solido interventi sul Brembo e sul Serio, a valenza locale, con finalità di stabilizzazione morfologica dell alveo e di controllo dell erosione al piede dei versanti (torrenti Stabina, Enna, Fiumenero e Acqualina) ricalibrature e sistemazione dell alveo lungo i tratti terminali dei torrenti che scorrono dal Pizzo di Rocco e dal Pizzo di Cusio opere di controllo del profilo di fondo e del trasporto solido lungo gli affluenti del Brembo Lambro aumento della capacità di deflusso tramite ricalibrature e opere di sistemazione dell alveo (loc. Visino) opere di sistemazione spondale in corrispondenza dei versanti in frana Olona miglioramento delle capacità di laminazione naturale delle piene (torrenti Bevera, presso le aree di cava dismesse, e Lanza) opere di sistemazione spondale e di controllo del profilo di fondo e del trasporto solido (Olona di Valganna e di Val Brinzio, t. Vellone e Bevera) adeguamento della sezione dell alveo (tombinata del torrente Vellone presso Varese) e dei manufatti di attraversamento (SS.233 in Valganna) Ticino manutenzione straordinaria dell'alveo e delle opere di difesa (torrente Melezzo tra Re e Dissimo) opere di protezione spondale (Melezzo orientale, torrente Cannobino e corsi d acqua nella zona di Verbania-Premeno-Ghiffa) soglie e/o briglie di stabilizzazione del fondo, particolarmente nella valle del Melezzo orientale e nella zona afferente al lago, e controllo del trasporto solido, (sovralluvionamenti alla confluenza dei torrenti S. Giovanni e S. Bernardino) Linee di intervento sui versanti Valfurva (Ruinon, Baita Presure), Valmalenco (R. del Curlo, Torre S.Maria, Scilironi, Sasso del Cane, val Dagua), versanti in destra Adda (Corno S.Colombano, Capin), Tartano (Pruna), Mera (Madesimo-M.Mater), versanti del Lario occidentale (presso Dongo e Gera Lario) manutenzione diffusa del manto boschivo e del reticolo idrografico minuto, integrata da interventi di ingegneria naturalistica e limitate opere strutturali per la stabilizzazione dei versanti e il contenimento dei fenomeni erosivi e dell apporto solido alle aste torrentizie ripristino dei sistemi di terrazzamento di versante in destra Adda e in destra Mera opere di protezione da valanghe in alta val d Adda, nella valle dello Soel presso Livigno, nel val Mallero, nell alta val Mera interventi di forestazione e regimazione della rete idrografica minuta nel sottobacini del Brembo e, localmente, del Serio, eventualmente integrati da opere strutturali di sostegno e da drenaggi del corpo di frana (loc. Borferino, Caremonti) interventi di stabilizzazione e contenimento di fenomeni di erosione diffusa nei comuni di Brembilla, Valtorta, Taleggio, Vedeseta, Fuipiano, Serina e Nembro opere strutturali di protezione da valanghe (Branzi, Valtorta, Isola di Fronda, Roncobello) regimazione del reticolo idrografico minuto e opere di difesa in corrispondenza del piede dei versanti instabili per limitare la capacità erosiva dei corsi d'acqua interventi di forestazione e di regimazione del reticolo idrografico minuto eventualmente integrati da opere strutturali (Loc. Bizzozero) interventi di regimazione idraulica del reticolo minuto, lavori di manutenzione, con bonifica del versante, associati a sistemazioni idraulico-forestali nel settore compreso tra Baveno e Stresa, nella parte alta dei tributari del torrente Melezzo orientale, nelle valli dei torrenti S. Giovanni e Lunecco interventi attivi, eventualmente integrati da opere di difesa passiva, a protezione della viabilità di fondovalle del Melezzo orientale (SS 337), del torrente Cannobino (SS 631), del torrente S. Giovanni interventi di protezione dalle valanghe (alta valle del 118 Autorità di bacino del fiume Po

122 Relazione di sintesi Sottobacino Linee di intervento sulla rete idrografica minore Toce opere di controllo del profilo di fondo e del trasporto solido: fenomeni di elevato trasporto interessano il Melezzo Occidentale e il Diveria, lo Strona, il tratto inferiore dell Isorno, il Devero e i torrenti Buscagna e Bandolero, il Bogna, l asta principale dell Ovesca e il torrente Brevettola, l asta principale dell Anza corsi d acqua interessati da sovralluvionamenti sono lo Strona e gli affluenti, il Devero all altezza di Ponte, il Diveria, il Bogna e il Melezzo occidentale, l Ovesca, l Anza a monte di Macugnaga opere di difesa su conoidi attivi, i principali dei quali sono nella valle Anzasca, nel settore mediano della valle dell Isorno, in numerose aste secondarie del torrente Devero, in destra del Bogna nel settore vallivo, sugli affluenti dell Ovesca, sul rio di Pettenasco e sui rii nel comune di Omegna (valle Strona) controllo dell erosione di fondo su Melezzo occidentale, tratto terminale del Diveria, tratto terminale del torrente Nigulia a monte della confluenza nello Strona, tratto inferiore dell Isorno, tratti terminale del Bogna e dell Ovesca, Anza nella zona di Vanzone S. Carlo e torrente Olocchia opere di protezione spondale al piede dei versanti nel tratto terminale del Melezzo occidentale, sul Diveria a monte di Varzo, sullo Strona all altezza dell abitato di Casal Corte Cerro, sul Devero all altezza di Ponte, sull Ovesca in corrispondenza dell impianto idroelettrico di Rovesca, sull Anza Terdoppio non si individuano esigenze di intervento significative Agogna manutenzione straordinaria dell'alveo e delle opere di difesa longitudinali (affluente di destra nell attraversamento di Armeno) Sesia sul sottobacino del Sesia: controllo dell attività torrentizia dei corsi d acqua del settore alpino (Sermenza e Mastellone), con interventi finalizzati alla limitazione del trasporto solido nei tratti di monte (Crosa, Orto, Sermenza, Trasinara) e alla manutenzione straordinaria dei tratti dell alveo e delle infrastrutture idrauliche e di attraversamento maggiormente dissestati (Valpiana, Croso, Mud, Piode, Sessera, Strona di Valduggia, Mastallone, Nono) locali stabilizzazioni delle sponde per la protezione dall erosione in corrispondenza degli abitati e delle infrastrutture (rio Mud; Strona di Valduggia, Mastallone, Otro, Rimella, Sermenza) Linee di intervento sui versanti torrente Cannobino) interventi attivi a protezione dei centri abitati e della viabilità da fenomeni di crollo, in corrispondenza delle pareti più acclivi (valle del Devero, valle del Melezzo occidentale, valle del Bogna) interventi attivi a protezione dei centri abitati e della viabilità, integrati da opere di difesa passiva sulle deformazioni gravitative profonde e sulle frane complesse rilevate in quasi tutte le vallate del bacino. In particolare l intero versante nella zona di Crodo, il versante destro del Melezzo Occidentale, le vallate laterali nel settore medio-alto del bacino del Diveria, il settore medio-superiore della valle dell Isorno, la parte alta del bacino del Devero, le parti medio-alte dei versanti rocciosi del Bogna, la valle dell Anza, la zona del lago d Orta e nella valle dello Strona (settore vallivo all altezza di Loreglia, il tratto di fondovalle principale tra la loc. Fornero e Valstrona e la zona di Forno), la valle dell Ovesca (settori di versante di fronte all abitato di Viganella e nell alta valle a monte di Antronapiana) interventi di regimazione idraulica del reticolo minuto associati ad interventi di sistemazione idraulicoforestale sul versante destro del Melezzo occidentale, sul versante destro del torrente di Varzo, nel bacino del rio dell Inferno e lungo la parte inferiore del versante antistante Pettenasco opere strutturali di protezione da valanghe su entrambi i fianchi vallivi nella zona di Ponte, il versante sinistro della valle Cairasca, il versante sud a occidente della località Forno, un esteso settore compreso tra il torrente Devero e il rio Bandolero, la valle del Bogna, il versante settentrionale a monte della località Prato e le pendici sud-ovest del monte Fornalino, il versante sinistro esposto a sud tra Ceppo Morelli e la testata della valle dell Anza non si individuano esigenze di intervento significative interventi di regimazione idraulica del reticolo minuto e manutenzioni associate ad interventi di sistemazione idraulico-forestali sul sottobacino del Sesia: opere strutturali per il contenimento dei fenomeni gravitativi di tipo complesso localizzati nel settore alpino. Di rilevante importanza quelli localizzati nel settore medio-basso, in prossimità di centri abitati, fra cui le frane di di Varallo, Boccorio, Agnona, Civiasco interventi di forestazione e/o di regimazione del reticolo idrografico minuto, eventualmente integrati da opere strutturali, particolarmente nel settore collinare (Agnona-Cascine) sul sottobacino del Cervo: opere strutturali di contenimento dei fenomeni di crollo e di soil slip Pralungo e Biella) Autorità di bacino del fiume Po 119

123 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico Sottobacino Linee di intervento sulla rete idrografica minore sul sottobacino del Cervo: contenimento dei fenomeni di erosione nel tratto apicale e controllo dei sovralluvionamenti in prossimità della confluenza con il Sesia, tramite opere di controllo del profilo di fondo e del trasporto solido (Strona di Valle Mosso) sul sottobacino dell Elvo: limitati interventi per il controllo dell erosione nei tratti dei corsi d acqua minori meno stabili e il contenimento del trasporto solido, in corrispondenza dei centri abitati di Mongrando, Occhieppo Superiore ed Inferiore Dora Baltea interventi per migliorare la laminazione naturale delle piene e/o aumentare la capacità di deflusso tramite ricalibrature e opere di sistemazione in alveo (tratto piemontese della Dora B., Chiusella, Varere, Dora di Ferret, Greuvettaz, Dora di Rhemes, Grand Eyvia, Savara) interventi di controllo dei fenomeni di sovralluvionamento e di trasporto di massa (parte medio alta della Dora B. piemontese, Val Ferret, Chiusella, affluenti del Lys, Buthier, aste laterali dell Artanavaz, Clavalitè, S.Marcel), con particolare attenzione ai fenomeni che determinano riattivazioni di conoide e pericoli incipienti sugli abitati di fondovalle (Granero, Riale, Liva, Assa, Ribesio Pisone e i rii Loriale e Mulin, Bieltschocke e Moosbach tributari del Lys, Grand Eyvia) opere di controllo del profilo di fondo in corrispondenza delle soglie glaciali (Dora di Verney e Dora di Valgrisenche, Dora di Rhemes, Savara, Ayasse ) opere di controllo del profilo di fondo e del trasporto solido integrate con opere di stabilizzazione dei versanti in frana o con sistemazioni idraulico forestali (rio Serra, Piovano, Valassa, Ravina, Ribesio, Flassin,Clavalitè, S.Marcel) opere di protezione spondale sul Riale Renanchio, nel tratto di conoide; in corrispondenza di Borgofranco d Ivrea, sul Chiusella, sul Savenca lungo l'intera asta, sul Lys e sull Evancon, particolarmente all altezza dei ponti, sui torrenti Baudier e Gran San Bernardo, sulla Dora di Ferret, Valgrisenche, e Verney, sul Grand Eyvia e sull Ayasse, in corrispondenza di Chardonney interventi di manutenzione straordinaria dell alveo e delle opere idrauliche anche tramite interventi di ripristino, adeguamento e completamento di opere esistenti adeguamento dei manufatti di attraversamento sul torrente Varere; sul Buthier di Valpelline, a valle di Oyace e sulla Dora di Rhemes, in corrispondenza dei ponti di Proussaz, Cretaz e dei due ponti a monte di Rovenaud Orco opere di sistemazione spondale (Soana, rio Ribordone) Linee di intervento sui versanti sul sottobacino dell Elvo prevedono: controllo, mediante opere strutturali, dei fenomeni di crollo, ribaltamento e rotolamento che alimentano il detrito di falda e il trasporto solido dei torrenti e, occasionalmente, minacciano la rete viaria e gli abitati (Sala Biellese, Netro e Graglia) opere strutturali su movimenti franosi puntuali: nel sottobacino del tratto piemontese lungo il versante destro interessando gli abitati di Tavagnasco Quassolo e Baio Dora (Borgofranco) nel sottobacino del tratto valdostano in comune di La Salle a monte del capoluogo; nel tratto compreso tra Runaz (Avise) e Saint Pierre a difesa della viabilità stradale; nella zona di Chatillon (crolli che oltre a interessare la viabilità minacciano numerosi centri abitati: Breil, Cret Blanc); nel settore di Montjovet in prossimità dei centri abitati; nella zona di Bard, nel settore inferiore della valle, interessando potenzialmente i centri abitati e la viabilità statale nelle due valli del Evancon Marmore (crolli nei settori intermedi dei tronchi vallivi; tra questi, nella Valtournenche, gli imponenti fenomeni gravitativi di Fiernaz e Buisson e la frana complessa che coinvolge parte dell'abitato di Valtournenche) interventi di forestazione e/o di regimazione del reticolo idrografico minuto: versante destro della media Valchiusella fascia inferiore dei versanti nei sottobacini del Buthier Artanavaz (Saint-Rhemy, Gignod) versanti in destra dei sottobacini della Dora di Ferret e di Veny (Planpincieux, Courmayeur) versanti in sinistra dei sottobacini della Dora di Verney e Valgrisenche (Valgrisenche, La Thuile) versanti del settore mediano e di valle del sottobacino della Grande Eyvia (Cogne) versanti in destra della parte medio-alta del sottobacino del Evancon (tra Ayas e Champoluc) versanti del settore mediano del sottobacino del Lys in destra idrografica (Comne di Gressoney Saint Jean e Gaby) opere strutturali di protezione da valanghe nei comuni di Gressoney-Saint-Jean, Ayas, Oyace, Courmayeur, La Thuile, Valgrisenche, Aymavilles, Valsavarenche, Rhemes-Saint-Georges opere strutturali su movimenti franosi puntuali in corrispondenza di ammassi fratturati o scomposti in 120 Autorità di bacino del fiume Po

124 Relazione di sintesi Sottobacino Stura di Lanzo Linee di intervento sulla rete idrografica minore opere di controllo del profilo di fondo e del trasporto solido (rio Noaschetta) manutenzione straordinaria dell alveo e delle opere idrauliche anche tramite interventi di ripristino, adeguamento e completamento di opere esistenti (Soana, da Pont Canavese alla confluenza nell'orco, rio di Piantonetto, nei pressi di S. Giacomo e Ghiglieri, e rii minori) adeguamento dei manufatti di attraversamento (ponti sul Soana: in località Pianetto, Valprato, Villanova, alla confluenza del rio Guaria; ponti sui rii minori a monte di Sparone e a valle di Noasca) aumento della capacità di deflusso tramite ricalibratura e opere di sistemazione dell alveo sul rio Gorges a Mezzenile e sul torrente Casternone tra Val della Torre e Brionei interventi per migliorare la laminazione naturale delle piene sulla Stura di Viù, a monte di Usseglio e sulla Stura di Val Grande opere di sistemazione spondale sulla Stura di Val d'ala a Balme, nell'area di conoide della Stura di Sea e presso Chialamberto sulla Stura di Val Grande, in corrispondenza di Usseglio sulla Stura di Viù, sui rii Trorla in località Vallo, Chiesa in loc. Mondrone e Curbassera in loc. Ala opere di controllo del profilo di fondo e del trasporto solido sulla Stura di Val Grande a Forno Alpi Graie e sul rio Venaus ad Usseglio manutenzione straordinaria dell alveo e delle opere idrauliche sulla Stura di Val Grande (confl. tra Stura di Sea e torrente Gura, da Campo della Pietra a valle di Groscavallo, tra Prati della Via e Piagni, in località La Losa e Funghera), sui torrenti Ceronda (a Venaria), Casternone (a Val della Torre) e sugli affluenti minori dello Stura di Val Grande e sulla Stura di Val d'ala adeguamento dei manufatti di attraversamento su Stura d Ala (strada Ala-Balme in loc. Toma e strada Ala-Ceres); sullo Stura di Viù (a Lemie) Dora Riparia aumento della capacità di deflusso tramite ricalibratura e opere di sistemazione dell alveo sul torrente Messa Vecchia (da Almese a confl. in Dora) e sul rio Merdarello (all'altezza di Susa) interventi per migliorare la laminazione naturale delle piene sulla Dora di Bardonecchia (in prossimità del concentrico di Beaulard), sui torrenti Ripa (in Valle Argentera), Thuras, Cenischia (tra Novalesa e Susa), Messa Vecchia (da Almese fino alla confl. in Dora) opere di sistemazione spondale sulla Dora di Bardonecchia (in loc Beaulard), Piccola Dora (a Claviere), valli della Rho, Frejus,Stretta, sui rii minori Guiau, Coche e Comba della Gorgia, sui torrenti Ripa, Valle Argentera, Thuras, Cenischia Linee di intervento sui versanti blocchi nella parte alta del bacino e nella parte medio-bassa (Noasca e Locana) interventi di forestazione e/o di regimazione del reticolo idrografico minuto, eventualmente integrati da opere strutturali (in loc. Gasceria e sul versante destro del Soana a valle di Campiglia) opere strutturali su movimenti franosi puntuali interessanti gli abitati di Chialamberto e Pessinetto opere strutturali su movimenti franosi puntuali a Sesrieres (loc.champlas du Col) e a Condove (loc Mocchie-R. Gravio) interventi di forestazione e/o di regimazione del reticolo idrografico minuto, eventualmente integrati da opere strutturali in loc. Serre la Voute opere strutturali di protezione da valanghe a difesa di Claviere e Susa Autorità di bacino del fiume Po 121

125 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico Sottobacino Linee di intervento sulla rete idrografica minore (tra S. Giuseppe e Trinità, tra Novalesa e Susa), Frangerello (apice conoide a difesa di Villarfocchiardo), Messa Vecchia (da Almese alla confl. in Dora), Prebech e Pissaglio (loc. Chianocco) opere di controllo del profilo di fondo e del trasporto solido sulla Piccola Dora, sui rii Fosse (loc. Les Arnauds), Perilleux, S. Giusto, Champeyron e Costans, Fenils e Gran Vallon, Pre S. Jean (attraversamento strada tra Cesana e San Sicario), Chanteloube, Prebech, Pissaglio, Claretto, Marderello e Crosiglione manutenzione straordinaria dell alveo e delle opere idrauliche anche tramite interventi di ripristino, adeguamento e completamento opere esistenti sui torrenti Ripa (Valle Argentera), Thuras e Cenischia (tra Novalesa e Susa) adeguamento di manufatti di attraversamento sulla Dora di Bardonecchia in loc. Oulx (strada per Castello presso Beaulard); sul rio Rochemolles SS 335 a Bardonecchia; due ponti presso Les-Arnauds e sul rio di Valle Stretta della strada provinciale; sul Ripa a Sauze di Cesana (strada Blaize-Rollieres); più ponti a Claviere sulla Piccola Dora; sul Marderello a Novalesa (loc. S. Maria e S. Anna); sul Crosiglione in loc.la Cascina e sul Cenischia a S. Pancrazio Linee di intervento sui versanti Sangone e Chisola aumento della capacità di deflusso tramite ricalibratura e opere di sistemazione dell alveo sul rio Ollasio (in loc. di Giaveno) e di altri rii minori affluenti del Sangone (nei pressi di Giaveno) manutenzione straordinaria dell alveo e delle opere idrauliche anche tramite interventi di ripristino, adeguamento e completamento di opere esistenti sul torrente Lemina e rii minori affluenti del Chisola (in prossimità di Cumiana), su affluenti del Lemina (a monte di Pinerolo) e sul rio Ollasio ed altri rii minori (presso Giaveno) adeguamento dei manufatti di attraversamento su affluenti del Chisola a Cumiana e su affluenti del rio Ollasio a Giaveno Pellice interventi per migliorare la laminazione naturale delle piene sul torrente Germanasca (in loc. Piana di Prali Villa e Ghigo) opere di sistemazione spondale sui torrenti Luserna (loc. Martinetto), Chisonetto (loc. Pattemouche e Borgata), Germanasca (corrispondenza della conoide del rio d'envie, degli abitati di Prali Villa e Ghigo e in loc. Chiotti) e in corrispondenza della conoide a Perrero opere di controllo del profilo di fondo e del trasporto solido sui rii Garavandau, Abiurau, Combalera, degli Imeut, Rospart, Subiasco, Cruello, Carbonieri e Comba Liussa e sul torrente Chisonetto (nel tratto di monte; in Val Troncea) e rii minori affluenti del Germanasca manutenzione straordinaria dell alveo e delle non si individuano esigenze di intervento significative opere strutturali su movimenti franosi puntuali in loc. concentrico (Perrero) e in loc. Borgata (Sestrieres) interventi di forestazione e/o di regimazione del reticolo idrografico minuto eventualmente integrati da opere strutturali in loc R. Crosenna (Bobbio Pellice), nei pressi abitato di Usseaux opere strutturali di protezione da valanghe in loc. Malbec (Bobbio Pellice), in loc. Fenestrelle e in loc Ghigo-Prali 122 Autorità di bacino del fiume Po

126 Relazione di sintesi Sottobacino Linee di intervento sulla rete idrografica minore opere idrauliche sui rii Garavandau, Abiurau, Combalera, Imeut, Rospart, Subiasco, Cruello, Carbonieri e Comba Liussa; e sui torrenti Angrogna e Luserna (Martinetto), su rii minori a Luserna S. Giovanni (località Airali), sul t. Chisonetto e su affluenti minori del Chisone (dalla testata a Porte e tra Villar Perosa e Perosa Argentina) adeguamento di manufatti di attraversamento sul rio della Comba Liussa (Villar Pellice) e su affluenti minori del Chisone(a Villar Perosa, Pinasca e Perosa Argentina) Varaita opere di protezione spondale sul Vallone di Bellino (tra la loc. S. Anna e la confluenza del torrente Reou e in loc. Fontanile) opere di controllo del profilo di fondo e del trasporto solido, anche integrate con interventi di stabilizzazione del corpo frana sui rii Chiotti, della Villa, Fiutrusa (a valle frana), sul Vallone di Pontechianale (in loc. Castello) manutenzione straordinaria dell alveo e delle opere idrauliche anche tramite interventi di ripristino, adeguamento e completamento di opere esistenti sui rii della Villa (a monte di Frassino), Chiotti (loc. borgata Martini), Cumbal (in corrispondenza del conoide), lungo gli affluenti minori che attraversano gli abitati di Torrette, Villar, Sampeyre e sul torrente Gilba; adeguamento di manufatti di attraversamento sul torrente Gilba (a valle abitato) e sul Vallone di Bellino (loc. Fontanile) Maira opere di sistemazione spondale sui torrenti Grana (in loc. Valgrana e in zona industriale di Caraglio), Beitale (in loc. Villa S. Pietro), Marmora (in loc. Preit e a tratti nel settore medio-alto) e sui rii Mollasco e Baretta opere di controllo del profilo di fondo e del trasporto solido su torrenti Elva ( a monte confluenza in Maira), Onerzio (valle confluenza rio Petello in località Gheit), Grana (a valle e a monte del ponte di Pradleves) e sui rii Gerbido, S. Anna (in loc.bernezzo), Beitale (a monte di Villa S. Pietro) manutenzione straordinaria dell alveo e delle opere idrauliche anche tramite interventi di ripristino, adeguamento e completamento di opere esistenti sul rio Mollasco adeguamento di manufatti di attraversamento sul rio Mollasco, della strada provinciale ad Acceglio e Chiappera, sul Grana a monte di Pradleves Tanaro opere strutturali di contenimento dei livelli idrici sui torrenti: Talloria (loc. Roddi), Seno d Elvio (a Stura di valle di Meruzzano, San Rocco Seno d Elvio), Demonte Tinella (loc. Trezzo Tinella e Neive), sul rio Belbo Maggiore (loc. Cisterna d Asti) Bormida scolmatori e diversivi sui torrenti: Ridone (loc. Alba) Borbore (casello autostradale Asti Ovest) Linee di intervento sui versanti opere strutturali su movimenti franosi puntuali in loc. Vallone Fiutrusa (Pontechianale) interventi di forestazione e/o di regimazione del reticolo idrografico minuto eventualmente integrati da opere strutturali in loc. Pleyne (Bellino) opere strutturali su movimenti franosi puntuali in loc. Chiappi (Pradleves) interventi di forestazione e/o di regimazione del reticolo idrografico minuto eventualmente integrati da opere strutturali in loc. Acceglio opere strutturali su movimenti franosi puntuali nelle loc. Dogliani, Bonvicino, Cissone, Bossolasco, Belvedere Langhe, Somano, Murazzano, Serravalle Langhe, Barbaresco, Rocca d Arazzo, Isola d Asti, Guarene, Diano Arentino, Roddino, Montelupo Albese, Albaretto della Torre, Barolo, Alba, B ll R d ll C t it V d Alb S t Autorità di bacino del fiume Po 123

127 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico Sottobacino Orba Linee di intervento sulla rete idrografica minore Alba), Borbore (casello autostradale Asti Ovest) aumento della capacità di deflusso mediante ricalibratura e sistemazione d alveo sui torrenti: Rea (da Dogliani a confl. Tanaro), Ridone (Corneliano d Alba), rio Maggiore (in loc.s. Matteo e S. Giulio), Borbore (in loc. ponte ferroviario Asti Chivasso), su Versa e affluenti, Visone (in loc. Grognardo), Erro (in loc. Colombara) invasi per la laminazione controllata delle piene sul torrente Tinella (loc. valle Castagnolo Scalo) interventi per migliorare la laminazione naturale delle piene sui torrenti: Ellero (monte abitato di Roccaforte di Mondovì), Ridone (monte Corneliano d Alba), Borbore (da Borbore a ponte ferrovia Asti-Torino, in fondovalle e a Ovest di Asti), Uzzone (in loc.poggiolo), Lemme (in loc. Basaluzzo e Francavilla Bisio), Piota (da Lerma a Silvano d Orba) opere di protezione spondale sui rii minori affluenti del Tanaro (in loc.castellino Tanaro, Niella Tanaro, Rocca Cigliè, Marsaglia), Vermenagna e rio San Giovanni (in loc. Limone Piemonte), Stura affluente dell Orba (in loc. Groppo, S.Pietro, Passionata, da Masone a Bagalan, tra Campo Ligure e Rossiglione, Belforte Monferrato e Ovada), Ponzema (loc. Campo Ligure), Lemme (loc. Voltaggio, Gavi, Francavilla Bisio e Basaluzzo), rio Ardano (confl. in Lemme), Piota (loc. Lerma) opere di controllo del profilo di fondo e del trasporto solido sui rii minori del medio corso del Tanaro e sui torrenti: Pesio, Maudagna, Corsaglia, Mongia, Rea e affluenti, rio Riolo e affluenti Talloria, Seno d Elvio, rii laterali del Cherasca, rio Basso affluente di Seno d Elvio, Vallone del Piz, rio Valle Grande, Valle della Rocchea e affluenti, rii affluenti di sinistra Belbo (da ponte SS. 29 a confl. Tinella), Tinella e affluenti, Valla, Volta, Montenotte, Labioso, Mioglia, Ciua, Gallareto, Tortona e affluente di destra a monte di Pontinvrea, Stura affluente in Orba, Masone, Vezzullo, Angassino, Berlino, Ponzema, affluenti minori del Lemme, rii affluenti in sinistra del Piota (da confl. Gorzente a confl. in Orba) manutenzione straordinaria dell alveo e delle opere idrauliche, a carattere diffuso, anche tramite interventi di ripristino, adeguamento e completamento di opere esistenti sistemazione idraulica nodi di confluenza anche mediante la realizzazione di opere di sponda e modifica della morfologia dell alveo dei rii Vezzea e Mogne in Belbo, Osiglietta in Bormida adeguamento di manufatti di attraversamento sui rii minori affluenti in Tanaro (in loc.ormea), sui torrenti Pesio (Certosa di Pesio, monte di Vigna, Chiusa di Pesio), Casotto (loc. Valcasotto e monte di Tetti Casotto Soprano), Corsaglia Linee di intervento sui versanti Benevello, Rodello, Castagnito, Vezza d Alba, Santa Vittoria d Alba, Pocapaglia, Monteu Roero, Montaldo Roero, Montà, Castellinaldo, Asti, Castelnuovo Don Bosco, Canale, Cisterna d Asti, Pietra Marazzi, Rivarone, Montecastello, Borgomale, San Benedetto Belbo, Mango, Cerreto Langhe, Cossano Belbo, Feisoglio, Lequio Berria, Bosia, Feisoglio, San Marzano Oliveto, Trezzo Tinella Treiso, Mango interventi di forestazione e/o di regimazione del reticolo idrografico minuto eventualmente integrati da opere strutturali nelle loc. Torresina, Sale San Giovanni, Sale delle Langhe, Paroldo, Roascio, Ceva, Lisio, Argentera, Vinadio, Demonte, Valdieri, Dego, Giusvalla, Montechiaro d Acqui, Roccaverano, Cairo Montenotte, Gottasecca, Levice, San Giorgio Scarampi, Monesiglio, Prunetto, Camerana, Roccavignale, Ponzone, Acqui Terme, Cassine, Orsara Bormida, Prasco, Sassello, Cartosio, Voltaggio, Lerma, Parodi Ligure opere strutturali di protezione da valanghe nelle loc. Argentera, Vinadio 124 Autorità di bacino del fiume Po

128 Relazione di sintesi Sottobacino Linee di intervento sulla rete idrografica minore (loc. Fontane e Corsagliola; monte incrocio stradale per Pra; valle incrocio stradale per Frabosa; loc. Moline, S. Michele di Mondovì), Mongia e rii minori (loc. Lisio e Mongia), rio Riavolo (loc.pianezza), Talloria (loc.sinio), Tinella (loc. Cascina Costa), rii minori (loc. Carcare, a monte di Cairo Montenotte, Merana e a Ponti), Uzzone e affluenti (loc.gottasecca, Castelletto, Pezzolo, Cortemilia), rio Pescritta (alla confluenza), rio dei Monti (loc. Valle), rio Pilastrello Valloira (loc. confl. in Uzzone), rio Vaglio (loc. confl. in Uzzone), Visone (tra Grognardoe Visone), Caramagna (loc. Cassinelle), Erro (in loc. Melazzo), Stura (a monte Campo Ligure), Lemme (loc. Voltaggio, Gavi e Carrosio), Piota (monte confluenza Gorzente) Scrivia opere di sistemazione spondale sui rii Carpi (loc. Montoggio), S. Martino (tratto terminale), Cortino (loc. Cortino), Fuea (loc.s. Bartolomeo), Caggi (aree in frana), Revegio (a valle loc. Grappolino), Cascè, Tuscia e due affluenti di destra, Sarmoria (tra Arezzo e Sarmoria), Torbora e Cognola (aree in frana) e sui torrenti Spinti (attraversamento a monte di Grondona), Brevenna (a monte ponti per Carsi e Frassinello), Borbera (loc. Rocchetta), Besante (loc.cascine Carrano) opere di controllo del profilo di fondo e del trasporto solido sui rii Cortino, Caggi, Vallenzona (lungo il rio che confluisce nel Borbera presso Carrega Ligure) e sul torrente Fabio ed il suo affluente di sinistra Rio Guernascin manutenzione straordinaria dell alveo e delle opere idrauliche lungo i rii Carpi (loc.montoggio), S. Martino (tratto terminale), Scabbie (loc. Ronco Scrivia), Violà (loc. Busalla), Vallenzona e Samoria (tra Arezzo e Sarmoria) e sul t. Fabio sistemazione idraulica di nodi di confluenza o tratti specifici tramite opere di sponda e ricalibratura dell alveo dei rii Arvega (confl. in Brevenna), dell'orso (loc. Senarega), sul torrente Gordonella in località Dovanelli (confl. Borbera) adeguamento di manufatti di attraversamento sui torrenti Scrivia (passerella in loc.busalla), Spinti (a monte di Grondona), Brevenna (loc. Nevagge), sui rii Caggi (loc. Isola del Cantone), Cognola e Cortino Linee di intervento sui versanti opere strutturali su movimenti franosi puntuali in loc. Isorelle (Savignone) e Arezzo (Vobbia) interventi di forestazione e/o di regimazione del reticolo idrografico minuto eventualmente integrati da opere strutturali nelle loc. Montessoro (Isola del Cantone), Roccaforte, Costa Merlassino (Cantalupo), Connio (Carrega Ligure) Oltrepò Pavese sul torrente Tidone: manutenzione straordinaria dell alveo, delle opere di difesa longitudinale e del profilo di fondo realizzazione di nuove difese longitudinali in corrispondenza del piede dei versanti instabili per limitare la capacità erosiva dei corsi d'acqua (loc. Case Mazzini, case Roveda, Zavattarello e lungo il rio Torbida) nel sottobacino del Tidone: regolarizzazione e drenaggio delle acque superficiali e opere di rinverdimento delle scarpate e delle aree denudate controllo e monitoraggio del bacino in continuo di frane (in particolare Romagnese e Zavattarello) nel sottobacino dello Staffora: interventi di forestazione e regimazione del reticolo Autorità di bacino del fiume Po 125

129 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico Sottobacino Linee di intervento sulla rete idrografica minore lungo il rio Torbida) sul torrente Staffora: manutenzione straordinaria tramite ricalibrature e opere di sistemazione dell alveo regimazione idraulica tramite opere di controllo del profilo di fondo e del trasporto solido (t. Staffora e Aronchio) opere di sistemazione spondale (in destra idraulica e su affluenti di destra) adeguamento di manufatti di attraversamento (C.se Galeotti) sul torrente Coppa: ricalibrature e opere di sistemazione dell alveo (torrente Ghiaia di Montalto) adeguamento generalizzato e manutenzione delle opere idrauliche esistenti sui torrenti Scuropasso, Versa e Bardonezza: regimazione dell asta principale mediante opere di stabilizzazione del fondo e di controllo del trasporto solido, difese spondali in corrispondenza di aree instabili, manutenzione straordinaria dell'alveo e delle opere di difesa longitudinale presenti Trebbia ripristino dell efficienza delle opere di stabilizzazione del fondo alveo e nell adeguamento dell officiosità idraulica in corrispondenza delle infrastrutture di attraversamento (nell alto Trebbia e nella porzione inferiore dell Aveto) manutenzione straordinaria dell'alveo e delle opere di difesa longitudinale in corrispondenza del piede dei versanti instabili per limitare la capacità erosiva dei corsi d'acqua (rii Rondinera, Ottone, Ventra, Bobbio, Perino, Ghiaia, Dorba, torrenti Aveto e Curiasca) Nure ripristino delle esistenti opere di stabilizzazione del fondo, eventualmente integrate con nuove opere (torrenti Grondana, Lavaiana, Selva e Lobbia), per il controllo dell attività erosiva dei corsi d acqua minori Chiavenna interventi di protezione delle sponde per il controllo dell erosione al piede dei versanti e manutenzione straordinaria di alcune opere di stabilizzazione, svaso, risagomatura e pulizia dell alveo (t. Chero e Riglio e il rio Fontana) adeguamento dell officiosità idraulica del nodo di confluenza del torrente Chero e del rio Fontana e difesa delle sponde adeguamento di alcuni ponti della rete stradale sul Riglio (Ca Fogliazza e Riglio) sul Vezzano (Ca Brighella, Lombardelli, Valle e C. Gazzotti), sul Chero (Ronchi e Magnani) Arda contenimento dei fenomeni di erosione nei punti in cui interferiscono con versanti instabili versanti del torrente Lubiana) Linee di intervento sui versanti idrografico minuto (Varzi, Bagnaria) opere strutturali su movimenti franosi puntuali e monitoraggio (loc. Poggio Ferrato) nel sottobacino del Coppa: interventi di regolarizzazione e drenaggio delle acque superficiali, e di infiltrazione, rimodellamento del corpo di frana, opere di rinverdimento delle scarpate e delle aree denudate (B. Priolo, Montalto P.se, Borgoratto Mormorolo) controllo e monitoraggio in continuo nei bacini di Scuropasso, Versa e Bardonezza: opere per il ripristino della rete scolante superficiale, opere di rinverdimento delle scarpate e delle aree denudate, trincee drenanti e opere di sostegno in muratura. controllo e monitoraggio in continuo (Rovescala) opere strutturali di contenimento a protezione da fenomeni gravitativi che minacciano alcuni centri abitati e infrastrutture viarie in val d Aveto (S. Stefano) e nel settore superiore del bacino del Trebbia interventi di drenaggio delle acque di infiltrazione superficiali, rimodellamento del corpo di frana, opere di rinverdimento delle scarpate e delle aree denudate (Bobbio, Corte Brugnatella, Ferriere, Coli) interventi di drenaggio delle acque superficiali, rimodellamento del corpo di frana, opere di rinverdimento delle scarpate e delle aree denudate (Comuni di Ferriere, Farini, Bettola e Ponte dell Olio) drenaggio delle acque superficiali, rimodellamento del corpo di frana, opere di rinverdimento delle scarpate e delle aree denudate (condizioni locali di criticità nei comuni di Lugagnano, Gropparello, Bettola) sistemazione delle zone in frana e messa in sicurezza di centri abitati e infrastrutture (Morfasso e Vernasca) opere di drenaggio delle acque superficiali e 126 Autorità di bacino del fiume Po

130 Relazione di sintesi Sottobacino Linee di intervento sulla rete idrografica minore Taro interventi di controllo (difese spondali, opere di stabilizzazione del fondo, manutenzione straordinaria) dell erosione spondale di fondo (in particolare per la protezione dei centri abitati e nei tratti in cui i fenomeni aggravano le condizioni di stabilità dei versanti), e di sovralluvionamento sui torrenti Gotra, Lubiana, Mozzola, Dordone e Manubiola. Situazione analoga nel sottobacino del Ceno e sugli affluenti rio Timore, t. Pezzola e Cenedola controllo dei fenomeni di esondazione sul t. Recchio per gli abitati ubicati a ridosso Parma limitati interventi di manutenzione straordinaria dell alveo e delle opere adeguamento delle opere idrauliche sul torrente Parmozza opere di sponda per il controllo dell erosione al piede dei versanti in frana su numerosi dissesti puntuali del reticolo idrografico minore (torrenti Bartica, Masdone, Parmozza, Arsiso, rii Lucconi, Borello, Pradella, Marmoreto, Spigone e Moneglia) Enza protezione del piede dei versanti instabili, per limitare la capacità erosiva dei corsi d'acqua, e manutenzione straordinaria dell'alveo ripristino della capacità di deflusso e opere di sistemazione spondale (t. Tassobbio in corrispondenza della frana di Vedriano) adeguamento dei manufatti di attraversamento (Torrente Lanza a Ramiseto) Crostolo non si individuano esigenze di intervento significative Secchia interventi locali con finalità di stabilizzazione morfologica dell alveo e controllo dell erosione al piede dei versanti sui torrenti Secchiello, Dolo e Dragone e i rii Cerredolo e Bisciara Panaro interventi locali con finalità di stabilizzazione morfologica dell alveo e di controllo dell erosione al piede dei versanti sul reticolo idrografico minore (rio Benedello, rii S. Rocco e Acquicciola, affluenti dello Scoltenna, torrente Leo) Linee di intervento sui versanti sotterranee, integrate con difese spondali lungo i corsi d acqua in corrispondenza del piede dei versanti instabili stabilizzazione dei versanti, principalmente tramite interventi di sistemazione idraulico-forestale, localmente integrati da drenaggi del corpo in frana, sostegni al piede delle scarpate in erosione e rimodellamento del corpo di frana su instabilità di versante che interessano la viabilità, alcune infrastrutture e centri abitati nei comuni di Terenzo, Fornovo, Vernasca, Albareto, Borgo Val di Taro, Bardi, Fornovo, S. Andrea Bagni, Solignano monitoraggio dei dissesti nelle località Corniana a Terenzo e Oriano a Solignano stabilizzazione dei versanti tramite sistemazioni idraulico-forestali e regimazione del reticolo idraulico minuto; caso particolarmente gravoso è rappresentato dalla frana di Corniglio, di recente riattivazione. Le aree maggiormente interessate sono localizzate, oltre a Corniglio, nei comuni di Calestano, Tizzano, Langhirano e Berceto monitoraggio sui dissesti più rilevanti (Corniglio, Berceto e Tizzano Val Parma) forestazione e regimazione della rete idrografica minuta finalizzate al contenimento dei dissesti (Tizzano, Ramiseto, Palanzano, Monchio delle Corti, Castelnuovo dè Monti, Vetto, Ciano d'enza, Neviano degli Arduini) monitoraggio dei movimenti franosi più a rischio interventi idraulico-forestali, eventualmente integrati da opere di drenaggio del corpo di frana (Vezzano) interventi di natura idraulico-forestale, regimazione del reticolo idrografico minuto, rinverdimento-riforestazione, e drenaggi, se del caso integrati da opere strutturali di sostegno a protezione dei centri abitati e delle infrastrutture direttamente minacciate di fenomeni gravitativi (Ligonchio, Frassinoro, Toano, Baiso, Villa Minozzo, Palagano, Castelnuovo Monti, Prignano, Carpineti, Polinago, Scandiano, Collagna) controllo e monitoraggio delle aree in dissesto interventi di natura idraulico-forestale, drenaggi (superficiali o profondi), regimazione del reticolo idrografico minuto, rinverdimento-riforestazione, eventualmente integrati da opere di sostegno a protezione dei centri abitati e delle infrastrutture minacciate da fenomeni gravitativi (Lama Mocogno, Sestola, Montese, Zocca, Pavullo, Guiglia) controllo e monitoraggio delle aree in dissesto Autorità di bacino del fiume Po 127

131 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico Interventi nei principali punti critici Dall analisi delle opzioni di intervento emerge la numerosità degli interventi necessari per l attuazione delle linee di assetto di Piano a scala di bacino. La stima del fabbisogno complessivo degli investimenti comporta d altronde un ammontare di spesa sostenibile solo attraverso un programma di lungo periodo. Risulta pertanto indispensabile articolare la realizzazione degli interventi secondo criteri di priorità, privilegiando quelli necessari a contenere gli effetti delle più gravi e pericolose situazioni di squilibrio individuate lungo i corsi d acqua e i versanti dei sottobacini esaminati. Rientrano quindi nel programma di attuazione di breve periodo gli interventi inerenti i punti critici definiti nelle due tabelle di sintesi di seguito riportate. Quanto alle situazioni critiche individuate lungo le aste fluviali, il livello delle conoscenze ha permesso di delineare in dettaglio le tipologie di intervento previste. Le figure che seguono evidenziano, globalmente, le criticità strutturali del sistema territoriale in ordine al rischio idraulico e idrogeologico sui corsi d acqua principali (Fig. 7.4) e sui versanti (Fig. 7.5). Per ogni nodo idraulico è stata quindi sviluppata un analisi di dettaglio, allegata alla relazione generale in forma di atlante (Analisi dei principali punti critici), che la Fig. 7.6 esemplifica. La numerosità dei movimenti franosi su tutto il bacino e le caratteristiche intrinseche degli stessi di scarsa prevedibilità hanno reso viceversa più complessa l individuazione delle priorità di intervento nel settore. Sono state considerate tali quelle situazioni in cui i fenomeni gravitativi, in atto o potenziali, presentano maggiore incidenza territoriale in termini superficiali o volumetrici. La qualificazione degli interventi necessari viene demandata ai risultati di successive indagini e approfondimenti conoscitivi, propri della fase progettuale. 128 Autorità di bacino del fiume Po

132 Relazione di sintesi Tab Priorità di intervento lungo le aste fluviali Corso d acqua Tratto - Nodo Descrizione interventi Po dalla confluenza del Maira a La Loggia riconnessione dei bacini di cava, tra foce Pellice e foce Chisola, all ambito fluviale, riqualificazione ambientale di tutto il tratto, rinaturazione e rimodellamento del piano golenale, opere di difesa spondale in corrispondenza dei setti di separazione dei bacini di cava, adeguamento del sistema di arginature e rinaturazione complessiva delle fasce fluviali tra La Loggia e Moncalieri, sistemazione del nodo di confluenza del Banna Banna Santena invasi per la laminazione controllata a monte di Santena o, in alternativa, incremento della laminazione naturale nelle zone di espansione dell alveo; incremento della capacità di deflusso dell alveo attivo tramite ricalibratura e contenimento dei livelli di piena per mezzo dell adeguamento degli argini esistenti in tutto il tratto urbano di Santena; adeguamento delle opere di difesa spondale, con funzione di contenimento dei fenomeni di divagazione trasversale dell alveo inciso; revisione del profilo longitudinale del corso d acqua e adeguamento delle opere trasversali Po da foce Dora Baltea a foce Sesia adeguamento in sagoma e in quota degli argini esistenti e nuova realizzazione di arginature (gli interventi di contenimento devono essere progettati in modo tale da garantire la compatibilità con il valore massimo del colmo di piena che può defluire nel tratto di valledi attraversamento urbano di Casale Monferrato; adeguamento e/o nuova realizzazione di difese spondali; ricalibratura dell alveo di piena in corrispondenza di Palazzolo e Trino; recupero ambientale e rinaturazione delle fasce fluviali e di aree golenali (in particolare delle lanche in corrispondenza della confluenza della Dora Baltea); adeguamento della traversa di Palazzolo-Trino, finalizzato al ripristino della continuità idraulica del corso d acqua, al miglioramento del deflusso in piena e alla riduzione dei fenomeni di deposito a monte; revisione del nodo di confluenza del Sesia tramite adeguamento del sistema arginale, controllo dei fenomeni di instabilità morfologica dell alveo, adeguamento della confluenza del rio Stura Po Casale Monferrato adeguamento della geometria dell alveo, delle opere di sponda, dei manufatti di attraversamento e degli argini di contenimento al deflusso della piena di riferimento; riqualificazione ambientale dell alveo nel tratto urbano, mediante rinaturazione delle fasce fluviali; controllo della stabilità di fondo e delle modalità di deflusso in piena a monte e mediante adeguamento della traversa Lanza Po Po da Isola S.Antonio all incile del Po di Goro tra le confluenze dell Adda e del Mincio Adeguamento in sagoma e in quota del sistema arginale maestro; realizzazione di nuovi argini; adeguamento delle difese spondali esistenti opere di riconversione a carattere naturale e ambientale e di miglioramento del comportamento idraulico dell alveo di piena ordinaria, tramite ricostituzione degli ambienti naturali, riprofilatura dell alveo medio del corso d acqua, ripristino delle condizioni di deflusso che coinvolgano con maggiore frequenza le aree golenali Tanaro Ceva realizzazione di casse di espansione a monte di Ceva; adeguamento e miglioramento delle difese spondali nel tratto urbano; realizzazione di opere arginali a carattere locale; sistemazione della confluenza del Cevetta; verifica idraulica e adeguamento dei manufatti di attraversamento nel centro abitato Tanaro Alba cassa di espansione a monte della città, in località Roddi; realizzazione di un sistema arginale continuo su entrambe le sponde; sistemazione del reticolo idrografico minore (torrenti Talloria, Ridone e Cherasca) soprattutto in corrispondenza dei tratti interessanti l abitato Tanaro Asti casse di espansione a monte (in sinistra Tanaro di fronte all abitato di Isola d Asti e/o in destra tra Isola e Asti); realizzazione di sistema arginale continuo da monte a valle dell abitato su entrambe le sponde; sistemazione del nodo di confluenza del Borbore; rimodellamento della sezione d alveo di piena nel tratto urbano della città e a valle; adeguamento dei ponti nel tratto urbano Tanaro e Bormida Alessandria realizzazione di sistema arginale continuo (in sinistra Tanaro da monte a valle della città, in destra da Casalbagliano fino a raccordarsi con le opere continue in sinistra Bormida); sistemazione idraulica e ricalibratura dell alveo in prossimità e a valle dell abitato; adeguamento o rifacimento dei ponti nel tratto urbano (ponte ferroviario, della Cittadella e Forlanini) Belbo S. Stefano Belbo - Canelli casse di espansione in corrispondenza degli abitati di Cerreto Langhe e le Rutte e tra Rocchetta Belbo e Cossano Belbo; adeguamento del sistema di difesa nei tratti urbani di Santo Stefano Belbo e di Canelli; incremento della capacità di deflusso dell alveo nel tratto urbano di Canelli; sistemazione idraulica del torrente Tinella Belbo e rio Nizza Nizza Monferrato sistemazione del rio Nizza a difesa dell abitato, tramite laminazione e/o diversione dei deflussi di piena; adeguamento dell alveo del Belbo in corrispondenza dell abitato Dora Riparia Salbertrand - Serre La adeguamento o revisione di infrastrutture viarie interferenti a monte del nodo; mantenimento della Autorità di bacino del fiume Po 129

133 Progetto di Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico Corso d acqua Tratto - Nodo Descrizione interventi Voute capacità di laminazione naturale di aree inondabili in corrispondenza della piana di Salbertrand e sulla Dora di Bardonecchia; opere di stabilizzazione del fondo alveo e regolazione del trasporto solido; opere di protezione spondale per il consolidamento al piede del versante; opere di drenaggio e regimazione delle acque di ruscellamento per la sistemazione delle aree in frana; sistemazione idraulica del reticolo idrografico minore Dora Baltea Ivrea realizzazione di arginature in destra, a monte della città, e in sinistra e destra, a valle; realizzazione di uno scolmatore in sponda destra da monte della città al Chiusella seguendo il percorso di un paleoalveo riattivato sistematicamente dalle piene più gravose; verifica e eventuale adeguamento delle difese arginali dei centri abitati interessati dallo scolmatore e dei manufatti di attraversamento delle infrastrutture con esso interferenti; adeguamento delle difese spondali nel tratto urbano ed eventuale adeguamento idraulico del ponte Vecchio Sesia Arno-Rile-Tenore Confluenza torrente Cervo - Vercelli cassa di espansione a monte dell attraversamento della A4; completamento del sistema difensivo degli abitati di Caresanablot, Borgo Vercelli e Vercelli; interventi locali di ricalibratura in corrispondenza degli attraversamenti stradali e ferroviari; realizzazione di un canale scolmatore in destra Sesia per il by-pass di Vercelli; opere di difesa spondale in prossimità di Vercelli e Caresanablot adeguamento del sistema arginale e delle opere di difesa; interventi di ricalibratura dell alveo; realizzazione di più bacini di laminazione controllata e di zone golenali di allagamento controllato; realizzazione di bacini nel tratto terminale dell Arno per l accumulo, sedimentazione e smaltimento in falda e canale di adduzione dai bacini al canale Marinone (e da qui in Ticino); realizzazione di arginature a contenimento delle aree di spaglio; modifica di tracciato dell Arno a valle di Ferno Olona da Varese a Pero realizzazione 4 di casse d espansione (in località Ponte Gurone, Torba di Gornate, a valle del ponte stradale di Fagnano Olona-Gorla Maggiore-Solbiate Olona, tra il ponte Canegrate-S. Vittore Olona e il ponte di Parabiago); realizzazione di nuovi argini e adeguamento degli esistenti; ripristino delle capacità di deflusso dei tratti d alveo tombati; interventi di ricalibratura dell alveo; opere di difesa spondale Enza Parma Da Montecchio Emilia alla confluenza in Po Da monte di Parma alla confluenza in Po completamento delle due casse di espansione a valle di Montecchio Emilia; adeguamento di alcuni tratti delle arginature esistenti a valle delle casse fino alla confluenza in Po; realizzazione di opere di difesa spondale a protezione di tratti arginati completamento della cassa di espansione in località Molino di Malandriano e adeguamento di arginature in un tratto a monte di Parma Secchia Modena adeguamento della cassa di espansione; adeguamento in quota e in sagoma del sistema arginale di valle; ripristino dell officiosità idraulica del tratto di valle; difese spondali a protezione degli argini Panaro Modena adeguamento della cassa di espansione esistente; realizzazione di nuovi argini alla confluenza del Tiepido; adeguamento strutturale in quota e in sagoma degli argini esistenti ( fenomeni di sifonamento); opere di difesa spondale dei rilevati arginali nei tratti in froldo sistemazione del Canale Naviglio a difesa degli abitati di Bastiglia e Bomporto e realizzazione di una cassa di espansione lungo il cavo Minutara Lambro - Seveso Milano raddoppio del canale scolmatore di Nord-Ovest; realizzazione dello scolmatore di Nord-Est; impiego a regime del deviatore Olona per portate compatibili con la capacità di deflusso del Lambro Meridionale; realizzazione di tratti arginati; ricalibratura dell alveo con abbassamento del profilo di fondo; verifica idraulica e adeguamento di opere trasversali in alveo e degli attraversamenti; opere di difesa spondale Mincio Mantova realizzazione del canale scolmatore di Nord-Ovest (dalla loc. Solarolo al fiume Oglio) e di Nord-Est (dalla località Sacca al Diversivo Mincio); ristrutturazione delle opere civili e idrauliche dei manufatti di regolazione della Diga dei Molini; ristrutturazione e consolidamento delle mura perimetrali di Mantova dalla diga dei Molini al porto Catena; ristrutturazione degli scarichi e delle chiaviche ubicate lungo il perimetro urbano di Mantova; adeguamento delle opere civili e idrauliche dell impianto di sollevamento di Valdaro; realizzazione di un controfornice a Formigosa 130 Autorità di bacino del fiume Po

134 Fig Criticità strutturali del sistema territoriale in ordine al rischio idraulico e geologico : corsi d'acqua Sondrio Legenda Lecco Varese AOSTA Reticolo idrografico minore di pianura di competenza dei Consorzi di Bonifica Tratti ad elevata probabilità di esondazione Nodo critico torrenti Arno, Rile e Tenore Rischio di inondazione (nodi critici) Como Biella Legnano Ivrea Bergamo MILANO Novara Asti Alba Cuneo Mantova Cremona Pavia Alessandria Casse di espansione affluenti emiliani Lodi Vercelli TORINO Brescia Piacenza Parma Ferrara Reggio Emilia Modena Ceva N 0 Km 100 Km

135 Fig Criticità strutturali del sistema territoriale in ordine al rischio idraulico e geologico : versanti Legenda AOSTA LOCANA BORGOFRANCO D'IVREA IVREA BIELLA BORGOSESIA VERCELLI VERBANIA NOVARA BUSTO ARSIZIO VARESE LEGNANO VIGEVANO COMO SONDRIO LECCO BERGAMO MILANO CREMA LODI SPRIANA BRESCIA Criticità localizzate per grandi frane di tipo alpino Criticità per franosità diffusa su bacino terziario piemontese Criticità localizzate per grandi frane di tipo appenninico Rischio di esondazione sui grandi laghi alpini Grandi frane Fenomeni di conoide SALBERTRAND PINEROLO TORINO ASTI CASALE MONFERRATO ALESSANDRIA PAVIA PIACENZA CREMONA FIDENZA PARMA MANTOVA CARPI Pontelagoscuro FERRARA SALUZZO ALBA BETTOLA FARINI FERRIERE VERNASCA REGGIO NELL'EMILIA MODENA CUNEO MONDOVI` CORNIGLIO BAISO LAMA MOCOGNO FRASSINORO N 0 Km 100 Km

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