L'INGEGNERIA NATURALISTICA NELLA PROVINCIA DI VITERBO
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- Antonella Liliana Venturi
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1 L'INGEGNERIA NATURALISTICA NELLA PROVINCIA DI VITERBO Chiara Milanese, Federico Preti (Dip. GEMINI - Universita degli Studi della Tuscia) INTRODUZIONE L'Ingegneria Naturalistica (IN) è una disciplina che sta prendendo sempre più piede nel territorio della Regione Lazio, come approccio per la risoluzione di problemi di dissesto da sempre affrontati con le tecniche dell'ingegneria classica. Per meglio comprendere il significato di questo tipo di approccio si può analizzare la definizione di Ingegneria Naturalistica più comunemente diffusa: "L'Ingegneria Naturalistica (o Bioingegneria Forestale) è una disciplina tecnico-scientifica che prevede l'utilizzo di materiali costruttivi vivi, da soli o in combinazione con materiali inerti" (Schiechtl, 1987) in genere per la realizzazione di sistemazioni a difesa del territorio, ciò significa operare producendo un basso impatto ambientale, sfruttando le capacità biotecniche delle piante ed inserendo l'opera nel contesto ambientale in modo da aumentare o non danneggiare la naturalità del sito nel quale l'opera stessa viene realizzata. L'efficacia della sistemazione, infatti, nelle situazioni meno impegnative, può essere garantita esclusivamente ed immediatamente dagli organismi viventi, mentre negli altri casi è indispensabile l'azione integrata tra componenti vive ed inerti. La funzione di questi ultimi è quella di garantire la funzionalità dell'opera per un periodo di tempo sufficiente alla completa affermazione della vegetazione messa a dimora, dopodiché la presenza degli elementi strutturali si riduce di importanza (USDA, 1992). In particolare i materiali inerti assicurano la stabilità del pendio o della sponda nel periodo critico della germinazione e/o germogliazione e dello sviluppo radicale dei materiali vivi utilizzati. Secondo Lachat e Paltrinieri (1999), nell'ingegneria naturalistica vera e propria, è l'elemento vegetale che deve stabilizzare e consolidare il suolo e non limitarsi a rappresentare un elemento cosmetico in strutture inerti. I campi di applicazione delle tecniche di ingegneria naturalistica sono, dunque, i seguenti: - Problemi di erosione dei versanti; - Sistemazione di frane superficiali; - Sistemazione idrauliche (consolidamento sponde corsi d'acqua); - Reinserimento ambientale delle infrastrutture viarie (scarpate stradali e ferroviarie); - Recupero cave e discariche; - Consolidamenti costieri. Le finalità, che questa disciplina si prefigge, come sopra accennato, partono da quelle tecniche, più specifiche del campo ingegneristico, a quelle di carattere paesaggistico ed ecologico, come elencate di seguito: - tecnico - funzionali (es. antierosive e di consolidamento di una sponda o di una scarpata stradale); - naturalistiche, in quanto non semplice copertura a verde ma ricostruzione o innesco di ecosistemi paranaturali mediante l'impiego di specie autoctone; - paesaggistiche, di "ricucitura" al paesaggio naturale circostante; - economiche, in quanto strutture competitive ed alternative ad opere tradizionali (ad esempio muri di controripa sostituiti da palificate vive). È utile specificare inoltre che le tecniche di ingegneria naturalistica vengono suddivise in categorie in relazione al grado di difficoltà che implica la sistemazione di un determinato dissesto e conseguentemente al grado di complessità strutturale e costruttiva richiesta dalle opere. In particolare, le tecniche di ingegneria naturalistica sinora applicate nel Centro Europa si possono distinguere nelle seguenti categorie d'interventi (Schiechtl, 1992-A.A.V.V. 1997): - di rivestimento o antierosivi (tutti i tipi di semina,stuoie, materassi seminati, ecc.); - stabilizzanti (messa a dimora di arbusti, talee, fascinate, gradonate, cordonate, viminate, ecc.); - combinati di consolidamento (palificate vive, muri, grate vive, muri a secco con talee, gabbio- 165
2 Seconda relazione sullo stato dell ambiente - aggiornamento 2003 nate e materassi verdi, terre rinforzate, ecc.); - particolari (barriere antirumore e paramassi, opere frangivento, ecc.). APPLICAZIONE DELLE TECNICHE DI INGEGNERIA NATURALISTICA NELLA PROVINCIA DI VITERBO - IL CANTIERE DIDATTICO L'Assessorato Ambiente della Provincia di Viterbo ha stipulato una Convenzione con il Dipartimento Gemini dell'università della Tuscia (in particolare con la cattedra di Sistemazioni Idraulico Forestali), per un'iniziativa formativa nel campo dell'applicazione delle tecniche di Ingegneria Naturalistica (IN) nel territorio viterbese. In tale ambito è stata condotta un'attività di formazione teorico-pratica sulle tecniche di IN basata su una prima fase di lezioni in aula ed una seconda fase, in campo, di realizzazione da parte degli allievi di un'opera di IN ("cantiere didattico"). I corsi erano rivolti, oltre che ai tecnici della Provincia di Viterbo ed agli studenti del Corso di Laurea di Scienze Forestali e Ambientali, anche ai diversi professionisti interessati ad approfondire le proprie conoscenze su questa disciplina (Dottori Agronomi e Forestali, Architetti, Ingegneri, Geometri, ecc.). Il primo seminario ha riguardato l'utilizzo delle tecniche d'ingegneria naturalistica in ambito terrestre; un secondo incontro è stato dedicato alle applicazioni delle tecniche in ambito idraulico. Il corso ha inoltre previsto la partecipazione ad una giornata di studio presso la Regione Lazio sull'utilizzo di queste tecniche a basso impatto ambientale per la difesa del suolo. Il quarto incontro è stato sul tema delle tecniche e della progettazione di interventi d'ingegneria Naturalistica ed è stato seguito da un'escursione didattica presso la foce del torrente Arrone, che ha consentito l'analisi di un'opera di ingegneria naturalistica già realizzata dal Consorzio di Bonifica della Maremma Etrusca. La fase pratica del corso è stata rivolta, in particolare, ai Tecnici dell'amministrazione Provinciale ed agli Studenti di Sistemazioni Idraulico-Forestali e Complementi di Tutela del Paesaggio del Corso di Laurea di Scienze Forestali e Ambientali ed ha riguardato: - 2 giornate di sopralluogo per la scelta del sito dell'intervento; - 1 giornata per la progettazione "partecipata" delle opere; - 3 giornate di cantiere didattico; - 1 sopralluogo post operam. Fig.1 - Area d intervento del cantiere didattico Le tipologie di opere e le soluzioni adottate in questo cantiere sono a carattere didattico e di tipo innovativo e sperimentale per il territorio provinciale e saranno oggetto di futuro monitoraggio e ricerca. L'intervento è stato reso possibile grazie alla fattiva partecipazione della Divisione Tecnica - Settore Strade della Provincia di Viterbo che ha procurato i materiali, i mezzi ed il personale necessari alla realizzazione delle opere. La zona di intervento è situata in località Pianucciole nel comune di Bagnoregio lungo la strada provinciale della Valle di Bagnoregio tra i km 9-10 (figura 1). L'intervento consiste nella sistemazione con tecniche di Ingegneria Naturalistica di una Fig.2 - La scarpata interessata dal cantiere 166
3 L ingegneria naturalistica nella Provincia di Viterbo scarpata stradale soggetta ad un movimento franoso superficiale (figura 2). Il terreno sul quale si è intervenuti risulta essere di tipo argilloso ed è su un versante esposto a sudsud ovest. Si è stimato che il coefficiente di attrito naturale di queste argille risulta compreso tra i 18 e i 20. La scarpata ha una pendenza media di 25 con punte di 30 e presenta una vistosa erosione superficiale, con un distacco che evidenzia un movimento franoso superficiale. Si ipotizza che il movimento sia dovuto ad una non corretta regimazione delle acque superficiali e ad una scarsa copertura vegetale. Lo scopo dell'intervento è, dunque, quello di eliminare il movimento franoso e di migliorare il deflusso delle acque superficiali. REALIZZAZIONE DEL CANTIERE Sono state realizzate cinque diverse tipologie d'intervento in base sia alla effettiva necessità locali, sia per aumentare la finalità didattica del cantiere ed infine per mettere a confronto diverse tecniche attraverso il successivo monitoraggio (vedi figure 3 e 4). Nel punto della scarpata in cui è presente il movimento franoso è stata realizzata la grata viva in pali di castagno, con inserimento di talee e con piantagione di arbusti autoctoni, utilizzando come appoggio al piede un preesistente muretto di sostegno. A monte di tale grata sono state realizzate una fascinata ed una viminata vive drenanti realizzate con materiale vivo reperito in loco. L'andamento delle opere di cui sopra, essendo caratterizzato da una leggera inclinazione rispetto alle curve di livello, fa sì che esse presentino una lieve deviazione verso l'esterno della scarpata al fine di favorire un migliore deflusso delle acque superficiali ed un loro allontanamento dalla zona di dissesto. Ai lati della grata lungo tutta la scarpata si è intervenuti con un rivestimento Fig..3- Prospetto frontale dell intervento Fig. 4 - Sezione dell intervento vegetativo con rete metallica e paglia con semina a spaglio di specie erbacee adatte al sito. Infine si è proceduto alla piantagione di specie arbustive, presenti nella vegetazione locale, su tutta l'area di intervento. Le attrezzature richieste per l'intervento sono state le seguenti: - Mezzo di trasporto per attrezzature e materiali - Pala meccanica con braga di sollevamento - Picconi (in base al numero dei partecipanti) - Pale, badili (in base al numero dei partecipanti) - Corda - Trapano elettrico min W con attrezzi manutenzione - Cavo prolunga - Generatore elettrico - Raccordi elettrici - Tanica carburante generatore - N 4 punte trapano legno d=14 mm L min=40 cm - Motosega con attrezzi manutenzione - Lama di ricambio per motosega - Tanica carburante motosega - N 3 mazze da 1,5 kg manico corto - N 2 mazze da 5 kg manico lungo - Salvamanici per mazza - Cassetta attrezzi (pinze, tenaglie, set utensilerie varie, ecc.) - N 1 forbici da potatura manico lungo - N 4 roncole - N 2 sega ad arco con lame di ricambio Grata viva Si è consultato il Manuale di Ingegneria Naturalistica della Regione Lazio, sebbene dedicato alle opere in ambito idraulico, dove si definisce la grata viva come una "struttura in tondame ottenuta mediante la posa di tronchi verticali ed orizzontali 167
4 Seconda relazione sullo stato dell ambiente - aggiornamento m 3 5 di pozzolana - N 400 talee di Salix alba di lunghezza pari ad 1m ed un diametro di 2-4 cm. Fig. 5 - Fissaggio del tondame di castagno disposti perpendicolarmente fra loro". I tronchi orizzontali sono sovrapposti a quelli verticali e sono chiodati ad essi (figura 5). All'interno delle camere così ottenute vengono poste in corso d'opera talee di salice e tutto viene ricoperto con dell'inerte terroso locale mescolato con pozzolana al fine di renderlo drenante. La grata realizzata, nell'ambito del cantiere didattico, ha dimensioni pari a 9 metri di lunghezza per 4 metri di altezza. Per la realizzazione è stato utilizzato il seguente materiale: - Tondame di castagno (diametro minimo 15 cm) - N 5 x 3 m; - N 15x 4 m; - N 8 x 5 m. - Tondini in acciaio aderenza migliorata (diametro 14 mm) - N 25 x 0,5 m; - N 25 x 1 m. - N 20 graffe in acciaio standard di lunghezza 30 cm Fig. 6 - Particolare di una fascina posta nel solco prima dell'interramento. FASCINATA VIVA DRENANTE Si definisce fascinata la "messa a dimora di fascine vive di specie legnose con capacità di riproduzione vegetativa". La fascina viene posta all'interno di un solco appositamente realizzato e viene assicurata mediante l'infissione di picchetti in ferro con orientamento alternato per rendere così la struttura più elastica e solidale al terreno (vedi figura 6). La fascinata si estende per una lunghezza di 13 metri comprendendo tutta la lunghezza della grata e 4 metri alla sua sinistra. Essa presenta, come ricordato in precedenza, una leggera inclinazione rispetto alle curve di livello. Per la realizzazione sono stati utilizzati i seguenti materiali: - N. 5 fascine con diametro di circa 30 cm e una lunghezza di circa 3 m realizzate con ramaglia viva (Salix alba) di diametro di 2-4 cm; - N. 15 tondini in acciaio aderenza migliorata di 14 mm di diametro ed una lunghezza di 1m. VIMINATA SEMINTERRATA Si definisce la viminata viva come "l'intreccio di verghe di specie legnose con capacità di propagazione vegetativa attorno a paletti in legno distanti tra loro circa 80 cm" (figura 7). Tale struttura, in seguito, è stata parzialmente interrata. La viminata corre a monte della fascinata per una lunghezza di circa 15 metri e con la medesima inclinazione (figura 8). Il materiale utilizzato: - N 20 paletti a punta lunghi 1,5 m in castagno di diametro pari a 8 cm; - Ramaglia viva (Salix alba) di diametro di 2-4 cm; - Filo di ferro cotto del diametro di 2 mm. RIVESTIMENTO VEGETALE CON RETE METALLICA, PAGLIA ED INERBIMENTO Per rivestimento con rete metallica intendiamo la "copertura delle fasce interessate con rete metallica a doppia torsione fissata al terreno con apposite staffe ad U e semina di specie erbacee idonee". Per aumentare la stabilità della rete alle estremità superiore ed inferiore sono state apposte delle barre orizzontali (figura 9). A monte della rete è stato realizzato un solco per il deflusso delle acque superficiali all'interno del quale è stata ancorata la rete. L'intervento è stato dif- 168
5 L ingegneria naturalistica nella Provincia di Viterbo Fig. 7 - Messa in opera dei pali per la viminata ferenziato in due parti. La parte a sinistra della grata, di 4 metri di larghezza, presenta una pacciamatura sotto la rete realizzata con paglia al fine di proteggere i semi. La parte a destra larga 6 metri non presenta tale pacciamatura. Il materiale utilizzato è il seguente: - Rete zincata a doppia torsione a maglie romboidali (diagonali 6 x 8 cm) con dimensione di 2 metri di larghezza e 30 di lunghezza; - N 30 staffe ad U lunghe 1,5 m realizzate con tondini in acciaio aderenza migliorata di 14 mm di diametro; - Paglia; - Miscela sementi circa 20 Kg (erba medica, festuca, loglietto); - N 2 tondini in acciaio diametro 14 mm e lunghezza 4 m; - N 2 tondini in acciaio diametro 14 mm e lunghezza 6 m. Fig. 8 - Viminata completa parzialmente ricoperta PIANTAGIONE DI ARBUSTI AUTOCTONI Al fine di avviare la successione vegetazionale nell'area interessata si è proceduto con la piantagione di specie arbustive, già facenti parte della vegetazione locale. Sono state utilizzate piantine con pane di terra alte cm, che sono state messe a dimora in buche profonde circa 40 cm. Sono state utilizzate le seguenti specie: - N 40 piante di biancospino (Crataegus monogyna); - N 40 piante di corniolo (Cornus mas); - N 40 piante ginestra odorosa (Spartium junceum). Fig. 9 - Messa in opera della rete RISULTATI I risultati raggiunti sia nella fase didattica propedeutica sia in cantiere sono stati assai positivi, nonostante il carattere sperimentale dell'iniziativa. Si auspica, al fine di raggiungere la piena efficacia delle opere realizzate con tecniche di IN, che siano effettuate le irrigazioni e il monitoraggio dello sviluppo della vegetazione. Si suggerisce, inoltre, una continuazione delle attività sotto forma di assistenza tecnica rivolta ai Tecnici e ai Cantonieri che si occuperanno delle attività di manutenzione periodica. MONITORAGGIO Alcuni mesi dopo la conclusione del cantiere, nel periodo di ripresa vegetativa, è stato effettuato un sopralluogo atto a riempire una scheda di monitoraggio, come sopra detto. I risultati dell'attecchimento si sono presentati buoni per le piantine radicate, meno buoni per le talee di salice (Salix alba) che hanno sofferto la siccità. Dettagli maggiori del 169
6 Seconda relazione sullo stato dell ambiente - aggiornamento 2003 sopralluogo sono riportati nella scheda in allegato 3. Il cantiere didattico realizzato dall'assessorato Ambiente della Provincia di Viterbo nel comune di Bagnoregio, in località Pianucciole, è stato inserito nella casistica sul recupero delle scarpate stradali analizzata nel secondo manuale di ingegneria naturalistica realizzato dalla regione Lazio (vedi allegato 3). L'INGEGNERIA NATURALISTICA NELLA PROVINCIA DI VITERBO - IL MONITORAGGIO DEI CANTIERI DEL VITERBESE NELL'AMBITO DELLE CONVENZIONI STI- PULATE DALLA REGIONE LAZIO Il ruolo della Regione Lazio La Regione Lazio dal 1999 ad oggi ha stipulato tre convenzioni successive con la società Naturstudio di Trieste e il Dipartimento Gemini (ex Istituto di Genio Rurale) dell'università di Viterbo, con la finalità di realizzare tre manuali di ingegneria naturalistica, che contenessero schede tecniche e preziari relativi alla realizzazione di opere di ingegneria naturalistica in tre diversi ambiti, esplicitati nei titoli delle tre convenzioni di seguito riportati: 1. Prima convenzione: "Ingegneria naturalistica- Applicazione di tecniche d'intervento di basso impatto ambientale nei programmi della regione Lazio"; 2. Seconda convenzione: "Predisposizione di un manuale di ingegneria naturalistica, in specifiche tematiche di interesse ambientale, attinenti alle competenze del Dipartimento Ambiente e Protezione Civile (quali recupero di cave, discariche, rinaturalizzazione di scarpate stradali e ripascimento dune costiere). 3. Terza convenzione: "Analisi e applicabilità delle tecniche di ingegneria naturalistica relative alle sistemazioni di versante nell'ambito della perimetrazione delle aree a rischio nel territorio". Il ruolo dell'università è stato quello di mettere a punto, per ognuno dei tre ambiti, delle schede di monitoraggio specifiche. Tale monitoraggio è stato effettuato su alcuni cantieri selezionati e distribuiti nelle province della Regione, con la finalità di acquisire lo stato dell'arte relativo alla corretta attuazione delle tecniche di ingegneria naturalistica e capire quali siano i margini di miglioramento nell'efficienza dei cantieri e nell'esecuzione delle opere stesse. Altro aspetto importante riguarda la possibilità di un efficace impiego di tali tecniche in ambito mediterraneo, infatti tale clima implica delle difficoltà di attecchimento delle specie vegetali impiegate, causato dai lunghi periodi siccitosi estivi. Il monitoraggio, per come è impostato, punta, inoltre, a comprendere quale sia il livello di competenza delle ditte realizzatrici di tali opere, con la finalità di evidenziare i bisogni formativi a tutti i livelli, dalla progettazione alla realizzazione, in una regione dove l'impiego di tali tecniche è relativamente recente. Attualmente è stato pubblicato il primo manuale di ingegneria naturalistica relativo alle opere idrauliche, il secondo è in fase di stampa, mentre i lavori del terzo manuale sono iniziati nel gennaio del corrente anno. Per ognuna delle tre convenzioni i cantieri da monitorare o gli interventi già eseguiti, sono stati scelti secondo specifici parametri e, come sopra accennato, in modo da essere distribuiti in tutte le province del Lazio. Per quanto riguarda la provincia di Viterbo i cantieri monitorati sono distribuiti sul territorio come in figura 1. Le motivazioni e le necessità di effettuare un monitoraggio su diverse tipologie di opere e di cantieri di ingegneria naturalistica possono essere sintetizzate come segue: 1. Constatazione che ci sono pochi dati e studi relativi alle opere di IN: - esistono poche informazioni riguardo all'esecuzione e all'efficacia delle opere di ingegneria naturalistica; - esistono poche informazioni riguardo ai tempi ed ai costi di esecuzione di tali opere; - risulta difficile valutare l'effettivo impiego di mano d'opera nell'ambito dell'esecuzione di tali opere; - è difficile effettuare un'analisi dei prezzi senza sapere l'esatto contributo delle singole componenti (materiali, mezzi, operai, etc.); - esistono pochissimi studi che pongono a confronto casistiche differenziate (particolarità del contesto geo-morfo-climatico e socio-economico-professionale dell'italia Centrale). 2. I dati a disposizione sono ancora difficilmente comparabili con quelli dell'ingegneria tradizionale, considerando anche l'impiego elevato di manodopera; 3. Sono tecniche, in alcuni casi, antiche che ora si cerca di reimpiegare e di cui si sente la necessità di certificare l'esecuzione; I CANTIERI MONITORATI I cantieri di IN realizzati nella provincia di Viterbo e monitorati nell'ambito del progetto regionale sono dislocati sul territorio così come indicato nella figura
7 L ingegneria naturalistica nella Provincia di Viterbo Torrente Arrone Valentano-cava S.p. Valle di Bagnoregio Celleno Difese spondali sul torrente Arrone Le tipologie di opere realizzate per la difesa delle sponde del Torrente Arrone sono state le seguenti: - Palificata spondale viva; - Materassi rinverditi; - Scogliera rinverdita. Il cantiere è risultato essere molto interessante poiché collocato nella parte terminale dell'asta del torrente comprendente anche la zona della foce. Tale localizzazione ha determinato condizioni peculiari per la realizzazione delle opere, dato che l'acqua nell'alveo, in tale zona, si presenta salmastra ed il livello idrico nel torrente è influenzato anche dai fenomeni di alta e bassa marea, per tale motivo è stata impiegata come specie per il rinverdimento la tamerice (Tamarix spp.). Tale specie ha presentato una buona capacità di attecchimento per talea, determinando il successo delle opere realizzate. Per meglio comprendere quali siano stati i parametri monitorati nei cantieri relativi alle opere idrauliche si veda l'allegato 1, in cui si riportano le schede ante-operam ed in-opera del suddetto cantiere. Ripristino della cava in comune di Valentano Loc. Saturnina L'intervento di ripristino della cava è avvenuto tramite la realizzazione di gradoni sui quali è stato effettuato un impianto, su duplice filare, di Robinia pseudoacacia. Il recupero non si può definire un successo dato che il rimodellamento morfologico presenta gradoni con alzata di 6 m e a pareti pressoché verticali, inoltre la scelta della specie impiegata non favorisce il ricrearsi di condizioni tali da consentire il reinserimento ambientale della cava stessa, dato che la suddetta specie è considerata un'infestante. Si deve comunque precisare che l'ambiente circostante la cava è piuttosto antropizzato e che il substrato risulta essere particolarmente arido e di difficile colonizzazione, il che ha in parte determinato i motivi per cui è stata impiegata tale specie vegetale per il recupero a verde. Va, inoltre detto, che fino ad oggi nella Regione Lazio non esistono linee guida specifiche per l'eventuale impiego di tecniche di ingegneria naturalistica finalizzate al recupero delle cave. Per maggiori dettagli sulla cava di Valentano si rimanda all'allegato 2. Bassano in Teverina Fig Cantieri monitorati, nella provincia di Viterbo, nell'ambito delle tre convenzioni stipulate con la Regione Lazio. Consolidamento del versante nord dell'abitato di Celleno L'area oggetto dell'intervento si presentava in frana e gli interventi di messa in sicurezza della rupe realizzati riguardano: 1.Regimazione delle acque meteoriche con relativo allontanamento per ridurre l'erosione superficiale, l'infiltrazione e l'appesantimento del terreno che potrebbe generare ulteriori assestamenti della coltre superficiale; 2.Consolidamento della scarpata con opere di sostegno stradali per definire una maggiore tenuta del terreno poco coerente e garantire una pendenza più adeguata; 3.Ripristino dell' efficienza delle briglie costruite negli anni passati(~1930), nel fosso che scorre poco distante dal piede della rupe. Nel raggiungimento degli obiettivi del consolidamento era prevista la realizzazione di una serie di opere di ingegneria naturalistica che in fase di variante sono state stralciate. La variante si è resa necessaria, a causa del rinvenimento di ulteriore pre- 171
8 Seconda relazione sullo stato dell ambiente - aggiornamento 2003 senza di acqua sotterranea che non era prevedibile in fase di progetto. Le opere di ingegneria naturalistica realizzate sono state solo delle briglie in legname e pietrame, mentre gli interventi più consistenti hanno riguardato la realizzazione di un complesso sistema di drenaggio delle acque meteoriche e provenienti dagli scarichi civili. Bisogna specificare che tale cantiere si presentava già ultimato all'inizio dell'attività di monitoraggio, di conseguenza si è potuto solamente constatare lo stato delle cose e non l'evoluzione nel tempo. Consolidamenti nel comune di Bassano in Teverina Loc. Belvedere, S. Antonio e Mandolo L'obiettivo dell'intervento consiste nella realizzazione di opere finalizzate all'eliminazione delle cause predisponesti il dissesto idrogeologico (infiltrazioni idriche, scoli urbani) e di opere di sostegno, attivo e passivo, delle parti più acclivi ed instabili del costone tufaceo, su cui sorge il centro storico, e del sottostante pendio. Il progetto prevede la realizzazione dei seguenti interventi: 1. Realizzazione di una rete di drenaggio delle acque meteoriche e degli scarichi civili. 2. Realizzazione nell'alveo, a valle del sistema di drenaggio, di opere di difesa per contenere l'erosione del fosso stesso, consistenti in una serie di piccole briglie in legno e pietrame (vedi figura 11). 3. Realizzazione di interventi di sostegno passivi quali muri in c.a. rivestiti con blocchetti di tufo; Interventi di sostegno attivi quali viminate vive e piantagione di specie arbustive locali (da realizzare). 4. Sistemazione del versante nelle zone a valle del muro sopra citato, realizzata tramite una serie di tre file di gabbionate (vedi figura 3). Le opere di ingegneria naturalistica prevista dal progetto erano, pertanto le seguenti: - N. 6 Briglie in Legno e Pietrame; - gabbioni rinverditi; - viminate vive; - piantagione di essenze arbustive autoctone. Dopo la prima fase di sopralluoghi sono state rinvenute alcune problematiche nella corretta esecuzione delle opere di ingegneria naturalistica, determinate da due delle cause che più spesso si presentano in questi cantieri: 1. inesperienza di progettisti e ditte nella realizzazione di queste opere (es. i gabbioni sono stati Fig Briglie in legname e pietrame riempiti con materiale di cava non idoneo al rinverdimento con talee); 2. contrasti con i proprietari dei terreni in fase di sistemazione (es. le viminate vive sono state trasformate in palizzate morte, cfr. figura 12, poiché il proprietario dell'appezzamento voleva continuare ad utilizzarlo dopo la sistemazione e non gradiva lo sviluppo delle talee prevista dall'opera). Attualmente deve essere ancora realizzato un sopralluogo per constatare la chiusura dei lavori, verificare la presenza di eventuali modifiche realizzate sugli interventi già effettuati e la realizzazione della piantagione con essenze arbustive autoctone, non ancora effettuata alla data della visita in cantiere. CONCLUSIONI Le attività intraprese al fine di migliorare la realizzazione delle opere a basso impatto ambientale sono, pertanto, molteplici in tutta la Regione Lazio, fenomeno che si riflette in maniera considerevole nel territorio Viterbese. Si nota infatti un elevato interesse sia da parte dei liberi professionisti coinvolti nella progettazione basata sulle tecniche di ingegneria naturalistica, sia delle pubbliche amministrazioni, come la Provincia di Viterbo e il Consorzio di Bonifica della Maremma Etrusca. Tale interesse, da parte delle suddette amministrazioni, si è infatti esplicitato nella realizzazione del cantiere didattico, sopra descritto, e nell'organizzazione del primo Workshop sull'ingegneria naturalistica organizzato dal sopraccitato consorzio di bonifica. Bisogna, inoltre, precisare che la presenza nel territorio della provincia dell'università, che si occupa direttamente di tali questioni, sta incentivando la realizzazione, nell'ambito di cantieri in corso d'opera, di sperimentazioni atte a ricercare specie idonee all'impiego nelle opere di ingegneria naturalistica, diverse dal genere salix, in grado di sopravvivere 172
9 L ingegneria naturalistica nella Provincia di Viterbo nelle difficili condizioni ambientali imposte dal clima mediterraneo. Risulta, pertanto auspicabile una sinergia di tutti gli Enti che si occupano della pianificazione territoriale al fine continuare l'azione informativa e formativa intrapresa. ALLEGATO 1 Palizzate morte Fig Versante oggetto della sistemazione: gabbioni con talee di Salix alba e piccole palizzate BIBLIOGRAFIA AA.VV., 2001, Primo Manuale di Ingegneria Naturalistica della Regione Lazio. AA.VV., 2003, Secondo Manuale di Ingegneria Naturalistica della Regione Lazio (in corso di stampa). LACHAT B., PALTRINIERI L., 1999, Vere e falsa ingegneria naturalistica sui corsi d'acqua, In Atti del Convegno "Efficacia e costi degli interventi di ingegneria naturalistica", EFIB-AIPIN, Trieste novembre SCHIECHTL H. M., 1987, La bioingegneria, una tecnica per il recupero ambientale, Acer 2, U.S.D.A., 1992, Soil bioengineering for upland slope protection and erosion reduction, In "Engineering field handhbook", Soil Conservation Service, Washington D.C. 173
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