Il Qatar: l emergere di una piccola-grande potenza

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1 LA PRIMAVERA ARABA UN ANNO DOPO F O C U S Il Qatar: l emergere di una piccola-grande potenza FRANCESCO BRUNELLO ZANITTI Ricercatore associato dell IsAG, autore di Progetti di egemonia (2011). Le rivolte arabe del 2011 hanno rappresentato una svolta storica le cui conseguenze sono ancora in divenire. In questo contesto è emerso il particolare ruolo assunto dal Qatar, il quale ha consolidato nell ultimo anno un ascesa geopolitica iniziata circa quindici anni fa. Negli ultimi anni il paese arabo si è dimostrato, inoltre, un importante interlocutore diplomatico, mediatore tra diversi attori in conflitto in diverse zone del Vicino Oriente e dell Africa, in particolare in Libano, Sudan e Yemen. Quali sono le origini storiche di questo fenonemo geopolitico e perché proprio questo paese arabo è stato in grado di compiere una simile ascesa? PAROLE CHIAVE: AL JAZEERA ARABIA SAUDITA BAHRAYN DIMUKRATIYYAT AL-KHUBZ IRAN LIBANO QATAR SOUTH PARS/NORTH DOME SUDAN USA YEMEN PROSPETTIVE STORICHE DELL AFFERMAZIONE GEOPOLITICA QATARIOTA Il Qatar è una monarchia assoluta governata dalla famiglia reale Āl Tānī, ed è un piccolo Stato peninsulare il cui unico confine terrestre è rappresentato da quello che condivide con l Arabia Saudita. L emirato arabo, ottenuta l indipendenza dal Regno Unito nel settembre del 1971,

2 QATAR

3 IL QATAR: L EMERGERE DI UNA PICCOLA-GRANDE POTENZA è diventato uno dei più ricchi Stati del Vicino Oriente, soprattutto grazie all ingente disponibilità di gas naturale (circa il 14% delle riserve mondiali) e petrolio. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, inoltre, Doha è il primo paese al mondo in base al PIL (PPA) pro capite 1. Come accade ad altri paesi del Golfo, alcuni territori controllati dal Qatar sono rivendicati da Stati vicini. Esistono contenziosi in particolare con il Bahrayn, mentre la più grande riserva di gas qatariota, South Pars/North Dome, si trova nel Golfo Persico ed è condivisa con l Iràn. Si tratta del più grande giacimento di gas naturale a livello mondiale che dispone, secondo l International Energy Agency (IEA), di 51 trilioni di m 3 o 50 miliardi di barili di gas naturale condensato 2. Nel corso degli anni le dispute territoriali nel Gorso Persico hanno rappresentato un aspetto costante di conflittualità tra i diversi attori regionali. Questa competizione è dovuta principalmente alla presenza di elevate quantità di risorse, ma anche dal fatto che gli attuali confini sono stati determinati arbitrariamente dalle potenze coloniali, le quali hanno controllato per anni grandi estensioni di regioni desertiche. Pertanto, le dispute territoriali non sono state solamente comuni, ma anche di difficile soluzione per le condizioni geografiche avverse. Nel 1968, quando il Regno Unito annunciò l intenzione di ritirarsi da tutti i paesi del Golfo, garantendo l indipendenza ai diversi emirati, l idea di base era rappresentata dalla creazione di un unica entità statale, comprendente gli attuali Emirati Arabi Uniti, Qatar e Bahrayn. A causa delle dispute territoriali risalenti agli anni 30 del XX secolo e soprattutto per l accesa competizione tra le diverse famiglie reali, in particolare tra gli Āl Tānī del Qatar e gli Āl Khalīfah del Bahrayn, i negoziati per la creazione di un unico emirato fallirono nel 1970, comportando la nascita di tre distinti Stati sovrani. Malgrado non si siano verificati considerevoli scontri militari tra Dōha e Manāma, negli ultimi trent anni la conflittualità tra i due emirati è apparsa costantemente in una condizione latente. Le dispute maggiori tra i due paesi erano connesse alle comuni rivendicazioni dell isola di Hawār, della città costiera di Zubarah e delle scogliere di Fasht al Dibel, le quali portarono Qatar e Bahrayn vicini al conflitto militare nel 1986, paralizzando l attività del Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG) tra 1987 e Le tensioni tra i due Stati arabi cessarono nel marzo 2001, quando la Corte Internazionale di Giustizia si pronunciò a favore del diritto di sfruttamento da parte delle autorità qatariote delle risorse presenti attorno alla piccola isola, garantendo allo stesso tempo la sovranità territoriale di Hawār al Bahrayn e di Zubarah al Qatar. 3 Dal punto di vista religioso il Qatar è vicino all Arabia Saudita, dal momento che la maggioranza della popolazione e la dinastia Āl Tānī seguono la tradizione musulmana sunnita. Malgrado questa vicinanza re- 97

4 LA PRIMAVERA ARABA UN ANNO DOPO 98 ligiosa, sono esistiti e permangono ancora oggi alcuni contrasti anche con questo paese, in particolar modo per il buon rapporto diplomatico stabilitosi nel passato tra Qatar e Iràn, ma anche per alcune dispute di carattere territoriale. Nel 1974 gli Emirati Arabi Uniti cedettero all Arabia Saudita una striscia di territorio adiacente al Qatar, costringendo il passaggio obbligato attraverso lo Stato saudita per entrare o uscire via terra dal territorio qatariota. Per questo motivo Dōha non ha mai accettato i nuovi confini. Nel 1990, in preparazione dell attacco della coalizione guidata dagli Stati Uniti contro l Iraq, Riyād iniziò a dispiegare le proprie truppe all interno del territorio conteso, accrescendo le preoccupazioni qatariote di una potenziale invasione saudita 4. Agli inizi degli anni 90 Dōha non disponeva della capacità di mediazione e della forza, soprattutto economica e mediatica (se si pensa ad Al-Ğazīrah), che attualmente invece possiede; in questa fase storica però sono individuabili e comprensibili i prodromi della successiva ascesa geopolitica. Per motivi legati alla propria sicurezza e alla percezione di un imminente minaccia esterna, incapace di stabilire un deterrente militare contro il vicino decisamente molto più forte, il Qatar iniziò a rafforzare i propri legami diplomatici con Tehrān, il rivale religioso e geopolitico dell Arabia Saudita. Le autorità qatariote e iraniane, unitamente alla cooperazione in ambito energetico, si accordarono per mettere in atto una potenziale collaborazione nei settori legati alla difesa e alla sicurezza. Riyād iniziò a percepire i pericoli derivati da una salda alleanza Dōha-Tehrān, senza dimenticare le possibili ripercussioni per la popolazione sciita abitante in Bahrayn e nelle province orientali della stessa Arabia Saudita. D altra parte Washington, conscia delle numerose risorse presenti in territorio qatariota e delle delicate dinamiche diplomatiche legate alla propria influenza nel Vicino Oriente, nonché del rapporto conflittuale con l Iràn, cominciò a giudicare positivamente un possibile rafforzamento delle proprie relazioni con Dōha. Fin dagli anni 50 gli Stati Uniti hanno mantenuto un solido rapporto con l Arabia Saudita. Il legame instauratosi era collegato a motivazioni di carattere economico, energetico, militare e geopolitico. Washington era interessata alle risorse petrolifere presenti in territorio saudita, ma allo stesso tempo, durante la Guerra Fredda, il legame con Riyād era fondamentale in funzione anti-sovietica. La stabilità del regno saudita era dunque un aspetto basilare nella strategia statunitense in Vicino Oriente, in modo tale da garantire l approvigionamento energetico e allo stesso tempo contenere l influenza dell URSS, molto forte in alcuni Stati arabi, come ad esempio in Egitto e Siria. Gli stretti rapporti militari tra Riyād e Washington trovarono il loro effettivo concretizzarsi durante la guerra contro l Iraq di Saddām Husayn tra 1990 e Per ovviare all accresciuto malcontento popolare dovuto

5 IL QATAR: L EMERGERE DI UNA PICCOLA-GRANDE POTENZA alla presenza di truppe straniere in Arabia Saudita (principalmente per motivi religiosi), le forze statunitensi in territorio saudita furono ridotte drasticamente alla fine del conflitto, mentre il Qatar cominciò ad essere considerato un alleato ideale e affidabile nell area. Dōha aveva garantito il proprio supporto durante il conflitto del 1991 e nel giugno del 1992 firmò con gli Stati Uniti un accordo di cooperazione per la difesa, iniziando una forte collaborazione in campo militare. In questa fase dunque il Qatar guardava sia all Iràn sia agli Stati Uniti, ma nel giro di pochi anni Dōha rafforzò i propri legami con quest ultimi. Una strategia contemporanea all accrescere delle dispute territoriali tra Riyād e Dōha, sfociate nell incidente di Khafus del 1992 e in altri scontri militari durante il 1993 che portarono il Qatar a boicottare il summit del CCG dell anno successivo 5. La moderna storia del Qatar inizia nel 1995, una data di svolta per l emirato arabo. In quell anno l emiro Hamad ibn Halīfa Āl Tānī rovesciò mediante un incruento colpo di Stato il regno del padre, šayh Halīfa ibn Hamad Āl Tānī che si trovava in viaggio in Svizzera. Questo evento comportò ulteriori tensioni tra il Qatar e i paesi arabi vicini, su tutti Arabia Saudita ed Egitto che inizialmente non riconobbero la legittimità del nuovo emiro. Una delle preoccupazioni del Qatar, piccolo Stato in mezzo a importanti paesi come Arabia Saudita, Iraq e Iràn, era rappresentata da una possibile invasione straniera, come avvenuto al Kuwayt pochi anni prima. Dal momento che l emiro deposto ricevette un forte sostegno politico da parte di Egitto e Arabia Saudita, l élite qatariota temeva un suo ritorno. In questo particolare contesto, caratterizzato da una forte percezione di minaccia esterna, il nuovo capo di Stato promosse una serie di riforme volte a trasformare decisamente il regno, presentandolo (un evidente contraddizione per una monarchia assoluta) come maggiormente libero rispetto agli altri regni del Golfo e regimi arabi, e ricercando allo stesso tempo una maggiore cooperazione con gli Stati Uniti. Unitamente a tutto ciò, nacque il canale satellitare Al-Ğazīrah, negli anni a venire il più importante e seguito network in lingua araba. L emiro Hamad intendeva porre termine alla considerazione, frequente all esterno, del proprio paese come uno Stato satellite dell Arabia Saudita. Negli anni 70 Riyād, grazie alla sua influenza, aveva forzato il Kuwayt e il Bahrayn a porre termine ai propri esperimenti parlamentari, contrari alla rigida visione saudita collegata ai precetti wahabiti. Nel primo anno di governo, il nuovo emiro del Qatar annunciò l avvio di una serie di riforme, favorendo elezioni municipali alle quali potessero partecipare e votare anche le donne. Il canale Al-Ğazīrah rese possibile la presentazione del Qatar come un paese distinto dai restanti Stati arabi, descritti il più delle volte, in maniera strumentale, come regimi oppressori, corrotti e incapaci di modernizzare le rispettive società. La nuova televi- 99

6 LA PRIMAVERA ARABA UN ANNO DOPO 100 sione favorì anche la legittimazione della sempre più stretta alleanza militare ed economica con gli Stati Uniti, in una fase in cui il regime qatariota si sentiva vulnerabile; Al-Ğazīrah era vista come un potente mezzo di difesa contro gli attacchi provenienti dai media sauditi, egiziani e iraniani 6. Il canale satellitare cominciò la sua ascesa, la quale si consolidò soprattutto dopo l 11 settembre 2001, diventando famosa per essere il mezzo di comunicazione dei video di Usāma Bin Lādin e dei talebani, nonché durante le guerre in Afghanistan nel 2001 e in Iraq nel Soprattutto nel caso iracheno la televisione di Doha si mostrò molto critica nei confronti dell operato statunitense. Il soft power di Al-Ğazīrah ha rappresentato, anche durante le rivolte arabe, uno dei più importanti strumenti in mano al regime qatariota per presentare un immagine positiva dell emirato nel mondo e garantire l ascesa geopolitica di Dōha, ma anche per favorire l implementazione di una determinata politica per il Vicino Oriente e l Africa settentrionale attraverso precise campagne mediatiche. Il canale tratta costantemente di questioni internazionali, quasi mai di politica interna dell emirato, ed è stato considerato come uno dei mezzi informali adottati dal Qatar per favorire la propria politica estera. L uso strumentale di questo network è risultato evidente quando il canale è diventato, attraverso un approfondita copertura mediatica, un potente mezzo di comunicazione a favore dei cambi di regime in Libia, Tunisia, Egitto e Siria, mentre contemporaneamente non considerava con la medesima attenzione le sommosse in Bahrayn, scoppiate contro un regime guidato da un monarca sunnita in un paese a maggioranza sciita. Una minima attenzione per Manama è stata proposta solo dal canale inglese del network e non da quello in lingua araba. Al-Ğazīrah, controllata direttamente dallo Stato attraverso la Qatar Media Corporation, pur presentandosi come un emittente libera e dalla linea editoriale indipendente, ha rappresentato fin dalle origini dell ascesa geopolitica del Qatar un potente mezzo per la politica estera dell emirato. A margine delle rivolte arabe, e considerato l emergere delle forze islamiche moderate e radicali sostenute da Dōha, il canale satellitare può rappresentare nel futuro un mezzo di comunicazione non solo panarabo, ma piuttosto pan-islamico, portatore di una determinata visione di Islam grazie alla continua espansione del network al di fuori del contesto arabo. Nel 2006 è nata Al Jazeera English, tra 2010 e 2011 sono sorte Al Jazeera Balkans, con sede a Sarajevo, e Al Jazeera Turkey, mentre è in programma l apertura del canale in lingua swahili Al Jazeera Kiswahili per l Africa orientale. Nel 1996, in aggiunta alla serie di manovre economiche e alla nascita di Al-Ğazīrah, avvenne un ulteriore importante cambiamento dal punto di vista militare. L emiro investì, infatti, più di 1 miliardo di dollari nella costruzione della base militare di Al Udeid, quella che sarà la più impor-

7 IL QATAR: L EMERGERE DI UNA PICCOLA-GRANDE POTENZA tante base statunitense al di fuori del territorio di Washington negli anni successivi. La base include una delle più lunghe piste di decollo, può ospitare 120 aerei e più di truppe. Nel 2002 Washington decise il trasferimento definitivo del proprio personale militare da Prince Sultan in Arabia Saudita a Al Udeid, la quale divenne negli anni successivi il principale punto d appoggio per le guerre in Afghanistan e Iraq. Gli Stati Uniti hanno, inoltre, altre basi in Qatar; As Saliyah, nei pressi della capitale, e Camp Snoopy, vicino all Aeroporto Internazionale e Commerciale di Dōha. Queste due basi offrono attualmente il maggior supporto all azione statunitense nel Golfo Persico. LA STABILITÀ INTERNA: FATTORE CHIAVE DELL ASCESA GEOPOLITICA DEL QATAR Un elemento di forza del Qatar è senza dubbio il fatto che abbia mantenuto nella sua breve storia indipendente una costante situazione di stabilità politica. Questo fattore, unito al potere rappresentato da un mezzo di comunicazione come Al-Ğazīrah, rappresenta uno degli aspetti basilari che hanno favorito l ascesa geopolitica del piccolo emirato arabo. Ci sono state tre grandi transizioni, 1949, 1960 e 1995, ma si è trattato di abdicazioni o colpi di Stato incruenti, avvenuti sempre all interno dell ambiente dinastico, senza influire fortemente sulla stabilità interna del regno o sulla condizione della popolazione. Il Qatar è stato in grado di adottare una determinata politica estera negli ultimi anni grazie alle enormi ricchezze derivate dalle esportazioni di petrolio e gas naturale, ma anche a causa della totale assenza di resistenze o problematiche sociali interne che avrebbero potuto mettere in discussione il sistema di potere. Dōha non ha affrontato tensioni sociali tipiche dei restanti paesi della regione; vi è un elevato tenore di vita e anche per questo motivo il governo non ha incontrato evidenti difficoltà nel mettere in pratica la serie di riforme liberali dopo la svolta del Apparentemente il Qatar non sembra uno Stato intento all espansione di una particolare tipologia di ideologia politica, ma piuttosto quella di una determinata forma di società in cui il ruolo della religione è preponderante. Questa è inoltre collegata all ideale di promozione di uno Stato moderno, efficiente, affidabile e soprattutto ricco, portatore di benessere e senza gravi instabilità di tipo sociale, capace di favorire grandi investimenti interni ed esteri, acquistare aziende occidentali, ospitare grandi eventi sportivi e garantire una costante informazione, considerata libera, alle masse arabe mediante il proprio canale satellitare. Un immagine positiva e moderna in evidente contraddizione però con un sistema di governo anacronistico e non democratico. Gli Āl Tānī rappresentano la storia e la costruzione statale del Qatar, così come le alleanze familiari e tribali sono la componente portante dell emirato. Il 40% della 101

8 LA PRIMAVERA ARABA UN ANNO DOPO 102 popolazione qatariota è direttamente legato alla famiglia reale, mentre al restante 60% sono concessi ampi privilegi. La stabilità interna è garantita dal potere nelle sole mani della famiglia reale, ai cui membri sono affidati differenti e specifici compiti. 7 Malgrado tutto ciò, negli ultimi quindici anni è stata creata un immagine positiva del Qatar da presentare a livello globale, esemplificatasi nella politica estera dell emirato, ma facilitata anche da una crescita economica considerevole e da un sistema politico interno particolare. Un fattore importante dal punto di vista sociale per il paese e uno dei punti di forza per evitare le insurrezioni che hanno colpito i vicini Stati arabi, vista l assenza nel contesto qatariota del concetto di rappresentatività parlamentare, è l essere fondato sul principio del dimukratiyyat al-khubz (democrazia del pane), ossia il tacito contratto sociale attraverso il quale il regime garantisce un sistema socio-economico efficiente, sicuro e stabile in cambio di lealtà o al massimo quiescenza politica, senza reclami per maggiori libertà civili e diritti 8. La religione è la legge, visto che il paese è retto in parte dalla legge coranica, la shari a, e il rapporto tra Stato e Islam è fortissimo. Questo sistema, se da un lato ha rappresentato un aspetto positivo e un punto di forza per l ascesa geopolitica qatariota, da una diversa prospettiva risulta essere in aperta contraddizione con l immagine del Qatar presentata a livello mondiale. La libertà di stampa non è prevista, nonostante esista un network come Al-Ğazīrah considerato indipendente, ma direttamente controllato dallo Stato. Il paese è composto da circa 300 mila cittadini qatarioti e più di 1 milione di stranieri ai quali è impedita qualsiasi possibilità di naturalizzazione. La grande maggioranza di questi immigrati, soprattutto indiani, pakistani, filippini e arabi provenienti dai paesi limitrofi, è soggetta a condizioni lavorative che rasentano la schiavitù. La parità tra uomo e donna è riconosciuta, ma di fatto ha evidenti limiti. Il concetto di democrazia non esiste dal momento che non sono previste istituzioni o un apparato politico democratico, ma allo stesso tempo il Qatar si è mostrato difensore della democrazia e delle richieste popolari nel contesto delle rivolte arabe. Nel sistema politico di Dōha, dato che il benessere è stato raggiunto da gran parte della popolazione qatariota, non è previsto il concretizzarsi effettivo della democrazia, la quale può essere dunque sacrificata a favore di uno stabile, efficiente e ricco regime monarchico assoluto. IL RUOLO DI MEDIAZIONE DEL QATAR IN LIBANO, YEMEN E SUDAN. I RISULTATI E I MOTIVI DELL AZIONE DIPLOMATICA QATARIOTA Malgrado a partire dai primi anni 2000 Dōha abbia instaurato un solido legame con Washington, la sua particolare posizione non ha per-

9 IL QATAR: L EMERGERE DI UNA PICCOLA-GRANDE POTENZA messo all emirato di abbandonare definitivamente l alleanza con Riyād o di adottare una politica totalmente avversa all Iràn. Nell ultimo decennio il Qatar ha mantenuto un contemporaneo positivo rapporto con Stati Uniti, Israele e Arabia Saudita da una parte, ma anche con Iràn, Siria ed organizzazioni come Hamās, Hizb Allāh e Fratellanza Musulmana dall altra. Anche con i paesi del BRICS esiste un ottima relazione, soprattutto con India e Cina, paesi interessati ai legami economici ed energetici. Le relazioni diplomatiche con la Russia si trovano invece in una fase negativa, visto il passato supporto del regime qatariota nei confronti dei gruppi islamici radicali e ceceni operanti nel Caucaso. Anche con Damasco, storico alleato di Mosca nel Vicino Oriente, i rapporti sono andati deteriorandosi, soprattutto tra 2010 e 2011, per divenire oggi totalmente irrecuperabili rispetto a una passata positiva relazione. Questa particolare propensione diplomatica del Qatar, soprattutto grazie all azione del primo ministro Hamad ibn Ğāsim ibn Ğābir Āl Tānī, ha permesso all emirato di presentarsi come un efficace mediatore in diverse intricate questioni internazionali. In definitiva è stata riconosciuta al Qatar una sorta di neutralità tra diversi contendenti, anche se molto spesso questo carattere super partes è una definizione contradditoria, visto lo stretto legame esistente con Washington. L azione diplomatica di mediazione del Qatar è stata valutata come una sorta di delega predisposta dagli Stati Uniti per difendere gli interessi geopolitici statunitensi senza una diretta partecipazione di Washington al tavolo delle trattative. Questo fattore è evidente soprattutto oggi, in una fase storica di passaggio da un mondo unipolare a guida statunitense a uno di tipo multipolare, in cui l azione diplomatica di Washington è maggiormente ostacolata da nuovi attori geopolitici e da differenti tipologie di sfide. In ogni caso, affermare che il Qatar agisca totalmente e solamente in favore degli interessi statunitensi è un interpretazione riduttiva che non tiene conto di una serie di aspetti. L azione diplomatica del Qatar è in un certo senso ben vista anche dalla stessa Arabia Saudita, malgrado i ricordati contrasti del passato e una visione di politica interna differente. Questo fatto è dovuto a motivazioni di carattere religioso, dal momento che Dōha intende favorire i cambiamenti regionali, lo sviluppo economico e la prosperità, mantenendo al contempo un sostanziale conservatorismo, strettamente legato all Islam sunnita, e un rigido controllo delle autorità statali. Allo stesso tempo però, la spregiudicatezza diplomatica incarnata negli ultimi anni dal Qatar ha generato forti preoccupazioni nel regno saudita, soprattutto per quanto riguarda il ruolo assunto da Dōha nel favorire le rivolte arabe. La mediazione del Qatar è stata fondamentale in diversi teatri regionali, come ad esempio in Libano, Sudan, Yemen, Palestina, Iraq e nel conflitto tra Gibuti ed Eritrea. 103

10 LA PRIMAVERA ARABA UN ANNO DOPO 104 In Libano l azione decisiva di Dōha è avvenuta nel maggio 2008 dopo 18 mesi di paralisi politica, senza accordi sulla nomina del nuovo presidente. La contesa era essenzialmente tra il governo e Hizb Allāh; il Qatar si trovava in una posizione maggiormente neutrale rispetto ai contendenti interni ed esterni (Israele, Stati Uniti, Egitto, Arabia Saudita, Siria, Iràn). Al-Ğazīrah nella copertura della guerra tra Israele e Libano del 2006 aveva preso le parti della popolazione libanese, e pochi anni dopo il Qatar era in prima fila nella ricostruzione del sud del paese mediante ingenti investimenti. Dōha, rimanendo in contatto con Iràn, Siria, Arabia Saudita e Lega Araba, riuscì a superare l impasse dopo cinque giorni di mediazioni tra le parti in conflitto. La coalizione del 14 marzo guidata dall ex primo ministro Sa d Harīrī accettò l assegnazione ad Hizb Allāh di 11 seggi su 30 nel gabinetto di governo di unità nazionale, in cambio dell elezione di Mishāl Sulaymān alla presidenza del paese 9. Un altro teatro in cui è risultata decisiva l azione qatariota è stato il Darfur. Il Qatar ha favorito l accordo fra il governo e i gruppi ribelli del Justice and Equity Movement ( JEM), avvenuto a Dōha nel marzo 2010 dopo una serie di trattative iniziate l anno prima. L azione qatariota ha posto Dōha in una posizione privilegiata rispetto all Egitto, tradizionale attore influente nello Stato africano. La diplomazia qatariota si è attivata all inizio del 2008, chiamando in causa diversi attori regionali e globali come Stati Uniti, Francia, Cina, Libia, Ciad, Unione Africana, Nazioni Unite e Lega Araba, così come i gruppi ribelli del Darfur. In questo modo il Qatar si è presentato come un mediatore neutrale e sinceramente propenso a risolvere la questione anche grazie alla auto-presentazione di una determinata immagine sempre attraverso Al-Ğazīrah. Il fatto che il ministro degli esteri del Qatar, Ahmad ibn Abd Allāh al- Mahmūd, abbia fatto visita ai campi dei rifugiati del Darfur ha reso i gruppi ribelli meno scettici nei confronti di uno Stato arabo impegnato nel risolvere un conflitto. Una guerra che vedeva coinvolto proprio un paese arabo come il Sudan, in uno scontro tra nord, arabo e musulmano, e sud, cristiano e di popolazione a maggioranza africana sub-sahariana 10. Allo stesso tempo Dōha ha svolto un azione diplomatica significativa in un paese solitamente vicino all Arabia Saudita, ossia lo Yemen. In questo contesto la mediazione del Qatar è stata evidente, ma si è conclusa in un sostanziale fallimento. Nel 2004 il governo yemenita lanciò un massiccio attacco contro Sa ada, regione settentrionale del paese arabo caratterizzata da un forte ribellione anti-governativa guidata da Husayn Al Hūthi, leader di un gruppo ribelle successivamente noto come al- Hūthiyūn e avente come obiettivo la ripresa del vero spirito dello zaydismo, una variante dello sciismo islamico. La mediazione del Qatar iniziò nel 2007 e portò a un temporaneo accordo, mentre le autorità qatariote iniziavano a impegnarsi per garantire la ricostruzione dell area colpita

11 IL QATAR: L EMERGERE DI UNA PICCOLA-GRANDE POTENZA dalla ribellione, predisponendo investimenti da milioni di dollari. I ribelli avrebbero dovuto porre termine ai disordini, consegnare le armi al governo in cambio della nascita di un partito politico rappresentante i loro interessi; d altro canto il governo avrebbe dovuto ricostruire le proprietà danneggiate, liberando i detenuti e garantendo un minimo di libertà d espressione. Il fallimento qatariota in Yemen deriva dal fatto che nell aprile 2008 gli scontri tra le diverse fazioni ripresero vigore dopo una reciproca violazione degli accordi. Secondo alcuni analisti un motivo del fallimento è che il Qatar non adottò una decisa politica di mediazione come nel caso libanese e sudanese, temendo il malcontento saudita per un azione in una zona tradizionalmente legata alla sfera d influenza di Riyād. L Arabia Saudita ha sempre visto con preoccupazione la rivolta in Yemen, è intervenuta militarmente nel passato e giudicò negativamente l azione diplomatica del Qatar. Per questo motivo Riyād avrebbe favorito il fallimento delle trattative, temendo un collegamento tra i ribelli e l Iràn 11. I motivi che hanno spinto Dōha a favorire questi tipi di mediazione sono molteplici, così come le modalità attraverso le quali il Qatar è stato in grado di agire. Un primo elemento è legato al desiderio da parte delle autorità qatariote di estendere la propria azione benefica a livello regionale e mondiale grazie alle ingenti disponibilità finanziarie, un azione che aumenta il prestigio globale dell emirato. Secondo alcuni analisti, questo elemento sarebbe una caratteristica legata a una sorta di altruismo, fattore connaturato alla società qatariota, gerarchicamente strutturata e nella quale l emiro ha il dovere di compiere atti d altruismo, aiuto ed educazione. In questo modo sarebbero spiegati non solo i concreti tentativi di mediazione in delicati conflitti, ma anche gli investimenti in progetti umanitari predisposti dalla Qatar Foundation. L immagine positiva del Qatar a livello globale è stata presentata in Darfur, ma anche in altri paesi africani, sebbene la patina rappresentata dall altruismo copra degli interessi economici e geopolitici ben precisi. L azione di mediazione in un determinato paese può aprire degli interessanti canali per futuri investimenti e aumentare l influenza politica del Qatar. Dōha ha dimostrato un particolare interesse negli ultimi anni nel mercato del cibo per garantire la propria sicurezza alimentare, dal momento che importa circa il 90% dei prodotti alimentari. Il Sudan è importante proprio per questo motivo, visto che nell ottobre 2009 è stato lanciato il piano Hassad Foods Sudan, un investimento di 100 milioni di dollari da parte della Qatar Investment Authority (QIA), del Qatar s Sovereign Wealth Fund (SWF) con l obiettivo di coltivare acri di terra e attirare ulteriori investimenti dal valore di 1 miliardo di dollari 12. Il recente interesse qatariota per la Libia, all interno del contesto delle rivolte arabe, è collegato ai possibili investimenti futuri legati al settore energetico, così come la potenziale mediazione tra governo 105

12 LA PRIMAVERA ARABA UN ANNO DOPO 106 afghano e talebani, nella quale il Qatar potrebbe assumere il ruolo di arbitro della contesa, potrebbe facilitare un aumento dell influenza dell emirato in un paese fondamentale per i corridoi energetici dell Asia centrale e meridionale. Sebbene nel caso libico si sia assistito all attiva partecipazione di reparti militari qatarioti, l esercito di Dōha non può competere con quelli di Stati come l Arabia Saudita, l Egitto o l Iràn. Grazie però alle ingenti risorse economiche di cui dispone, il paese arabo è stato in grado di mettere in campo forme alternative, garanti dell aumento della propria influenza regionale. In questo modo, è risultata possibile la legittimazione di un micro-stato come il Qatar, così come la sua sopravvivenza a confronto con potenze ben più grandi; unitamente al potere economico si deve comunque aggiungere la protezione militare garantita da Washington 13. In questo senso le autorità qatariote sono riuscite, mediante una particolare strategia, ad offrire una chiara risposta alla serie di preoccupazioni legate alla propria sicurezza agli inizi degli anni 90. In ogni caso, esistono ulteriori motivazioni geopolitiche per spiegare l azione in politica estera del Qatar. Malgrado Dōha mantenga un buon rapporto commerciale con Tehrān, unitamente agli altri Stati arabi sunniti intende prevenire un aumento dell influenza iraniana nel Vicino Oriente. Per questo motivo l aver favorito, ad esempio, il dialogo tra forze governative e Hizb Allāh in Libano può essere letto come una ricerca di stabilità politica per evitare una maggiore influenza iraniana nel paese. Una escalation della conflittualità e un eventuale presa di potere da parte dei gruppi sciiti avrebbe potuto comportare delle conseguenze negative per gli interessi generali sunniti, del CCG e degli Stati Uniti. Allo stesso tempo l azione in Sudan è legata al tentativo d instaurare una maggiore influenza araba in un paese fortemente legato all Iràn. Infine, l aver sostenuto l intervento saudita in Bahrayn contro i rivoltosi nel 2011, mentre si favorivano le rivolte in altre aree del Vicino Oriente, è un fattore collegato alla stessa logica competitiva tra sunniti e sciiti, tra monarchie arabe e Iràn. IL FUTURO RUOLO DEL QATAR NEL VICINO ORIENTE DOPO LE RIVOLTE ARABE La politica qatariota è stata spesso valutata negativamente da diversi attori globali e regionali. Dagli Stati Uniti e da Israele per il sostegno ad Hamās, così come per la passata difesa delle politiche iraniane a riguardo del diritto allo sviluppo del nucleare in senso pacifico. L Arabia Saudita ha interrotto le relazioni diplomatiche dal 2002 fino al 2007 a causa delle notizie di Al-Ğazīrah. In definitiva, la politica estera del Qatar e la presentazione di un immagine positiva, cercando di mantenere solide e proficue relazioni con diversi attori anche nemici tra loro, se da un lato

13 IL QATAR: L EMERGERE DI UNA PICCOLA-GRANDE POTENZA può comportare un aumento della propria credibilità a livello globale, una percezione di equilibrio e neutralità, da una diversa prospettiva può attirare molteplici inimicizie. Il Qatar è un paese che ispira sia irritazione sia ammirazione e lo si è visto durante le rivolte arabe. Dōha si è attivata al fine di isolare Al- Asad in Siria, ha svolto un ruolo fondamentale nel rovesciare il regime di al- Qaddāfī, continua a offrirsi come mediatore per risolvere la conflittualità interna dello Yemen ed è uno dei principali alleati del nuovo governo tunisino. Il Qatar è dunque diventato un vitale contropotere e una fonte di stabilità in un mondo arabo sconvolto dalle rivoluzioni, bloccato da decennali regimi, colpito da scontri interni e guerre civili; un area in cui gli Stati Uniti, dopo due guerre dispendiose, sono visti come una potenza in declino. Dōha è un alleato fidato di Washington, ma il sostegno rivolto ad alcuni leader islamisti radicali, particolarmente nella guerra di Libia, avrà le sue conseguenze. Il Qatar ha collegamenti con leader come l egiziano Yūsuf al-qaradāwiy, i libici Alī al-salabi e Abd al-hakīm Bel Hajj, l esponente di Hamās Khālid Mash al, ha favorito il sostegno finanziario nel passato ai talebani e oggi può ospitare le trattative con il governo di Kabul; senza dimenticare i collegamenti con la Fratellanza Musulmana in Egitto, Siria e Libia e con Rāshid al-ghannūshī in Tunisia; tra 2006 e 2008 il Qatar era considerato un paese eroico da Hizb Allāh per il sostegno mediatico durante la guerra con Israele e per la successiva fruttifera mediazione con la Coalizione del 14 Marzo. Questa strategia è volta non solo a sostenere nell area una particolare visione di Islam, visto che la religione rappresenta uno dei cardini della struttura interna dell emirato arabo, ma anche all aumentare la propria influenza a livello regionale, attraverso il soft power e l uso strumentale di Al-Ğazīrah, nonché mediante ingenti investimenti per la ricostruzione dopo le rivolte arabe. Si può dunque discutere la visione secondo la quale il Qatar agirebbe totalmente e solamente in favore degli interessi statunitensi e israeliani, dal momento che soprattutto con lo Stato ebraico e con Tehrān esistono dei rapporti molto ambivalenti; anzi, Dōha potrebbe essere un futuro ponte di collegamento tra Israele, Stati Uniti e Iràn. Il Qatar svolgerà un ruolo sempe più decisivo nel Vicino Oriente; un area che sarà maggiormente influenzata dai partiti islamisti piuttosto che da quelli secolari, in certi casi sarà considerata maggiormente democratica (vedi il caso tunisino), ma anche fortemente conservatrice. 107 NOTE 1 World Economic Outlook Database September 2011, GDP based on PPP per capita, International Monetary Fund,

14 LA PRIMAVERA ARABA UN ANNO DOPO South Pars attracts $15b in domestic investment, Mehr News Agency, 15/06/2010, 3 The Bahrain-Qatar Border Dispute: The World Court Decision, Part I, The Estimate, Volume XIII, Number 6, March 23, 2001, 4 Olivier Da Lage, The Politics of Al Jazeera or the Diplomacy of Doha, in The Al Jazeera Phenomenon: Critical Perspectives on New Arab Media, Pluto Press, 2005, p Ibidem, pp Mamoun Fandy, (Un)Civil War of Words: Media and Politics in the Arab World, London, Praeger Security International, 2007, pp May Darwich, Political stability: the mysterious case of Qatar, Middle East Political and Economic Institute, 13/02/2011, 8 Ibidem. 9 Mehran Kamrava, Mediation and Qatari Foreign Policy, The Middle East Journal, Volume 65, Number 4, Autumn 2011, pp Robert G. Rabil, Lebanon at the Crossroads, Open Democracy, 5/6/2009, 10 Ibidem, pp Ibidem, pp David B. Roberts, Qatari Mediation, University of Durham, Developing Agenda for Security Studies in the Gulf, 2011, p J. E. Peterson, Qatar and the World: Branding for a Micro-State, Middle East Journal, Volume 60, Number 4, Autumn 2006, p. 748.

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