Trento, 13 giugno 2012 Bim dell'adige, Consorzio dei Comuni trentini, Federforeste e Pefc Italia: siglato a Trento il protocollo di intesa Si è svolto questa mattina nella sala conferenze della Cooperazione Trentina a Trento il convegno 'Acqua, legno, foreste, territorio. Elementi di un nuovo patto di sistema per le comunità locali', organizzato da Consorzio dei Comuni Trentini, Bim dell'adige, Federforeste e Pefc Italia, e con la collaborazione della Provincia Autonoma di Trento. In una sala gremita da amministratori locali, autorità ed esponenti dell'economia e della società civile del Trentino, il convegno si è snodato per tutta la mattinata come occasione di confronto e di dibattito sui temi dell'acqua, delle foreste, del legno e dell'energia, in termini di conservazione del territorio, della biodiversità, della tutela del paesaggio, dei livelli di stabilità dei versanti e della qualità della vita, con contributi importanti da parte di tutti i relatori in programma. Nelle premesse del convegno c'era infatti la convinzione comune da parte dei quattro enti organizzatori che le comunità di montagna più di altre si trovino ad affrontare la sfida strategica di conciliare ambizioni e obiettivi di sviluppo sociale ed economico, con la necessità di preservare le risorse naturali e le fonti energetiche che il territorio esprime, e che rappresentano i veri elementi di valore sui quali fonda la qualità della vita dei nostri territori, e lo stesso sviluppo economico. A rappresentare le comunità della nostra provincia, Marino Simoni, presidente del Consorzio dei Comuni trentini, Renato Vicenzi, presidente del Bim dell'adige, Romano Masè, del dipartimento Territorio ambiente e foreste della Provincia Autonoma di Trento, e Gabriele Calliari, noto in Trentino come presidente di Coldiretti ma in questo caso nella veste nazionale di presidente di Federforeste. Il respiro nazionale del convegno è stato dato anche dalla presenza di Pierluigi Ferrari, presidente di PEFC Italia, di Filippo Brun, docente di economia forestale e montana all'università di Torino, e del senatore Valter Zanetta. Dopo il dibattito, ha concluso i lavori il vicepresidente della giunta provinciale e assessore all'ambiente Alberto Pacher.
Tra gli interventi di apertura del convegno, il presidente del Bim dell'adige Renato Vicenzi ha voluto sottolineare la collaborazione tra il suo consorzio e quello dei Comuni trentini, che hanno instaurato un dialogo e un rapporto di stretta collaborazione sulle tematiche inerenti la difesa e la valorizzazione del territorio e delle sue risorse, anche come strumento di sviluppo e crescita, in termini di soluzioni caratterizzati da un elevato livello di innovazione, anche nei settori tradizionali, e dall'uso delle nuove tecnologie. Innovazione quindi come modo di uscire dalla crisi, ma anche come nuovo modo di pensare, di essere e di agire, a tutti i livelli, ha puntualizzato Vicenzi. Nel corso del 2011, il Consorzio Bim Adige ha affrontato un percorso di ridefinizione del proprio ruolo, tesa a rafforzare la sua qualità di strumento di servizio e di sviluppo per i territori che lo compongono, con progetti specifici sui temi dello sviluppo sostenibile e intelligente dei nostri territori, vale a dire il risparmio energetico e la produzione di energia da fonti rinnovabili, l acqua come bene prezioso da tutelare e valorizzare, le foreste e il legno. A seguire, l'intervento di Marino Simoni, presidente del Consorzio dei Comuni trentini, che ha a sua volta messo l'accento sull'innovazione: Siamo da diversi anni impegnati sui temi dell'innovazione e della sostenibilità, declinati all'interno del nostro territorio, un territorio di montagna, di foreste, di pascoli, e quindi, in sostanza, naturalmente eco-sostenibile. Simoni ha rilanciato il senso del protocollo di intesa siglato oggi sottolineando la centralità di un patto di sistema tra tutti gli attori coinvolti al fine di trovare una sintesi in stretto raccordo col sistema Provincia: la risposta alla crisi ha continuato Simoni - arriva dalla montagna, come risorsa ed espressione della green economy, e non più come problema. Acqua, legno, foreste, agricoltura, energia sono la nostra storia: dobbiamo metterli a frutto come valori di sostenibilità ambientale da un lato, e dall'altro guardando allo sviluppo economico per mantenere la nostra gente sulle nostre montagne, gestire un territorio e promuoverlo. Tra i quattro firmatari del protocollo, anche Pefc Italia, l'ente di certificazione delle foreste attivo a livello mondiale. Il suo presidente, Pierluigi Ferrari, ha voluto evidenziare quanto il Trentino abbia dato prova di credere nella solidarietà, nella cooperazione, nella mutualità, con un patrimonio di risorse naturali, di sostenibilità economica e ambientale, su cui questo territorio ha saputo trovare il giusto equilibrio. Secondo Ferrari, è necessario credere nello sviluppo delle nostre montagne, e su questo Pefc vuole essere protagonista e lavorare assieme a Federforeste, Federbim e il Consorzio dei Comuni: abbiamo la responsabilità di essere enti gestori di una risorsa importante, che appartiene alle comunità. E' una scommessa importante per un paese che ha bisogno della gente di montagna, ha concluso Ferrari. A conclusione dei primi interventi, anche le parole di Gabriele Calliari, presidente Federforeste, che ha chiamato la politica a fare scelte di lungo respiro, lungimiranti, coraggiose e univoche. E' necessaria infatti una visione ambientale e quindi di mantenimento del territorio, ma che si coniughi con lo sviluppo dell'economia dei nostri territori. Il bosco, secondo Calliari, è una risorsa da coltivare e da mantenere. Se ciò non accade c'è il rischio che si
creino dissesti territoriali e idrogeologici: il bosco va gestito dall'uomo. Dal presidente di Federforeste è poi arrivata una proposta precisa: Perché non creare un indicatore quantitativo della risorsa bosco? Sarebbe interessante conoscere a livello numerico quanto vale e quanta ricchezza diretta e indiretta producono i nostri boschi: da qui potremmo partire per un approccio diverso e una coscienza nuova rispetto al tema del bosco di montagna. Infine, il tema delle certificazioni: Sono indispensabili, vanno applicate in maniera univoca su tutto il territorio nazionale, ma rischiano di rimanere astratte se non si crea un un valore aggiunto per il nostro legno ha affermato Calliari -. Oggi si certifica il percorso di processo, ma non il prodotto 'legno trentino', ad esempio, perché spesso e volentieri la materia prima non è italiana. E' fondamentale quindi creare distintività sul legno trentino e sui prodotti che ne derivano. A conclusione del primo giro di interventi, i quattro enti Consorzio dei Comuni trentini, Bim dell'adige, Federforeste e Pefc Italia hanno siglato il protocollo, per poi cedere la parola al senatore Valter Zanetta, che si è complimentato per la sigla e per l'iniziativa sinergica, in chiave dei una gestione comune delle risorse dei territori, da mantenere in mano alle comunità e agli enti locali. Tra le tre relazioni tecniche previste dal programma, la prima è stata affidata a Romano Masè, del dipartimento Territorio ambiente e foreste della Provincia Autonoma di Trento. Partendo dalla Convenzione europea del paesaggio, Masè ha illustrato i valori fondanti di una comunità di montagna: un territorio in quanto tale (Dolomiti), il patrimonio forestale, il patrimonio agro-pastorale e un sistema idrico. Questi elementi danno vita a valori come il paesaggio, la qualità della vita, la sicurezza e il benessere, che hanno però dei limiti strutturali: l'orografia, la marginalità fisica e le dinamiche naturali; limiti funzionali e culturali: la frammentazione, la resistenza al cambiamento e la scarsa consapevolezza del 'valore dei valori'. Centrale è il concetto di 'bilancio della sostenibilità' per un territorio di montagna, tra valori da riconoscere, far emergere e potenziare, e limiti da mitigare, governare e superare. Il futuro della montagna si gioca, sedcondo Masè, sul governo dell'equilibrio, per scongiurare il rischio dell'abbandono e del degrado: tra gli obiettivi e gli strumenti individuati dalla Provincia ci sono le filiere (turismo, agricoltura, selvicoltura, artigianato), i piani (Pup, Ptc, Pfm...), gli attori (imprese, proprietari forestali), progetti e azioni (Ati, contratti di filiera), ricerca e innovazione, con connessioni stratte tra enti di ricerca e mondo dell'impresa. E' necessario, ha affermato Masè, fare sistema tra produzione e trasformazione del legno per creare una vera filiera. L'esempio della Legge provinciale 11 del 2007 mette infatti al centro la stabilità del territorio, la qualità dell'ambiente e della vita e lo sviluppo socio-economico sostenibile. In conclusione secondo Masè i valori e le risorse sono enormi, ma limiti e costi son gravosi: serve quindi un'economia vitale, sostenibile e 'glocale', un'opportunità che può garantire sviluppo sociale ed economico in chiave green, all'interno di un patto di sistema, un patto sociale improntato a questi principi e rivolto verso il futuro. Filippo Brun, docente di economia forestale e montana all'università di Torino,
ha fornito dati, considerazioni e spunti importanti per un'analisi strutturale della filiera foresta legno. In Italia, il totale degli addetti del settore sono stimati tra i 500 e i 700 mila, e il contributo di tutti i comparti al Pil raggiunge il 4,5% del totale. L'estensione dei boschi italiani ha raggiunto a oggi il 35% della superficie totale, ed è in costante aumento. Secondo i dati disponibili, c'è però un sottoutilizzo produttivo molto marcato: la media europea del prelievo da bosco è del 65% dell'accrescimento, mentre in Italia è del 25%, che sale al 35% con l'utilizzo di legna da ardere (12 milioni di metri cubi). Il risultato è il ricorso strutturale all'importazione di legname: dal punto di vista economico è conveniente importare, dati i minori costi di produzione all'estero, ma gestire il bosco, secondo il professor Brun, non significa solo produrre materia prima ma anche fare sostenibilità e dare occupazione. Occorre dunque una gestione attiva, che richiede però sostenibilità e convenienza economica ha spiegato il docente -: sotto i 4-5000 ettari di bosco produttivo non è possibile remunerare i costi, e quindi le attuali dimensioni proprietarie di bosco in Italia sono antieconomiche. Nel nostro Paese, tutta l'attività che ruota intorno alla gestione del bosco dipende largamente dall'intervento pubblico e in chiave storicamente di tutela: Non ci sono quindi filiere integrate ha proseguito Brun -, e quindi il rischio per i boschi italiani è oggi quello dell'abbandono, fenomeno in crescita, in parallelo all'espansione delle superfici agricole e pascolive non più coltivate e invase dai boschi. Progetto innovativo e volto a coniugare ambiente e nuove tecnologie è quello illustrato da Walter Merler, del Servizio innovazione del Consorzio dei Comuni trentini, e da Filippo Nardelli, collaboratore del Consorzio stesso: Il bosco in tasca è infatti un progetto congiunto Bim dell'adige e Consorzio dei comuni per applicativi per smartphone e tablet: in sostanza il visitatore del bosco può ottenere in maniera semplice e immediata informazioni, foto, video e altri contenuti su quanto lo circonda direttamente sul proprio terminale, con mappatura gps, raccordo con i social network e il ricorso costante alla realtà aumentata. La piattaforma è stata sperimentata in val di Sole, ma si arricchirà di altri percorsi in tutto il Trentino: soluzioni tecniche sofisticate e innovative (gps, realtà aumentata, social network, cms...) ma con una fruizione molto semplice e naturale, alla portata di tutti. A seguire il dibattito, che ha visto gli interventi di Mario Panizza, presidente dei custodi forestale della provincia di Trento, Claudio Maurina, presidente dell'ordine dei dottori agronomi e dottori forestali del Trentino, Paola Moschini, del Green Building Council Italia. Le conclusioni sono state affidate ad Alberto Pacher, vicepresidente della giunta della Provincia Autonoma di Trento: La firma di questo protocollo segna un passaggio importante perché parla di noi, di risorse del territorio, di sostenibilità, di cooperazione. Tutti elementi che fanno parte della montagna e delle nostre comunità; ma sappiamo che non ci salviamo da soli, il Trentino da solo non ce la fa a difendere la montagna e il suo territorio. Ce la fa solo se sta assieme alle altre montagne, in rete con l'arco alpino italiano e non. Credo fermamente che sia possibile costruire una vera economia di montagna, al servizio delle comunità ha affermato Pacher -, in equilibrio tra il territorio e
le nostre necessità. La nostra economia, quella tradizionale, deve riprendere in mano gli elementi naturali (acqua, legno, pietra, energia), e tornare a essere temi politici ed economici veri: di fronte alla finanza e all'economia impalpabile, dobbiamo rimettere al centro l'economica vera, concreta, fatta da uomini che cooperano e che sanno mettersi assieme. Un bel messaggio in un momento storico così difficile, ha concluso. Per ulteriori informazioni Renato Vicenzi Presidente del Consorzio dei Comuni del Bim dell'adige 335 53 63 544 Per il Bim dell'adige Daniele Filosi 333 27 53 033