La guerra fredda e il mondo bipolare

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La guerra fredda e il mondo bipolare Introduzione Alla fine della Seconda guerra mondiale, i vincitori (anglo-americani e sovietici) si ritrovano, antifascismo a parte, in disaccordo e divisi su tutte le principali materie di negoziato, sugli assetti geopolitici postbellici, sul patrimonio ideologico, sui valori proclamati, sui modelli politico-istituzionali e di sviluppo economico adottati. L URSS, ormai la principale potenza europea, è un paese comunista, a partito unico, con un economia pianificata e centralizzata, un etica anti-individualistica fondata su disciplina e sacrificio; gli USA sono una potenza mondiale, una democrazia dalle ampie libertà personali, con un economia basata sul libero mercato e la libera iniziativa, un etica individualistica, centrata sul successo personale. L URSS, che ha sopportato a lungo il peso maggiore della guerra in Europa, vuole veder legittimato il suo ruolo di grande potenza e sviluppare un campo socialista chiuso e autosufficiente; paventa il rischio di un accerchiamento ostile; esige riparazioni e soprattutto sicurezza ai propri confini attraverso il controllo dell Europa orientale, che ha in gran parte liberato. Gli USA, che già prima della guerra erano la massima potenza, temono e vogliono contenere l espandersi dell influenza sovietica (politica del containment) e dare vita a un mercato mondiale in regime di libera concorrenza e in un contesto internazionale di democrazie. L Europa divisa in due Nell immediato secondo dopoguerra, sconfitto il nazifascismo, gli interessi difficilmente conciliabili di URSS e USA, le diverse e per molti aspetti incompatibili visioni del mondo, i reciproci sospetti nonché la parallela tendenza a sopravvalutare la forza e le capacità l uno dell altro portano al formarsi di due campi antagonistici destinati a dar vita alla costituzione di un nuovo ordine mondiale, tendenzialmente bipolare. 1

L Europa ne risulta divisa in due contrapposti blocchi di alleanze, in due aree separate e ostili, ideologicamente avverse, caratterizzate da economie e sistemi politico-ideologici alternativi e legate all egemonia delle due grandi potenze. La frontiera che divide in due la Germania (1949) e, ancor più, il muro di Berlino che dal 1961 divide la zona sovietica da quelle occidentali della città sono l espressione tangibile della linea di confine che contrappone i due blocchi e che Churchill già nel 1946 aveva chiamato cortina di ferro. Il confronto bipolare si allarga ben presto su scala mondiale e gran parte del mondo viene spartito in sfere di influenza, secondo frontiere legate essenzialmente alla capacità di USA e URSS di allargare la propria egemonia, inserendosi e incanalando il travolgente processo di decolonizzazione in atto, ovvero ancorando alla propria sfera le nuove nazioni indipendenti. Un nuovo baricentro del potere mondiale Il nuovo ordine bipolare regola il mondo a partire dalla situazione militare esistente al momento della resa tedesca (maggio 1945) e giapponese (agosto 1945). È un ordine di fatto e non di diritto che vede contrapporsi per oltre quarant anni, in un alternarsi di fasi più o meno acute di tensione e di distensione, il mondo libero e quello socialista, secondo le rispettive auto-definizioni; l imperialismo americano e il totalitarismo sovietico, secondo le definizioni che l uno darà dell altro; la Democrazia e il Comunismo, secondo la percezione dei contemporanei. Il nuovo ordine bipolare sposta il baricentro del potere mondiale dal cuore dell Europa in direzione dei due grandi paesi vincitori e si accompagna ed è la causa (oltre che l effetto) di uno stato permanente di contrapposizione e di ostilità reciproche fra i due blocchi denominato guerra fredda, fortunatissima formula utilizzata dal 1947. La guerra fredda, guidata da due soli Stati, ma estesa a due grandi schieramenti internazionali, si manifesta in molte forme (economica, diplomatica, culturale, politica e militare). Viene combattuta con molti mezzi (dagli aiuti economici per lo sviluppo all assistenza militare o tecnologica, alla corsa agli armamenti, alla penetrazione commerciale, al cinema, ai libri, allo sport, all attività dei servizi segreti, alla gara spaziale), ma soprattutto con l ideologia (anticapitalista dei sovietici e 2

anticomunista degli americani) e la propaganda, strumenti che permettono a URSS e USA di rafforzare le rispettive identità e il consenso interno a ciascun paese, la coesione all interno degli schieramenti e la legittimazione esterna di ciascuna potenza come guida del proprio blocco. Una pax armata La contrapposizione è in alcuni momenti asperrima. Tuttavia, americani e sovietici non arrivarono mai a uno scontro armato caldo, perché un conflitto con armamenti atomici (di cui gli USA sono dotati dal 1945 e l URSS dal 1949) avrebbe reso la vittoria di una delle due parti talmente costosa e catastrofica per entrambi i contendenti da divenire impossibile. USA e URSS insomma, pur impegnate in una lotta epocale che fa dell ideologia un potente mezzo di confronto-scontro, stabiliscono fra loro una pax armata, un equilibrio del terrore in cui armamenti atomici e missili a lunga gittata fungono da deterrenti. È una politica dell equilibrio assai diversa da quella praticata nel passato dalle grandi potenze (multipolare, scarsamente ideologica, legata a calcoli di potenza e prestigio, con alleanze mutevoli); si tratta ora di una specie di mutuo e rispettato armistizio che presuppone, per Realpolitik atomica, ma anche per reciproci e concreti interessi geopolitici, il riconoscimento delle rispettive sfere di influenza (inviolabili in Europa), e il conseguente diritto di entrambe le potenze di stroncare, all interno della propria sfera, qualunque tentativo volto a mutare la situazione esistente. Non a caso, gli USA non interferiscono in occasione della repressione sovietica della rivolta di Berlino Est (1953) o della rivoluzione ungherese (1956) né reagiscono all invasione della Cecoslovacchia (1968) o al colpo di stato militare in Polonia (1981) e, dal canto suo, l URSS accetta che venga debellata la resistenza comunista in Grecia (1948), o l estromissione dei comunisti italiani e francesi dai governi di coalizione (1947) e non reagisce al colpo di Stato di Pinochet, attivamente appoggiato dagli USA, contro il governo cileno di Salvador Allende (1973). 3

Sovranità nazionale nei territori egemonizzati Dunque, la sovranità nazionale è ridottissima se non inesistente nei territori egemonizzati dall URSS, che non permette vie nazionali al socialismo; è assai maggiore, ma comunque depotenziata, in quelli egemonizzati dagli USA che però, soprattutto in America Latina, sostengono apertamente o occultamente iniziative e Stati illiberali e antidemocratici. La guerra fredda di un mondo diviso incupisce, all interno di ciascun blocco, il clima culturale e sociale e produce forme degenerative di lotta politica: all interno del mondo sovietico viene duramente soffocata, criminalizzata, corretta nei campi di lavoro forzato ogni manifestazione di dissenso e viene duramente repressa ogni divergenza ideologica; nel mondo occidentale la paura dei rossi si traduce in forme di intimidazione e discriminazione (nel 1949, nella Germania federale i comunisti sono esclusi dagli uffici pubblici) soprattutto là dove esistono partiti comunisti forti (nel 1949, in Italia, la Chiesa scomunica i cattolici che sostengono il Partito Comunista), in polarizzazione dell opinione pubblica e in contrapposizioni sorde, anche in vere e proprie cacce alle streghe (il maccartismo negli USA). Alternative all ordine bipolare Il sistema della guerra-fredda domina le relazioni internazionali di gran parte del secondo Novecento, ma non le esaurisce. Non mancano, infatti, nonostante il saldo controllo esercitato dai due centri di potere sui paesi dei rispettivi blocchi, fenomeni disgregativi (la rottura fra l URSS e la Jugoslavia di Tito nel 1948 o quella assai più importante con la Cina alla fine degli anni Cinquanta) o, nel campo opposto, la relazione problematica con l egemonia statunitense della Francia di De Gaulle, che nel 1964 ritira le forze armate francesi dalla NATO. Non mancano eccezioni ai due rigidi allineamenti anche in Europa (Austria, Svizzera, Finlandia, Svezia), né tentativi di sviluppo autonomo e di alternative all ordine bipolare. I cosiddetti paesi non allineati, in maggioranza nuove nazioni indipendenti del Terzo Mondo, da poco libere dalla dominazione coloniale, tentano con scarso successo la via del neutralismo, del non allineamento ai due blocchi; denunciano la dipendenza economica subentrata al domino coloniale e oppongono alla logica della rivalità fra Est e Ovest, quella di una collaborazione fra Nord e Sud per lo sviluppo economico e sociale (Conferenza di Bandung, 1955 e di Belgrado, 1961). 4

Guerra fredda e decolonizzazione Lo scontro freddo fra USA e URSS, pur fermandosi in alcuni momenti al confine della guerra calda (a Berlino nel 1948 o a Cuba nel 1961), impedisce lo scoppio di un terzo conflitto mondiale e assicura all Europa una lunga pace armata, che congela conflitti interetnici o religiosi o indipendentistici che riemergeranno dopo la fine dell URSS (Balcani, Medio Oriente, Caucaso). Fuori d Europa, però, sono molte le piccole guerre calde, localizzate e limitate, spesso assai sanguinose, attraverso le quali USA e URSS cercano di allargare le rispettive sfere d influenza. In Asia, in Africa e America Latina, la guerra fredda s intreccia e interferisce con le vicende della decolonizzazione. È combattuta per procura, attraverso la diplomazia, le rivoluzioni, i colpi di Stato, le guerre civili, ma anche con l intervento diretto (o mascherato) degli eserciti delle due grandi potenze. In Asia i tre conflitti di maggior durata e dimensione vedono il coinvolgimento diretto degli Stati Uniti (guerra di Corea e del Vietnam) o dell URSS (guerra dell Afghanistan). In Medio Oriente invece, dove il confronto pressoché ininterrotto fra USA e URSS ha al proprio centro il conflitto arabo-israeliano, le numerose e aspre guerre vengono combattute per interposta persona. Qui e in tutta l Africa, molti paesi oscillano fra i due campi, alla ricerca di protezione politica e di aiuti militari ed economici, rendendo mobili le frontiere delle due sfere d influenza. In America Latina invece gli USA mantengono, con l eccezione di Cuba, un incontrastata influenza spegnendo duramente, con interventi armati diretti o mascherati, i movimenti rivoluzionari (Bolivia, El Salvador) o i governi filo-cubani (Nicaragua, Grenada) o sostenendo golpe e regimi militari. L allargamento della guerra fredda al mondo ne amplifica il carattere militarizzato, sostiene la corsa agli armamenti e finisce per mostrare l asimmetria del bipolarismo, a favore degli Stati Uniti. Al di là di qualche momento di quasi parità nucleare o di preminenza sovietica nella gara spaziale e nell influenza politica nel 5

cosiddetto Terzo Mondo, gli USA mantengono per tutto il periodo una superiorità militare e politica mondiale e soprattutto godono, nonostante un ventennio di rincorsa sovietica, di un incolmabile preminenza economica; sono più ricchi e tecnologicamente avanzati e sono al centro di una dinamica economia mondiale di mercato che comprende le aree più sviluppate (Nord America, Europa Occidentale, Giappone) e che si ramifica in tutti i continenti. Il decorso della guerra fredda: tre fasi storiche Il decorso della guerra fredda non è stato né lineare né continuo. Il quarantacinquennio 1946-1991 non è una monolitica fase storica ma, piuttosto, un costante e insieme discontinuo e complicato succedersi di eventi e strategie segnate sì da una logica bipolare, ma anche dall evoluzione dei rapporti fra USA e URSS, in un contesto internazionale movimentato dal dirompente processo di decolonizzazione e da una crescente globalizzazione. Semplificando dunque la realtà assai complessa di quei quarantacinque anni, nella quale i blocchi non sono mai stati così monolitici né il bipolarismo così perfetto come la reciproca propaganda presentava, si possono individuare almeno tre fasi, per altro altrettanto complesse e non uniformi al loro interno quanto l intero arco cronologico. La prima fase, tra l inizio del dopoguerra e i primi anni Sessanta, è la più aspra, ma conosce anche momenti di dialogo e tentativi di distensione. È, infatti, segnata dall istituzione del Cominform (1947) e del Comecon (1949) in risposta al Piano Marshall degli stessi anni, dal blocco sovietico di Berlino (1948), dalla costituzione del Patto Atlantico e dalla divisione della Germania in Repubblica federale tedesca e in Repubblica democratica tedesca (1949), dalla guerra di Corea del 1950-1953, dalla costituzione del Patto di Varsavia (1955), dalla costruzione del muro di Berlino (1961), dalla crisi dei missili a Cuba (1962), ma anche dalle leggi non scritte di Yalta (febbraio 1945) e dal reciproco containment di Potsdam (luglio-agosto 1945), dalla istituzione dell ONU (ottobre 1945), dal processo unitario ai crimini di guerra, dall inizio del terrore nucleare come fattore dissuasivo. La seconda fase, dal 1963 e il 1979, pur accompagnata dalla tragica guerra del Vietnam (1961-1973), da guerre arabo-israeliane, dall intervento militare a Praga (1968), dal golpe cileno (1973), si caratterizza anche per lo sviluppo della coesistenza pacifica, che non elimina la rivalità ma tenta di contenerla e stabilizzarla (reciproco riconoscimento delle due Repubbliche tedesche nel 1972; firma dei primi trattati sulla limitazione degli armamenti nucleari nel 1963 e loro effettiva prima riduzione nel 1972; sottoscrizione degli accordi di Helsinki che, nel 1975, sanciscono con trent anni di ritardo lo status quo dell Europa divisa). Nell ultima fase, a un iniziale ri-glaciazione provocata dall intervento sovietico in Afghanistan, (1979-1989), dalla repressione in Polonia (1981), dal dispiegamento dei missili SS 20 e Pershing, dalle crisi in Salvador e Nicaragua, fa seguito a metà degli anni Ottanta la ripresa della distensione e poi, tra il 1989 e il 1991, la fine di un mondo bipolare. Nel 1989 cade il Muro di Berlino, simbolo della cortina di ferro tesa dalla guerra fredda; nel 1990 avviene la riunificazione tedesca e nel 1991 implode l URSS, uno dei due garanti dell ordine bipolare. Il dibattito storiografico Chi comincia la guerra fredda che, fin dagli inizi, ciascuno dei contendenti addebita all altro? Fra gli storici il dibattito resta aperto. Per alcuni la principale causa scatenante va ricercata nell espansionismo dell URSS che sovietizza l Europa orientale, predice il 6

crollo del capitalismo e agita la rivoluzione mondiale; per altri nell espansionismo americano che vuole isolare il blocco sovietico nei suoi confini (politica del containment), ricostruire un sistema economico mondiale improntato sulle regole del capitalismo, garantirsi l esportazione di merci e capitali. Alcuni riconducono la responsabilità della divisione postbellica e della guerra fredda soprattutto ai contrastanti interessi geopolitici sul futuro della Germania e dell Europa; altri ancora all inconciliabilità fra due sistemi politici, economici e ideologici alternativi, entrambi a vocazione universalistica e che vedono l uno nell altro una minaccia alla propria esistenza. Sulla fine temporale della guerra fredda non ci sono invece grandi controversie. Il sistema del 1945 crolla fra il 1989 e il 1991. Con il crollo dei regimi comunisti dell Europa orientale e la dissoluzione dell URSS, termina la politica dei blocchi; vengono meno le ragioni geopolitiche e ideologiche connesse a una guerra che non poteva diventare pace né guerra calda diretta e definitiva. Alcuni storici però, con più precisione, circoscrivono il termine guerra fredda al solo periodo 1947-1963, ovvero agli anni di contrapposizione più aspra, caratterizzata da un non riconoscimento reciproco dell avversario (tipico di una condizione di guerra) che il successivo processo di distensione avrebbe superato. 7