Mercato lavoro, orari, produttività, salari
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- Sibilla Vacca
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1 Mercato lavoro, orari, produttività, salari Roberto Romano 22 marzo 2012 Sommario Premessa... 2 Rigidità della protezione dell'occupazione... 2 Italia, paese dai bassi salari... 4 Ore lavorate... 5 Costo del lavoro... 6 Orari di lavoro e ricerca e sviluppo... 7 Produttività... 7 Perché l Italia non cresce?... 8
2 Premessa Se l Italia è un paese dell area ocde, è in questo contesto che deve essere valutata. La pubblicistica non aiuta molto a capire il contesto di riferimento, ma mettendo insieme alcune informazioni sui livelli di protezione del lavoro, sui salari, sugli orari di lavoro, sugli investimenti, possiamo comprendere dove sono i nodi di struttura che dividono l Italia dai paesi di area ocde. Sono solo degli appunti ragionati, ma utili e funzionali per discutere di problemi che h una natura ben più profonda da quella che oggi discutiamo. Questi appunti sono solo una mappa ragionata delle diversità-affinità rispetto ai paesi di area ocde. Rigidità della protezione dell'occupazione Partiamo dalla presunta rigidità del lavoro dipendente italiano rispetto ai principali paesi di area ocde, più in particolare sui licenziamenti. Prendendo spunto dai dati OCSE relativi al 2008, pubblicati nel 2010, si osserva che il livello di protezione del lavoro italiano è mediamente più basso di molti competitors. Anche di quelli che molti giornali prendono a riferimento. L indice è dato da un insieme di misure che interessano le tutele del lavoro (protezione contro il licenziamento individuale; requisiti specifici per licenziamenti collettivi; la regolazione del lavoro temporaneo). L indicatore individua diversi livelli di tutela: zero quando il lavoro non è in nessun modo tutelato; sei quando è molto tutelato. La media sull insieme delle tutele dei paesi OCSE è pari a 2,2. I paesi che h le maggiori garanzie, ovvero maggiori rigidità sono: 1. Turchia (3,4); Lussemburgo (3,3); Messico (3,2); Spagna (3,1); Grecia (2,9); Francia (2,8); Portogallo (2,8); Norvegia (2,6); Germania (2,6); Belgio (2,6); Italia (2,6); Polonia (2,4); Austria (2,4); Repubblica Ceca (2,2); Finlandia (2,2); Olanda (2,2); Corea (2,1); Gli Stati Uniti sono al livello più basso, cioè a 0,8. Quindi l Italia ha un livello di protezione (medio) dei lavoratori inferiore a molti paesi dell UE. Ma non è questo l aspetto rilevante. Infatti, è il livello particolarmente basso di protezione dell Italia contro le dimissioni individuali dei lavoratori a tempo indeterminato rispetto la media dei paesi di area ocde. Se consideriamo l indicatore OCSE di protezione dei lavoratori (individuali), cioè l oggetto della trattativa del governo Monti con le parti sociali, l Italia si trova agli ultimi posti della classifica (0,7), contro una media dei paesi OCSE di 1,11. Al di sopra di questa media troviamo paesi come la Corea (1,0), la Polonia (0,8), la Svezia (1,1), il Giappone (0,8). Germania, Francia e Lussemburgo h livelli di protezione che non h pari in tutti gli altri paesi. Sostanzialmente il lavoro individuale dell Italia ha livelli di tutela più bassi rispetto alla media dei paesi OCSE, mentre la protezione dai licenziamenti collettivi è perfettamente in linea con la media. Diversamente, non si spiegherebbero i licenziamenti collettivi intervenuti in Italia in questi ultimi 3 anni. La tavola di cui sotto è lo specchio fedele del disagio lavorativo italiano, comparato a livello OCSE.
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4 Italia, paese dai bassi salari I lavoratori italiani sono, a livello ocde, tra i peggio remunerati, nonostante lavorino molto di più in termini di ore lavorate. Nonostante queste condizioni di vantaggio comparato rispetto ai competitors internazionali, la competitività delle imprese è molto bassa. I dati dell OCSE rivelano come dal 2002 al 2009 il salario dei lavoratori italiani è verticalmente caduto. Se l Italia nel 2002 è in una posizione defilata, ben lontana dal centro dell Europa e vicina ai paesi meno ricchi (primo grafico), la situazione nel 2009 è molto più grave. L Italia è scavalcata dalla Spagna e dalla Finlandia, e viene avvicinata dalla Slovenia. In sostanza, l Italia da ultimo paese dell Europa ricca nel 2002, diventa il secondo paese dell Europa povera. Salari medi lordi al 2002, salari medi 2002, in US$ 2009 a parità di potere d'acquisto, prezzi correnti Salari medi lordi al 2009, salari medi 2009, in US$ 2009 a parità di potere d'acquisto, prezzi correnti
5 Ore lavorate A proposito di intensità del lavoro, i lavoratori italiani lavorano molte più ore di paesi che per definizione sono più produttivi. Sempre dall Ocde ( 2008) si può vedere che l Italia è molto vicina ai paesi meno sviluppati in termini di ore lavorate. Quindi, la tesi del lavoratore italiano fannullone, assenteista non trova nessuna conferma. Ore lavorate per addetto
6 Costo del lavoro Il costo del lavoro dell Italia (retribuzione, oneri sociali e altre spese) è tra i più contenuti dei paesi industrializzati. Utilizzando in questo caso le informazioni provenienti dall Eurostat 2010, l Italia è al di sotto della media europea, ma molto distante dai paesi locomotiva dell Europa. In altre parole, per rimanere un paese europeo dovremmo anche avere dei salari europei. E quindi privo di fondamento l assunto che le imprese italiane paghino il lavoro più di quelle delle economie avanzate europee, ad eccezione della sola Gran Bretagna (dove è particolarmente bassa la componente degli oneri sociali). Costo del lavoro
7 Orari di lavoro e ricerca e sviluppo I paesi che h una spesa in ricerca e sviluppo prossima al 2% del pil, le ore lavorate per addetto sono sempre più contenute delle ore lavorate nei paesi che h una spesa in ricerca e sviluppo prossima o di poco superiore all 1% del pil. Alcuni esempi possono aiutarci: la Germania spende per R&S il 2,53%, mentre le ore lavorate annue sono pari a ore; la Danimarca spende per R&S il 2,48% con ore di lavoro annuo. Si possono fare anche altri esempi, pur con delle eccezioni come la Finlandia che dovrebbero essere indagate con maggiore attenzione. Diversamente da questi stati, troviamo paesi come l Italia che spende in R&S l 1,18% del pil, ma con un monte ore per addetto tra i più alti d Europa, cioè ore; la Polonia che spende in R&S lo 0,57%, mentre un lavoratore deve occupare 1976 ore. Produttività Il quadro è ribaltato invece quando si considera la produttività, cioè il Pil (in euro) per ora lavorata. Come si può notare, la produttività italiana risulta bassa in valore assoluto; quella Greca è addirittura calante, mentre tutte le altre nazioni vedono crescere la loro produttività, sia pure con inclinazioni differenti. In altre parole, l Italia è un paese fermo da molti anni. La produzione italiana specializzata nei beni maturi è poco remunerativa, mentre i partner europei h migliorato la capacità di produrre reddito via produzione ad alto valore aggiunto.
8 Perché l Italia non cresce? Gli investimenti privati italiani oscillano tra il 10% e il 12% del PIL, perfettamente allineati alla media europea. Tra il 2000 e il 2003 sono stati anche più alti della media europea. Perché l Italia non cresce come gli altri paesi europei, nonostante gli investimenti privati erano e sono in linea con l Europa, nonostante i lavoratori sono pagati meno di quelli europei, e con livelli di protezione e con orari di lavoro da III mondo? L Italia è un paese de-specializzato, lontano dai livelli di specializzazione tecnologica che caratterizzano le imprese operanti negli altri Paesi dell Unione Europea. In altri termini, la maggior parte delle imprese italiane opera nei settori maturi, fatto di imprese che h dimensioni di scala medio-piccole (finalizzate unicamente alla riduzione dei costi), che acquistano tecnologia dall estero. Questo spiega la minore crescita del PIL italiano a parità d investimento: all Italia, per avere un punto di PIL, serve un investimento doppio rispetto a quello medio europeo. UE, investimento per un punto di pil ITA, investimento per un punto di pil tasso di elasticità (I/Pil) media annua media annua media annua ,9 0,9 1,9 2,0 1,3 1,4-0,2-2,2 0,7 1,4 1,4 0,4 1,8 1,8 0,2 2,8-0,5-0,4 3,3 1,1 2,2 3,8 1,8 2,2 1,3 2,4 1,5-0,7 0,8 1,2 0,8 2,9 2,4 2,5 5,1 Quindi gli investimenti italiani generano un output inferiore agli investimenti europei, condizionando (negativamente) l equilibrio macroeconomico, sia dal lato della domanda, sia dal lato del reddito.
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