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R & S 2010 I 50 maggiori raggruppamenti italiani quotati: 2005 2010 (marzo) (erano 1,9 a fine 2005). Per le banche la valutazione della Borsa era particolarmente negativa (ogni euro di mezzi propri era valutato in Borsa sotto la pari, a 0,7 euro), mentre la valutazione dell industria era più generosa (1,3 euro). Pur in un contesto generalmente negativo, le società pubbliche hanno ripiegato in Borsa ( 19%) meno delle private ( 25%), ma la Borsa ha riconosciuto il carattere eccezionale dei risultati di queste ultime, consentendo al loro P/E a fine 2009 di arrivare a valori prossimi a 50x. Industria Medio periodo: 2005 2009 L aggregato dei 51 maggiori gruppi quotati, 40 industrie, 6 banche e 5 assicurazioni, ha segnato una caduta del risultato netto del 52%, da 39,6 a 19 miliardi di euro (Tab. 1). Il risultato aggregato si scompone nella performance particolarmente deludente del settore assicurativo ( 74%) ed in quelle negative ed allineate di banche ( 51%) ed industria ( 50%). L industria pubblica ha contenuto la caduta degli utili al 27%, ma ove si escluda dal computo l ENI ( 50% l utile a causa delle quotazioni del greggio), il segno sarebbe addirittura positivo (+7%). E l effetto delle marcate crescite delle società statali: Enel (+39%, anche per l effetto del consolidamento di Endesa), Finmeccanica (+75%, anche per effetto dell acquisizione della DRS) e Terna (+159%). Ad esse si contrappongono le controllate dagli enti locali, tutte in flessione: Acea ( 141%), Iride ( 91%), A2A ( 82%) e la sua partecipata Edison ( 52%) e Hera ( 11%). Si segnala che otto dei dieci gruppi energetici sono a controllo pubblico (fanno eccezione Erg e Saras), mentre due sole imprese manifatturiere (Finmeccanica ed STM) sono a controllo statale. Per i Gruppi industriali privati la flessione dell utile è invece stata nell ordine dell 80%. Per soli 12 Gruppi (comprese banche ed assicurazioni) si è avuto un aumento dell utile (o una riduzione delle perdite) tra 2005 e 2009, per 38 una caduta (per uno la Parmalat il raffronto non è possibile). Tra gli incrementi si rilevano tre passaggi in positivo: Banco Popolare (perdeva 147 milioni, ne ha guadagnati 267), Prysmian (da 29 milioni a +248 milioni) e Impregilo (da 358 a +78 milioni); tra i restanti Gruppi (già in positivo nel 2005), la migliore performance è del gruppo Danieli (+286% il risultato netto), seguito da Terna (+159%) e da IMMSI (+100%). Tra le riduzioni (38), ben dodici Gruppi segnano un passaggio da utile a perdita (tra i più eclatanti: Fiat da +1.331 a 838 milioni, Exor da +676 a 389 milioni, Unipol da +255 a 772 milioni, STM da +185 milioni a 785 milioni, De Agostini da 448 a 273 milioni e RCS da +219 a 130 milioni). Il capitale netto (esclusi gli interessi di terzi) nello stesso quinquennio è cresciuto complessivamente del 33,5%, in maniera più accentuata per i gruppi bancari (53%), rispetto ad assicurazioni (+5%) e industria (+25%). Il rafforzamento patrimoniale dei gruppi pubblici (+34%) è marcatamente superiore a quello dei privati (+15%). Segnano un andamento in controtendenza: Pirelli ( 58%), Fastweb ( 51%), Unipol ( 35%) e STM ( 16%) assieme ad altri sei Gruppi (Acea, De Agostini, Indesit, Italmobiliare, Premafin e RCS). Pirelli, STM e Fastweb sono i soli grandi gruppi ad avere cumulato una perdita netta nel quinquennio (rispettivamente: 1.000 milioni, 934 milioni e 406 milioni). L industria ha generato nel quinquennio un cumulo di utili pari a 114,6 miliardi di euro, che si ridurrebbe a 73,4 mld. ( 36%) escludendo l Eni. Senza il colosso petrolifero (il cui cumulo di utili, pari a 41 miliardi, è equivalente a quello di tutti i gruppi privati), i 38 Gruppi industriali quotati avrebbero cumulato tra 2005 e 2009 utili del 20% superiori agli undici gruppi finanziari (banche e assicurazioni). La Borsa non ha penalizzato i grandi Gruppi con una caduta delle quotazioni comparabile a quella degli utili. La capitalizzazione è scesa tra fine 2005 e fine 2009 del 29,5%, colpendo più duramente le banche ( 42%) di assicurazioni ( 26%) e industria ( 22%). A fine 2009 ogni euro di utili valeva (P/E) 20 euro di valore di Borsa (erano 14 nel 2005); ogni euro di capitale netto (P/BV) portava 1 euro di capitalizzazione 1 Da segnalare, in controtendenza rispetto alla flessione generale, gli apprezzamenti in Borsa da fine 2005 di Danieli & C. (+58%), Tenaris (+55%), Terna (+44%), Fiat (+31%). Maglia nera a Seat PG ( 90%), RCS ( 68%), Autostrada TO MI ( 68%) e Banco Popolare ( 66%). L insieme dei 40 gruppi industriali (Tab. 2) segnala tra 2005 e 2009 una progressione del fatturato del 23%, ma una riduzione del margine industriale (Mon) del 5%. I gruppi pubblici, che nel 2005 fatturavano 138 mld. di euro, hanno segnato una crescita del 41% (addirittura 74% escludendo l ENI) portandosi a 194 mld. e superando i gruppi privati, capaci di una più modesta progressione del 7%, a 168 mld. Anche nei margini (Mon) gli andamenti sono differenti: +3% i Gruppi pubblici (addirittura +70% senza l ENI), contro una caduta del 17% di quelli privati. In evidenza le local utilities, con fatturati in progressione del 71% e margini del 31%. La ricomposizione nel quinquennio tra pubblico e privato è stata ragguardevole: nel 2005 i privati fatturavano il 15% in più dei pubblici, nel 2009 il coacervo pubblico supera quello privato di un eguale misura (15%). Ed anche i margini (Mon) pubblici, già superiori a quelli privati nel 2005 (+45%), hanno nel 2009 accumulato un maggiore distacco (+81%). I maggiori progressi di fatturato sono da attribuire a Hera (+146%), Prysmian (+127%), Gemina (+123%), per effetto del diverso consolidamento di AdR, Danieli (+116%), A2A (+104%), per effetto della fusione con l Asm Brescia. Le cadute maggiori: Exor ( 55%), che ha ceduto le attività del cartario per assumere quelle nell immobiliare, ERG ( 33%) per la cessione di asset produttivi alla russa Lukoil, Beni Stabili ( 20%), Seat PG ( 15%), Indesit ( 15%), Telecom ( 9,7%) e Buzzi ( 9,5%). Circa i margini, si segnala Prysmian (ha quasi decuplicato, da 35 a 311 milioni di euro), Fastweb ed Impregilo che sono passate a margini positivi. Seguono: Astaldi (+143%), Enel (+106%) grazie all apporto di Endesa, De Agostini (+104%) e Gemina (+91%). Passano a margini negativi: Bulgari, Exor, Erg, RCS ed STM. La struttura finanziaria dell industria (Tab. 3) segna un incremento dei mezzi propri del 29% a fronte di un aumento del 46% dei debiti finanziari. Ne consegue un deterioramento del debt/equity che passa dal 94,5% al 106,8% (+12,3 p.p.). L incremento dei mezzi propri (inclusi gli interessi di terzi) è stato assai più marcato per le società pubbliche (49% contro 11%), con Enel che, da sola, ha rappresentato circa il 60% dell incremento, ma è soprattutto la massa debitoria dei player pubblici a segnare una forte crescita (+154%), ancora per lo più riferibile ad Enel (da sola rappresenta il 73% dell incremento complessivo), rispetto al modesto progresso dei gruppi privati (+4%). Ciononostante, il rapporto debt/equity del settore pubblico (dal 56% al 95%) resta più favorevole di quello dei privati che pure è in riduzione (dal 129% al 121%). Il rapporto tra fatturato e debito finanziario cade tra 2005 e 2009, dal 173% al 146%, in modo drastico per i gruppi pubblici (da 292% a 162%), mentre è in lieve risalita per i privati (da 128% a 131%). I maggiori incrementi nel rapporto tra debiti finanziari e mezzi propri sono segnati da Fastweb (da 33% a 185%), De Agostini (da 29% a 146%) e Acea (da 92% a 205%). Tra il 2005 ed 2009 il valore aggiunto per dipendente (proxy della produttività) ha segnato un regresso dell 8%, sintesi tra l incremento del 4,5% dei Gruppi pubblici e la caduta del 15% dei Gruppi privati (Tab. 4). La progressione dei Gruppi pubblici è ancora più evidente ove si escluda l ENI (+8%). Il costo del lavoro pro capite è aumentato nello stesso periodo del 2,1%, più nei Gruppi pubblici (+3,8%) che in quelli privati (+2,1%). Il costo del lavoro nei Gruppi pubblici (54mila euro) è circa il 13% più elevato di quello dei Gruppi privati (48mila euro), il valore aggiunto dei Gruppi pubblici (230mila euro) è più che doppio di quello 2

privato (107mila euro). La quota di valore aggiunto assorbita dal costo del lavoro è molto più elevata nei gruppi privati (45%) che in quelli pubblici (23,5%). Tra il 2005 ed il 2009, 20 Gruppi hanno segnato una riduzione del valore aggiunto per dipendente, in alcuni casi di entità importante: ERG ( 64%), Saras ( 52%), Bulgari ( 47%), A2A ( 40%). I maggiori incrementi sono segnati da Impregilo (+110%), Fastweb (+54%), Prysmian (+31%), Hera (+30%) ed Enel (+29%). Il valore aggiunto per dipendente più elevato è registrato a fine 2009 da Edison 457mila euro, Eni e Terna 337mila, Fininvest 262mila ed ENEL 238mila. Il costo del lavoro unitario più alto è di Fininvest (93mila euro), cui seguono RCS (72mila euro) e Exor ed Erg (68mila euro). La società in cui il costo del lavoro assorbe la quota maggiore della ricchezza (valore aggiunto) prodotta da un dipendente è la Exor (94%), seguita da Bulgari (79%) e RCS (78%); i livelli più contenuti sono di Edison (14%), Eni e Terna (15%), Enel (21%). La società privata con l incidenza più bassa è Telecom (25%) seguita da Seat (28,5%). La distribuzione della ricchezza (=valore aggiunto netto) prodotta dai grandi Gruppi (Grafico 1) differisce profondamente tra pubblico e privato: nel 2009 il 61% del valore aggiunto privato è stato assorbito dal costo del lavoro, contro il 36% del pubblico, mentre è assai inferiore la quota destinata alle imposte (10% privati, 24% pubblici) e che residua come utile (8% privati, 25% pubblici). Quest ultima è stata pressoché integralmente prelevata a titolo di dividendo nelle imprese private, mentre nei gruppi pubblici è rimasta per il 30% in azienda,a titolo di rafforzamento patrimoniale. Nella grande industria il settore pubblico è presente in settori (energetico in particolare) meno labour intensive di quelli dell industria privata. L industria: 2008/2009 (Tabb. 5 6) Questi i risultati aggregati: Fatturato: in calo del 12% (Gruppi privati: 15%, pubblici: 10%). Quanto ai settori: 15% gli energetici (EE, gas e raffinazione), contenuta decrescita per servizi ( 5% ), intermedia la caduta delle altre attività (per lo più manifattura, 11%); MON: in calo del 21% (società pubbliche 19%, private 25%); energia 18%, servizi 2%, altre società 45,5%); Risultato corrente: in calo del 25% (società pubbliche 22%, private 31,5%); energia 20%, servizi 0,8%, altre società 54%); Risultato netto: in calo del 43% (società pubbliche 31%, private 66%); energia 32%, servizi 22,5%, altre società 78%); In calo tutte le incidenze dei margini sul fatturato, con i Gruppi pubblici sistematicamente superiori a quelli privati. Rispetto a tali tendenze, solo nove società hanno segnato un incremento di fatturato tra 2008 e 2009: Astaldi (+22,6%), Finmeccanica (+20,9%), Hera (+13,3%), Fastweb (+8,6%), Campari (+7%), Enel (+4,4%), Danieli & C. (+2,9%), De Agostini (+1,5%), Parmalat (+1,4%). Le caduta maggiori sono segnate da Erg ( 48%), Saras ( 38,9%) e Tenaris ( 32,8%). Nel settore energetico: ENI meno peggio degli altri player (Erg e Saras), mentre Hera è la sola local utilities con fatturato in crescita (+13,3%); nei servizi tengono solo Atlantia (+1,1%), Fastweb (+8,6%) e Lottomatica (+5,7%); nelle attività manifatturiere incrementi in doppia cifra per Astaldi (+23%) e Finmeccanica (+21%). Quanto al MON, i maggiori incrementi sono di Saras (da 6 a 111 milioni) e Pirelli & C. (da 40 a 251 milioni). I maggiori cali sono di Fiat ( 72%, da 3.242 a 909 milioni), Caltagirone ( 60%, da 152 a 61 milioni) e Buzzi Unicem ( 59%). Passano in negativo ST (da +180 a 518 milioni), RCS (da +152 a 51 milioni) e Bulgari (da +112 a 14 milioni). Complessivamente, 25 gruppi hanno ridotto il MON (3 in misura superiore al 50% e tre sono passati in negativo), 15 gruppi hanno 3 accresciuto il MON (di cui 2 in misura superiore al 30%). Il risultato corrente vede 24 variazioni negative (in tre casi superiori al 50%: Fiat, Buzzi e Caltagirone e tre casi di passaggio a saldo negativo: Exor, RCS e Bulgari) e 16 in positivo (in quattro casi superiori al 50%: Saras, Fastweb, Aurelia e Immsi, con il caso di Pirelli & C. che segna il passaggio in positivo). Quanto infine al risultato netto si hanno 19 variazioni negative (tre società perdevano già nel 2008 ed hanno aggravato la propria posizione: STM, De Agostini e Gemina) e sette passano da un utile ad una perdita netta (Fiat, Exor, Acea, RCS, Bulgari, Beni Stabili e Fastweb). Quattordici i casi di variazione positiva. Pirelli & C. e Italmobiliare passano da un risultato netto negativo ad uno positivo. In termini di risultato netto sul fatturato, a parte l incidenza mostre di Terna (58,5%) che sconta componenti straordinarie, si segnalano in doppia cifra: Tenaris (14,2%), Campari (13,6%) e Parmalat (13,1%). L export (Tab. 7) A fronte della riduzione complessiva del 12%, il fatturato all estero segna una flessione del 9%(E), quello domestico del 18%(E). Sul mercato nazionale la caduta dei gruppi pubblici ( 26%) è più accentuata di quella dei gruppi privati ( 9%); il contrario sui mercati esteri, dove il calo del 15% dei privati si confronta con la limatura dei pubblici ( 2%). In effetti, i due principali gruppi pubblici hanno segnato performance significativamente peggiori sul mercato domestico (ENI: 35%, Enel: 15%) rispetto all estero (ENI: 15%, Enel: +34,5%, grazie all effetto Endesa). Ma l aspetto più significativo è la maggiore proiezione internazionale assunta dalla grande industria pubblica di stato (fa eccezione quella riconducibile a EELL, prettamente domestica) su quella privata: la quota di vendita all estro passa, tra il 2008 ed il 2009, dal 52,8% a poco meno del 60% (+7 p.p.), superando la quota dell industria privata che regredisce dal 59,3% al 57,6% ( 1,7 p.p.). Tra i maggiori progressi in termini di incidenza del fatturato all export sul totale si segnalano Enel (+11,4 p.p.), Astaldi (+6,4 p.p.), Eni (+6,1 p.p.) e Parmalat (+3,9 p.p.). Tra i maggiori regressi RCS ( 7,5 p.p.), Catlagirone ( 4,6 p.p.), Prysmina ( 3,4 p.p.). Le maggiori quote di fatturato all estero sul totale (>80%) sono segnate da Luxottica (96,4%), Bulgari (88,5%), Pirelli (83%), Indesit (82,4%) e Prysmian (80,3%). Modesta la presenza all estero (<20%) dei gruppi Cofide (17,4%) e Seat (18,4%). La struttura finanziaria (Tabb. 8 9 10) Tra il 2008 ed il 2009 il patrimonio netto dei grandi gruppi industriali aumenta dell 11,5%, media tra la crescita pronunciata dei gruppi pubblici (+19,1%) e quella più modesta dei privati (+3,8%); i debiti finanziari sono cresciuti del 9,1%, in aumento sia per i gruppi pubblici (+13,8%) che per quelli privati (+5,1%). Complessivamente migliora lievemente la struttura finanziaria: i debiti onerosi passano dal 109% al 107% del capitale netto (95% i gruppi pubblici, 121% quelli privati). Gli attivi immateriali hanno ridotto la propria incidenza sul capitale netto dal 72% al 69%, ma il peso è molto differenziato tra operatori pubblici (47%) e privati (95%). In forte aumento la liquidità (+32,3%), con una riduzione in capo a Gruppi pubblici ( 7%) cui si contrappone l aumento dei privati (+53,8%). Ne consegue che i Gruppi pubblici avevano a fine 2009 mezzi liquidi pari al 9% dei debiti finanziari contro un incidenza assai più pronunciata per i privati (25,2%, in aumento dal 17,2% del 2008). La struttura finanziaria dei gruppi industriali (esclusi gli energetici) è relativamente più solida (92,6% il capitale netto sui debiti finanziari, rispetto al 98% delle energetiche ed al 159,5% dei servizi). L industria dei servizi ha sette gruppi su nove con capitale netto tangibile negativo (sei casi nella manifattura, nessuno nell energetico), tanto che l aggregato del settore segna esso stesso un patrimonio netto tangibile negativo (42 miliardi mezzi propri contro 71 miliardi di intangibles). La struttura del debito segna una ricomposizione quanto a scadenza e strumenti di raccolta: l aumento del debito complessivo (+9,1%) deriva da una crescita sensibile di quello a medio lungo (+11%) e da una modesta di quello a breve (+2,5%). Nella componente a lunga vi è poi la crescita cospicua delle obbligazioni (+32,2%), 4

con conseguente riduzione ( 7,2%) del restante debito a m/l (essenzialmente verso banche). La crescita della quota obbligazionaria è particolarmente accentuata per le imprese pubbliche (+54,5%, rispetto al +15% delle private). A fine 2009 facevano capo ai maggiori Gruppi obbligazioni a ml termine per 108,4 miliardi di euro, riconducibili per 55,2 miliardi (51% del totale) a Gruppi pubblici, per il resto (53,2 miliardi) a privati. Il rapporto tra debito finanziario a breve e cash flow (utile corrente + ammortamenti) è lievemente peggiorata tra 2008 e 2009 (da 0,7x a 0,8x), ma i livelli sono significativamente peggiori per gli operatori privati (1,2x) rispetto ai pubblici (0,6x). I gruppi più solidi per incidenza del debito sui mezzi propri sono: Parmalat (7,7%), Tenaris (14,9%), Caltagirone (22,5%) Exor (24,3%) ed STM (29,8%). Le società con la struttura finanziaria meno equilibrata sono: Seat PG (291,8%), Fiat (256,7%), Astaldi (256,6%) e Acea (205,3%). In alcuni casi i Gruppi presentano patrimonio netto tangibile negativo: Telecom Italia, Edizione/Benetton (Atlantia e Autogrill), Finmeccanica, Lottomatica, Luxottica, Seat PG, Gemina, RCS, le società del Gruppo Fininvest (Mondadori e Mediaset), Campari ed IMMSI (rispetto al 2008 aumentano di una unità, la Campari). Tutte queste società hanno attivi immateriali superiori al patrimonio netto, con massimo rapporto raggiunto da Seat (331,5%). In alcuni casi la giacenza di liquidità è superiore allo stock di debito finanziario in essere: eclatante il caso della Danieli (428,2%), seguita da Parmalat (169,8%) e Tenaris (106,7%). Nel dettaglio della struttura del debito, Erg presenta la maggiore quota di debito in scadenza entro i 12 mesi successivi la chiusura dell esercizio (69,4% per 1.709 milioni di euro), seguita Impregilo (57,1% per 621 milioni) e da Saras (56,5% per 377 milioni di euro). Le incidenze più basse sono di Gemina (2%), Terna (3,1%) e Campari (4,8%). L esposizione finanziaria è per lo più rappresentata da obbligazioni per Campari (97%), Finmeccanica (82%), Telecom (78%), Exor (76,5%), Gemina ed Hera (76%). A fine 2009 presentavano un rapporto percentuale tra debiti finanziari e fatturato al di sopra del 150% Beni Stabili (1.092%), Terna (329%), Gemina (258%), Seat PG (249%) e Telecom (150%). Il rapporto tra debiti finanziari in scadenza e cash flow del 2009 (risultato corrente+ammortamenti) è particolarmente elevato per Erg (13,5x), RCS (11,7x), Impregilo (4x), Fiat (3,5x) e Astaldi (3,1x). Dividendi e payout (Tabb. 13 14) Il monte dividendi è caduto da 12,9 mld. nel 2008 a 10,7 mld di euro nel 2009 ( 17,1%); gli azionisti di controllo pubblici hanno ridotto gli introiti del 21,4% (da 3,1 a 2,4 mld.), assai di meno quello privati ( 11,2%), nonostante le loro attività abbiano subito la maggiore riduzione degli utili netti ( 79,8%). Lo Stato ha incassato in cinque anni da Eni ed Enel 11,4 mld. a titolo di dividendi. In effetti, nella classifica dei 16 maggiori pagatori di dividendi (payout>50%) nel quinquennio troviamo nove società pubbliche (tre nelle prime cinque posizioni): dopo Lottomatica (100%), figurano Mediaset (92%), Hera (90%), Terna (76%) e Enel (75%). La media nel quinquennio è pari al 39,5%: 34% per i privati, 62% per i Gruppi pubblici. Primo trimestre 2010 (Tabb. 16 17) Il primo scorcio del 2010 mette in luce la ripresa complessiva dell industria: il fatturato cresce del 7,6% rispetto al primo trimestre del 2009, il mon del 19%, il risultato corrente del 26%, mentre il risultato netto segna un miglioramento del 9%. La performance del coacervo pubblico è superiore a quella dei privati quanto a fatturato (+8,6% vs +6,4%) e margini industriali (mon in progresso del 21,3% vs +14,1%), mentre il risultato corrente e quello netto dell industria privata risultano più dinamici di quelli pubblici (+36,3% e +56,8% i privati, contro +23,6% e 1% il pubblico, essenzialmente per i minori proventi straordinari iscritti da Enel). Gli investimenti e occupazione (Tabb. 11 12) Nel 2009 gli investimenti materiali dei maggiori gruppi sono calati, passando da 35,8 miliardi di euro a 33,9 miliardi ( 5,4%). Quindici dei 40 maggiori gruppi industriali hanno accresciuto i propri investimenti nel 2009; sei di essi sono a controllo pubblico. A livello aggregato, i Gruppi pubblici hanno mantenuto stabile il proprio livello di investimento (+0,6%), mentre i gruppi privati lo hanno ridotto in misura significativa ( 15,5%, pari a circa 2 miliardi di euro). I Grandi Gruppi pubblici hanno sviluppato nel 2009 un volume di investimenti (22,7 mld.) circa doppio rispetto a quello dei player privati. Nel 2009 i Gruppi pubblici hanno destinato ad investimento il 67% delle risorse generate dalla gestione industriale contro il 57,5% dei Gruppi privati. La maggiore riduzione in termini assoluti degli investimenti materiali è stata fatta da Fiat ( 1,3 miliardi), in termini percentuali da RCS ( 74%); i maggiori incrementi sono di Astaldi (+111%), Impregilo (+99%) e Cofide (+52%). L occupazione ha segnato nel 2009 una lieve flessione ( 2%). Tredici gruppi hanno incrementato o almeno mantenuto il livello occupazionale. I Gruppi pubblici hanno segnato un incremento dell 1,6%, quelli privati un regresso del 3,8%. Limitatamente a un campione di 16 grandi Gruppi (pari a circa il 56% del totale in termini di addetti), che segnala una calo occupazionale del 2,3%, si evidenzia una caduta degli occupati più marcata in Italia ( 3,7%) rispetto a quella dei dipendenti all estero ( 1%). In alcuni casi (Parmalat, Pirelli, Buzzi e Impregilo) la quota di dipendenti all estero è superiore all 80%. Per Fiat la quota era, a fine 2009, del 57,7%. 5 Banche Nel 2009 i ricavi delle maggiori banche (Tab. 18) hanno segnato una lieve ripresa (+0,7%), grazie al recupero del risultato di negoziazione tornato in positivo a 1.761 milioni di euro, dopo il saldo pesantemente negativo per 5.345 milioni segnato nel 2008. Nel primo trimestre del 2010 i ricavi complessivi mostrano una sostanziale tenuta (+0,3%) rispetto al primo trimestre del 2009, con il risultato di negoziazione che si mantiene positivo (+893 milioni contro +354 milioni del primo trimestre 2009) e che presenta un saldo marginalmente negativo solo per UBI Banca a 26 milioni di euro (Tab. 19). Nel 2009 si sono registrate perdite su crediti in aumento del 71,7% (da 8,7 a 14,9 miliardi di euro), dopo che erano già cresciute del 72,5% nel 2009 (da 5 a 8,7 mld.); nel primo trimestre del 2010 le perdite su crediti hanno segnato una crescita ulteriore sul primo trimestre del 2009 (+6,7%), toccando 3,2 miliardi di euro rispetto ai 3 miliardi nel primo trimestre del 2009, ragguagliandosi al 22% circa dei ricavi. Ove si estendessero all intero 2010 le tendenze di costi e ricavi manifestatesi nei primi tre mesi del 2010, l esercizio 2010 chiuderebbe a livello aggregato con un risultato corrente di 5,3 miliardi di euro, in riduzione dai 6,5 miliardi del 2009 ed in forte ridimensionamento dai circa 10 miliardi del 2008. Si tratta dell effetto delle perdite su crediti, più che triplicate rispetto al 2006 quando l insieme delle maggiori banche generava ricavi sostanzialmente in linea con quelli del 2009 2010 (poco sopra i 60 miliardi), ma un risultato corrente aggregato di quasi 19 miliardi di euro. Inoltre, ove le perdite su crediti consolidassero il proprio trend, esse arriverebbero a segnare nel 2010 un incidenza sui ricavi pari al 27% (25,3% il consuntivo 2009). Le perdite su crediti (Tab. 20), in un trend di costante crescita sui ricavi, hanno incidenze differenziate, particolarmente elevate per Unicredit (30% dei ricavi nel 2009 e 26,3% nei primi tre mesi del 2010) e Banca MPS (rispettivamente 25,7% e 21,5% nel 2009 e a marzo 2010), anche ove rapportate al patrimonio netto. 6

I crediti deteriorati netti (Tab. 21) sono cresciuti da 44,8 miliardi di euro a fine 2008 (pari al 3,3% degli impieghi ed al 30% circa del capitale netto) a 76,7 miliardi (+71%) a fine 2009 (pari al 5,8% degli impieghi ed il 46,6% del capitale netto) fino a toccare, a marzo 2010, i 79,4 miliardi di euro, pari al 6% dei crediti verso la clientela ed al 46,2% del capitale netto. A marzo 2010 la situazione meno favorevole è del Banco Popolare i cui crediti deteriorati sono pari al 10,5% dei crediti alla clientela ed all 83% del capitale netto; sopra la media del panel per entrambi gli indicatori anche Banca MPS (rispettivamente: 7% sugli impieghi e 60,7% sul capitale netto). Quanto invece al tasso di copertura (dati a fine 2009), le percentuali più basse sono del Banco Popolare (26,8%) e di UBI Banca (28,9%), mentre le politiche più prudenti sono di Mediobanca (48,4%) e Unicredit (46%). Si segnala peraltro la progressiva riduzione del tasso di copertura dei crediti per il panel, il cui valore scivola dal 51,3% del 2007 al 41,1% del 2009. A fine 2009 lo stock di 76,7 mld. di crediti deteriorati era composto per il 43,5% da incagli, 35% da sofferenze e per resto da ristrutturati (12%) e scaduti (10%) (Tab. 22). Tale assortimento segna un significativo mutamento rispetto alla situazione in essere a fine 2008 quando le sofferenze rappresentavano il 45% del totale, con gli incagli al 38,5% (ma nel 2007 le sofferenze erano ancora più rilevanti, pari al 50% dei crediti deteriorati). Tale ricomposizione spiega, da un lato, il tasso di copertura dei crediti calante (gli incagli rappresentano posizioni meno problematiche delle sofferenze e richiamano quindi minori accantonamenti), dall altro costituisce un elemento di potenziale fragilità ove, perdurando le incertezze del contesto economico, la massa degli incagli dovesse passare a sofferenza, richiedendo allora più cospicui accantonamenti che graverebbero sui conti economici. A puro titolo d esempio, ove lo stock dei crediti deteriorati a fine 2009 dovesse assumere la composizione di fine 2007 (con le sofferenze al 50% del totale), i maggiori istituti dovrebbero effettuare ulteriori accantonamenti per circa 7 miliardi di euro, una grandezza superiore ai 5 mld. di utili realizzati nel 2009. Si tenga presente che, nella media dei maggiori istituti, gli incagli hanno una copertura del 23,5%, le sofferenze del 60,7%, gli scaduti solo del 7,5% (ma con situazioni differenziate come emerge dalla Tab. 23). Tenuto conto che le sofferenze rappresentano la forma di più seria di deterioramento, le incidenze più ampie rispetto ai crediti (Tab. 23 bis e 23 ter) sono segnate da Banca Mps (3,1%) e Banco Popolare (2,8%), prime anche per incidenza sul capitale netto tangibile (47,5% e 39% rispettivamente). La maggiore concentrazione di incagli è in capo al Banco Popolare (5,7% sui crediti alla clientela e 79,8% del patrimonio netto). Si segnala che i crediti deteriorati rappresentano il 143% del capitale netto tangibile del Banco Popolare ed il 104% di quello di Banca Mps. Parte dei crediti deteriorati è coperta con garanzie che ne compensano, in caso di inesigibilità, le svalutazioni (Tab. 24). A fine 2009, la quota dei crediti integralmente garantiti per i cinque maggiori istituti era pari al 53% circa, con valori della garanzie ampiamente capienti per una copertura più che totalitaria del credito (>100%). Un ulteriore 13% dei crediti deteriorati ha copertura parziale, mediamente il 73% del proprio valore. In sintesi, circa il 66% dei crediti deteriorati ha copertura con garanzia, il che lascia per le maggiori banche, circa 25,8 miliardi di crediti dubbi netti senza assistenza; il valore complessivo delle garanzie è prossimo o superiore al 90% del credito. Ove si tenga conto di tali garanzie, tutte le misure di incidenza dei crediti dubbi (sui crediti, sui mezzi propri, ecc.) andrebbero ridotte di circa i 2/3. La quota di crediti totalmente garantiti più elevata è in capo ala Banco Popolare (61,7%), quella più bassa e di Unicredit (47%). Intesa Sanpaolo è al 57,7%. Banca MPS ha la quota di garanzie complessive più contenuta (61,3%), il Banco Popolare quella più alta (71,7%). Anche le banche italiane hanno attività fuori bilancio (Tab. 25): si tratta di un insieme di poste che, in aggregato, rappresentano circa il 27% dei totali in bilancio. La loro suddivisione per classe di rating (esterno) segnala che oltre 1/3 è investment grade, un 10% speculativo ed il resto privo di rating esterno. UBI Banca e Banca MPS hanno le incidenze più alte di attivi fuori bilancio (oltre il 30% del totale attivo). 7 La raccolta pro capite più elevata (Tab. 26) è segnata dal Banco Popolare (5.112.000 euro per dipendente), quella più contenuta di Unicredit (3.858.000 euro). UBI banca segna il volume di credito alla clientela procapite più elevato (4.922.000 euro), contro il minimo di Intesa Sanpaolo (3.606.000 euro). Il costo del lavoro per addetto nel 2009 è così articolato: 52mila euro Unicredit, 53mila euro Intesa Sanpaolo, 72mila euro Banca MPS e UBI Banca, 80mila Banco Popolare. Unicredit aveva a fine 2009 il maggiore numero di sportelli (Tab. 27): 8.910, di cui 4.214 all estero; seguono Intesa Sanpaolo (7.884, di cui 1.893 all estero). Il minore numero di sportelli è per UBI Banca (1.966) non dissimile da Banco Popolare (2.167). La raccolta per sportello più elevata è appannaggio di Unicredit (67 milioni), seguito da Intesa (54 milioni), Banca MPS (50 milioni) Banco Popolare e UBI (49 milioni). Complessivamente gli sportelli calano del 4,2% tra 2008 e 2009, del 3,5% all estro e del 4,5% in Italia. La raccolta per sportello aumenta del 5,5%. Sai ricorda che le banche italiane avevano goduto nel 2008 di agevolazioni sotto forma di esonero dalla valutazione al fair value di certe attività (riclassificate per 34,2 miliardi) e di esenzione fiscale (legata all affrancamento dell avviamento) che hanno comportato un beneficio pari a 6,9 miliardi di euro, dei quali 3 miliardi in termini di mancate minusvalenze iscritte a conto economico e 3,9 miliardi di minori imposte (Tab. 28). A tale beneficio si aggiungeva la mancata imputazione al netto patrimoniale di ulteriori allineamenti di valore per 1,1 miliardi. Nel 2009 si sono avuti ulteriori benefici fiscali per 759 milioni di euro (a vantaggio di Intesa Sanpaolo e Banca MPS) mentre il congelamento del fair value, con la parziale ripresa dei mercati, ha impedito alle banche di iscrivere proventi per circa 1,7 miliardi di euro. Tuttavia, il saldo della modifica allo IAS39 nel biennio resta favorevole per 2,4 miliardi di euro. Assicurazioni Le maggiori assicurazioni hanno chiuso il 2009 con una generalizzata ripresa dei premi del ramo vita, cresciuti del 22,6%, ed una lieve caduta di quelli del ramo danni ( 1,6%). Nel ramo vita tutte le compagnie mettono a segno progressioni in doppia cifra (+22% Premafin, +45,5% Cattolica, +49,2% Unipol, fino all exploit di Mediolanum a +251,7% legato al lancio di nuovi prodotti), ad eccezione delle Generali (+4,8%). Omogenea invece la caduta del ramo danni, con flessioni attorno al 2%. Il risultato netto delle maggiori assicurazioni segna una flessione del 33,1% nel 2009, dopo essere già caduto di oltre il 70% nel 2008, a causa delle perdite segnate da Unipol ( 772 milioni) e Premafin ( 34 milioni) (Tabb. 29 e 30). 8

R&S 2010 I maggiori 50 gruppi societari quotati in Borsa Tutti i dati economici e finanziari dal 2005 al marzo 2010 39 gruppi industriali (*) 6 gruppi bancari 5 gruppi assicurativi (*) 40 considerando anche la Fiat, valutata al patrimonio netto nel consolidato Exor

Tab.1 DATI 2005 2009 (importi in milioni di euro) Industriali, banche e assicurazioni IN ORDINE DI RISULTATO NETTO 2009 Risultato netto (*) Capitale netto (*) Risult. netto Valore di Borsa Var % Rank Var % Rank GRUPPI 2005 2009 2005 2009 2005 2009 2005 2009 1 ENEL 3.895 5.395 38,5 11 19.057 32.505 70,6 11 21.596 40.864 38.135 6,7 13 2 Eni 8.788 4.367 50,3 22 36.868 46.073 25,0 26 41.208 87.444 64.517 26,2 25 3 Intesa Sanpaolo (1) 5.008 2.805 44,0 19 30.188 52.681 74,5 8 18.192 55.368 39.687 28,3 27 4 UniCredit (1) 3.498 1.702 51,3 24 43.983 59.690 35,7 21 19.593 72.231 39.585 45,2 34 5 Telecom Italia 3.216 1.581 50,8 23 25.662 25.952 1,1 41 12.436 45.477 19.103 58,0 42 6 Assicurazioni Generali 1.919 1.309 31,8 18 13.947 16.652 19,4 29 9.410 36.618 29.091 20,6 22 7 Tenaris 887 806 9,1 15 2.435 6.311 159,2 3 5.854 11.415 17.641 54,5 2 8 TERNA 298 771 158,7 4 1.902 2.501 31,5 23 2.177 4.168 5.989 43,7 3 9 Finmeccanica 373 654 75,3 7 4.444 6.351 42,9 19 3.071 6.923 6.418 7,3 14 10 Parmalat 519 n.c. 51 1.848 3.232 74,9 6 2.058 3.332 3.343 0,3 11 11 Luxottica Group 342 315 7,9 14 1.954 2.803 43,4 18 1.953 9.688 8.165 15,7 19 12 UBI Banca (2) 920 270 70,7 28 6.743 11.411 69,2 13 2.542 10.270 6.432 37,4 29 13 Banco Popolare (1) 147 267 281,6 3 6.807 11.533 69,4 12 2.181 9.957 3.375 66,1 46 14 Prysmian 29 248 955,2 1 184 677 267,9 2 845 2.169 n.c. 50 15 Edison 504 240 52,4 25 6.272 8.077 28,8 24 2.241 7.324 5.661 22,7 24 16 Banca Monte dei Paschi di Siena (3) 879 220 75,0 30 10.366 17.175 65,7 14 4.772 19.945 8.239 58,7 43 17 Mediolanum 233 217 6,9 13 808 992 22,8 27 910 4.017 3.200 20,3 21 18 Fininvest (4) 1.805 174 90,4 33 3.227 3.337 3,4 39 2.791 12.058 7.267 39,7 32 19 Buzzi Unicem 256 140 45,3 20 1.884 2.496 32,5 22 1.599 2.406 2.153 10,5 16 20 Davide Campari 118 137 16,1 12 694 1.043 50,3 17 624 1.755 2.102 19,8 7 21 Danieli & C. 35 135 285,7 2 508 827 62,8 15 436 656 1.033 57,5 1 22 Edizione (5) 300 104 65,3 27 3.613 4.168 15,4 33 1.137 16.265 13.551 16,7 20 23 Italmobiliare 211 97 54,0 26 2.696 2.398 11,1 46 686 1.953 1.012 48,2 37 24 A2A (6) 454 80 82,4 32 3.044 3.690 21,2 28 1.225 4.853 4.557 6,1 12 25 Impregilo 358 78 121,8 5 513 896 74,7 7 69 1.109 1.016 8,4 15 26 Saras 293 73 75,1 31 529 1.228 132,1 4 1.145 2.034 n.c. 51 27 HERA 80 71 11,3 16 1.453 1.643 13,1 36 433 2.282 1.803 21,0 23 28 Cofide 40 62 55,0 10 617 704 14,1 35 230 726 474 34,7 28 30 Cattolica Assicurazioni 115 58 49,6 21 1.166 1.379 18,3 31 374 2.056 1.278 37,8 30 29 Aurelia (7) 221 58 73,8 29 806 1.023 26,9 25 457 2.708 878 67,6 47 31 Astaldi 32 51 59,4 9 257 360 40,1 20 194 467 583 24,8 6 32 Indesit Company 51 35 31,4 17 505 467 7,5 45 323 901 803 10,9 17 33 Pirelli & C. 327 23 93,0 35 5.205 2.175 58,2 51 1.000 4.124 2.261 45,2 35 34 IMMSI 8 16 100,0 6 237 418 76,4 5 137 648 284 56,2 41 35 ERG 385 7 98,2 36 1.143 1.782 55,9 16 1.362 3.044 1.442 52,6 40 36 Iride 63 6 90,5 34 719 1.251 74,0 9 367 958 1.098 14,6 9 37 Caltagirone 114 2 98,2 38 907 1.000 10,3 38 297 754 290 61,5 33 38 Mediobanca 632 2 99,7 37 6.154 6.744 9,6 37 3.460 12.279 6.813 44,5 44 39 FASTWEB 125 34 72,8 8 1.742 850 51,2 50 406 3.175 1.527 51,9 39 40 SEAT PG 132 38 128,8 40 980 1.012 3,3 40 93 3.240 314 90,3 49 41 Gemina (8) 2 39 2.050,0 50 440 1.686 283,2 1 29 726 849 16,9 8 42 Bulgari 116 47 140,5 41 678 781 15,2 34 437 2.815 1.738 38,3 31 43 Beni Stabili 336 51 115,2 39 1.575 1.851 17,5 32 645 1.388 1.020 26,5 26 44 ACEA 128 52 140,6 42 1.264 1.215 3,9 43 1.225 1.783 1.585 11,1 18 45 RCS MediaGroup 219 130 159,4 44 1.062 995 6,3 44 567 2.966 945 68,1 48 46 Premafin HP Premafin Finanziaria 93 134 244,1 47 737 633 14,1 47 237 756 401 47,0 36 47 De Agostini (9) 448 273 160,9 45 2.386 2.311 3,1 42 620 2.688 2.742 2,0 10 48 Exor 676 389 157,5 43 3.084 5.305 72,0 10 1.254 2.189 2.731 24,8 5 49 Unipol Assicurazioni 255 772 402,7 48 5.552 3.585 35,4 49 246 5.170 1.905 63,2 45 50 STMicroelectronics 185 785 524,3 49 5.886 4.961 15,7 48 934 11.176 5.652 49,4 38 51 FIAT 1.331 838 163,0 46 8.681 10.301 18,7 30 5.123 9.115 11.932 30,9 4 Totale 39.562 18.994 52,0 281.564 375.899 33,5 176.521 544.230 383.480 29,5 12 Gruppi con utile in aumento 4.140 7.780 87,9 38 Gruppi con utile in diminuzione 35.422 11.214 68,3 37 Gruppi con utile in diminuzione (al netto di ENI) 26.634 6.847 74,3 Var % Rank Assicurazioni 2.615 678 74,1 22.210 23.241 4,6 11.177 48.617 35.875 26,2 Banche 10.790 5.266 51,2 104.241 159.234 52,8 50.740 180.050 104.131 42,2 Industria 26.157 13.050 50,1 155.113 193.424 24,7 114.604 315.563 243.474 22,8 Totale industria al netto di Eni 17.369 8.683 50,0 118.245 147.351 24,6 73.396 228.119 178.957 21,6 Gruppi industriali pubblici 14.768 10.747 27,2 80.909 108.267 33,8 72.609 167.775 135.415 19,3 Statali 13.539 10.402 23,2 68.157 92.391 35,6 67.118 150.575 120.711 19,8 Local utilities 1.229 345 71,9 12.752 15.876 24,5 5.491 17.200 14.704 14,5 Gruppi industriali privati 11.389 2.303 79,8 74.204 85.157 14,8 41.995 147.788 108.059 26,9 Gruppi industriali pubblici al netto di ENI 5.980 6.380 6,7 44.041 62.194 41,2 31.401 80.331 70.898 11,7 (*) Esclusi gli interessi di terzi. (1) Nel 2005 si tratta, rispettivamente, della somma di Banca Intesa e Sanpaolo IMI, di UniCredito Italiano e Capitalia, e di Banco Popolare Verona e Novare e Banca Popolare Italiana. (2) Nel 2005 si tratta della somma di BPU Banca e Banca Lombarda. Con effetto 1 4 2007 BPU Banca ha incorporato la Banca Lombarda, modificando denominazione in UBI Banca. (3) Nel 2005 si tratta della somma della Banca Monte dei Paschi di Siena e della Banca Antonveneta. (4) Il valore di Borsa si riferisce alla Mediaset e alla Arnoldo Mondadori, consolidate dalla Fininvest. (5) Dall'1 7 2007 Edizione consolida la Atlantia; nel 2005 si tratta del raggruppamento Edizione Atlantia. Il valore di Borsa si riferisce alla Atlantia, Autogrill e Benetton Group. (6) Nel 2005 si tratta della somma di AEM e ASM Brescia. (7) Il valore di Borsa si riferisce alla Autostrada Torino Milano; nel 2005 è inoltre inclusa la capitalizzazione della SIAS, successivamente acquisita dall'autostrada Torino Milano. (8) Dall'1 7 2007 la Gemina consolida la AdR; nel 2005 era consolidata proporzionalmente. (9) Il valore di Borsa si riferisce i alla Lottomatica ti e alla DeA Capital l( (quest'ultima rilevata nel 2007), consolidate dalla De Agostini. i

Tab. 2 FATTURATO E MON 2005 2009 (importi in milioni di euro) IN ORDINE DI MON 2009 Fatturato netto MON Var. % Var. % GRUPPI 2005 2009 Rank 2005 2009 Rank 1 Eni 73.728 83.227 12,9 22 18.554 13.572 26,9 27 2 ENEL 32.000 62.171 94,3 6 5.062 10.418 105,8 5 3 Telecom Italia 29.738 26.845 9,7 34 7.197 5.505 23,5 24 4 Edizione (1) 8.307 11.262 35,6 14 1.977 2.161 9,3 18 5 Tenaris 4.676 5.657 21,0 19 1.353 1.364 0,8 22 6 Finmeccanica 10.952 18.176 66,0 12 725 1.253 72,8 9 7 FIAT 46.544 50.102 7,6 23 657 909 38,4 13 8 Edison 6.629 8.867 33,8 15 717 746 4,0 19 9 TERNA 1.024 1.317 28,6 16 550 697 26,7 17 10 A2A 2.828 5.772 104,1 5 391 615 57,3 10 11 Luxottica Group 4.371 5.094 16,5 21 609 594 2,5 23 12 Fininvest 5.586 5.473 2,0 31 1.284 535 58,3 32 13 De Agostini (2) 1.834 3.187 73,8 11 223 454 103,6 6 14 SEAT PG 1.425 1.210 15,1 36 594 454 23,6 25 15 Italmobiliare 5.163 5.239 1,5 25 716 446 37,7 29 16 Aurelia 1.154 1.626 40,9 13 320 330 3,1 20 17 Prysmian 1.642 3.731 127,2 2 35 311 788,6 1 18 ACEA 1.540 2.822 83,2 9 218 284 30,3 16 19 Buzzi Unicem 2.951 2.672 9,5 33 511 282 44,8 30 20 HERA 1.678 4.129 146,1 1 172 265 54,1 11 21 Pirelli & C. 4.546 4.462 1,8 30 358 251 29,9 28 22 Davide Campari 810 1.008 24,44 18 179 238 33,0 15 23 Parmalat 1.021 3.965 n.c. 40 24 234 n.c. 40 24 Iride 1.150 2.016 75,3 10 133 232 74,4 8 25 Beni Stabili 250 201 19,6 37 223 170 23,8 26 26 FASTWEB 955 1.853 94,0 7 81 148 282,7 2 27 Astaldi 969 1.798 85,6 8 61 148 142,6 4 28 Indesit Company 3.064 2.613 14,7 35 135 138 2,2 21 29 Danieli & C. 1.463 3.154 115,6 4 86 130 51,2 12 30 Impregilo 2.223 2.596 16,8 20 128 125 197,7 3 31 Cofide 3.383 4.267 26,1 17 242 122 49,6 31 32 Saras 5.196 5.230 0,7 28 492 111 77,4 34 33 IMMSI 1.548 1.614 4,3 24 63 86 36,5 14 34 Gemina 256 571 123,0 3 33 63 90,9 7 35 Caltagirone 1.288 1.305 1,3 26 159 61 61,6 33 36 Bulgari 914 924 1,1 27 143 14 109,8 36 37 Exor 5.429 2.427 55,3 39 64 20 131,3 38 38 ERG 8.958 5.983 33,2 38 685 29 104,2 35 39 RCS MediaGroup 2.191 2.206 0,7 29 213 51 123,9 37 40 STMicroelectronics 6.165 5.907 4,2 32 261 518 298,5 39 Totale 295.549 362.679 22,7 45.210 42.820 5,3 Gruppi pubblici 137.694 194.404 41,2 26.783 27.564 2,9 Gruppi pubblici (esclusa ENI) 63.966 111.177 73,8 8.229 13.992 70,0 Statali 123.869 170.798 37,9 25.152 25.422 1,1 Local utilities 13.825 23.606 70,7 1.631 2.142 31,3 Gruppi privati 157.855 168.275 6,6 18.427 15.256 17,2 (1) Nel 2005 è stato considerato il raggruppamento inclusa Atlantia. (2) Si tratta della somma dei dati della Lottomatica e della De Agostini Editore. N.b. Quotazioni del Brent: +13% (in Usd) tra 2005 e 2009

Tab. 3 CAPITALE INVESTITO 2005 2009 (importi in milioni di euro) IN ORDINE DI CAPITALE INVESTITO 2009 Capitale netto Var. % Debiti finanziari Var. % Debiti finanziari/capitale netto in % Var.in p.p. Fatturato/debiti finanziari in % Var.in p.p. GRUPPI 2005 2009 Rank 2005 2009 Rank 2005 2009 2005 2009 1 SEAT PG 1.000 1.034 3,4 29 3.716 3.017 18,8 33 371,6 291,8 79,8 38,3 40,1 1,8 2 FIAT 9.413 11.115 18,1 23 25.761 28.527 10,7 27 273,7 256,7 17,0 180,7 175,6 5,1 3 Astaldi 256 378 47,7 12 476 970 103,8 11 185,9 256,6 70,7 203,6 185,4 18,2 4 ACEA 1.304 1.287 1,3 31 1.203 2.642 119,6 9 92,3 205,3 113,0 128,0 106,8 21,2 5 Edizione (2) 7.245 8.326 14,9 25 12.276 16.128 31,4 21 169,4 193,7 24,3 67,7 69,8 2,1 6 FASTWEB 1.742 850 51,2 39 573 1.570 174,0 5 32,9 184,7 151,8 166,7 118,0 29,2 7 TERNA 1.902 2.501 31,5 15 2.422 4.334 78,9 14 127,3 173,3 46,0 42,3 30,4 11,9 8 ENEL (1) 19.416 44.353 128,4 5 13.263 66.301 399,9 2 68,3 149,5 81,2 241,3 93,8 147,5 9 Prysmian 205 698 240,5 2 1.191 1.036 13,0 31 581,0 148,4 432,6 137,9 360,1 222,2 10 Telecom Italia 26.985 27.120 0,5 30 50.979 40.152 21,2 35 188,9 148,1 40,8 58,3 66,9 8,6 11 De Agostini 3.349 3.294 1,6 32 958 4.811 402,2 1 28,6 146,1 117,5 191,4 66,2 125,2 12 Iride 719 1.386 92,8 6 905 1.903 110,3 10 125,9 137,3 11,4 127,1 105,9 21,2 13 IMMSI 512 621 21,3 21 582 849 45,9 17 113,7 136,7 23,0 266,0 190,1 75,9 14 HERA 1.483 1.701 14,7 26 1.230 2.274 84,9 13 82,9 133,7 50,8 136,4 181,6 45,2 15 ERG 1.209 1.929 59,6 10 921 2.461 167,2 6 76,2 127,6 51,4 972,6 243,1 729,5 16 Aurelia 1.762 2.097 19,0 22 2.152 2.558 18,9 25 122,1 122,0 0,1 53,6 63,6 10,0 17 Cofide 1.906 2.363 24,0 19 2.217 2.881 30,0 22 116,3 121,9 5,6 152,6 148,1 4,5 18 Impregilo 517 902 74,5 7 1.145 1.087 5,1 29 221,5 120,5 101,0 194,1 238,8 44,7 19 Beni Stabili 1.596 1.865 16,9 24 1.689 2.194 29,9 23 105,8 117,6 11,8 14,8 9,2 5,6 20 RCS MediaGroup 1.127 1.084 3,8 36 333 1.125 237,8 3 29,5 103,8 74,3 658,0 196,1 461,9 21 A2A 3.689 4.595 24,6 18 6.060 4.694 22,5 36 164,3 102,2 62,1 46,7 123,0 76,3 22 Indesit Company 519 468 9,8 98 37 802 475 40,8 8 38 154,5 5 101,5 53,0 0 382,0 550,1 168,11 23 Finmeccanica 4.598 6.549 42,4 14 2.641 6.508 146,4 8 57,4 99,4 42,0 414,7 279,3 135,4 24 Luxottica Group 1.968 2.860 45,3 13 1.807 2.719 50,5 16 91,8 95,1 3,3 241,9 187,3 54,6 25 Gemina 449 1.722 283,5 1 1.206 1.474 22,2 24 268,6 85,6 183,0 21,2 38,7 17,5 26 Davide Campari 696 1.046 50,3 11 553 871 57,5 15 79,5 83,3 3,8 146,5 115,7 30,8 27 Pirelli & C. 5.614 2.495 55,6 40 2.151 1.795 16,6 32 38,3 71,9 33,6 211,3 248,6 37,3 28 Buzzi Unicem 2.230 2.712 21,6 20 1.525 1.811 18,8 26 68,4 66,8 1,6 193,5 147,5 46,0 29 Italmobiliare 5.917 5.767 2,5 35 3.516 3.503 0,4 28 59,4 60,7 1,3 146,8 149,6 2,8 30 Edison 6.431 8.254 28,3 16 5.249 4.688 10,7 30 81,6 56,8 24,8 126,3 189,1 62,8 31 Saras 529 1.228 132,1 4 234 667 185,0 4 44,2 54,3 10,1 2.220,5 784,1 1.436,4 32 Eni 39.217 50.051 27,6 17 12.998 24.800 90,8 12 33,1 49,5 16,4 567,2 335,6 231,6 33 Fininvest 5.300 5.186 2,2 34 1.756 2.518 43,4 18 33,1 48,6 15,5 318,1 217,4 100,7 34 Danieli & C. 509 830 63,1 9 535 277 48,2 39 105,1 33,4 71,7 273,5 1.138,6 865,1 35 Bulgari 686 782 14,0 27 99 249 151,5 7 14,4 31,8 17,4 923,2 371,1 552,1 36 STMicroelectronics 5.921 5.805 2,0 33 1.251 1.730 38,3 20 21,1 29,8 8,7 492,8 341,4 151,4 37 Exor 6.078 5.390 11,3 38 2.075 1.308 37,0 37 34,1 24,3 9,8 261,6 185,6 76,0 38 Caltagirone 2.107 2.263 7,4 28 642 510 20,6 34 30,5 22,5 8,0 200,6 255,9 55,3 39 Tenaris 2.621 6.748 157,5 3 701 1.004 43,2 19 26,7 14,9 11,8 667,0 563,4 103,6 40 Parmalat 1.878 3.257 73,4 8 874 252 71,2 40 46,5 7,7 38,8 116,8 1.573,4 1.456,6 Totale 180.605 232.912 29,0 170.667 248.673 45,7 94,5 106,8 12,3 173,2 145,8 27,4 Gruppi a controllo pubblico 84.680 126.482 49,4 47.222 119.874 153,9 55,8 94,8 39,0 291,6 162,2 129,4 Gruppi privati 95.925 106.430 11,0 123.445 128.799 4,3 128,7 121,0 7,7 127,9 130,6 2,7 (1) L'incremento nel 2009 è dovuto in massima parte all'acquisizione di Endesa. (2) Nel 2005 si tratta del raggruppamento Edizione Atlantia.

Grafico 1 A chi è andata la ricchezza prodotta nel 2009 (valore aggiunto netto) Gruppi privati: 39,5 mld Gruppi pubblici: 43 mld 8,0 10,1 25,0 35,8 6,8 13,7 61,4 24,4 5,6 9,2 Costo del Lavoro Voci Straordinarie Utile netto Saldo finanziario di Gestione Imposte

Tab. 4 VALORE AGGIUNTO E COSTO DEL LAVORO PRO CAPITE (importi in migliaia di euro) Valore aggiunto Var. % Costo del lavoro Var. % per dipendente 2005 2009 per dipendente CL/VA % 2005 2009 A B 2009 GRUPPI 2005 2009 (A) 2005 2009 (B) Rank 1 Impregilo 31 65 109,7 36 41 13,9 95,8 63,1 9 2 FASTWEB 138 212 53,6 57 61 7,0 46,6 28,8 31 3 Gemina 114 136 19,3 58 48 17,2 36,5 35,3 23 4 Prysmian 58 76 31,0 42 42 0,0 31,0 55,3 13 5 TERNA 307 337 9,8 62 50 19,4 29,2 14,8 36 6 ENEL 185 238 28,6 50 50 0,0 28,6 21,0 34 7 Parmalat 48 59 22,9 32 34 6,3 16,6 57,6 11 8 Edison 372 457 22,8 60 64 6,7 16,1 14,0 37 9 Indesit Company 43 41 4,7 27 22 18,5 13,8 53,7 15 10 Astaldi 40 39 2,5 25 21 16,0 13,5 53,8 14 11 HERA 100 130 30,0 44 54 22,7 7,3 41,5 21 12 IMMSI 57 59 3,5 35 34 2,9 6,4 57,6 12 13 Finmeccanica 78 90 15,4 58 64 10,3 5,1 71,1 4 14 ACEA 118 120 1,7 43 42 2,3 4,0 35,0 24 15 Aurelia 129 157 21,7 45 53 17,8 3,9 33,8 25 16 FIAT 54 55 1,9 36 36 0,0 1,9 65,5 7 17 Telecom Italia 207 211 1,9 52 53 1,9 0,0 25,1 33 18 Iride 166 193 16,3 48 56 16,7 0,4 29,0 30 19 Pirelli & C. 61 51 16,4 39 34 12,8 3,6 66,7 6 20 Davide Campari 179 174 2,8 51 52 2,0 4,8 29,9 29 21 Edizione 77 74 3,9 31 32 3,2 7,1 43,2 20 22 Cofide 87 74 14,9 54 50 7,4 7,5 67,6 5 23 SEAT PG 178 151 15,2 46 43 6,5 8,7 28,5 32 24 Italmobiliare 96 84 12,5 43 43 0,0 12,5 51,2 16 25 De Agostini 132 124 6,1 51 55 7,8 13,9 44,4 19 26 Danieli & C. 72 58 19,4 37 35 5,4 14,0 60,3 10 27 RCS MediaGroup 127 92 27,6 78 72 7,7 19,9 78,3 3 28 Fininvest 278 262 5,8 81 93 14,8 20,6 35,5 22 29 Buzzi Unicem 96 78 18,8 35 36 2,9 21,7 46,2 18 30 Eni 385 337 12,5 46 51 10,9 23,4 15,1 35 31 Exor 64 72 12,5 50 68 36,0 23,5 94,4 1 32 Caltagirone 103 83 19,4 50 53 6,0 25,4 63,9 8 33 Bulgari 131 70 46,6 64 55 14,1 32,5 78,6 2 34 A2A 273 164 39,9 58 55 5,2 34,7 33,5 26 35 Saras 435 208 52,2 73 64 12,3 39,9 30,8 28 36 Tenaris 110 106 3,6 25 35 40,0 43,6 33,0 27 37 ERG 376 135 64,1 61 68 11,5 75,6 50,4 17 Media 149 137 8,1 48 49 2,1 10,2 35,8 Gruppi pubblici 220 230 4,5 52 54 3,8 0,7 23,5 Gruppi pubblici (escluso ENI) 200 216 8,0 53 54 1,9 6,1 25,0 Gruppi privati 126 107 15,1 47 48 2,1 17,2 44,9 NB: Non disponibili/non confrontabili: Beni Stabili, Luxottica e STMicroelectronics.

sintesi dell'industria: il conto economico (2008 2009) Nel 2009: 29 gruppi in utile e 11 gruppi in perdita (erano 7 nel 2008): Fiat, STMicroelectronics, Exor, De Agostini, RCSMediaGroup, Acea, Beni Stabili, Bulgari, Gemina (AdR), Seat PG, Fastweb RISULTATI NETTI: 43% pubblici: 30,8% === privati: 65,9% i gruppi privati nel loro insieme contano per il 21% degli utili complessivi === Eni ed ENEL insieme per il 72% energia 32,4% === servizi 22,5% === altre società 78,4% RISULTATO CORRENTE: 25,5% pubblici: 22,3% === privati: 31,5% energia 20,2% === servizi 0,8% === altre società 54,4% MARGINI OPERATIVI NETTI (MON): 21,3% pubblici 19,4% === privati 24,6% energia 18,1% === servizi 2,4% === altre società 45,5% FATTURATO: TOTALE 12,2%; INTERNO 17,9%; ESTERO 8,9% pubblici: totale 10%; interno 25,8%; estero 2,1% (essenzialmente Eni ed ENEL) privati: totale 14,7%; interno 8,7%; estero 15% energia 15,2% === servizi 4,6% === altre società 10,6%

Tab. 5 DATI ECONOMICI 2008 2009 (importi in milioni di euro) IN ORDINE DI FATTURATO 2009 % sul fatturato Fatturato netto MON Risultato corrente Risultato netto MON Risultato corrente Risultato netto Var. % Var. % Var. % Var. % GRUPPI 2008 2009 2008 2009 2008 2009 2008 2009 2008 2009 Rank 2008 2009 Rank 2008 2009 Rank 1 Eni 108.148 83.227 23,0 20.324 13.572 33,2 20.480 13.351 34,8 8.825 4.367 50,5 18,8 16,3 10 18,9 16,0 7 8,2 5,2 9 2 ENEL 59.577 62.171 4,4 9.410 10.418 10,7 6.616 7.788 17,7 5.293 5.395 1,9 15,8 16,8 9 11,1 12,5 8 8,9 8,7 5 3 FIAT 59.564 50.102 15,9 3.242 909 72,0 2.583 382 85,2 1.612 838 n.c. 5,4 1,8 35 4,3 0,8 34 2,7 1,7 30 4 Telecom Italia 28.685 26.845 6,4 5.331 5.505 3,3 2.742 2.904 5,9 2.177 1.581 27,4 18,6 20,5 6 9,6 10,8 10 7,6 5,9 8 5 Finmeccanica 15.037 18.176 20,9 1.135 1.253 10,4 969 900 7,1 571 654 14,5 7,5 6,9 24 6,4 5,0 23 3,8 3,6 13 6 Edizione 11.308 11.262 0,4 2.060 2.161 4,9 1.437 1.384 3,7 196 104 46,9 18,2 19,2 8 12,7 12,3 9 1,7 0,9 25 7 Edison 10.064 8.867 11,9 843 746 11,5 745 593 20,4 346 240 30,6 8,4 8,4 20 7,4 6,7 18 3,4 2,7 17 8 ERG 11.498 5.983 48,0 28 29 n.c. 126 9 n.c. 646 7 98,9 0,2 0,5 36 1,1 0,2 35 5,6 0,1 29 9 STMicroelectronics 6.832 5.907 13,5 180 518 n.c. 155 738 n.c. 546 785 n.c. 2,6 8,8 40 2,3 12,5 40 8,0 13,3 38 10 A2A 6.011 5.772 4,0 721 615 14,7 590 523 11,4 316 80 74,7 12,0 10,7 15 9,8 9,1 14 5,3 1,4 21 11 Tenaris 8.421 5.657 32,8 2.562 1.364 46,8 2.468 1.300 47,3 1.475 806 45,4 30,4 24,1 4 29,3 23,0 3 17,5 14,2 2 12 Fininvest 6.095 5.473 10,2 1.029 535 48,0 820 570 30,5 131 174 32,8 16,9 9,8 18 13,5 10,4 11 2,1 3,2 14 13 Italmobiliare 6.041 5.239 13,3 602 446 25,9 414 446 7,7 105 97 n.c. 10,0 8,5 19 6,9 8,5 15 1,7 1,9 18 14 Saras 8.556 5.230 38,9 6 111 1.750,0 8 78 875,0 62 73 17,7 0,1 2,1 34 0,1 1,5 33 0,7 1,4 22 15 Luxottica Group 5.202 5.094 2,1 752 594 21,0 615 506 17,7 380 315 17,1 14,5 11,7 11 11,8 9,9 12 7,3 6,2 7 16 Pirelli & C. 4.660 4.462 4,2 40 251 527,5 190 112 n.c. 348 23 n.c. 0,9 5,6 27 4,1 2,5 32 7,5 0,5 26 17 Cofide 4.729 4.267 9,8 238 122 48,7 187 147 21,4 52 62 19,2 5,0 2,9 33 4,0 3,4 29 1,1 1,5 20 18 HERA 3.643 4.129 13,3 261 265 1,5 169 164 3,0 95 71 25,3 7,2 6,4 25 4,6 4,0 27 2,6 1,7 19 19 Parmalat 3.910 3.965 1,4 188 234 24,5 202 234 15,8 673 519 22,9 4,8 5,9 26 5,2 5,9 20 17,2 13,1 4 20 Prysmian 5.144 3.731 27,5 465 311 33,1 303 359 18,5 237 248 4,6 9,0 8,3 21 5,9 9,6 13 4,6 6,6 6 21 De Agostini 3.537 3.590 1,5 456 397 12,9 148 146 1,4 125 273 n.c. 12,9 11,1 13 4,2 4,1 26 3,5 7,6 37 22 Danieli & C. 3.065 3.154 2,9 209 130 37,8 211 170 19,4 146 135 7,5 6,8 4,1 32 6,9 5,4 22 4,8 4,3 11 23 ACEA 3.008 2.822 6,2 377 284 24,7 281 201 28,5 186 52 n.c. 12,5 10,1 17 9,3 7,1 16 6,2 1,8 31 24 Buzzi Unicem 3.520 2.672 24,1 694 282 59,4 634 188 70,3 395 140 64,6 19,7 10,6 16 18,0 7,0 17 11,2 5,2 10 25 Indesit Company 3.155 2.613 17,2 156 138 11,5 110 87 20,9 56 35 37,5 4,9 5,3 29 3,5 3,3 30 1,8 1,3 23 26 Impregilo 2.867 2.596 9,5 180 125 30,6 143 97 32,2 168 78 53,6 6,3 4,8 30 5,0 3,7 28 5,9 3,0 15 27 Exor 2.681 2.427 9,5 16 20 n.c. 379 285 n.c. 302 389 n.c. 0,6 0,8 37 14,1 11,7 39 11,3 16,0 39 28 RCS MediaGroup 2.674 2.206 17,5 152 51 n.c. 88 87 n.c. 38 130 n.c. 5,7 2,3 39 3,3 3,9 37 1,4 5,9 35 29 Iride 2.348 2.016 14,1 229 232 1,3 174 130 25,3 111 6 94,6 9,8 11,5 12 7,4 6,4 19 4,7 0,3 27 30 FASTWEB 1.707 1.853 8,6 121 148 22,3 41 89 117,1 1 34 n.c. 7,1 8,0 23 2,4 4,8 24 0,1 1,8 32 31 Astaldi 1.467 1.798 22,6 131 148 13,0 71 78 9,9 42 51 21,4 8,9 8,2 22 4,8 4,3 25 2,9 2,8 16 32 Aurelia 1.757 1.626 7,5 287 330 15,0 143 268 87,4 12 58 383,3 16,3 20,3 7 8,1 16,5 6 0,7 3,6 12 33 IMMSI 1.737 1.614 7,1 77 86 11,7 32 50 56,3 14 16 14,3 4,4 5,3 28 1,8 3,1 31 0,8 1,0 24 34 TERNA 1.321 1.317 0,3 711 697 2,0 524 704 34,4 328 771 135,1 53,8 52,9 2 39,7 53,5 1 24,8 58,5 1 35 Caltagirone 1.589 1.305 17,9 152 61 59,9 160 77 51,9 8 2 75,0 9,6 4,7 31 10,1 5,9 21 0,5 0,2 28 36 SEAT PG 1.361 1.210 11,1 541 454 16,1 283 229 19,1 180 38 n.c. 39,8 37,5 3 20,8 18,9 5 13,2 3,1 33 37 Davide Campari 942 1.008 7,0 196 238 21,4 176 200 13,6 127 137 7,9 20,8 23,6 5 18,7 19,8 4 13,5 13,6 3 38 Bulgari 1.074 924 14,0 112 14 n.c. 90 41 n.c. 83 47 n.c. 10,4 1,5 38 8,4 4,4 38 7,7 5,1 34 39 Gemina 582 571 1,9 54 63 16,7 47 18 n.c. 34 39 n.c. 9,3 11,0 14 8,1 3,2 36 5,8 6,8 36 40 Beni Stabili 209 201 3,8 176 170 3,4 41 48 17,1 37 51 n.c. 84,2 84,6 1 19,6 23,9 2 17,7 25,4 40 Totale 413.726 363.082 12,2 54.356 42.763 21,3 44.559 33.325 25,2 23.803 13.569 43,0 13,1 11,8 10,8 9,2 5,8 3,7 Gruppi pubblici 215.989 194.404 10,0 34.191 27.564 19,4 30.393 23.616 22,3 15.525 10.747 30,8 15,8 14,2 14,1 12,1 7,2 5,5 Gruppi pubblici (escluso ENI) 107.841 111.177 3,1 13.867 13.992 0,9 9.913 10.265 3,6 6.700 6.380 4,8 12,9 12,6 9,2 9,2 6,2 5,7 Gruppi privati 197.737 168.678 14,7 20.165 15.199 24,6 14.166 9.709 31,5 8.278 2.822 65,9 10,2 9,0 7,2 5,8 4,2 1,7