RICERCHE SUL TERRITORIO TRA TARDOANTICO E ALTOMEDIOEVO: IL CASO DI STUDIO DEL GARDA ORIENTALE di NICOLA MANCASSOLA, FABIO SAGGIORO

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RICERCHE SUL TERRITORIO TRA TARDOANTICO E ALTOMEDIOEVO: IL CASO DI STUDIO DEL GARDA ORIENTALE di NICOLA MANCASSOLA, FABIO SAGGIORO INTRODUZIONE Negli ultimi anni si sono susseguite per il territorio gardesano numerose ed approfondite ricerche (BROGIOLO 1996; ROFFIA 1997a, b, c; BROGIOLO 1999, mentre più in generale BROGIOLO-CANTINO WATAGHIN 1994) riguardanti l insediamento d epoca romana. La questione dello sviluppo, dell organizzazione e della fine delle ville è stata affrontata dagli studiosi in maniera differente, sulla base dei dati disponibili e tenendo conto delle diversità proprie di alcune zone. Pur nell estrema complessità del fenomeno, si sono comunque evidenziate linee di tendenza comuni e unitarie. Sulla sponda orientale del lago di Garda la presenza antropica e lo sfruttamento del territorio tra il I e il III secolo d.c. sembrano indicare due scelte insediative diverse e allo stesso tempo complementari. Si possono individuare due differenti zone: una coincidente con la fascia costiera, l altra con l entroterra. Da un punto di vista morfologico la prima è caratterizzata da una stretta pianura delimitata ad ovest dal bacino lacustre e ad est dai primi rilievi morenici. La zona più interna, compresa tra la Val d Adige e i pendii che degradano fino alla riviera del lago, è invece caratterizzata da un paesaggio collinare diviso in varie conche chiuse ai lati da lunghe e strette dorsali, modellate dai ghiacciai, da zone di piana inframorenica costellate da piccoli dossi e da isolati testimoni rocciosi. Il territorio nel suo insieme si presenta dunque molto irregolare e diviso in vari habitat geomorfologici distinti., I DATI ARCHEOLOGICI Se analizziamo nello specifico la zona del basso lago, coincidente con gli attuali comuni di Garda, Bardolino, Costermano (Progetto Adelaide) e Cavaion Veronese (Progetto Carta Archeologica del Comune di Cavaion Veronese), da un punto di vista prettamente archeologico possiamo subito notare come la presenza antropica sulla fascia costiera sia caratterizzata perlopiù dalla presenza di grandi ville residenziali. Su cinque rinvenimenti noti (CAV f. 48. n. 63; CAV f. 48. n. 20; CAV f. 48. n. 21.1; CAV f. 48. n. 25; CAV f. 48. n. 30.2;), chiaramente attribuibili ad aree insediative, quattro si configurano come grandi strutture residenziali. È molto probabile che accanto a questi complessi abbiano convissuto forme abitative diverse come piccoli insediamenti sparsi oppure, come, più a sud, il caso di Peschiera sembra indicare, veri e propri vici (CAVALIERI MANASSE 1997). Tuttavia attualmente il lungolago si presenta fortemente urbanizzato, per cui le possibilità di raccogliere dati certi a suffragio di questo modello interpretativo appaiono assai limitate. Deve dunque essere considerato come una semplice ipotesi di lavoro, anche se sembra trovare precisa conferma ed una stretta analogia con studi già effettuati nel territorio bresciano (BROGIOLO 1997a e b). Come accennato, la fascia interna non presenta solo una struttura morfologica differente, ma anche un modello insediativo diverso. Innanzi tutto è da rilevare l assenza di grandi ville con finalità prettamente residenziali, sostituite da rustici, anche di pregevole fattura, come Castagnar a Cavaion Veronese o San Vito di Cortelline a Bardolino (UT 118), affiancati da numerosi nuclei residenziali minori di eterogenee dimensioni e qualità. Tali strutture, individuate tramite ricognizioni sistematiche sul territorio, appaiono come precisi e ben delimitati cluster di materiali da costruzione (ciottoli morenici reperiti in loco con tracce di malta di buona qualità, frammenti di mattoni ed embrici) uniti a ceramiche da mensa. L impressione complessiva è che l insediamento si configuri essenzialmente sparso, localizzato in maniera ottimale per sfruttare le risorse dei vari habitat morfologici: zone umide depresse, conche pianeggianti, versanti collinari, aree boscose, zone montuose, ecc. Un caso indicativo della strategia d occupazione del territorio è quello della zona compresa tra l Eremo di San Giorgio, la piccola località di Cemo e Cortelline (MANCASSOLA-SAGGIORO 1999). Si tratta di un area dell entroterra tra i comuni di Garda e Bardolino, geomorfologicamente omogenea, caratterizzata da piccoli cordoni morenici che delimitano delle conche chiuse o da aree di versante collinare. Tramite ricognizioni sistematiche sono state rinvenute sei strutture abitative inserite in un settore certamente sfruttato con finalità agricole almeno dall epoca romana. Queste sembrano corrispondano ad aree ben determinate. Le UT 4 e 200 probabilmente si riferiscono ad uno stesso insediamento e sono percepite come separate a causa dei contingenti problemi di visibilità riscontrati sul campo. Tali strutture sembrano sfruttare un lungo e poco inclinato versante caratterizzato, di tanto in tanto, da ampi settori pianeggianti, che partendo dall Eremo di San Giorgio arrivano sino alla chiesa di San Colombano. Poco ad est in una piccola area pianeggiante racchiusa tra due cordoni morenici si situa l UT 98. Con ogni probabilità si tratta di un rustico di medio grandi dimensioni, a cui si deve relazionare l insediamento su dorsale (UT 83) di cui non è con sicurezza proponibile una funzione abitativa. Viste le esigue dimensioni e i materiali presenti in superficie deve più correttamente considerarsi come un piccolo edificio in materiale deperibile con copertura in laterizi. In un altra area pianeggiante delimitata ai lati da dorsali, si colloca l UT 118, un grande rustico d epoca romana. In relazione a tale struttura si deve considerare anche l UT 113, un abitazione di medio piccole dimensioni. I dati a disposizione sembrano dunque delineare un modello di sfruttamento del territorio ben preciso e definito: gli insediamenti, infatti, si collocano sempre in relazione a precisi ambiti geomorfologici. Nel caso di piane inframoreniche si trovano sempre all interno della pianura racchiusa da cordoni. IL TERRITORIO DI CAVAION VERONESE A Sud-Est di Cavaion veronese si è potuta studiare, almeno in parte, l organizzazione topografica degli insediamenti, attraverso lo studio delle foto aeree e la verifica sistematica a terra dei dati (Fig. 1). La zona considerata comprende quattro insediamenti: Castagnar (CAV, f. 48, n. 37), la cui datazione lo colloca tra I e III secolo d.c., località La Pra (il cui orizzonte cronologico sembra protrarsi sino al IV-V secolo), località Casette (di cui non è certa la datazione, ma è ipotizzabile che anch esso prosegua fino al V secolo sulla base di alcuni frammenti di anfora africana intorno all area del sito) e l UT 3017, la quale dovrebbe anch essa arrivare fino al V secolo (sigillata tarda). All interno di questa distribuzione insediativa è stato poi individuato il tratto di una strada, databile anch esso, sulla base dei reperti associati, al IV secolo d.c. Rispetto ad essa sono stati poi individuati alcuni tratti iso-orientati su cui si disponevano alcuni dei siti citati. Le aree identificate hanno tutte restituito, anche se in modo diverso, materiale sporadico in superficie, comunque indicante una frequentazione d epoca romana. L area dove questi allineamenti non sembrano sopravvivere o essere presenti è zona depressa, probabilmen- 2001 Edizioni all Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 1

Fig. 1 Area a sud-est di Cavaion veronese. Sono indicati i siti archeologici rinvenuti e le aree di probabile frequentazione d epoca romana. In tono più scuro la zona depressa, probabilmente occupata da acquitrini. te paludosa e potrebbe indicare un economia di sfruttamento delle risorse piuttosto varia. In tal senso a sud-ovest di Cavaion è stata individuata una situazione simile. Tra gli insediamenti di Fontane e Bossema, entrambi d epoca romana, si situava certamente una zona di acquitrini, bonificata solo nel periodo tardomedievale, come hanno mostrato lo studio delle sezioni, e l analisi dei dati raccolti durante uno scasso effettuato da una ditta per il prelievo di torba. La vicinanza con i siti sopracitati (poche centinaia di metri) indica quantomeno un parziale sfruttamento dell area. La medesima situazione si ritrova anche in prossimità della chiesa di San Faustino e la presenza di piccoli bacini idrici intermorenici è stata segnalata anche poco distante da San Vito di Cortelline. Accanto ad una forma d insediamento prevalentemente sparso, ma strettamente collegato ed interdipendente, si deve segnalare la presenza di alcuni nuclei accentrati quali il probabile vicus (UT 3017) localizzato a Cordevigo nel comune di Cavaion Veronese. Si tratta, in sostanza, di un sito di modeste dimensioni, caratterizzato da una distribuzione del materiale a chiazze. I cluster di materiale ceramico si raccolgono in prossimità delle più elevate concentrazioni di pietre e tegoloni. Tra i gruppi di materiale, distanti tra loro pochi metri, si segnalano presenze sporadiche e limitate di reperti. Sulla base dell analisi svolta si ipotizza pertanto la presenza di 5-7 edifici sul campo ricognito e forse di altrettanti nei campi prossimi, a quanto si ricava dall analisi delle foto aeree. Il materiale lapideo osservato in superficie era con tutta probabilità integrato da elementi lignei, forse anche per le coperture, vista la presenza limitata di tegole in rapporto agli edifici individuati. È interessante notare come il tratto di strada ritenuto d epoca romana, individuato in questa zona conduca con tutta probabilità proprio a questo sito, così come la disposizione di alcuni edifici è orientata con gli allineamenti agricoli prima citati. Nel raggio di 100 metri si sono notate alcune zone con presenza sporadica di materiale, generica frequentazione, mentre ad Est, su di un leggero dosso spianato, vi è notizia della distruzione di una necropoli, composta da inumati, quasi sicuramente pertinente all insediamento dell UT 3017, avvenuta tra gli inizi e la metà di questo secolo. INSEDIAMENTI TRA IV E V SECOLO Tra IV ed inizi V secolo il modello insediativo, in base ai dati attuali, non sembra subire una sostanziale cesura o una marcata trasformazione. Se è vero che probabilmente alcuni insediamenti scomparvero è pur vero che essi vennero rimpiazzati da nuovi, mantenendo immutato il quadro complessivo delineato tra I e III secolo. Se, dunque, confrontiamo i dati raccolti in quest area con quelli a disposizione per le grandi ville dell intero lago di Garda, il trend del popolamento sembra sostanzialmente essere coincidente. Infatti, nella maggior parte dei casi, dopo un breve periodo di declino attorno al III secolo, i grandi complessi residenziali continuano a sopravvivere con uguale funzione ed utilizzo per tutto il IV, per la villa di Desenzano (SCAGLIARINI CORLAITA 1997; ROFFIA 1997c) addirittura con interventi qualitativamente migliori, mentre il loro rapido declino ed abbandono è da collocarsi nel V secolo, in condizioni socio-economiche fortemente mutate. Anche lo studio delle necropoli evidenzia una sostanziale continuità di scelte topografiche con il periodo precedente. Si tratta infatti di piccoli nuclei sparsi sul territorio in associazione ad insediamenti limitrofi. Il quadro che sembra emergere è sostanzialmente quello di una complessiva continuità di strategie di popolamento, che però non significa sempre continuità fisica dell area abitativa. L insediamento in alcuni casi si sposta, anche in aree precedentemente non sfruttate. L EVOLUZIONE DI V-VII SECOLO Tra V e VII secolo la situazione dell area gardesana orientale sembra definirsi in modo articolato e complesso ed in questa sede sembra opportuno presentare innanzitutto quelle che appaiono come le principali linee di tendenza. Le problematiche notate nelle zone occidentali del lago sembrano, nelle loro forme più evidenti e basandoci sulle prime analisi svolte, presentarsi anche per la zona orientale. Cronologicamente si ritrovano anche sulla sponda veronese i tempi proposti per l area bresciana, ovvero V-VI se- 2001 Edizioni all Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 2

colo per il termine critico dell insediamento, anche se con differenze e particolarità dovute alle realtà storiche del territorio. In sostanza si potrebbe affermare che, per le aree studiate, a partire dalla fine del IV secolo e agli inizi del V, gli insediamenti presenti sul territorio vadano progressivamente diminuendo. Il fenomeno deve essere letto come un processo di lunga durata che trova soluzione in un arco di tempo più lungo, individuabile, forse, tra V e VII secolo. L insediamento di questo periodo sembra raccogliersi intorno a luoghi definiti geomorfologicamente e topograficamente dominanti. Ne sono un esempio le zone intorno al Monte Moscal e alla Rocca di Garda. Sembrano in questo senso essere sfruttate non solo le pendici o le sommità di queste due aree, bensì anche le piane inframoreniche ai loro piedi. L osservazione non è nuova poiché si tratta di un fenomeno già notato, anche se limitato alle zone di versante, anche per l area del Garda trentino, il Sommolaco, dove i secoli V-VI sono stati visti come un periodo di svolta verso un diverso modello d insediamento (CAVADA 1997). La zona del Monte Moscal può essere esemplificativa. Per questo periodo si contano quattro siti a carattere insediativo (San Faustino, UT 192, Piazzole e Sant Andrea di Incaffi), disposti i primi due alla base del monte, l uno sulle pendici, dove oggi sorge il paese di Cavaion, e l altro sulla sommità. I siti posti nelle zone lontane da questi luoghi, quindi collocati su piccole alture o su piane inframoreniche tendono progressivamente a scomparire nel corso del V secolo. Tale fenomeno sembra dirsi compiuto quasi certamente alla fine del VI. L insediamento sparso e diffuso sul territorio, quindi, che caratterizzava queste zone, sembrerebbe ancora nel suo insieme mantenere una struttura definita solo fino all inizio del V secolo; poi molti insediamenti scompaiono e non vengono più rioccupati fino all epoca tardo medievale, quando le aree vengono sfruttate a scopo agricolo. Dei siti citati intorno al Moscal, quelli disposti ai piedi delle pendici non sembrano sopravvivere oltre il VII secolo. La scelta di luoghi d altura non può, a nostro avviso, essere giustificata da esigenze solamente difensive. Se si osservano, infatti, gli aspetti geomorfologici del territorio si nota immediatamente come sia la Rocca di Garda, quanto il Moscal si presentino in sostanza come due zone ben distinte. Un modello interpretativo utilizzato dagli ecologi (FAB- BRI 1997, p. 67) è quello riferito alla diversità e alla stabilità del paesaggio. In pratica tante più numerose sono le catene di approvvigionamento esistenti, tanto maggiori saranno le probabilità che l economia possa trovare strade alternative in caso della rottura dell anello di una catena. Il passaggio verso le alture può quindi essere letto come la ricerca di una diversificazione economica espressa sfruttando le diverse soluzioni geomorfologiche offerte dal paesaggio: un area agricola rappresentata dalla zona di piana ai piedi del rilievo, le pendici e la sommità per un economia silvopastorale. LE VILLE RESIDENZIALI, VILLAGGI E FORME INSEDIATIVE SUL GARDA La villa di Sirmione-Grotte di Catullo (ROFFIA 1997b), quella di Via Antiche Mura (ROFFIA-GHIROLDI 1997), quella di Desenzano (SCAGLIARINI CORLAITA 1997, ROFFIA 1997c) e quella di Toscolano Maderno (ROFFIA-PORTULANO 1997) possono essere considerate come residenze lacustri di lusso. Le cronologie, desunte tutte da dati di scavo, sembrano mostrare una continuità d uso delle strutture fin al V-VI secolo, anche se come si potrà osservare, con alcune differenze. In località Capra a Toscolano (ROFFIA-PORTULANO 1997) l edificio risulta utilizzato almeno fino al IV- inizio V secolo d.c. Differente appare invece il caso di Sirmione (Grotte di Catullo) (ROFFIA 1997b). La grande villa vede nel secolo IV e agli inizi del V secolo l insediamento nella sua area di una vasta necropoli, conseguente ad un progressivo abbandono delle precedenti strutture. È probabile che già nel III secolo, forse in seguito ad un episodio traumatico, la villa cessasse la propria funzionalità residenziale. L area, tuttavia, rimase frequentata per tutto il IV secolo (riconvertita nelle sue funzioni), per il V e, in parte, anche nel corso dell alto medioevo. Nel vicino caso di Sirmione- Vie Antiche Mura (ROFFIA-GHIROLDI 1997), al contrario, l edificio risulta essere in uso fino al IV-V secolo d.c. e trova dunque maggiori convergenze sotto il profilo cronologico con la villa di Desenzano, anch essa ugualmente datata (SCAGLIARINI CORLAITA 1997; ROFFIA 1997c). Per quest ultima si devono notare anche i massicci interventi di ristrutturazione e di allargamento che ne hanno contraddistinto i periodi finali (IV e V secolo). Complessivamente il fenomeno, già recentemente considerato, sembra indicare una prosecuzione d uso degli edifici almeno fino al V secolo, con alcune riconversioni e riutilizzi che spingono alcuni fino al VI (o VII come a Nago, sul Garda Trentino) (CAVADA 1997). Il sistema organizzativo del territorio si dovette incentrare, oltreché sulle ville, anche su villaggi e abitati sparsi. Lo dimostra l esempio di Peschiera (Arilica) (CAVA- LIERI MANASSE 1997), posto lungo la via che da Brescia portava a Verona. Il villaggio non presentava strutturalmente la sontuosità propria delle ville della costa lacustre e i materiali rinvenuti nei pressi della chiesa di San Martino (CAVALIERI MANASSE 1997) sembrano infatti far supporre che gli elevati fossero costituiti, almeno in parte, da materiale deperibile. Il sito conosce una frequentazione sino a tutto il IV secolo con la possibilità comunque di ipotizzare una sua continuazione abitativa di alcuni ambienti fino al V-VI secolo (CAVALIERI MANASSE 1997, p. 121). Dalla zona di Peschiera ulteriori ritrovamenti, per lo più monete, sembrano genericamente indicare una frequentazione fino a tutto il IV secolo dell area, ma non è possibile definirne maggiormente la natura (FRANZONI 1987, CAV foglio 48 n.198.1). Tra le forme d insediamento presenti nell area gardesana-veronese si deve valutare anche la presenza del pagus. Importante è quello Claudiensis (CIL, V, 3991; BUONOPANE 1997, BUCHI 1987), la cui ubicazione non è ancora precisamente definita, ma che si doveva trovare tra Lazise, Pacengo e Colà, prossimo al vicus Probianus (CASTAGNETTI 1983). A questi si aggiunga il caso già considerato di Cordevigo, un altro, probabile vicus, il cui termine cronologico potrebbe ipotizzarsi nel corso del V secolo. Nell agro bresciano sono noti ulteriori insediamenti vicani. Il vicus Ariciacus, ricordato in un epigrafe recentemente studiata, risulta inserito all interno di una vallis esente da tributi, appartenente ad una certa Claudia Corneliana (GASPERINI 1996). Altri casi sembrano essere quelli di Calvagese (BROGIOLO 1997a e b) e di Trevisago (BROGIOLO 1997a e b), con il primo che sembra perdurare certamente fino al VI secolo e la cui ubicazione topografica è prossima al castello testimoniato a partire dal X secolo. Entrambi i casi risultano caratterizzati dalla povertà delle strutture edilizie e dei reperti fittili rinvenuti. I LUOGHI DI CULTO Un elemento che si ritiene di estremo interesse per la comprensione delle logiche insediative di questo periodo è rappresentato dal rapporto tra chiesa e abitato preesistente (recentemente BROGIOLO 1999 e per l Italia settentrionale BROGIOLO-CANTINO WATAGHIN-GELICHI 1999). Al momento distinguiamo, tra i casi raccolti, quattro forme di rapporto insediativo. La prima è rappresentata dai casi di continuità fisica con il precedente insediamento d epoca romana. San Vito di Cortelline ne è un esempio, al quale si può affianca- 2001 Edizioni all Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 3

re certamente Santa Maria di Cisano, sorti ambedue su di un complesso preesistente, e che trovano entrambi confronti con il caso noto di Pieve di Manerba. Un altra forma è rappresentata dalla continuità di bacino. Con questo termine si intende indicare le aree frequentate in epoca romana, a scopo agricolo ad esempio; le chiese sorte in questi contesti non sorgono fisicamente su di un edificio, ma nelle sue immediate vicinanze. Tra i molteplici casi ne riportiamo tre: San Pietro nel territorio comunale di Bardolino, San Faustino e San Vittore nel territorio di Cavaion veronese. Una terza possibilità è rappresentata dalle chiese sorte ex-novo in relazione ad un insediamento sparso e senza coincidenze topografiche con un insediamento preesistente. La quarta comprende tutti quei casi in cui l edificio di culto cristiano sorge in aree precedentemente non interessate da alcun tipo di insediamento e non apparentemente relazionato con alcun sito. Per questi casi si può forse citare il caso di S. Floriano, nella Valpolicella (CASTAGNETTI 1984) e probabilmente di S. Verolo a Castion veronese. Tuttavia questi esempi necessitano ancora di ulteriori approfondimenti archeologici e indagini puntuali. Il rapporto tra insediamento e chiesa pone alcuni interrogativi, primo fra tutti quello del ruolo dell edificio religioso all interno del tessuto insediativo. Ovvero: la chiesa sorge in funzione dell abitato o l abitato in funzione della chiesa? Al momento non è possibile fornire una risposta, ma è comunque necessario notare come il fenomeno si presenti molto complesso e articolato, anche nel suo evolversi e non si presti al momento ad una soluzione univoca. L ARRIVO DEI LONGOBARDI Nella seconda metà del VI secolo l arrivo longobardo sembra accelerare la militarizzazione dei luoghi. Rocca di Garda è già occupata nel V secolo (3 monete dallo scavo) e con l arrivo longobardo la sommità sembra essere stato oggetto di una frequentazione a carattere militare come confermano i rinvenimenti di sepolture di armati sulle pendici in località casetta La Rocca. Nella zona indagata, non sembrano esservi ulteriori presenze di spiccato carattere militare se si eccettua un piccolo dosso morenico nei pressi della località San Faustino a Cavaion Veronese, dove si ha notizia del generico rinvenimento di una sepoltura attribuita al periodo longobardo, ma purtroppo oggi totalmente dispersa; a qualche centinaio di metri dalla chiesetta, in zona ora fortemente sconvolta dai lavori agricoli, ma che ha comunque rivelato tracce di una frequentazione, forse proprio a carattere funerario, come sembrerebbero indicare i tegoloni e le grosse lastre marmoree che sono stati rinvenuti. Sulla base di tali ritrovamenti emergerebbe una distribuzione della presenza longobarda concentrata in quelle che sembrano le aree maggiormente frequentate tra IV e VII secolo, attestandosi quindi a controllo dei centri demici maggiori (Garda) o delle aree maggiormente insediate. Tuttavia notare in questa direzione una continuità topografica tra epoca romana e longobarda rischierebbe di essere un eccessiva semplificazione di un fenomeno che appare invece fortemente articolato. Proprio in questo periodo notiamo infatti nel settore del Garda orientale la comparsa di nuove fortificazioni prive di attestazioni precedenti, se non preistoriche o protostoriche. Rocca di Rivoli, scavata negli anni 80 da P. Hudson (HUDSON-LA ROCCA-HUDSON 1982; HUDSON 1984 a e b; HUDSON 1985) risulta essere una fortezza altomedievale datata tra fine VI e fine VII che lo studioso collega alle discese dei Franchi lungo la valle dell Adige delle quali ci parla anche Paolo Diacono, sottolineando la presa di Nanno, sopra Trento nel 575 e le discese successive fino al 590. Di queste vale la pena ricordare ciò che riporta lo storico (Historia Langobardorum, III, 31). Nella logica di una difesa del settore settentrionale si inserisce la Motta di Caprino (HUDSON 1985), anche se datata sulla base di un rinvenimento occasionale (fine VI-VII, spada), posta a controllo di una viabilità alta, parallela alla Val d Adige. Con funzioni simili, ma probabilmente più articolate, ovvero non riferibili solo alla difesa dal Nord doveva essere Castion veronese (MALAGUTI et alii c.s.). Si tratta di una fortezza che sorgeva su di un dosso morenico completamente cinto da un muro con alcune torri aggettanti. Attualmente ne sono state individuate tre, una in parte conservata in elevato e trasformata in epoca moderna in postazione di caccia, le altre parzialmente o completamente crollate. Dallo scavo di una di queste sono emersi materiali inseribili in un orizzonte cronologico compreso tra VII e XI secolo. La superficie del castello è ampia, aggirandosi, sulla base dei rilievi attuali, intorno ai 6500 mq, ma parte dei depositi è stata probabilmente intaccata dai lavori per l edificazione di una casa sulla sommità del monte. TRA IX E X SECOLO La fine del regno longobardo non pare conoscere, nel tessuto insediativo, radicali trasformazioni o nette cesure. Se scompaiono alcune fortificazioni (Rocca di Rivoli, la Motta di Caprino), altre sopravvivono sicuramente (Garda e Castello di Castion Veronese). La presenza poi della documentazione scritta consente di definire con maggiore precisione alcuni nodi del tessuto insediativo, quali i vicus ad esempio (CASTAGNETTI 1983). Tuttavia la comparsa di tali villaggi nelle fonti scritte non deve simmetricamente corrispondere ad una loro nascita ex-novo. Definire il periodo della loro fondazione al momento non è possibile. La distribuzione insediativa, in base alla documentazione disponibile, sembra mantenere fino al X secolo le linee fino ad ora indicate. In primo luogo, considerando i centri del lungolago, anche esterni al territorio indagato, si deve notare come essi, occupati certamente in periodo longobardo (necropoli - Lazise, Pacengo Peschiera, Colà), siano un secolo dopo documentati quasi tutti come centri demici. Le eccezioni non mancano e le indagini in questo senso devono comunque trovare ulteriori approfondimenti. Anche per questi secoli l accentramento insediativo resta un fenomeno marcato e caratteristico, non trovando ancora tracce archeologiche sul territorio di una presenza sparsa e diffusa, magari di isolate abitazioni. CONCLUSIONI Riassumendo potremo così sintetizzare i dati in nostro possesso: In età romana (I-V secolo d.c), per l entroterra, è riscontrabile un modello insediativo diffuso e sparso sul territorio, caratterizzato da abitazioni di diverse dimensioni e funzioni volte all organico e intensivo sfruttamento di precise aree. L impressione è che tale modello subisca intorno al III-IV secolo d.c. un mutamento, che tuttavia non modifica l equilibrio complessivo del sistema. Alcuni siti scompaiono, mentre altri sembrano addirittura sorgere, colonizzando aree fino ad allora non sfruttate. Dagli inizi del V secolo trova espressione completa un fenomeno di contrazione insediativa e di tendenza alla raccolta dei siti intorno a luoghi topograficamente definiti. Inizia un processo di accentramento delle aree demiche che costituisce l elemento di maggiore differenza tra la precedente età romana ed il periodo altomedievale. È probabile che di tale tendenza abbia risentito anche lo sfruttamento economico dei luoghi. Alcuni come tutta la zona a Sud di 2001 Edizioni all Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 4

Cavaion paiono completamente abbandonati. In altri casi, come l area di San Vito di Cortelline e la zona intorno all Eremo di San Giorgio, pur cambiando le forme di occupazione delle zone e probabilmente diminuendo l intensità dello sfruttamento, sembrano comunque mantenere una frequentazione anche in epoca altomedievale. L arrivo longobardo non sembra modificare il tessuto insediativo o produrre svolte radicali nelle linee di evoluzione delle aree abitate. La presenza sembra relazionarsi alla volontà di controllare i territori e le aree maggiormente popolate. Il punto di maggior novità insediativa fu rappresentato dalle fortificazioni, rispondenti a logiche difensive ben precise. Già sul finire del periodo longobardo e poi nel periodo franco prosegue la strutturazione delle aree insediate in forme accentrate e precise. Non si assiste, al momento, alla scomparsa di aree demiche di rilievo, segno di un equilibrio insediativo che sembra mantenersi fino alla comparsa sul territorio di nuove strutture: la curtis, la signoria rurale e quella castrense. BIBLIOGRAFIA BROGIOLO G.P. 1996 (a cura di), La fine delle ville romane: trasformazioni nelle campagne tra tarda antichità e alto medioevo, Mantova. BROGIOLO G.P. 1997a, Le ville rustiche e l organizzazione del territorio perilacustre, in ROFFIA 1997a, pp. 245-269. BROGIOLO G.P. 1997b, Continuità tra tarda antichità e altomedioevo attraverso le vicende delle ville, in ROFFIA 1997a, pp. 299-313. BROGIOLO G.P. 1999 (a cura di), Progetto archeologico Garda. I- 1998, Mantova. BROGIOLO G.P., CANTINO WATAGHIN G. 1994, Tardo Antico e Altomedioevo nel territorio padano, in La storia dell Alto Medioevo italiano (VI-X secolo) alla luce dell archeologia, a cura di R. Francovich e G. Noyé, Firenze, pp. 141-158. BROGIOLO G.P., CANTINO WATAGHIN G., GELICHI S. 1999, L Italia settentrionale, in Alle origini della parrocchia rurale (IV-VIII secolo), a cura di Ph. Pergola, Città del Vaticano. BUONOPANE A. 1997, Il Lago di Garda e il suo territorio in età romana, in ROFFIA 1997a, pp. 17-52. BUCHI E. 1987, Assetto agrario, risorse e attività economiche, in Il Veneto nell età romana, I, Storiografia, organizzazione del territorio, economia e religione, a cura di E. Buchi, Verona, pp. 103-184. CASTAGNETTI A. 1983, Le comunità della regione gardense fra potere centrale, gravami cittadini e autonomie nel Medioevo (sec. VIII-XIV), in Un lago, una civiltà: il Garda, a cura di G. Borelli, voll. 2, Verona, I. CASTAGNETTI A. 1984, La Valpolicella dall alto medioevo all età comunale, Verona. CAVADA E. 1997, Popolamento e organizzazione del territorio settentrionale del lago, in ROFFIA 1997a, pp. 87-105. CAVALIERI MANASSE G. 1997, Testimonianze archeologiche lungo la sponda orientale, in ROFFIA 1997a, pp. 111-125. FABBRI P. 1997, Natura e cultura del paesaggio agrario. Indirizzi per la tutela e la progettazione, Milano. FRANZONI L. 1987, Il territorio veronese, in Il Veneto nell età romana, II, Verona. GASPERINI L. 1996, Ancora sul cippo di Arzaga, in Studi in onore di Albino Garzetti, a cura di C. Stella e A. Valvo, Brescia, pp. 183-199. HUDSON P. 1984a, Scavi alla Rocca di Rivoli Veronese, in Castelli. Storia e archeologia, Cuneo, pp. 399-412. HUDSON P. 1984b, Rivoli: fortezza altomedievale, in CASTAGNETTI 1984, pp. 40-41. HUDSON P. 1985, Lo scavi della cappella nel castello militare della Rocca di Rivoli, in Atti del Primo Convegno archeologico sulla Valdadige meridionale, pp. 111-118. HUDSON P., LA ROCCA HUDSON C., 1982, Rocca di Rivoli. Storia di una collina nella valle dell Adige tra preistoria e medioevo, S. Giovanni Lupatoto. MALAGUTI C., MANCASSOLA N., MANCINI B., SAGGIORO F., VERGET P., Località Castello, Castion veronese. Costermano (VR), «Archeologia Veneta», c.s. MANCASSOLA N., SAGGIORO F., 1999, Aerofotointerpretazione e ricognizioni: impostazione teorica e primi risultati, in Brogiolo 1999, pp. 85-111. PERGOLA Ph. 1999 (a cura di), Alle origini della parrocchia rurale (IV-VIII secolo), Città del Vaticano. ROFFIA E. 1997a (a cura di), Ville romane sul Lago di Garda, Brescia. ROFFIA E. 1997b, Sirmione, le grotte di Catullo, in ROFFIA 1997a, pp. 141-169. ROFFIA E. 1997c, Appendice, in ROFFIA 1997a, pp. 211-215. ROFFIA E., GHIROLDI A. 1997, Sirmione, la villa di via Antiche Mura, in ROFFIA 1997a, pp. 171-189. ROFFIA E., PORTULANO B. 1997, La villa in località Capra a Toscolano, in ROFFIA 1997a, pp. 217-243. SCAGLIARINI CORLÀITA D. 1997, La villa di Desenzano del Garda, in ROFFIA 1997a, 1997, pp. 191-210. 2001 Edizioni all Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 5