18-06-15 RASSEGNA STAMPA 18-06-15 I TIMORI DI BRUXELLES, IL CETA PUO' SALTARE SE L'ITALIA NON RATIFICA L'ACCORDO COL CANADA La Stampa ed. Alessandria 18-06-15 L'ITALIA VERSO IL NO ALLA RATIFICA DELL'ACCORDO TRA UE E CANADA Il Sole 24 Ore 18-06-14 SFORBICIATA DELL 1,4% SUGLI AIUTI DIRETTI PAC DAL 2019 PER FINANZIARE IL FONDO ANTICRISI Agrisole Il Sole 24 Ore 18-0614 TREGUA IN FRANCIA SULL OLIO DI PALMA- SOSPESO IL BLOCCO DEI PAYSAN ALLE BIORAFFINERIE Agrisole Il Sole 24 Ore 18-06-14 USDA- L EFFETTO CAMBI SPINGE L EXPORT DI SOIA BRASILIANA, NUOVO RECORD DEI RACCOLTI GLOBALI Agrisole Il Sole 24 Ore 18-06-15 PARTE DAL RISO 'GIGANTE VERCELLI' IL TOUR CHE PORTA A TERRA MADRE La Stampa ed. Vercelli
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14 giugno 2018 Sforbiciata dell 1,4% sugli aiuti diretti Pac dal 2019 per finanziare il fondo anticrisi Alessio Romeo La Commissione europea ha adottato la proposta di regolamento che riduce i pagamenti (con franchigia sotto i 2mila euro annui) per alimentare la riserva da 468,7 milioni Ormai è diventata un abitudine, per quanto certamento poco gradita. Il taglio degli aiuti agli agricoltori per finanziare il fondo anticrisi creato con l ultima riforma Pac, che si ripresenta puntualmente ogni anno visto lo stretto margine tra impegni e pagamenti nell attuale bilancio comunitario 2014-2020. La Commissione europea ha adottato la proposta per ridurre la spesa per il sostegno agli agricoltori per l'esercizio 2019 al fine di finanziare la riserva di crisi. La cosiddetta proposta di disciplina finanziaria viene presentata ogni anno e riduce la
spesa nell'ambito della Politica agricola comune in particolare i pagamenti diretti finanziati dal Fondo europeo agricolo di garanzia, il Feaga per accantonare circa 400 milioni (a prezzi 2011) destinati a fronteggiare potenziali crisi nei mercati agricoli. La proposta per il 2019 prevede una riduzione dei pagamenti diretti Pac superiori a 2mila euro annui dell'1,4% circa (1,422184%). La proposta esclude anche quest anno, oltre ai piccoli produttori con meno di 2mila euro annui di premi, anche gli agricoltori croati perché, spiega l esecutivo Ue, sono ancora in fase di phasing in con la progressiva adesione al regime dei pagamenti diretti partita al momento dell entrata del paese nell Unione nel 2013. I fondi risparmiati con il taglio sugli aiuti diretti saranno utilizzati come riserva di crisi per un totale complessivo che il prossimo anno si attesterà a 468,7 milioni (a prezzi correnti), disponibile nel budget 2019. Il tagli è leggermente superiore a quello applicato nel 2018 (inferiore all 1,4% e pari all'1,3884,9%), che ha consentito di alimentare una riserva di 459,5 milioni. Oltre a permettere la creazione della riserva di crisi ogni anno, il meccanismo della disciplina finanziaria può anche essere utilizzato per garantire che la spesa del Feaga rimanga entro i limiti annuali concordati nell ambito del quadro finanziario pluriennale dell Unione (il cosiddetto Qfp). Tuttavia, le stime attuali per i pagamenti diretti e le spese connesse al mercato per il 2019 suggeriscono spiega la Commissione che rientreranno nei limiti concordati e pertanto la presente proposta di disciplina finanziaria non prevede alcuna riduzione a tale scopo. Va detto infine che gli importi generati dalla disciplina finanziaria che rimangono disponibili nel bilancio del Feaga alla fine dell'esercizio finanziario, compresi quelli della riserva di crisi, devono essere rimborsati agli agricoltori. Una circostanza che si è verificata sin dall'istituzione della riserva di crisi nel 2014 con il travaso dei fondi accantonati da un bilancio all altro. La questione vera è che la riserva di crisi non è mai stata utilizzata, anche nelle passate situazioni di crollo dei prezzi. Gli Stati membri si sono sempre opposti ad utilizzare per qualche specifico settore i soldi prelevati proporzionalmente da tutti
14 giugno 2018 Tregua in Francia sull olio di palma: sospeso il blocco dei paysan alle bioraffinerie Giuliano Cesari Intesa provvisoria con il governo dopo tre giorni di manifestazioni: il nuovo stabilimento Total per la produzione di biodiesel utilizzerà colza francese Conclusa la protesta degli agricoltori francesi aderenti alla Fnsea, la principale organizzazione professionale di settore, che dal 10 giugno ha bloccato l'attività di sedici raffinerie localizzate sull'intero territorio nazionale. Il blocco era stato deciso per protestare contro l'autorizzazione, concessa dal governo, all'importazione di 300 mila tonnellate di olio di palma da utilizzare per la produzione di biodiesel in uno stabilimento della Total che entrerà in funzione nelle prossime settimane.
Secondo la Fnsea, la produzione di olio di palma ha determinato fenomeni di deforestazione nei due principali paesi produttori (Malesia e Indonesia). Pertanto, l'olio di palma non è una materia prima agricola idonea per l'energia rinnovabile. La rimozione dei blocchi, a partire da oggi 13 giugno, è stata annunciata dalla presidente della Fnsea, Christiane Lambert, a conclusione di un lungo incontro con il ministro francese dell'agricoltura, Stephane Travert. «Le proteste sono solo sospese ha però precisato la leader della Fnsea. Siamo pronti a rimettere i blocchi, se il governo non rispetterà gli impegni assunti nei confronti degli agricoltori». In una nota diffusa dal ministero dell'agricoltura, è stato indicato che il governo prenderà contatto con i vertici della Total, per verificare la possibilità di aumentare, oltre le 50mila tonnellate già previste, l'acquisto di olio prodotto da colza coltivata in Francia. Inoltre, come sollecitato dalla Fnsea, sarà vagliata la possibilità di una riduzione degli oneri previdenziali per la manodopera stagionale. La decisione sarà assunta non oltre la fine del mese di luglio. Il ministro Travert ha poi sottolineato che «i problemi posti dagli agricoltori francesi devono essere inquadrati in un contesto europeo, per mettere fine alla concorrenza sleale esercita da importazioni in arrivo da paesi terzi dove prevalgono modelli produttivi meno rigorosi di quelli sanciti dall'ue». Infine, il ministero per la Transizione ecologica ha annunciato che la Francia porterà in sede europea una proposta per la riduzione progressiva delle importazioni di olio di palma.
14 giugno 2018 Usda: l effetto cambi spinge l export di soia brasiliana, nuovo record dei raccolti globali L.F. Il rafforzamento del dollaro aumenta la pressione competitiva del Brasile sui mercati internazionali. Crescono anche i consumi, la Cina resta il primo importatore seguito dalla Ue Cresce il pressing competitivo del Brasile sui mercati internazionali della soia, con la produzione carioca stimata al record di 119 milioni di tonnellate, ma soprattutto con il real, la moneta locale, in caduta libera rispetto al dollaro Usa, con il cambio attuale vicino al minimo storico toccato a gennaio del 2016. Lo rivela l'usda, il dipartimento dell'agricoltura americano, nel Report outlook di giugno, pronosticando per la campagna 2018-19 un raccolto record globale di 355,2 milioni di tonnellate, in crescita del 5,5% su base annua.
Da gennaio ad oggi spiegano gli analisti il real brasiliano si è deprezzato nel rapporto di cambio con il biglietto verde americano di circa il 20%, in conseguenza della normalizzazione della politica monetaria della Federal Reserve, la Banca centrale Usa, che ha varato i primi aumenti dei tassi di interesse dopo una lunga fase accomodante, attraendo capitali dall'estero ma innescando deflussi dalle nazioni emergenti. Il cross tra le due valute ha generato evidenti distorsioni sui mercati, favorendo il prodotto brasiliano al punto da imprimere un'eccezionale escalation delle scorte di soia in Usa che, in quattro anni sono quasi triplicate, aumentando del 165%, contro il più 28% sperimentato dal Brasile. Da rilevare che nello stesso periodo (dalla campagna 2014-15 a quella del 2017-18) le esportazioni del Paese sudamericano, leader mondiale, sono cresciute del 47,5%, mentre la soia a stelle e strisce ha fatto segnare oltre confine un modesto 12% di incremento. Quanto alla stima Usda di un maxi rimbalzo della produzione mondiale, il dato incorpora, nelle proiezioni del 2018-19, un forte aumento del raccolto argentino (da 37 a 56 milioni di tonnellate), dopo il pessimo risultato di quest'anno, in grado da solo (ma a crescere sarà anche l'output indiano) di bilanciare abbondantemente le riduzioni attese in Usa e Brasile. Il raccolto carioca, dopo il record di quest'anno, dovrebbe invece ripiegare marginalmente, a 118 milioni di tonnellate, sorpassando gli States a quota 116,5 milioni. Grazie a un ulteriore incremento degli impieghi mondiali, stimati anche questi al massimo storico di 313,5 milioni di tonnellate (+4,6% su base annua), gli Usa potranno in ogni caso rafforzare il loro ruolo sui mercati internazionali, con il Brasile depotenziato quest'anno sia nei raccolti che nelle scorte. Ci sarebbe insomma più spazio per la soia yankee, con l'export che passerebbe, nonostante il dollaro forte, da 56,2 a 62,3 milioni di tonnellate. Il Brasile, nei prossimi dodici mesi di commercializzazione, cederebbe invece terreno, scendendo sotto i 73 milioni di tonnellate a fronte di un export di 74,7 milioni pronosticato per la campagna 2017-18. Lo scenario tratteggiato dall'usda non considera, in ogni caso, gli eventuali contraccolpi di una guerra dei dazi che potrebbe ripercuotersi anche sulle commodity agricole. Al riguardo è opportuno ricordare che la Cina resta in assoluto il maggiore importatore mondiale di soia con 103 milioni di tonnellate previsti nel 2018-19 (in aumento rispetto ai 97 milioni dell'ultima annata). L'altro grande mercato, seppure con una dimensiona nettamente inferiore a quella di Pechino, è l'unione europea che all'estero si approvvigiona per oltre 14 milioni di tonnellate di soia, quantitativo che nella prossima stagione dovrebbe peraltro ulteriormente aumentare.
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