Libero Greco. Un tuffo nel futuro. diario di viaggio in Giappone. ottobre-novembre 2007. Edizioni IL PULCINO ARROGANTE



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Transcript:

Libero Greco Un tuffo nel futuro diario di viaggio in Giappone ottobre-novembre 2007 Edizioni IL PULCINO ARROGANTE 1

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Introduzione Se qualcuno, rientrando da un viaggio in Giappone, dovesse raccontarvi di avere capito tutto, o quasi, di quella lontana terra del sol levante, potrete tranquillamente dubitarne. Questa nazione è lontana da noi anni luce, non solo per ragioni di distanza fisica, ma anche e soprattutto per differenze culturali, mentali e spirituali. Quando si è ben creduto di avere afferrato il significato di alcuni dei loro atteggiamenti o comportamenti ecco che succede subito qualcos altro che vanifica le opinioni faticosamente messe insieme fino a quel momento. Se poi doveste trovare chi cerca di liquidare ciò che non capisce del Giappone, affermando trattarsi banalmente di contraddizioni orientali, devo dire che tale atteggiamento è troppo comodo, sbrigativo e ingiusto. La questione è ben più complicata e non è corretto ritenere contraddittorio il comportamento di un popolo solo perché non si è capaci di penetrare la loro cultura, così diversa e diametrale alla nostra. Naturalmente le considerazioni fatte valgono anche per il sottoscritto. Vedrò di guardarmi bene dal tranciare giudizi affrettati o audaci; mi limiterò quindi a raccontare ciò che ho creduto di vedere sforzandomi di capire. L insidia di annotare qualche castroneria è latente, ma è un rischio che dovrò correre. Ciò che contraddistingue fortemente la nostra cultura dalla loro è l organizzazione in senso generale che discende dal fatto che mentre noi siamo degli individualisti che cercano, a fatica, di mettere insieme degli intenti collettivi, per i giapponesi è 3

quasi il contrario: per loro la soggettività ha un valore relativo rispetto all imperante pensiero collettivo. L organizzazione delle cose passa attraverso la condivisione delle intenzioni ed il progetto finale non può che prevedere l approvazione di tutti. L operato definitivo corrisponde alla riuscita di uno sforzo collettivo, anche se spesso chi ha partecipato alla riuscita degli obiettivi non sempre era a conoscenza della costruzione e delle ragioni che hanno dato origine al progetto. Il Giappone è una nazione di centotrenta milioni d abitanti su un territorio grande poco più dell Italia, molto montagnoso, poco sfruttabile e afflitto da continui terremoti, tifoni e tzunami. Una terra sventurata, si direbbe, ma così non è, perché questo popolo intelligente e laborioso sa affrontare anche le calamità più dure ed avverse con lo spirito giusto: questa è la loro terra e con questa si devono misurare. La stessa capitale, Tokyo, è una città affollatissima che conta dodici milioni d abitanti, se si escludono le prefetture annesse che, comunque, fanno parte integrante della città. La città nel suo complesso reale annovera trenta milioni di umanità brulicante. Verrebbe da pensare al caos, alla malavita, ad una città senza controllo, invece è il contrario: tutto funziona perfettamente, le strade sono ordinate e pulite, le auto non possono sostare lungo le strade, i rari autobus di superficie spengono il motore quando si fermano al semaforo, i servizi igienici pubblici sono lindi e smaglianti, infine tutta la gente è mediamente gentile. In questa città, come peraltro in tutto il resto del Giappone, mancano i nomi delle strade ed i numeri civici; questa cosa per noi è sconvolgente; come sarà mai possibile circolare o recapitare la posta o altro ancora a destinazione? Per loro, invece, non rappresenta un problema: hanno definito i quartieri, poi hanno affidato dei numeri o dei nomi ai palazzi, senza una 4

ragione apparente, ed infine per gli interni dispongono di nome, numero di piano e numero dell interessato. Ma un altra insolita abitudine caratterizza la vita di città dei giapponesi: più o meno ad ogni semaforo s incontrano i Co- Ban che non sono altro che presidi di polizia urbana in grado di risolvere ogni problema. Chiunque abbia una qualsiasi difficoltà si può rivolgere ad un poliziotto dei Co-Ban che gli va in aiuto risolvendogli il problema. Ogni cosa fatta bene è per un giapponese un motivo d orgoglio; il lavoro umile e quello più importante hanno come comune denominatore la fierezza di aver fatto le cose nel migliore dei modi, è una questione di dignità. Da noi, in Italia, questo concetto si è perso nella notte dei tempi e qualcuno potrebbe pensare che i giapponesi siano un po matti, ma non è così. Un antica barzelletta circola per il Giappone e dice più o meno così Un autista di bus sbaglia una curva, esce di strada e provoca la morte di due persone. L autista si allontana dall automezzo e va ad impiccarsi al primo albero che incontra. Si badi bene, non perché si sente colpevole delle due morti, ma perché ha fatto male il proprio lavoro -. In Giappone lavorano tutti o quasi, la disoccupazione ha livelli molto bassi, malgrado in questo periodo la crisi sia acuta anche da loro. Alle otto ore al giorno di lavoro ben remunerato aggiungono mediamente ancora due ore al giorno di straordinario non retribuito, dal lunedì al venerdì, per la gloria e la ricchezza della nazione. Il senso del dovere e l attaccamento alla Patria fanno di questo popolo un armata straordinaria e invincibile. Quello che hanno perso con i cannoni dell ultima guerra lo stanno conquistando con l alacrità, la serietà e l attaccamento all amor proprio. Sotto questo aspetto i giapponesi sono impareggiabili, ma credo di poter affermare che se vengono tenuti un pochino sotto 5

controllo non guasta, perché c è da pensare, con un filo di malizia, che dietro allo shintoismo (la loro antica religione, la più diffusa, anche se poco praticata che si basa sul culto delle forze naturali e dell origine divina dell imperatore) si nasconda un vago e non superato sentimento di revanscismo verso i paesi occidentali in genere. Questo genere di sentimento a scoppio ritardato è sempre stato diffuso, non solo in Giappone, ma in tutti quei paesi dove la guerra ha portato una sconfitta che è diventata motivo di conseguente mortificazione. Nulla brucia più di un sentimento corrosivo non rimosso. I giapponesi, che dall inizio del secolo XX perseguirono una politica imperialistica ai danni di Russia, Cina, Corea, Siam e Filippine, si dissero contrari all ingerenza mercantile dei paesi occidentali e nel dicembre del 1941 attaccarono vilmente gli americani nella baia di Pearl Harbor. Dopo cinque anni di estenuanti battaglie che insanguinarono l intero Pacifico la guerra si concluse con quella sciagurata bomba sganciata dal bombardiere Enola Gay, il B-29 del Captain Tibbets. Gli americani avrebbero potuto evitare quell inutile massacro: il Giappone l aveva già persa la guerra, tutte le città erano state rase al suolo e prima o poi anche l eroismo del popolo nipponico sarebbe miseramente crollato, ma il grilletto facile degli yankees è sempre stato proverbiale: la preoccupazione del mondo intero. I tragici risultati della bomba atomica sganciata su Hiroshima sono documentati e raccolti nello straordinario museo della città con estrema dovizia di foto storiche e reperti di quel che è rimasto dell immane impatto. Oggi Hiroshima è una città modernissima che conta un milione d abitanti e parrebbe non essere più memore dell accaduto; se non fosse per il Memorial Peace sarebbe impossibile trovare una sola traccia della storica devastazione. 6

Il passato del Giappone è piuttosto singolare. Diversamente dalla vicina Cina non ha una storia millenaria, anzi si hanno notizie di una sua prima vita organizzata solo attorno al 700 d.c. e prima di questa data le condizioni di vita degli abitanti dell arcipelago erano ad un livello quasi primitivo. Non erano né pastori né cacciatori, perché sull arcipelago non c erano animali e selvaggina, e neppure agricoltori o pescatori; si cibavano di tuberi, qualche frutto prodotto dalla natura e, suppongo, insetti, come è in uso ancora oggi presso gli aborigeni australiani ed altri popoli allo stato primitivo. Ma la gente giapponese doveva essere dotata di un talento naturale fin dall antichità, perché a seguito dello sbarco dei cinesi su quelle isole, la storia di quelle terre prese un altra piega. Dal 700 al 1100 trascorsero quattro secoli che significarono per i giapponesi l inizio di un nuovo corso. Riuscirono infine a mandare a casa i cinesi che nel frattempo avevano insegnato loro l arte della scrittura, dell agricoltura, della pesca e offerto loro tante altre preziose informazioni di pratiche in uso presso le società più progredite d allora. Dal 1100 in avanti i giapponesi progredirono con una velocità sorprendente passando attraverso un lunghissimo medio evo che li vide, per scelta propria, isolati per secoli, dominati dal potere feudale degli shogun. L apertura allo straniero non è mai stata una cosa né desiderata né gradita; poi le circostanze e la storia hanno costretto l isolazionismo nipponico ad accettare le regole del mercato. Siamo all inizio del XIX secolo quando le navi americane impongono l apertura delle frontiere. A questo punto, dopo alcune sconfitte degli shogun, un giovane imperatore Hutshito, nel 1868, compie una svolta fino a quel momento impensabile: la riforma dello Stato, la modernizzazione delle istituzioni e dell economia basata su un programma di occidentalizzazione. 7

Oggi il Giappone è quello che conosciamo: la nazione che esporta più di qualsiasi altro paese al mondo e che ha rapporti di scambio commerciale con tutto il pianeta. Ma questo non significa che verso gli stranieri non continuino ad avere una certa diffidenza ed in taluni casi anche ostilità: chi non è giapponese è definito, con un velato complesso di superiorità, sempre gai-jin che significa straniero. Compresi quei coreani che sono nati e vivono nell arcipelago da più di trecento anni. Tuttavia sotto il profilo del mantenimento delle caste e del censo, semplicemente non si può dire che i giapponesi siano all avanguardia nella pianificazione della democrazia, anzi le diverse estrazioni sociali rappresentano ancora una forte differenziazione di rango, che risente delle più antiche regole feudali. E curioso che un paese tanto avanzato tecnologicamente viva un condizionamento mentale conservatore e tradizionalista di tale portata. Quando il modernismo s impone lo fa in una maniera per noi non sempre facile da comprendere. Faccio un esempio: i vecchi samurai, che oggi non esistono più, sono stati sostituiti dalla Yakuza, che altro non è che l organizzazione criminale più potente del mondo, la mafia d oriente. Come i samurai di un tempo la yakuza può fare uso delle armi, mentre per tutti gli altri cittadini dell impero è assolutamente vietato. Come può essere possibile tutto ciò, verrebbe da domandarsi; ed in effetti non è facile darsi una spiegazione, perché in una nazione dove non scappa uno spillo com è possibile tollerare una criminalità tanto esposta? Qui sta il punto: il Governo ha tacitamente delegato alla yakuza il controllo della criminalità minuta in cambio di una tranquillità sociale che l organizzazione provvede a tenere sotto controllo. Chi, più di un criminale è capace di conoscere le malefatte e prevenirle? La filosofia pragmatica giapponese è quella di prendere coscienza che la 8

criminalità esisterebbe comunque e quindi con essa è meglio scendere a patti piuttosto che scontrarsi a muso duro, per giunta con costi elevatissimi. Che sia così anche da noi? Sarebbe ben bella. Un secondo esempio potrebbe avere origine dall osservazione del sistema urbanistico del paese che, a detta loro, è assolutamente liberale e permissivo. In effetti ciò è probabile, perché, mentre le grandi città sono costruite su regole logiche e riconoscibili, la campagna viene edificata secondo una sorprendente spontaneità e siccome i miracoli non li fanno neppure i giapponesi, quel che è dato vedere è uno sfacelo urbanistico. Non è assolutamente infrequente vedere ferrovie e autostrade passare in mezzo alle case, oppure grovigli di viadotti con il terreno seminato al di sotto. Capita anche da noi, ma mentre in Italia c è chi si oppone ai guasti ambientali, per loro è tutto normale e logico, va bene così. E sgradevole dover assistere ad un impatto ambientale così rovinoso, soprattutto se si mette a confronto un paese tanto organizzato e ordinato con la noncuranza che si estende sull intero territorio. La città è caratterizzata dai grattacieli e dai grandi palazzi, mentre la periferia ed i paesi lontani dai grandi centri, sono contraddistinti da un nugolo di casette unifamiliari con un tessuto stradale demenziale: le strade possono essere larghe tre metri o dieci secondo i capricci del momento, verrebbe da pensare. Un terzo esempio è dato dal sistema di distribuzione dell energia elettrica: un paradosso se si ricorda che stiamo parlando del Giappone. La corrente viene diramata sull intero territorio nazionale attraverso palificazione e tesate aeree, e solo nel pieno centro delle grandi città i cavi della corrente passano sotto il suolo. L architettura nel suo insieme è gradevole, salvo quando si fanno prendere la mano dall audacia progettuale, che non è il 9

loro forte: sono ottimi costruttori, ma sotto il profilo del design e della creatività hanno tutto da imparare. Chissà, forse il rigore e i programmi che mettono in ogni cosa li ha portati ad inaridire un poco la fantasia; sta di fatto che alcuni dei loro progetti talvolta dichiarano una scarsa qualità di idee. Cosa diversa, invece, è quando si parla delle grandi infrastrutture distribuite sul territorio, come treni, metrò ed altri servizi pubblici. In questo caso i giapponesi hanno da insegnare a tutti. E sorprendente vedere come tutto sia perfettamente funzionante e puntuale: la metropolitana di Tokyo dispone di tredici linee che attraversano in lungo e in largo l intera città di trenta milioni d abitanti e non capita mai che ci sia un ritardo dei treni. Ogni tre minuti arriva un convoglio e si può evitare di consultare l orologio, perché se si aspetta il treno delle ore 21,30 non possono che essere le 21,30. I treni superveloci sono incredibili, la loro velocità è ben visibile dall interno delle vetture: si vede il paesaggio sfuggire velocemente, ma è sorprendente soprattutto quando entra in città ad una velocità sostenutissima. Corre sui viadotti al di sopra del traffico cittadino e viene da pensare a ciò che potrebbe accadere nel caso di un deragliamento, che però loro danno per impossibile, sostenendo che in quaranta anni non è mai successo il benché minimo incidente. Le monorotaie viaggiano senza conducente e devo confessare che sedersi al posto del manovratore su un treno fantasma fa una certa impressione, ma anche questo è Giappone. L unico inconveniente dei treni e del metrò è il costo elevato, più del doppio rispetto ai nostri servizi. La tecnologia è la regola di base della vita dei giapponesi alla quale non saprebbero più rinunciare: ogni azione è condizionata da qualche diavoleria cibernetica, la loro stessa vita è costantemente accompagnata da un silenzioso compagno computerizzato. 10

Il livello di avanzamento nel settore telematico e della robotica è talmente elevato in Giappone da non temere alcuna concorrenza mondiale; gli stessi americani hanno dovuto rinunciare alla ricerca e alla produzione di questo remuneratissimo settore, perché la competizione con il sol levante è assolutamente impensabile. La fabbrica gialla ai piedi del monte Fuji, il cui accesso è vietatissimo ai non addetti, produce giorno e notte robot che vengono esportati in tutto il mondo e nessun altro è in grado di avvicinare i livelli raggiunti dagli occhi a mandorla. Oggi il Giappone ha perso molto potere d acquisto sui mercati internazionali, malgrado continui ad essere una super-potenza economica mondiale; la loro moneta, legata al dollaro, li condiziona molto, ma è probabile che non possano scegliere diversamente: le leggi e le regole del gioco non sempre sono riconducibili alla ragione. Questa loro perdita di terreno negli scambi monetari ha favorito molto l Euro che oggi gode di numerosi vantaggi di cambio-valuta sullo Yen, la moneta giapponese. Per un europeo oggi il Giappone è più praticabile: solo qualche anno fa questo paese era assolutamente improponibile per via degli alti costi dovuti all economia forte e al cambio sfavorevole. Attualmente questa nazione non rappresenta più un ostacolo per accedervi, anche se alcune difficoltà permangono, per esempio la lingua. Verrebbe da pensare che in un paese di questo tipo l inglese sia di casa, invece no: lo parlano in pochi e quei pochi che lo parlano farebbero meglio a rinunciarci. Il problema della lingua è un vero ostacolo che limita notevolmente il forestiero che ha il doppio handicap dell idioma e della scrittura. Fortunatamente sono molto gentili ed in caso di bisogno si fanno in quattro per rendersi utili. Questa terra è riuscita, malgrado l opprimente tecnologia, a mantenere il 11

garbo e l amabilità che da noi è andata via via perdendosi fino a trasformarci in un popolo di selvaggi. La proverbiale gentilezza giapponese non rappresenta uno stile turistico costruito, bensì una pratica diffusissima in tutti gli strati sociali. Come abbiano potuto, in tempi recenti, essere dei feroci predatori e colonizzatori, date le loro buone maniere, è cosa ancora tutta da scoprire, ma ad oggi questo è dato rilevare. Il loro garbo fa il paio col loro aspetto fisico: sembra che i loro visi rotondi caratterizzati dagli occhi a mandorla, dalla piccola bocca e dalla carnagione chiara siano stati così concepiti per poter esprimere con naturalezza un sorriso o uno sguardo maliziosamente ammiccante. Esteticamente il popolo giapponese non risulta trovarsi ai primi posti della scala dei valori estetici, tuttavia, cito per esperienza diretta, quando ci si è fatti l occhio sulla diversità della loro bellezza, non si ha difficoltà a rilevare in queste creature un notevole fascino, che io esprimo da uomo facendo omaggio al versante femminile. Anche le gambe storte, che fanno parte della loro differente struttura ossea, alla fine risultano gradevoli e adeguate al loro incedere, che è un veloce sgambettare con i piedini in dentro. Gli studenti sono vestiti con divise diverse in funzione dell istituto che frequentano; sono generalmente abiti di colore blu, molto eleganti e sobri. Vederli tutti insieme sciamare fra la gente, muovendosi con la disinvoltura che contraddistingue i giovani, è un vero piacere. Esprimendo una probabile frettolosa considerazione si direbbe che queste ultime generazioni abbiano subito una sensibile trasformazione rispetto a quelle precedenti e alle loro ferree regole comportamentali; questi giovani sono infatti più disinvolti, più ridanciani e per certi versi anche un po più chiassosi dei loro connazionali più grandi. 12

Alcuni fra questi, ma sono pochi, vestono con pantaloni bassi, sotto il sedere, e portano capelli a cresta di gallo vistosamente colorati; questo genere d esibizione è una melanconica manifestazione che non risparmia nessun paese al mondo. Credo di poter asserire che le contraddizioni del genere umano appartengono anche al popolo giapponese. Il comportamento di massa, per quello che è dato vedere, è soffuso da una velata malinconia che porta a pensare ad un popolo incapace di divertirsi. Osservare questa moltitudine spostarsi tutta insieme da un treno ad un metrò, da un grande magazzino alla strada, da un posto all altro come si trattasse di gente predestinata a rincorrere un unico scopo, fa una certa impressione. Nessuno parla o guarda il vicino, nessuno rivolge la parola all altro, l unico compagno col quale si stabilisce un legame è il proprio cellulare o qualche altra diavoleria hightech. Direi che l uso che viene fatto di telefonini ed mp3 è decisamente smodato. Lo scenario che appare più evidente è quello di più individualità isolate fra milioni di altre persone, incapaci di coagulare col resto dell umanità che sta attorno. Si ha l impressione che questo popolo di formiche laboriose abbia qualche difficoltà a socializzare e nel divertirsi, anche se non mancano innumerevoli luoghi destinati al caso. Sono tantissime le proposte del divertimento, del gioco e del desiderio: le offerte vanno dalle sale di Pachinco, alle case da gioco, ai molteplici e diversificati lupanari. I Pachinco sono dei posti sconvolgenti dove centinaia di assatanati deliranti giocano con delle macchine, tipo flipper, nelle quali corrono delle biglie d acciaio. Si può vincere o perdere, ma non è difficile immaginare chi, alla fine, risulti essere sempre il perdente. Il rumore, provocato dal febbrile scorrere delle biglie, è tale da essere assordante, ma questi poveracci sembrano non preoccuparsene: l eccitamento per il gioco ha il sopravvento sulla ragione. 13

Altri locali, molto frequentati, ospitano delle gentili signorine che si producono in generose manifestazioni d affetto a pagamento. La gentile clientela maschile, dopo il lavoro e prima di fare rientro nell alveo domestico, si abbandona alle affettuose cure di queste esperte manipolatrici del piacere. Si tratta di un abitudine molto diffusa. Se la droga in Giappone non ha i preoccupanti primati del mondo occidentale, altrettanto non si può dire per l alcol; numerosi sono i casi d alcolismo, anche se è raro vedere degli sbandati per strada, la polizia o la yakuza provvede, in men che non si dica, a risolvere il disagio urbano. Come, non lo so dire. Gli stessi barboni metropolitani, numerosi come in ogni altra metropoli del mondo, fanno capolino nelle stazioni solo dopo le dieci di sera e mettendosi ordinatamente a terra, seguendo le regole di un popolo disciplinato, passano la notte al riparo. Le stazioni giapponesi non sono delle semplici stazioni ferroviarie, sono qualcosa di più: sono il cuore pulsante del paese, il centro da cui si diparte ogni iniziativa; inoltre sono anche luoghi di svago, alberghi, centri commerciali, centri di ristoro e punti d incontro di diverso genere. I ristoranti, piccoli e grandi, sono decine ed offrono un infinità di proposte, sia per qualità che prezzo. Il cibo e l alimentazione in Giappone rappresentano una sorta di sacralità cui non si può derogare. La cucina potrà essere discutibile sotto il profilo del gradimento, ma la cura che ad essa viene dedicata è proverbiale, anche nei ristoranti minori e nelle piccole cose. Mettersi a tavola non rappresenta una preoccupazione economico, tutt altro; è più costoso mangiare una pizza in Italia che consumare un piatto ricco e completo in Giappone. Soprattutto ciò che non è previsto nei loro ristoranti è l imbroglio, che invece è la norma da noi. I piatti dimostrativi che simulano i di- 14

versi tipi di portate sono esposti in vetrina con tanto di prezzo e, quando alla fine del pranzo si va a pagare, non c è pericolo che il costo sia diverso da quello indicato in vetrina. Da noi sapere quale sarà il nostro conto finale è sempre un mistero. Molti sono anche i minimarket dove è possibile fare una modesta spesa e preparare uno spuntino frugale, anche se le nostre abitudini ci portano a cercare dei prodotti che spesso, in questa terra d oriente, è difficile trovare. Negli alberghi giapponesi, soprattutto nei ryokan (gli alberghi tradizionali) che sono concepiti come ostelli familiari, è consentito consumare il pranzo e la cena in camera: per cucinare e lavare le stoviglie ci sono, ad ogni piano, degli appositi angoli attrezzati a tale scopo. Ogni stanza è fornita di frigorifero, televisione e un servizio per la preparazione del the con biscotti. Inoltre la dotazione di ogni camera prevede un futon (il materassino spesso pochi centimetri dove ci si corica), i kimoni, le ciabatte e la biancheria che viene cambiata due volte al giorno. Il pavimento, dove si cammina scalzi, è chiamato tatami ed è una stuoia vegetale. Negli alberghi è possibile più o meno tutto. L unica regola che va rigorosamente osservata è la sostituzione delle scarpe con le ciabatte, che si devono calzare nell ingresso del ryokan. Le ciabatte danno le informazioni necessarie circa la presenza degli ospiti nelle camere e nei servizi, infatti queste calzature segnaletiche devono essere abbandonate fuori dalla camera, così come fuori dai bagni devono essere sostituite con altre ancora. Le ciabatte fuori dall uscio sono il certificato della presenza di qualcuno. Quando si decide di lasciare l albergo si compie l operazione a rovescio: nell ingresso si abbandonano le ciabatte e si calzano nuovamente le scarpe. La circolazione pedonale e quella ciclabile è promiscua, infatti le biciclette percorrono lo stesso marciapiede dei pedoni che 15

più di una volta rischiano di essere travolti. Alcuni intrepidi ciclisti sfrecciano ad una velocità sostenuta ed è buona regola mantenere rigorosamente la sinistra per evitare il peggio. La carreggiata stradale è riservata unicamente alle auto che fanno uso dell intero sedime senza la preoccupazione di fare gimcane fra biciclette e auto in sosta. Queste ultime non possono sostare lungo le strade, come già detto, e credo che per i trasgressori siano previste sanzioni molto severe, perché non si vede una sola auto parcheggiata; in compenso non mancano i parcheggi pubblici. I servizi pubblici in Giappone sono molto ben organizzati ed efficienti compresi quelli igienici, dove non c è pericolo di trovare un cartino fuori posto. Tutto è lindo e pulito ed è quasi impossibile trovare un rubinetto non funzionante o un dispensatore di sapone vuoto. Anche questo è Giappone. Nei luoghi pubblici è obbligatorio levarsi le scarpe e camminare con le sole calze: il concetto di igiene talvolta è portato al parossismo, ma è probabile che abbiano ragione loro. Le regole consigliate in Giappone valgono quanto quelle imposte e la disciplina dei suoi abitanti è proverbiale: se le regole ci sono ci saranno anche dei buoni motivi che le hanno suggerite. Questa è la mentalità diffusa. La frequentazione di cinema, teatri, auditori, librerie, templi e musei è decisamente massiccia. Nei musei soprattutto, unitamente ai normali visitatori si affiancano scolaresche intiere che prendono appunti per la scuola, che mi risulta essere particolarmente severa ed esigente. L interesse culturale medio della popolazione nipponica è piuttosto elevato ed essa è molto attenta a seguire i grandi avvenimenti del mondo intero di cui non disdegnano condividerne gli effetti positivi. Incuriosito dalle tastiere dei loro computer, che hanno i caratteri occidentali, ho chiesto come si possano cimentare con la 16

loro lingua fatta di ideogrammi e segni tanto diversi dai nostri. Non è stata cosa facile capire il meccanismo che utilizzano, ma con un po d approssimazione la faccenda potrebbe essere spiegata così: dispongono di tre modi per scrivere, il Kangj, l Hiraganà e il Katakana; il Kangj è la lingua ideogrammatica che viene usata ad uso esclusivo dei giapponesi, ogni insieme di segni definisce un azione o il significato compiuto di qualcosa, l Hiraganà è un linguaggio che prevede la formazione delle parole attraverso un sistema sillabico, vale a dire che ogni singolo segno corrisponde ad una sillaba precisa da comporre con altre, affinché possano dare un suono, infine il Katakana è la lingua che consente loro di tradurre le lingue straniere in idioma giapponese, tenendo ben presente che alcune parole occidentali, apparentemente comuni e normali, in Giappone non hanno alcun significato se isolate e non legate ad un azione. Tutto quanto descritto poco sopra sarebbe sufficiente per far venire il mal di testa a chiunque, ma loro sostengono trattarsi d un operazione assai semplice e lineare. Viene dedicato molto tempo alla lettura dei fumetti che rappresentano un importante settore della letteratura locale ed un rilevante prodotto d esportazione; a questo genere di produzione letteraria viene data una grande importanza non solo mercantile, ma che esprime l idealità del popolo e del suo modo d essere. Lo spirito che permea le strisce dei fumetti giapponesi è, nella sostanza, l espressione di un modello di vita al quale tendono: una sorta di emulazione cui guardare con orgoglio. Ma come fare a capire tutte queste cose fino in fondo? E per lo più impossibile, proprio esattamente come è difficile penetrare la loro cultura e il loro modo di rapportarsi al resto del mondo. 17

Libero Greco novembre 2007 18

UN TUFFO NEL FUTURO dal 20 ottobre al 2 novembre 2007 19

Sabato 20 ottobre 2007 Ore 11,00 MALPENSA - LONDRA TOKYO 1 Il viaggio che stiamo per affrontare non dovrebbe rappresentare una particolare preoccupazione, anzi, per noi dovrebbe risultare una passeggiata rispetto alle avventure che siamo soliti affrontare da soli. All aeroporto della Malpensa facciamo la conoscenza di Andrea, capogruppo della spedizione, e degli altri compagni di vacanza; tutti molto giovani, che ci salutano con quel fare riverenziale che si deve ai nonnetti. Sono stupiti di saperci compagni di viaggio: uno di loro, Simone, con un filo d audacia toscana, esordisce con un lapidario Complimenti, bello spirito alla vostra età!. Avrebbe voluto essere una battuta gentile, ma una frase del genere non poteva che ottenere il risultato esattamente opposto. La giornata sarà scandita da un primo scalo a Londra, poi, nel pomeriggio, si affronterà il gran salto fino a Tokyo. Per la prima volta ci capita di passare il filtro del controllo di polizia ancor prima di fare il check-in: novità assoluta. La giornata è freddina, ma tersa e molto luminosa: attraversando le Alpi, possiamo godere del loro solito spettacolo straordinario. Passiamo sopra la Svizzera, la Germania, la Francia, il Belgio e, dopo lo stretto della Manica atterriamo ad Heathrow, il gigantesco e lercio aeroporto di Londra. L attesa per la coincidenza del nuovo volo è piuttosto pesante anche perché c è di mezzo il fuso orario inglese e così ci tocca pazientare tre noiosissime ore, fino alle 15,30. 20

Circa dodici ore di volo separano l Europa dal Giappone e l arrivo a Narita, l aeroporto di Tokyo, è previsto per le ore 11,00 del mattino del giorno successivo, quando finalmente comincerà l avventura giapponese. Ho letto molto su questo paese e ciò che mi ha meravigliato è la diversità delle descrizioni che ne vengono fatte e che talvolta contrastano diametralmente, ma questa diversità di vedute non fa altro che punzecchiare ulteriormente la mia curiosità; dovrò verificare ciò che ho appreso attraverso le diverse letture e confrontarle con ciò che mi sarà dato vedere, senza pregiudizi e con la serenità del caso. Siamo seduti in attesa della chiamata d imbarco ed abbiamo di fronte a noi, al di là della vetrata, il muso di un enorme Jumbo della British Airways che ci porterà in Giappone. Carlotta è tranquilla e silenziosa, forse un po annoiata. Una volta saliti e preso posto, vediamo l aereo pieno come un uovo in ogni fila. Il servizio di bordo è eccellente, per niente paragonabile alla nostra sciagurata compagnia di bandiera, l Alitalia. Ci viene servita la cena, che abbiamo modo d apprezzare sia per la qualità che per l abbondanza, poi non ci rimane che leggere un po, vedere uno dei soliti soporiferi film che propongono in volo ed infine abbandonarci al conseguente sonnellino. Veniamo svegliati un ora prima dell arrivo all aeroporto di Narita per fare colazione, dopo di che comincia il rituale delle famigliole numerose che non trovano mai le cose che hanno sparpagliato in buona parte nei portabagagli dell aereo. Noi ne abbiamo vicino una di quelle, composta da genitori e tre figli irrequieti che a definirli con indulgenza si direbbero rumorosi. Il percorso prevede la rotta polare e in quest ultimo tratto attraversiamo parte della Russia settentrionale e il mare che la separa dal Giappone: fra pochissimo arriveremo nella terra del Sol levante. Per effetto delle tante ore di viaggio ed i fusi orari ci 21