GUIDA AL PERCORSO STORICO-DIDATTICO DEL MUSEO DELL'INTERNAMENTO DI PADOVA



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GUIDA AL PERCORSO STORICO-DIDATTICO DEL MUSEO DELL'INTERNAMENTO DI PADOVA Padova, 2015

A Padova, nel quartiere Terranegra, sorge la cosiddetta Cittadella della memoria costituita dal Tempio dell'internato Ignoto, dal Museo dell' Internamento e dal Giardino dei Giusti nel mondo. Il Tempio dell Internato Ignoto sorse per opera di don Giovanni Fortin (1909-1985), internato nel lager di Dachau per aver aiutato dodici militari dell'esercito inglese ricercati dai soldati tedeschi dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943. Don Giovanni Fortin concepì l'idea, se fosse tornato, di erigere una chiesa in ricordo degli internati morti nei lager nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Nel portico del Tempio piccole lapidi ricordano i nomi di alcuni militari internati nei campi di concentramento. Ai lati, nel Sacello di sinistra, un sarcofago opera di M. Vucetich, custodisce le spoglie di un Internato ignoto, insignito della Medaglia d'oro al Valor Militare. Nel sacello di destra riposa don Giovanni Fortin, accanto alle spoglie di alcuni internati italiani. Il Museo dell'internamento nasce dopo la costruzione della chiesa per volontà di don Giovanni Fortin e di altri ex internati. Attualmente l'a.n.e.i. (Associazione Nazionale ex Internati) e il Comune di Padova si sono uniti per consentire la continuità del Museo e per mantenere viva la memoria dell'orrenda tragedia dell'internamento. Il Giardino dei Giusti nel mondo onora con un albero da frutto ed una stele gli uomini e le donne che in ogni parte del mondo si sono opposti ai genocidi.

MUSEO DELL'INTERNAMENTO Nel Museo viene esposta (attraverso cimeli, documenti, disegni e fotografie) la storia degli I.M.I. (Internati Militari Italiani). Internati militari (Italienische Militär-Internierten) furono denominati dal regime nazista i soldati italiani catturati in patria e sui fronti di guerra all'estero nel settembre 1943 dopo la proclamazione dell'armistizio. Non vollero qualificarli «prigionieri di guerra» per sottrarli al controllo e all'assistenza degli organi internazionali previsti dalla convenzione di Ginevra del 1929 e destinarli quindi ad una vita grama, di stenti e di malattie nonchè al lavoro forzato, per essersi rifiutati di continuare a combattere con i nazisti o con i fascisti, contro altri italiani. 650.000 uomini tra ufficiali, sottufficiali, soldati, medici, cappellani militari furono chiusi nei carri ferroviari e trasferiti nei campi della Polonia e della Germania a languire di inedia o a lavorare come schiavi nelle miniere e nelle fabbriche di guerra. Più di 40.000 morirono di fame o di tubercolosi, per sevizie ed esecuzioni sommarie o sotto i bombardamenti. Il Museo si compone di due sale: la sala della storia e la sala della memoria. Nella Sala del storia si trovano: il grande plastico del lager di Sanbostel (Germania), in cui venne internato anche Giovannino Guareschi; 18 tavole pittoriche del soldato Ludovico Lisi che descrivono gli avvenimenti relativi all'internamento e la vita quotidiana nei lager; una vetrina di 5 metri lineari contenente varie tipologie di cimeli: l'abbigliamento di un soldato, elmetti tedeschi e italiani, armi, maschere antigas, le tre famose "Radio Caterina", oggetti di uso

quotidiano come ad esempio le gavette, le posate, il "bilancino della fame", il rasoio, le gallette, il pane nero, ecc.; al centro della sala cinque colonne quadrangolari illustrano le principali tappe della guerra attraverso fotografie e immagini (il fascismo, il nazismo, le leggi razziali, lo scoppio della guerra, le fasi principali del conflitto, l'armistizio, la resistenza, l'internamento, la conclusione); sulla parete alcuni quadri dipinti da soldati italiani internati nei campi di prigionia tedeschi. Nella Sala della memoria sono collocati: una vetrina di 11 metri lineari contenente tre albi fotografici di centinaia di soldati italiani morti nei lager nazisti, diari personali scritti dai prigionieri di guerra durante l'internamento, i documenti di riconoscimento, le cartoline per la corrispondenza con i familiari in patria, il denaro utilizzato per il pagamento del lavoro coatto dei soldati, le piastrine di identificazione, alcuni frammenti del tricolore, la madonnina di Wietzendorf (realizzata da un soldato italiano con il fango del campo di concentramento), i guanti della principessa Mafalda di Savoia (figlia del re Vittorio Emanuele III deceduta nel lager di Buchenwald), il presepe di Elbing (ritagliato dalle gavette di alluminio nel Natale del 1943), ecc.; due teche contenenti le divise ed oggetti personali di don Giovanni Fortin e Luigi Bozzato; il "Famedio", situato in uno speciale spazio del Museo, accoglie le urne contenenti le ceneri di alcuni dei più atroci campi di sterminio nazista: Bergen Belsen, Buchenwald, Dachau, Mauthausen; al centro della sala un serpentone di pannelli illustra le vicende

relative alla deportazione politica e razziale (la conferenza di Wannsee che decise lo sterminio degli ebrei, la carta geografica con l'indicazione dei campi di concentramento nazisti, i simboli associati alle categorie dei deportati, fotografie di alcuni lager, la vicenda di don Fortin, la poesia di Primo Levi "Se questo è un uomo", i simboli del nazismo, i fratelli Scholl, i campi di internamento italiani, alcune tra le stragi più tristemente note, la sorte degli zingari, le foibe e l'esodo dei giuliani e dalmati, il saluto del soldato sopravvissuto ai fratelli caduti) sulla parete le immagini del ritorno in patria dell'internato ignoto e la sua collocazione nel Tempio (secondo Altare della Patria) e alcune bandiere salvate a rischio della vita e nonostante le minuziose percuisizioni con mille sotterfugi nel corso di tutto il periodo dell'internamento. Inoltre, sono presenti: una Sala polivalente con una capienza di 100 posti a sedere, attrezzata con palco, luci e videoproiettore, utilizzata per conferenze, proiezioni e spettacoli; una Biblioteca di circa 800 libri; un Archivio documentale; una Videoteca comprendente alcune interviste filmate con la testimonianza diretta di coloro che hanno vissuto personalmente l'orrore dell'internamento; una Quadreria con quasi un centinaio di disegni e dipinti realizzati dai soldati italiani internati nei campi nazisti.

Nel piazzale interno del Museo trova spazio un carro bestiame ferroviario che evoca il viaggio degli I.M.I. e di tanti altri deportati nei lager. COME SI SVOLGE UNA VISITA GUIDATA L accoglienza degli insegnanti e degli studenti avviene nella Sala Polivalente, dove viene proiettato un breve filmato relativo alle vicende dell'internamento degli I.M.I.. In seguito gli studenti vengono divisi in gruppi di 20/25 persone ed iniziano la visita al Museo, seguiti da una guida che spiega loro le fasi storiche della guerra ed illustra la natura e la storia dei cimeli esposti. Segue la visita al Tempio dell Internato Ignoto ed al Giardino dei Giusti nel mondo. COME SI PRENOTA UNA VISITA Le visite guidate al Museo si prenotano inviando una mail al seguente indirizzo di posta elettronica: direzione@museodellinternamento.it indicando i seguenti dati: nome e indirizzo dell'istituto, grado scolastico e numero degli studenti, nominativo e recapito telefonico del responsabile con il quale coordinare le comunicazioni. Per qualsiasi informazione è possibile telefonare al numero: 049/8033041 oppure al 347/2727566.

COME RAGGIUNGERE IL MUSEO Con l'autobus: n 6 e n 13 (festivi solo il n 13) In auto: a circa 3 km al Est del centro città, dopo la zona Ospedali Dall'autostrada: uscita Padova Est, prendere la tangenziale sulla sinistra direzione Rovigo, uscita n 14 MUSEO