08.460 n Iv.pa. Roth Bernasconi. Servizio militare o servizio civile volontario per donne e uomini



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Nationalrat Conseil national Consiglio nazionale Cussegl naziunal 08.460 n Iv.pa. Roth Bernasconi. Servizio militare o servizio civile volontario per donne e uomini Rapporto della Commissione della politica di sicurezza del 23 febbraio 2009 Riunitasi il 23 febbraio 2009, la Commissione ha proceduto all'esame preliminare dell'iniziativa parlamentare depositata il 2 ottobre 2008 dalla consigliera nazionale Maria Roth Bernasconi. L'iniziativa mira a sostituire l'obbligo generale di prestare servizio militare per gli uomini con un servizio militare o un servizio civile volontario per donne e uomini. Proposta della Commissione La Commissione propone, con 17 voti contro 7, di non dare seguito all'iniziativa. Una minoranza (Allemann, Lang, Lumengo, Müller Geri, Rielle, Voruz, Widmer) propone per contro di darvi seguito. Relatori : Miesch (d), Segmüller (f) In nome della Commissione: Il presidente Bruno Zuppiger 1. Testo e motivazione 1. 1. Testo 1. 2. Motivazione 2. Obbligo generale di prestare servizio militare 3. Considerazioni della commissione 3. 1. Considerazioni della maggioranza 3. 2. Considerazioni della minoranza 1. Testo e motivazione 1. 1. Testo Fondandomi sugli articoli 160 capoverso 1 della Costituzione federale e 107 della legge sul Parlamento presento l'iniziativa parlamentare seguente: L'obbligo generale di prestare servizio militare per gli uomini deve essere sostituito con un servizio militare o un servizio civile volontario per donne e uomini. 1. 2. Motivazione

1. 2. Motivazione Il principio di parità sancito nella Costituzione federale si applica anche all'esercito. L'obbligo generale di prestare servizio militare per gli uomini, pure sancito nella Costituzione federale, è in contrasto con tale principio. Occorre pertanto abolire questa contraddizione e sospendere l'obbligo generale di prestare servizio militare. Come è emerso chiaramente da alcune questioni concernenti l'esercito, i mutamenti sociali che hanno portato alla parità dei sessi non sono stati finora riconosciuti né attuati in seno all'esercito svizzero, benché le donne che prestano servizio siano completamente integrate nell'esercito dal 2005, ricevano la stessa istruzione degli uomini e assolvano un servizio della stessa durata. Questa lacuna nell'ambito della parità va ricondotta alla mancanza di equilibrio tra i sessi all'interno dell'esercito, in particolare al fatto che negli organi decisionali militari le donne siano sottorappresentate, e potrà essere colmata a titolo definitivo soltanto concedendo a entrambi i sessi le medesime opportunità di prestare servizio militare. A prescindere dal fatto che l'introduzione della parità dei sessi nell'esercito, ossia l'obbligo generale di prestare servizio militare per donne e uomini, porterebbe a un esercito sovradimensionato, inadeguato all'attuale situazione critica e troppo oneroso, il servizio obbligatorio deve essere abolito per motivi etici e morali. L'unica possibilità di introdurre la parità dei sessi anche nell'esercito consiste dunque nell'istituire un esercito di volontari cui possano accedere sia donne che uomini. Molte donne e molti uomini desiderano prestare un servizio a beneficio della comunità, ma non vogliono impugnare le armi. Intendono contribuire alla coesione sociale e alla promozione della pace, motivo per cui, oltre al servizio militare volontario, deve essere offerta anche l'opportunità di assolvere un servizio civile volontario. Per il rimanente, si rinvia alle motivazioni dei postulati 06.3295 e 06.3405. 2. Obbligo generale di prestare servizio militare L'obbligo generale di prestare servizio militare è iscritto nella Costituzione federale (art. 59 Cost.) e nella legge sull'esercito e sull'amministrazione militare (art. 2 LM). Questi due articoli disciplinano esplicitamente che ciascun cittadino svizzero è soggetto all'obbligo militare. L'articolo 3 della LM disciplina inoltre che ciascuna cittadina svizzera può annunciarsi volontariamente per il servizio militare. Sulla questione relativa al passaggio dall'obbligo militare a un obbligo generale di servizio si è dibattuto a più riprese in Svizzera dall'inizio degli anni Settanta. Le discussioni sull'argomento sono culminate nella pubblicazione, il 20 agosto 1996, del rapporto della «Commissione di studio relativa all'obbligo generale di prestare servizio militare» (CSOS). Istituito dal Consiglio federale nel 1992 e diretto dalla consigliera agli Stati Christiane Langenberger, siffatto gruppo peritale aveva il compito di esaminare se l'obbligo di prestare servizio militare e quello di servire nella protezione civile potesse essere sostituito da un obbligo di servire generalizzato. Lo studio avrebbe inoltre dovuto contenere un orientamento futuro della problematica. Dopo quattro anni di lavoro, nel 1996 la CSOS ha presentato il suo rapporto finale [1]. Pur avendo elaborato tre modelli possibili, il gruppo peritale ha raccomandato infine di attenersi al modello esistente e di non introdurre un obbligo generalizzato di prestare servizio militare per compiti a beneficio della comunità. Esso ha tuttavia ritenuto che fosse opportuno migliorare l'obbligo di prestare servizio militare adeguando gli effettivi, la durata e l'organizzazione alle necessità. Tale invito è stato accolto con la realizzazione delle due riforme Esercito 95 e Esercito XXI. Nell'ambito delle stesse, i concetti di obbligo generale di prestare servizio militare e di esercito di milizia, di principio non contestati, sono stati di conseguenza mantenuti. Approvando la nuova Costituzione federale nel 1999, il popolo svizzero si è pronunciato a favore del principio di milizia, dei compiti dell'esercito e dell'obbligo generale di prestare servizio militare. Esso ha confermato siffatta base costituzionale dell'esercito svizzero approvando la revisione della legge federale sull'esercito e sull'amministrazione militare nel giugno 2003. Da allora, il dibattito sulla parità di trattamento nel servizio si è acceso a più riprese, rilanciato 2

soprattutto dalla pubblicazione delle statistiche concernenti l'idoneità al servizio. Il 5 ottobre 2004 il Consiglio degli Stati ha respinto, con 25 voti contro 11, una mozione del consigliere agli Stati Bruno Frick (04.3369) mirante a istituire un obbligo generale di prestare servizio per gli uomini, esprimendosi in tal modo a sfavore di un servizio di pubblica utilità obbligatorio per il cittadino. Durante la sessione invernale 2005 il Consiglio nazionale ha respinto, con 133 voti contro 30, una mozione del Gruppo popolare democratico (04.3379) avente gli stessi intenti, ritenendo che attualmente non vi fosse alcuna necessità di procedere a un cambiamento di sistema [2]. Da parte sua il Consiglio degli Stati ha accolto, il 5 dicembre 2005, un postulato del consigliere agli Stati Franz Wicki che chiedeva l'elaborazione di un rapporto sulla parità di trattamento per quanto concerne l'obbligo militare (05.3526) [3]. Il 25 gennaio 2006, la CPS N ha proposto, con 16 voti contro 4 e 4 astensioni, di non dare seguito a un'iniziativa parlamentare di Christophe Darbellay mirante parimenti a instaurare un «obbligo generale di servizio» per gli uomini (05.409). Tale iniziativa è stata in seguito ritirata. Il rapporto sulla parità di trattamento per quanto concerne l'obbligo militare, elaborato dal Consiglio federale in risposta al postulato 05.3526 depositato dal consigliere agli Stati Franz Wicki, è stato pubblicato il 28 marzo 2007. Il Consiglio federale ritiene che il principio di uguaglianza sia garantito nell'ambito dell'obbligo militare. Nel 2006 il 64,6 per cento delle persone soggette all'obbligo di leva è stato dichiarato abile al servizio militare al momento del reclutamento. Secondo i dati degli ultimi anni, il tasso di idoneità medio raggiunge il 60 per cento dopo la scuola reclute. Oltre il 15 per cento dei coscritti adempiono un servizio nella protezione civile. In tal modo, il 75 per cento circa dei giovani Svizzeri di sesso maschile adempie l'obbligo militare. Il restante 25 per cento non è abile né al servizio militare né al servizio di protezione civile e versa una tassa di esenzione dall'obbligo generale di prestare servizio. In considerazione di questi risultati, il Consiglio federale ritiene che la parità di trattamento per quanto riguarda l'obbligo militare intesa nel senso di un'applicazione per quanto possibile equa dell'obbligo di prestare servizio militare sia assicurata. Il Consiglio federale ha inoltre esaminato i vantaggi e gli svantaggi di possibili alternative all'attuale sistema dell'obbligo di prestare servizio militare. Esso giunge alla conclusione che il sistema attuale fondato sull'obbligo generale di prestare servizio e sul principio di milizia, entrambi ancorati nella Costituzione federale, soddisfi sempre ancora nel modo migliore le necessità in materia di politica di sicurezza nonché le condizioni quadro istituzionali e politico sociali del nostro Paese. Il Consiglio federale intende inoltre esaminare due misure (aumento del soldo e adeguamento del profilo dei requisiti per talune funzioni nell'esercito), il cui obiettivo consiste nel rafforzare in maniera preventiva la parità di trattamento per quanto concerne l'obbligo militare. La Commissione della politica di sicurezza tornerà sulla questione nel quadro dell'esame del rapporto 2009 sulla politica di sicurezza. 3. Considerazioni della commissione 3. 1. Considerazioni della maggioranza La maggioranza della Commissione auspica il mantenimento del sistema attuale, ritenendo che l'obbligo militare rappresenti un elemento chiave dell'esercito di milizia e che una sua soppressione costituisca un passo in direzione dell'abolizione del sistema di milizia e, di conseguenza, dell'eliminazione dello stesso esercito. A suo parere, l'obbligo generale di prestare servizio militare, in altre parole l'obbligo dei cittadini di garantire la loro autoprotezione, risulta proficuo per la Svizzera. Il senso del dovere non è innato bensì una virtù che si acquisisce con l'educazione, l'esperienza e grazie all'impegno di servire il proprio Paese. L'esercito svizzero gode di un ampio consenso da parte del popolo svizzero; la Svizzera rappresenta il solo Paese al mondo nel quale i cittadini sono chiamati alle urne per decidere su questioni militari di rileievo. Il popolo svizzero non intende delegare a un'organizzazione o a un esercito di volontari la sua competenza decisionale sui compiti dell'esercito. La maggioranza della Commissione è inoltre del parere che il sistema attuale sia consolidato e denoti un'elevata stabilità. Negli ultimi dieci anni il 75 per cento delle persone soggette 3

all'obbligo di leva adempie il suo obbligo generale di servizio nell'esercito, nella protezione civile o nel servizio civile. Il nuovo sistema di reclutamento introdotto con Esercito XXI ha inoltre permesso di migliorare la situazione, benché sussistano ancora molte differenze fra i Cantoni. Secondo la maggioranza la procedura di reclutamento di una durata di tre giorni con esami medici e psicologici approfonditi e l'attribuzione differenziata delle funzioni continuano viepiù a esplicare la loro efficacia. Il sistema dell'idoneità differenziata costituisce, secondo la maggioranza, uno strumento valido per migliorare il tasso di idoneità e garantire l'applicazione del principio di uguaglianza nell'ambito dell'obbligo militare. La maggioranza della Commissione sottolinea che nel rapporto sulla politica di sicurezza commissionato dal Consiglio federale saranno esaminati più modelli di obbligo militare. Essa ritiene che sarebbe inopportuno dare seguito all'iniziativa prima della conclusione di tale rapporto, il quale dovrebbe fungere da base per un dibattito approfondito sul tema. Infine, la maggioranza della commissione ritiene che un obbligo generale di servizio non costituirebbe una possibile alternativa al nostro sistema in quanto sarebbe in contrasto con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo [4]. L'articolo 4 della Convenzione disciplina che nessuno può essere costretto a compiere lavoro forzato o obbligatorio. Lo Stato potrebbe sollecitare il cittadino a eseguire una prestazione obbligatoria soltanto qualora non vi siano altre possibilità, ossia in caso di guerra, crisi o catastrofe e non per far fronte a problemi relativi alla mancanza di personale in taluni settori sociali o economici. Tali obblighi devono essere limitati allo stretto necessario e unicamente ai compiti che non possono essere adempiuti altrimenti (in primo luogo il servizio militare e il servizio di protezione civile). L'ambito della sanità, ad esempio, non rientra in questo genere di settori e deve rimediare a un'eventuale insufficienza degli effettivi agendo sul mercato del lavoro. Inoltre, l'introduzione di un obbligo in tale settore rischierebbe di distorcere i meccanismi del mercato del lavoro con ripercussioni negative sui salari. 3. 2. Considerazioni della minoranza Secondo la minoranza l'esercito è attualmente sovradimensionato, assume troppi compiti e non dispone di sufficienti risorse finanziarie. Di conseguenza urge intervenire. Per rimediare a questa situazione insoddisfacente, la minoranza propone l'esame di diversi modelli di obbligo militare. In considerazione della mancata conformità dell'attuale sistema al principio di uguaglianza tra uomo e donna disciplinato all'articolo 8 capoverso 3 della Costituzione federale e della necessità di adeguare rapidamente l'esercito alle esigenze odierne della società, la minoranza della Commissione ritiene che l'iniziativa succitata meriti di essere esaminata. Inoltre è del parere che, per rimediare alla disparità di trattamento tra i sessi in seno all'esercito, vi siano due possibilità: estendere l'obbligo militare alle donne o sopprimerlo del tutto. L'esercito odierno è comunque già sovradimensionato e comporta spese oltremodo ingenti. Inoltre numerosi attori dell'economia privata, in particolare le PMI, lamentano costi elevati derivanti dall'obbligo di servire. Infine, il carattere costrittivo di quest'ultimo è problematico in quanto le prestazioni obbligatorie possono essere richieste unicamente qualora l'esistenza della collettività fosse minacciata. Per tali motivi, in ultima analisi entrerebbe unicamente in linea di conto la seconda proposta di soluzione, consistente nella soppressione dell'obbligo millitare. La minoranza della Commissione è del parere che l'introduzione di un sistema improntato al volontariato permetterebbe di ridurre i costi per l'economia, rispettivamente di incentivare considerevolmente la motivazione dei membri dell'esercito. Inoltre, rispetto al sistema attuale basato su un obbligo militare che genera viepiù disparità di trattamento, il principio di un esercito di milizia costituito di volontari sarebbe più in sintonia con il tipo di società individualista in cui viviamo. 1) Schlussbericht vom 20. August 1996 über die Ersetzung der Wehr und Zivilschutzpflicht 4

durch eine Allgemeine Dienstpflicht [rapporto finale del 20 agosto 1996 sulla sostituzione dell'obbligo di prestare servizio militare o civile con un obbligo generale di prestare servizio (n.d.t)], 100 p., Ufficio centrale della difesa, Berna. 2) Deliberazioni, cf. Boll. uff. 2005 N 1565/1566. 3) Deliberazioni, cf. Boll. uff 2005 S 1010. 4) Convenzione del 4 novembre 1950 per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (RS 0.101). 5