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La medicina della riproduzione: alcuni spunti etici e politici Alberto Bondolfi Université de Genève

Un ricordo del 1987 Mi ricordo il primo intervento su queste tematiche, tenuto quando il centro locarnese aveva appena iniziato le sue attività. Gli attori diretti del Centro erano coscienti delle implicazioni etiche di tali pratiche ma erano relativamente isolati sia dalla discussione pubblica italiana che svizzera. In Gran Consiglio ogni anno c era chi interveniva per chiedere spiegazioni al Dipartimento sui mezzi finanziari investiti nel Centro per la medicina di riproduzione medicalmente assistita. Solo in un secondo tempo la materia fu regolata a livello svizzero mediante un articolo costituzionale ed una legge ad hoc (2001). Il Ticino accettò il Centro come istituzione riconosciuta.

E già tempo di bilanci? La discussione politica e la regolamentazione giuridica in Svizzera hanno seguito un cammino del tutto particolare rispetto ad altri Paesi europei. In un primo momento il governo svizzero ha reagito ad una iniziativa popolare («Beobachter») proponendo al popolo un testo che poi è diventato l attuale art. 119 della Costituzione elvetica. La legge specifica sulla procreazione medicalmente assistita ha avuto un tempo lungo di gestazione ed è stata recentemente revisata su alcuni punti di dettaglio. La revisione non è comunque ancora entrata in vigore poiché non sono ancora trascorsi i tempi per un eventuale referendum e voto popolare.

Perché è difficile trovare un consenso pubblico in materia? Il testo costituzionale è frutto di considerazioni di principio ma anche di possibilità tecniche ben datate e dettagliate. Esso è ancora parzialmente debitore di una certa confusione tra ingegneria genetica e tecniche di riproduzione. Ciò ha reso il testo troppo «datato» e bisognoso di chiarificazione e revisione. La nuova versione dell articolo costituzionale ha trovato il favore del popolo, mediante votazione nel 2015, e risulta oggi maggiormente chiaro, almeno sui princìpi di fondo.

Alcuni princìpi di uno Stato di diritto e democratico Uno Stato democratico può limitare la libertà di una coppia che voglia accedere alle tecniche procreatiche solo se quest ultime dovessero ledere diritti fondamentali della coppia stessa o del nascituro. Per questo motivo il consenso libero ed informato della coppia da una parte ed il bene del bambino dall altra costituiscono i due pilastri di ogni legislazione in questo ambito. Rimane comunque uno spazio per le convinzioni personali contrarie. Le tecniche di procreazione sono lecite e legali, ma non obbligatorie.

Alcuni punti possono essere regolati sulla base di decisioni precedenti Molte modalità delle tecniche procreatiche prevedono o la distruzione o l abbandono di embrioni che si trovano fuori dal corpo della donna che vuole procreare. La legge attuale protegge questi embrioni in maniera più forte di quanto altre leggi fanno nei confronti di embrioni che si trovano nel corpo della donna. Quali sono gli argomenti a favore e contro simile disuguaglianza di protezione? La CNE li enumera, ma non afferma che tale diversità di protezione sia per tutti evidente. Una protezione «graduale» dell embrione umano è presente già sin d ora in varie disposizioni di legge.

Un punto non è stato voluto dalla legge attuale La legge attuale prevede solo due finalità legittime per le tecniche procreatiche: Il superamento di situazioni di sterilità. La prevenzione della trasmissione di malattie genetiche gravi. La legge non ha comunque previsto la finalità di permettere una genitorialità a coppie omosessuali o a persone sole. La CNE è cosciente del fatto che questa terza finalità sia un elemento di vera novità, ma non ha voluto comunque escludere una sua pertinenza anche in prospettiva etica. Il governo svizzero ha voluto cominciare da una revisione dell art. 119 della Costituzione e questa scelta mi sembra oculata anche da un punto di vista etico. Incombe comunque un pericolo su una legislazione «incompleta» o «restrittiva» : corti del Consiglio d Europa potrebbero rimettere in discussione alcune regolamentazioni nazionali.

Argomenti obsoleti contro la procreazione medicalmente assistita Il fatto di ritenere come moralmente legittimi solo i rapporti sessuali all interno del matrimonio come possibilità per procreare non può essere assunto come criterio di legislazione da parte di uno Stato di diritto che rispetti il pluralismo morale presso i propri cittadini, appunto poiché esso è espressione di convinzioni morali molto particolari e non facilmente universalizzabili. L accesso deve poter essere possibile alle coppie che abbiano uno statuto giuridico riconosciuto anche se non matrimoniale. Un trattamento completamente diverso del dono di sperma rispetto al dono di ovuli non rispetta il criterio (anche etico) dell uguaglianza morale dei sessi.

Quali criteri sono meno obsoleti? Tra i criteri che vanno presi in considerazione quando si voglia porre un giudizio a carattere etico su singole pratiche della medicina di riproduzione vanno annoverati i seguenti: Il bene della coppia e soprattutto la salute della madre. Il bene del nascituro. Le conseguenze sulle mentalità collettive attorno alla riproduzione umana. Le conseguenze a livello di salute pubblica. Questi criteri devono comunque portare a giudizi prudenziali e non a divieti o permessi assoluti.

Limitazioni giustificabili della libertà di procreazione In nome del bene del bambino e della salute della madre la legge può, o rispettivamente dovrebbe, limitare l applicazione delle tecniche procreatiche alle donne che non siano ancora entrate nella fase della menopausa. Per non dettagliare troppo la legge rispetto a questo problema, quest ultima potrebbe delegare all Accademia svizzera delle scienze mediche la formulazione di direttive per il personale specializzato in questo settore.

Quale accesso alla diagnosi preimpianto? Una legislazione adeguata ed eticamente sostenibile deve poter obbedire a questi criteri: Affidabilità della diagnosi. Accesso regolamentato e limitato a coppie che possono far valere un rischio qualificato di trasmissione di malattie genetiche gravi. Praticabilità della procedura (numero sufficiente di embrioni per una diagnosi diligente).

Come regolamentare l omoparentalità? La proibizione attuale di accesso non potrà resistere, nel tempo, a decisioni di corti internazionali che hanno una certa qual giurisdizione anche sulla Svizzera. Mettendo al centro della discussione pubblica la problematica del «bene del bambino» andrà approfondita la ricerca sulle conseguenze fattuali dell omoparentalità. Al momento un primo studio svizzero arriva alla conclusione che in linea generale lo sviluppo del bambino in queste situazioni non sia pregiudizievole per lui.

Rimane una catena di nuovi dilemmi Se si ammette la possibilità per coppie omosessuali di accedere alle tecniche procreatiche, si annunciano nuovi dilemmi. Come rispettare l uguaglianza di accesso per le coppie di uomini e di donne? Per quest ultime è facile poter accedere alla maternità attraverso un dono di sperma non necessariamente medicalizzato. Vale qui il principio «mater semper certa». Per le coppie di maschi invece si deve ricorrere a «madri in affitto», con tutto quanto questa pratica comporti. Va regolamentata innanzitutto la possibilità di adozione da parte del partner per figli propri di uno di essi. In ogni caso il bambino nato da «madri in affitto» non deve subire discriminazioni poiché non ha deciso di venire al mondo attraverso questa modalità.

In conclusione La discussione pubblica su questi nodi sarà necessariamente lunga: approvazione popolare di un nuovo testo dell art. 119 CF, avvenuta già nel 2015. Eventuale referendum contro la versione della legge approvata dal parlamento e voto popolare. Il «tempo lungo» non va visto come «tempo perso», bensì come «tempo da guadagnare», per un vero scambio di argomenti a favore e/o contro scenari potenziali di pratiche future. I clinici, pur continuando a lavorare nella legalità, dovranno partecipare attivamente a questa discussione pubblica mediante una comunicazione trasparente ed uno scambio con l opinione pubblica. I media portano una grande responsabilità nel lavoro di informazione e di sensibilizzazione.