DANTE ALIGHIERI (Firenze 1265 - Ravenna 1321)



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DANTE ALIGHIERI (Firenze 1265 - Ravenna 1321) La vita DANTE (Durante) ALIGHIERI, poeta e prosatore, teorico letterario e pensatore politico, è considerato il padre della letteratura italiana nasce da una famiglia della piccola nobiltà in pieno periodo comunale. Studia con Brunetto Latini, grande studioso di Retorica. In gioventù conosce G. Cavalcanti, esponente fiorentino della scuola del Dolce Stil Novo. Nel 1283 avrebbe conosciuto Beatrice, la donna che amò ed esaltò come simbolo della grazia divina. Gli storici hanno identificato Beatrice con la nobildonna fiorentina Bice Portinari, che morì nel 1290 neanche ventenne. Dante la vide in tre occasioni ma non ebbe mai l'opportunità di parlarle. Sposa poi Gemma Donati, da cui ebbe 3 o 4 figli. Dopo il 1290 (morte di Beatrice) attraversa un periodo di traviamento, cui segue l impegno politico e la ripresa degli studi teologici e filosofici. Nel suo complesso la sua formazione è stata ricca, ma irregolare, spesso da autodidatta; le sue opere rivelano, comunque una conoscenza che copre quasi l'intero panorama del sapere. Durante i conflitti politici che ebbero luogo a Firenze e in Italia in quell'epoca, si schierò con i guelfi bianchi (che esprimevano gli interessi del popolo grasso) contro i ghibellini, partecipando nel 1289 ad alcune azioni militari. Egli credeva fosse compito della politica restaurare l ordine nella sua società. Entrò nell Arte dei Medici e degli Speziali che gli consentì di diventare più tardi uno dei sei Priori e ricoprì quel ruolo con senso di giustizia e fermezza. Fu quasi sicuramente uno dei tre ambasciatori inviati a Roma per tentare di bloccare l'intervento di papa Bonifacio VIII a Firenze nel 1301 e, mentre era assente dalla città oppressa dalla lotta tra Guelfi Bianchi e Guelfi Neri, apprese che quest ultimi avevano preso la città. Nel 1302 fu accusato di baratteria ed esiliato da Firenze dai Guelfi Neri saliti al potere. Gli fu chiesto di tornare successivamente, con un unica condizione: ritrattare la sua posizione e affermarsi colpevole. Dante non accettò e visse gli anni della sua vita dopo l esilio presso la corte di vari signori. Si trasferisce a Forlì, poi a Verona presso gli Scaligeri, a Treviso, in Lunigiana, nel Casentino, a Lucca, ospite dei più grandi signori del tempo. Si schiera politicamente con Arrigo VII, la cui discesa accende in lui la speranza di una rinascita del potere imperiale. Soggiorna di nuovo a Verona, presso Cangrande della Scala e nel 1315 ottiene l amnistia, ma la rifiuta. Si trasferisce a Ravenna, dove riunì attorno a sé un gruppo di allievi tra cui il figlio Iacopo. Lì muore nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321 e viene sepolto e neppure le sue spoglie tornarono mai a Firenze. Il pensiero Dante appartiene alla civiltà del Medioevo perché tende ad interpretare la realtà sulla base di principi universali e gerarchici: Religione e Politica, Chiesa e Impero costituiscono i pilastri sui quali innalza le sue opere e il suo capolavoro, la Divina Commedia. Il pensiero politico di Dante si può dividere in due momenti distinti. Negli anni tra il 1295 e il 1301 difese l autonomia del Comune dalle ingerenze della Chiesa. In questa fase egli è fedele alla logica particolaristica che caratterizza il pensiero comunale. Con l esilio rifiuta la frammentazione politica prodotta dall esperienza comunale e rilancia il modello universalistico, cioè quello fondato sui poteri universali medioevali della Chiesa e dell Impero. Dante afferma la legittimità del potere imperiale, perché voluto da Dio per rimediare alla degenerazione della storia umana, e si oppone al potere temporale della Chiesa e alle ingerenze in campo religioso da parte dell Impero. Egli allora delinea un modello della realtà politica contemporanea basato sull'armonica collaborazione delle autorità universali: entrambe le istituzioni

sono divine, volute da Dio, la Chiesa per guidare le anime verso la felicità ultraterrena, il Paradiso, e l Impero per rimediare alla degenerazione della storia umana. Dante sostituisce alla contrapposizione tra Papato e Impero una reciprocità di funzioni nel garantire la felicità terrena: all imperatore spetta il potere temporale, cioè materiale; al papa spetta il potere spirituale. È la teoria dei due soli, seconda la quale ogni istituzione brilla di luce propria e nessuna delle due prevale sull altra. Emerge in questo pensiero una passione utopica tipicamente medievale, ormai superata e Dante non si rende conto che ormai gli universalismi erano tramontati e la realtà politica andava verso il nuovo orizzonte degli stati nazionali e, in ambito italiano, regionali. Le opere minori LA VITA NUOVA (1283-1291) Si tratta di un opera in lingua volgare fiorentina, che tratta dell amore giovanile di Dante per Beatrice, scritta poco dopo la morte la sua morte. È un Prosimetro, genere in cui si mescolano poesia e prosa. In essa, infatti, si alternano 31 liriche e 42 capitoli di prosa poetica. È considerata l opera eccelsa del Dolce Stil Novo. In essa Dante ripropone la propria storia d'amore, non volendo scrivere un romanzo d amore né un libro di ricordi autobiografici, ma con l intenzione di esporre il senso profondo e il valore conoscitivo della sua esperienza amorosa. L opera si distende in un'atmosfera trasognata con frequenti sogni e visioni e con continue figure allegoriche e simboliche. L amore per Beatrice, costituisce un itinerario mistico verso Dio, un elevarsi dalla terra al cielo. La donna, per la sua perfezione esteriore ed interiore, è ancor più di un angelo, è simile a Dio, è un miracolo divino e, quindi, il tramite naturale tra l uomo e la sacralità: amare una donna è analogo ad amare Dio. LE RIME (1283-1307) È una raccolta in volgare di poesie di vario tipo in cui si avverte la ricerca sperimentale di nuove forma e la centralità dell amore. Esse si dividono in: Le Rime Stilnovistiche: l amore è l unico tema, Beatrice ed altre donne sono le protagoniste. Le Rime Petrose: si tratta dell amore per una donna sensuale e crudele, si sente l influsso della poesia provenzale. Le Rime Dell esilio: trattano temi civili, in chiave etica, si avverte l influsso della scuola toscana e di Guittone d Arezzo DE VULGARI ELOQUENTIA (1303-1304) Trattato in latino sul volgare, che, erroneamente, viene definito lingua naturale rispetto al latino che Dante ritiene una lingua artificiale. Libro I - Dimostra il valore del volgare Illustre, analizzando 14 dialetti. Nessuno, però, ha le caratteristiche del volgare perfetto usato dai grandi scrittori. Libro II - Solo i poeti più elevati possono usare il volgare Illustre, secondo lo schema della canzone e dell endecasillabo. Trattato in latino in due libri, destinato ai dotti, sull'uso del volgare come "lingua letteraria. Per la prima volta si affronta la questione di una lingua letteraria unitaria. Il progetto originario comprendeva almeno quattro libri. Dante analizza i 14 dialetti, ma nessuno ha le caratteristiche del volgare perfetto usato dai grandi scrittori. Solo i poeti più elevati possono usare il volgare Illustre, secondo lo schema della canzone e dell endecasillabo. Dante valorizza il volgare, in quanto ritiene che il valore di una lingua dipende dalla possibilità di configurare il maggior numero di aspetti della realtà

IL CONVIVIO (1304) Enciclopedia incompiuta del sapere medioevale, in volgare. Doveva comprendere 15 trattati, dedicati al commento di 14 canzoni. Trattato I - Introduzione e difesa del volgare. Trattati II e III - Esaltazione della Filosofia Trattato IV: Discussione sulla nobiltà, introduzione dell ideale di Monarchia Universale. LA Enciclopedia incompiuta del sapere medioevale, in volgare. È un'opera destinata al ceto politico e sociale emergente, scritta per la formazione delle nuove classi dirigenti. Il titolo, banchetto, allude alla funzione dell opera: un banchetto di cultura il cui cibo ha funzione didattica. La scelta del volgare per un trattato era nuova e funzionale alle finalità e ai destinatari dell'opera. Doveva essere composta di 15 trattati ma furono portati a termine solo i primi quattro. MONARCHIA (1310-1313) Trattato in lingua latina in cui sono sintetizzate le idee politiche dell autore. Libro I - Sostiene la necessità della Monarchia Universale per liberare gli uomini dalla cupidigia. Libro II - Considerazioni sull avvento di Cristo avvenuto nel periodo Romano. Libro III - Rapporti Chiesa-Impero: il Papa non deve avere potere temporale, entrambe le istituzioni sono divine, dunque non sottomesse l una all altra (teoria dei due soli). L'opera si oppone al potere temporale della Chiesa e delinea un modello della realtà politica contemporanea basato sull' armonica collaborazione delle autorità universali, la Chiesa e l'impero Il Papa non deve avere potere temporale, entrambe le istituzioni sono divine, dunque non sottomesse l una all altra (teoria dei due soli). Emerge una passione utopica tipicamente medievale, mentre la realtà politica andava verso il nuovo orizzonte degli stati nazionali (e, in ambito italiano, regionali LE EPISTOLAE ( 1310-1313) Sono 13, in latino. Importanti sono quelle definite arrighiane, di esortazione per Arrigo VII a scendere in Italia; l XI, con l esortazione dopo la morte di Clemente a scegliere un Papa italiano; la XII, sulla condizione di esule; la XIII, l epistola a Cangrande della Scala, in cui si parla del significato e degli scopi della Divina Commedia LA DIVINA COMMEDIA La Commedia è un poema didattico allegorico in terzine di versi endecasillabi che compongono 100 canti raggruppati in tre cantiche di 33 canti ciascuna più un canto introduttivo. I numeri hanno una valenza simbolica: 100, multiplo di 10, allude alla totalità della realtà rappresentata; 3 è il numero della Trinità. La ragione del titolo è di tipo retorico e riguarda il tema e il livello linguistico: l'opera inizia con una situazione paurosa e tremenda e termina felicemente; il livello linguistico è dimesso e umile per facilitare la comunicazione. L'aggettivo "divina" venne impiegato da Giovanni Boccaccio nella sua biografia dantesca. Per quanto riguarda il fine dell'opera, Dante dice che è quello di "salvare gli uomini dalla condizione di miseria e di condurli alla felicità. La datazione dell'opera è problematica. Si fa in genere risalire l'avvio agli anni tra il 1305 e il 1307. L'Inferno sarebbe stato compiuto attorno al 1309. Il Purgatorio non contiene riferimenti a fatti posteriori al 1313 e venne divulgato nei due anni seguenti. Al Paradiso Dante avrebbe messo mano a partire dal 1316 e l'avrebbe terminato negli ultimi anni di vita.

Dopo la morte del poeta cominciarono ad apparire commenti alle singole parti. Dante autore racconta un viaggio nei tre regni dell'aldilà (in cui si proietta il male e il bene del mondo terreno) compiuto da Dante attore ("figura" dell'umanità), che si affida alla guida di Virgilio e poi di Beatrice, in ciascuno dei quali si addensano complesse significazioni di ordine allegorico e simbolico. La Commedia è la narrazione di un viaggio nei tre regni dell oltretomba per attuare un percorso di purificazione dal peccato alla visione di Dio, attraverso gli incontri con le anime dei dannati, dei penitenti e dei beati. Con questo viaggio Dante intende rappresentare le diverse tappe dell itinerario interiore dell uomo verso il suo destino eterno. Per questo il poema è un compendio della storia umana con centro nell esperienza di Dante. Il sistema cosmologico della Divina Commedia è quello tolemaico aristotelico, basato sul geocentrismo. L uomo medioevale pensava che la Terra fosse al centro dell'universo, che il Sole, la Luna e i pianeti le ruotassero intorno e che essa fosse rotonda. Poi Tommaso d'aquino attribuì un valore teologico cristiano alle teorie antiche e sulla sua rielaborazione è fondata la Divina Commedia. La Terra di forma sferica è circondata da dieci cieli a loro volta disposti intorno ad essa in modo concentrico e ruotanti. Ogni cielo è dominato da un pianeta. I cieli sono eterei e separati dalla Terra dalla sfera del fuoco. Non essendo formati di materia sono puri: per questo Dante vi colloca il Paradiso. La sede dell'onnipotente è l'empireo, l'ultimo cielo. Da qui Dio imprime il moto all'intero Universo attraverso il Cristallino o Primo Mobile, cioè il penultimo cielo, che ruota così velocemente da originare il moto degli altri. La Terra, viceversa, non si muove perché è la sede del male, mentre l'empireo non si muove perché è già il luogo della perfezione; il resto dell'universo ruota per volontà di Dio attraverso la mediazione di schiere di angeli disposti in ordine gerarchico che dominano i singoli cieli. L Inferno è strettamente legato alla materia terrestre ed è la sede di Lucifero. Anche l'uomo è formato da materia, ma solo per la parte fisica; dipende dal suo libero arbitrio il comportamento buono o cattivo e quindi la salvezza o la dannazione finale. Nella visione di Dante l'inferno è formato da un'immensa voragine a forma di cono rovesciato, situata nell'emisfero boreale in corrispondenza di Gerusalemme, il centro principale della cristianità. Il Purgatorio, invece, viene immaginato agli antipodi di Gerusalemme, in mezzo all'emisfero delle acque; sorge su un'isola sulla quale si erge una montagna alle cui falde è collocato l'antipurgatorio. La rappresentazione fisica di Purgatorio e Anti-Purgatorio è una invenzione di Dante, poiché l'esistenza di tale luogo dell'aldilà era stata da poco stabilita dalla Chiesa. Il motivo dell opera è chiaro: gli uomini, compreso Dante, hanno smarrito la via che porta al bene e solo il viaggio esemplare del poeta può indicare a tutta l umanità la strada da percorrere. Il viaggio diventa un messaggio di speranza e di rinnovamento, un itinerario verso la salvezza. Il viaggio è anche allegoria della vita, così come la condizione morale di Dante è allegoria di tutta l umanità Il viaggio ha inizio il venerdì santo del 1300 fuori le mura di Gerusalemme. Conosciutissimo è l incipit dell Inferno Dantesco: Nel mezzo del cammin di nostra vita / mi ritrovai per una selva oscura / che la dritta via era smarrita, inizio che immette subito il lettore, secondo i canoni più classici, in medias res, nel vivo della vicenda, senza prologhi o introduzioni. Il personaggio Dante compare ex abrupto, proprio all inizio, come un uomo che si accorge ( mi ritrovai ) di essersi smarrito in una selva oscura, allegoria usata da Dante per indicare la vita nel peccato, la foresta dell errore in cui ci s inoltra per inesperienza.

La discesa del poeta lungo la voragine dell Inferno che si spalanca sotto la città santa, si attuerà lungo un immenso imbuto che per nove giganteschi scalini fa discendere autore e lettore fino al centro della terra, a quella «natural burella», laddove era caduto Lucifero, angelo scagliato dal cielo da Dio nei tempi immemorabili, prima che la storia stessa avesse il suo inizio. Il percorso si organizza in ferree divisioni (i nove cerchi) secondo colpe e pene che, con principi di logica quasi matematica s incontrano e si annullano nel «contrappasso», in forza del quale si commisurano pene antitetiche o analoghe al peccato commesso in vita. Dante ha bisogno di qualcuno che lo aiuti a ritrovarsi, ma non lo capisce subito; tanto è vero che tenta da solo di ritrovare la via verso la verità della vita (simboleggiata dal colle illuminato dal sole). Ma quando il male, allegoricamente rappresentato da che tre fiere che gli si parano davanti, ha il sopravvento, gli compare innanzi una figura umana a cui chiede aiuto: l ombra che si presenta è Virgilio. Virgilio gli propone di fare un altro viaggio : altro rispetto a quello che Dante immagina, che ogni uomo può progettare, altro perché è voluto da Dio e presuppone una guida; altro perché è un viaggio nei tre regni dell aldilà. L incontro con Virgilio fa emergere subito l aspetto più importante della vicenda: la salvezza giunge all uomo dal di fuori, attraverso degli incontri. Virgilio guida Dante attraverso l Inferno e il Purgatorio perché gli deve insegnare a comprendere tutta la dignità dell uomo e tutta la dignità della ragione. Solo con la ragione, di cui Virgilio è l allegoria, si può uscire dal peccato. Ma con la ragione non si può giungere a Dio, c è bisogno della fede e dell amore. di Beatrice ne è il simbolo e giunge come guida a Dante nel Paradiso terrestre, per condurlo attraverso i cieli del Paradiso a Dio. La sede vera e propria dei beati è l'empireo, un cielo non fisico ma spirituale. I cieli sono nove sfere concentriche, composte di materia cristallina incorruttibile, e ruotano intorno alla Terra. In ognuno di essi, tranne l'ultimo, c'è un pianeta o una stella. Le anime scendono ad incontrare Dante nei vari cieli per rendere manifesto alla sua percezione umana l'ordinamento morale del Paradiso. Ogni anima si presenta nel cielo in base alla sua virtù praticata sulla terra. Nei primi tre cieli compaiono anime di minore perfezione. Le anime però sono soddisfatte e non desiderano altra posizione. L'Empireo è pura luce intellettuale ed è la vera sede dei beati. Questi appaiono disposti sui gradini di un anfiteatro paragonati ad una candida rosa. I beati appariranno a Dante con la forma che avranno nel giorno del giudizio. Tra la rosa dei beati e Dio fanno la spola gli angeli. Qui Beatrice ritorna al suo seggio e le subentra il mistico S. Bernardo, il quale rivolge una preghiera alla Vergine che intervenga presso Dio. Dante si fonde con la divinità e coglie i grandi misteri: la Trinità e la doppia natura di Cristo. I modelli danteschi Dante s'ispira alla Bibbia perché il suo poema, come la Bibbia, nasconde un significato che va al di là di quello letterale e che è detto significato allegorico. Inoltre Dante sceglie Virgilio, autore dell'eneide, come guida. Il poeta si ispira all'opera dell autore mantovano poiché come in questa opera il protagonista, Enea, scendeva agli Inferi per udire dall'ombra del padre il destino glorioso della città che egli si appresta a fondare, anche Dante, uomo vivo, scende nei regni dell'oltretomba, anche se per un motivo totalmente diverso La Commedia è una summa enciclopedica del sapere medievale. È uno strumento letterario che abbraccia tutto lo scibile: filosofia, scienza, cosmologia, teologia, politica, storia, mitologia, costume, ed infine, vizi e virtù, difetti e passioni di tutta l umanità: attraverso la Commedia l uomo medievale poteva conoscersi e progredire.