PATTO DELLA SCIENZA Sostenibilità dei processi di produzione agroalimentare Dagli anni '60 a oggi la popolazione mondiale è cresciuta da 3 a più di 7 miliardi. Ciò ha comportato una domanda crescente di cibo, a cui il settore agricolo ha dovuto far fronte. Al raggiungimento degli alti livelli produttivi di oggi ha contribuito in maniera preponderante la Rivoluzione Verde, che è stata lanciata e promossa partendo dal presupposto che le risorse ambientali come la terra, l'acqua, l'energia e la biodiversità sarebbero state sempre disponibili. I dati di cui disponiamo oggi ci dicono che non è così. Al contrario, indicano che si sta attuando una riduzione irreversibile e preoccupante - delle risorse naturali, con profonde implicazioni per quanto riguarda la salute umana e l'ambiente. La biodiversità Tra le risorse naturali che hanno subito l impatto della Rivoluzione Verde, la biodiversità rappresenta un caso significativo. Dagli albori dell'agricoltura che si fanno risalire a 12000 anni fa, sono state domesticate circa 7.000 specie di piante per il consumo alimentare. Oggi, però,sono solo 30 specie a coprire circa il 95% della domanda di cibo mondiale; nel corso del XIX secolo, si è perso circa il 75% della diversità genetica, soprattutto a causa della selezione e dell'adozione di varietà ad alto rendimento. L'uso di queste varietà ha comportato la selezione di piante altamente omogenee dal punto di vista genetico, spesso usate nelle monocolture che oggi coprono l'80% della terra coltivabile. Questa scelta ha portato alla costituzione di sistemi agricoli più vulnerabili agli shock sia di tipo biologico (infestazioni e patologie), sia di tipo climatico, quali eventi estremi che stanno diventando più frequenti e violenti. In merito a ciò, si deve ricordare che l agricoltura, oltre a essere esposta agli impatti del cambiamento climatico, ne è essa stessa responsabile, in quanto è uno dei settori che contribuiscono maggiormente alle emissioni globali di gas serra.
L'acqua Un altro elemento su cui l evoluzione dell agricoltura ha influito in maniera consistente è l'uso del suolo e, di conseguenza, i processi associati a questo. L'uso del suolo, infatti, determina l'equilibrio idrico e la ripartizione dell acqua nei processi di evapotraspirazione e di deflusso superficiale e sotterraneo. Pertanto, intervenire sull uso del suolo cambiandolo sostanzialmente significa alterare queste dinamiche, con conseguenze spesso dannose per l ambiente.inoltre, la domanda di acqua per l'irrigazione associata alla conversione a suolo agricoloincide direttamente sull'approvvigionamento di acqua dolce attraverso il prelievo e la deviazione delle acque. In tal senso, l'agricoltura esercita una pressione significativa sulla disponibilità d'acqua, dato che è responsabile di oltre il 70 % del consumo totale di acqua dolce (WWAP 2014; FAO 2012). L'agricoltura, specialmente quella intensiva, ha anche un impatto importante sulla qualità dell'acqua e accresce l'erosione e il trasporto di sedimenti, facendo percolare i nutrienti e i composti chimici verso i depositi idrici, i torrenti e i fiumi. L'intensificazione delle pratiche agricole, spesso ritenute essenziali per nutrire una popolazione che conterà circa 9miliardidi persone entro il 2030, aggraverà ulteriormente la riduzione e il deterioramento della qualitàdelle risorse idriche, così come il cambiamento climatico, che si ritiene ridurrà, a sua volta, la disponibilità di acqua. L'uso e la proprietà della terra Così come l'acqua, la terra è una risorsa che è sempre più al centro di una forte competizione. Anche se la corsa per l'acquisizione o la cessione a lungo termine della terra è ben lungi dall'essere una tendenza senza precedenti, questo fenomeno sta mettendo sotto una crescente pressione i paesi in cui grandi estensioni di terreno sono ancora disponibili. Questo fenomeno, chiamato land grabbing, che avviene principalmente nei paesi in via di sviluppo, pone seri problemi nel garantire l'accesso a risorse che sono essenziali per produrre cibo, oltre a mettere in pericolo la sovranità e la sicurezza alimentare per una larga parte della popolazione mondiale. La produzione di biocarburanti è stata una dei fattori determinanti il fenomeno del land grabbing. Produzione e spreco di cibo Un'altra questione che sta assumendo sempre maggior rilievo in merito alla sostenibilità ambientale della produzione agricola è lo spreco di cibo lungo l intera catena agro-alimentare, la cui ampiezza è stata recentemente quantificata a circa un terzo della produzione globale di risorse alimentari per il consumo umano. Questo fenomeno ha un costo economico di circa mille miliardi di dollari ogni anno. Questa perdita causa inefficienze di mercato e ha delle grandi implicazioni sociali. Analizzando in una prospettiva globale lo spreco alimentare, si notano alcune differenze rilevanti tra paesi: nei paesi sviluppati, infatti, il cibo è sostanzialmente sprecato, ovvero è gettato
come rifiuto alla fine della catena produttiva alimentare, anche quando è ancora adatto al consumo umano (in Europa, ogni anno, si gettano 89 milioni di tonnellate di prodotti, ovvero 179 kg a testa). Nei paesi in via di sviluppo, invece, le perdite sono essenzialmente lungo la catena produttiva, specialmente nelle operazioni che seguono la raccolta, poiché ci sono limitazioni strutturali nelle tecniche in uso e nelle infrastrutture di conservazione e trasporto, in concomitanza con condizioni climatiche che favoriscono il deterioramento degli alimenti. La tecnologia La tecnologia ha un ruolo centrale in agricoltura rispetto alla duplice esigenza di produrre di più preservando al tempo stesso le risorse ambientali. La tecnologia, infatti, può contribuire a colmare il divario esistente tra la produzione potenziale e quella reale, anche se la sua importanza in agricoltura dovrebbe essere estesa anche alle fasi di trasformazione e distribuzione. Spesso, un problema poco considerato quando si parla di tecnologie è quello relativo alla possibilità di accesso ad esse e alle informazioni associate alla loro implementazione e al loro utilizzo, che deve tenere conto delle dinamiche sociali ed economiche legate alla loro adozione. Nei paesi in via di sviluppo, i piccoli agricoltori sono spesso ignorati dal progresso tecnologico e, tra loro, in particolare le donne hanno maggiori probabilità di essere in svantaggio, anche se contribuiscono in maniera preponderante alla produzione agricola mondiale (fino al 80 % ) (FAO, IFAD e ILO 2010). Le biotecnologie e gli OGM Quando si parla di tecnologia in agricolturanon possiamo ignorare le biotecnologie. L'avvento delle cosiddette biotecnologie moderne avvenne negli anni '70 con lo sviluppo delle tecnologie di trasferimento di geni attraverso le tecniche del DNA ricombinante. Quasi subito si testarono i potenziali di queste nuove tecnologie in agricoltura: agli inizi degli anni '80 fu creato il primo organismo geneticamente modificato (OGM) vegetale. Da allora, le colture OGM hanno guadagnato terreno in modo significativo: nel 2013 coprivano oltre 175 milioni di ettari in 29 paesi in tutto il mondo (ISAAA 2013). Mais, colza, soia e cotone sono quasi tutte colture OGM. Gli OGM hanno da sempre diviso l'opinione pubblica, le istituzioni e gli enti di ricerca, poiché spesso sono presentati come un avanzamento significativo rispetto ai metodi tradizionali di selezione riuscendo ad indirizzare in modo più rapido ed efficace il processo di miglioramento genetico attraverso la selezione, l'isolamento e il trasferimento di sequenze specifiche di DNA. Tuttavia, ci sono diverse preoccupazioni che impediscono alle colture OGM di essere accettate del tutto. Tra queste: l'introduzione di un transgene in un organismo destinatario con il rischio, però, che si verifichi un
trasferimento genico anche in piante non bersaglio; la creazione di agroecosistemi omogenei dal punto di vista genetico e quindi altamente vulnerabili ai cambiamenti climatici al posto di agroecosistemi più resilienti in quanto biodiversi; il controllo da parte di poche aziende multinazionali della ricerca e commercializzazione di sementi che può compromettere la sovranità alimentare delle comunità locali; i possibili rischi per la salute delle popolazioni esposte a una dieta contenente prodotti OGM. Data la complessità della questione OGM, non ha fondamento trarre delle conclusioni assolute. Al contrario, così come ampiamente condiviso dalla comunità scientifica, è un atto di responsabilità non considerare né giudicare le colture OGM nel loro insieme, ma piuttosto accuratamente analizzarle e valutarle caso per caso. L'agroecologia, una possibile risposta I sistemi agricoli che sono sostenibili, ricchi in biodiversità, resilienti e socialmente equi esistono già e possono rappresentare un'alternativa valida ai sistemi intensivi. Un approccio promettente che sta riscuotendo una grande attenzione negli ultimi anni, soprattutto nel contesto del cambiamento climatico e della crisi economica ed energetica, è quello basato sull'agroecologia, che declina alcuni concetti ecologici nella progettazione e nella gestione degli agro-ecosistemi che si basano su processi naturali invece che su input esterni. E' quindi un approccio basato sulla conoscenza del territorio, piuttosto che sulle risorse, finalizzato al raggiungimento della sovranità alimentare Alla luce di queste caratteristiche, la produzione agroecologica è rispecchia in particolar modo quanto messo in pratica dai piccoli proprietari terrieri che conducono un agricoltura famigliare di tipo tradizionale. Questo tipo di sistemi è attualmente responsabile di circa il 50% della produzione agricola globale destinata al consumo umano. In questo quadro, le donne meritano una menzione speciale, poiché il loro contributo alla produzione agricola è spesso sottostimato nelle statistiche ufficiali. L applicazione dei principi agroecologici comporta per i coltivatori la riduzione della dipendenza da input esterni, ottenendo comunque coltivazioni produttive e stabili nel tempo. Una valutazione di esperienze di produzione agricola basate sull implementazione dei principi dell'agroecologia ha evidenziato un aumento di produzione su una superficie di oltre 29 milioni di ettari, con oltre 9 milioni di agricoltori che ne hanno beneficiato in Africa, Asia e America Latina, essendo questa ultima il principale centro della "rivoluzione agroecologica " supportata, tra gli altri, da alcuni movimenti sociali strutturati come, ad esempio, Via Campesina. Nonostante la crescente evidenza dell'agroecologia come la via per proporre un modello produttivo diverso efficiente e al contempo equo nei confronti dei piccoli produttori, la diffusione di questo approccio, in particolare nei paesi sviluppati, incontra ancora una notevole resistenza. Ciò è dovuto principalmente a forze di mercato, che spingono verso la produzione di massa e
contribuiscono alla riduzione delle risorse finanziarie nel settore pubblico. Inoltre, vi è una percezione diffusa che le pratiche agroecologiche non siano sufficienti per raggiungere e mantenere una adeguata produzione alimentare. Tuttavia, il loro valore dovrebbe essere inquadrato nei termini della trasformazione strutturale a cui puntano, basato sul riorientamento delle catene di valore nel settore alimentare verso una maggiore efficienza e un equo accesso al cibo. In questo senso, l'agroecologia dovrebbe essere considerata come parte di un nuovo ordine sociale ed economico verso la creazione di sistemi di produzione e di consumo alimentare più sostenibili. Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Laboratorio Expo, Patto della Scienza a cura di Claudia Sorlini, Bianca Dendena, Silvia Grassi http://carta.milano.it/wp-content/uploads/2015/04/15.pdf