I linguaggi della comunicazione biblica



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Capitolo IV I linguaggi della comunicazione biblica Nel contesto di questo corso (Linguaggio liturgico e comunicazione), valorizzando la preparazione biblica degli studenti e tenendo conto del solo tempo di una lezione, è onesto proporre alcune linee ed aree paradigmatiche riguardanti i linguaggi della comunicazione così come sono stari redatti dai vari agiografi (autori sacri) nella letteratura biblica che di fatto ha un perimetro di redazione di almeno 6 secoli, ma che proviene da molteplici tradizioni orali. 1. Almeno tre i fattori preliminari, imprescindibili e caratterizzanti la comunicazione biblica: Dio è il suo Autore, nella sua comunità e comunione di trinità delle Persone; la sua volontà di comunicare a tutti i popoli ed in particolare ad Israele, eletto suo partner di alleanza, avviene e si invera (diventa evento) nella economia della storia della salvezza, caratterizzata dalle coordinate della storia: il dove e il quando. La comunicazione del Dio biblico è una comunicazione storica, politica, pubblica non privata, individuale, riservata, intima Dio comunica se stesso e non informazioni. La comunicazione biblica è comunicazione rivelativa delle persone della Trinità. 1

2. I due universi di comunicazione biblica sono la prima alleanza e l ultima alleanza, il primo e antico Testamento e l ultimo e Nuovo Testamento. 2.1. La comunicazione biblica anticotestamentaria è prevalentemente nomocentrica. Intendendo quel nomos non come legge, ma come torah (insegnamento, istruzione, vie, percorsi di vista, indicazioni sapienziali, profetiche ). E soprattutto rilevando che la Torah, i Neviim (i profeti) e i Ketuvim (gli scritti) sono dono di Dio (cfr. le feste ebraiche durante le quali gli ebrei riconoscono la Torah come dono di Dio che dona gioia). 2.2 L incarnazione, come evento fondante il Nuovo Testamento e adempimento e completamento di pienezza dell Antico, è il culmine della comunicazione rivelativi di Dio: la comunicazione biblica neotestamentaria è la persona di Gesù Cristo, Signore (= Risorto): è una comunicazione cristocentrica. 2

E l incarnazione diventa l evento comunicativo che si costituisce come modello e paradigma comunicativo e comunicante da modulare e inculturare nella storia. Ancora oggi. Nella liturgia e non solo. 3

3. I protagonisti di questi eventi di comunicazione biblica Alla sorgente ed alla fonte della comunicazione biblica ci sono le Persone della Trinità che intendono e vogliono comunicare. E Dio quindi l Autore principale e fontale della comunicazione biblica. E Lui che ispira. L autore che scrive e redige la comunicazione biblica scritta è l agiografo (= lo scrittore sacro). 4. La dinamica di questa comunicazione biblica attraversa tutta l economia della salvezza ed ancora oggi perdura tra di noi, nell esperienza perenne di Israele e in quella della Chiesa. L Autore della lettera agli Ebrei (Paolo?), nei suoi primi due versetti, ne configura la dinamica incentrandola sul parlare di Dio, così come può essere rilevato in questo schema ed ancor più nello stesso schema cineticamente sequenziale della sua diapositiva del power point (nel cdrom allegato a questa dispensa, come le altre schermate di queste pagine). 4

Questi primi due versetti della lettera agli Ebrei sono costruiti secondo quello schema della comunicazione umana che abbiamo avuto modo di presentare nel capitolo III). La diapositiva seguente ne mostra staticamente la dinamica che nel power point può essere sequenzialmente considerato. 5

3. Le finalità della comunicazione biblica La comunicazione riconosce l esistenza di un tu/altro con il quale si intende relazionarsi. Questa intenzionalità suppone una finalità che poi si realizza secondo diverse economie (= piani e progetti strutturati e finalizzati ad un interesse comune e reciproco). Le finalità comunicative della Bibbia, così come i linguaggi che la gestiscono permettono di rilevarle, sono presenti nei diversi contesti storici dei libri. Ma dal punto di vista educativo e formativo (altra finalità comunicativa della comunicazione biblica), l apostolo e comunicatore Paolo configura gli obiettivi della Bibbia in quattro verbi (insegnare, convincere, corregge e formare alla giustizia) e li finalizza pedagogicamente alla completezza e preparazione che nelle opere buone deve qualificare l uomo di Dio. L immagine della seguente diapositiva (l agiografo rappresentato è Giovanni) evidenzia come gli autori della redazione scritta della comunicazione rivelativa di Dio scrivono (qui nella sua forma storica di dettare, come facevano gli autori antichi) perché mossi dallo Spirito Santo (il cui simbolo della colomba procede in un raggio di luci da una nube, simbolo della presenza di Dio) e perché assistiti e garantiti dalla mano benedicente di Gesù Cristo (così come si intravede fuoriuscire a sinistra in alto da una nube simmetrica all altra a destra) della cui persona e del cui Vangelo sono i comunicatori. In basso a destra lo scriba che segna sul supporto di comunicazione del suo tempo le parole dettate dall agiografo ispirato da Dio. Questa immagine e la relativa breve descrizione esemplificano la pragmatica della comunicazione biblica nella sua fase di redazione. 6

4. I generi letterari e i linguaggi della comunicazione biblica La scrittura della rivelazione di Dio, compiuta e adempiuta in Gesù Cristo e quindi nel Nuovo Testamento si modula e si configura secondo i linguaggi della comunicazione umana. Quei linguaggi che nel lessico della tradizione esegetica sono stati chiamati generi letterari (con qualche differenza non da poco). Il genere letterario qualifica la finalità della comunicazione e ne traccia le sue caratteristiche. E nello stesso tempo si avvale della semantica, della semiotica e della pragmatica (cfr. linguaggi della comunicazione umana, cap. 3) sia nella sua fase originaria di comunicazione orale che in quella comunicazione scritta che in quella delle traduzioni già contestuali alla letteratura biblica ma poi successivamente, e per diverse motivazioni, insorte come necessarie per poter rispettare l intenzione di Dio di comunicare a tutti gli uomini la sua persona e i suoi insegnamenti. In questa prospettiva la lingua non deve costituirsi come ostacolo ma come abita ospitante la rivelazione di Dio stesso. 5. Il contesto vitale della comunicazione umana e biblica Queste tre fasi non possono non tener conto di quello che è il contesto vitale (Sitz im Leben) in cui il testo insorge come oralità è scritto 7

è tradotto per precise esigenze e funzioni nella comunità sempre con l effusione dell ispirazione divina (come si evince in ogni diapositiva con il simbolo della colomba in alto a destra) Per cui nel contesto vitale di questi tre ambiti i generi letterari permettono di farsi interpretare da alcune domande che l esegeta rivolge al testo come prodotto di una comunicazione, per cui c è un emittente, un destinatario, un messaggio.. e tutti quegli elementi che abbiamo intravisto nelle pagine parlando della comunicazione umana. Perché Dio parlando agli uomini li onora di comunicarsi mediante i linguaggi della comunicazione umana. 8

6. I linguaggi della comunicazione biblica Ovviamente l agiografo valorizza i linguaggi del suo tempo e nel suo contesto e secondo le finalità del messaggio che rivela a nome di Dio. Linguaggi non solo verbali, ma anche nonverbali (si pensi a quelli profetici o a quelli più volte valorizzati da Gesù stesso). Tenendo conto che in ebraico davar implica la parola come evento di relazione. E che poi Gesù stesso è il Verbum Dei. 7. L interpretazione dei linguaggi della comunicazione biblica Questi linguaggi richiedono una interpretazione non solo sul piano della comprensione di un testo letterario a sopratutto sul piano della sua testimonianza, attualizzazione e inculturazione. Con l obbligata responsabilità ermeneutica, storica, testimoniale, professionale secondo l ambito, il carisma e il ministero di ognuno (nell esegesi, nella liturgia, nell insegnare(studiare). Perché la comunicazione biblica non ha come finalità quella di informare su Dio ma quelle che Paolo esponeva al suo discepolo e collaboratore Timoteo (in 2 Tim 3,14-17: cfr. diapositiva precedente). 9

E a storia delle interpretazioni e delle traduzioni è già presente nel testo biblico ma soprattutto in questi secoli nell esperienza ebraica, cristiana e dei saperi (che nel medioevo la ratio studiorum codifica nelle sette arti liberali [grammatica, retorica, dialettica (il trivio), aritmetica, geometria, astronomia e musica (il quadrivio)] rappresentate nell immagine qui di seguito simbolicamente in una ruota e riconoscendo che omnis sapientia a Domino est. 10

Non va dimenticata in questa comunicazione l importanza e la funzione della lingua di scrittura (prevalentemente l ebraico per l Antico Testamento e il greco nel Nuovo) con le loro caratteristiche linguistiche di comunicazione. Ed infine da non trascurare la leggerezza che le figure retoriche denotano e connotano nella lingua e nel linguaggio. (uno studio almeno da citare: G.B. Caird, Lingua e linguaggio figurato nella Bibbia, Paidea, Brescia 2002). 8. Dalla Bibbia un esemplificazione di evento liturgico di comunicazione biblica: Neemia 8 9. Tutti i linguaggi per conoscere e comunicare Gesù Cristo Giovanni nella sua prima lettera (1 Gv 1,1-4) evoca i linguaggi verbali e non verbali che permettono, nella loro globalità e specificità, di conoscere e testimoniare Colui che è la Parola di Dio nella storia e l amore comunicato e rivelato ancora oggi, qui, tra di noi, dovunque. E che la liturgia permette di ascoltare, toccare, mangiare, annunciare, pregare, lodare, vedere, celebrare, vivere. 11

10. Comunicazione biblica come comunicazione memoriale Di generazione in generazione è una tipica espressione biblica per evidenziare che la comunicazione intergenerazionale non solo è una caratteristica parentale e culturale, ma qui nella Bibbia è insuflflata e ispirata di comunicazione di esperienze che ogni generazione fa di Dio e delle sue opere. La comunicazione tra generazioni e famiglie, tra popoli è una comunicazione di testimonianza non solo di ciò che Dio ha fatto per ognuno e per tutti (e qui potrebbe ridursi anche a sola informazione), ma soprattutto comunicazione professante che Dio farà ancora opere di salvezza e si proporrò come salvatore. Ne è garante la sua risurrezione e la memoria di tutti coloro che da Lui hanno sperimentato e vissuto la salvezza. Ancora oggi, qui, tra di noi, dovunque. Per sempre. Ed anche grazie alle nostre competenze di comunicazione che permetterà alla gente di conoscere le infinite dimensioni dell amore di Dio che ha colorato la sua parola di bellezze svariate, perché coloro che la scrutano possano contemplarle e rendersi conto che quello che ha trovato è soltanto una sola fra le molte altre e ciò che non ha trovato resta ancora nostra eredità (s. Efrem). Per la sua misericordia, la più perfetta forma di comunicazione. 12