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Lavoro & Previdenza La circolare su temi previdenziali e di lavoro N. 69 07.04.2017 Unioni civili: i riflessi previdenziali per gli artigiani e commercianti Categoria: Previdenza e lavoro Sottocategoria: Rapporto di lavoro L INPS, con la Circolare n. 66 del 31 marzo 2017, ha evidenziato i risvolti in materia di obbligo assicurativo presso le gestioni dei lavoratori autonomi artigiani e commercianti, alla luce della regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze, ai sensi del Legge 20 maggio 2016, n. 76. In particolare, è stato specificato che il componente dell unione civile, inquadrato come familiare coadiuvante nell attività d impresa dell artigiano o commerciante, deve necessariamente iscriversi all assicurazione previdenziale. Analoga situazione si ha per i coadiutori i quali sono obbligati all iscrizione alla gestione degli esercenti attività commerciali. Pertanto, in sede di comunicazioni di eventi che il titolare è tenuto ad effettuare mediante il sistema ComUnica, introdotto dalla Legge n. 40/07 ed in vigore a partire dal 1/4/2010, egli potrà indicare come proprio collaboratore colui al quale è unito civilmente, identificandolo, nel campo relativo al rapporto di parentela, quale coniuge. Stessa cosa non può dirsi, invece, nei casi delle convivenze di fatto poiché, non avendo lo status di parente o affine entro il terzo grado rispetto al titolare d impresa, non è contemplato dalle leggi istitutive delle gestioni autonome quale prestatore di lavoro soggetto ad obbligo assicurativo in qualità di collaboratore familiare. Quindi, l eventuale attribuzione di utili d impresa al convivente di fatto, da parte del titolare, non fa insorgere l obbligo contributivo del convivente alle gestioni autonome, mancando i necessari requisiti soggettivi, dati dal legame di parentela o affinità rispetto al titolare. Premessa La Legge n. 76/2016 sulle unioni civili ha comportato un cambiamento di non poco conto per quanto concerne i rapporti familiari e non solo. 1

A partire dal 5 giugno 2016 infatti, possono legarsi con un unione civile due persone maggiorenni dello stesso sesso, di fronte a un ufficiale dello stato civile e alla presenza di due testimoni. Il diritto presenta però delle esclusioni per: - persone già sposate o che hanno contratto altra unione civile; - soggetti interdetti per infermità di mente; - condannati per omicidio consumato o tentato nei confronti di chi sia coniugato o unito civilmente con l altro partner. L unione civile è certificata da un attestato, che riporta: - la sua costituzione; - i dati anagrafici dei partner; - il regime patrimoniale; - residenza; - dati anagrafici e residenza dei testimoni. A questi soggetti viene esteso il diritto di includere il partner, con modalità analoghe a quelle sinora previste per i coniugi, nel nucleo familiare ai fini ad esempio, della percezione dell ANF. Quindi tale legge ha avuto riflessi anche per quanto riguarda l ambito fiscale, ma soprattutto previdenziale, in quanto l avvicinamento dell istituto al matrimonio (che però continua a essere disciplinato dal Codice civile), ha risvolti anche ad esempio sulle reciproche buste paga, sul calcolo dell ANF e anche sul TFR, sull indennità sostitutiva del preavviso, ma anche congedo matrimoniale e finanche pensione. L estensione alle unioni civili La L. n. 76/2016, quindi, reca importanti disposizioni in materia di Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze. In particolare, all art. 1: ai commi da 1 a 35 regolamenta le unioni civili tra persone dello stesso sesso; ai commi da 36 a 65 regolamenta le convivenze di fatto tra due persone maggiorenni unite stabilmente da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale non vincolate da rapporti di parentela, affinità o adozione, da matrimonio o da un unione civile; ai commi da 66 a 69 fornisce le disposizioni in ordine alla copertura finanziaria del provvedimento, nonché al monitoraggio degli oneri di natura previdenziale e assistenziale derivanti dalle unioni civili. 2

EQUIPARAZIONE AL MATRIMONIO Ma il passaggio fondamentale, che determina risvolti anche in ambito previdenziale, riguarda il comma 20 il quale si esprime estendendo le disposizioni che si riferiscono al matrimonio e le disposizioni contenenti le parole «coniuge», «coniugi» o termini equivalenti, ovunque ricorrono nelle leggi, negli atti aventi forza di legge, nei regolamenti nonché negli atti amministrativi e nei contratti collettivi, anche ad ognuna delle parti dell'unione civile tra persone dello stesso sesso, allo scopo di assicurare l effettività della tutela dei diritti e il pieno adempimento degli obblighi derivanti dall'unione civile tra persone dello stesso sesso. Ovviamente la disposizione di cui al periodo precedente non si applica: alle norme del Codice civile non richiamate espressamente all interno della legge; nonché ovviamente alle disposizioni di cui alla Legge 4 maggio 1983, n. 184 (su adozione e affidamento dei minori, le cui disposizioni non sono state estese alle coppie dello stesso sesso). In particolare, recita il comma anzidetto: 20. Al solo fine di assicurare l effettività della tutela dei diritti e il pieno adempimento degli obblighi derivanti dall'unione civile tra persone dello stesso sesso, le disposizioni che si riferiscono al matrimonio e le disposizioni contenenti le parole «coniuge», «coniugi» o termini equivalenti, ovunque ricorrono nelle leggi, negli atti aventi forza di legge, nei regolamenti nonché negli atti amministrativi e nei contratti collettivi, si applicano anche ad ognuna delle parti dell'unione civile tra persone dello stesso sesso. La disposizione di cui al periodo precedente non si applica alle norme del codice civile non richiamate espressamente nella presente legge, nonché alle disposizioni di cui alla Legge 4 maggio 1983, n. 184. Resta fermo quanto previsto e consentito in materia di adozione dalle norme vigenti. Riflessi sui collaboratori del titolare d impresa A partire dal 5 giugno 2016, possono legarsi con una unione civile due persone maggiorenni dello stesso sesso, di fronte a un ufficiale dello stato civile e alla presenza di due testimoni: a questi soggetti viene esteso il diritto di includere il partner, con modalità analoghe a quelle sinora previste per i coniugi, nel nucleo familiare ai fini della percezione dell ANF e delle detrazioni fiscali previste dalla legge. 3

Costituiscono requisiti di base per la spettanza dell assegno: lo status di lavoratore subordinato; l effettiva esistenza di un nucleo familiare costituito da almeno due soggetti. Pertanto, qualsiasi disposizione normativa, regolamentare o amministrativa, oltreché tutte le disposizioni del codice civile espressamente richiamate dalla Legge n. 76/16, che contengano la parola coniuge, devono intendersi riferite anche ad ognuna delle parti dell unione civile. Al riguardo, occorre sottolineare che lo status di coniuge rileva anche ai fini dell individuazione dei soggetti che svolgono attività lavorativa in qualità di collaboratori del titolare d impresa o, se l impresa assume forma societaria, di uno dei titolari. Infatti, nell ambito della gestione previdenziale degli artigiani: l art. 2, comma 2, n. 1) della Legge n. 463/1959 e s.m.i., che estende l assicurazione previdenziale per gli artigiani ai familiari coadiuvanti, indica il coniuge ; di contenuto analogo, l art. 2 comma 1 della Legge n. 613/1966 e s.m.i., che annovera tra i soggetti obbligati all iscrizione alla gestione degli esercenti attività commerciali i familiari coadiutori, tra cui il coniuge. La suddetta equiparazione tra il coniuge ed ognuna delle parti dell unione civile comporta la necessità di estendere le tutele previdenziali in vigore per gli esercenti attività autonoma anche ai coadiuvanti uniti al titolare da un rapporto di unione civile, registrato ai sensi di legge e comprovato da una dichiarazione sostitutiva della dichiarazione di cui all art. 1, comma 9 della Legge n. 76/2016 e all art. 7 del DPCM n. 144/2016. Ne deriva che, in sede di comunicazioni di eventi che il titolare è tenuto ad effettuare mediante il sistema ComUnica, introdotto dalla Legge n. 40/07 ed in vigore a partire dal 1/4/2010, egli potrà indicare come proprio collaboratore colui al quale è unito civilmente, identificandolo, nel campo relativo al rapporto di parentela, quale coniuge. 4

IMPRESA FAMILIARE In tal contesto, rientra l art. 230 bis c.c., che disciplina l impresa familiare e i diritti ed obblighi dei relativi partecipanti. La disposizione precisa che tra i familiari di cui essa assicura la tutela rientra appunto il coniuge. Pertanto, anche con riferimento al campo di applicazione dell istituto dell impresa familiare, deve intendersi che il soggetto unito civilmente al titolare dell impresa familiare deve essere equiparato al coniuge, con tutti i conseguenti diritti ed obblighi di natura fiscale e previdenziale. Convivenze di fatto Infine, l INPS esamina i risvolti e le conseguenze delle convivenze di fatto nell ambito di un attività d impresa. Premesso che per convivenza di fatto s intende un unione stabile tra due persone maggiorenni, legate da vincoli affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale, non vincolate da rapporti di parentela, affinità o adozione, da matrimonio o da un unione civile, la nuova normativa estende al convivente alcune tutele, espressamente indicate, riservate al coniuge o ai familiari, ad esempio in materia penitenziaria, sanitaria, abitativa, ma non introduce alcuna equiparazione di status, né estende al convivente, per quanto d interesse, gli stessi diritti/obblighi di copertura previdenziale previsti per il familiare coadiutore. Pertanto, il convivente di fatto, non avendo lo status di parente o affine entro il terzo grado rispetto al titolare d impresa, non è contemplato dalle leggi istitutive delle gestioni autonome quale prestatore di lavoro soggetto ad obbligo assicurativo in qualità di collaboratore familiare. Le sue prestazioni saranno quindi valutabili, in base alle disposizioni vigenti ed alle elaborazioni giurisprudenziali, al fine di individuare la tipologia di attività lavorativa che si adatti al caso concreto. Sul punto, è utile evidenziare, che il comma 46, che aggiunge l art. 230-ter al codice civile, attribuisce al convivente che presti stabilmente la propria opera all'interno dell'impresa dell'altro convivente il diritto di partecipazione agli utili dell impresa familiare ed ai beni acquistati con essi, nonché agli incrementi dell'azienda, anche in ordine all'avviamento, commisurata al lavoro prestato, a meno che non sussista già tra le parti un rapporto di subordinazione o di società. Tale innovazione, peraltro, non attribuisce ai conviventi di fatto i medesimi diritti di cui godono i familiari individuati dall art. 230-bis, poiché a tal fine il Legislatore avrebbe utilizzato locuzioni 5

idonee ad includere il convivente nella formulazione del predetto articolo e non avrebbe al contrario introdotto un nuovo articolo, che disciplina separatamente i diritti del convivente che presti attività in un impresa familiare. In definitiva, l eventuale attribuzione di utili d impresa al convivente di fatto, da parte del titolare, ai sensi del nuovo articolo 230 ter, non abbia alcuna conseguenza in ordine all insorgenza dell obbligo contributivo del convivente alle gestioni autonome, mancando i necessari requisiti soggettivi, dati dal legame di parentela o affinità rispetto al titolare. Sintesi tabellare PROFILI PREVIDENZIALI DOPO LA LEGGE SULLE UONI CIVILI Convivenze Tutele previdenziali Unioni civili di fatto Iscrizione all assicurazione previdenziale del familiare coadiuvante nell attività d impresa SÌ NO dell artigiano o commerciante Iscrizione all assicurazione previdenziale del familiare coadiutore alla gestione degli SÌ NO esercenti attività commerciali Iscrizione come partecipanti all impresa familiare SÌ NO - Riproduzione riservata - 6