Focus Siria: i numeri dell emergenza



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Focus Siria: i numeri dell emergenza Overview* 3.984.393 RIFUGIATI numero totale individui registrati da UNHCR, è la popolazione di rifugiati più grande al mondo assistita delle Nazioni Unite 7,6 MILIONI numero degli sfollati 12,2 MILIONI numero persone in condizione di bisogno 4,8 MILIONI numero persone in aree difficili da raggiungere all interno del territorio siriano 5,6 MILIONI bambini in condizione di bisogno 560.000 rifugiati palestinesi ( doppi rifugiati, 280.000 sono ora sfollati mentre 80.000 hanno abbandonato il paese) 9,8 MILIONI individui che soffrono per insicurezza alimentare 11,6 MILIONI individui in urgente bisogno di accedere ad acqua potabile e servizi sanitari *Documento a cura di ISPI; salvo dove diversamente indicato, i dati sono tratti da UNHCR e aggiornati al 17 giugno 2015

Inoltre: In Libano, sul totale della popolazione, 1 SU 5 è un rifugiato siriano. In Giordania 1 SU 13 PIÙ DEL 50% dei profughi siriani è composto da minori di 18 anni. Più in generale il 75% è composto da donne e bambini. La disponibilità idrica in Siria è DIMINUITA DEL 50% rispetto ai livelli pre-crisi. PIÙ DEL 50% degli ospedali siriani sono stati distrutti o gravemente danneggiati. Si stima che SOLO IL 43% degli ospedali sia in grado di funzionare a pieno. ¼ DELLE SCUOLE SONO STATE DANNEGGIATE, distrutte o utilizzate come rifugi o destinate a uso differente. Circa 8.000 i minori che hanno varcato i confini senza un adulto Circa 51.000 i bambini siriani nati in esilio L Onu stima che ci potrebbero essere 4,27 MILIONI DI RIFUGIATI SIRIANI ENTRO LA FINE DEL 2015. È il peggiore esodo dal genocidio ruandese di 20 anni fa. (Dati United Nations Office for Coordination of Humanitarian Affairs) Rifugiati registrati 3.984.393 RIFUGIATI: numero totale individui registrati da UNHCR. Libano: 1.174.690 Giordania: 629.128 2,2 MILIONI Egitto: 134.329 Iraq: 249.656 Turchia: 1.772.535 Nord Africa (definito genericamente): 24.055 Dettaglio per Libano, Giordania e Turchia: distribuzione di età e aree di provenienza (intervalli di età aggregati 0-17 e 18-59) LIBANO: 1.174.690 (pop. tot. del paese: 4 milioni)

0-17 anni: 53% 18-59 anni: 44,2% Provengono principalmente da seguenti aree: Homs 245.098 20,8% Aleppo 241.351 20,5% Idlib 151.372 12,9% GIORDANIA: 629.128 (pop. tot. del paese: 6,5 milioni) 0-17 anni: 51,8% 18-59 anni: 45,2% Circa 82.000 siriani vivono in Za atari, il che rende il campo la quarta città più grande del paese. Provengono principalmente da: Dar a 284.578 45,4% Homs 100.378 16,0% Zone rurali di Damasco 76.169 12,1% TURCHIA: 1.772.535 (pop. tot. del paese: 71,5 milioni) 0-17 anni: 54,2% popolazione rifugiati 18-59 anni: 45,9% popolazione rifugiati Provenienza dei rifugiati per aree principali (Dati ORSAM - Center For Middle Eastern Strategic Studies Turchia) Aleppo 35,7% Idlib 20,9% Al-Raqqah 10,9 Sfollati 7.632.550 PERSONE Le aeree maggiormente interessate sono quelle di ALEPPO (1.755.500) e della zona rurale di DAMASCO (1.388.000). IDLIB (dove attualmente è consolidato Jabhat al-nusra) è la terza area con maggior concentrazione (918.000).

Impatto politico e sociale dei rifugiati nella regione LIBANO Oltre ad aver votato solo nel 2013 l apertura del processo di registrazione dei rifugiati, di recente il Libano ha anche introdotto un visto per i siriani che intendono entrare nel paese. Di conseguenza, i siriani non possono più entrare come rifugiati, ma devono fornire altre ragioni (turismo, lavoro). Infine, il visto deve essere rinnovato annualmente pagando 200$, e i servizi pubblici vengono forniti soltanto a chi ha i documenti in regola. Aspetti critici: Secondo alcune stime UNHCR, il numero di bambini rifugiati che avrebbe diritto ad accedere al sistema educativo libanese (400.000) supererebbe quello dei minori libanesi attualmente presenti (275.000). Dato il numero di rifugiati si manifestano problemi per quanto riguarda la fornitura elettrica e di acqua, che spesso non basta a soddisfare i bisogni dei libanesi e dei rifugiati. Esiste poi il tema del difficile equilibro comunitario all interno del Libano. Secondo un sondaggio FAFO del maggio 2013, il 71% dei libanesi riteneva probabile che l influsso di rifugiati potesse portare a un conflitto etnico/religioso nel paese e il 63% temeva addirittura una guerra civile. Tali timori si spiegano anche con la distribuzione regionale dei profughi in alcune zone. Un esempio è la regione del Beqaa, dove su una popolazione di 750.000 persone ci sono 410.000 profughi siriani. Molti di loro sono di religione sunnita, mentre nella zona la maggioranza della popolazione è sciita (42%) ed è forte la presenza di cristiani (25%). Tale complessa situazione può risultare esplosiva tenendo in considerazione che da questa regione partono gli attacchi di Hezbollah contro i ribelli siriani nel territorio di Qalamoun. Gruppi e milizie jihadiste si possono nascondere tra i rifugiati. Si sono registrati arrivi di diversi militanti affiliati a Jabhat al-nusra, soprattutto nella zona di Arsal. Nelle ultime settimane si fa sempre più probabile l ipotesi di uno scontro tra Hezbollah e membri di questa organizzazione. Diversi combattenti jihadisti avrebbero trovato rifugio in questa città a maggioranza sunnita, dove si trovano anche 90.000 rifugiati siriani. Inoltre si sospetta la presenza di cellule dormienti di IS in diverse città, compresa Tripoli. Ci sono, infine, alcune considerazioni sull impatto economico dei rifugiati. Secondo un sondaggio FAFO del 2013, l 82% dei libanesi ritiene che i siriani facciano concorrenza sleale sul mercato del lavoro e chiedono alla comunità internazionale (95%) di intervenire con più decisione. Tali timori si intersecano con la crisi economica del paese, in particolare per quanto riguarda la crescita del deficit pubblico (-10.2 nel 2014%, dati World Bank).

GIORDANIA La maggior parte dei rifugiati si trova nella zona settentrionale del paese e di Amman. Nel 2013 80.000 siriani vivevano nel campo profughi di Za atari (16%), il restante si è invece spostato nelle città. Aspetti critici: La presenza di rifugiati ha triplicato il prezzo degli affitti nelle zone di confine e diversi giordani lamentano la competizione dei rifugiati sul costo del lavoro. Inoltre, le condizioni dei siriani sono rese più difficili dalle leggi giordane, che rendono di fatto impossibile lavorare in modo legale per i rifugiati. (problema che riguarda diversi paesi) La questione nazionale non pone grandi problemi al momento. È vero che qualche tensione era emersa in particolare nei confronti di rifugiati palestinesi provenienti dalla Siria ( doppi rifugiati). Nel 2013 l allora Primo ministro Abdullah Ensour aveva introdotto alcune limitazioni per i palestinesi provenienti dalla Siria, che impedivano a questi ultimi di recarsi senza visto in Giordania, a differenza dei membri delle altre comunità. Dal punto di vista religioso non esistono particolari questioni, essendo la maggioranza dei rifugiati (46,4%) provenienti dalla regione di Dara a, a maggioranza sunnita. Non ci sono perciò differenze linguistiche, etniche o religiose, come nel caso della Turchia o del Libano. Ciò limita gli aspetti problematici della presenza di rifugiati soltanto a considerazioni di tipo economico e di sicurezza. Al tempo stesso la Giordania sta curando con particolare attenzione le comunità non musulmane. TURCHIA La presenza dei rifugiati siriani sta producendo un grande impatto sugli equilibri sociali e demografici delle regioni di confine, dove si è registrato l 83% del totale dei siriani. Aspetti critici: Problema legato all equilibrio etnico delle zone di confine: 1) nella piccola provincia di Kilis, oltre il confine della regione di Aleppo, la percentuale di popolazione che parla arabo è passata dall 1% al 37% e quella totale dei rifugiati è arrivata al 59% (Stime the Washington Institute for Near East Policy); 2) nella zona di Hatay, circa il 30-40% della popolazione è di religione alauita, la stessa di Bashar al-assad e di parte del suo gruppo di potere. Ciò crea diversi problemi con rifugiati sunniti presenti nella regione e ha portato ad alcuni episodi di tensione e violenza. Per quanto riguarda la questione curda, non esistono dati sugli appartenenti a questo gruppo etnico tra i rifugiati in Turchia, ma secondo alcune stime (ORSAM, 2014) il 50% dei rifugiati proviene da tre zone (Aleppo, al-raqqa, Hasakah) dove esiste una cospicua presenza di curdi siriani. Inoltre almeno 150.000/200.000 curdi sono arrivati in Turchia dopo l assedio di Kobane e recentemente sono entrati in territorio turco alcune migliaia di persone dall area di Tel Abyad che, sebbene sia stata progressivamente arabizzata dal 1963, è ancora popolata da curdi. Esiste una crescente ostilità da parte della popolazione turca nei confronti dei rifugiati siriani. Secondo un sondaggio realizzato dall università Hacettepe nel 2014, nelle

regioni di confine con la Siria il 70% dei turchi ritiene che la presenza di rifugiati abbia conseguenze negative per l economia, circa il 65% ritiene che la loro presenza sia connessa con l aumento della criminalità e il 61% ritiene prioritario aiutare prima i cittadini turchi in difficoltà. La legge turca non consente ai rifugiati di lavorare; spesso perciò essi devono accettare condizioni di lavoro precarie e irregolari. In alcune città come Gaziantep il loro numero è molto elevato (220.000 su una popolazione di 1.500.000) e ciò ha portato grossi problemi dal punto di vista economico. Tra questi c è la presenza di manodopera informale a costi più bassi di quella turca e, di conseguenza, un aumento della disoccupazione (14,5% nelle regioni di confine) e del costo degli affitti. Dimensione dell emergenza Secondo la Commissione Europea il conflitto siriano ha innescano la più grande crisi umanitaria dalla II GM. È la più grande emergenza? Sicuramente è assimilabile alle più grandi del XX secolo. È però difficile parlare in termini assoluti: se compariamo i dati della percentuale di vittime rispetto alla popolazione totale, la Siria rimane ancora molto al di sotto delle crisi avutesi in Ruanda o delle perdite subite dalla Germania durante la seconda guerra mondiale. Se in Ruanda era stato ucciso quasi il 12% della popolazione, in Germania durante la II GM quasi l 11% e infine in Vietnam quasi il 5%, in Siria per ora le vittime rappresentano circa l 1% della popolazione totale. Tuttavia, il numero dei rifugiati e degli sfollati è tra i più alti mai registrati nello scorso secolo. Infatti, tra rifugiati e sfollati si raggiunge più del 40% della popolazione totale. È la più costosa? Tra il Syrian Response Plan (2,9 miliardi) e il successivo Refugee Reponse and Resilience Plan, l appello lanciato dalle Nazioni Unite per raccogliere aiuti umanitari ha raggiunto gli 8,4 miliardi di dollari. È uno degli appelli più grandi realizzati finora. Pensiamo che, secondo un report dell OCSE, la spesa da parte della comunità internazionale per rispondere alla crisi in Ruanda è stata pari a circa $1,4 miliardi, cinque volte inferiore. Cosa sta significando il conflitto per la Siria? Secondo il Segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon la Siria ha perso l equivalente di quattro decadi di sviluppo umano. Secondo un report dell UNRWA questo paese è stata privata delle sue infrastrutture e istituzioni primarie, perdendo in pochi anni gran parte del capitale umano e reale. Secondo i dati più recenti, la perdita economica tra il 2010 e il 2014 è stata pari a oltre 200 miliardi di dollari, ovvero il 383% del PIL registrato nel 2010. Questa situazione ha reso il paese quasi completamente dipendente dagli aiuti esterni. Solo tra il 2013 e il 2014 il PIL siriano si è ridotto di circa il 10%. Il livello di disoccupazione è passato da circa il 15% nel 2011 al 58% del 2014. Mentre l economia legale si assottiglia, si rafforza il business della guerra. Quattro siriani su cinque vivono

oggi sotto la soglia della povertà. L aspettativa di vita per la popolazione siriana si è ridotta di vent anni, passando da 75 a 55. Chi paga per gli aiuti a livello internazionale? Secondo gli ultimi dati UNHCR la risposta dei finanziatori è solo al 22% di quanto richiesto dall ultimo piano degli aiuti. I principali finanziatori sono i paesi industrializzati che da un parte immettono fondi per una risposta a livello regionale e dall altra finanziano i governi nazionali dell area investiti dall emergenza rifugiati (Egitto, Iraq, Giordania, Libano e Turchia). I principali finanziatori sono gli USA, con 115 milioni $, seguono UE (54milioni $) e Giappone (28 milioni $. L Italia ha destinato 88.496 $. Cosa ha chiesto l Onu? L Alto Commissario ONU per i Rifugiati, Antonio Gueterres, ha chiesto alle nazioni industrializzate di accogliere 130 mila rifugiati siriani nei prossimi due anni. La risposta è stata minore rispetto alla richiesta, con poco più di 87 mila posti resi disponibili, circa due terzi di quelli richiesti. C è stata poi la provocazione di Francois Crepeau, relatore speciale dell ONU, che ha chiesto ai paesi UE di farsi carico di 1 milione di rifugiati in 5 anni. Come ha risposto l UE? La risposta dell UE è stata molto diversa da paese a paese: se la Germania ha dato disponibilità a 20 mila ingressi umanitari (oltre a 10 mila posti non finanziati dallo stato) altri stati sono stati molto meno generosi. L Italia ha dato disponibilità per 450 posti. Non bisogna tuttavia dimenticare che, al di là della richiesta presentata dalle Nazioni Unite, l Unione Europea è già sotto pressione per l afflusso di migranti: nel 2014 circa 138 mila siriani hanno fatto domanda di asilo politico negli stati membri dell Unione Europea; un dato in forte crescita rispetto al 2013, quando le richieste da parte di cittadini siriani erano state meno della metà, circa 50mila. (Fonte: Eurostat).