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COD.CENEX: EL/AC/AP/1AP8-15 ITA 3 EXAME DE PROFICIÊNCIA EM ITALIANO PARA PROCESSOS SELETIVOS DE PROGRAMAS DE PÓS-GRADUAÇÃO DA UFMG ÁREA Nº 3: CIÊNCIAS HUMANAS, CIÊNCIAS SOCIAIS APLICADAS IDENTIFICAÇÃO >(escreva somente o nº do CPF) CPF: DATA: / / NOTA: INSTRUÇÕES: 1. Esta prova é constituída de 2 (dois) textos em língua italiana, seguidos de 5 (cinco) questões abertas, totalizando, com esta folha de rosto, 7 (sete) páginas. Caso identifique algum problema, solicite a substituição da prova. 2. Leia atentamente o texto e responda às questões propostas. As questões deverão ser respondidas em português, a tinta (cor azul ou preta; provas respondidas a lápis não serão corrigidas) e com letra legível. 3. A duração da prova é de 3 (três) horas. 4. É permitido o uso de dicionário impresso. O candidato deverá utilizar seu próprio exemplar. 5. Os rascunhos deverão ser entregues ao examinador, junto com a prova: texto e questões. 6. Responda às questões de acordo com o texto.

Textos: Alla radice della corruzione: l assenza di concorrenza Francesco Giavazzi È opinione diffusa che la corruzione falsi il mercato, cioè sia un ostacolo all attività economica. Spesso, sulla base di questa premessa si cercano di stimare i costi della corruzione, cioè di quanto potrebbe aumentare il reddito del Paese se la corruzione venisse eliminata. È probabilmente vero il contrario. La causalità non va dalla corruzione al mercato, ma in senso opposto. Cioè sono mercati privi di concorrenza a creare il terreno fertile sul quale si sviluppa la corruzione. Il motivo è il seguente. La scarsa concorrenza è il prodotto di norme e regolamenti che proteggono le imprese che operano in un mercato impedendo ad altre, più efficenti, di entrarvi e produrre con costi inferiori, o, a parità di costi, con una qualità superiore. Le imprese così protette godono quindi di una rendita, hanno cioè profitti particolarmente elevati che non scendono perché le imprese che sarebbero disposte a produrre con profitti inferiori non hanno accesso al mercato. In altre parole: minore è la concorrenza, maggiore è la rendita di chi ha la fortuna di essere nel mercato. Una rendita elevata crea appetiti: molti operatori economici si attrezzeranno per appropriarsi di una quota della rendita. Un esempio, che non ha nulla a che fare con la corruzione, è il rapporto fra scarsa concorrenza e norme del mercato del lavoro che rafforzano il potere del sindacato. Vi è una correlazione inversa fra grado di concorrenza di un settore e norme che rafforzano il potere del sindacato. Confrontate, ad esempio, il settore elettrico e quello dell automobile. I sindacati degli elettrici sono molto più potenti di quelli dei metalmeccanici per il semplice motivo che nel settore elettrico c è poca concorrenza e quindi molta rendita, mentre nel settore automobilistico c è più concorrenza e quindi meno rendita (in realtà nessuna rendita). In altre parole i lavoratori del settore elettrico hanno un forte incentivo ad organizzarsi con un sindacato forte perché la torta da dividere (cioè la rendita) fra capitale e lavoro, nel settore elettrico, è particolarmente ricca. Una situazione analoga si crea relativamente alla corruzione. Più elevata è la rendita, maggiore è il numero di attori economici che hanno un incentivo a corrompere perché il premio cui si accede tramite la corruzione è particolarmente ricco. Il caso del MoSE (le paratie che dovrebbero proteggere la laguna di Venezia dall acqua alta del mare Adriatico) è emblematico. Nel 1985 la Legge Speciale per Venezia ha assegnato (trent anni fa) i lavori del MoSE ad un gruppo di imprese (il Consorzio Venezia Nuova) in monopolio. Il Consorzio cioè non aveva l obbligo di fare appalti: assegnava i lavori discrezionalmente senza gare. In un libro scritto con Giorgio Barbieri (Corruzione a Norma di Legge, Rizzoli, 2015) stimiamo che questa rendita, nell arco di poco più di un decennio, sommi a circa due miliardi di euro, per un opera costata, finora, circa sei miliardi. Si osservi che la maggior parte di questa rendita è del tutto legale. La corruzione si è esercitata al momento dell approvazione della Legge Speciale e della decisione di creare un monopolista e anche in tutti i momenti, successivi al 1985, in cui la Legge Speciale è stata estesa o rinnovata. Varata quella legge tutto è avvenuto in modo perfettamente legale anche i due miliardi di maggior costo a carico dei contribuenti italiani. Se i lavori del MoSE fossero avvenuti tramite gare in concorrenza, la rendita generata da quest opera 2

sarebbe stata inferiore e altrettanto inferiore l incentivo di appropriarsene tramite atti corruttori. È un buon esempio di come l assenza di concorrenza crei corruzione. Quindi, se si vuol tagliare la corruzione alla radice occorre promuovere la concorrenza, cioè eliminare quelle norme che, proteggendo un mercato (ad esempio, le specifiche tecniche su alcuni prodotti elettrici, come le spine, o gli esami di stato, che non possono essere sostenuti da candidati stranieri), impediscono ad altri operatori più efficienti di accedervi. Ma perché, se la concorrenza è tanto importante, è così difficile imporla? Un motivo semplice è che chi gode di una rendita creata da scarsa concorrenza la difenderà a denti stretti. Molti di noi ricordano i tempi in cui gli apparecchi telefonici si potevano solo acquistare nei negozi della SIP e costavano dieci volte di più che in supermercato americano. Ma ovviamente chiunque cadesse nella trappola di acquistare un apparecchio negli Stati Uniti poi scopriva che in Italia non funzionava, anche solo perché la spina non era adatta alle nostre prese. C è voluto qualche decennio per aprire quel mercato. [...] Charles Wyplosz e Jacques Delpla (La fin des privilèges: Payer pour réformer, Parigi 2007) raccontano come nel 1868 l imperatore del Giappone, volendo liberalizzare il Paese, emise un prestito internazionale per compensare i samurai che obbligava a rinunciare ai loro privilegi. Alcuni samurai usarono il compenso ricevuto per aprire attività industriali e talvolta divennero imprenditori di successo. I veri oppositori della concorrenza, e quindi i veri difensori della corruzione, sono i burocrati. Abbiamo visto infatti che le rendite richiedono norme e regolamenti che mantengano un mercato chiuso. Ma norme e regolamenti devono essere amministrati. E chi li amministra è la burocrazia. Maggior concorrenza significa minor necessità di burocrati che gestiscano le norme necessarie per impedire la concorrenza. La burocrazia è quindi un ostacolo, forse il maggiore, alla liberalizzazione e quindi, indirettamente, il corpo che maggiormente ostacola l eliminazione della corruzione. Anni fa fui incaricato dal governo di redigere un piano per ridurre i sussidi pubblici alle imprese (che allora ammontavano a circa trenta miliardi di euro l anno). Quel piano non venne mai attuato e il motivo è semplice. Perché attuarlo avrebbe significato chiudere quasi la metà degli uffici del Ministero per lo sviluppo economico, il cui unico compito è amministrare quei sussidi. I burocrati a capo di quegli uffici si misero di traverso e i sussidi sono in gran parte ancora lì. In conclusione, il vero strumento per ridurre la corruzione è la riforma della pubblica amministrazione, la quale, come i tacchini il giorno di Natale, non può tuttavia essere delegata, direttamente o indirettamente, ai burocrati stessi. (24 giugno 2015) Fonte: http://www.treccani.it/magazine/societa/corruzione_giavazzi.html# Acesso: Junho, 2015. L Europa lo spettro dei migrante Ignazio Masulli Da settimane si agita lo spettro delle persone sbarcate in Italia per cercare rifugio nel nostro o negli altri paesi europei. In realtà, il loro numero dall inizio dell anno al 7 giugno è di 52.671. Quindi, poco più dei 47.708 registrati nello stesso periodo dell anno scorso. Sulla base di questo trend è calcolabile un numero di 190.000 a fine anno (200.000 secondo altri). 3

Come si giustificano, allora, le posizioni estreme e i toni, talora quasi paranoici, raggiunti nel dibattito su questo fenomeno in Italia e in Europa? Davvero si vuol far credere che l arrivo di alcune centinaia di migliaia di persone costituisca una minaccia per gli equilibri economici e sociali di un gruppo di paesi tra i più ricchi del mondo? In realtà, stiamo assistendo ad una grossolana mistificazione. Intanto, sembra smarrito ogni senso delle proporzioni e si parla come se s ignorassero dati di fatto significativi. I paesi membri dell Ue, alla fine del 2013, contavano un numero di immigrati di prima generazione (cioè nati all estero), regolarmente registrati ed attivi nelle rispettive economie assommanti a più di 50 milioni, di cui circa 34 milioni nati in un paese non europeo. Questi immigrati, come gli altri che li hanno preceduti, concorrono direttamente alla produzione e alla ricchezza di quei paesi. E non si vede proprio come nuovi flussi che si aggiungono a quelli registratisi negli anni precedenti non possono essere assorbiti con vantaggi demografici, economici e socio-culturali, solo che si adottino politiche appropriate e positive d inclusione sociale. In secondo luogo, invece di contrastare sentimenti xenofobi, che pure allignano in parti della popolazione, li si strumentalizza e incoraggia pur di guadagnare consensi elettorali nel modo più spregiudicato. Ma a questo si aggiunge un altro intento poco confessabile. Indicare gli immigrati come una minaccia serve a motivare misure di contrasto e leggi restrittive che in realtà servono a sfruttare al massimo il loro lavoro, inducendoli a lavorare in nero, in impieghi pesanti e mal pagati, in affitto, a chiamata e simili. Infatti, sono proprio le soglie di sbarramento all integrazione, poste sempre più in basso, e il mancato o difficoltoso riconoscimento dei diritti ai lavoratori immigrati che permettono ai gruppi dirigenti economici e ai loro alleati politici di sfruttare anche l immigrazione per spingere verso la concorrenza al ribasso delle condizioni di lavoro. In tal modo, si rendono più agevoli le politiche di restrizione dei diritti dei lavoratori e di smantellamento dello Stato sociale. E sono queste politiche, perseguite ormai da un trentennio, che hanno determinato un peggioramento degli standard di vita delle classi lavoratrici e dei ceti medi nei paesi più sviluppati, non certo gli immigrati, che ne sono, piuttosto, le prime vittime. In terzo luogo, agitare lo spettro del pericolo immigrazione occulta altre responsabilità. Il fatto, cioè, che i maggiori paesi europei, Gran Bretagna e Francia in testa, ma seguiti anche da Germania e Italia si sono fatti promotori, accanto agli Stati Uniti e insieme ad altri, di pesanti interventi politico-militari in Africa e in Medio Oriente. L elenco è lungo. Si può cominciare dall interminabile guerra in Afghanistan. Si può proseguire con il supporto dato alla ribellione contro il regime siriano, rinfocolando conflitti civili e religiosi che ora sfuggono ad ogni controllo. Ancor più diretto è stato l intervento in Libia, col risultato di una situazione, se possibile, ancor più confusa e ingovernabile. Si è soffiato sul fuoco di vecchi conflitti tra le popolazioni in Africa Centro-orientale perseguendo obiettivi tutt altro che chiari. E lo stesso può dirsi per gli interventi in Mali e altri paesi. Nel 2013, il numero di profughi che hanno cercato di fuggire da zone di guerra, conflitti civili, persecuzioni e violazioni dei diritti umani è stato di 51,2 milioni. Anche a considerare circa un quinto di essi, vale a dire gli 11,7 milioni di persone che, in quell anno, si trovavano sotto il diretto mandato dell Alto commissariato per i rifugiati delle nazioni unite e per i quali disponiamo di dati certi, vediamo che più della metà era costituito da persone che fuggivano dalla guerra in Afghanistan (2,5 milioni), 4

dall improvvisa deflagrazione del conflitto in Siria (2,4 milioni), dalla recrudescenza degli scontri da tempo in atto in Somalia (1,1 milione). Ad essi seguivano i profughi provenienti dal Sudan, dalla Repubblica democratica del Congo, dal Myanmar, dall Iraq, dalla Colombia, dal Vietnam, dall Eritrea. Per un totale di altri 3 milioni, sempre nel solo 2013. Altri richiedenti asilo cercavano di scampare dai nuovi conflitti in Mali e nella Repubblica Centrafricana. La grande maggioranza di queste e altri milioni di persone fuggite da situazioni di pericolo e sofferenza, sempre nel 2013, non hanno cercato e trovato accoglienza nei paesi più ricchi d Europa o negli USA, bensì nei paesi più vicini. Paesi con un Pil pro capite basso e variante tra i 300 e i 1.500 dollari l anno. Infatti, fin dallo scoppio della guerra del 2001, il 95% degli afgani ha trovato rifugio in Pakistan. Il Kenya ha accolto la maggioranza dei somali. Il Ciad molti sudanesi. Mentre altri somali e sudanesi hanno trovato rifugio in Etiopia, insieme a profughi eritrei. I siriani si sono riversati in massima parte in Libano, Giordania e Turchia. Di fronte all entità di questi flussi, il numero delle persone che, sempre nel 2013, hanno cercato protezione internazionale in 8 dei paesi più ricchi dell Ue, con Pil pro capite dai 33.000 ai 55.000 dollari, assommava a 360mila (pari all 83% dei rifugiati in tutta l Ue). In dettaglio, i profughi dalle zone più martoriate, prima citate, che hanno tentato il grande balzo verso l Europa sono state 54.400 dalla Siria, 26.200 dall Afghanistan, 18.500 dalla Somalia, 14.600 dall Eritrea e via diminuendo. Questi dati di fatto dimostrano l assoluta mancanza di fondamento e la totale strumentalità che caratterizza la discussione in atto tra i paesi membri e le stesse istituzioni dell Ue. Si discute di pattugliamenti navali, bombardamenti di barconi, per concludere con quello che viene definito un salto di qualità nel dibattito e che consisterebbe nella proposta di accogliere nei 28 paesi membri dell Ue un totale di 40.000 rifugiati in due anni. Mentre, nel 2013, Pakistan, Iran, Libano, Giordania, Turchia, Kenya, Ciad, Etiopia, da soli, ne hanno accolti 5.439.700. Il che significa che un gruppo di paesi, il cui Pil è 1/5 di quello dei paesi dell Ue, ha accolto in un anno un numero di immigrati e rifugiati che è 136 volte più grande del numero di quelli che sono disposti ad accogliere i paesi della grande Europa in due anni! Lo spettacolo di tanta pochezza politica e morale induce a chiedersi se i nostri governanti e i dirigenti di Bruxelles si rendono conto che stanno assestando un altro colpo alla credibilità dell Unione europea. (23 giugno 2015) Fonte: http://temi.repubblica.it/micromega-online/leuropa-e-lo-spettro-dei-migranti/ Acesso: Junho, 2015. 5

Questões: 1. Por que mercados com pouca concorrência são terreno fértil para a corrupção? 2. Para Giavazzi, o que deu origem à corrupção na obra do MoSe? 6

3. Como Giavazzi explica o fato de não ter sido colocado em prática o plano por ele elaborado para reduzir os subsídios do governo a empresas? 4. Segundo Masulli, qual é o objetivo pouco confessável da Europa ao se encorajarem os sentimentos xenófobos? 5. Para quais países migrou a grande maioria das pessoas que abandonou regiões de risco no ano de 2013? Cite exemplos. 7