I CSS: evoluzione della normativa sui CSS Il punto di vista dei produttori

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Transcript:

I CSS: evoluzione della normativa sui CSS Il punto di vista dei produttori ECOMONDO RIMINI, 06 novembre 2013 Ing. Sergio Baroni direttore Servizi Operativi - Herambiente spa 1

RIFERIMENTI NORMATIVI Con l ultimo intervento normativo risalente al dicembre 2010 (art. 183, comma 1, lett. cc) D. Lgs. 205/2010), è stata superata la distinzione tra Combustibile Derivato da Rifiuti di qualità normale (CDR) e di Qualità elevata (CDR-Q). Pertanto, la nuova definizione di CSS, che riguarda il complesso di rifiuti non pericolosi, comprende e amplia le precedenti definizioni di CDR e CDR-Q, che riguardavano combustibili derivati da rifiuti urbani (norma UNI 9903). Il CSS può infatti derivare dal trattamento di frazioni omogenee e opportunamente selezionate di rifiuti urbani, rifiuti industriali, rifiuti commerciali, rifiuti da costruzione e demolizione, fanghi da depurazione delle acque reflue civili e industriali, ecc. (UNI CEN/TS 15359). 2

RIFERIMENTI NORMATIVI Per Combustibili Solidi Secondari (CSS) si intendono i combustibili solidi prodotti da rifiuti non pericolosi, sia di origine urbana che speciale che rispettano le caratteristiche individuate delle norme tecniche UNI CEN/TS 15359 e successive modificazioni. Stato attuale delle norme UNI EN 15359 + Raccomandazione CTI n. 8 per classi CSS ( rifiuto RS) + Raccomandazione CTI n. 11 ( campionamento CSS ) Decreto MATTM del 14.02.2013 EoW ( no rifiuto ) per Cementifici e Centrali termoelettriche ( CTE ) > 50 MW Decreto MATTM del 25 marzo 2013 per Emergenza Lazio in cui si definiscono rendimenti minimi per impianti di trattamento TMB RSU e produzione CDR ( CSS ). 3

RIFERIMENTI NORMATIVI Secondo l attuale normativa, gli impianti che producono ovvero utilizzano CDR adeguano le autorizzazioni in essere alla loro scadenza ( ma anche in caso di modifiche e/o aggiornamenti.. ) passando da CDR a CSS. Di fatto, allo stato attuale, è regolamentata nel dettaglio solo la produzione ( e utilizzo.. ) di CSS da trattamento meccanico di RSU e RS non pericolosi ( cioè, in buona sostanza il vecchio CDR ). Le norme UNI fanno riferimento a Raccomandazioni CTI n. 8 e n. 11 del 2012. Quindi necessità di caratterizzazione e classificazione dei CSS prodotti e/o utilizzati. Attività in corso ( ovvero già svolte ) presso molti impianti esistenti e in esercizio. Necessità interfaccia fra produttori e utilizzatori 4

CARATTERIZZAZIONE E CLASSIFICAZIONE Il caso del gruppo Herambiente spa 3 impianti di cui 2 utilizzano CSS uno alimentato a biomasse ( rifiuti ) e CSS a Faenza ( RA) uno alimentato solo da CSS a Pozzilli ( IS) 1 produce e poi utilizza CSS ( RA ) RSU RS non p. Linee 1 e 2 Sezione separazione secco-umido Linea 3 Linee 1 e 2 Sezione raffinazione Linea 3 CDR a R1 (CSS1) Sovvallo umido a biostabilizzazione R3 FOS Sovvallo secco linee 1-2 (CSS 2) Sovvallo secco linea 3 (CSS3) 5

CARATTERIZZAZIONE E CLASSIFICAZIONE Ai fini della domanda di rinnovo AIA per l impianto di Ravenna è stata effettuata una specifica campagna analitica ( da fine 2012 a tutto marzo 2013 ) assumendo a riferimento dalle norme UNI citate ed, inoltre, si è fatto riferimento al Documento tecnico elaborato dal GL 903 del CTI Energia da rifiuti - Linee Guida CTI 11 e Linee Guida CTI 8. Sono stati campionati e analizzati i flussi di CSS1 ( ex CdR ) e dei due flussi ( CSS2 e CSS3 )di sovvalli dalle linee 1 e 2 e dalla linea 3. Campagna analitica - Classificazione CSS1/CSS2/CSS3 il CSS 1 è classificato: PCI:4, Cl:3, Hg:1 4.3.1 il CSS 2 è classificato: PCI:5, Cl:3, Hg:1 5.3.1 il CSS 3 è classificato: PCI:4, Cl:2, Hg:1 4.2.1 6

CARATTERIZZAZIONE E CLASSIFICAZIONE Flusso Descrizione Classe PCI Classe Cl Classe Hg CSS1 Ex CDR 4 3 1 CSS2 Sovvallo linea 1 e 2 5 3 1 CSS3 Sovvallo linea 3 4 2 1 NORMA UNI 15359 Caratteristica Misura statistica Unitàdi misura 1 2 Valori limite per classe 3 4 5 PCI Media MJ/kg t.q 25 20 15 10 3 Cl Media % s.s. 0,2 0,6 1,0 1,5 3 Mediana mg/mj t.q 0,02 0,03 0,08 0,15 0,50 Hg 80 percentile mg/mj t.q 0,04 0,06 0,16 0,30 1,00 7

CARATTERIZZAZIONE E CLASSIFICAZIONE definizione del lotto Cosa prevede la norma Ai fini del campionamento, il lotto non deve essere superiore a 1500 tonnellate, lotti di dimensioni maggiori devono essere suddivisi in modo adeguato Metodologia utilizzata nella caratterizzazione preventiva La dimensione del lotto è stata fatta su base temporale (1 settimana) ed è risultata pari a circa 400 ton procedura campionamento di Si possono verificare i seguenti casi, in ordine decrescente di rappresentatività: -campionamento di materiale in movimento; -campionamento da veicolo; -campionamento da cumulo. E stato scelto, in continuità con quanto avveniva per la produzione di CDR, di adottare un campionamento con materiale in movimento su nastro 8

CARATTERIZZAZIONE E CLASSIFICAZIONE numero di incrementi massa minima del campione massa minima dell incremento Cosa prevede la norma Il numero minimo di incrementi (per la formazione del campione composito di lotto) è 24, indipendentemente dalla dimensione del lotto Per la determinazione della massa minima del campione si applica la formula D.2 della UNI EN 15442, che tiene di conto di diversi fattori Il numero minimo di incrementi può variare tra 24 (materiali omogenei) e 30 (materiali manifestamente eterogenei) Metodologia utilizzata nella caratterizzazione preventiva E stato scelto di effettuare un numero minimo di incrementi pari a 25 per ogni lotto La massa minima del campione, utilizzando le tabelle di confronto presenti nella Linea Guida CTI 11 è stata pari a 20 kg La massa minima dell incremento, utilizzando le tabelle di confronto presenti nella Linea Guida CTI 11 è stata pari a 0,8 kg 9

CARATTERIZZAZIONE E CLASSIFICAZIONE massa effettiva dell incremento e del campione Cosa prevede la norma Si vedano tabelle sulle norme Metodologia utilizzata nella caratterizzazione preventiva E stato utilizzato lo stesso schema in uso per il campionamento del CDR selezione e distribuzione degli incrementi su un lotto Per ogni lotto il campionamento è di tipo stratificato, come descritto nella UNI EN 15442, dove per stratificato si intende che i prelievi dei singoli incrementi vengono effettuati ad intervalli regolari di tempo, durante il periodo di produzione del lotto. Sono stati realizzati 3 incrementi/giorno per ognuno dei diversi CSS sottoposti a prove 10

CARATTERIZZAZIONE E CLASSIFICAZIONE Nel caso di un impianto già in produzione da altre un anno, la norma prevede altresì che si possano utilizzare i dati esistenti di caratterizzazione su lotti prelevati secondo la UNI 9903-1 (lotti di 5 settimane di produzione). Sono stati quindi elaborati i dati storici relativi al flusso di CdR, al flusso di sovvallo secco misto e al flusso del sovvallo umido. In base a questi dati storici il CDR prodotto dall impianto di Ravenna rientra nel campo di classificazione dei CSS e costituisce un combustibile solido secondario secondo la descrizione PCI 2, Cl 3, Hg 2. Il potere calorifico inferiore varia da un minimo di 13.900 kj/kg ad un massimo di 22.700 kj/kg e mantiene un valore elevato nel secondo e parzialmente nel terzo quadrimestre dell anno in corrispondenza con l aumento del RSU a discapito del rifiuto speciale non pericoloso 11

CARATTERIZZAZIONE E CLASSIFICAZIONE Sempre sulla base dei dati storici la frazione secca sovvallo è un combustibile solido secondario con codice PCI 4, Cl 2, Hg 1. A differenza del CDR si presenta come un combustibile meno pregiato a causa del più basso PCI ma con un impatto ambientale migliore grazie ad un tenore di mercurio inferiore. La frazione umida presenta una classificazione secondo la norma UNI EN 15359 identica alla frazione secca. Naturalmente il suo PCI è abbastanza inferiore ma comunque confrontabile con altri materiali come i combustibili vegetali, biomassa, legno, segatura, polverino e i gas residui di processi chimici. Da segnalare: Difficoltà nella gestione del campione presso l impianto (conservazione) Differenze rispetto alla «teorica» classificazione del CDR: Classe inferiore per parametro PCI Classe superiore per parametro Hg Dal primo confronto con Autorità difficile gestione dei controlli sul prodotto (campionamento puntuale vs classificazione completa) 12

N IMPIANTI AUTORIZZATI ALLA PRODUZIONE DI CDR NEL 2010 (Fonte Ispra, 2012) 13

QUANTITA RU AUTORIZZATE e TRATTATE e CDR PRODOTTO NEGLI IMPIANTI CDR 2009 (Fonte: Ispra, 2012) 14

CDR PRODOTTO NELLE MACRO AREE NEL 2009 (Fonte: Ispra, 2012) 15

DESTINAZIONE CDR NEL 2009 (Fonte: Ispra, 2012) 16

Percentuali di sostituzione calorica di combustibili fossili con CSS nei cementifici europei nel 2009 (Fonte: NE, 2012) 17

CSS ( CDR) utilizzati nei cementifici dal 2002 al 2010 in Italia (Fonte: NE, 2012) 18

CSS ( CDR) utilizzati nei cementifici dal 2002 al 2010 in Italia (Fonte: NE, 2012) 19

CSS utilizzati nei cementifici nel 2010 in Italia (Fonte: NE, 2012) 20

Potenzialità di utilizzo di CSS nei cementifici in Italia per diversi gradi di sostituzione calorica (Fonte: NE, 2012) 21

CSS scenari di prospettive e opportunità Le potenzialità sono molto rilevanti, ma la realtà..???? - Settore Cementerie grande interesse sia per CSS rifiuto sia per CSS no rifiuto ( EoW ) - Per ora nessun caso di autorizzazione per utilizzo CSS EoW da CTE o Cementifici. Difficoltà rispetto limiti emissione soprattutto per Cementifici - Si deve creare un rapporto diretto fra produttore CSS EoW e utilizzatore - Difficoltà autorizzative e di consenso??? Sempre di rifiuti si parla e soprattutto di incenerimento!!!! - Difficoltà a produrre CSS EoW solo da RSU?? Problema pci??? - Difficoltà a incrociare domanda e offerta??? Mercato dei CSS ( ovvero CDR ) quasi solo verso estero!!! 22

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Scenario di produzione e consumo di CSS da RU in Italia al 2020 (Fonte: NE, 2012) Scenario reale??? oppure in salita come la curva??? 24

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