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VISITA AL PARCO FLUVIALE LA QUERCIOLA. Sara Bianchi; n di matricola 6047062 Sabato 26 Gennaio 2019 ho partecipato al Laboratorio in convenzione con il Movimento di Cooperazione Educativa, che prevedeva la visita al Parco fluviale La Querciola, in provincia di Pistoia. Ho scelto di partecipare a questo incontro perchè, abitando in zona, sarebbe stata un ottima occasione per scoprire ed apprezzare una parte della mia città che non conoscevo; e così effettivaente è stato. La giornata è iniziata con il ritrovo a Casa di Zela, che ospita il museo della civiltà contadina, alle 09:15. Lì ho incontrato altri studenti del mio corso e altre persone appartenenti al Movimento di Cooperazione Educativa, tra cui l organizzatore della giornata, Nicolò Budini Gattai. La prima cosa che ho potuto notare è stata il forte legame che c è tra gli appartenenti a quest ultimo gruppo; alcuni di loro infatti avevano portato anche i loro figli, per condividere con la famiglia la scoperta dell area naturale. Questa per me è stata un occasione preziosa per poter valutare in prima persona se e come un progetto di questo tipo poteva essere affrontato con dei bambini. Dopo esserci presentati, ci ha raggiunto Marco Meoni, appartenente all associazione di volontari Amico di Casa di Zela e amministratore del comune di Quarrata. Per farci riparare dal freddo ci ha fatto accomodare all interno del piccolo capanno dei cacciatori del parco e ci ha dato moltissime informazioni riguardo all area della Querciola e alla sua storia, di cui lui è stato un perno fondamentale. L area della Querciola è un area naturale protetta di interesse locale e comprende 118 ettari di terreno della piana Pistoia-Prato-Firenze. È caratterizzata da un paesaggio agricolo tradizionale con campi bordati da filari di viti o da siepi alberate, prati, seminativi di cereali e pascoli. Quest area comprende una delle ultime zone umide rimaste nelle vicinanze; qui possiamo infatti trovare fossi e stagni con caratteristiche e origini differenti, laghetti profondi derivanti dalle cave di argilla, aree ripristinate con finalità naturalistiche, spazi venatori e l oasi faunistica La Laghina. Altra particolarità di questa zona è che si trova in mezzo a due fiumi, l Ombrone ed il Fosso Dogaia del Quadrelli; questo fa sì che molto spesso il livello dell acqua raggiunga circa i due metri. L area prevede una ricca vegetazione spontanea, soprattutto negli ambienti palustri, siepi, filari e formazioni a prato stabile. Le specie floristiche contate sono 241, tra cui 16 protette a livello regionale. Questi habitat naturali sono caratterizzati maggiormente da una fauna invertebrata, comprendente specie di farfalle diurne, libellule e coleotteri. Fra le specie vertebrate spiccano invece le 116 di uccelli, tra cui la Cicogna bianca, che nidifica ai margini dell area. Ci sono poi 5 specie di anfibi, 7 di rettili e una quindicina di specie di mammiferi. Marco Meoni ci ha poi raccontato la sua storia e la sua lotta per proteggere questa zona affinchè potesse essere così come oggi la vediamo. Egli infatti ha trascorso in questi luoghi la sua infanzia e con gli altri bambini si diletteva nella pesca, soprattutto quella di ranocchi; un legame affettivo molto grande lo lega a questo ambiente.

Una volta adulto si è impegnato nella vita politica del suo comune diventandone amministratore e, proprio per questo, un suo conoscente lo informò sul fatto che, a causa dell azione nociva dell uomo, dall area naturale della Querciola stavano scomparendo i ranocchi e le aziende vivaistiche si stavano appropriando di molti terreni. Marco, mosso dai ricordi felici della sua infanzia, si attivò prontamente per tutelare questa zona e, al momento della compilazione del piano regolatore, inserì una breve norma (occupava solo tre righe) in cui venivano vietati gli impianti vivaistici all interno della Querciola. Pervasi dalla frenesia di conquistare questa zona, le aziende vivaistiche tralasciarono queste semplici tre righe, grazie alle quali Marco ha potuto salvare questo patrimonio naturalistico, diventato per l 80% suolo privato. I vivaisti furono così costretti a lasciare questi terreni e ad andare ad acquistarne altri nel Pratese. Dopo questo racconto Marco ci ha fatto conoscere i cacciatori del parco, presenze fondamentali grazie alla cui attività venatoria l ecosistema riesce a non prosciugarsi. Questa è un altra particolarità di questa zona: natura e caccia rescono a coesistere. L attività venatoria si apre infatti il 15 Settembre e si conclude l ultimo giorno di Gennaio. Dopo questa conoscenza abbiamo iniziato il nostro giro dell area e abbiamo potuto osservare il Lago di Zela, che si estende su 10 ettari di terreno. La maggior parte di esso appartiene alla famiglia Banchelli mentre una parte appartiene alla pubblica amministrazione ed è chiamata La Laghina. Purtroppo non abbiamo potuto osservare la presenza di specie animali poichè, come Marco ci ha spiegato, la stagione invernale è la peggior per visitare il parco; per ammirarne le bellezze, la stagione migliore è quella primaverile. Abbiamo poi proseguito il nostro giro all interno dell area naturale e Marco ci ha fatto notare molte buche presenti sul terreno; queste ultime sono dovute all azione distruttiva delle nutrie che, scavando, creano dei vuoti nel terreno e distruggono gli argini dei fiumi, aumentando il rischio di alluvione. Altri animali molto nocivi per questo terreno sono poi il gambero killer e le tartarughe. I primi sono stati importati dalle paludi della Louisiana e si riproducono tanto e velocemente; depongono infatti dalle 600 alle 800 uova due volte l anno. Essendo carnivori, sono la causa della scomparsa della salamandra e sono stati un rischio molto importante per questo ecosistema; adesso questo pericolo è diminuito poichè, negli ultimi anni, i pesci hanno cominciato a nutrirsi di questi gamberi. Per quanto riguarda le tartarughe, la loro presenza è dovuta all azione dell uomo. Molte di loro sono state adottate e, una volta cresciute, abbandonate dall uomo in questi laghi. Trovando in quest area un habitat favorevole, esse sono cresciute. Anche se non si direbbe sono animali carnivori e molto voraci e mangiano le uova degli uccelli. Queste difficoltà sono ben note a tutti ma, come sottolineato da Marco, non ci sono interventi di contenimento, nessuno se ne assume la responsabilità. Proprio mentre Marco ci raccontava queste cose abbiamo visto gli Ibis, uccelli di origine africana, anch essi importati dall uomo. Camminando siamo arrivati anche al secondo lago, il Lago di Bigiano, da caccia. Si estende su 5 ettari di terreno e a differenza del Lago di Zela non

si prosciuga poichè, via via, viene aggiunta l acqua grazie ad una canale creato dall uomo. Di questo ne possono beneficiare numerose specie di uccelli acquatici che trascorrono la primavera nel Lago di Zela ma, una volta arrivata la stagione estiva, si trasferiscono in questo lago. Per quanto riguarda la vegetazione del parco, Marco ci ha spiegato che sono presenti più di 1800 alberi tra cui pioppi, salici, farnie, aceri e olmi. Proprio riguardo a quest ultima specie, ci ha fatto notare la presenza di molti olmi secchi a causa della Grafiosi. Questa malattia è causata da un fungo ascomicete che per essere arginato, dovrebbe essere bruciato. Dopo aver visto il Lago di Bigiano abbiamo terminato la nostra visita all area protetta della Querciola e ci siamo recati al museo della civiltà contadina, Casa di Zela; lì Marco, prima di salutarci, ci ha generosamente regalato un libro scritto da lui, simbolo dell immensa passione per il volontariato svolto in questa zona. All interno del museo siamo stati invece guidati da Ernesto Franchi, la cui collezione di oggetti ha fatto sì che potessa nascere la Casa di Zela. Il su nome però in origine non era questo: essa veniva chiamata La Baccheretana o Casa Franchetti, dal nome dei suoi padroni. Inizialmente era una casa torre eretta per scopi difensivi, poi divenne un rudere e fu abitata da mezzadri fino al 1968. Le stalle si trovavano al piano superiore perchè, come ho già spiegato, questa zona era soggetta ad alluvioni. Il nome Casa di Zela venne dato perchè probabilmente in zona vivevano molti anziani, detti zeli. Sucessivamente rimase disabitata ma, fortunatamente, Ernesto Franchi riuscì a farsela donare dal comune di Quarrata e, per ristrutturarla, si mise in cerca di finanziamenti. Grazie infatti al denaro ricevuto dalla Regione Toscana (proveniente da finanziamenti europei) e dal Monte di Paschi di Siena, Casa di Zela è stata ricostruita com era in origine; sono stati addirittura utilizzati materiali simili. Purtroppo però questo museo fu costretto a chiudere due anni fa perchè considerato non a norma dal punto di vista anti incendio; per un breve periodo riuscì ad essere nuovamente aperto ai visitatori ma, purtroppo, recentemente è stato di nuovo chiuso. Ernesto Franchi, nonostante ciò, ci ha aperto le porte di questo museo, che per lui è come una seconda casa. Esso racconta la storia di persone senza storia. Al suo interno, infatti, si possono ammirare una grandissima quantità di oggetti di tutti i tipi, trovati o acquistati dallo stesso Ernesto Franchi in circa quarant anni. A piano terra infatti ci sono moltissimi cimeli appartenenti sia alla prima che alla seconda guerra mondiale: cappelli,elmi, medaglie, utensili di ogni tipo, armi, maglie, fotografie.. Al piano superiore abbiamo invece potuto trovare oggetti appartenenti alla vita quotidiana contadina, varie stanze che ne riproducono le abitudini: la camera da letto, la cucina, una stanza colma di vecchi giochi, la stanza dei cappelli e una stanza che raccoglie varie rappresentazioni religiose. Protagonista però del piano superiore è secondo me un antico ma bellissimo telaio.sarebbe impossibile citare tutti gli oggetti visti, sono veramente tantissimi; in totale Casa di Zela ne ospita circa 7000. La cosa più bella però è stata l esposizione di Ernesto: il suo amore e la sua passione per questa raccolta emergono da ogni sua parola e dagli occhi con cui guarda

ogni singolo oggetto. Sarebbe veramente uno spreco se questo museo non venisse riaperto. Esso offre l occasione di toccare con mano quella che era la vita contadina di un tempo, esperienza difficile da ripetere in altri luoghi. Altra particolarità di questo museo è che, insieme al parco, si trovano inserti in un area metropolitana molto urbanizzata e dà quindi uno spunto per riflettere sull interazione uomoambiente nella società di oggi. Una volta tornati al piano terra, prima di concludere la visita, Ernesto ha aperto un altra parte del museo e ci ha mostrato una serie di biciclette d epoca che raccontano la storia e i mestieri degli uomini di un tempo, molti dei quali oggi non esistono più. Dopo la visita a Casa di Zela i cacciatori ci hanno ospitato nel loro capanno affinchè potessimo pranzare; questo per far capire il clima familiare che sia le nostre guide, Marco ed Ernesto, sia i caccitori, ci hanno fatto vivere. Dopo aver mangiato ed esserci riposati, siamo tornati di nuovo a Casa di Zela e lì Nicolò ci ha spiegato quale sarebbe stata l attività che aveva pensato per tutti noi. Aveva portato quattro bellissime valigie, trovate abbondonate su alcuni treni durante i suoi molti viaggi e, al loro interno, aveva inserito vari oggetti. Dopo averci diviso in quattro gruppi e aver fatto scegliere ad ogni gruppo una valigia, ci ha chiesto di ricostruire, collaborando tra noi, la storia della valigia e del suo proprietario, a partire dall osservazione degli oggetti che avremmo trovato al suo interno. Io e il mio gruppo abbiamo scelto una valigia di pelle marrone, sicuramente molto vecchia, ma ben fatta e soprattutto ben tenuta. Al suo interno abbiamo trovato vari oggetti: un metro, un gesso, una borraccia, una radio (probabilmente appartenente ad un automobile), una moneta, un sacchettino di profumo, fagioli secchi, una cartina dell America Settentrionale, che sul retro mostrava anche parte del Sistema Solare e la fotografia della parte esterna superiore di una casa. Dopo esserci confrontati tra di noi, abbiamo ipotizzato che la valigia fosse appartenuta ad una donna. Abbiamo immaginato che potesse essere stata una donna benestante a giudicare dalla valigia, ma di origini contadine; questo lo abbiamo ricollegato alla presenza dei fagioli. I gioielli, la radio e la moneta ci hanno fatto pensare che avesse, come già detto, uno status sociale elevato; la cartina, il metro, il gesso e la borraccia ci hanno fatto poi immaginare che probabilmente potesse essere una donna che viaggiava molto per il suo lavoro. Abbiamo infatti ipotizzato che potesse essere una studiosa di astronomia e che portasse con sè una foto della sua vecchia casa per avere vicina la sua famiglia anche a durante i suoi lunghi viaggi. I gioielli e il sacchetto del profumo poi per noi sono stati simbolo di una donna che, nonostante i suoi vari spostamenti, ammasse comunque curarsi ed esaltare la propria femminilità. Anche gli altri gruppi hanno creato storie veramente interessanti attraverso gli oggetti trovati nella valigia che avevano scelto ed è stato divertente ascoltarle tutte. Questa attività ci è stata proposta da Nicolò perchè è strettamente legata al museo di Casa di Zela osservato precedentemente. Gli oggetti trovati nella valigia, così come quelli osservati nella raccolta di Ernesto Franchi, raccontano una storia ed hanno ognuno un loro vissuto, da cui possono partire

numerose e diverse interpretazioni. Il mueso di Casa di Zela è stato ingiustamente accusato da molti di essere una contadinata ma in realtà, dopo averlo osservato, posso dire che è, invece, cultura da recuperare, basata su oggetti di alto valore provenienti da un passato in cui non ne avevano; molti di essi erano infatti oggetti comuni. Il museo rappresenta la storia vista dal basso, racconta stralci di quotidianità, a differenza della storia che siamo abituati ad ascoltare e a studiare. Marco ed Ernesto hanno creduto in un sogno e l hanno concretizzato, questo è stato un bellissimo esempio, per tutti noi. Sicuramente è stata una giornata molto interessante ed è un progetto che sarebbe bello proporre sia alla scuola del infanzia, sia alla scuola primaria. In entrambi i casi potrebbe essere organizzata un uscita didattica di un intera giornata durante la stagione primaverile che comprenda la visita guidata al parco naturale e la visita al museo Casa di Zela. Le attività da proporre si diversificheranno, ovviamente, in base al grado scolastico e quindi all età dei bambini. L uscita didattica sul territorio è una forma di apprendimento che ogni insegnante dovrebbe sfruttare perchè coniuga momenti di divertimento con momenti di apprendimento. Il bambino infatti, durante queste esperienze, prova emozioni che lo aiutano a ricordare ciò che ha visto e ciò che ha scoperto. L insegnante, per permettere ciò, deve programmare ogni singolo passaggio e ogni singola attività dell uscita, niente deve essere lasciato al caso, anche le possibili criticità devono essere previste. Punto di forza dell uscita didattica è il fatto che è una metodologia d appredimento applicabile anche a bambini con disturbi dell apprendimento e ad alunni stranieri; nel primo caso infatti l ambiente socio-relazionale sarà di enorme aiuto; nel secondo caso permetterà ai bambini provenienti da altri paesi di integrarsi, sia a livello culturale, sia a livello ambientale. L uscita didattica al parco fluviale La Querciola e al museo Casa di Zela permettono di sviluppare un educazione ecologica e ambientale e di conoscere aspetti della realtà storica e culturale del secolo scorso. Mettendo il bambino a contatto con la natura, si crea una base emozionale fondamentale per l apprendimento. Osservare specie animali e vegetazione sono poi attività da cui il bambino è attratto anche fuori dal contesto scolastico; a tutto ciò potrebbe essere unita anche un attività di raccolta di reperti e oggetti, per far sì che il bambino sviluppi e migliori la sua capacità di osservazione. Altro punto di forza che ho riscontrato nella nostra uscita è stata la passione che avevano le nostre guide nel darci informazioni e nel condurre le varie attività. Per un uscita didattica con dei bambini il ruolo della guida è infatti fondamentale. Deve essere una persona correttamente formata, con flessibilità mentale e con ottime capacità di comunicazione. Il livello di attenzione, sia alla scuola primaria ma ancora di più alla scuola dell infanzia, è infatti molto basso. La guida dovrà quindi coinvolgere i bambini nelle sue spiegazioni e organizzare, con la collaborazione dell insegnante, attività che risultino stimolanti e che quindi favoriscano l apprendimento. Anche i momenti come il pranzo o mementi di pausa devono risultare coinvolgenti. Il fatto che, durante la nostra uscita, i

cacciatori ci abbiano permesso di mangiare nel loro capanno è stato sicuramente molto bello; sarebbe un esperienza divertente da proporre anche a dei bambini per aumentare il loro livello di coinvolgimento ed il legame con l ambiente che stanno visitando.per quanto riguarda la visita al museo Casa di Zela è un esperienza che può essere proposta più alla scuola primaria ma, se correttamente programmata, anche alla scuola dell infanzia. È però un attività da pianificare con maggiore attenzione della precedente perchè, alcuni bambini, potrebbero annoiarsi facilmente e perdere così l attenzione fin dal principio. Una criticità che potrebbe sorgere sin dal inizio è il fatto che i bambini pensino l uscita didattica come un momento di svago e non come momento fondamentale della loro istruzione; proprio per questo l insegnante deve preparare precedentemente la sua classe, parlando con i bambini di queli che saranno i momenti salienti dell uscita e gli obiettivi da raggiungere insieme. Posso dire che l unica vera criticità che ho osservato in questa esperienza è stata la stagione ed il fatto che il museo Casa di Zela fosse chiuso ai visitatori. Sicuramente sceglierei la stagione primaverile per un uscita didattica con i bambini e cercherei di prestare particolare attenzione al momento della visita del parco, per evitare che i bambini possano incorrere in qualche pericolo, come cadere o scivolare. Sono stati più i punti di forza che quelli critici di questa esperienza che dovrebbe essere proposta più spesso anche a livello universitario per poter sperimentare in prima persona le attività da proporre ai bambini.