Sintesi dell intervento di Lecce la Posizione Cia sulla Riforma Pac P.Cornacchia La Cia ha più volte espresso la sua posizione sulla Riforma della Pac e sul documento base presentato dalla Commissione nel novembre dello scorso anno. La Cia è stata, inoltre, una delle principali promotrici del documento unitario di tutta la filiera agricola italiana, presentato il 22 febbraio scorso. Per questo il mio compito è richiamare, dopo le parole del Commissario Ciolos, i punti essenziali di questa posizione confederale, anche al fine di favorire la discussione nella tavola rotonda. Per essere sintetico concentrerò l intervento intorno ad alcune parole chiave. La prima è la centralità dell agricoltura. Qualsiasi politica agraria, prima di tutto deve affrontare il problema di come rispondere alla domanda di beni alimentari a livello globale, che si stima aumenterà del 70% nei prossimi quaranta anni, e come garantire la sicurezza e la sovranità alimentare ai cittadini europei. La sostenibilità ambientale, l adattamento ai cambiamenti climatici, la garanzia di standard elevati di sicurezza igienica (tema di assoluta attualità) non sono giustificazioni per avere una Pac e sostegni alle imprese agricole, ma sono i tratti essenziali di una moderna agricoltura nei paesi avanzati, come quelli che compongono l Unione Europea. Fondamentale è, però, il problema del reddito dei produttori agricoli. Non c è sostenibilità ambientale e sociale, se non c è anche la sostenibilità economica dell attività agricola. La Pac, come si è evoluta in questo cinquantennio, ha avuto risultati eccellenti per la garanzia di approvvigionamenti ai cittadini europei e risultati più che soddisfacenti sul piano ambientale e della sicurezza. E invece mancata su quello del reddito, che pure era uno dei suoi obbiettivi dichiarati. Oggi il reddito degli agricoltori nei Paesi UE è pari al 40% della media generale di tutti i cittadini, se consideriamo, per completezza informativa, solo i primi 15 paesi membri (quelli più ricchi) il reddito è del 60% della media. Il che è semplicemente inaccettabile. Per questo noi riteniamo che il budget della Pac debba essere consistente, almeno non inferiore a quello attuale. E, parlando di centralità dell agricoltura, riteniamo che questo budget, per quanto riguarda il cosiddetto I pilastro, non debba essere ripartito tra gli Stati membri, considerando solo il parametro della superficie fondiaria. L agricoltura non è solo terreno, ma anche lavoro, capitali investiti, capacità imprenditoriali. Per questo riteniamo che tra i parametri da prendere in considerazione i più importanti siano la plv o il valore aggiunto per ettaro e l intensità di lavoro, autonomo e dipendente. 1
Centralità dell agricoltura è anche finalizzare gli aiuti, anche quelli del primo pilastro agli agricoltori professionali o attivi (non è il caso di disquisire sulle parole). Per la Cia sono agricoltori attivi, prima di tutto quelli che svolgono questa attività in modo esclusivo o prevalente, ma anche i part time, purché abbiano una partita IVA, commercializzino prodotti e servizi singolarmente o in modo aggregato, producano ricchezza. La seconda espressione chiave è che la nuova Pac deve essere coerente ed orientata al futuro, deve guardare il 2020 ed oltre. Per questo delle tre opzioni che il documento della Commissione proponeva a novembre, la Cia è stata subito decisamente favorevole alla seconda. Noi non siamo né per il mantenimento della Pac attuale, né per il suo forte ridimensionamento con solo obiettivi ambientali. Riteniamo che la Pac debba essere ancora una politica solida, ma che debba essere riformata in modo significativo, per rispondere alle esigenze attuali ed alle sfide del futuro. Possiamo continuare a parlare di due pilastri con obiettivi e modalità di erogazione differenti, ma i due pilastri devono avere una visione strategica comune e finalità convergenti. E importante che questa sia anche la posizione della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, che ha approvato un documento con indicazioni in gran parte condivise dalla nostra Confederazione, che ci auguriamo siano confermate nella prossima plenaria, a metà giugno. L orientamento al futuro ci impone di dimenticare le quote, di qualunque genere, ed i titoli storici, che ostacolano il cambiamento e creano difficoltà al ricambio generazionale. Certo è evidente che l immediato superamento dei titoli storici potrebbe avere, in taluni settori, effetti dirompenti. Sappiamo tutti che, soprattutto, in Italia esiste una forte variabilità del valore dei titoli. Il loro repentino livellamento comporterebbe la crisi di comparti già in difficoltà. Sui cocci delle imprese e di certe filiere non si costruisce nessun futuro, o comunque nessun futuro da noi auspicato. Per questo è necessario prevedere, in questo passaggio una fase transitoria caratterizzata da una certa gradualità, delineando però con precisione dove si vuole arrivare ed in quanto tempo, in modo da favorire la programmazione di medio periodo delle imprese. Rimanendo sul tema degli aiuti diretti, è in atto un ampia discussione sul cosiddetto greening o inverdimento : quella quota (proposta nel documento Ciolos ed accolta anche dal Comagri) di aiuti supplementari, oltre quello base, da assicurare agli agricoltori che, in aggiunta alla condizionalità, mettono in pratica azioni di tipo agroambientale. 2
La Cia preferirebbe continuare a trattare le misure agroambientali tutte nel II pilastro, sia per evitare appesantimenti dei controlli e delle procedure amministrative, sia perché nei PSR è possibile finalizzare meglio questi interventi commisurandoli alle diverse realtà produttive. Qualora si volesse invece continuare nell ipotesi del greening, per noi è opportuno che siano riconosciuti tre presupposti: - che questi aiuti siano accompagnati da una semplificazione della condizionalità, in modo da passare azioni agroambientali dall area dell obbligatorio a quella del volontario; - che siano aggiuntivi e non complementari a quelli dei PSR; - che sia prevista una certa gamma di possibili azioni, al cui interno l agricoltore ne può scegliere alcune, senza penalizzare nessun territorio o comparto. Inoltre, a parte la quota di aiuto supplementare da prevedere agli agricoltori operanti nelle aree svantaggiate, in aggiunta a quanto eventualmente erogato nei PSR (su questo c è un vasto consenso), la Cia, d accordo col il Ceja, propone di valutare la possibilità di attribuire una quota di aiuto supplementare anche ai giovani produttori. Ma un aspetto assolutamente fondamentale per la nostra agricoltura è mantenere la possibilità di garantire una quota significativa di aiuti accoppiati, per premi specifici in comparti ritenuti strategici a scelta dello Stato membro. Si tratta, migliorando sensibilmente l esperienza dell articolo 68, di definire azioni davvero selettive, efficaci e semplici da verificare, senza eccessivi appesantimenti burocratici, che possano fornire, in settori in difficoltà o in fase di transizione, un ulteriore volano per lo sviluppo. La terza espressione chiave è organizzazione delle filiere, uno degli aspetti fondamentali per la competitività della nostra agricoltura e del nostro sistema agroalimentare. Il I pilastro non vuol dire solo aiuti diretti, ma anche strumenti di gestione di mercato. La Cia (ma con il documento unitario insieme a tutte le organizzazioni firmatarie), attribuisce una grande importanza a questa voce, complementare e sinergica alle misure di investimento dei PSR. Certo, fino quando non vengono stabiliti il budget complessivo della Pac e le modalità di ripartizione tra gli Stati, è impossibile fare previsioni e proposte. Ma, senza penalizzare gli aiuti diretti, con la riduzione del numero di beneficiari o con una sorta di modulazione tutta interna al I pilastro, si potrebbe valutare la possibilità di garantire risorse importanti agli strumenti di mercato, finalizzandoli a due obiettivi. Il primo è l organizzazione delle filiere e l aggregazione del prodotto, mediante azioni che finanzino le strategie di qualità, la regolazione del mercato, la trasparenza e la corretta distribuzione del reddito lungo la 3
catena agroalimentare, estendendo e migliorando misure, come i programmi operativi, oggi presenti in alcune filiere. Il secondo obiettivo è la messa a punto di un effettiva rete di sicurezza del redditi agricoli, anche in previsione dell accentuarsi della volatilità dei prezzi e, purtroppo, delle azioni speculative sulle commodities alimentari. Si tratta non solo di rilanciare, razionalizzandoli, i tradizionali strumenti di intervento nelle crisi di mercato, ma soprattutto di prefigurare strumenti assicurativi agevolati, sia contro le calamità, che a garanzia del reddito. La Cia lanciò per prima in Italia questa proposta, anche con una certa esitazione per la novità che essa rappresentava per il nostro continente. Oggi è ampiamente discussa, (c è anche un gruppo di lavoro ISMEA che vi sta lavorando). Noi riteniamo che queste misure debbano in generale rimanere nell ambito del I pilastro, soprattutto per evitare un approccio regionalistico a questi interventi che finirebbero, se non adeguatamente coordinati, a vanificarne in parte gli effetti o ad aumentarne i costi di sistema. Passando alle politiche di sviluppo rurale, queste (come recita il documento unitario) devono rappresentare gli strumenti principali per rafforzare la competitività dell agricoltura europea, sulla base di un nuovo modello di sviluppo che (come accennato) combini sostenibilità economica, ambientale e sociale. La parola chiave che caratterizza per la Cia i PSR è innovazione. L innovazione si declina in tanti modi: prima di tutto nel sostenere gli investimenti aziendali, di filiera e territoriali, per la qualificazione delle produzioni, il miglioramento tecnologico ed organizzativo dei processi, lo sviluppo dei servizi della multifunzionalità, le reti delle filiere corte e della vendita diretta, l adattamento e la risposta alle grandi sfide ambientali. Ma necessaria all innovazione è lo sviluppo della cosiddetta economia della conoscenza, che rafforzi la ricerca e, soprattutto, avvicini la ricerca alle imprese mediante adeguati interventi di formazione e consulenza. Ed infine innovazione è anche una grande azione per il ricambio generazionale dell agricoltura. Agricoltura, futuro, giovani, titola un importante progetto della Cia. La propensione all innovazione non può che essere inversamente proporzionale all età. Per questo occorre puntare su una nuova leva di giovani imprenditori, fornendo loro tutte le risorse finanziarie e conoscitive, opportune per accettare con fiducia le sfide del futuro. L ultima parola chiave da coniugare in particolare con le politiche di sviluppo rurale, ma non solo con queste, è semplificazione. Occorre intervenire partendo da Bruxelles nel semplificare le regole di programmazione, gestione e controllo e nell aumentare la 4
flessibilità nell attuazione delle misure dei PSR. Ma poi, chiaramente molto va fatto a livello nazionale nel definire un quadro finanziario unico, nell acquisire la capacità di razionalizzare ed armonizzare i tempi dell emissione dei bandi, dell istruttoria, delle erogazioni e dei controlli. Il rischio del cosiddetto disimpegno ci accompagnerà, specie in alcune regioni, forse per tutta la durata degli attuali PSR. Di fronte a questo rischio alta è la tentazione di semplificare le misure invece delle procedure, investendo laddove è più facile invece che dove è più utile spendere. E una tentazione alla quale necessario non cedere. Centralità dell agricoltura, orientamento al futuro, organizzazione delle filiere, innovazione e semplificazione sono le parole chiave che devono caratterizzare la nuova Pac e che offriamo al dibattito di questa mattina. Ci auguriamo che possiamo riscontrarle ad ottobre nelle proposte dei documenti legislativi della Commissione. E importante, infatti, che intorno alla Pac non si diffonda un clima di difesa ad oltranza dell esistente, che diventa inevitabilmente un accompagnamento al declino, ma al contrario si abbia una forte tensione riformatrice, per il rilancio e la competitività dell agricoltura europea. 5