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Transcript:

Eccomi di nuovo, è passato purtroppo un bel po di tempo dall ultimo articolo, ma nell ultimo periodo, quello libero a disposizione scarseggia sempre di più; voglio ad ogni modo ringraziare gli Yamatisti, che in privato mi hanno scritto per sapere il perché della mia assenza, e per scrivergli che non abbandono l impresa, quindi mi dovranno sopportare ancora. Per quanto riguarda gli argomenti trattati nei fascicoli, si prosegue nel descrivere l enorme potenziale della Yamato, messo a confronto con le unità pari classe di altre nazioni. Ai tempi della seconda guerra mondiale era opinione diffusa che le sorti della guerra almeno per le grandi potenze si decidesse in mare, questo fece si che i paesi belligeranti si profusero nella produzione di corazzate sempre più grandi e dotate di cannoni di calibro sempre maggiore, questa corsa al gigantismo, così come viene definito nei fascicoli, ebbe la sua massima espressione nella Yamato, la tabella che segue, dovrebbe in qualche modo rendere l idea di quanto appena scritto. Calibro cannoni princ. (mm) Gittata cannoni princ. (mt) Spessore verticale perforabile a 27.500mt di distanza (mm) Corazza delle murate (mm) Corazza del ponte (mm) Corazza frontale delle torri dei cannoni principali (mm) Corazza della torre di comando (mm) Yamato Classe Yowa Cannoni Principali Bismark King Georg e V 460 406 380 356 42.000 38.720 36.520 35.260 391 381 302 216 410 (20 ) 307 (19 ) Corazze 320 381 230 153 100 152 660 432 360 324 500 445 350 100 Pag.1-6

L idea di realizzare una super corazzata maturò nell ambito militare giapponese già nel 1930, così nel 1934, venne approntata la documentazione per la costruzione di una nave con almeno 8 cannoni principali da 460mm, in grado di arrivare alla velocità di 30 nodi e capace di un autonomia di 8.000 miglia alla velocità di 18 nodi. A sovra intendere un progetto così ambizioso, venne nominato il generale Fokuda Keiji. Vennero disegnati ben 24 piani di costruzione, diversi tra loro per dislocamento, tipi di motorizzazione e disposizione degli armamenti e alla fine venne scelto quello che rappresentava il miglior compromesso tra velocità e autonomia, il progetto in questione aveva la sigla A140/F5. Il progetto scelto prevedeva una corazzata armata con 9 cannoni principali, 12 secondari e 12 da contraerea, spinta da turbine a vapore e da un motore diesel, quest ultimo non venne però implementato a causa della sua scarsa affidabilità e si optò per l utilizzo delle sole turbine a vapore. Il 4 novembre del 1937, iniziò la costruzione vera e propria della Yamato. La costruzione del modello, prosegue in entrambe i fascicoli, con la realizzazione di altre quattro mitragliatrici trinate con schermatura di cui ho già descritto in precedenza le modifiche che ho ritenuto opportune per renderle un po più realistiche, di seguito alcune di quelle che ho modificato, pur essendo ancora da verniciare e prive delle canne, rendono comunque l idea di ciò che saranno. Viene poi fornito un filo di ottone di sezione 0,8mm per la simulazione del cordone lungo tutto lo scafo del modello, in realtà, quello che grossolanamente viene definito cordone, è il degausser, un dispositivo che ho scoperto essere, grazie agli amici magellanesi, un impianto di smagnetizzazione dello scafo della nave, utile a proteggere la nave dalle mine magnetiche. Pag.2-6

Nei disegni che seguono e tratti dal libro dell anatomy, si può vedere evidenziato in rosso come era istallato sullo scafo e le sue dimensioni. Secondo le istruzione della DeA, utilizzando i prospetti laterali dello scafo forniti, si deve prima tracciare sullo scafo la linea per il posizionamento del filo metallico, quindi si deve eseguire un intaglio a v profondo 0,5mm lungo la linea stessa per poi incollarci dentro il filo stesso, a parte il procedimento a mio avviso un pochino bislacco, ho giudicato il risultato che si andava ad ottenere decisamente poco realistico, quindi dopo una serie di tentativi, ho messo a punto un procedimento di veloce e più realistica, sempre a mio personale giudizio, realizzazione del degausser. Pag.3-6

Il primo passo è stato realizzare delle striscioline di rame larghe 0,7mm, utilizzando una lastrina di rame spessa 0,2mm ed una comune taglierina per fogli da ufficio: ho posizionato la lastrina sul piano della taglierina e con il calibro ho pareggiato lungo il bordo del taglio la stessa per ottenere una strisciolina uniforme per larghezza; si ottengono a causa della conformazione della lama una serie di riccioli, che una volta messi in trazione con le pinze e passati tra due foglietti di carta abrasiva per eliminare le bave del taglio, si trasformano in degausser quasi perfetti, se non fosse per la mancanza delle staffe di fissaggio. Proprio la realizzazione o simulazione di queste ultime, mi ha messo in difficoltà, inizialmente ho pensato di utilizzare l ormai inflazionato filo di rame da 0,2 mm e di fatto ho tentato anche la realizzazione, ma ho desistito primo perché è un elemento esageratamente piccolo, secondo perché le striscioline sono molto flessibili e di conseguenza i filetti incollati tendevano a staccarsi molto facilmente; osservando però un timbro a secco per la carta, ho pensato di realizzare una specie di stampo per le striscioline e ne è venuto fuori un piccolo attrezzino veloce da assemblare e comodo per realizzare a rilievo sulle striscioline le fascette di tenuta della canala del dagausser, il disegno che segue ne illustra, spero in modo sufficientemente chiaro, la realizzazione. Pag.4-6

Nel disegno A, si considerino in giallo i foglietti di bi-adesivo ed in marrone le lastrine di rame da 0,2mm di spessore; ai fini dell assemblaggio, non sono importanti le misure delle lastrine, di fatto io nel mio prototipo, sono andato a occhio, sono importanti però le misure delle larghezze dei due canaletti che si formano, C1 = 0,2/0,3mm e C2 = 0,8/0,9mm. Come si vede nella figura B all interno del canale C2 viene fatta passare una delle striscioline precedentemente ottenute e sulla quale vanno segnati ogni 4mm i punti dove effettuare la marcatura, quando la strisciolina è posizionata in modo che si veda uno dei punti all interno del canale C1, si poggia nel canale stesso un segmento di lama di cutter, figura F, al quale va eliminato il filo tagliente e con un colpetto di martello si esegue la marcatura. Come si vede nella foto che segue, ho utilizzato come supporto dello stampo una rimanenza di plexiglass che avevo, ma va bene un qualsiasi supporto avente supervice liscia e dura, inoltre come accennato i pezzi del mio stampo non sono precisi come nel disegno che ho fatto, inizialmente infatti era mia intenzione fare solo un tentativo, ma visto che funzionava bene, l ho lasciato così come è. Nella foto che segue si vede una parte del degausser già montata sullo scafo, si notino inoltre anche gli oblò sistemati seguendo i prospetti del libro dell anatomy, ovviamente riportati in scala 1/250. Pag.5-6

Anche per questa volta è tutto, se qualcuno avesse bisogno di qualche spiegazione, o altro come sempre scrivete direttamente al mio indirizzo e-mail: riccardo.roverelli@magellano.org. Ciao e al prossimo articolo. Pag.6-6