2012 Rapporto Annuale sull Innovazione. a cura di Marco Riva e Claudio Roveda

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2012 Rapporto Annuale sull Innovazione a cura di Marco Riva e Claudio Roveda

5 Indice Prefazione di Luigi Nicolais 7 PARTE I 1. Il sistema della R&S 11 1.1 Le risorse / 12 1.1.1 La spesa in R&S / 12 1.1.2 Gli addetti alla R&S / 20 1.2 I risultati / 24 1.2.1 Le pubblicazioni scientifiche / 24 1.2.2 I brevetti e i marchi di prodotto / 25 1.3 I fattori abilitanti / 31 1.3.1 Il capitale umano / 31 1.3.2 Il Venture Capital / 37 1.3.3 La diffusione delle ICT / 38 1.3.4 I fattori di sistema / 42 1.4 Gli impatti / 45 1.4.1 La Bilancia Tecnologica dei Pagamenti / 45 1.4.2 Le esportazioni high-tech / 47 1.4.3 La produttività dei fattori / 48 2. Il sistema delle imprese 53 2.1. Le imprese innovatrici / 54 2.2. Le grandi imprese innovatrici / 57 2.3. La creazione di spin-off / 63 3. R&S e territorio 65 3.1. L internazionalizzazione del sistema di R&S / 66 3.2. La dimensione regionale della R&S / 69 PARTE II 1. Il Tema dell anno: le PMI e l Innovazione 81 2. I modelli di innovazione delle PMI in Italia, Portogallo, Spagna 85 2.1 Introduzione / 86 2.2 La tassonomia delle imprese innovatrici / 89 Allegato 1 / 93 Allegato 2 / 94 3. Le PMI e il Public Procurement di Innovazione Tecnologica 101 3.1 Motivazioni e strumenti delle politiche orientate alla domanda / 102 3.2 Il Public Procurement di Innovazione Tecnologica / 104 3.3 Il PP di Innovazione Tecnologica e le PMI / 110 4. La collaborazione fra PMI e ricerca pubblica per l innovazione tecnologica 115 4.1 Gli attuali modelli di innovazione tecnologica / 116 4.2 Il Trasferimento Tecnologico e le PMI / 118 4.3 Le criticità del processo di Trasferimento Tecnologico / 120 4.4 Le proposte / 123 Postfazione di Emma Bonino 125 Appendice statistica 127 Indice dei grafici 143 Indice delle tabelle 149 Bibliografia 151

Prefazione Senza entrare nell analisi dei dati riportati in questo Rapporto, mi preme svolgere qualche considerazione su alcuni aspetti strutturali ed alcune criticità del Sistema nazionale della Ricerca & Innovazione, da un lato, e sul ruolo che svolge la Fondazione COTEC in questo contesto dall altro. I nostri ricercatori accademici sono tra i primi in Europa per produttività in termini di pubblicazioni su riviste internazionali; il che vuol dire possedere un notevole patrimonio di conoscenze avanzate e competenze scientifiche, che sono il punto di partenza per generare tecnologie innovative, capaci di fornire soluzioni applicative a problematiche in campo economico e sociale, caratterizzate da competitività internazionali e sostenibilità, in primo luogo ambientale. La rilevanza di questo patrimonio è evidenziata dalla percentuale della spesa totale per R&S che afferisce al settore pubblico fra le più elevate d Europa. Esiste dunque l opportunità, e anche l esigenza, di utilizzare questo patrimonio e la relativa spesa pubblica per sviluppare soluzioni tecnologiche di avanguardia, che consentano al sistema produttivo nazionale di recuperare competitività internazionale e al sistema pubblico di migliorare la qualità e l efficienza dei servizi forniti a cittadini e imprese. Le imprese italiane che svolgono un ruolo prioritario nel trasformare le conoscenze tecnicoscientifiche in tecnologie valide sul mercato sono per lo più micro, piccole e medie imprese, poche quelle di grandi dimensioni. Una larga maggioranza di queste imprese opera in settori nei quali la tecnologia, per lo meno a livello di prodotto, ha finora costituito una componente secondaria della loro qualificazione e competitività, dipendenti prevalentemente dall efficienza e dalla innovatività dei processi e dei sistemi di produzione e da fattori non tecnologici. Inoltre, molte delle micro-piccole imprese, soprattutto nei settori del Made in Italy, non sono oggi attrezzate, sui piani strategico e operativo, per assorbire le conoscenze tecnico-scientifiche avanzate, prodotte dalla ricerca pubblica, e quindi di trasformarle in tecnologie applicative. Peraltro il modello di produzione, in primo luogo industriale, che si propone oggi come opzione prioritaria per assicurare la competitività di medio-lungo termine del nostro sistema imprenditoriale nel contesto della globalizzazione richiede lo sviluppo di innovazioni, sia di prodotto sia di processo produttivo e di modello di business, che si basino sull utilizzo di conoscenze tecnico-scientifiche avanzate, sia per i settori tradizionali che per quelli high-tech, tutti accomunati dall esigenza di essere Knowledge/ Science based. Le micro-piccole imprese, però, non sono in genere orientate strategicamente e attrezzate sul piano organizzativo-gestionale e operativo per collaborare con le strutture pubbliche di ricerca al fine di acquisire avanzate conoscenze e trasformarle in soluzioni tecnologiche innovative. Emerge così l esigenza di concepire politiche e di attivare strumenti per promuovere e implementare tale collaborazione. Proprio in questo ambito si colloca l azione della Fondazione COTEC, che negli anni passati ha elaborato molteplici proposte su come sostenere l interazione fra i mondi delle imprese

e della ricerca, in particolare quella pubblica. Concludo ricordando una recente iniziativa di COTEC progettata a questo fine: insieme ad Unioncamere e al Consiglio Nazionale delle Ricerche è stato progettato e implementato come prototipo un sistema informativo in cui vengono riportate le schede descrittive dei brevetti realizzati da ricercatori del CNR. Nella scheda, oltre alla presentazione degli elementi tecnici dell innovazione oggetto del brevetto, si riportano indicazioni circa i suoi possibili utilizzi, le tipologie di imprese potenzialmente interessate al suo sfruttamento, i vantaggi forniti o fornibili rispetto alle applicazioni esistenti, gli sforzi necessari per trasformare l innovazione brevettata in una tecnologia industriale. In questo modo si tende ad incoraggiare l utilizzo dei brevetti da parte dalle imprese, soprattutto PMI. Il sistema informativo è consultabile sul sito www.innovazione.dintec.it nella sezione Vetrina dei Brevetti. Unioncamere e COTEC intendono ora includere nel sistema informativo anche le schede dei brevetti degli altri enti pubblici di ricerca e delle università, in modo da consentire una visione completa e l accesso a tutto il patrimonio dei risultati della ricerca pubblica in Italia. Il ruolo della Fondazione COTEC, già oggi strategico, diventerà tanto più importante quanto più forte si farà l esigenza degli imprenditori di accedere ai prodotti della ricerca scientifica per acquisirli al fine di innovarsi. La Ricerca e l Innovazione sono già adesso fondamentali per la crescita del tessuto imprenditoriale e lo diventeranno nel prossimo futuro per la stessa sopravvivenza delle aziende. Luigi Nicolais Presidente Fondazione Cotec

Parte prima

Il sistema della R&S A nalogamente alle precedenti edizioni, il Rapporto 2012 sull Innovazione propone una ricognizione completa e aggiornata sul sistema di Ricerca & Innovazione in Italia, con una valutazione dinamica dei principali elementi costitutivi ed un confronto con i maggiori Paesi industrializzati. Tutti gli indicatori vengono presentati in serie storiche, al fine di evidenziare tendenze strutturali e variazioni congiunturali. Questo capitolo descrive in maniera completa il sistema della R&S: dalle risorse ad essa dedicate ai risultati, dai fattori abilitanti i processi innovativi agli impatti che le attività innovative hanno prodotto sul sistema economico. 1

Cotec 2012 Rapporto annuale sull innovazione 1.1 Le risorse La prima dimensione con cui poter valutare il sistema della R&S di un Paese è certamente l ammontare delle risorse dedicate (di tipo o finanziario o umano), sia dal settore pubblico sia da quello privato. 1.1.1 La spesa in R&S Il Grafico 1.1.1 mostra il trend di crescita della spesa complessiva in R&S in Italia dal 1990 al 2011, in termini sia correnti sia costanti (depurata dagli effetti dell inflazione). Si nota che il trend, dopo aver registrato una crescita maggiore negli anni tra il 2005 e il 2007, continua ad essere positivo, ma con tassi più contenuti, raggiungendo nel 2011 l ammontare di 19.756 milioni di euro. Tuttavia se si confronta tali dati con quelli dei principali Paesi europei (Grafico 1.1.2), si evidenza un sostanziale ritardo rispetto a Germania, Francia e Regno Unito (per quest ultimo però nell anno 2010 si registra una diminuzione delle risorse dedicate alla R&S). Un lieve calo si registra anche in Spagna, paese che in anni recenti si è avvicinato molto al livello di spesa italiano. Il Grafico 1.1.3 mostra che è proprio la Spagna ad avere il tasso di crescita di gran lunga più elevato tra i principali Paesi europei nel corso dell ultimo decennio: fatto 100 il livello di spesa in R&S del 1990, la Spagna raggiunge il valore di 187,5 nel 2000 e 490,6 nel 2010, mentre l Italia si ferma a 122 nel 2000 e 194,1 nel 2010. Grafico 1.1.1 Spesa totale in R&S in Italia, 1990-2011 (milioni di euro) 20000 Spesa totale (MEUR correnti) Spesa totale (MEUR costanti, 2000) 15000 10000 5000 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 Stima previsionale per il 2011. Fonte: "Ricerca e sviluppo in Italia", ISTAT (2012) 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Grafico 1.1.2 Spesa totale in R&S nei principali Paesi europei, 1990-2010 (milioni di dollari) Francia Germania Italia Spagna Regno Unito 80000,00 64000,00 48000,00 32000,00 16000,00 0,00 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Milioni di dollari a parità di potere d'acquisto a prezzi correnti Fonte: "Main Science and Technology Indicators", OECD Science, Technology and R&D Statistics (2012)

Parte prima - Il sistema della R&S Grafico 1.1.3 Spesa totale in R&S nei principali Paesi europei, 1990-2010 (indice 1990=100) Germania Francia Regno Unito Italia Spagna 500,0 450,0 400,0 350,0 300,0 250,0 200,0 150,0 100,0 50,0 0,0 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Fonte: elaborazione Fondazione Cotec su dati OCSE, "Main Science and Technology Indicators", OECD Science, Technology and R&D Statistics (2012) Al di là dell ammontare come valore assoluto della spesa, ancor più significativo è il suo rapporto al PIL. La percentuale di PIL dedicata alla R&S (Grafico 1.1.4) cresce in Italia tra il 2007 e il 2010, passando dal valore di 1,18 a quello di 1,26 (valore uguale a quello registrato nel 2009). Rispetto ai principali Paesi europei l Italia viene largamente superata da Germania (2,82%), Francia (2,25%), Regno Unito (1,76%), ma anche dalla Spagna (1,39%). Il Grafico 1.1.5, che allarga l orizzonte temporale considerando la spesa in R&S in percentuale del PIL tra il 1990 e il 2010, mostra che il sorpasso della Spagna sull Italia è avvenuto nel 2005 e da allora il divario è andato via via aumentando per restare invece costante nell ultimo anno di rilevazione. Se si considerano tutti i 27 paesi dell Unione Europea l Italia si trova in diciottesima posizione per spesa in R&S in rapporto al PIL. Se invece si valuta il rapporto tra spesa in R&S e popolazione residente (Grafico 1.1.6), l Italia, con un ammontare di 431 dollari pro-capite, supera la Spagna, che si ferma a 410,9 dollari. Entrambi i valori sono comunque molto lontani da quelli registrati in Germania (1.132,9 dollari pro-capite), Francia (920,2 dollari) e Regno Unito (641,7 dollari). Considerando anche per questo indicatore tutti i paesi dell Unione Europea, l Italia si trova al quattordicesimo posto. Grafico 1.1.4 Spesa totale in R&S nei principali Paesi europei come percentuale del PIL, 2007-2010 2007 2010 3,0 2,5 2,0 1,5 1,0 0,5 0,0 2,82 2,53 2,25 2,07 1,78 1,76 1,39 1,23 1,18 1,26 Germania Francia Regno Unito Spagna Italia Fonte: "Main Science and Technology Indicators", OECD Science, Technology and R&D Statistics (2012)

Cotec 2012 Rapporto annuale sull innovazione Grafico 1.1.5 Spesa totale in R&S nei principali Paesi europei come percentuale del PIL, 1990-2010 Francia Germania Italia Spagna Regno Unito 3,0 2,5 2,0 1,5 1,0 0,5 0,0 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Fonte: "Main Science and Technology Indicators", OECD Science, Technology and R&D Statistics (2012) Grafico 1.1.6 Spesa pro-capite in R&S nei principali Paesi europei, 2008-2010 2008 2010 1400,0 1200,0 1000,0 800,0 600,0 400,0 200,0 0,0 1188,5 1132,9 968,6 920,2 767,7 641,7 466,6 470,5 410,9 431,0 Germania Francia Regno Unito Spagna Italia Fonte: "World Competitiveness Index", IMD (2012) Guardando alla composizione della spesa in R&S in Italia per settore di effettuazione, illustrata nel Grafico 1.1.7, si nota un costante aumento della percentuale ascrivibile alle imprese e agli altri organismi privati di ricerca, passata dal 55,4% del 2007 al 57,7% del 2011. Contestualmente si assiste negli ultimi anni ad una diminuzione della quota relativa alle università, passata dal 30,1% del 2007 al 28,6% del 2011. Il confronto con i principali Paesi europei (Grafico 1.1.8) evidenzia come l incidenza italiana della spesa privata sia sensibilmente inferiore a quella di Germania (67,2%), Regno Unito (63,4%) e Francia (62,3%). Analizzando nel dettaglio la spesa in R&S delle imprese italiane (Grafico 1.1.9), si nota come essa sia cresciuta costantemente in termini reali dal 1996 al 2012, raggiungendo la quota di 10.848 milioni di euro. Rispetto ai principali Paesi europei, si conferma tuttavia un evidente gap (Grafico 1.1.10): la spesa in R&S delle imprese in rapporto del PIL è pari nel 2010 a 1,90% in Germania, 1,38% in Francia, 1,07% nel Regno Unito e 0,71% in Spagna, mentre in Italia si ferma allo 0,67%. Uno dei principali problemi e causa prima del gap italiano in questo indicatore è certamente rappresentato dalla dimensione aziendale: infatti le grandi imprese sono poco numerose in Italia, al contrario di quanto si registra nei principali Paesi europei.

Parte prima - Il sistema della R&S 5 Grafico 1.1.7 Ripartizione della spesa totale in R&S per settore di effettuazione in Italia, 2007-2011 (valori percentuali) 80 Amministrazioni pubbliche Imprese e IPNP Università 60 40 20 0 55,4 56,8 56,6 57,5 57,7 30,1 30,5 30,3 28,8 28,6 14,5 12,7 13,1 13,7 13,7 2007 2008 2009 2010 2011 *stima previsionale per il 2011. IPNP = Istituti Privati di ricerca No Profit Fonte: "Ricerca e Sviluppo in Italia", ISTAT (2012). Grafico 1.1.8 Ripartizione della spesa totale in R&S per settore di effettuazione nei principali Paesi europei, 2010 Imprese e IPNP Università Amministrazioni pubbliche 100% 80% 60% 14,8 16,4 18,0 21,3 9,4 27,2 20,1 13,7 28,3 28,6 40% 20% 67,2 62,3 63,4 51,6 57,5 0% Germania Francia Regno Unito Spagna Italia IPNP = Istituti Privati di ricerca No Profit Fonte: "Main Science and Technology Indicators", OECD Science, Technology and R&D Statistics (2012) Grafico 1.1.9 Spesa in R&S delle imprese in Italia, 1996-2012 (milioni di EURO) Spesa Totale (MEUR correnti) Spesa Totale (MEUR costanti, 1995) 12000 10000 8000 6000 4000 2000 0 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Stime previsionali per il 2011 e 2012. Fonte: "Ricerca e sviluppo in Italia", ISTAT (2012)

Cotec 2012 Rapporto annuale sull innovazione Grafico 1.1.10 Spesa in R&S delle imprese in percentuale del PIL nei principali Paesi europei, 2007-2010 2,00 1,80 1,60 1,40 1,20 1,00 0,80 0,60 0,40 0,20 0,00 2007 2010 1,90 1,77 1,31 1,38 1,11 1,07 0,71 0,71 0,61 0,67 Germania Francia Regno Unito Spagna Italia Fonte: "Main Science and Technology Indicators", OECD Science, Technology and R&D Statistics (2012) Come noto, la struttura produttiva italiana è caratterizzata dalla fortissima prevalenza di piccole e medie imprese, con un elevata percentuale delle cosiddette microimprese (con meno di 10 addetti). Il Grafico 1.1.11 dimostra però un aumento del contributo di spesa effettuata da parte delle medie imprese (50 249 addetti) che passano dal 12,6% al 13,5%, mentre le grandi imprese (250 499 addetti) passano dal 7,6% al 8,5%. Preme sottolineare come l entità della spesa in R&S delle imprese è sottostimata rispetto al valore reale in quanto molte piccole imprese non contabilizzano sotto la voce investimenti in R&S i costi da loro sostenuti per le attività innovative, considerandoli invece come costi operativi, ciò al fine di conseguire vantaggi fiscali. Di conseguenza la situazione della capacità di R&S del nostro Paese non è così negativa e distante da quella dei Paesi industrialmente avanzati come indicata dal rapporto spesa in R&S/PIL. Come riportato nel Grafico 1.1.12, le imprese che hanno effettuato i maggiori investimenti in R&S operano nei settori dell elettronica, ottica e informatica, cui seguono quelle del settore dell automotive. Come illustrato nel Grafico 1.1.13 cresce, a partire dal 2008, l entità della spesa in R&S del settore pubblico in Italia, con un incremento, nell ultimo anno, di alcune decine di milioni di euro. Tuttavia, se si considera l indicatore di tale spesa in rapporto al PIL, l Italia occupa la penultima posizione tra i principali Paesi europei, con una percentuale dello 0,18%, superiore solo allo 0,17% del Regno Unito. Grafico 1.1.11 Spesa in R&S delle imprese per classe di addetti in Italia, 2005-2009 (valori percentuali) 2005 2010 80 70 60 50 40 30 20 10 0 6,0 73,7 69,0 12,6 13,5 9,0 7,6 8,5 0-49 50-249 250-499 500 e oltre Fonte: "Ricerca e sviluppo in Italia", ISTAT (2012)

Parte prima - Il sistema della R&S Grafico 1.1.12 Spesa in R&S delle imprese per settore economico in Italia, 2012 (milioni di euro) Prodotti di elettronica, ottica e informatica Fabbricazione di autoveicoli e rimorchi Fabbricazione altri mezzi di trasporto Fabbricazione di apparecchiature meccaniche 1367,0 1301,6 1171,8 1115,2 Industria chimica e farmaceutica Attività professionali, scientifiche e tecniche Telecomunicazioni 827,7 966,7 916,3 Fabbricazione di apparecchiature elettriche Industrie tessili e calzature 448,1 418,2 Produzione di software Commercio Servizi finanziari e assicurativi Energia, gas, acqua, rifiuti 255,9 233,7 202,8 106,5 0,0 200,0 400,0 600,0 800,0 1.000,0 1.200,0 1.400,0 1.600,0 Fonte: "Ricerca e sviluppo in Italia", ISTAT (2012) Molto più alte le percentuali degli altri Paesi, come illustrato nel Grafico 1.1.14: 0,28% per la Spagna, in forte aumento rispetto allo 0,22% del 2007; 0,37% per la Francia e 0,42% per la Germania. Il Grafico 1.1.15 suddivide la spesa in R&S del settore pubblico in Italia per ambito applicativo o finalità. La voce principale afferisce ai Fondi per le Università che rappresentano una quota del 33,2% della spesa pubblica in R&S. Seguono gli ambiti Cultura, Formazione e Società (17,4%), Ambiente ed Energia (14,3%), Produzioni e Tecnologie (12,5%), Salute (10,5%), Programmi spaziali (6,2%), Agricoltura (3,4%), Trasporti, TLC e Infrastrutture (1,7%), Difesa (0,7%). La Tabella 1.1.1 mette a confronto tali percentuali con quelle rilevate nei principali Paesi europei. L analisi di questi dati, elaborati e calcolati dai governi a partire dal 2004 per disposizioni della Commissione Europea, permette di valutare gli indirizzi strategici adottati dai governi nel sostegno alla ricerca pubblica. L Italia mostra delle quote di spesa significativamente inferiori alla media europea per quanto riguarda le voci Fondi per l Università, Difesa e Trasporti, TLC e Infrastrutture. Al contrario, mostra delle percentuali sensibilmente superiori alla media europea nelle voci Cultura, Formazione e Società e Ambiente ed Energia (per un approfondimento si veda anche Appendice, Grafici dal A.1.5 al A.1.12).

Cotec 2012 Rapporto annuale sull innovazione Grafico 1.1.13 Spesa in R&S del settore pubblico in Italia, 1996-2012 (milioni di euro) Spesa Totale (MEUR correnti) Spesa Totale (MEUR costanti, 1995) 3.500 3.000 2.500 2.000 1.500 1.000 500 0 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Stime previsionali per il 2011 e 2012. Fonte: "Ricerca e sviluppo in Italia", ISTAT (2012) Grafico 1.1.14 Spesa in R&S del settore pubblico in percentuale del PIL nei principali Paesi europei, 2007-2010 2007 2010 0,45 0,40 0,35 0,30 0,25 0,20 0,15 0,10 0,05 0,00 0,42 0,35 0,37 0,34 0,28 0,22 0,16 0,17 0,17 0,18 Germania Francia Regno Unito Spagna Italia Fonte: "Main Science and Technology Indicators", OECD Science, Technology and R&D Statistics (2012) Grafico 1.1.15 Spesa in R&S del settore pubblico per ambito economico in Italia, 2011 (valori percentuali) Fondi per le università Cultura, formazione e società Ambiente ed energia Produzioni e tecnologie industriali Salute Programmi spaziali Agricoltura Trasporti, TLC e infrastrutture Difesa 0,7 1,7 3,4 6,2 10,5 12,5 14,3 17,4 33,2 0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0 Fonte: elaborazione Fondazione Cotec su dati "Ricerca e sviluppo in Italia", ISTAT (2012)

Parte prima - Il sistema della R&S Tabella 1.1.1 Spesa in R&S del settore pubblico per ambito economico nei principali Paesi europei, 2010 (valori percentuali) Italia Francia Germania Regno Unito Spagna Media UE Fondi per le università 33,2% 39,7% 54,1% 43,6% 45,2% 48,5% Cultura, Formazione e Società 17,4% 4,8% 4,2% 4,6% 3,5% 6,0% Ambiente ed Energia 14,3% 10,6% 8,3% 6,3% 9,2% 8,5% Produzioni e Tecnologie industriali 12,5% 1,9% 14,5% 1,3% 9,1% 9,7% Salute 10,5% 7,3% 4,3% 20,6% 13,6% 8,5% Programmi spaziali 6,2% 11,1% 4,7% 1,7% 1,1% 4,9% Agricoltura 3,4% 2,0% 3,3% 3,2% 7,4% 3,5% Trasporti, TLC e Infrastrutture 1,7% 7,7% 1,6% 1,8% 9,0% 3,7% Difesa 0,7% 14,7% 5,0% 16,9% 1,7% 6,5% Fonte: Eurostat (2012) Grafico 1.1.16 Spesa in R&S delle università italiane, 1996-2011 (milioni di euro) 8.000 Spesa Totale (MEUR correnti) Spesa Totale (MEUR costanti, 1995) 6.000 4.000 2.000 0 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Stime previsionali per il 2011. Fonte: "Ricerca e sviluppo in Italia", ISTAT (2012) Grafico 1.1.17 Spesa in R&S delle università in percentuale del PIL nei principali Paesi europei, 2007-2010 0,60 0,50 0,40 0,30 0,20 0,10 0,00 0,51 0,41 0,41 2007 2010 0,48 0,46 0,48 0,39 0,33 0,35 Germania Francia Regno Unito Spagna Italia 0,36 Fonte: "Main Science and Technology Indicators", OECD Science, Technology and R&D Statistics (2012)

Cotec 2012 Rapporto annuale sull innovazione Si fornisce qui come approfondimento l esame della spesa in R&S effettuata dalle università. Come illustrato nel Grafico 1.1.16, l ammontare della spesa ha registrato in Italia una flessione nell ultimo triennio, passando dai 5.812 milioni di euro del 2009 ai 5.642 milioni del 2011. A confronto coi principali Paesi europei, ponendo la spesa in R&S delle università in rapporto al PIL (Grafico 1.1.17), l Italia, con una percentuale dello 0,36%, si trova agli ultimi posti, superata anche dalla Spagna. 1.1.2 Gli addetti alla R&S Il Grafico 1.1.18 mostra una rilevante flessione nella quota di addetti alla R&S (espressi in unità equivalenti a tempo pieno) su 1.000 componenti della forza lavoro in Italia: tale quota ha toccato, dopo una costante crescita, il suo valore massimo nel 2008 (9,5), per poi scendere nel 2010 al valore di 8,8. Si tratta del valore più basso tra i principali Paesi europei, come risulta dal Grafico 1.1.19. In costante crescita nell ultimo triennio è invece la quota di ricercatori sul totale degli addetti in R&S in Italia, passata dalla percentuale del 40,8% del 2008 al valore del 48,4% del 2010 (Grafico 1.1.20). Nonostante tale crescita, rispetto ai principali Paesi europei l Italia presenta la minore percentuale di ricercatori sul totale degli addetti alla R&S (Grafico 1.1.21): il valore raggiunto del 48,4% è infatti ancora di molto inferiore alla media europea (60,6%) o ai valori di Francia (60,0%), Germania (59,6%) e Spagna (60,6%). Grafico 1.1.18 Addetti alla R&S per 1.000 componenti della forza lavoro in Italia, 2003-2010 10 9 8 7 6 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Nota: stima previsionale per il 2010. Fonte: "Main Science and Technology Indicators", OECD Science, Technology and R&D Statistics (2012) Grafico 1.1.19 Addetti alla R&S per 1000 componenti della forza lavoro nei principali Paesi europei, 2005-2010 2005 2010 16 12 8 12,8 13,8 11,6 13,2 10,8 10,2 7,2 8,8 8,4 9,6 4 0 Francia Germania Regno Unito Italia Spagna Nota: per la Francia il dato è relativo rispettivamente agli anni 2005 e 2009. Fonte: "Main Science and Technology Indicators", OECD Science, Technology and R&D Statistics (2012)

Parte prima - Il sistema della R&S Se si misura infine anche il numero di ricercatori per 1.000 componenti della forza lavoro, l Italia mostra ancora un livello inferiore a quello della media europea: 4,2 ricercatori italiani contro 6,5 in Europa (Grafico 1.1.22). Il divario tra l Italia e i principali Paesi europei è rilevante soprattutto per il numero di addetti alla R&S del settore privato. Il Grafico 1.1.23 mostra come la quota di addetti alla R&S nelle imprese italiane ogni 1.000 occupati abbia raggiunto nel 2010 il valore di 5,4 contro i valori più alti di Spagna e Regno Unito (rispettivamente pari a 6,4 e 6,2) e quelli più che doppi di Germania e Francia (rispettivamente 11,3 e 12,6). Tuttavia, come illustrato nel Grafico 1.1.24, tra il 2004 e il 2009 il numero di addetti alla R&S operanti nelle imprese italiane ha registrato un incremento consistente, passando da circa 67mila unità a circa 110mila unità. Nel corso degli ultimi due anni sono evidenti invece gli effetti della crisi e il trend si inverte, con una riduzione di 8,4% tra il 2009 e il 2011. Tra i settori, è quello della meccanica a dedicare alla R&S il volume maggiore di risorse umane, pari al 15,9% del totale degli addetti alla R&S nelle imprese (Grafico 1.1.25); seguono i settori dell elettronica, ottica e informatica (13%), dell automotive (11,7%) e delle telecomunicazioni (11,2%). Grafico 1.1.20 Ricercatori sul totale degli addetti alla R&S in Italia, 2000-2010 (valori percentuali) 50 48 46 44 42 40 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Fonte: "Main Science and Technology Indicators", OECD Science, Technology and R&D Statistics (2012) Grafico 1.1.21 Ricercatori sul totale degli addetti alla R&S nei principali Paesi europei, 2005-2010 (valori percentuali) 70 60 50 40 30 20 10 0 2005 2010 62,9 60,6 62,8 60,6 57,9 60,0 57,3 59,6 UE-27 Spagna Francia Germania Italia Nota: per la Francia il dato è relativo rispettivamente agli anni 2005 e 2009. Fonte: "Main Science and Technology Indicators", OECD Science, Technology and R&D Statistics (2012) 47,1 48,4

Cotec 2012 Rapporto annuale sull innovazione Grafico 1.1.22 Ricercatori per 1.000 componenti della forza lavoro in Italia e nella UE, 2002-2010 Italia media UE (27) 8 6 4 2 0 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Fonte: "Main Science and Technology Indicators", OECD Science, Technology and R&D Statistics (2012) Grafico 1.1.23 Addetti alla R&S nelle imprese per 1.000 occupati nei principali Paesi europei, 2005-2010 14 12 10 8 6 4 2 0 2005 2010 12,6 11,4 11,3 10,6 6,2 6,2 6,4 5,4 4,8 3,8 Francia Germania Regno Unito Spagna Italia Nota: per la Francia il dato è relativo rispettivamente agli anni 2005 e 2009. Fonte: "Main Science and Technology Indicators", OECD Science, Technology and R&D Statistics (2012) Grafico 1.1.24 Addetti alla R&S nelle imprese in Italia, 1990-2011 (equivalenti a tempo pieno) 110000 100000 90000 80000 70000 60000 50000 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 (p) Nota: stima previsionale per il 2010 e 2011. Fonte: "Main Science and Technology Indicators", OECD Science, Technology and R&D Statistics (2012) 2011 (p)

Parte prima - Il sistema della R&S Grafico 1.1.25 Addetti alla R&S nelle imprese in Italia per settore economico, 2010 (valori percentuali) Fabbricazione di apparecchiature meccaniche Prodotti di elettronica, ottica e informatica Fabbricazione di autoveicoli e rimorchi Telecomunicazioni Industria chimica e farmaceutica Industrie tessili, confezioni e calzature Fabbricazione altri mezzi di trasporto Fabbricazione di apparecchiature elettriche Produzione di software Fabbricazione di prodotti in metallo Gomma e plastica Industrie alimentari, bevande e tabacco Fonte:"Ricerca e sviluppo in Italia", ISTAT(2012) 2,8 2,5 4,4 7,4 6,8 6,2 9,1 11,7 11,2 13,0 15,9 0,0 2,0 4,0 6,0 8,0 10,0 12,0 14,0 16,0 18,0 Grafico 1.1.26 Addetti alla R&S nelle amministrazioni pubbliche e nelle università in Italia, 2005-2010 (equivalenti a tempo pieno) Amministrazioni pubbliche Università 100000 80000 60000 66976 67688 71063 72474 74949 72299 40000 32684 36165 35474 34076 33764 34665 20000 0 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Fonte: "Ricerca e sviluppo in Italia", ISTAT (2012) Per ciò che riguarda invece gli addetti alla R&S nel settore pubblico, il loro numero è pressoché stabile dal 2005 al 2010 (ultimo dato disponibile). Il Grafico 1.1.26 mostra inoltre un costante, seppur lieve, incremento del numero di addetti alla R&S nelle università, ad eccezione del 2010, anno che fa segnare una flessione.

Cotec 2012 Rapporto annuale sull innovazione 1.2 I risultati Se gli indicatori di disponibilità di risorse finanziarie e umane rappresentano i fattori di input del sistema della R&S nazionale, gli indicatori di output del processo innovativo sono rappresentati dalla capacità di generazione di nuove conoscenze scientifiche e tecnologiche nella forma o di pubblicazioni scientifiche o di brevetti. 1.2.1 Le pubblicazioni scientifiche L Italia continua a dimostrare nella realizzazione di pubblicazioni scientifiche l eccellenza della sua ricerca, in particolare per quanto riguarda la produttività dei ricercatori. Le pubblicazioni scientifiche italiane rappresentano il 4,6% delle pubblicazioni mondiali (Grafico 1.2.1), quota inferiore rispetto a paesi come Francia, Regno Unito o Germania, che però abbiamo visto avere indicatori di input più elevati, sia in termini di numero di ricercatori sia in termini di risorse finanziarie. Guardando invece alla produttività scientifica dei ricercatori, rappresentata dal rapporto tra numero di articoli scientifici e numero di ricercatori accademici, illustrata nel Grafico 1.2.2, tra i principali Paesi europei l Italia presenta il valore di gran lunga più elevato: 1,56 pubblicazioni per ricercatore, contro le 1,32 della Germania, 1,23 della Francia, 0,90 della Spagna, 0,75 del Regno Unito. Grafico 1.2.1 Quota del numero di pubblicazioni scientifiche per Paese sul totale mondiale, 2007-2009 35 30 25 20 15 10 5 0 2007 2008 2009 28,6 27,7 27,3 8,0 7,7 7,8 8,0 7,6 7,3 7,6 7,2 7,2 5,8 5,8 5,7 4,7 4,6 4,6 Stati Uniti Germania Giappone Regno Unito Francia Italia Fonte: "R&S Dati statistici", AIRI (2012) su dati Fraunhofer ISI Grafico 1.2.2 Pubblicazioni scientifiche per ricercatore accademico nei principali Paesi europei, 2009 1,80 1,60 1,40 1,20 1,00 0,80 0,60 0,40 0,20 0,00 1,56 1,32 1,23 0,90 0,75 Italia Germania Francia Spagna Regno Unito Fonte: elaboazione Fondazione Cotec su dati SJR SCImago Journal and Country Rank (2012) e "Main Science and Technology Indicators", OCSE (2012)

Parte prima - Il sistema della R&S 5 Grafico 1.2.3 Quota di pubblicazioni scientifiche di disciplina tecnico-scientifica sul totale nei principali Paesi industrializzati, 2009 100 95 90 85 80 75 70 65 60 55 50 91,5 90,7 89,7 87,4 82,9 79,5 Italia Germania Francia Giappone Stati Uniti Regno Unito Fonte: elaborazione Fondazione Cotec su dati SJR SCImago Journal and Country Rank (2012) Il Grafico 1.2.3 mostra infine un ulteriore caratteristica positiva della produzione scientifica italiana: la quota di pubblicazioni in discipline tecnico-scientifiche è la più alta tra i principali Paesi industrializzati. 1.2.2 I brevetti e i marchi di prodotto La brevettazione costituisce non solamente uno strumento di protezione delle invenzioni prodotte, ma anche un fondamentale indicatore di output del sistema della R&S come misura della capacità di generare innovazione e di valorizzarne, anche commercialmente, i risultati. Grazie ai dati forniti dall Osservatorio Unioncamere DINTEC Brevetti-Marchi-Design è possibile valutare l attività brevettuale italiana con dati aggiornati al 2010. Analizzando le domande di brevetto italiane presso i vari uffici competenti a scala nazionale ed internazionale, si evidenzia un aumento delle stesse presso l Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (UIBM), passate da 9.457 del 2008 a 9.684 del 2010. Nello stesso periodo si assiste invece ad un calo delle domande presentate presso l Ufficio Europeo Brevetti (EPO European Patent Office), passate da 4.423 del 2008 a 3.953 del 2010. Circa un terzo di queste ultime sono invece le invenzioni italiane per cui si è richiesta una copertura brevettuale negli Stati Uniti presso il USPTO (United States Patent and Trademark Office); poche meno sono le domande di brevetto presentate presso l Ufficio competente in Cina (Grafico 1.2.4). Grafico 1.2.4 Domande di brevetto di richiedenti italiani per Ufficio, 2008-2010 10000 9000 8000 7000 6000 5000 4000 3000 2000 1000 0 9457 9665 9684 4423 4200 3953 Fonte: Osservatorio Unioncamere, DINTEC Brevetti-Marchi-Design (2012) 2008 2009 2010 1413 1344 1167 1074 n.d 293 262 n.d. n.d. Ufficio Italiano Brevetti e Marchi Ufficio Europeo Brevetti Ufficio brevetti USA Ufficio brevetti Brasile Ufficio brevetti Cina

Cotec 2012 Rapporto annuale sull innovazione Le domande di brevetto internazionale, gestite attraverso il Patent Cooperation Treaty (PCT) dalla World Intellectual Property Organization (WIPO), consentono di accedere con una procedura unica simultaneamente agli Uffici competenti di 185 Paesi. Le domande di brevetto internazionale PCT, pur riconoscendo la protezione delle invenzioni solo previa valutazione dei singoli uffici nazionali, rappresentano un indicatore della capacità dei singoli Paesi di produrre innovazioni il cui valore commerciale raggiunge una valenza internazionale. Il Grafico 1.2.5 mostra l evoluzione della capacità brevettuale internazionale dei principali Paesi industrializzati, ponendo uguale a 100 il valore raggiunto nell anno 2007. Per quanto riguarda l Italia si nota una forte crescita nel periodo precedente al 2007 (il valore del 2003 era pari a 73,5) e un calo negli anni successivi (nel 2011 si registra il valore di 91,5). Una simile riduzione, dovuta probabilmente agli effetti della crisi economica, si evidenzia anche in altri Paesi come Stati Uniti e Regno Unito, mentre una tendenza inversa si registra in Germania e Francia. Gli effetti della crisi risultano evidenti anche dal Grafico 1.2.6, che mostra come il numero di brevetti internazionali per milione di abitanti si sia ridotto in quasi tutti i principali Paesi europei tra il 2005 e il 2010. Anche rapportando il numero di brevetti al numero di addetti alla R&S (Grafico 1.2.7), al fine di ottenere una stima di produttività, si nota una tendenza al peggioramento della performance: nel 2010 Grafico 1.2.5 Brevetti internazionali PCT* nei principali Paesi industrializzati, 2003-2011 (2007 = 100) Francia Regno Unito Italia Stati Uniti Germania 120 110 100 90 80 70 60 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 *Brevetti intenazionali PCT : Patent Cooperation Treaty Union. Fonte: WIPO Statistics Database (2012) Grafico 1.2.6 Brevetti internazionali PCT* per milione di abitanti nei principali Paesi industrializzati, 2005-2010 300,0 250,0 200,0 150,0 100,0 50,0 268,4 204,6 202,8 198,3 166,9 122,8 2005 2010 103,9 109,5 100,7 81,0 50,5 48,6 29,9 37,8 114,5 109,3 0,0 Giappone Germania Stati Uniti Francia Regno Unito Italia Spagna Paesi OCSE *Brevetti intenazionali PCT: Patent Cooperation Treaty Union Fonte: elaboazione Fondazione Cotec su dati "Main Science and Technology Indicators", OCSE (2012)

Parte prima - Il sistema della R&S in Italia sono stati realizzati 1,34 brevetti ogni 100 addetti alla R&S (erano 1,69 nel 2005), nel Regno Unito 1,55 (erano 1,84 nel 2005), in Francia 1,76 (contro 1,82 del 2005), in Germania sono stati 2,96 (mentre nel 2005 erano 3,52). Il Grafico 1.2.8 mette in relazione il numero di famiglie di brevetti triadici e il numero di marchi di prodotto depositati con il PIL dei principali Paesi europei, fornendo così una misura della produttività del sistema dell innovazione e, in qualche misura, del suo grado di dipendenza dal ciclo economico. Vengono presi in esame in questo caso i brevetti cosiddetti triadici, ossia quelli congiuntamente depositati presso i tre maggiori uffici a livello mondiale: USPTO, EPO e JPO. Considerando dunque gli oneri dovuti al deposito congiunto, la categoria dei brevetti triadici individua le invenzioni a più alto potenziale di impatto economico. Anche in questo caso è evidente il ritardo italiano rispetto a Regno Unito, Francia e Germania, sia per i brevetti, sia per i marchi di prodotto. Una delle criticità storiche del sistema italiano, come accennato in precedenza, si conferma essere la dimensione media delle imprese: il Grafico 1.2.9 dimostra infatti che sono le imprese più grandi ad avere la quota maggiore di brevetti depositati (il 30% del totale). Il Grafico 1.2.10 mostra invece la presenza, in relazione al PIL, di imprese giovani, con meno di 5 anni di vita, con almeno un brevetto nel proprio portafoglio: anche in questo caso il valore italiano è inferio- Grafico 1.2.7 Brevetti internazionali PCT* per 100 addetti alla R&S nei principali Paesi europei, 2005-2010 4,00 3,50 3,00 2,50 2,00 1,50 1,00 0,50 0,00 2005 2010 3,52 2,96 1,82 1,76 2,31 2,07 1,84 1,55 1,69 1,34 0,74 0,78 Germania Francia Regno Unito Italia Spagna Unione Europea 27 *Brevetti intenazionali PCT: Patent Cooperation Treaty Union Fonte: elaboazione Fondazione Cotec su dati "Main Science and Technology Indicators", OCSE (2012) Grafico 1.2.8 Brevetti triadici* e marchi di prodotto in rapporto al PIL nei principali Paesi europei, 2007-2010 Brevetti (2008-2010) Marchi di prodotto (2007-2009) 3,50 3,00 2,50 2,00 1,50 1,00 0,50 0,00 3,18 3,12 2,71 2,20 1,88 1,12 1,31 0,74 0,37 0,16 Germania Francia Regno Unito Italia Spagna *depositati presso EPO, USPTO e JPO. Fonte: "OECD Science, Technology and Industry Oulook", OCSE (2012)

Cotec 2012 Rapporto annuale sull innovazione re a quello di Regno Unito, Germania e Francia e maggiore di quello di Spagna. Ulteriore criticità riscontrata è la propensione alla brevettazione da parte di università e centri di ricerca pubblici: fatto 100 il valore medio OCSE negli anni 2005-2009 (Grafico 1.2.11), l Italia presenta un indice pari a 30,3, inferiore a quello di Portogallo (che ha un valore, sotto la media OCSE, pari a 72,1), Spagna e Germania (che rappresentano perfettamente la media dei paesi OCSE con un valore di 100) e di Paesi come Regno Unito, Giappone, USA e Francia (che presentano valori superiori alla media). Il Grafico 1.2.12 illustra, a livello italiano, l attività di brevettazione nei diversi ambiti o campi tecnologici, identificati attraverso la classificazione internazionale IPC (International Patent Classification). Tra il 2006 e il 2010 l ambito maggiormente dinamico si rivela essere quello delle Tecniche industriali e trasporti, con un totale di 5.781 domande di brevetto depositate. La seconda categoria, con un totale di 4.138 depositi, è quella relativa alle Necessità Umane, al cui interno sono conteggiati i brevetti relativi al settore sanitario, all agricoltura, alla produzione di prodotti alimentari, di abbigliamento e domestici. Seguono le categorie Meccanica, illuminazione, riscaldamento, armamenti, salvataggio (con un totale di 2.654 applicazioni brevettuali tra il 2006 e il 2010), Chimica e metallurgia (con un totale di 2.258), Elettricità (2.056 domande di brevetto), Fisica (2.010), Costruzioni fisse (1.491) e infine Prodotti tessili e carta (592 brevetti). Grafico 1.2.9 Brevetti italiani delle imprese presso l'epo per classe di addetti, 2009-2010 (valori percentuali) 35,0 30,0 30,0 25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 16,3 6,3 12,1 10,2 12,7 9,4 0,0 Da 1 a 9 addetti Da 10 a 19 addetti Da 20 a 49 addetti Da 50 a 99 addetti Da 100 a 249 addetti Da 250 a 499 addetti 500 addetti e oltre Fonte: Osservatorio Unioncamere, DINTEC Brevetti-Marchi-Design (2012) Grafico 1.2.10 Giovani imprese (meno di 5 anni) con almeno un brevetto in rapporto al PIL nei principali Paesi europei, 2007-2010 1,20 1,12 1,00 0,94 0,80 0,60 0,72 0,62 0,49 0,40 0,20 0,00 Regno Unito Germania Francia Italia Spagna Fonte: "OECD Science, Technology and Industry Oulook", OCSE (2012)

Parte prima - Il sistema della R&S Grafico 1.2.11 Brevetti applicati da università e centri di ricerca pubblici in rapporto al PIL nei principali Paesi industrializzati, 2005-2009 (media OCSE = 100) 140,00 120,00 100,00 80,00 60,00 40,00 20,00 0,00 127,8 123,2 121,5 113,8 100,0 100,0 72,1 50,5 Francia Stati Uniti Giappone Regno Unito Germania Spagna Portogallo Italia Fonte: "OECD Science, Technology and Industry Oulook", OCSE (2012) Grafico 1.2.12 Brevetti italiani presso l'epo per ambiti tecnologici, 2006-2010 Necessità umane Tecniche industriali varie - trasporti Chimica; metallurgia Prodotti tessili; carta Costruzioni fisse Meccanica; illuminazione; riscaldamento; armamenti; salvataggio Fisica Elettricità 1400 1200 1000 800 600 400 200 0 2006 2007 2008 2009 2010 Fonte: Osservatorio Unioncamere, DINTEC Brevetti-Marchi-Design (2012) Tabella 1.2.1 Quota di brevetti internazionali PCT* nei principali campi tecnologici per milione di abitanti nei principali Paesi industrializzati, 2009 Italia Germania Francia Spagna Regno Unito Stati Uniti Giappone ICT 8,6 45,0 30,6 7,5 26,0 47,0 92,2 Biotech 2,5 9,6 7,5 2,5 4,8 7,6 5,2 Nanotecnologie 0,1 0,9 0,5 0,2 0,4 0,9 0,6 Tecnologie mediche e farmaceutica 7,8 21,2 14,4 6,9 16,8 30,1 20,5 Energia e Tecnologie ambientali 4,5 24,7 11,7 4,0 6,7 9,7 27,8 *Brevetti intenazionali PCT: Patent Cooperation Treaty Union Fonte: elaboazione Fondazione Cotec su dati "OECD Patent Database", OCSE (2012)

Cotec 2012 Rapporto annuale sull innovazione La Tabella 1.2.1 riassume invece, relativamente all anno 2009, l attività di brevettazione internazionale dei principali Paesi industrializzati in alcuni campi tecnologici di particolare importanza, sia per il loro livello tecnico-scientifico, sia in relazione al loro impatto nei principali ambiti applicativi. Il numero di brevetti ICT depositati nel 2009 è per l Italia pari a 8,6 per milione di abitanti, in leggera flessione rispetto al 2005 quando il valore era 8,7, contro 7,5 per milione di abitanti della Spagna, 26 del Regno Unito, 30,6 della Francia e 45 della Germania. Per ciò che concerne le biotecnologie, l Italia, con 2,5 brevetti per milione di abitanti, permane distante rispetto ai valori raggiunti da Paesi come Regno Unito (4,8), Francia (7,5), Germania (9,6). In crescita sono invece i brevetti nel campo dell energia e delle tecnologie ambientali: 4,5 per milione di abitanti nel 2009 contro i 2,7 del 2005; il valore resta comunque molto distante dai 6,7 del Regno Unito, dagli 11,7 della Francia, dai 24,7 della Germania (per un approfondimento si veda Appendice, Grafici da A.1.15 a A.1.19).

Parte prima - Il sistema della R&S 1.3 I fattori abilitanti Al fine di elaborare un chiaro quadro d insieme delle principali caratteristiche, criticità e potenzialità del sistema innovativo italiano in confronto con quello dei principali Paesi industrializzati è necessario non limitarsi ad analizzare le attività di R&S, ma occorre considerare una serie di fattori complementari che condizionano fortemente la trasformazione dei risultati tecnico-scientifici in tecnologie applicate alla soluzione di problemi in campo economico e sociale (fattori abilitanti). Gli indicatori proposti in questo capitolo, a complemento dei tradizionali indicatori dell attività di R&S, indagano quei fattori di sistema che contribuiscono a creare un contesto favorevole all introduzione e allo sviluppo di innovazioni. In particolare si fa riferimento alla qualificazione del capitale umano, alla disponibilità di risorse finanziarie per l innovazione (specificatamente quelle di tipo venture capital), alla diffusione delle tecnologie ICT nel sistema delle imprese e nella società nel suo complesso e alle caratteristiche, qualitative e quantitative, di altri fattori considerati strategici per la competitività. 1.3.1 Il capitale umano La qualificazione del capitale umano è, in particolare nelle tematiche tecnico-scienfiche, il primo fattore unanimemente considerato fondante di ogni Società della Conoscenza, in cui il sapere scientifico e tecnologico rappresenta il motore dello sviluppo. Grafico 1.3.1 Popolazione adulta laureata nei principali Paesi industrializzati, 2010 (valori percentuali) Giappone 43,8 Stati Uniti 41,2 Corea del Sud Finlandia 38,8 38,1 Regno Unito Svezia 35,0 34,2 Paesi Bassi Spagna Media OCSE Francia 31,9 30,7 30,3 29,0 Germania 26,6 Portogallo Italia 15,4 14,8 Turchia Brasile 10,9 11,9 0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0 40,0 45,0 50,0 Fonte: "OECD Science, Technology and Industry Outlook", OCSE (2012)

Cotec 2012 Rapporto annuale sull innovazione Grafico 1.3.2 Livelli di formazione nei principali Paesi europei, 2010 (valori percentuali) Non diplomati Istruzione secondaria superiore Laurea 100% 80% 60% 40% 20% 0 38,1 35 31,9 30,7 29,0 26,6 21,9 41,1 40,4 44,9 41,8 59,2 47,4 17,0 23,9 27,7 29,2 14,2 15,4 14,8 16,5 40,4 68,1 44,8 Finlandia Regno Unito Paesi Bassi Spagna Francia Germania Portogallo Italia Fonte: elaborazione Fondazione Cotec su dati "OECD Science, Technology and Industry Scoreboard", OCSE (2012) e "Education and Training Indicators", Eurostat (2012) Nel 2010 in Italia la percentuale di popolazione adulta (come definita dall OCSE, tra 25 e 64 anni) in possesso di una laurea è pari a 14,8% (contro 14% del 2007), valore pari a metà della media OCSE (30,3%). Questo indicatore (Grafico 1.3.1) mette in evidenza il ritardo italiano rispetto agli altri principali Paesi europei, come Germania (26,6%), Francia (29%), Spagna (30,7%), Regno Unito (35%), o rispetto a Paesi come USA e Giappone dove la percentuale di popolazione laureata è nettamente più alta (rispettivamente 41,2% e 43,8%). Tra i Paesi europei l Italia presenta inoltre la quarta percentuale più alta di popolazione non diplomata: il 44,8% nel 2010 (Grafico 1.3.2). I tre Paesi che presentano percentuali ancora maggiori di non diplomati sono Spagna (47,4%), Portogallo (68,1%) e Malta (71%); è evidente il distacco dalla Germania (14,2%) o dai Paesi nordici (ad esempio, Finlandia con 17%). Tuttavia, tra il 2005 e il 2010, la percentuale di italiani in possesso di un titolo di scuola superiore è passata da 50,4% a 53,2%. Questo dato è certamente effetto del progressivo innalzamento medio del livello di istruzione della popolazione. Se si guarda infatti alla percentuale di popolazione diplomata per gruppi d età (Grafico 1.3.3) risulta evidente come il numero di italiani in possesso di almeno un titolo di scuola secondaria cresca molto nelle classi d età più giovani. Lo stesso andamento si registra per la percentuale di laureati (Grafico 1.3.4), che in Italia nel 2011 è del 21% nella fascia d età tra i 25 e 34 anni, mentre è solo il 10,8% nella fascia d età tra 55 e 64 anni. Grafico 1.3.3 Popolazione con almeno istruzione secondaria superiore per gruppo di età in Italia, 2002-2011 (valori percentuali) 50 2002 2005 2008 2011 40 30 20 10 0 25-34 35-44 45-54 55-64 Fonte: "Education and Training Indicators", Eurostat (2012)

Parte prima - Il sistema della R&S Grafico 1.3.4 Popolazione laureata per gruppo di età in Italia, 2002-2011 (valori percentuali) 25 2002 2005 2008 2011 20 15 10 5 0 25-34 35-44 45-54 55-64 Fonte: "Education and Training Indicators", Eurostat (2012) In altri termini, si può affermare che, se è evidente un ritardo italiano rispetto a molti Paesi europei, un segnale positivo è che le nuove generazioni stanno conseguendo livelli di istruzione superiori rispetto alle precedenti. Significativo e positivo è anche l effetto della riforma universitaria 3+2, che ha prodotto un innalzamento della percentuale di laureati nella fascia d età 25-34 anni da 12,2% del 2002 a 21% del 2011. Non mancano inoltre altri segnali positivi, come la percentuale di donne sul totale dei laureati (Grafico 1.3.5), che nel 2010 in Italia è stata 59,4% (percentuale più alta rispetto a Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania), o come la percentuale di studenti, laureati e dottori di ricerca in discipline scientifiche. Nel 2010 in Italia la quota di laureati in discipline scientifiche sul totale dei laureati è stata pari a 22,7% (Grafico 1.3.6), maggiore della media UE di 21,4%. Anche il numero di studenti universitari in discipline scientifiche è allineato alla media europea (25,1% in Italia, 25% in Europa). Stessa situazione si registra anche nella quota di dottori di ricerca in discipline scientifiche e ingegneria, come illustrato dal Grafico 1.3.7. Altro aspetto importante, ma in negativo, è la capacità del sistema universitario di attrarre studenti stranieri (Grafico 1.3.8): quella dell Italia è assai inferiore a quella dei principali Paesi europei. Nel 2010, infatti, in Italia meno di uno studente su cento è straniero, contro i 1,5 di Spagna, 2,1 della Francia, 5,1 di Germania e 7,5 di Regno Unito. Grafico 1.3.5 Quota di donne sul totale laureati nei principali Paesi industrializzati, 2010 65 60 55 60,4 60,1 59,4 57,2 56,6 54,8 52,0 50 45 43,8 40 Portogallo Spagna Italia Stati Uniti Regno Unito Francia Germania Giappone Fonte: "OECD Education at a glance", OCSE (2012)

Cotec 2012 Rapporto annuale sull innovazione Grafico 1.3.6 Quota di laureati e di studenti universitari in discipline scientifiche nei principali Paesi europei, 2010 (valori percentuali) 35 30 25 20 15 10 5 0 25,6 30,7 26,2 25,7 26,6 24,9 Fonte: "Education and Training Indicators", Eurostat (2012) Studenti Laureati 25,1 22,7 23,0 22,6 Francia Germania Spagna Italia Regno Unito Media EU27 25,0 21,4 Grafico 1.3.7 Quota di dottori di ricerca in discipline scientifiche e ingegneria, 2009 Svezia 1,40 Finlandia Regno Unito Germania Francia 1,00 0,95 0,93 0,88 Portogallo 0,80 Italia Media OCSE Paesi Bassi 0,57 0,60 0,64 Stati Uniti 0,50 Giappone Spagna Corea del Sud 0,39 0,44 0,42 Brasile Turchia 0,07 0,10 0,00 0,20 0,40 0,60 0,80 1,00 1,20 1,40 Fonte: "OECD Science, Technology and Industry Outlook", OCSE (2012)