Albert Schmucki OFM
2 CONGRESSO FORMATORI OFM - FATIMA 2012 ACCOMPAGNAMENTO FORMATIVO E PREPARAZIONE AL MINISTERO Introduzione al tema e chiarificazioni 1. Tappe dell accompagnamento formativo nella RFF LA CENTRALITÀ DEI COLLOQUI NEL PROCESSO FORMATIVO: Il colloquio personale, «che costituisce una pratica di comprovata e insostituibile efficacia» (VC 66), è il principale strumento all interno della dinamica propria della formazione personalizzata ed ha come base la fiducia reciproca (RFF 102). L OBIETTIVO DELL ACCOMPAGNAMENTO FORMATIVO: L obiettivo dei colloqui formativi è l identità vocazionale del frate stesso e la sua capacità di discernimento vocazionale. Aiutare i frati in formazione a conoscere se stessi, a fare il passaggio dalla sincerità alla verità, e a risolvere adeguatamente le loro difficoltà coinvolgendo il formando nel processo di valutazione attraverso la sua stessa capacità di introspezione (cf. RFF 148). IL METODO PEDAGOGICO DEI COLLOQUI: I colloqui stanno al servizio dell esplorazione di sé del frate stesso e della sua crescita nella conoscenza delle sue motivazioni più profonde. In questo modo, egli viene aiutato a camminare sotto la luce dello Spirito, a comprendere in verità chi è davanti a Dio e cosa Dio chiede a lui, e a integrare, facendole progredire, tutte le dimensioni della sua persona: spirituale, carismatica, apostolica, progettuale, umana e relazionale. (RFF 99) L IMPORTANZA DELLA CHIAREZZA RIGUARDO AI RUOLI E AI COMPITI: E essenziale un equilibrio tra ascolto empatico e capacità di confronto. Perciò il formatore deve assumere i seguenti atteggiamenti: Essere esigente e insieme comprensivo e paziente, senza rigidità, capace di atteggiamento materno e paterno. (RFF 148) L iniziativa della condivisione della sua vita spetta al frate in formazione: Nell accompagnamento personale il Frate o candidato in cammino, affidandosi umilmente al fratello che lo accompagna e condividendo con lui la gioia della stessa vocazione, è chiamato a manifestare «con fiducia all altro le sue necessità» (Rb 6,7). (RFF 99) LA FASE INIZIALE: Nella fase iniziale l attenzione è rivolta alla vita reale del frate (l io attuale). Un momento di accoglienza del mistero della persona, di ascolto fiducioso e di comprensione empatica della situazione del chiamato, da parte dell accompagnante. (RFF 101) LA FASE INTERMEDIA: Nella fase intermedia l attenzione è rivolta alla chiarificazione delle motivazioni (convergenza o divergenza tra l io attuale e l io ideale?). Un tempo di chiarificazione e riflessione sugli eventi vissuti, sugli atteggiamenti personali, alla ricerca delle sottostanti motivazioni vocazionali personali, più o meno mature; il richiamo, da parte dell accompagnatore, di quei valori cristiani e francescani che illuminano la situazione presentata e l interpretazione, alla luce di questi, del cammino percorso. (RFF 101)
CONGRESSO FORMATORI OFM - FATIMA 2012 3 LA FASE FINALE: Nella fase finale l attenzione è rivolta alla capacità di fare una sintesi credente tra i vari aspetti della forma di vita francescana (l identità vocazionale attraverso un dialogo continuo tra l io attuale e l io ideale). Una sintesi credente che il Frate in cammino è chiamato a fare, fino a raggiungere quella sapienza pratica che gli permetta di cogliere la concreta volontà di Dio e di decidersi per essa nella vita reale. LA COOPERAZIONE CON ALTRE FORME DI ACCOMPAGNAMENTO: La consapevolezza dell identità specifica dei colloqui formativi facilita la cooperazione con altre forme di accompagnamento (direzione spirituale, psicoterapia ecc.). La cooperazione con altre forme di accompagnamento non dovrebbe mai condurre ad una delega della responsabilità di discernimento agli altri accompagnatori. I formatori siano consapevoli che non possiedono tutti i requisiti necessari per la formazione, e perciò, quando è opportuno o necessario, chiedano l assistenza di persone specializzate in questo campo. (RFF 150) Ciò esige che ogni formatore abbia la sensibilità e la preparazione psicologica adeguate per essere in grado, per quanto possibile, di percepire le reali motivazioni del candidato, di discernere gli ostacoli nell integrazione tra maturità umana e cristiana e le eventuali psicopatologie Il formatore deve saper valutare sia la persona nella sua globalità e progressività di sviluppo, sia la consapevolezza che essa ha dei suoi problemi, sia la sua capacità di controllare responsabilmente e liberamente il proprio comportamento. (CONGREGAZIONE PER L EDUCAZIONE CATTOLICA, Orientamenti per l utilizzo delle competenze psicologiche nell ammissione e nella formazione dei candidati al sacerdozio, 2008, n. 4) Formatore: valuta la persona nella sua globalità e nella sua maturità relazionale, morale e spirituale. Psicologo: terapia delle strutture psichiche di base
4 CONGRESSO FORMATORI OFM - FATIMA 2012 2. Chi sono i candidati? Si ha l impressione che stia emergendo una nuova generazione di candidati alla vita religiosa e perciò anche al ministero di religiosi presbiteri: Cresciuti nella cultura postmoderna. Con la sensazione di essere una minoranza in una società secolarizzata e postcristiana. Il cui rapporto con la cultura contemporanea è ambivalente. La cultura postmoderna favorisce un approccio molto soggettivo alla vocazione: La scelta vocazionale spesso assume la forma di autoselezione e di autodefinizione. La trasmissione della fede avviene sempre meno all interno della famiglia. Il rischio: l esperienza di Dio e la vita relazionale sono percepite come ambiti separati. Sono cresciuti assieme al mondo digitale (email, iphone, facebook, twitter) ed entrano in contatto con la realtà tramite i mezzi di comunicazione digitale. Dato che normalmente non ricevono molte conferme della loro identità vocazionale dal loro ambiente, cercano le conferme tramite internet. Il rischio: evitano il confronto diretto con la comunità che potrebbe mettere in discussione l identità vocazionale finora costruita. Nella cultura postcristiana il frate/frate presbitero spesso è presentato come una figura antiquata o estranea al mondo contemporaneo. Questo suscita: L impressione di essere una minoranza non valorizzata. Un certo disinteresse nei riguardi del mondo contemporaneo. Il bisogno di uno spazio sacro che assicura la propria identità religiosa-presbiterale. La sensazione è che il [giovane] prete persista a sentirsi soprattutto «il custode del santuario» (a volte anche solo della sacrestia), per una pastorale che ruota intorno al tempio e non va oltre l ombra proiettata dal campanile, tutto sommato attendista e di mantenimento (delle posizioni raggiunte nel passato), difensiva e con scarsa iniziativa (A. Cencini, Prete e mondo d oggi) Costretti a fare delle scelte individualiste nella loro storia vocazionale, spesso la loro immagine del sacerdozio è segnata dall individualismo e da una spiritualità intimistica. Di conseguenza spesso non sono preparati al lavoro in equipe e all accettazione di una certa pluralità di punti di vista all interno della comunità religiosa/comunità della Chiesa.
CONGRESSO FORMATORI OFM - FATIMA 2012 5 3. Criteri di idoneità per il ministero del religioso presbitero ESSERE IN GRADO DI FARE UNA SINTESI CREDENTE E VIVERE LA TENSIONE TRA LA PROPRIA LIMITATEZZA UMANA E L ESSERE AFFERRATO DA CRISTO (CF. FIL 3,12) IN MODO COSTRUTTIVO: Il Cristo in me, attraverso di me, al di là di me è più importante della mia testimonianza e della mia vita. Perché ciò che Cristo dice e fa, ciò che io ho da trasmettere di lui, è per l appunto vita, la sua vita. E questo «più di vita» diventa credibile solamente quando afferra la vita, genera la vita, comunica la vita; e qui sono il primo a essere parte in causa. Ciò non diminuisce in nulla la tensione tra la mia povertà e la mia missione (W. Breuning K. Hemmerle, Presbiteri: vivere, non sopravvivere) SEGNI DI UNA STABILITÀ VOCAZIONALE: una prassi di preghiera personale e comunitaria consolidata, essere affascinato dalla Parola di Dio, la celebrazione eucaristica come culmine della vita, lasciarsi accompagnare da un direttore spirituale e da un confessore, la preghiera personale come origine delle decisioni e azioni importanti, una cultura di vita che custodisce e favorisce la crescita nella propria vocazione. UN IDENTITÀ STABILE A LIVELLO SPIRITUALE E RELAZIONALE: [L identità] è la capacità di vivere in modo unitario e con continuità la molteplicità di esperienze e di relazioni che hanno caratterizzato e caratterizzano la storia della persona, compiendo quello che il filosofo Ricoeur chiama «identità narrativa». Si tratta di un punto altrettanto decisivo per il futuro sacerdote, perché è a partire da esso che si riconoscono i parametri fondamentali della personalità, proprie del pastore, come la maturità affettiva, la capacità di relazione e di donazione, la capacità di guidare una comunità e fare giudizi sani. (G. Cucci H. Zollner, Chiesa e pedofilia) SEGNI DI UN IDENTITÀ RELAZIONALE STABILE: Certezza di essere stato amato e di saper amare, identità di genere integrata, essere in grado di aver amicizie mature e durature, libertà e responsabilità nelle relazioni, autonomia e interdipendenza, tolleranza per la frustrazione, rispetto dell alterità, capacità di vivere la rinuncia in modo costruttivo. ESSERE AL SERVIZIO DELLA COMUNIONE ECCLESIALE E DELLA COMUNITÀ RELIGIOSA: Essere prete ha come scopo essenziale quello di fondare la comunità, qui e ora, in comunione con le origini. Ma questa comunione del prete con le origini con l atto fondatore non è semplicemente un legame personale con Cristo. Il prete viene sì da Cristo, ma in quanto viene dalla comunità di coloro che sono posti nella medesima missione, nel medesimo servizio di comunione in cui è posto lui. (W. Breuning K. Hemmerle, Presbiteri: vivere, non sopravvivere)
6 CONGRESSO FORMATORI OFM - FATIMA 2012 SEGNI DI UNA CAPACITÀ DI ESSERE AL SERVIZIO DELLA COMUNIONE ECCLESIALE: Gioia di celebrare e di testimoniare il mistero di Cristo in comunità, atteggiamento di gratuità nel servizio pastorale, capacità di lavorare in equipe con i membri della comunità e con i laici e chierici fuori della comunità, essere orientato verso il «bene comune», lealtà (a volte anche critica) nei confronti delle autorità ecclesiali, essere in grado di affrontare i conflitti umani ed ecclesiali in modo costruttivo, capacità di decentrarsi e di mettersi al servizio delle persone affidate, competenza comunicativa e capacità di leadership. MEDIARE TRA DIO E QUESTO MONDO (ESSERE UN PONTI-FEX ): Da questa fede provata, che fa trovare Dio anche laddove sembrerebbe non poter dimorare, nasce la tipica spiritualità del sacerdote, quella che gli «apre gli occhi» e gli fa vedere oltre il visibile e l apparente, il risaputo e l abituale, gli scioglie la lingua perché sappia dire la bellezza di Dio in termini semplici e accessibili a tutti sveglia tutti i suoi sensi perché siano capaci di scorgere la presenza di Dio non solo nel tempio e nel culto, ma nel mondo e nella cultura, nella storia e nei suoi drammi, nelle affermazioni e anche nelle contraddizioni, tutto visto quale parte del mistero, in tutto cogliendo segni e germi d una presenza misteriosa, attesa e invocata, aspettata e soprattutto inaspettata. (A. Cencini, Prete e mondo d oggi) SEGNI DI UNA CAPACITÀ DI DIALOGO CON IL MONDO DI OGGI: Empatia con la situazione dell uomo di oggi (dentro e fuori la Chiesa), compassione verso la fragilità e la vulnerabilità della persona umana, una solida preparazione teologica e culturale che permetta di leggere i cambiamenti socio-culturali alla luce della Parola di Dio, apertura al dialogo ecumenico e interculturale, sensibilità per i simboli della vita, per l arte e per una liturgia che tocchi i cuori dei fedeli. INTEGRARE LA VOCAZIONE FRANCESCANA CON QUELLA PRESBITERALE: In realtà, per un religioso il fatto di essere consacrato sacerdote qualifica intimamente la propria identità vocazionale, sia ad extra che ad intra: non dovrebbe smettere di essere religioso nel suo ministero e non dovrebbe cessare di essere sacerdote nella vita comune del proprio istituto. Pertanto, la fondamentale uguaglianza che deve caratterizzare tutti i membri di un istituto di vita consacrata e la valorizzazione del sacerdote in cura d anime non possono in alcun modo dare adito ad una disistima nei confronti del presbiterato vissuto all interno della comunità religiosa o in una determinata missione apostolica. Sia che il religioso presbitero eserciti il ministero in riferimento alla vita del proprio istituto, sia che lo viva in cura d anime o in altra forma missionaria, egli è chiamato a viverlo come dimensione del proprio essere religioso. (P. Martinelli, L'unità della vita spirituale del religioso presbitero)
CONGRESSO FORMATORI OFM - FATIMA 2012 7 Domande per il lavoro nei gruppi: 1. Quali sono le caratteristiche dei candidati al presbiterato nella tua entità (se ce ne sono)? Quali opportunità e quali rischi vedi in queste caratteristiche? 2. Come si svolge la preparazione dei candidati al ministero nella tua entità? Quanta importanza è data ai colloqui formativi in questa fase? E prevista una riflessione/discussione sulla loro concezione del sacerdozio? Come vengono introdotti nel servizio pastorale? Quale immagine del religioso presbitero viene mediata dalla comunità? 3. Quali criteri di idoneità vorresti sottolineare o aggiungere rispetto a quelli elencati sopra?
8 CONGRESSO FORMATORI OFM - FATIMA 2012 Bibliografia: Brantzen H., Lebenskultur des Priesters. Ideale Enttäuschungen Neuanfänge, Herder, Freiburg i.br. 1998. Breuning W. Hemmerle K., Presbiteri: vivere, non sopravvivere, Ed. Qiqajon, Magnano 2012. Cencini A., Prete e mondo d oggi. Dal post-cristiano al pre-cristiano, San Paolo, Cinisello Balsamo 2010. Cucci G. Zollner H., Chiesa e pedofilia. Una ferita aperta. Un approccio psicologico-pastorale, Ancora, Milano 2010. Guarinelli S., Il celibato dei preti. Perché sceglierlo ancora?, Paoline, Milano 2008. Jacobs Ch., Warum sie «anders» werden. Vorboten einer neuen Generation von Seelsorgern, in: Diakonia 41(2010) Lynch J., Il profumo dei limoni, Tecnologia e rapporti umani nell era di facebook, Lindau, Torino 2011. Martinelli P., L'unità della vita spirituale del religioso presbitero, in: Sequela Christi. Periodica Congregationis pro Institutis Vitae Consecratae et Societatibus Vitae Apostolicae 34 (2010) 78-95. Martinelli P., Consigli evangelici e presbiterato: una relazione problematica?, in: E. Picucci F. Volpi (edd.), La ricchezza della povertà evangelica. Utopia o chiave di soluzione?, (studi e saggi), il Calamo, Roma 2010, 233-265. Vanhoye A., La novità del sacerdozio di Cristo, AdP, Roma 2010. Zas Friz De Col R., Il presbitero religioso nella Chiesa. Saggio storico-teologico d interpretazione, EDB, Bologna 2010.