MISURE PER DIMINUIRE L INCIDENZA DELLA S.I.D.S. (Sudden Infant Death Syndrome)

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Pag. 2 di 6 La presente linea guida è stata estratta ed elaborata Raimondo Maria, Ostetrica Coordinatrice dal New England Journal of Medicine a cura di: revisionata a cura di: Dipartimento Infermieristico Sez. Int. Assicurazione Qualità La Sez. Int. Assicurazione Qualità, in ottemperanza alla P.A. 01: Gestione documentazione qualità, ha provveduto ad effettuare: la verifica di conformità (requisiti attesi, codifica, congruità con la documentazione aziendale esistente); la convalida e l emissione (responsabilità, approvazione, definizione lista di distribuzione); la distribuzione e la conservazione.

Pag. 3 di 6 I N D I C E 1. SCOPO E OBIETTIVI... pag. 4 2. CAMPO DI APPLICAZIONE... pag. 4 3. RESPONSABILITÀ... pag. 4 4. DEFINIZIONI E ABBREVIAZIONI UTILIZZATE... pag. 4 5. MODALITÀ OPERATIVE... pag. 4 5.1 Comportamenti da adottare... pag. 4 5.2 Fattori di rischio... pag. 4 6. MODALITÀ DI AGGIORNAMENTO E SUA PERIODICITÀ... pag. 5 7. RIFERIMENTI NORMATIVI E BIBLIOGRAFICI... pag. 5 ALLEGATI: DOCUMENTI VARI: D.V. D.V.01/L.G.03 Morte in culla

Pag. 4 di 6 1. SCOPO E OBIETTIVI La presente linea guida è stata estratta da alcune pubblicazioni scientifiche, in calce riportate, allo scopo di elaborare un documento che riunisca informazioni utili a supportare gli operatori sanitari in precisi momenti di degenza del neonato presso il reparto di neonatologia. L obiettivo che si vuole raggiungere è quello di garantire un comportamento uniforme degli operatori sanitari sia nell assistenza al neonato che nell atto dell educazione sanitaria rivolto ai genitori, per diminuire l incidenza della S.I.D.S. 2. CAMPO DI APPLICAZIONE La presente linea guida è rivolta al personale sanitario: infermiere, infermiere pediatrico, ostetrica/o, medici. 3. RESPONSABILITÀ La responsabilità dell applicazione della presente linea guida è del personale infermieristico infermiere pediatrico, ostetrica/o, medici, che opera all interno della U.O. di Neonatologia. 4. DEFINIZIONI E ABBREVIAZIONI UTILIZZATE S.I.D.S Sudden Infant Death Sindrome: morte improvvisa di un neonato apparentemente sano 5. MODALITÀ OPERATIVE 5.1 Comportamenti da adottare far dormire il bambino sulla schiena e su materasso rigido e senza cuscino; non fumare e non tenere il bambino in ambienti dove si fuma; non coprirlo troppo (la temperatura ideale è intorno ai venti gradi); evitare la posizione di fianco in caso di familiarità di S.I.D.S. eseguire E.C.G. (elettrocardiogramma) ed eventuale monitoraggio (apnea-allarm). 5.2 Fattori di rischio mettere il bambino a dormire in posizione prona (a pancia in giù). caldo eccessivo fumo della madre in gravidanza, fumo passivo infezioni delle vie respiratorie prematurità familiarità. N.B. Al momento della dimissione del neonato l infermiera presente consegnerà ai genitori l opuscoletto della regione Toscana: Nanna Sicura.

Pag. 5 di 6 6. MODALITÀ DI AGGIORNAMENTO E SUA PERIODICITÀ L aggiornamento della presente linea guida è consequenziale al mutamento delle norme nazionali, regionali o etico-professionali o in occasione di mutamenti di indirizzo proposti da norme, regolamenti ed indicazioni tecniche degli organismi scientifici nazionali ed internazionali o in occasione di mutamenti delle strategie, delle politiche complessive e delle esigenze organizzative aziendali. 7. RIFERIMENTI NORMATIVI E BIBLIOGRAFICI New England Journal of Medicine

Pag. 6 di 6 ALLEGATI ALLEGATI: DOCUMENTI VARI: D.V. D.V.01/L.G.03 Morte in culla

MORTE IN CULLA (SIDS) D.V. 01/L.G.03 Pag. 1 di 3 PREMESSA La SIDS o Sudden Infant Death Syndrome, comunemente conosciuta come "morte in culla" o "morte bianca", è la morte improvvisa e inaspettata di un neonato apparentemente sano. Si manifesta entro il primo anno di vita, sono casi rari, ovviamente, ma inquietanti perché finora la scienza non riesce a dare una spiegazione univoca. LA SIDS ha una genesi multifattoriale e le possibili cause di morte non trovano spiegazioni neanche dopo aver esaminato tutti i possibili fattori anatomo-patologici: respiratori, cardiaci, discinetici-viscerali glosso-esofago-gastrico. Tutti i sistemi vengono presi in considerazione: autopsia, analisi della storia familiare e ricerche nell ambiente dove è avvenuta la morte. Incidenza La SIDS rappresenta la prima causa di mortalità nella fascia di età da 1 a 12 mesi di vita. La SIDS è più frequente tra i due e i quattro mesi e dei bambini che muoiono circa il 60% sono maschietti. I bambini prematuri, quelli che nascono sottopeso, i gemelli o i trigemelli, corrono maggiori rischi. Altri fattori di rischio sembrano legati all età della madre (quanto più giovane, maggiore il rischio), alla stagione (più casi nella stagione fredda) il sesso del bambino (i maschi sono più colpiti) e l età del bambino. Per cause sconosciute i neonati di razza nera e di indiani americani sono soggetti a un rischio maggiore. La diagnosi di SIDS è una diagnosi di esclusione ed è necessario escludere altre cause note (cardiopatie, mal. Infettive, maltrattamento) di mortalità per cui è necessario eseguire una adeguata autopsia ed una adeguata valutazione della "scena della morte". L'incidenza della SIDS varia da casistica a casistica da un minimo di 0,5 per 1000 nati vivi ad un massimo di 3,5 per mille. In Italia nascono ogni anno 500.000 bambini circa e da 250 a 3500 possono essere le morti dovute a SIDS. Sids Uno studio belga, pubblicato sulla rivista Neurology, ha dimostrato che un alto livello di una proteina del sistema immunitario nel cervello potrebbe far aumentare il rischio di morte in culla. Secondo i ricercatori dell'università Cattolica di Lovanio e della Free University di Bruxelles, la sostanza chimica renderebbe il cervello dei bebè meno reattivo ai segnali di pericolo. In tutti i campioni prelevati ai bebè colpiti dalla sindrome, a differenza di quelli deceduti per altre patologie, i ricercatori hanno scoperto moderati o alti livelli di proteina concentrati nelle stesse aree cerebrali. L'ipotesi formulata dagli esperti e' che l'interleuchina 1, in alte concentrazioni, possa interagire con altre sostanze e in qualche modo alterare il processo che regola il funzionamento del sistema nervoso centrale, compreso il meccanismo di 'risposta rapida' a uno stimolo esterno o a un pericolo. ''Una ipotesi da approfondire, ha spiegato Hazim Kadhim, autore della ricerca, Ma che sembra avere un solido fondamento''. E pubblicato sulla prestigiosa rivista New England Journal of Medicine* che un gruppo di cardiologi delle IRCCS Policlinico S. Matteo e Fondazione Maugeri di Pavia, coordinati rispettivamente dal Professor Peter J. Schwartz, Direttore del Dipartimento di Cardiologia e della Cattedra di Cardiologia dell'università e dalla Dottoressa Silvia Priori, Direttore dei Laboratori di Cardiologia Molecolare, hanno scoperto un'anomalia in un gene chiamato SCN5A, già implicato nella sindrome del QT lungo, che colpisce in Italia un nato ogni 4000.

MORTE IN CULLA (SIDS) D.V. 01/L.G.03 Pag. 2 di 3 E' stato dimostrato che, almeno in alcuni casi, la morte improvvisa dei neonati e degli adulti può avere un'origine comune: uno stato di fibrillazione ventricolare - un'aritmia che costituisce un vero e proprio corto circuito elettrico del cuore e che conduce ad arresto cardiaco e morte nel giro di pochi minuti. Nel tracciato elettrocardiografico l'intervallo QT (che rappresenta la durata dell'attività elettrica del cuore) è molto più lungo del normale, lo stesso segno che si riscontra nei bambini e adulti affetti dalla sindrome del QT lungo. Il legame fra le due sindromi era emerso da una serie di ricerche avviate da Peter Schwartz trent'anni fa che, nel 1998, avevano portato a dimostrare, grazie ad uno studio durato quasi 20 anni ed eseguito su 34.442 neonati, che il rischio di SIDS aumentava di 40 volte nei neonati che mostravano un periodo QT più lungo del normale. L'analisi del gene SCN5A che serve a produrre un proteina-canale per il sodio che regola l'attività elettrica delle cellule cardiache. La dott.ssa Joan L. Caddel, cardiologo pediatra, dopo aver effettuato numerose ricerche, ritiene che la causa della morte improvvisa del neonato sia una carenza di magnesio. Una carenza limite ma critica di magnesio nella madre durante la gravidanza e in seguito nell alimentazione del bambino, può causare la morte improvvisa. La maggior parte dei casi di morte in culla si verifica tra il secondo e il quarto mese di vita, che corrisponde al periodo di crescita più rapida. La crescita rapida consuma il magnesio. La carenza di magnesio favorisce la secrezione di istamina, una sostanza che aumenta la permeabilità dei capillari, favorendo la perdita di sostanze nutritive e ossigeno che si depositano in organi come i polmoni. Il dott. Frederick Klenner ritiene che un assunzione quotidiana di vitamina C previene la morte improvvisa dovuta a soffocamento, i cui sintomi possono essere una banale congestione dei passaggi nasali. Il dott. Klenner ha curato bambini affetti da una forma meno grave del disturbo, con gluconato di calcio e iniezioni di grandi quantità di vitamina C. Attribuisce questa forma più leggera ad un possibile trauma cerebrale al momento della nascita. I sintomi assomigliano a quelli del raffreddore. Secondo il dott. Klenner l assunzione di vitamina C da parte della madre durante la gravidanza può prevenire questo disturbo. Medici e ricercatori hanno anche stabilito una possibile relazione tra la morte improvvisa e il fumo in gravidanza e la carenza di vitamine B1 e E. (Le informazioni sono tratte da "Almanacco della Nutrizione"di Gayla J. Kirschmann e John D. Kirshmann edito da Alfa Omega Editrice Via San Damaso,23-00165 Roma ) Sono stati identificati dei precisi fattori di rischio e, tra questi, il principale è quello di mettere il bambino a dormire in posizione prona (a pancia in giù). Altri fattori di rischio sono: caldo eccessivo, fumo della madre in gravidanza, fumo passivo, infezioni delle vie respiratorie, prematurità e familiarità. L allattamento al seno è stato dimostrato un fattore protettivo in varie pubblicazioni scientifiche. Il semplice consiglio di mettere il bambino a dormire supino (a pancia in su) ha determinato una riduzione della mortalità del 50 ed oltre per cento. Anche la posizione sul fianco è sbagliata in quanto raddoppia il rischio di SIDS. Un recente lavoro norvegese pubblicato nel 1998 sulla rivista Journal of Pediatrics ha dimostrato una riduzione della mortalità per SIDS, in Norvegia, dal 3,5 per mille degli anni 1987-1989 allo 0,3 per mille negli anni 1993-1995. In questo periodo, grazie alle campagne di educazione sanitaria l'abitudine di mettere i lattanti a dormire in posizione prona (a pancia in giù) è passata dal 64% al 3,4%. Inoltre più dell'80% dei bambini deceduti per SIDS sono stati trovati proni in culla al momento del decesso.

MORTE IN CULLA (SIDS) D.V. 01/L.G.03 Pag. 3 di 3 Sicurezza durante il sonno Nei primi mesi di vita la posizione più idonea per dormire è quella supina (sulla schiena ). Evitate di farli dormire a pancia sotto o su un fianco. Fateli dormire su materasso rigido e senza cuscino Dovremmo prendere esempio, almeno in questa situazione, dagli Stati Uniti dove sui pannoloni per bambini, su pressione della Associazioni scientifiche dei Pediatri, campeggia una scritta ben evidente: "BACK IS THE BEST!" (SULLA SCHIENA È MEGLIO!) che ricorda anche alla mamma più distratta una norma di sicurezza essenziale. Inoltre per prevenire la morte in culla necessario evitare il fumo. Infatti Dal 16.mo Congresso internazionale sulle aritmie cardiache in corso a Marilleva arrivano i sospetti sul ruolo delle sigarette fumate in gravidanza nella 'morte in culla' dei neonati. Uno studio dell'universita' di Firenze condotto su ratti neonati, infatti, documenta la possibilita' che la morte improvvisa dei bebe' entro il primo anno di vita, possa essere dovuta all'effetto nocivo del fumo di sigaretta sul cuore del feto. ''I risultati di questo studio aggiungono altri elementi agli effetti dannosi del fumo come fattore di rischio in gravidanza - commenta Francesco Furlanello, presidente del Congresso - La ricerca infatti mostra che l'esposizione prenatale al fumo di sigaretta influenza la maturazione del cuore del neonato, predisponendolo a un aumento del rischio di morte in culla''. Risultati che, secondo l'esperto, rappresentano un ulteriore incentivo alla lotta ''per ridurre l'esposizione fetale e neonatale al fumo''. ''Il modello sperimentale, realizzato con i fondi Telethon - spiega Alessandro Mugelli, coordinatore dello studio e direttore del Centro Interuniversitario di Medicina molecolare e biofisica applicata dell'universita' di Firenze - se trasferito alla specie umana, documenta che una concentrazione di monossido di carbonio pari a quella rilevabile nel sangue di un fumatore, superando la barriere placentare, arriva ad indurre livelli elevati di carbossiemoglobina nel feto''. In pratica, questo determina ''un insufficiente apporto di ossigeno al cuore fetale, provocando profonde alterazioni elettriche che si mantengono dopo la nascita e possono essere causa di improvvise aritmie mortali''. Lo studio e' stato condotto da ricercatori delle Universita' di Firenze, Roma e Bari, su un modello animale messo a punto proprio per simulare l'esposizione intrauterina a componenti tossici delle sigarette. Nonostante molti studi siano stati condotti e siano in corso, questa sindrome continua a colpire, ma è lecito sperare che i costanti progressi nell ambito della ricerca genetica e clinica portino all individuazione di nuove cause o fattori di rischio, che permettano quindi interventi rapidi e preventivi per ridurre l incidenza di questa grave sindrome.