La strada più bella di Roma

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Sguardi su Roma Un chilometro di storia ed arte, che va da ponte Sisto a largo dei Fiorentini, seguendo un percorso parallelo al lungotevere. Per tutto il suo tracciato ciascun palazzo o chiesa è un esempio di architettura e racchiude numerose opere d arte; l eleganza delle facciate, delle fontane e i suoi scorci caratteristici ne fanno quella che da molti viene considerata la strada più bella di Roma. Via Giulia La strada più bella di Roma Web: www.laboratorioroma.it E-mail: info@laboratorioroma.it Sergio Natalizia Aprile 2012 1

La storia Ideata da papa Giulio II come centro delle attività finanziarie della città, via Giulia è stata la prima e più lunga strada di Roma (oltre un chilometro) a tracciato rettilineo e si estende tra i rioni Regola e Ponte, da piazza S. Vincenzo Pallotti a piazza dell Oro, praticamente da Ponte Sisto alla chiesa di San Giovanni dei Fiorentini parallela al corso del Tevere. Con i numerosi palazzi di interesse storico e i negozi di antiquariato ha mantenuto ancora oggi una maestà ed un armonia uniche, tanto da essere rimasta, nonostante le demolizioni e le modifiche, una delle più belle strade di Roma.. Papa Giulio II Della Rovere (1503-1513), fin dal suo avvento al soglio pontificio, elaborò un piano di sistemazione del tessuto urbano improntato sulla Renovatio Romae, un piano di modernizzazione delle vecchie strutture organizzative di derivazione medioevale della città, in vista di un processo di completa riorganizzazione della città con lo scopo di evidenziare l aspetto di Roma, centro della cristianità ed espressione del potere politico della Chiesa. Progettò un asse viario che avrebbe facilitato i collegamenti tra le diverse parti della città che andavano assumendo un importanza economica oltre che sociale. Le strade tortuose che collegavano il Vaticano al Campidoglio, vennero sostituite con un ampia via, a cui il Papa volle dare il proprio nome: la strada Julia, nuova arteria destinata ad assumere carattere di rappresentanza delle attività finanziarie che si svolgevano nella vicina zone dei Banchi, avrebbe costituito una sorta di asse portante della Roma degli affari. Gli intenti del pontefice avevano in realtà una portata ben più ampia ed ambiziosa. Considerando che importanti edifici come la Cancelleria Apostolica, la Zecca e la Cancelleria Vecchia si trovano nella zona, fece progettare dal Bramante la costruzione di un Palazzo dei Tribunali che doveva riunire non solo tutte le corti giudiziarie che a quell'epoca si trovavano sparse in varie sedi diverse (e in parte erano concentrate in Campidoglio), ma anche tutti i notai, per farlo diventare quindi il centro della vita amministrativa cittadina. In verità l'intero progetto non venne mai realizzato, ma solamente cominciato: iniziati nel 1508, i lavori vennero interrotti nel 1511, per non essere mai più ripresi. Del grandioso Palazzo dei Tribunali rimane ancor oggi, tra via del Cefalo e via del Gonfalone, un colossale cordolo di pietra che doveva essere il basamento del palazzo e sporgente così largamente in fuori, da costruire una specie di sedile chiamato dal popolo sofà di Via Giulia. Anche se il progetto originario non venne mai portato a termine, lungo via Giulia si allinearono i "blasoni" più importanti dell'epoca, dai Sacchetti ai Ricci e ai Chigi, a testimonianza della notevole importanza della via; poi gli interessi del nuovo pontefice, papa Leone X Medici, si focalizzano verso il potenziamento di tutta la zona abitata dalla florida colonia fiorentina e toscana, situata ad una delle estremità di via Giulia, intorno a piazza dell'oro, dove sorgerà la chiesa di San Giovanni dei Fiorentini. L area si popolò di giardini, appartenenti ai Palazzi delle famiglie patrizie e borghesi sorti in conseguenza dell'apertura di Via Giulia, che digradavano verso il Tevere per raggiungere i moli privati. Un ruolo importante ebbe la vicinanza della Basilica di San Pietro, che comportò la costruzione di ricoveri per pellegrini. Inoltre via Giulia divenne anche una sorta di via Margutta ante litteram, dato che cominciò ad essere zona di residenza tra le preferite dagli artisti, tra i quali Raffaello, Cellini e più tardi Borromini. Dopo il Sacco del 1527, l'attività edilizia nella zona venne lentamente ripresa, grazie soprattutto ai progetti del Sangallo, che in un certo qual modo fa sua l'idea di qualificare la zona intorno alla chiesa dei Fiorentini come un settore di artisti e di borghesia "emergente". A partire dalla seconda metà del cinquecento, si delineò un programma architettonico-urbanistico ben definito, promosso dalla famiglia Farnese, che trova nella costruzione della grandiosa residenza il proprio punto d'appoggio. È indubbio che fin dalla fondazione del palazzo, voluta dal cardinale Alessandro Farnese tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo, venne a crearsi un sistema urbanistico che costituiva, in qualche modo, un'alternativa al piano di Giulio II. Già nelle prime descrizioni dei lavori, datate entro il secondo decennio del Cinquecento, appare chiaro che l'edificio si sarebbe affacciato non verso il Tevere, bensì verso la zona commerciale ed il mercato di Campo dei Fiori, con cui sarebbe stato collegato mediante una "via recta", perpendicolare a via Giulia. E nel 1549, alla morte di papa Paolo III, il piano si trova ormai ad essere definitivamente strutturato, grazie alla creazione di una vasta piazza antistante la "mole farnesiana", arricchita dalla presenza delle due fontane laterali. Sergio Natalizia Aprile 2012 2

La storia Il palazzo dei Farnese si trova quindi al centro di un percorso urbanistico che attraversa la città, ma il progetto, probabilmente, doveva essere ancora più esteso: Michelangelo pensava addirittura ad un ponte che oltrepassato il Tevere permettesse di congiungersi con la villa suburbana della Farnesina, su via della Lungara. All'ombra della spettacolare residenza, a partire dal 1540, cominciano a sorgere, sia su via Giulia che su via Monserrato, le case di persone e di famiglie legate all'impresa farnesiana: lo scultore Guglielmo Della Porta acquista ed amplia due edifici (i futuri palazzi Cisterna e Baldoca), i Farnese duchi di Latera acquistano un immobile vicino alla chiesa di S. Maria dell Orazione e Morte (poi palazzo Falconieri), e così via. Questa zona, raccolse in un breve spazio gli elementi più rappresentativi della società rinascimentale romana, divenendo di fatto una città nella città. Infatti, vi sorgevano, affiancati, palazzi di ambasciatori, di nobili, di ricchi borghesi cui facevano contrasto, nella parte che gravitava verso ponte Sisto, le abitazioni delle prostitute di lusso, gli ospizi per i pellegrini stranieri e per i poveri, gli istituti assistenziali per ragazzi e zitelle, le carceri, le chiese di varie nazioni. Nel secolo successivo, altri importanti interventi architettonici contribuiscono a definire ulteriormente le caratteristiche urbanistiche e monumentali della sua immagine: il completamento della chiesa dei Fiorentini, la costruzione delle Carceri Nuove, I'ampliamento e la ristrutturazione di palazzo Falconieri ed infine la realizzazione di S. Maria del Suffragio. La fisionomia urbanistica assunta tra la fine del Cinquecento e tutto il Seicento si stabilizza in maniera definitiva nel XVIII secolo: gli interventi realizzati a cavallo tra Seicento e Settecento contribuiscono appunto a tale assetto, aggiungendovi ormai poche novità, per lo più riguardante le strutture religiose. Anche nella prima metà dell Ottocento, pur se in scala ridotta, continuano i restauri e i rifacimenti, sostanzialmente però nessuno di questi interventi modifica il carattere funzionale della zona. Le cose cambiano nella seconda metà dell ottocento, dopo la proclamazione di Roma capitale: per far fronte ai disagi causati dalle frequenti inondazioni del Tevere, alla fine dell ottocento avvenne la costruzione dei muraglioni che stravolse soprattutto quelle che erano le specificità dell area ed in modo particolare di via Giulia: sparirono le case lungo il fiume, molti palazzi vennero ridimensionati o addirittura eliminati. E proprio quest'operazione a snaturare del tutto il rapporto di "Strada Giulia" con il fiume Tevere. Un rapporto molto importante, cominciato dal Medioevo, e cresciuto nel tempo: dai mulini tiberini ai traghetti, che assicuravano, fin dal lontano Cinquecento, il rapido passaggio da una riva all'altra del fiume. La creazione dei muraglioni sul fiume, realizzati per eliminare le frequenti e dannose piene del Tevere, ha avuto però come conseguenza la distruzione di tutto il margine dell'abitato dell'ansa del fiume fino a ponte Sisto, eliminando non soltanto le case di edilizia comune, ma anche parte dei palazzi che si affacciavano direttamente sul fiume. Ciò ha determinato anche il parziale isolamento della strada e spezzato un rapporto di natura estetica molto importante: oggi non hanno più senso le logge di tutti i palazzi posti sul lato verso il fiume (Sangallo-Medici, Sacchetti, Falconieri), aperte proprio per stabilire un legame visivo con il Tevere. Sono poi del tutto scomparsi (tranne che a palazzo Sacchetti) i giardini retrostanti alle corti che attraverso l'atrio, la corte e il giardino retrostante, arrivavano, a volte, sul moletto privato della famiglia proprietaria del palazzo. Nonostante gli sconvolgimenti causati dalla costruzione dei muraglioni sul Tevere, la zona conserva ancora intatto tutto il suo fascino: le strade seguono infatti lo stesso percorso del cinquecento e i palazzi conservano ancora memoria delle decorazioni che ne abbellivano le facciate. Un eleganza che via Giulia continua a mantenere ancora oggi. Via Giulia negli acquerelli di Ettore Roesler Franz Fontana del Mascherone Posterula delle mura Onoriane S. Maria dell Orazione e Morte dal Tevere Fontana dei Centopreti Sergio Natalizia Aprile 2012 3

Via Giulia è un susseguirsi di chiese, palazzi nobiliari, luoghi curiosi. Se per un magico incanto il patrimonio d arte e di cultura che è custodito al loro interno, diventasse improvvisamente visibile all esterno, via Giulia si trasformerebbe in una delle più grandi esposizioni di tesori al mondo. 1- Arciconfraternita dei Pallottini 2 - palazzo Spada 3 - palazzetto Pateras 4 - Mascherone di via Giulia 5 - Arco Farnese 6 - palazzo Farnese 7 - S. Maria dell Orazione e Morte 8 - palazzo Falconieri 9 - palazzo Baldoca-Muccioli 10 - palazzo Cisterna 11 - palazzo Lecca di Guevara 12 - palazzo Varese 13 S. Caterina da Siena 14 - stabilimenti spagnoli 15 - palazzo Ricci 16 liceo Virgilio 17 S. Spirito dei Napoletani 18 palazzo Ghisleri 19 S. Filippo Neri 20 Carceri nuove 21 - Carcere minorile 22 S. Maria del Suffragio 23 i Sofà di via Giulia 24 S. Biagio della Pagnotta 25 palazzo Sacchetti 26 palazzo Ricci Donarelli 27 palazzetto di Paolo III 28 palazzo Medici-Clarelli 29 casa di Raffaello 30 S. Giovanni dei Fiorentini Sergio Natalizia Aprile 2012 4

Da Ponte Sisto a via del Mascherone Ponte Sisto, anche se non è propriamente parte di via Giulia, in passato ha sempre rappresentato un tutt uno con la strada; per oltre quattrocento anni, infatti, è stato l'unico ponte che, attraversando il Tevere, immetteva direttamente su via Giulia creando così un itinerario naturale per chi si dirigeva verso Castel S. Angelo e la zona dei banchi, dove, si poteva passare ponte S. Angelo per andare a S. Pietro. Il ponte prende il nome da Papa Sisto IV che fu l'artefice del restauro dell'antico ponte Aurelio, di età romana, crollato a causa di una piena del 589. La ricostruzione vera e propria avvenne invece a seguito di un grave incidente verificatosi in occasione del giubileo del 1450, quando una enorme folla di pellegrini diretti a San Pietro provocò il crollo di ponte Sant Angelo, causando numerose vittime. Per favorire i flussi verso San Pietro specie nella prospettiva del successivo Giubileo, papa Sisto fece realizzare l'unico ponte costruito a Roma dal medioevo fino al XIX secolo. Ponte Sisto, la cui progettazione è attribuita a Baccio Pontelli, fu realizzato tra il 1473 ed il 1475, e collegò i rioni Regola e Parione all'altra riva del fiume, la zona di Trastevere. Il ponte è caratterizzato dall "occhialone" di deflusso in mezzo alle arcate, che verrà usato da sempre come strumento idrometrico per indicare il livello delle piene del Tevere. ponte Sisto L inizio della via, quella che fino agli ultimi decenni del secolo scorso si chiamava Via del Fontanone, per via della fontana dei Centopreti in seguito spostata in piazza Trilussa, è ora Piazza S. Vincenzo Pallotti e l edificio settecentesco sulla destra di colore gialletto, è sede della Società Apostolato Cattolico Pallottini ed è detto appunto dei Pallottini. Oltre vicolo dell Arcaccio, si passa accanto al cancello che immette nei giardini di Palazzo Spada. L'entrata principale del Palazzo Spada è alle spalle, esattamente a piazza Capo di ferro, ed è sede del Consiglio di Stato; nella Galleria Spada si può ammirare anche la famosa prospettiva di Francesco Borromini. Al n 251 prospetta il palazzo Pateras con portone architravato; la finestra superiore è sormontata da una cornice con lo stemma dei Pateras. E sede del consolato di Francia. La Fontana detta del Mascherone, che dà il nome alla via di fronte e della quale è ignoto l'autore, fu realizzata per volontà dei Farnese intorno al 1626 ed è costituita da una vasca rettangolare proveniente da terme romane, al di sopra della quale si innalza un prospetto marmoreo nel mezzo del quale è posto un Mascherone in marmo bianco, anch'esso di età romana, che getta l'acqua dalla bocca che si raccoglie in un sottostante semi-catino a forma di conchiglia: il tutto è sormontato dal giglio araldico farnesiano. Palazzetto Pateras - facciata Fontana del Mascherone Sergio Natalizia Aprile 2012 5

Nel segno dei Farnese Il cancello al n 186 permette di vedere la facciata posteriore di Palazzo Farnese eseguita nella seconda metà del cinquecento dal Vignola. Palazzo Farnese è considerato uno dei più raffinati palazzi di Roma sia che lo si guardi da questo lato, sia dal lato di Piazza Farnese. Il giardino, la loggia, i fregi ed il cornicione sono un insieme di armonia ed equilibrio di proporzioni. L'arco Farnese, eretto nel 1603, collegava la terrazza del palazzo Farnese con le costruzioni farnesiane verso il Tevere ove era un grande giardino: con i suoi rampicanti e la vicina fontana del Mascherone, costituiscono un angolo idilliaco di via Giulia; l arco scavalca via Giulia e secondo il progetto di Michelangelo, mai realizzato, avrebbe dovuto congiungere palazzo Farnese e i suoi giardini alla Villa Farnesina, sull'altra sponda del Tevere. Arco Farnese S. Maria dell Orazione e Morte retro di palazzo Farnese Dopo l arco si trova la Chiesa di S. Maria dell'orazione e Morte. La chiesa sorse intorno al 1538 su iniziativa della compagnia, poi arciconfraternita, dallo stesso nome, che aveva come scopo dare sepoltura ai "poveri morti", trovati in campagna o annegati nel Tevere, senza identità o comunque che non potevano ricevere le esequie da parte dei familiari. Originariamente era una chiesa assai semplice, con annesso oratorio ed un vasto cimitero, parte sotterraneo e parte sulle rive del Tevere che fu quasi completamente distrutto nel 1886 in concomitanza con la costruzione dei muraglioni del Tevere. L'Arciconfraternita crebbe nel tempo di importanza e fama e la chiesa, troppo angusta, fu demolita per essere ricostruita su progetto di Ferdinando Fuga nel 1733-37. La facciata è ricca di colonne e pilastri su due ordini; le porte e le finestre sono decorate con teschi alati e una targa ricorda "Hodie mihi, cras tibi", cioè "Oggi a me, domani a te": Il Belli la chiamò la commaraccia secca de strada Giulia. Le decorazioni interne costituiscono uno splendido insieme di arte settecentesca e si manifestano con continui riferimenti "macabri" che rimandano sempre alla vita post mortem. Da un vano a sinistra dell'altare maggiore si accede ad un sotterraneo che è quanto rimane del cimitero dell'arciconfraternita: pur nelle ridotte dimensioni attuali, costituisce una singolare creazione artistica, con le sue decorazioni, sculture e lampadari, costituite da ossa e scheletri. Complessivamente nell'arco di tre secoli vi furono inumate circa 8.600 salme. Sergio Natalizia Aprile 2012 6

Palazzo Falconieri Adiacente alla chiesa si estende Palazzo Falconieri, realizzato nel Cinquecento per la famiglia Ceci ma poi venduto alla famiglia Odescalchi. Nel 1606 fu acquistato dai Farnese e poi ceduto ad Orazio Falconieri che ne affidò il restauro a Francesco Borromini nel 1650. Questi ampliò l'edificio sviluppando la facciata da otto a undici finestre e aggiunse un secondo portale, uguale a quello già esistente sulla sinistra, sovrastato da un balcone che ha nella chiave dell'arco una testa di falco, emblema dei Falconieri. Suggestiva è la fontana situata sullo sfondo del cortile, anche questa presunta opera del Borromini: è costituita da una nicchia a conchiglia al centro della quale, da una vasca a fior di terra, si fronteggiano due delfini con le code attorcigliate e in atto di sostenere una tazza semicircolare, la quale riceve l'acqua che esce dalla bocca di un sovrastante mascherone. Alla fine dell'ottocento fu venduto ai Medici del Vascello, i quali lo cedettero a loro volta nel 1927 al governo ungherese che ne fece la sede dell accademia di Ungheria. palazzo Falconieri Incantevoli cortili A seguire si hanno una serie di palazzetti di diverse epoche; oltrepassata via in Caterina, al n 167 si trova il palazzo di Guglielmo della Porta, che nel settecento passò successivamente ai Baldoca e ai Muccioli. Anche palazzo Cisterna al n 163 apparteneva originariamente al Della Porta e si caratterizza per un balconcino, e all interno un cortile con fontana con protome leonina. Subito dopo, vi è la chiesa della comunità senese a Roma, S. Caterina da Siena, costruita nel 1526 su disegno di Baldassarre Peruzzi e rifatta nel 1760 su progetto di Paolo Posi; è a due ordini con alto portale con lo stemma di Siena e, ai lati del finestrone centrale, Romolo e Remo con la lupa, altro simbolo di Siena, perché questa città, secondo la leggenda, fu fondata da Remo. L'interno si presenta a navata unica su cui si aprono due cappelle per lato. Nella chiesa sono esposte tutto l'anno le bandiere delle contrade senesi che il 2 Luglio e il 16 Agosto danno vita al palio. Attiguo alla chiesa vi è il palazzo degli stabilimenti spagnoli (al n 151), un ex complesso ospedaliero voluto dalla corona spagnola per i pellegrini che cadevano malati nel corso del loro pellegrinaggio a Roma. Nella parte opposta, al civico n 4, palazzo Lecca di Guevara con un cortile con archi murati e un giardino con una fontana con mascherone. Segue al n 16 palazzo Varese, opera di Carlo Maderno nel seicento: di rilievo il cornicione ornato di aquile e torri ed il cortile con nicchie che custodiscono reperti archeologici. palazzo Baldoca Muccioli palazzo Lecca di Guevara palazzo Varese S. Caterina da Siena Sergio Natalizia Aprile 2012 7

Lavori perennemente in corso Di seguito, in un area già occupata da edifici antichi, si trova il Liceo "Virgilio" costruito tra il 1936 ed il 1939, nel cui ambito fu inglobato in esso ciò che restava del Collegio Ghislieri, collegio in funzione fino al 1928 e ospitante giovani di famiglie nobili decadute. Il portale di palazzo Ghisleri si trova al n 38 di Via Giulia: nel timpano spezzato curvilineo è un riquadro con la Sacra Famiglia e un'iscrizione con stemma che inneggia a Giuseppe Ghislieri, fondatore dell'istituto. Di fronte al liceo Virgilio, al n 147 si trova Palazzo Ricci la cui facciata risale al 1634 anche se l edificio già esisteva nel cinquecento. E caratterizzato da finestre decorate con rose e scudi e da un fregio con trofei. All interno dei cortili ricchi di antichi reperti. Subito dopo al civico n 65 si trova la chiesa dello Spirito Santo dei Napoletani, così chiamata per la comunità che abitualmente la frequentava; la sua costruzione risale agli inizi del seicento, ma subì parecchie ristrutturazioni nei secoli successivi. Nel 1574 la Confraternita dei Napoletani aveva acquistato l'antica chiesa di Sant'Aurea da utilizzare come sede per la propria attività, ma ben presto la chiesa si dimostrò insufficiente agli scopi per cui ne fu decretato l'abbattimento per far posto ad un nuovo tempio più grande. Fu così realizzato (1619) l'attuale edificio sotto la direzione di Domenico Fontana. Nel 1650 l'architetto Cosimo Fanzago disegnò la facciata che nel XVIII secolo fu modificata da Carlo Fontana (1704) e da Nicolò Forti (1772). L'aspetto attuale della facciata risale però al rifacimento ottocentesco finanziato da Francesco II di Borbone che è stato qui sepolto assieme alla moglie fino al 1984. Nell'interno, a navata unica su cui si aprono le sei cappelle laterali, trovano posto interessanti dipinti come il martirio di San Gennaro di Luca Giordano. Nell area all altezza di vicolo della Moretta, interessata da anni da lavori di risistemazione, si trova la chiesa dedicata a S. Filippo Neri, praticamente la sola struttura rimasta a seguito dell abbandono intervenuto nel corso dei secoli e mai fermatosi, dell intero isolato. La chiesa di S. Filippo Neri, detta anche S. Filippino per le sue ridotte dimensioni, fu eretta sui resti di quella dedicata a S. Trofimo arcivescovo di Arles da Rutilio Brandi nel 1623; l'edificio era annesso ad un conservatorio per le fanciulle povere e ad un piccolo ospizio. Restaurata più volte nel tempo, venne completamente rifatta nel 1853 sotto il pontificato di Pio IX. Destinata alla demolizione negli anni trenta del ventesimo secolo, è rimasta solo la facciata, pressochè abbandonata fino ai nostri giorni. Fregio di palazzo Ghisleri Spirito Santo dei Napoletani palazzo Ricci S. Filippo Neri Sergio Natalizia Aprile 2012 8

Carceri, chiese e sofà La parte successiva di via Giulia dopo vicolo delle Prigioni, è dominata dal massiccio edificio delle Carceri Nuove che presenta finestroni muniti di robuste inferriate, appena ingentilite da una cornice in travertino. L ingresso principale è al civico n 52 ed attualmente l edificio ospita strutture del Ministero di Grazia e Giustizia. Le Carceri Nuove erano così chiamate perché avevano sostituito i più antichi istituti di pena dislocati a Tor di Nona, Corte Savella e Borgo. L'architetto fu Antonio Del Grande che eseguì il complesso tra il 1652 e il 1655, su commissione di Innocenzo X, ricordato da un'iscrizione che sormonta l'architrave della porta. Alla morte del pontefice (1655) l'edificio non era ancora terminato e fu Alessandro VII Chigi a concludere i lavori sfruttando gli ambienti utilizzati per ospitare coloro che, scampati alla peste del 1656, erano tenuti in isolamento a S. Pancrazio e a S. Eusebio. Prima di arrivare all incrocio con via del Gonfalone, si trova invece il carcere minorile voluto da papa Leone XII: questo carcere, progettato dal Valadier, dal 1931 ospita il Museo criminale. All altezza del civico n 59 si trova la chiesa di S. Maria del Suffragio, sede dell omonima compagnia fondata nel 1592 con lo scopo di pregare per le anime del Purgatorio; la chiesa iniziata nel 1662 su progetto del Rainaldi si distingue per la sobria facciata e per il piccolo campanile a vela. L'interno ad unica navata è sobrio ed armonico, lontano dalla ricercatezza dello stile barocco di cui il Rainaldi fu uno dei principali esponenti in Roma. Carceri Nuove All angolo con via dei Bresciani e vicolo del Cefalo si trova un edificio apparentemente stravagante, in quanto caratterizzato da alcuni filari di grandi pietre e da sedili rivolti verso la strada e noti a Roma come i sofà di via Giulia : si tratta dei resti dell incompiuto palazzo dei Tribunali della Curia, progettato dal Bramante. S. Maria del Suffragio ed Oratorio I sofà di via Giulia Sergio Natalizia Aprile 2012 9

Una chiesa particolare All altezza del civico n 64 si trova la chiesa di S. Biagio della Pagnotta, sorta sui resti di un tempio di Nettuno e così chiamata perché il 3 febbraio, festa del santo, vengono distribuiti ai fedeli piccoli pani benedetti. Inoltre, sempre durante questa particolare funzione, vi è l'unzione della gola in ricordo delle capacità taumaturgiche di S. Biagio, ritenuto dalla tradizione popolare, guaritore delle affezioni della gola. Non se ne conosce la data di costruzione, ma la chiesa ebbe sicuramente un rifacimento nel 1072 e una seconda ricostruzione nel settecento; dal 1832 la chiesa e l annesso convento sono stati affidati agli Armeni. Ancora palazzi Via Giulia S. Biagio delgli Armeni o della Pagnotta Al n 66 è situato palazzo Sacchetti, forse il più pregevole palazzo di via Giulia, fatto costruire da Antonio da Sangallo il giovane, che vi abitò fino all anno della sua morte nel 1546. Attraverso vari passaggi di proprietà fu venduto infine nel 1648 alla famiglia di origine fiorentina dei Sacchetti. Di rilievo il portone, sottolineato da una cornice di marmo che si apre al di sotto di un balcone, attraverso il quale si entra in un cortile porticato su pilastri. Sul lato opposto, al n 93 ancora una casa con pregevoli stucchi e lo stemma di papa Paolo III e ai civici 97-98 il palazzo seicentesco Ricci Donarelli, che ha inglobato alcune case a schiera del quattrocento. L'architetto titolare della fabbrica fu forse Giacomo Della Porta. Al centro della facciata attuale, sopra la cornice della finestra al primo piano, è lo stemma di Paolo III sormontato dalla tiara pontificia e le chiavi e inquadrato da due liocorni. Al civico n 85 si trova quella che la tradizione considera la casa di Raffaello. Al civico 79, troviamo il cinquecentesco palazzo Medici Clarelli, eretto nel 1535-36 da Antonio da Sangallo il Giovane per farne la sua residenza privata. Alla morte del Sangallo (1546) l'immobile fu venduto al fiorentino Migliore Cresci. Nel corso del XVII secolo il palazzo fu ampliato allungando la facciata, in cui fu ripetuto il motivo delle finestre sangallesche. Passato al Consolato di Toscana e, più tardi, ai Marini Clarelli, l'edificio divenne prima sede di una caserma, quindi fu acquistato dal Comune che ne ha curato i restauri. Oggi ospita la sede del 1^ Municipio. Palazzo Sacchetti Palazzo Ricci Donarelli Palazzo Medici Clarelli Sergio Natalizia Aprile 2012 10

S. Giovanni Battista dei Fiorentini Alla confluenza di via Giulia con piazza dell'oro si erge la chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini, costruita per la numerosa comunità fiorentina che viveva in questa zona. Risale al 1508 la decisione di erigere nella testata nord della nuovissima via Giulia un tempio dedicato a S. Giovanni Battista, patrono di Firenze, che viene da subito concepito con caratteri di particolare imponenza. Nel 1519, sotto papa Leone X Medici, viene indetto un concorso cui partecipano tutti i più grandi architetti del momento. Fra i disegni presentati, tra gli altri, da Michelangelo, da Raffaello e dal Peruzzi, il pontefice scelse quello di Jacopo Sansovino, che iniziò la costruzione ai primi del 1500. La chiesa richiese un secolo per essere completata e fu continuata, infatti, da Antonio da Sangallo il Giovane, da Giacomo Della Porta e da Carlo Maderno, al quale si deve la caratteristica cupola (1614) di forma allungata, per cui i romani la battezzarono "il confetto succhiato". Sul campanile venne posta un'antica campana con la scritta in inglese "Maria is my name" che si vuole provenga dalla cattedrale di S. Paolo di Londra. La facciata della chiesa, in travertino, fu eretta soltanto nel 1734 dall'architetto fiorentino Alessandro Galilei. L interno, assai maestoso, è a tre navate, con cinque cappelle per lato e volta a botte, il pavimento è stato rifatto nel 1845. La chiesa fu decorata principalmente da artisti toscani, eccezion fatta per la statuetta, per lungo tempo attribuita a Raffaello, ma opera del siciliano Mino Del Reame, collocata in una nicchia sopra la porta della sacrestia. Il gruppo marmoreo di Antonio Raggi, "Battesimo di Gesù", si trova al centro del grandioso altare del Borromini, qui sepolto, come avverte un'iscrizione murata sul terzo pilastro di sinistra della navata centrale, insieme a Carlo Maderno. Da segnalare la prima cappella a destra dell'ingresso, dove una lapide latina indica il sepolcro dei Marchesi del Grillo. La testata nord di via Giulia è stata resa quasi irriconoscibile dalle demolizioni di fine degli anni trenta per l apertura di via Acciaioli e soprattutto dalle mancate ricostruzioni, che hanno lasciato uno slargo informe, dove un tempo era lo sbocco su via Giulia di via Paola e dove, a destra della facciata della chiesa, si trovava l ospedale dei Fiorentini, costruito nel 1606 dal Maderno, ora parzialmente sostituito dal moderno edificio sede dell omonima Arciconfraternita. Sergio Natalizia Aprile 2012 11

Questa strada ha una storia ricca di episodi e di curiosità. Ma la cosa la rende unica è che se per qualche magico incanto l incredibile patrimonio d arte e di cultura e le vicende private che i palazzi custodiscono al loro interno, diventassero improvvisamente visibili all esterno, via Giulia si trasformerebbe in una delle più grandi esposizioni di tesori al mondo. Nonostante gli sconvolgimenti causati dalla costruzione dei muraglioni sul Tevere, via Giulia conserva ancora intatto tutto il suo fascino: la strada segue infatti lo stesso percorso del cinquecento e i palazzi conservano ancora memoria delle decorazioni che ne abbellivano le facciate. Un eleganza che via Giulia continua a mantenere ancora oggi: molti la definiscono la strada più bella di Roma. Sergio Natalizia Aprile 2012 12