VIII RAPPORTO SULL ECONOMIA ITALIANA



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Transcript:

1 VIII RAPPORTO SULL ECONOMIA ITALIANA 11 Giugno 2014 - ore 9,30-18,00 Roma, Via delle Coppelle 35 Palazzo Baldassini - Istituto Luigi Sturzo Sala Perin del Vaga II LE PREVISIONI EXECUTIVE SUMMARY

2 EXECUTIVE SUMMARY II LE PREVISIONI 4.- Le previsioni tendenziali dell Economia Italiana 2014-2018, se tutto va bene restiamo in fondo al pozzo per altri sette anni fino al 2022/23 5.- Proposte per una Legge di Stabilità del governo Renzi: riforme economiche ed effetti sull economia italiana, una strada per uscire dalla crisi entro il 2018, cioè...cinque anni prima

3

Tutte le simulazioni presentate in questo rapporto sono state effettuate con il modello econometrico della Oxford Economics relativo all economia italiana. Gli andamenti dell economia mondiale ed, in particolare, di quella europea che interagiscono con il sistema economico italiano sono quelli previsti dalle più recenti analisi prodotte dalla stessa Oxford Economics. I provvedimenti presi dal governo italiano a tutto il mese di maggio 2014 e gli andamenti indicati nel Documento di Economia e Finanza dell 8 Aprile 2014 sono stati stimati ed incorporati nella ipotesi BASE che esprime, ad oggi, le previsioni tendenziali 2014-2018. Il quadro degli andamenti economici e finanziari che si profila appare fragile ed insufficiente a fronteggiare le gravi condizioni economiche, occupazionali e sociali che si prolungano in Italia sin dall inizio della crisi apparsa sul finire del 2007 e che si protrae da ormai sette anni. La ripresa dell attività produttiva e della crescita del Pil dovrebbe attestarsi ad un modesto +0,3% in questo 2014 e potrebbe portarsi all 1% nel 2015, rimanendo però poco sopra questo livello per tutto il periodo della previsione fino al 2018. Sulla base di questo andamento il livello reale del Pil del 2007 potrebbe essere raggiunto soltanto al 2022/23. Il tasso di disoccupazione, dopo il picco del 13% di quest anno, dovrebbe ridursi lentamente, ma sarebbe ancora sopra l 11% tra quattro anni. Per tornare al livello del 7% del 2007 occorrerebbe aspettare, se tutto va bene il 2023. Il totale dei disoccupati che ha raggiunto i 3,5 milioni in questa metà del 2014 tenderebbe a ridursi lentamente, ma sarebbe appena sotto i 3 milioni nel 2018, ben lontano dall 1,5 milioni del 2007. La finanza pubblica appare in lento e costante riequilibrio, sia in termini di Deficit che di Debito. Il Deficit pubblico si riduce nell arco del periodo, ma pur mantenendosi al di sotto del 3%, non raggiunge mai quel deficit zero introdotto come vincolo costituzionale nel 2012. 4

Il Debito pubblico in valore assoluto continuerebbe ad aumentare fino oltre i 2.200 miliardi di euro nel 2017/2018, anche se il suo rapporto con il Pil subirebbe una lenta riduzione che dal valore di circa il 134% (al netto dei debiti pregressi delle P.A.) di questo 2014 scenderebbe al 130% nel 2017 ed al 128% nel 2018, ben lontano da quanto prescriverebbe il Fiscal Compact europeo. Appaiono infine segnali di deflazione, contro i quali sta agendo in modo determinato la BCE del presidente Draghi, che si esprimono quest anno in un andamento dei prezzi al consumo ed un deflatore del Pil attorno allo 0,5% e negli anni successivi sempre ben al di sotto dell obiettivo europeo del 2%. Questi andamenti sono riportati in modo analitico nella seguente Tavola 1. 5

Tav. 1 6

7 5.- Proposte per una Legge di Stabilità del governo Renzi: riforme economiche ed effetti sull economia italiana, una strada per uscire dalla crisi entro il 2018, cioè. cinque anni prima

Le previsioni tendenziali dell economia italiana, presentate nella precedente sezione, appaiono del tutto insufficienti ad affrontare la pesante crisi che si prolunga da ormai sette anni e non possiamo aspettare altri otto o nove anni per riportarci ai livelli di reddito e di occupazione del 2007, all inizio della crisi. Gli andamenti dell economia e della finanza pubblica, indicati anche nell ultimo DEF del governo Renzi lo scorso 8 aprile, non prefigurano riforme strutturali e cambiamenti significativi, in quantità e qualità, tali da poter modificare quelle previsioni tendenziali. Come ben più analiticamente indicato in questo Rapporto nella sezione delle Analisi, dove abbiamo posto a confronto gli ultimi tre DEF (Monti-Letta-Grilli) le differenze, nei numeri e nella struttura del documento, appaiono relativamente trascurabili. Pertanto dobbiamo porre il problema di quale strategia di riforme strutturali e di spostamenti significativi nelle poste del bilancio pubblico (tra le diverse voci di spesa e di entrata) sono necessari per accelerare la ripresa dell attività produttiva e dell occupazione al fine di anticipare i tempi del recupero e riottenere i valori del 2007 almeno cinque anni prima, cioè nel 2017/2018. In questo senso occorre rottamare i numeri del DEF che in tutti gli scorsi anni non hanno fatto altro che indicare andamenti inerziali con modifiche minimali e pressoché irrilevanti nei percorsi della politica economica e soprattutto negli andamenti dell economia reale e delle condizioni di finanza sia pubblica che privata, salvo sovrastimare ogni volta le previsioni di crescita ed il percorso di riduzione del Deficit Pubblico con ottimistiche ma poco fondate previsioni di riduzione del rapporto Debito/Pil. Sulla base di questo approccio, abbiamo articolato una proposta al fine di contribuire ad un concreto e positivo confronto sulla impalcatura che dovrà assumere la prossima Legge di Stabilità del governo Renzi, da presentare in Parlamento entro il prossimo settembre, con l auspicio che possa anche essere delineata in tempi più rapidi e magari anticipata rispetto alle scadenze previste dal calendario della politica. 8

L obiettivo di tale proposta è quello di indicare in primo luogo dove e quante risorse prendere per poi indicare dove metterle, precisando anche il quanto ed il quando. Nella successiva Tav. 2 indichiamo le linee portanti della manovra con la quale intendiamo simulare una possibile Legge di Stabilità. Tav. 2 9

Sulla base di questa strategia di politica economica, le previsioni sull economia italiana che ne conseguirebbero, con profili strutturalmente diversi da quelli indicati nel DEF di aprile, sono riportati nella seguente Tav. 3. Tav. 3 10

La ripresa dell attività produttiva e della crescita del Pil dovrebbe attestarsi sopra ed attorno il 2% all anno a partire dal 2015 e sulla base di questo andamento il livello reale del Pil del 2007 potrebbe essere raggiunto al 2018. Il tasso di disoccupazione, dopo il picco del 13% di quest anno, si ridurrebbe in modo significativo ed al 2018 si riporterebbe al 7% del 2007. Il totale dei disoccupati tenderebbe a ridursi di circa 300/400.000 unità all anno e si porterebbe sotto i 2 milioni entro il 2018, tornando nel 2019 all 1,5 milioni di disoccupati del 2007. Le condizioni di equilibrio dei nostri conti pubblici sarebbero ottenute con più consistente solidità fino ad azzerare il deficit pubblico nel 2018 ed a ridurre di oltre dodici punti il rapporto Debito/Pil, che si collocherebbe al 121% nel 2018. In queste condizioni non sarebbe rispettato alla lettera il Fiscal Compact, ma sarebbe ben difficile assegnare all Italia una procedura di infrazione alla luce dei progressi solidi e strutturali così realizzati. Rimarrebbero le incertezze collegate ai rischi di deflazione, ma su questi c è da contare, come detto in precedenza, sulla lungimiranza e determinazione della BCE del Presidente Draghi. La riduzione dello stock di Debito Pubblico non è semplicisticamente una mera prescrizione dell Unione Europea. E in realtà una esigenza interna italiana al fine di liberare ulteriori risorse a favore di crescita ed occupazione svincolandole dalla necessità di pagare ogni anno il 5% del PIL sotto forma di interessi sul debito. Per questo fine, abbiamo prodotto una ulteriore simulazione che poggia su una nota proposta che indica l abbattimento del Debito Pubblico attraverso lo strumento del Fondo Immobiliare Italia che sia in grado di anticipare finanziariamente i tempi lunghi della alienazione di quote importanti del patrimonio immobiliare pubblico, nonché il pagamento entro il 2015 dell intero stock di debiti delle PA verso le imprese. Nella seguente Tav. 5 abbiamo indicato i tempi e le quantità di una azione di questo tipo. 11

12 Tav. 5 Come indicato nelle seguenti Tav. 6 e 7, gli effetti di tale manovra, misurati sempre rispetto agli andamenti tendenziali dell ipotesi BASE, sarebbero lievemente positivi sulla crescita e sull occupazione, sia a seguito delle minori spese per interessi, sia per la maggiore liquidità delle imprese. Ciò che però appare con tutta evidenza è la forte riduzione del Debito che si determinerebbe che condurrebbe il rapporto Debito/Pil al 102% nel 2018, non solo rispettando le prescrizioni del Fiscal Compact ma andando oltre il profilo previsto a tutto

vantaggio dell economia italiana che avrebbe più risorse a seguito del risparmio di interessi e più credibilità a seguito della strategia aggressiva sull abbattimento del Debito, non trascurando l effetto intergenerazionale che verrebbe a crearsi a favore delle giovani generazioni che sarebbero gravate da un più ridotto debito pregresso. 13 Tav. 6

La recente decisione assunta dalla Banca Centrale Europea in termini di tassi di interesse ed iniezione di liquidità da far confluire ad imprese e famiglie ha come obiettivo finale quello di sostenere la ripresa dell attività produttiva in tutta Europa ed anche quello di evitare una pericolosa deflazione riportando l inflazione almeno al 2%, nonché quello di riportare l euro, palesemente sopravvalutato, a condizioni di cambio più coerenti con i fondamentali dell economia. Per questa ragione abbiamo voluto verificare quali effetti si potrebbero produrre sull economia italiana qualora il cambio /$ (e di conseguenza il cambio /Y cinese) avesse un profilo di riallineamento verso la parità sul dollaro come indicato nella seguente Tav. 8. 14 Tav. 8

15 Gli effetti estremamente positivi che si determinerebbero sono indicati nelle seguenti Tav. 9 e 10. Tav. 9

Certamente, le responsabilità prioritarie della politica economica italiana fanno riferimento ad una Legge di Stabilità che incorpori le riforme strutturali e la strategia indicata nella nostra prima simulazione alternativa agli andamenti tendenziali-inerziali dell ipotesi BASE. Un ulteriore forte impegno sarebbe quello indicato in una strategia di abbattimento del debito pubblico attraverso l enorme patrimonio immobiliare pubblico che può essere rafforzata da una strategia di privatizzazioni. D altro canto, un andamento del cambio dell euro verso la parità sul dollaro non può certo essere determinato da singole entità nazionali europee. C è però da confidare che l impegno, la saggezza e la determinazione della BCE possano guidare i mercati verso una condizione di cambi coerenti con i fondamentali delle diverse aree del mondo. Vogliamo pertanto concludere questo nostro Rapporto di Previsione con una simulazione finale che incorpora contemporaneamente tutte e tre le strategie prima proposte. Indichiamo questa ipotesi come Manovra Complessiva e riportiamo i possibili effetti nelle Tav. 11. 16

Tav. 11 17

A seguito di una strategia complessiva di politica economica, affiancata da un linea europea che miri ad un cambio dell euro che volga verso la parità sul dollaro al 2018, la ripresa dell attività produttiva e della crescita del Pil sarebbe sostenuta e si collocherebbe in modo stabile sopra il 3% all anno e pertanto il livello reale del Pil del 2007 potrebbe essere raggiunto verso la fine del 2017. Il tasso di disoccupazione, dopo il picco del 13% di quest anno, si ridurrebbe in modo significativo e già si riporterebbe al livello del 2007 nel 2017 ed attorno al 5% nel 2018. Il totale dei disoccupati tenderebbe a ridursi di circa 400/500.000 unità all anno e si porterebbe sotto 1,2 milioni di unità entro il 2018. Le condizioni di equilibrio dei nostri conti pubblici sarebbero ottenute più rapidamente e con più consistente solidità fino ad azzerare il deficit pubblico al 2016. Il Debito Pubblico comincerebbe a ridursi in valore assoluto già dal 2016 fino a ridursi a poco più di 1.600 miliardi nel 2018. Di conseguenza il rapporto Debito/Pil si ridurrebbe al 100% nel 2017 per poi scendere sotto il 90% nel 2018. In queste condizioni, non solo sarebbe rispettato il Fiscal Compact, ma potremmo realizzare progressi solidi e strutturali che consentirebbero di liberare risorse con un risparmio di interessi pari a circa 25 miliardi di euro all anno per tutti gli anni successivi. Anche in questo caso, rimarrebbero le incertezze collegate ai rischi di deflazione, ma su questi, ancora una volta, c è da contare, come detto in precedenza, sulla lungimiranza e determinazione della BCE del Presidente Draghi. 18

Nella precedente sezione delle Analisi abbiamo stimato quale sia stata la perdita di Pil e le conseguenze in termini di equilibri di finanza pubblica misurata rispetto ai dati storici ed a quanto l economia italiana avrebbe potuto conseguire solo se la crescita fosse continuata secondo la media non certo esaltante del periodo precedente la crisi (2000-2007). Pertanto anche in chiusura di questa sezione vogliamo dare un quadro di sintesi di quanto l economia italiana potrebbe conseguire nei prossimi anni qualora venissero adottate le manovre illustrate in precedenza come effetti cumulati al 2018 rispetto ai valori del 2014. Tali stime sono riportate nella Tav. 13. Qualora infatti si adottassero i provvedimenti indicati nella nostra ipotesi di legge di stabilità, tra il 2014 ed il 2018, si otterrebbero i seguenti risultati cumulati (vedi Tav. 13): - una crescita del Pil dell 8,5% rispetto al livello di Pil del 2014; - una minore disoccupazione del 5,6% con 1.418.000 disoccupati in meno; - una maggiore occupazione pari a 1.635.200 unità; - un minore Deficit pubblico di 53,2 Mld di euro, con un bilancio in pareggio e poi in avanzo dopo il 2016; - un minore Debito pubblico per 135 Mld con una riduzione del rapporto con il Pil di 12,4 punti; - un maggiore Pil nominale di 202 miliardi di euro. 19

Tav. 13 20

Le differenze rispetto agli andamenti tendenziali dell ipotesi BASE sono indicate nella Tav. 14. Rispetto agli andamenti inerziali dell ipotesi BASE gli effetti sarebbero i seguenti: - una crescita superiore pari all 3,6%; - un minore tasso di disoccupazione del 4%; - un minore numero di disoccupati pari a 1.027.000; - una maggiore occupazione di 1.051.000 unità; - un minor Deficit Pubblico di quasi 34 miliardi di euro e di oltre il 2% del Pil; - un minore Debito Pubblico di circa 84 miliardi di euro e un rapporto con il Pil inferiore di 6,7 punti; 21

Tav. 14 22