DAL RITRATTO DA VISITA ALLA FOTOGRAFIA ALPINA: I FOTOGRAFI MARCH A BRESSANONE Hans Heiss Poco prima del 1870 la residenza vescovile di Bressanone non era più una cittadina addormentata, ma una località che da alcuni anni aveva definitivamente abbandonato il suo aspetto medievale, rimasto per secoli pressoché inalterato. La popolazione che per lungo tempo si era stabilizzata sui 2500 abitanti; dal 1851 ne contava quasi 4000. Importanti edifici nuovi avevano contribuito a trasformare l immagine della città, che in precedenza era limitata al centro storico con le sue mura e a pochi quartieri periferici. Ad occidente la ferrovia del Brennero, inaugurata nel 1867, attraversava da nord a sud la conca brissinese. La sua costruzione aveva messo in agitazione la cittadina: a partire dal 1863 migliaia di operai spianarono colline, fecero saltare rocce ed innalzarono il terrapieno della ferrovia. Maestranze ed operai, in prevalenza di lingua italiana, rappresentarono incontri nuovi per la cittadinanza che con questa presenza per la prima volta conobbe la forza dirompente della questione sociale. 1 A nord nel 1873 sorse il seminario minore Vincentinum che nella sua severità neoclassica costituì una specie di roccaforte difensiva. Rispetto alla ferrovia il seminario era una decisa espressione di atteggiamenti conservativi, con l intento di formare degli allievi ligi ai dettami della fede. Anche la società cittadina iniziò ad evolversi: la Costituzione austriaca del 1867 aveva favorito la nascita di associazioni, per cui anche a Bressanone si andò formando una vivace attività associativa. Il Männergesangverein (il Coro Maschile), attivo dal 1862, l Associazione delle Casse di risparmio e delle Scuole elementari, oppure l Associazione agricola distrettuale, miravano al rinnovamento e al progresso dell economia e della formazione locali, e a stimolare una nuova vita culturale. Progresso : nella cultura, nella formazione ed in economia questa era la parola chiave che, a partire dal 1870, comportò anche in Tirolo un sostanziale rinnovamento in molti settori. Il principe-vescovo Vinzenz Gasser (1856-1879) e il suo clero osservavano invece con molta preoccupazione le nuove tendenze dell epoca che minacciavano di sconvolgere l affermato carattere conservativo del Tirolo. Nel 1870, durante il primo concilio Vaticano a Roma, il vescovo in persona aveva lottato contro lo spirito dei tempi nuovi ed aveva violentemente protestato contro l occupazione dello Stato della Chiesa da parte del Regno d Italia. Pio IX elogiò personalmente il vescovo Gasser definendolo Colonna del Concilio. Per breve tempo si ventilò persino l opportunità che Bressanone divenisse il sicuro rifugio del Papa in esilio per far fronte alle minacce dello Stato nazionale, del liberalismo e del laicismo. Da Montagna a Bressanone Josef March senior In questi anni di profonda trasformazione, attorno al 1875 Josef March si trasferì da Montagna, suo paese d origine nella Bassa Atesina sudtirolese, a Bressanone. March aveva avuto la netta sensazione che la città in evoluzione avrebbe offerto nuove opportunità professionali per un fotografo. In altre città del Tirolo già da tempo operavano dei professionisti della fotografia: Josef Gugler a Bolzano, Giovanni Battista Unterveger a Trento o Carl Alexander Czichna ad Innsbruck. Perfino nella piccola Brunico dal 1859 operava un fotografo di professione: Alois Kofler. 2 Fino ad allora l attività di fotografo a Bressanone invece era stata secondaria, ad esempio, per il libraio Caspar Eder o, per breve tempo, per Hans Schullerbauer. Josef March puntò decisamente fin 1 Cfr. Hans Heiss, Il lungo secolo XIX: 1803-1918, in: Barbara Fuchs / Hans Heiss / Carlo Milesi / Gustav Pfeifer (a cura di), Bressanone La storia, Bolzano 2004, p.201-236. 2 Cfr. Gunther Waibl, Photographie und Geschichte. Sozialgeschichte der Photographie in Südtirol 1919-1945. Tesi di dottorato in filosofia inedita, Vienna 1985, p. 24-46.
dall inizio sulle proprie capacità professionali e sulle buone opportunità di mercato anche a Bressanone. Ed ebbe ragione. Purtroppo, al di là del lascito fotografico, manca un archivio consistente in merito alla famiglia o al negozio dei fotografi March. Comunque, sulla scorta di tradizioni frammentarie è possibile abbozzare una prima panoramica quale anticipo di una più esauriente biografia della famiglia, la cui tradizione viene portata avanti con cura da Margit Strasser, una pronipote del primo March. Josef March, nato nel 1846, proveniva da una famiglia già dedita alla fotografia. 3 Uno dei suoi parenti, Francesco March di Cavalese, era diventato un cronista per immagini della valle di Fiemme, come segnala il necrologio del 1921:... ritrasse con gusto d arte e tecnica perfetta le sembianze degli uomini e la beltà multiforme della grande natura di Fiera e di Fassa. Trasferitosi a Bressanone, Josef March sfruttò la nicchia di mercato della città vescovile in trasformazione, tanto più che poteva contare sulla disponibilità economica di sua moglie. Infatti Barbara Rainer, nata nel 1854, proveniva da una famiglia benestante, per cui fu possibile superare la iniziale scarsità di introiti. Il 15 giugno 1881, pochi anni dopo il trasferimento a Bressanone, la giovane coppia acquistò una casa all imbocco dell attuale via S. Croce, di fronte alla porta occidentale del centro storico. 4 Poiché allora le vie e le piazze di Bressanone non avevano alcun nome, Casa March recava semplicemente il numero civico 130. All esterno l edificio è rimasto pressoché inalterato, anche se risulta lievemente nascosto da negozi antistanti, come l atelier March, tuttora proprietà della famiglia. Il giovane fotografo di Montagna si procacciò i primi introiti soprattutto con foto da visita che allora in Tirolo erano in gran voga. 5 Le fotografie in formato ridotto a 6,2 x 10,2 cm erano accessibili anche ad acquirenti con poche disponibilità finanziare ed erano utilizzate come doni d amicizia e soprattutto come ricordi di eventi particolari. Fissavano coppie o gruppi di persone con realistica nitidezza e ai fotografi tecnicamente versati offrivano buone opportunità di mettersi in vista. Nel caso in cui la posa e l espressione fossero ben riuscite e le persone ritratte si dichiarassero soddisfatte, la vantaggiosa pubblicità del passaparola procurava ben presto dei nuovi clienti. Il successo delle fotografie da visita era insito nel loro ruolo di ritratti del piccolo uomo ; intanto le immagini andavano estendendosi a nuovi soggetti, quali il paesaggio e i costumi. Nella cittadina in rapida evoluzione anche per gli appartenenti ai ceti medi ed inferiori non mancavano le occasioni per farsi ritrarre in questo formato ridotto. Tanti eventi più o meno importanti, come nozze, servizio militare o fatti memorabili si prestavano ad esser fissati efficacemente in questa maniera. Con i negativi su lastre di vetro conservati nell atelier si potevano produrre delle copie a buon prezzo. Anche il formato più grande dei ritratti scattati in studio (11 x 17 cm) fruì di un crescente gradimento, per cui in pochi anni il fotografo poteva crearsi una sistemazione dignitosa. L intraprendente March si fece una buona clientela fra la borghesia e ben presto divenne il ritrattista di singoli notabili. Agli inizi del 1881 l immigrato chiese al magistrato brissinese la concessione edilizia per un Atelier fotografico 6 che sostituisse il precedente studio provvisorio. L approvazione, sulla base di un progetto non più conservato, venne rilasciata senza alcun problema. Il vicino di casa, il noto costruttore edile Josef Unterpertinger, detto bonariamente Kienerseppl, 7 non fece alcuna obiezione, anche perché era stato incaricato dei lavori. La costruzione fu rapida: Fine dei lavori a fine maggio 1881, annotò Wilhelm Seider, assessore competente del magistrato. Nel 1886 il March 3 Indicazione in base alle memorie mortuarie in possesso della famiglia. 4 Archivio Provinciale di Bolzano, Libri d archiviazione, Bressanone 1881/II (649), fol. 347-350; cfr. Ignaz Mader / Anselm Sparber, Brixner Häusergeschichte (Schlern-Schriften, 224), Innsbruck, p. 245. 5 Cfr. Waibl, Photographie und Geschichte, parte II, p. 20 e seg. 6 Archivio Storico di Bressanone, Magistratsakten 1881/82/83, Photographisches Atelier des H. March in Brixen, senza segnatura. 7 Cfr. Mader / Sparber, Häusergeschichte, p. 229, 233.
ottenne l installazione di una fontana con acqua corrente; 8 pochi mesi dopo, il 26 marzo 1887, fu approvato anche l allestimento di un piccolo locale per preparati chimici. 9 Ritrattista della città Dieci anno dopo la sua sistemazione a Bressanone il March ampliò anche l offerta dei propri motivi fotografici. Accanto ai ritratti di persone la sua attenzione si focalizzò sulla ripresa del paesaggio brissinese. Diversi motivi deponevano a favore di un più vasto ambito operativo. Lo spunto fu la catastrofica inondazione del 1882, che per singoli fotografi tirolesi rappresentò una insperata congiuntura favorevole. La piena del settembre 1882 devastò numerose località lungo l Adige, l Isarco, la Rienza e la Drava. Le immagini di località e case distrutte, di strade e tratte ferroviarie messe a soqquadro e, ben presto, le foto della ricostruzione trovarono uno smercio stimolante. L inondazione costituì uno dei primi avvenimenti che in Tirolo furono sistematicamente fissati in fotografie. Perciò il disastro del 1882 favorì i fotografi di paesaggi e di eventi. A Bressanone, dove i danni della piena furono sì ingenti, ma non massicci come a Brunico o nel Trentino, il March dovette suo malgrado constatare che un concorrente di Bolzano aveva reagito con maggior tempestività. Le foto dell alluvione scattate da Josef Gugler entrarono in rapida circolazione; al brissinese invece era sfuggito l attimo propizio per un affare lucrativo. Per non perdere altre simili occasioni di mercato, negli anni successivi il March si dedicò con maggior impegno alla fotografia di paesaggi. L aspetto di una Bressanone in lenta trasformazione gli offriva abbondanti stimoli, soprattutto l avviata serie di nuove costruzioni. Committenti orgogliosi amavano far immortalare la propria casa nuova, soprattutto se si trattava di esercizi alberghieri. Con la fondazione della Casa di cura Guggenberg (1890) il March poté ritrarre un esempio rappresentativo della favorevole congiuntura edilizia. Di ottima qualità sono le foto panoramiche di Bressanone, in cui mastro March dimostrò una tecnica convincente per la scelta accurata della visuale e la perfetta nitidezza delle immagini. Le foto scattate da Kranebitt (Costa d Elvas) verso sud-ovest immediatamente dopo la prima fase della regolamentazione dell Isarco nell estate 1884 sono degli autentici capolavori topografici. 10 L ambito del duomo è collocato esattamente al centro dell immagine; attorno sono raggruppati da est ad ovest, in un ampia striscia di caseggiati, singoli edifici importanti della città vescovile. Con la stessa importanza dei palazzi storici è l Isarco a dominare la scena: vicino alla città con l avvenuta regolazione della confluenza e il Ponte Widmann; a meridione con gli ampi meandri che verso Albes si perdono nel paesaggio collinare. L immagine dell antica città e i segnali dell evoluzione in atto si connettono come un arco di tensione in sottofondo. Il tracciato della ferrovia e la stazione al margine destro della foto accentuano l atmosfera del passaggio dall epoca antica a quella nuova. In modo analogo il March ritrasse la città verso nord-ovest comprendendo così nella sua visuale l altro lato della diagonale. Certamente le due fotografie servirono anzitutto a scopo pubblicitario e il March le espose in formato gigante nella propria vetrina. Chiaro il messaggio: nessun concorrente era in grado di abbracciare con pari perfezione la città di Bressanone sia nel suo complesso che nei suoi dettagli. La grande dimensione delle fotografie era un simbolo della presa di possesso e del diritto esclusivo sul soggetto città. Oltre a queste riprese totali di Bressanone il March zoomava per accostarsi ai singoli dettagli del centro storico. Classica è la sua ripresa del duomo e della parrocchiale verso sud proponendo come 8 Archivio Storico di Bressanone, Magistratsakten 1886, fasc. 2/314 9 Archivio Storico di Bressanone, Magistratsakten 1887, fasc. 2/129 10 Cfr. Banca Popolare di Bressanone (a cura di), Immagini del passato di Bressanone, Ideazione e testi di Hartmuth Staffler, Bressanone 1989, pagine non numerate. Purtroppo il curatore Staffler non indica alcun riferimento fotografico rinunciando così all attribuzione delle foto ai singoli fotografi, che si possono individuare soltanto tramite confronti con esemplati firmati.
sfondo l Isarco non ancora regolato a nord di Ponte Aquila. Il tratto fluviale, con la roggia sulla riva orientale ed un grande giardino alberato sulla sponda occidentale, rende tangibile la capacità del March di cogliere la combinazione di natura ed architettura nel perimetro urbano. La monumentalità degli edifici sacri è interrotta dai tratti di sponde, mentre acqua e vegetazione arborea sembrano minacciare la cittadina. L arte di una felice scenografia e di un accurata disposizione caratterizzava il vecchio March. Un arte che, rilevata dal suo erede, venne ulteriormente perfezionata. Josef March junior un carattere estroso Josef March junior, il figlio maggiore nato l 8 luglio 1879, fece della fotografia di montagna un settore economico di grande successo e di alto valore artistico. Sul primogenito il padre aveva riposto delle particolari speranze; coltivava l ambizione che l atelier ormai affermato si tramandasse alle generazioni future. Di certo il figlio non deluse le aspettative del padre, ma si prese una lunga pausa di rodaggio prima di rilevarne progressivamente l attività. Terminato il periodo scolastico e di apprendistato nell azienda di famiglia, il giovane Josef si recò per un certo tempo in Germania e poi girò in lungo e in largo per l America meridionale. Sono anni che spiccavano vistosamente nel compassato ambito brissinese e testimoniano la ricerca di quel profilo professionale grazie al quale Josef junior aspirava a differenziarsi dalla linea e dai dettami del padre. Il ritorno a casa nell estate del 1906 non fu facile per il 27enne Pepi - così lo chiamavano in famiglia. Da Genova giunse ai genitori la richiesta che il fratello Emil lo andasse a prendere, perché lui affetto da una crisi psichica non se la sentiva di viaggiare da solo. 11 E anche possibile che il giovane Pepi, guardando con malinconia i ritratti fotografici, cullasse l anelito a mete più elevate e che confrontasse la sua carriera professionale già prefigurata con la libertà dei fratelli minori. Ludwig (1880-1940) 12, Emil (1883-1956) 13 ed Arthur (1891-1957) 14 erano dotati di grande talento e, terminate le scuole superiori, conseguirono brillanti risultati all università in materie tecniche e scienze naturali oppure in ambito filosofico-letterario. Però i percorsi formativi dei giovani dimostrano anche come la famiglia March fruiva di buone entrate, al punto d essere in grado di finanziare senza problemi i costosi studi dei figli. L esperienza acquisita nei viaggi formò la tecnica di Josef March junior, come pure il suo sguardo pittorico interessato alle forme del paesaggio, che emerge in modo particolare nelle sue grandi riprese di montagne. Il March era uno scalatore entusiasta che ben presto si era trovato a proprio agio nell ambiente alpinistico brissinese. Nella città vescovile già nel 1875 alcuni amici della montagna avevano fondato una sezione dell Alpenverein austro-tedesco che, dopo un inizio in tono minore e fra la diffidenza dei circoli conservativi, si era stabilizzata nel 1885. 15 In seguito al grande impegno profuso dall Alpenverein durante la catastrofica inondazione del 1882, crebbe l accettazione sinora scarsa ed anche a Bressanone, con l apertura del Rifugio Plose nel 1887, la sezione presieduta da Ignaz Peer conseguì notevoli successi. Nel 1907 i soci erano ormai 121; dal 1900 c era anche il 21enne Josef March junior. 16 Nell associazione il March si sentiva a proprio agio; l ambito alpino inoltre gli offriva nuovi soggetti fotografici ed anche buoni contatti d affari. Il che fu di notevole importanza, perché nel frattempo a Bressanone, in via Ponte Aquila nelle vicinanze del centro storico, si era piazzato un forte concorrente. 11 Lettera di Josef March ai genitori, Genova 8.8.1906, Archivio storico di Bressanone, Magistratsakten 1906, 18/2109, sub Magistratsakten 1914, 18/4213. 12 Josef Weingartner, Die Anfänge des Schlern, in: Der Schlern 20 (1946), p. 1-4, qui p. 2. 13 Friedrich Tessmann, Ing. Emil March zum Gedenken, in: Der Schlern 30 (1956), p. 99-101. 14 Neue Deutsche Biographie, vol. 16, Berlino 1990, p. 112 e seg. 15 Deutscher und Österreichischer Alpenverein, Sektion Brixen (a cura di), Geschichte des Sektionsbestandes 1875-1907, Brixen a. E. 1907 16 Cfr. ibidem, p. 47, 51.
Rudolf Largajolli, rampollo di una famiglia di fotografi, divenne il ritrattista emergente nell era del grande borgomastro Otto von Guggenberg (1903-1913); veniva richiesto come fotografo in occasioni ufficiali, 17 tanto più che dal punto di vista politico era vicino al partito dei cristianosociali, allora al governo della città. Dopo il 1900 comunque Bressanone, in forte espansione economica e turistica, offriva opportunità di lavoro anche a due atelier, per cui fu possibile concretizzare una coesistenza pacifica. Lo dimostra il fatto che durante le celebrazioni del millennio brissinese le innumerevoli serie di fotografie scattate risultarono equamente distribuite fra il March ed il Largajolli. In quel periodo anche Josef March senior, dopo un quarto di secolo di presenza a Bressanone, divenne definitivamente cittadino brissinese: il 12 marzo 1901 chiese di essere accolto come residente di Bressanone. Ottenuto il consenso dall autorità comunale brissinese il 7 ottobre 1901, rinunciò al diritto di cittadinanza nel proprio paese natio di Montagna. 18 Così, poche settimane prima dei grandi festeggiamenti per i 1000 anni di Bressanone (26-27 ottobre 1901), il March si era fatto un personale regalo giubilare inserendosi a pieno titolo nella storia della città vescovile. Fra il 1900 ed il 1910 intraprese anche una breve carriera politica entrando a far parte della giunta cittadina e rivestendo l incarico di consigliere del magistrato e di presidente della commissione edilizia. 19 Miniature alpine Quando Josef senior si trovò avanti negli anni il figlio gli diede una valida mano nel disbrigo degli affari. Rilevò, infatti, essenziali settori dell attività quotidiana, la integrò con un commercio di cartoline postali e nella fotografia alpina coniugò in modo eccellente passione personale ed esperienza professionale. Quando nell estate inoltrata del 1914 scoppiò la Prima Guerra Mondiale, il 35enne March non venne subito chiamato alle armi. La situazione cambiò invece con l entrata in guerra dell Italia il 23 maggio 1915. Fu arruolato fra gli Standschützen ed impiegato come fotografo sul fronte d alta montagna. Il March affrontò con bravura la sfida patriottica e professionale e più volte venne insignito di onorificenze al merito per il suo coraggioso comportamento. Le sue riprese fotografiche alpine, che sono conservate in negativo su lastre giganti, risalgono in buona parte all epoca precedente al primo conflitto mondiale. Allora Pepi March disponeva ancora di parecchio tempo libero, perché il padre conduceva l esercizio ed il figlio poteva dedicarsi ad impegnative escursioni fotografiche. Le riprese esposte nella mostra documentano il suo tentativo di combinare in armoniosa simbiosi le classiche fotografie paesaggistiche con la fotografia alpina. Poiché il March nelle sue escursioni usava una camera fissa trasportabile ma relativamente pesante, doveva scegliere una posizione adatta per piazzare il treppiede e non era in grado di eseguire scatti dalla prospettiva di chi era impegnato nella scalata. Da falde detritiche o da superfici pianeggiati lui riprendeva i suoi compagni di scalata quando venivano a trovarsi in azioni possibilmente spettacolari in parete, in fessure o in altri passaggi difficoltosi. La predominante prospettiva dal basso sugli scalatori dimostra le difficoltà tecniche della scalata e comporta una prospettiva costantemente primaria della montagna. I suoi scalatori il March li ritrae soprattutto mentre affrontano fessure, camini e settori difficili del percorso; sono poche le foto di vetta rimaste. Senza dubbio il March si ispirava a noti fotografi di montagna come Hanns Barth, le cui riprese del Gruppo del Sella, pubblicate soprattutto nella rivista dell Alpenverein, rappresentarono un esemplare orientamento stilistico. Il March inoltre badava che il luogo delle scalate rimanesse riconoscibile e sceglieva come sfondo adeguato le Cime del Cir, le Torri del Vajolet, il Sella o il Sassolungo. La roccia in filigrana delle 17 Cfr. Waibl, Photographie und Geschichte, parte II, p. 38 e seg. 18 Archivio storico di Bressanone, Magistratsakten 1901, fasc. Domizil 581/705. 19 Lettera di ringraziamento del borgomastro Otto von Guggenberg a Josef March, 12.4.1910, Archivio storico di Bressanone, Magistratsakten 1910, 1/1380.
Dolomiti offriva anche sfondi e retroscena molto pittoreschi alle riprese fotografiche; e qui il March non lesinava sulla ricerca di effetti forti come, ad esempio, una ripresa controluce nella gola del Fermeda. Benché nella fotografia di montagna attorno al 1910 gli apparecchi fotografici a bobina fossero già diffusi, il March prediligeva le complicate lastre di vetro. 20 Le lastre ortocromatiche permettevano un miglior controllo della delicata luminosità in alta montagna e la rinuncia ai filtri. Inoltre, grazie ad accurata elaborazione nella camera oscura, esse favorivano la migliore riproduzione possibile. In questo senso concordava con il fotografo ed alpinista vivente in Val Gardena Emil Terschak (1858-1915); questi scrisse un incisivo manuale in merito e, come Pepi March, aveva poca dimestichezza ed interesse per pellicole a bobina. 21 Dopo la guerra, ormai ultraquarantenne, il March continuò a lavorare nell atelier del padre che morì il 3 novembre 1922. Durante la crisi economica mondiale gli affari erano in ribasso e il March rimasto celibe dovette occuparsi da solo del negozio. Dato che anche la madre era deceduta il 22 gennaio 1929, attorno al March si andò diffondendo un atmosfera di solitudine. Inoltre, con Matthäus Planinschek a Bressanone era emerso un concorrente dinamico, che operava con crescente successo. All epoca delle opzioni e durante la seconda guerra mondiale (1939-1945) il fotografo, che in quanto Dableiber aveva scelto di restare in patria, non ebbe vita facile. Si boicottava il negozio del March 22 che, contrario alle opzioni, si ritirò nella emigrazione interna. Suo fratello Arthur, docente di fisica all università di Innsbruck, ebbe un ruolo notevole nella resistenza tirolese. Dopo la guerra il dotato Josef junior gestì l atelier fotografico fino alla morte improvvisa i 1 ottobre 1948. Essendo rimasto celibe, la continuità familiare venne portata avanti dalla sorella Maria, che aveva sposato l albergatore Franz Strasser. L atelier fu rilevato da suo figlio Fritz Strasser, nipote di Josef, che curò con amore, fino alla propria morte nel 1986, la tradizione familiare e il patrimonio fotografico. Nei 125 anni di tradizione dell atelier Foto-March il secondo Josef ebbe un ruolo particolare. Benché le foto di montagna rappresentino una piccola parte della sua vasta produzione, in esse si riscontra netta la tensione fra impegno professionale e spiccata individualità. In montagna Josef March ritrovava se stesso e lì avveniva il connubio fra passione privata ed attività professionale; natura e provocazione, solitudine e cameratismo alpino si traducevano in icone fotografiche all insegna dell armonia e di una vita ben riuscita. 20 Cfr. Gustav Kuhfahl, Die Photographie in den Alpen, in: Zeitschrift des Deutschen und Österreichischen Alpenvereins, 41 (1910), p. 30-45. 21 Emil Terschak, Die Photographie im Hochgebirge, Praktische Winke in Wort und Bild, Vienna 1900. 22 Cfr. Hubert Mock, Transizioni. Bressanone 1918-1945, in: Fuchs / Heiss / Milesi / Pfeifer (a cura di), Bressanone La Storia, Bolzano 2004, p. 237-273, qui p. 265.