Studio preliminare sulla sorgente del terremoto del 20 febbraio 1743 in Puglia meridionale a partire da dati di tsunami A. Armigliato (1), S. Tinti (1), G. Pagnoni (1), G. Mastronuzzi (2), C. Pignatelli (2), P. Sansò (3), S. Gallazzi (1), R. Tonini (1) e B. Brizuela Reyes (1) (1) Università di Bologna, Dipartimento di Fisica, Settore di Geofisica (2) Università di Bari, Dipartimento di Geologia e Geofisica (3) Università del Salento, Dipartimento di Scienza de Materiali, Osservatorio di Chimica, Fisica e Geologia Ambientali
Obiettivo Riconoscere l'area sorgente del terremoto del 1743 mediante la modellazione numerica a partire dai dati disponibili sullo tsunami. Metodo Scegliere potenziali sorgenti in base ai dati disponibili (epicentro, magnitudo riportata nei cataloghi sismici, estensione dell'area in cui è stato avvertito il terremoto) Condizione iniziale calcolata con le formule analitiche di Okada (1992). Propagazione calcolata attraverso il codice agli elementi finiti UBO-TSUFE, che implementa e risolve le equazioni di Navier-Stokes in approssimazione di acqua bassa (shallow-water) Confronto con i dati disponibili sul maremoto.
Inquadramento generale Catalogo NEIC (USGS) National Earthquake Information Center http://earthquake.usgs.gov/regional/neic/ Sismicità dal 1973 a oggi con magnitudo 4 M 7.6 Area sorgente stimata per il terremoto del 1743
Inquadramento generale Catalogo europeo degli tsunami GITEC-TWO 1889 1627 1731 1743 Sieberg-Ambraseys
Il terremoto del 20 febbraio 1743 Magnitudo=6.9 (CPTI04*) Aree maggiormente colpite: Puglia meridionale e isole greche nello Ionio. Massima intensità macrosismica (IX MCS) registrata a Nardò e a Francavilla Fontana (Puglia), e ad Amaxichi (isola di Lefkada) (DBMI04**). Taranto e Brindisi subirono forti danni. Tsunami generato dal terremoto: unica testimonianza storica un ritiro del mare nel porto di Brindisi (ITC04***) *Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani, INGV **Database delle osservazioni Macrosismiche dei terremoti italiani (Stucchi et al., 2007). ***Italian Tsunami Catalogue (Tinti et al., 2004)
Lo tsunami: possibili evidenze geologiche Accumuli di massi (boulders) lungo le coste meridionali della Puglia, in particolare a: Torre S. Emiliano: 70 103 Kg fino a 11 m di altezza s.l.m. per circa 2.5 km lungo la costa. Torre Sasso: 31 103 Kg fino a 5 m di altezza s.l.m. Dallo studio delle caratteristiche di questi depositi risulta che: sono stati messi in posto circa 3 secoli fa, il che suggerisce la possibilità di uno tsunami associato all'evento del 1743 con runup fino a 11 m l area sorgente si possa trovare a SSE della Puglia (Mastronuzzi et al., 2006)
Scelta della sorgente Sono state scelte 3 potenziali zone-sorgente (S1, S2 e S3) S2 (Lefkada) e S3 (Cefalonia) sono conosciute con maggior dettaglio e sono state sorgenti di tsunami locali nel passato S1a, S2a, S3a dal (Valensise et al., 2002) progetto S1b, S1c, S2b, S3b (diversa area) S1c (diverso strike) FAUST
Simulazioni numeriche: elevazioni massime lungo la costa
Simulazioni numeriche: mareogrammi
Simulazioni numeriche: campi dei massimi positivi
12 Simulazioni numeriche: campi dei massimi positivi
Conclusioni Le simulazioni numeriche preliminari indicano che solo le faglie S1 producono un maremoto significativo a Brindisi. Nessuna delle faglie selezionate è in grado di generare tsunami capaci di produrre elevazioni massime sulle coste pugliesi compatibili con gli 11 m a Torre S. Emiliano e i 5 m a Torre Sasso. Il terremoto tsunamigenico del 20 febbraio 1743 è un evento di difficile interpretazione sia dal punto di vista sismico che da quello dello tsunami. Se accettiamo l ipotesi che tutte le informazioni disponibili (area di risentimento macrosismico molto estesa, con uguali intensità massime in località molto distanti fra di loro, scarsa documentazione storica sullo tsunami ma con possibili spettacolari evidenze geomorfologiche) possano essere imputate al medesimo evento, allora il meccanismo di generazione deve necessariamente essere piuttosto complicato. Futuri studi dovranno concentrarsi su sorgenti alternative che, dal punto di vista dello tsunami, dovranno includere anche possibili frane sottomarine al largo della Puglia.
Bibliografia Gruppo di Lavoro CPTI04 (2004). Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani, versione 2004 (CPTI04), INGV, Bologna, http://emidius.mi.ingv.it/cpti04 Mastronuzzi, G., Pignatelli, C., Sansò, P. and Selleri, G. (2006). Boulder accumulations produced by the 20th of February, 1743 tsunami along the coast of southeastern Salento (Apulia region, Italy), Mar: Geol., doi:10.1016/j.margeo.2006.10.025 Stucchi, M., et al. (2007). DBMI04, il database delle osservazioni macrosismiche dei terremoti italiani utilizzate per la compilazione del catalogo parametrico CPTI04, http://emidius.mi.ingv.it/dbmi04/. Tinti, S. and Armigliato, A. (2003). The Use of Scenarios to Evaluate Tsunami Impact in South Italy, Mar. Geol., 199, 221-243. Tinti, S., Maramai, A. and Graziani, L. (2001). A New Version of the European Tsunami Catalogue: Updating and Revision, Natural Hazards and Earth System Sciences, 1, 255-262. Tinti, S., Maramai, A. and Graziani, L. (2004). The New Catalogue of Italian Tsunamis, Nat. Haz., 33, 439-465. Valensise, G., Basili, R., Mucciarelli, M. and Pantosti, D. (2002). Database of potential sources for earthquakes larger than M 5.5 in Europe, a compilation of data collected by partners of the EU project FAUST. http://faust.ingv.it/