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IL PICCOLO lunedì 8 novembre 2010 (Gli articoli della presente rassegna, dedicata esclusivamente ad argomenti di carattere economico e sindacale, sono scaricati dal sito internet del quotidiano. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti) INDICE ARTICOLI REGIONE (pag. 2) - Marchi (Save): «Puntiamo al controllo di Ronchi...» - Finanziaria regionale, oggi la giunta decide GORIZIA-MONFALCONE (pag. 4) - I medici: dateci due nuove specialità - In progetto il telelavoro per le dipendenti comunali - Svettini: «Grado preferisce stare alla finestra»

REGIONE Marchi (Save): «Puntiamo al controllo di Ronchi. L obiettivo è un milione di passeggeri all anno» di MARTINA MILIA TRIESTE Il polo aeroportuale del Nordest potrebbe decollare già nel 2011. Se non con un matrimonio vero e proprio tra Venezia e Trieste, quanto meno con una convivenza: un concambio di azioni che vedrebbe Save entrare in una prima fase con il 50 per cento delle quote per arrivare, solo dopo aver raggiunto gli obiettivi prefissati da i due partner, al controllo della maggioranza del pacchetto azionario. «In modo da vincere le diffidenze» chiarisce il presidente della holding Enrico Marchi, che assicura garanzie in termini di occupazione e di rappresentanza. «Le azioni non si contano si pesano dice -. Al di là delle quote, avere la Regione Friuli Venezia Giulia nel cda della holding sarebbe un ulteriore conferma del valore di Save come società di sistema». Presidente Marchi, il percorso che porterà Ronchi nell orbita Save sembra tracciato. Si è parlato per Trieste del modello Treviso, cosa significa? Prima di tutto va detto che il modello Treviso è un modello di successo. Prima che Treviso entrasse nel gruppo, nel 2000, aveva 281 mila passeggeri l anno, meno della metà di Ronchi. Attualmente lo scalo registra 1,8 milioni di passeggeri l anno, con una crescita media del 23 per cento annuo. Credo che questa sia stata la miglior risposta alle paure di cannibalizzazione che c erano prima dell operazione. Paure che ci sono anche in Friuli Venezia Giulia visto che il modello prevede che la holding acquisisca la maggioranza delle quote. Nel caso di Treviso l 80 per cento è di Save, il rimanente 20 per cento suddiviso tra i partner pubblici. Questi però mantengono la presidenza dell aeroporto mentre Save indica l amministratore delegato: il ruolo del controllore deve spettare al pubblico mentre la gestione imprenditoriale, che ha il compito di massimizzare il traffico, deve essere del privato. Il cambiamento per Ronchi sarà radicale. Come si vincono le resistenze? Affrontando il cambiamento per gradi. Si può partire con un contratto di concambio che preveda una divisione delle quote in parti uguali (50 per cento al pubblico e 50 al privato) stabilendo già quale sarà lo scenario futuro, al termine di un periodo di prova in cui vanno raggiunti degli obiettivi concordati. Questo darà modo a Save di dimostrare le proprie capacità manageriali e al territorio di superare le diffidenze. Anche le preoccupazioni del sindacato? Ancora una volta le migliori rassicurazioni vengono dai fatti. Come società non abbiamo mai licenziato, semmai abbiamo aumentato l occupazione. Anche nei periodi di crisi, a differenza di altri grandi aeroporti, non abbiamo fatto ricorso ad ammortizzatori sociali. In prospettiva, per Trieste, dobbiamo pensare a una opportunità di crescita anche dell occupazione. Quale è il primo obiettivo che Ronchi deve porsi? C è una prima tappa che è la sostenibilità economica dello scalo. Stando ai parametri europei bisogna raggiungere il milione di passeggeri l anno. Come si può ottenere questo? Quali le potenzialità di Trieste? Si ottiene assicurando collegamenti con Roma e Milano, come già avviene, poi con i principali hub europei, Londra, Parigi, Monaco, Francoforte che garantiscono collegamenti utili anche per i voli intercontinentali. Dall altro lato uno sviluppo dei voli low cost, soprattutto su rotte dei Paesi dell Est e infine voli per il turismo di incoming. Ma Ronchi assorbirà il traffico di Save diventando la terza pista di Venezia? Credo che se portassimo due milioni di passeggeri l anno nessuno si preoccuperebbe se Trieste diventasse la terza pista di Venezia. In realtà, però, non sarà così. Il successo dell operazione, come per Treviso, non sta nella redistribuzione ma nell incremento del traffico complessivo. Bisogna evitare visioni dirigistiche come l ipotesi dell hub padano di cui si parla nel Veneto occidentale.

Trieste ha un suo bacino di traffico in termine di turismo, il nostro compito è di potenziarlo al massimo e gestirlo in modo efficiente. Un aeroporto piccolo non può permettersi una serie di figure e di competenze manageriali che noi invece possiamo offrire. Un polo aeroportuale? Il concetto di sistema aeroportuale, promosso negli ultimi anni da governi di centro destra e centro sinistra allo stesso modo, è anche contenuto nel piano nazionale dell aeroportualità che deve essere discusso al Cipe. Se Venezia, Treviso e Trieste fanno sistema il concorrente è Lubiana? Senza dubbio dobbiamo cercare di essere più bravi degli sloveni e cercare di sottrarre loro potenziale traffico. Avete altre operazioni di espansione in programma? Abbiamo presentato una manifestazione di interesse per l aeroporto di Cagliari. Il concambio con Ronchi avverrà con l esercizio 2011? Per quel che ci riguarda siamo pronti, abbiamo accantonato un fondo per questo tipo di operazioni. E di quante azioni parliamo? Questo lo sapremo solo dopo la perizia che immagino dovrà stimare anche il valore di Save. Ma non rischia di essere un concambio simbolico vista la diversa portata delle due società? Diceva Enrico Cuccia che le azioni non si contano, si pesano. E in questo caso per noi avere in società la Regione Friuli Venezia Giulia, con un posto nel cda della holding, ha un peso: sarebbe un ulteriore conferma del valore di Save come società di sistema capace di lavorare con partner pubblici garantendo la massima efficienza dei servizi. Non dimentichiamo poi che Save gestisce anche la rete Centostazioni e in quanto tale si occupa già delle stazioni ferroviarie del Friuli Venezia Giulia. Senza contare che Save è partecipata anche da Generali Che ha mantenuto nel simbolo il leone di San Marco e la sede a Trieste. Potremmo dire che il rapporto Venezia-Trieste è più che naturale. Finanziaria regionale, oggi la giunta decide TRIESTE La predisposizione della Finanziaria 2011 entra nel vivo. Oggi la Giunta si riunisce per una seduta straordinaria nella quale si inizierà a fare i conti concretamente con i tagli previsti dalla manovra Tremonti: 70 milioni più 12 a carico della sanità che dovranno essere distribuiti tra le diverse direzioni. Sandra Savino, l assessore al bilancio, ha già delle idee ma attende la riunione di oggi anche perché sicuramente non mancheranno i malumori e il lavoro di cesello dovrà essere intenso da oggi fino all approvazione in aula della manovra regionale. E per fortuna che ci sono i soldi delle compartecipazioni da pensioni Inps che consentiranno di aumentare, seppure di poco, le entrate rispetto allo scorso anno, dando respiro a un bilancio regionale che altrimenti sarebbe stato davvero asfittico. Ma le minori spese sono sancite a livello nazionale e potrebbero aggirarsi, secondo le prime stime, attorno al 5% per assessorato. La Giunta di oggi si occuperà anche di sanità con l approvazione preliminare delle linee per la gestione del servizio sanitario per il 2011 che tanto hanno fatto discutere in queste ultime settimane tanto da costringere al rinvio della discussione del documento. L esecutivo distribuirà anche risorse nel settore trasporti con due riparti da complessivi 34 milioni di euro per la viabilità ordinaria, attraverso Fvg Strade. Verranno inoltre stanziati i quasi 2 milioni di euro per mantenere i collegamenti da Mestre con Milano e Roma, scongiurando preventivamente eventuali tagli da parte di Trenitalia che sta predisponendo il nuovo orario che sarà presentato il prossimo 13 dicembre. (Roberto Urizio)

GORIZIA-MONFALCONE I medici: dateci due nuove specialità di FRANCESCO FAIN Istituire due nuove specialità nell ambito dell Azienda sanitaria isontina: un servizio per le attività trasfrontaliere a Gorizia e, a Monfalcone, un centro per le malattie asbesto-correlate, entrambi non previsti dal Piano sanitario, che è stato redatto dall assessore regionale Vladimir Kosic. Una bozza di piano, quello regionale, che Gorizia ha bocciato perchè ridimensiona i servizi a favore defgli utenti. Inoltre, potenziare e migliorare i rapporti tra le due sedi ospedaliere. Sono queste le attese conclusioni della Commissione tecnica ospedaliera nominata dalla Conferenza dei sindaci e alla quale è stato affidato il compito di presentare le controproposte alla Regione per valorizzare la sanità isontina. I DUE OSPEDALI. Medici e tecnici chiedono il mantenimento dei posti-letto in Cardiologia così come del servizio di Anestesia e Rianimazione. «Deve essere garantita l assistenza ai pazienti che necessitano di terapia intensiva generale e post operatoria, gestita da anestesisti e rianimatori, per la severità di malattie di base, per patologie concomitanti o per complicanze», si legge nel documento. In questo senso, gli esperti chiedono che i collegamenti fra le strutture ospedaliere siano potenziati, come pure andrebbe migliorata la logistica relativa alla permanenza degli utenti in attesa negli ospedali, specie nella sede di Gorizia. In entrambe le sedi serve il potenziamento della rete elettrica ed informatica. Il documento evidenzia, per la prima volta, il fatto che gli amministratori e i referenti ospedalieri sono favorevoli alla possibilità di attuare un organizzazione dipartimentale unitaria tra le due sedi, rispetto a una possibile complementarietà. «La collaborazione tra unità operative dei due presidi ospedalieri va incrementata e deve costituire una modalità operativa. Si ravvisa la piena disponibilità dei responsabili a sviluppare un simile percorso organizzativo nella consapevolezza di operare a favore di un ospedale unico su due sedi», è uno dei passaggi più importanti della relazione. IL PERSONALE. La mancanza di personale è un altro degli elementi messi sul tavolo. «Il blocco del turnover - si legge nella relazione - ha determinato il collasso per molte strutture portando gli operatori stessi a lavorare in condizioni di stress eccessivo. Nel nuovo Piano sanitario la nostra riconosciuta capacità di ottimizzare le risorse, non solo non viene premiata, ma non viene nemmeno presa in considerazione. È fondamentale valutare il tipo di risorse da utilizzare, avvalendosi di personale stabile e inserito nelle dinamiche aziendali. Sarebbe fondamentale impiegare personale a tempo indeterminato». Attenzione viene posta anche alle Rsa, oggi ospitate all interno delle strutture ospedaliere: si chiede che vengano spostate per liberare spazi utili alla medicina per post acuzie. Ciò favorirebbe l accorpamento dei servizi a gestione distrettuale. «Il servizio sulle Malattie del metabolismo osseo, attivo da anni presso la nostra Azienda sanitaria, è ritenuto necessario e pertanto deve continuare ad essere operativo», continuano gli esperti. IL 118. Un monito arriva anche per quanto concerne il minacciato accorpamento del servizio 118 nella sede unica di Palmanova. Secondo gli addetti ai lavori, non porta a risparmi né tantomeno al miglioramento del servizio stesso, come il Piano sanitario regionale prevede. «Su questo argomento si ritiene opportuno attendere lo studio di fattibilità», aggiungono gli esperti. Che valutano «la recente nomina del nuovo direttore generale molto positivamente, sia per le caratteristiche professionali e qualità personali, sia per la durata dell incarico, che potrebbe garantire un dialogo duraturo e progettualità di medio lungo termine».

In progetto il telelavoro per le dipendenti comunali Punta sempre sulle azioni per la conciliazione dei tempi, ma anche sul coinvolgimento delle cittadine e dei cittadini nella costruzione di una città a misura di donna il Piano triennale per le pari opportunità 2011-2013 del Comune di Monfalcone. Le linee guida contenute nel documento, che sarà portato presto all'esame del Consiglio comunale, si muovono in continuità con la consistente serie di azioni messe in campo dall'amministrazione locale nell'arco degli ultimi anni. Maggiore attenzione è però rivolta in adesso alle esigenze del cliente interno, cioè alle dipendenti comunali. «Nella consapevolezza della sua importanza per il buon funzionamento dell'ente e quindi per la soddisfazione delle cittadine e dei cittadini che vi si rivolgono», ha spiegato l'assessore competente Cristiana Morsolin alla commissione Pari opportunità presieduta da Giorgia Polli e impegnata in una prima analisi del piano. Le azioni rivolte verso l'esterno non prescinderanno invece da un momento che rimane di difficoltà per molte donne, espulse dal mondo del lavoro. «L'obiettivo è comunque anche quello di stimolare uno coinvolgimento delle donne nella vita pubblica - ha aggiunto l'assessore Morsolin -, nella consapevolezza che c'è un utilizzo della città al femminile che è diverso da quello maschile, in cui casa, cura degli altri e lavoro si intrecciano». Per quel che riguarda il Comune la volontà è quella di andare a sperimentare nuove tipologie di organizzazione flessibile del lavoro e anche il telelavoro per alcune e alcuni dipendenti. Non verrà però meno l'impegno a definire e promuovere nuove tipologie di servizi per tutti i cittadini. L'idea è quella di arrivare all'attivazione di servizi mirati e personalizzati di conciliazione vitalavoro in grado di aiutare persone con minori, anziani e disabili a carico. Senza abbandonare iniziative che hanno riscosso notevole successo, come i laboratori in Biblioteca del sabato pomeriggio per i bambini o i corsi di cucina per uomini e ragazzi. Tra i progetti che l'assessorato propone di sviluppare ci sono comunque anche una summer school di inglese e informatica, affiancata da attività di conciliazione dei tempi, per le donne in difficoltà lavorativa e laboratori professionalizzanti per tutte le donne. Il piano comprende anche la predisposizione del bilancio di genere dal parte del Comune, un sito internet dedicato e laboratori rivolti alle cittadine per una pianificazione territoriale e dei tempi che tenga conto delle loro esigenze e del modo di vivere la città.

Svettini: «Grado preferisce stare alla finestra» di FERDINANDO VIOLA GRADO C era la Chiesa rappresentata da monsignor Zorzin, c erano i sindacalisti, i politici (non tutti) e c erano soprattutto gli invalidi e i dipendenti in piazza sabato a Grado per chiedere a gran voce la riapertura dell Ospizio marino. Tremila persone, più o meno, arrivate da tutto il Triveneto, ma anche da altre regioni, ospiti negli anni scorsi dell Ospizio o della clinica Sant Eufemia. Mancavano i gradesi, o almeno una buona parte di essi. Poco interessati al problema? Politicamente scorretti di fronte a una calamità che ha colpito tutta la sanità, non solo quella dell Isola d oro? «Non direi - afferma Tullio Svettini, attore-regista, componente del Comitato per la salvaguardia della sanità gradese - lo sappiamo, Grado da sempre preferisce stare alla finestra, lo so dai tempi della mobilitazione per salvare l ospedale, ma sabato ho visto una manifestazione compatta, forte che spero possa lasciare il segno». Meno diplomatico l ex sindaco Silvana Olivotto: «Ho notato anch io l assenza della gente di Grado. A una grande manifestazione come quella di sabato mi sarei aspettato di più. Non ho visto, ad esempio, i gruppi che mesi fa venivano a protestare sotto il municipio per qualche striscia pedonale in più o in meno. Ecco, quella gente non l ho vista scendere in piazza per un problema ben più drammatico qual è quello dell Ospizio». L ex sindaco non le manda a dire, fa nomi e cognomi. «Mi sembra - sottolinea - che alcuni personaggi di primo piano dell Isola non abbiano capito la situazione, o meglio l hanno capita e si sono perciò defilati perchè avevano forse la coscienza sporca. Dov era ad esempio la Lega Nord? Perchè non c era Roberto Marin, lui si che conosce bene tutta la storia dell Ospizio. Perchè non si sono fatti vedere Vosca e Medeot? Tanti altri poi non hanno partecipato alla manifestazione... forse per solidarietà con chi ha mandato in malora la sanità gradese?». Per Massimo Bevilacqua, sindacalista della Cisl, la partecipazione comunque c è stata ed è stata di grande valore. Al centro di tutto c erano i disabili e i dipendenti con richieste chiare, precise. Ora è fondamentale capire cosa può succedere. «Quello che si è visto sabato a Grado - sottolinea Bevilacqua - non aiuta molto. Si è sentito tutto e il contrario di tutto... che la Regione non c entra, che la Provincia metterà 100 mila euro... che poi ci sono le banche... che l affitto non si può fare e via discorrendo. Pare proprio che le imminenti elezioni possano aver contagiato qualcuno, come il discorso-comizio di Gherghetta... Quello che interessa a noi lo chiederemo in settimana incontrando i liquidatori del Barellai per formalizzare la richiesta del proseguimento della cassa integrazione in deroga fino al 15 gennaio 2011. Nel frattempo la Regione intervenga direttamente con le banche. Kosic mi ha assicurato che si sta interessando direttamente il presidente Tondo. Vedremo...» Stesse considerazioni anche da Silvana Olivotto: «Il salvataggio, difficile ma forte, può arrivare solo dalla Regione, non vedo altre strade. Sabato l assessore Kosic non mi pare abbia dato risposte certe su questo argomento. Le avrebbero potuto dare i liquidatori se avessero partecipato, ma mi sembra che nessuno li abbia invitati. È una storia dolorosa e chi vi è implicato non ha raccontato ancora tutta la verità». Svettini è molto preoccupato per il futuro di tutta la sanità gradese. soprattutto per la Residenza sanitaria assistita (Rsa): «È come togliere qualcosa di fondamentale che è sempre appartenuta all Isola».