Il maresciallo d Italia: una valutazione di Rodolfo Graziani attraverso il suo monumento ad Affile.

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Il maresciallo d Italia: una valutazione di Rodolfo Graziani attraverso il suo monumento ad Affile. Piazza San Sebastiano, Affile Studente n. 4105103 V13241 Tesi Relatore: Dottor David Laven 1

Il Maresciallo d Italia: una valutazione di Rodolfo Graziani attraverso il suo monumento ad Affile Victoria Witkowski Studente numero 4105103 Storia Relatore: Dottor David Laven V13241 Tesi Data di domanda: 02/05/2013 2

Ringraziamenti: Per la solerte collaborazione per la stesura di questa tesi ringrazio: mia madre, mio padre, i miei nonni, il Dottor David Laven, la Dottoressa Nicoletta Nefri, il Dottor Alessandro Cannavò, il Dottor Marino Vigano, il Sindaco Dottor Viri, il Dottor Angelo Del Boca, il Dottor Luigi Ganapini, il Dottor Emanuele Bettini, il Dottor James Walston, il Dottor Antonio Morone, il Dottor Richard Pankhurst, Fabio La Ferla. 3

SOMMARIO Questa tesi di 10.089 parole analizza e descrive il modo in cui il Maresciallo Rodolfo Graziani è considerato sia a livello nazionale che internazionale durante tutto il suo processo riguardo le conseguenze della Seconda Guerra Mondiale e la caduta del Fascismo in Italia, e le ragioni di tali valutazioni. Il primo capitolo valuta le rilevanze storiche e come i precedenti studiosi hanno impattato sulle visioni popolari di Graziani. Per questi capitoli saranno usate le seguenti fonti primarie, le quali includono: autobiografia di Graziani, Una vita per l Italia, e articoli di giornali pubblicati nel 1948 dal Manchester Guardian, The Times, The New York Times, e Picture Post. Le fonti saranno utilizzate per sostenere che Graziani fu sempre e solo processato per la sua collaborazione con i Nazisti tra il 1943 e il 1945, come risulta a conferma dei suoi crimini di guerra. La seconda metà della tesi valuta il ritratto contemporaneo che si ha di Graziani sia in Italia che in scala globale, attraverso il dibattito scaturito dall erezione del monumento a lui dedicato nell agosto del 2012, il Sacrario del Soldato Maresciallo d Italia, nella regione Lazio. Per questa parte sarà appropriato analizzare i giornali italiani insieme a delle interviste condotte con vari studiosi italiani e con il Sindaco di Affile, nell aprile 2013. Tali ricerche porteranno alla conclusione che il ricordo di un criminale di guerra è superfluo e offensivo, ma che la sua colpevolezza non era piena. Le ragioni di queste male interpretate percezioni riguardo Graziani in Italia saranno, quindi, giustificate. 4

Contenuti Sommario p. 4. Elenco delle immagini p. 6. 1. Introduzione p. 7. 2. Storiografia 2.1 Le campagne italiane nell Africa settentrionale e orientale p. 10. 2.2 Angelo Del Boca e le guerre coloniali italiane p. 14. 2.3 Valutazione del carattere di Graziani p. 18. 2.4 La memoria post-coloniale in Italia p. 20. 2.5 Il ricordo del Fascismo p. 22. 2.6 Graziani nella cultura popolare p. 24. 3. Il processo a Graziani p. 25. 4. Interviste orali p. 31. 5. Un pomeriggio con il Sindaco di Affile p. 35. 6. Conclusioni p. 40. Bibliografia 5

Elenco delle immagini In ordine di apparizione L. Golia, Africa, Colonialismo e Fotografia, Il Caso Italiano. (Messina, 1989): Un Graduato ed un sottufficiale con una prostituta Eritrea, p. 225. Un partigiano Etiopico catturato in uno scontro a fuoco con le camicie nere, p. 210. A. Del Boca & N. Lablanca, L Impero Africano del Fascismo nelle fotografie dell Istituto Luce (Roma, 2002): Addis Abeba, Bambini, Maggio 1940, p. 106. Quoram, Il Clero Copto rende omaggio al Maresciallo Graziani, 1936, p. 174. Dintorno di Addis Abeba, un soldato italiano posa vicino a un cadavere, 1936, p. 153. Fotografie scattate durante la mia visita ad Affile, 11 Aprile 2013. Monumento al Parco Radimonte, Affile. Piazza del Parco Radimonte, Affile. Articolo del giornale Il Secolo, 1955. Immagini di affilani che hanno combattuto la Seconda Guerra Mondiale. Cartello stradale di Affile, rimosso nel 1948. Graffiti neo-fascisti, Affile 2013. Il processo a Graziani: I manganelli iniziano a parlare di nuovo: i sostenitori fascisti cercano di entrare nell aula di tribunale. Poi fanno riferimento alla Campagna d Abissinia. Immagini del New York Times, (15 ottobre 1948), p. 5. 6

1. INTRODUZIONE La figura in questione ha da sempre riscosso ed ottenuto un indubbio fascino, dovuto all ardente tenacia che ha dimostrato durante la sua vita e il successivo posto occupato nella memoria nazionale nel periodo storico del fascismo italiano. Rodolfo Graziani ha deciso di dedicarsi alla carriera militare all età di 20 anni, prima della formazione del Partito Fascista e, dalla conclusione della Prima Guerra Mondiale, ha raggiunto il prestigioso titolo di più giovane ufficiale di grado superiore nell Esercito Regio. Con il grado di Colonnello partecipò personalmente alla pacificazione della Libia dal 1929. La ribellione costante dell opposizione locale fu causata dalla violenta repressione dell esercito italiano, istigata dal regime di Mussolini, fattore che ha fatto guadagnare a Graziani l infausto titolo di macellaio di Fezzan. Con il ruolo di Governatore coloniale fu direttamente responsabile della costruzione di campi di lavoro, impiccagioni di massa e di uso illegale di gas tossici. Tra i Libici è conosciuto come macellaio mentre per gli Italiani Graziani rappresenta il pacificatore della Libia, colui che ha restaurato la gloria e il prestigio internazionale dell Italia; proprio il Bel Paese, che per lungo tempo è stata indicata come la minore delle grandi potenze, e a livello nazionale era indicata come una semplice espressione geografica, voleva arrivare ad una vera unificazione nazionale con lo scopo di creare un moderno Impero Romano 1. Grazie al successo della sua prima campagna, gli fu lasciato il comando della seconda invasione italiana dell Abissinia nel 1935, accanto a Pietro Badoglio, con lo scopo di vendicare l umiliante sconfitta di Adowa nel 1896, per cui Graziani guadagnò il titolo di Viceré dell Africa orientale italiana. Il mio interesse per Graziani non è scaturito, comunque, dal suo ruolo in queste battaglie coloniali, ma dal dibattito internazionale che è sfociato successivamente all erezione di un monumento, presumibilmente dedicato a Graziani, nell agosto del 2012. Avevo già sentito parlare del Maresciallo ancor prima del completamento del monumento, e la mia conoscenza è da attribuirsi al suo ruolo importante all interno del regime fascista, ma non ero a conoscenza della cospicua eredità che aveva lasciato dopo la sua morte nel 1955. La mia curiosità riguardo questa figura controversa mi ha condotto ad un eclettico sentiero di informazioni disconnesse riguardo la vita di Graziani e alla scoperta di numerosi articoli giornalistici che sono stati pubblicati negli anni passati. Ho fatto di questo il mio compito, ossia di cercare di collegare i punti tra il passato ed il presente e di fare un resoconto sul silenzio che circonda la figura di quest uomo, tra il processo di Graziani del 1948, la recente commemorazione e il rinnovato interesse verso di lui, sia in Italia che all estero. Nonostante molti libri di testo storico menzionino la sua figura, molto poco è stato scritto 1 K. Von Metternich, Letters to Lord Palmerstone, Memoirs, vol. 7: 19 th November 1849, (Columbia, 1996). 7

riguardo Graziani, riguardo la sua carriera nelle colonie o come Ministro della Difesa nella Repubblica di Salò dal 1943 al 1945, portando così all impossibilità di ottenere un analisi dell uomo, senza una fluente conoscenza della lingua italiana. La sua figura appare brevemente citata in alcune tesi europee e americane, riguardo la Lega delle Nazioni o la Crisi Etiope, ma apparentemente merita non più di una menzione. Questo inconveniente non ha rappresentato un ostacolo ma ha aumentato la mia curiosità, obbligandomi ad iniziare il mio lavoro altrove, e sorprendentemente mi ha portato a Milano e Roma in modo da continuare le mie ricerche con una serie di interviste e visite negli archivi. L intenzione di questa tesi è di giudicare come Graziani è stato disegnato nella storia post-coloniale e se questo ha influito sulla sua memoria nell Italia moderna. Facendo questo, il mio scopo è di provare a rispondere alle seguenti domande: nel passato come è stato rappresentato Graziani dagli studiosi europei? È stato descritto come un convinto Fascista, un criminale di guerra o un eroe nazionale? Cosa era esattamente per Roma e come fu recepito dagli Alleati? Successivamente considererò come questo percorso ha portato ad una certa amnesia sociale riguardo il passato fascismo italiano che ha inghiottito la popolazione italiana. Intraprenderò un giudizio sul monumento stesso e indagherò sulle reazione italiane riportate della stampa e nelle interviste faccia a faccia. Per completare questo compito sarà programmata una visione d insieme storica su Graziani nel contesto di questo lavoro di tesi. Saranno intrapresi valutazioni dei reportage giornalistici intorno al processo in modo da comprendere il contesto internazionale e come questo avvenimento è stato registrato dalla stampa americana ed inglese. La parte finale di questa tesi tenterà di fornire le risposte sul perché Graziani fu celebrato in questo modo anche dopo mezzo secolo dalla sua morte e come questa celebrazione è stata considerata dalla stampa locale. Questo capitolo conterrà un quadro generale delle mie ricerche e la mia visita alla città di Affile, offrendomi anche un intuizione della politica italiana e nella manipolata memoria nazionale riguardo gli aspetti più oscuri del suo immediato passato. Questa tesi d attualità è dovuta alla polarizzazione causata dalle recenti elezioni presidenziali, prolungata dal fallimento dei parlamentari di trovare un accordo riguardo l elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Il precedente premier italiano Silvio Berlusconi, il più duraturo Primo Ministro al potere da Mussolini, è stato lungamente conosciuto per le sue affiliazioni con i partiti della destra, in particolare con i separatisti della Lega Nord e di Alleanza Nazionale. Anche se Berlusconi non è al governo, è comunque il principale azionista Mediaset, non solo la più grande rete televisiva del paese ma possiede, inoltre, 3 dei 6 canali TV nazionali e perciò ha il pieno controllo dei principali mezzi di comunicazione, manipolando le notizie, come aveva fatto Mussolini. 8

Il fascismo italiano è apparso recentemente nei titoli della stampa britannica a seguito della nomina di Di Canio come allenatore della squadra di calcio del Sunderland, per cui la sua visione politica di destra ha fatto nascere polemiche dato che, in passato, è stato multato per il suo saluto fascista ai suoi fan a Roma 2. A giudicare da questa discussione e da quello che circonda la memoria di Graziani sembra apparente che il neo-fascismo in Italia rimane dilagante. Questo fenomeno è intrinsecamente legato alla disillusione attuale che sta sperimentando la maggior parte della popolazione ed è, quindi, il risultato della continua politica del trasformismo e della corruzione. Credo che sebbene l Italia fascista fu innegabilmente uno sgradevole regime, molte fasce della popolazione italiana guardano al passato con nostalgia. Secondo l ISTAT i livelli di disoccupazione hanno raggiunto il record di 25,1%, e sono aumentati di un milione in soli 12 mesi 3. Affermerò che, anche se è innegabile che il monumento dedicato a Graziani ad Affile sia stato offensivo sia su scala nazionale che internazionale, e data la crisi economica, i 180.000 euro dovevano essere concessi per una causa necessaria; secondo le mie ricerche potrebbe essere uno sbaglio dare la colpa al sindaco del paese. La mia tesi ha anche indicato che la stampa ha parzialmente male interpretato lo scopo della costruzione del monumento che è anche dedicato a tutti gli Affilani che hanno combattuto nella Seconda Guerra Mondiale, una pratica commemorativa comune durante tutto il dopo guerra. 2 Paolo Di Canio, Sunderland, & Italian Fascism, BBC Sport Online, (2 th April 2013), http://www.bbc.co.uk/sport/0/football/22000125, <accessed 24/04/2013> 3 ISTAT, Unemployment Rate in Italy, The Italian National Institute of Statistics (February 2013), http://www.istat.it/en <accessed 24/04/2013> 9

2. STORIOGRAFIA 2.1 LE CAMPAGNE ITALIANE NELL AFRICA SETTENTRIONALE E ORIENTALE I primi resoconti riguardo la politica estera fascista sono relativamente vaghi e spesso focalizzati sopra le ambizioni imperiali italiane in Europa e Africa. Ogni menzione dell Etiopia e della Libia si riferisce alla disapprovazione delle Nazioni Unite per l invasione dell Etiopia e include una non ammissione del coinvolgimento di Graziani. Il lavoro di Macartney e Cremona, pubblicato prima della Seconda Guerra Mondiale, sottolinea il fatto che la Gran Bretagna stava ancora tentando di placare l Italia, così riconoscendo che l Italia era un paese mancante di questi materiali che sono essenziali per lo sviluppo della grande industria, e ha una densa popolazione in continua crescita 4. Questo è un ovvio tentativo per giustificare il bisogno italiano di creare un impero, e più specificatamente descrive gli Abissini come aggressivi, suggerendo che l Italia ha il diritto di rispondere dichiarando guerra 5. Solo una decade dopo il processo di Graziani, la tesi di Schaefer appare meno comprensiva nei confronti dei colonizzatori italiani, ma continua a riferirsi agli Etiopi come arretrati e con il bisogno di una guida coloniale 6. A seguito di un silenzio durato più di 30 anni, un libro scritto dall esperto etiope Alberto Sbacchi argomenta il fatto che la colonizzazione italiana fu un periodo trascurato dagli storici a causa della scarsità di fonti materiali, mentre lui ha personalmente lottato per cercare dati per la sua ricerca 7. Quindi la ricerca di Sbacchi è basata sulla documentazione proveniente dal vecchio Ministero degli Italiani in Africa e da archivi privati. Sbacchi è stato il primo storico a fornire un intuizione sulla personalità di Graziani ottenendo l accesso agli archivi privati e ritenendolo nevrotico e isterico, caratteristica che risulta evidente nella corrispondenza tra Graziani e Mussolini, corrispondenza che lo ha fatto apparire come un uomo autoritario 8. Sbacchi attribuisce la responsabilità a Mussolini, il quale ha ordinato a Graziani di seguirlo ciecamente. Quando in Eritrea due attentatori cercarono di uccidere Graziani nel 1937 al palazzo del Viceré, l idea comune fu che Graziani avesse personalmente ordinato ai Carabinieri di aprire il fuoco sulla folla; tuttavia Sbacchi continua affermando che la relazione dei testimoni insinua che essendo gravemente ferito e incapace di 4 P. Cremona & M. Macartney, Italy s Foreign & Colonial Policy 1914-1937 (London, 1938), p. 282. 5 Cremona & Macartney, Italy s Foreign & Colonial Policy, p. 285. 6 L. Shaefer, The Ethiopian Crisis: Touch of Appeasement? (N.Y., 1961), p. VIII. 7 A. Sbacchi, Ethiopia Under Mussolini: Fascism & the Colonial Experience, (London, 1985), p. XIX. 8 Sbacchi, Ethiopia Under Mussolini, p. 48. 10

parlare non era per lui possibile dare ordini 9. Del Boca afferma che Graziani si trovava sulla strada verso l ospedale quando fu dato l ordine di sparare all impazzata 10. Sbacchi, però, non lo assolve completamente dalla sua responsabilità, mentre è convinto che Graziani stava opprimendo l Etiopia con la sua campagna militare e la sua disposizione che lo faceva sembrare un dittatore 11. Spiega, nelle sue ricerche, pubblicate solo una decade dopo, l evidenza dell uso del gas mostarda sulla popolazione civile etiope, ignorando il Protocollo di Ginevra del 1925. Fu stabilita una filiale chimica dell amministrazione degli Italiani-Africani orientali e successivamente Badoglio e Graziani spruzzarono villaggi, pascoli, fiumi e laghi, con lo scopo di terrorizzare la popolazione civile 12. Anche se Mussolini aveva originariamente ordinato che il gas poteva essere usato solo per le emergenze, nel 1936 autorizzò ogni richiesta di Graziani per l uso dell iprite e delle bombe al fosgene. Sbacchi rimane uno dei pochi storici a sottolineare il fatto cruciale che gli italiani non erano i soli ad utilizzare i gas velenosi, come la Francia li aveva utilizzati per la conquista del Marocco, che, come spiega la Lega delle Nazioni è una politica per moderare piuttosto che opporre l occupazione italiana, facendola equamente responsabile per i crimini italiani in Africa 13. Rochat è d accordo a proposito del fatto che l uso dei gas fu molto diffuso e sul fatto che Mussolini diede a Graziani carta bianca sperando in un rapido e calmo consolidamento delle colonie italiane, fatto che credeva potesse essere manipolato in suo favore da editori e istituzioni 14. Rochart sottolinea il ruolo di Graziani nell espulsione di 100.000 cirenaici nei campi di concentramento, e la colpevolezza del Generale di aver ordinato l uccisione di altri soldati italiani, disertori 15. Keller recentemente ha stimato che 30.000 etiopi furono uccisi nella settimana che ha seguito l attentato a Graziani, ma le fonti italiane riferiscono solo di 200 morti 16. Goglia ha adottato un approccio metodologico differente, in modo da riempire l assenza delle fonti italiane su questo argomento, valutando le fotografie private delle colonie, dato che i contenuti pubblici erano stati manomessi. Lui è convinto che è necessario che gli storici prendano coscienza delle nuove possibilità di ricerca e si preparino ad appropriarsi della fotografia 17. La guerra in Libia fu la prima guerra accompagnata dai mass media dell epoca, e questo significa che 9 Sbacchi, Ethiopia Under Mussolini, p. 190. 10 A. Del Boca, Gli Italiani in Africa Orientale, Vol. III: La Caduta dell Impero (Roma, 1979), p. 83-86. 11 Sbacchi, Ethiopia Under Mussolini, p. 53. 12 Sbacchi, Legacy of Bitterness, (Eritrea, 1997), p. 60. 13 Sbacchi, Legacy of Bitterness, p. 73-74. 14 G. Rochart, Le Guerre Italiane: Dall Impero d Etiopia alla Disfatta (Torino, 2005), p. XV. 15 Rochart, Le Guerre Italiane, p. 41. 16 Del Boca, Gli Italiani in Africa Orientale, Vol. III, p. 87. 17 L. Goglia, Africa, Colonialismo, Fotografia: Il Caso Italiano (Messina, 1989), p. 9. 11

dall invasione dell Etiopia c era un ampia testimonianza fotografica della natura del ruolo italiano di colonizzatore attentamente portato come ricordo in Italia. Entrambe le foto collocate da Giglio mostrano soldati italiani in posa con donne italiane con souvenir esotici, torture di ribelli, o vittime civili durante l assedio di Addis Abeba. 12

Fonti di Luigi Goglia Un Graduato ed un sottufficiale con una prostituta Eritrea, Africa, Colonialismo e Fotografia, p. 225. Un partigiano Etiopico catturato in uno scontro a fuoco con le camicie nere, Africa, Colonialismo e Fotografia, p. 210. 13

2.2 ANGELO DEL BOCA E LE GUERRE COLONIALI ITALIANE Nessuna ricerca, comunque, è paragonabile alla dedizione con cui Angelo Del Boca ha compiuto una completa visione d insieme ne Gli Italiani in Africa orientale. Ha adottato la fotografia come approccio metodologico e ha completato una collezione di fotografie ufficiali delle spedizioni coloniali del regime dell Istituto LUCE, iniziate nel 1925. Questa indagine lo ha portato alla conclusione che sotto il Fascismo la fotografia divenne un mezzo cruciale per la propaganda per la celebrazione degli istituti e dei personaggi del fascismo 18. Malgrado le chiare intenzioni di queste immagini, Del Boca afferma che il loro valore come fonti storiche è andato perduto e non è stato ridotto 19. Come mostrano gli esempi sottostanti, i giovani etiopi sono immortalati mentre salutano i soldati italiani, i capi etiopi fanno i loro omaggi a Graziani e alcuni soldati sembrano felici di farsi ritrarre accanto ai civili locali. Goglia, comunque, ammette che la fotografia ufficiale presenta ovviamente i suoi limiti, quindi la ricerca di Del Boca non lo ha portato da nessuna parte 20. Lo studio rigoroso di Del Boca riguardo la corrispondenza di Graziani ha mostrato la sua sfacciata richiesta dell uso delle armi chimiche nel 1936, e lo studioso ha ritrovato un telegramma, spedito da Graziani a Lessona, in cui si legge la richiesta di avere la massima libertà d azione per l impiego dei gas asfissianti, e il permesso di bombardare l area di Gogoru senza preoccuparsi del fatto che gli ospedali fossero colpiti o meno 21. Il Maresciallo d Italia ha sempre ammesso ad un gruppo di giornalisti che naturalmente, la mia non è una difesa passiva, e fece, inoltre, una richiesta di 14.000 uomini, 13.400 pistole e 784 mitragliatrici 22. Lessona accettò per il timore che il suo passato libico lo facesse considerare un sanguinario, resse il governo dapprima con indulgenza eccessiva 23. Nelle memorie private di Graziani, dichiarò non ho mai incontrato sulla terra, e credo non esiste al mondo gente più odiata di costoro, basterebbe che l Italia lasciasse fare, e tutti sarebbero scannati dall odio delle genti locali 24. Graziani stava così non solo riaffermando la credenza della superiorità degli italiani sopra i popoli di Amahara, di cui l imperatore Helie Salassie era un membro etnico, ma stava anche legittimando la loro invasione per salvare questi popoli barbarici da loro stessi. 18 Del Boca & N. Lablanca, L Impero Africano del Fascismo nelle fotografie dell Istituto LUCE, (Roma, 2002), p. 11. 19 Del Boca & Lablanca, L Impero Africano, p. 13. 20 Goglia, Africa, Colonialismo e Fotografia, p. 34. 21 Del Boca, Gli Italiani in Africa, Vol. II: La Conquista dell Impero (Roma, 1979), p. 504-505. 22 Del Boca, Gli Italiani in Africa, Vol. II, p. 508-509. 23 Del Boca, Gli Italiani in Africa, Vol. III, p. 16. 24 Del Boca, Gli Italiani in Africa, Vol. III, p. 80. 14

Il massacro di Debra Libanos ha avuto luogo nella zona montuosa di Amahara, e perciò Graziani divenne paranoico dopo l attentato che lo stava per uccidere tanto da ordinare il massacro di 297 monaci e 23 laici che lui credeva coinvolti. In modo prevedibile, le versioni italiane del massacro contrastano di molto le relazioni etiopi dato che gli italiani sostengono che erano stati preparati 20 bombardieri per realizzare l attacco e che gli etiopi avevano nascosto 80 bombe sotto i loro vestiti 25. Le fonti etiopi suggeriscono che non c era una cospirazione e che l attacco coinvolse i due imputati originali i quali attaccarono senza complici, una versione che convince Del Boca 26. Inoltre lo studioso non è miope da credere che queste misure di repressione coloniale fossero il mero risultato della dittatura di Mussolini, come viene spesso affermato dagli storici della sinistra, mentre la prima fase del colonialismo italiano era capeggiato da governi Liberali 27. Ha anche incluso esempi degli ultimi 5 telegrammi spediti da Mussolini a Graziani i quali mostrano l approvazione alla sua richiesta di usare i gas, un forte bombardamento e autorizzando una politica del terrore e dello sterminio contro i ribelli e le popolazioni complici 28. Un esempio della corrispondenza è il documento riportato di seguito: S.E. Graziani, 27 Ottobre 1935 Sta bene per azione giorno 29 stop autorizzato impiego gas come ultima ratio per sopraffare resistenza nemico e in caso di contrattacco. Mussolini. 29 Rochart ha riferito che le debolezze della sua ricerca e di quella di Del Boca sottolineano che molte fonti Africane furono inaccessibili e che la mancanza di interesse di altri studiosi limitò lo scopo dell analisi 30. Quello che rimane chiaro nelle ricerche di Del Boca è che Badoglio e Graziani avrebbero comunque vinto la guerra anche senza ricorrere ai gas, che fa dell uso del veleno chimico sui civili innocenti un offensiva imperdonabile 31. 25 Del Boca, Gli Italiani in Africa, Vol. III, p. 91. 26 Del Boca, Gli Italiani in Africa, Vol. III, p. 91-92. 27 Del Boca (ed.), Le Guerre Coloniali del Fascismo, (Bari, 1991), p. 233. 28 I telegrammi operativi di Mussolini, in Del Boca (ed.), I Gas di Mussolini: Il Fascismo e la Guerra d Etiopia (Roma, 1996), p. 162. 29 Del Boca, I telegrammi operativi di Mussolini, p. 148. 30 Rochart in Del Boca, Le Guerre Coloniali, p. 175. 31 Del Boca, Le Guerre Coloniali, p. 238. 15

Fonti di Angelo Del Boca Addis Abeba, Bambini, Maggio 1940, L Impero Africano del Fascismo, p. 106. Quoram, Il Clero Copto rende omaggio al Maresciallo Graziani, 1936, L Impero Africano, p. 174. 16

Dintorni di Addis Abeba, un soldato italiano posa vicino ad un cadavere, 1936, L Impero Africano, p. 153. 17

2.3 VALUTAZIONE DEL CARATTERE DI GRAZIANI Anche se Graziani scrisse numerosi libri riguardo le sue campagne coloniali, le biografie sopra di lui non sono state ritenute essenziali. Il giornalista fascista Sandro Volta ha dedicato una tesi sull esperienza di Graziani in Etiopia nel 1936 ma, sorprendentemente, al momento, i proprietari del copyright ne impediscono l accesso per una consultazione. La maggior parte di queste biografie sono fuori dall ipotesi psico-analitica di Mayda che mirava a rendergli giustizia al di là degli stereotipi e delle leggende 32. Come uno studioso di sinistra, Mayda utilizza gli archivi del Corriere della Sera e dell Unità, ma intervista anche conoscenti diretti, in modo da presentare un argomentazione ed un lavoro bilanciato. Nei suoi studi giudica Graziani come un uomo sicuro di sé nel suo ruolo di Generale, dovuto ad un ampia esperienza e ad una costante sfida dei suoi superiori, era evidentemente coraggioso in battaglia, ma non ha mai esitato ad attribuire la responsabilità per i suoi errori ai suoi inferiori 33. De Felice tenta di collegare la sua infallibile disciplina ai suoi crimini di guerra, dichiarando che era un ufficiale, sia pure di alto grado, che obbediva a degli ordini 34. Tuttavia, questo gioco di responsabilità è venuto fuori ed è diventato, così, una ricerca inutile, dato che, evidentemente la disciplina militare non può coprire tutti i crimini 35. Chiaramente intelligente, determinato e convinto del suo ruolo di ministro coloniale, Graziani fu all oscuro della credenza che l Africa lo conosceva, e questa cieca credenza nel diritto naturale degli europei di rivendicare l Africa, ha portato ad una sorta di miopia mentre le sue battaglie per le conquiste duravano di più di quanto ci si aspettasse 36. Mayda non ha mai dubitato della tranquillità con cui Graziani ha compiuto le aggressioni militari, ma le attribuisce anche alla sua educazione. C è stata una storia di violenza nella sua famiglia e suo padre era un uomo severissimo 37. Ci sono comunque, aspetti positivi del suo carattere che sono stati descritti da differenti intervistatori, i quali lo dipingono come generoso, comunicativo, passionale, comprensivo, sempre puntuale e gran lavoratore 38. Mayda ha notato un cambiamento del suo carattere dopo l attentato che lo stava per uccidere, portandolo alla paranoia e all aggressività 39. Le fonti Britanniche riguardo Graziani sono 32 G. Mayda, Graziani, L Africano: da Neghelli a Salò, (Firenze, 1992), Ringraziamenti. 33 Mayda, Graziani, p. 6-9. 34 Del Boca, L Africa nella Coscienza degli Italiani: Miti, Memorie, Errori, Sconfitti, (Milano, 2002), p. 123. 35 C. Augias, Intervista originata dal ritrovamento di un diario inedito di Graziani, (24 gennaio 1988). 36 Mayda, Graziani, p. 8. 37 Mayda, Graziani, p. 54. 38 Mayda, Graziani, p. 26. 39 Mayda, Graziani, p. 50. 18

sempre state molto negative, ritraendolo come vile, ignorante ed incompetente sul campo di battaglia. 19

2.4 LA MEMORIA POST-COLONIALE IN ITALIA Non è una sorpresa che questo tema ha avuto recentemente un importanza tale da essere paragonato al periodo del regime che si era instaurato soltanto mezzo secolo fa. Coincide anche con l ascesa nella storia sociale e la conseguente estasi scaturita nelle classi più umili piuttosto che in coloro che hanno il potere. Lo studioso inglese Walston chiama questo singolare fenomeno italiano repressione della memoria storica, mentre i negativi effetti del fascismo sono scoppiati anche fuori dall Italia in contrasto con l apologia politica del governo giapponese per il suo comportamento durante tutta la Seconda Guerra Mondiale, per esempio 40. La sua ricerca ha rivelato la natura dei campi di concentramento fatti costruire da Graziani in Libia nel 1930, dove molte persone morirono per fame e malattie, in pessime condizioni. L apparente motivo di questo scopo repressivo era di neutralizzare e rimuovere tutti gli importanti appoggi che avevano tra la popolazione, e hanno dimostrato successivamente che Graziani li aveva utilizzati in larga scala in Etiopia 41. Walston ha anche richiesto le memorie Libiche e ha scoperto che le esecuzioni avevano luogo sempre a mezzogiorno e gli italiani portavano tutti quanti ad assistere alla morte dei nostri fratelli 42. Inoltre Walston ha espresso il suo sdegno verso gli storici italiani, i quali ancora negano l uso dei gas velenosi nelle guerre in Africa 43. Comunque, Pankhurst afferma che recentemente il Ministero Italiano della Difesa ha ammesso l uso di armi chimiche illegali ma i dettagli rimangono comunque vaghi 44. Finalmente gli studiosi italiani hanno iniziato a commentare riguardo le questioni legate alla memoria, così come ha fatto Morone, il quale afferma che la lunga fine del colonialismo italiano produsse i suoi effetti rallentando la decolonizzazione della storia 45. Sostiene che dopo la caduta del Fascismo, la nuova Repubblica non ha avuto il desiderio di correggere le false credenze che erano emerse, e ha invece deliberatamente mantenuto il mito degli italiani brava gente i quali trattavano i loro coloni con maggiore rispetto in contrasto a come venivano trattati dalle altre potenze europee 46. Del Boca descrive le difficoltà a cui si è trovato di fronte contro i portavoce delle forze armate mentre stava cercando i documenti per le sue ricerche relative ai crimini di guerra di 40 J. Walston, History & Memory of the Italian Concenyration Camps, The Historical Journal, 40/1, (1997), p. 169. 41 Walston, History & Memory, p. 170. 42 Walston, History & Memory, p. 173. 43 Walston, History & Memory, p. 179. 44 R. Pankhurst, Italian Fascist War Crimes in Ethiopia, North-East African Studies, 1/2, (1999), p. 137. 45 A, Morone, L Eredità del Colonialismo per la Nuova Italia in Gironda, Nani, Petrungaro, Imperi Coloniali, p. 83. 46 Morone, L Eredità del Colonialismo, p. 84-85. 20