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LA SITUAZIONE CONGIUNTURALE IN LOMBARDIA 3 TRIMESTRE 2013 Unioncamere Lombardia Funzione novembre 2013

Sommario Sommario... 2 1 INTRODUZIONE: IL RUMORE ED IL SEGNALE... 5 1.1 La dinamica dell economia mondiale... 5 1.2 La dinamica nelle economie avanzate... 6 1.3 I paesi emergenti ed in via di sviluppo... 7 1.4 I BRIC... 8 1.5 Squilibri nelle economie avanzate... 9 1.6 Gli aggiustamenti nell area Euro... 10 2. LA SITUAZIONE INTERNAZIONALE... 11 2.1 La dinamica delle variabili esogene... 11 2.2 Le previsioni per le varie aree... 14 3. L ECONOMIA NELL AREA DELL EURO... 17 3.1 La dinamica congiunturale... 17 3.2 Le previsioni... 18 3.3 L occupazione... 18 4. L ECONOMIA ITALIANA... 20 4.1 La dinamica nel breve periodo... 20 4.2 Le previsioni... 23 4.3 Il Commercio estero... 24 4.4 L occupazione... 26 4.5 Il mercato del credito... 30 5. UN CONFRONTO CON I 4 MOTORI... 31 5.1 I dati sul PIL e la produzione industriale... 31 5.2 Mercato del lavoro e prezzi... 35 5.3 Il commercio estero... 37 6. IL SETTORE MANIFATTURIERO DELLA LOMBARDIA... 40 6.1 Alcuni dati strutturali... 40 6.1.1 I dati di sintesi... 41 6.1.2 La produzione industriale... 43 6.1.3 Gli aspetti strutturali... 46 6.2 Altri indicatori congiunturali... 54 6.2.1 Il fatturato... 54 6.2.2 Gli ordini... 61 2

6.2.3 Le scorte ed il tasso di utilizzo degli impianti... 64 7. L occupazione industriale in Lombardia... 67 8. Il numero delle imprese... 79 9. Le previsioni... 85 9.1 Le previsioni degli imprenditori... 85 9.2 Le informazioni dal fronte dei consumatori... 88 9.3 Le nostre previsioni... 89 10. Considerazioni conclusive... 92 APPENDICE TECNICA... 93 A1. Gli indicatori sintetici coincidenti... 93 A2. Ulteriori indicatori... 94 3

4

1 INTRODUZIONE: IL RUMORE ED IL SEGNALE E stato detto in modo provocatorio che le previsioni degli economisti sarebbero tali da rivalutare quelle effettuate dai meteorologi. La battuta coglie certamente un elemento di verità. Tuttavia, non può essere presa alla lettera, ma va qualificata. Gli economisti commettono errori di previsione nel breve periodo, mentre i meteorologi fanno esattamente l opposto. Le loro previsioni diventano tanto più inattendibili quanto più l arco temporale si sposta. Due sono gli elementi che emergono da questa comparazione. Il primo è la relazione fra previsioni e arco di tempo di riferimento. L altro è la distinzione fra rumore e segnale che sta alla base di molti errori. La terminologia, presa a prestito dal mondo delle comunicazioni, sottolinea la necessità di cogliere l essenziale da ciò che è mero disturbo. Il problema è che questa distinzione può essere fatta con certezza solo a posteriori, mentre al momento delle previsioni si deve scommettere se un certo fatto appartenga all una categoria piuttosto che all altra. Per esempio, lo shutdown del Governo Federale degli USA a quale categoria appartiene? Se viene attribuito alla prima categoria (rumors) è meglio soprassedere. Viceversa, nel caso contrario potrebbero diventare un segnale dell evoluzione futura dell economia. Allo stesso tempo, si deve valutare quanto la Abeconomics sia una svolta persistente e quanto invece un fatto episodico. E via di questo passo. In un mondo di incertezza, questi dilemmi sono sempre più frequenti e sempre più rilevanti. Questo è il motivo per cui nel breve periodo si commettono errori di previsione. Tuttavia, non è un motivo sufficiente per abbandonare le previsioni economiche. Semmai si tratta di innalzare il livello dell analisi critica. 1.1 La dinamica dell economia mondiale Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha appena pubblicato le previsioni effettuate nel II semestre del 2013. Conviene quindi partire dai dati complessivi relativi al PIL Mondiale ed al volume del commercio internazione, presentati nella Tabella 1-1, per avere un idea complessiva dell evoluzione dell economia mondiale. 5

Tabella 1-1: Consuntivo e Previsioni dell economia mondiale (saggi % di variazione) 2011 2012 2013 2014 PIL 3,9 3,2 2,0 3,6 Commercio internazionale 6,1 2,7 2,9 4,9 Fonte: World Economic Outlook (WEO), International Monetary Fund (IMF), Ottobre 2013 La scansione temporale che emerge è quella usuale: al rallentamento in corso (2013) si tende ad annunciare una ripresa futura (nel 2014). Due sono gli aspetti da sottolineare. Il primo è il contrasto fra dinamica del PIL e quella del commercio internazionale. In genere i due fenomeni sono correlati fra di loro ma non nel brevissimo periodo. Infatti, nel caso in questione il commercio internazionale è risultato in una fase di assestamento nel corso del 2013, mentre il PIL ha subito un deciso rallentamento nello stesso periodo. In secondo luogo, le previsioni per entrambe le variabili sono state riviste al ribasso. Il PIL mondiale è stato ridotto dello 0,3% e dello 0,2% rispettivamente per il 2013 ed il 2014. Nel caso del commercio internazionale, le percentuali diventano -0,2% e -0,4%. Il 2014 dovrebbe essere un anno di ripresa, ma meno di quanto previsto in precedenza. E ciò implica che rischi di revisioni al ribasso non si possano escludere. Si tratta adesso di verificare quanto queste conclusioni siano replicabili a livello delle singole aree. 1.2 La dinamica nelle economie avanzate L economia mondiale è caratterizzata da macro aree che presentano forti disomogeneità nei tassi di crescita. La Tabella 1-2 fa riferimento alle sole aree avanzate. Tabella 1-2: La dinamica del PIL (saggi % di variazione) nelle aree avanzate mondiali 2011 2012 2013 2014 Usa 1,8 2,8 1,6 2,6 Zona Euro 1,5-0,6-0,4 1,0 Giappone -0,6 2,0 2,0 1,2 Totale aree avanzate 1,7 1,5 1,2 2,0 Fonte: WEO, IMF, Ottobre 2013 6

Il 2013 si conferma come anno di decelerazione nella crescita dei paesi avanzati, ma questo risultato è la somma algebrica di due andamenti opposti. Mentre il Giappone siede fra i paesi virtuosi, la zona Euro migliora leggermente il risultato negativo conseguito nel 2012, e cioè -0,6. In altre parole, l area Euro è ancora in fase recessiva, mentre la ripresa è rinviata al 2014. D altro canto, anche gli Stati Uniti hanno rallentato nel corso del 2013, ma dovrebbero conoscere una crescita più sostenuta nel corso del 2014. Complessivamente le stime per le aree avanzate sono in sintonia con quelle precedentemente effettuate, anche se con una compensazione significativa. Infatti, mentre la dinamica degli USA è stata ritoccata al ribasso, quella della zona euro ha subito la sorte opposta, segno questo che dovrebbe finalmente lasciare alle spalle la fase recessiva che l ha colpita nel biennio 2012-2013. 1.3 I paesi emergenti ed in via di sviluppo Le novità rispetto alle previsioni degli anni del recente passato sono però da ricercare all interno dei paesi emergenti ed in via di sviluppo. Infatti, gran parte del ridimensionamento del PIL mondiale relativo al 2013 e al 2014 sono da attribuire alla sotto performance di queste aree. La Tabella 1-3 ne mostra la dinamica prevista per il 2013 e per il 2014,unitamente agli scarti fra le previsioni. Tabella 1-3: I tagli nelle previsioni dei tassi di crescita del PIL (saggi % di variazione) dei paesi emergenti ed in via di sviluppo. 2011 2012 2013 2014 Previsioni 6,2 4,9 4,5 5,1 Differenze rispetto alle precedenti previsioni Fonte: WEO, IMF, Ottobre 2013-0,5-0,4 Il tasso di crescita nel corso del 2014 dovrebbe riprendersi, ma in maniera meno robusta di quanto previsto in precedenza. La fonte degli errori di previsione è quindi concentrata su questa area che va ulteriormente analizzata. 7

1.4 I BRIC All interno dei paesi in via di sviluppo, i cosiddetti BRIC hanno svolto un ruolo fondamentale nel corso degli ultimi anni. La Tabella 1-4 offre uno spaccato dettagliato per i singoli paesi che si stanno differenziando al loro interno. Tabella 1-4: La dinamica del PIL (saggi % di variazione) nei BRIC 2011 2012 2013 2014 Brasile 2,7 0,9 2,5 2,5 Russia 4,3 3,4 1,5 3,0 India 6,3 3,2 3,8 5,1 Cina 9,3 7,7 7,6 7,3 Fonte: WEO, IMF, Ottobre 2013 La Cina è in decelerazione. Tuttavia, la sua traiettoria discendente sembra avvenire all interno di un percorso previsto. Infatti, e in atto un processo di aggiustamento che dovrebbe spostare la struttura dell economia dagli investimenti ai consumi. Questo processo di aggiustamento sarà lungo e non senza scossoni. Tuttavia, non è solo questo processo che sta colpendo la dinamica dell economia mondiale e del commercio internazionale. Gli scarti maggiori nelle previsioni sono avvenuti per Russia ed India dove la dinamica del PIL nel corso del 2013 è stata tagliata di 3 punti. In questi paesi le cause dello scarto sono diverse, attribuibili a fattori più congiunturali. Il Brasile, viceversa, sembra viaggiare su un sentiero di crescita più stabile, anche se sensibilmente inferiore a quello di India e Cina. Complessivamente, il FMI ritiene che il deterioramento non previsto in questi paesi sia legato a fenomeni di natura congiunturale destinati ad essere riassorbiti nel tempo. Solo nel caso di Cina ed India il ridimensionamento dei tassi di crescita dovrebbe nascondere anche cause più strutturali. La Tabella 1-5 offre stime di medio periodo. Tabella 1-5: La dinamica quinquennale del PIL nei paesi BRIC (tassi % medi) 1998-2013 2013-18 Brasile 2,9 3,5 Russia 4,4 3,5 India 6,9 6,7 Cina 9,6 7,0 Fonte: WEO, IMF, Ottobre 2013 In questa ottica, i paesi BRIC dovrebbero continuare a svolgere un ruolo fondamentale all interno dell economia mondiale, anche se la loro resilienza nei confronti del ciclo internazionale è condizionata dalla natura degli shock prevalenti. 8

A livello mondiale si calcola che la correlazione nei tassi di crescita fra i vari paesi sia quella illustrata nella tabella 1-6. Tabella 1-6 La correlazione nei saggi di crescita del Pil nell economia mondiale Correlazione 2004-06 0,1 2007-09 0,5 2010-12 0,2 Fonte: WEO, IMF, Ottobre 2013 Le correlazioni evidenziano come ci sia spazio per una varietà di comportamenti che, tuttavia, si riduce in presenza di crisi finanziarie, dove i processi di spillover fra i vari paesi aumentano e quindi rendono meno resilienti gli stessi BRIC. 1.5 Squilibri nelle economie avanzate Per chiudere questo giro di orizzonte sull economia mondiale, conviene soffermarsi su due squilibri che caratterizzano i paesi avanzati e che riguardano rispettivamente il mercato del lavoro e la bilancia dei pagamenti Tabella 1-7 Il saggio di disoccupazione nei paesi avanzati 2012 2013 2014 Economie avanzate 8,0 8,1 8,0 USA 8,1 7,6 7,4 Area Euro 11,4 12,3 12,2 Giappone 4,4 4,2 4,3 Fonte :ibidem Il tasso di disoccupazione sembra aver toccato un picco nel 2013, per cui dovrebbe decelerare nel prossimo futuro. Questo processo, tuttavia, si presenta particolarmente lento e nell area euro persiste su livelli a doppia cifra. Infine, per quanto riguarda la bilancia dei pagamenti, la Tabella 1-8 offre uno spaccato all interno delle varie aree. A questo riguardo, consistente e persistente rimane l avanzo della zona euro. 9

Tabella 1-8 Il saldo della bilancia dei pagamenti (% del PIL) 2012 2013 2014 Economie avanzate -0,1 0,1 0,2 USA -2,7-2,7-2,8 Area Euro 1,3 1,8 1,9 Giappone 1,0 1,2 1,7 Fonte: WEO, IMF, Ottobre 2013 1.6 Gli aggiustamenti nell area Euro Il quadro si presenta stabile fra le varie aree nel senso che gli squilibri si mantengono inalterati nel tempo. Le vicende più importanti stanno però avvenendo all interno delle varie aree. Così, ad esempio, si prenda in considerazione l area dell euro. Come risulta dalla Tabella1-9, è in corso un importante processo di aggiustamento. Tabella 1-9 Saldo della bilancia dei pagamenti (% del PIL) nell area euro 2012 2013 2014 Area Euro 1,3 1,8 1,9 Germania 7,0 6,0 5,7 Francia -2,2-1,6-1,6 Italia -0,7 0,0 0,2 Spagna -1,1 1,4 2,6 Grecia -3,4-1,0-0,5 Portogallo -1,5 0,9 0,9 Irlanda 4,4 2,3 3,0 Fonte: ibidem Le politiche dell austerità un risultato l hanno ottenuto. Le bilance dei pagamenti dei paesi cosiddetti Pigs sono ritornate in attivo. Tuttavia, essendo l aggiustamento stato asimmetrico, e cioè a carico dei soli paesi in deficit e non già anche nei riguardi dei paesi in avanzo (a questo proposito basti considerare il surplus della Germania) i riflessi in termini di disoccupazione sono stati elevati in modo inaccettabile. Non solo, ma non è dato ancor sapere quanta parte di questo aggiustamento sia dovuto a fattori ciclici e quanto invece a fattori strutturali. 10

2. LA SITUAZIONE INTERNAZIONALE Le previsioni sull andamento dell economia mondiale soffrono di due limitazioni che vanno tenute concettualmente distinte: quella legata alla natura del modello sottostante le stime (che vale la pena di sottolineare è bottom-up e cioè parte dalle stime dei singoli paesi) e quella dovuta a fattori esterni al modello, chiamati per l appunto esogeni. A loro volta, i fattori esogeni si distinguono in deterministici e casuali. Questi ultimi non possono ovviamente essere previsti. Per quanto riguarda i primi, occorre notare che i vari modelli, tranne quelli esplicitamente internazionali, assumono come dati i seguenti aspetti: la dinamica del commercio internazionale; il tasso di cambio; il tasso di interesse; ed infine il prezzo delle materie prime in generale e del petrolio in particolare. Queste variabili esogene devono essere prese in considerazione in via preliminare perché l assunzione di valori poco realistici può portare fatalmente a conclusioni e quindi a previsioni sbagliate. Non solo, ma già il loro valore ipotizzato può dare un idea dello stato attuale dell economia. In altre parole, queste variabili sono fattori decisivi per capire lo stato dell economia e forniscono le chiavi interpretative per capire la probabile evoluzione in corso. 2.1 La dinamica delle variabili esogene Il tasso di crescita del commercio internazionale è certamente una delle più rilevanti variabili esogene da prendere in considerazione, per lo meno per tutti quei modelli che hanno una scala di riferimento più piccola dell economia mondiale. La sua dinamica e la sua probabile evoluzione per il triennio 2012-2014 sono già state commentate nella Tabella 1-1. Vengono ripresentate nella Tabella 2-1 al fine di collocarle in una prospettiva più ampia. Dal momento che il tasso di lungo periodo è pari al 6,8%, la ripresa prevista per il commercio internazionale non solo è destinata a rimanere al di sotto di questa soglia, ma è pure stata rivista al ribasso, come abbiamo già avuto modo di sottolineare. Nel corso del 2013 ha avuto un andamento altalenante che ha visto il minor peso dei paesi asiatici in parte compensato da quello dei paesi avanzati. 11

Tabella 2-1: La dinamica del commercio internazionale Anno Saggio % di crescita 2007 7,4 2008 2,9 2009-10,9 2010 12,6 2011 6,0 2012 2,5 2013 2,9 2014 4,9 Fonte: IMF, Ottobre 2013 In questo contesto internazionale in fase di assestamento ed in presenza di squilibri nelle bilance dei pagamenti che sembrano in via di attenuazione, i tassi di cambio sono sottoposti a processi di aggiustamento che risentono anche delle diverse politiche monetarie perseguite dalle autorità centrali dei vari paesi. In questo contesto, gran parte dell aggiustamento sembra scaricarsi sul cambio euro-dollaro che, come risulta dal Grafico 2-1, continua nel suo andamento al rialzo. Il diverso modo con cui sono interpretate le politiche monetarie nelle due aree è alla base di questo risultato che costituisce una minaccia soprattutto per le imprese italiane. E da notare che la BCE ha assunto un tasso di cambio euro-dollaro pari 1,32 per le proprie previsioni e ciò sembra in linea con il valore attualmente prevalente sul mercato. Lo stesso valore è proiettato per il 2014. 12

tasso % Grafico 2-1 CAMBIO Euro-Dollaro dati medi mensili (ultimo dato settembre 2013) 1,6 1,577 1,4 1,335 1,2 1,0 Parità 0,853 0,8 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Banca d'italia Eurosistema In questo contesto, la dinamica dei tassi di interesse dovrebbe conoscere un consolidamento dei tassi attuali (si veda anche il Grafico 2.2), attestati su valori molto bassi. Grafico 2-2 TASSI EURIBOR (dati mensili - ultimo dato settembre 2013) Euribor a 3 mesi Euribor a 1 anno 6,0 5,393 5,0 5,113 4,0 3,0 2,0 1,0 0,543 0,0 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 0,223 Fonte: elaborazione Unioncamere lombardia su dati BCE 13

Dollari Semmai rimane da valutare la durata della politica di quantitative easing perseguita dalla Federal Riserve che è stata oggetto di valutazioni diverse da parte dei vari operatori economici e finanziari e che ha prodotto un rialzo nei tassi soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Infine, l ultima variabile strategica è rappresentata dal prezzo del petrolio. Recentemente la sua dinamica sembra puntare al ribasso, seppure in modo sussultorio (si veda anche il Grafico 2-3). La Banca Centrale Europea ipotizza un valore pari a 107$ il barile per il 2013, destinato a calare leggermente nel 2014. Va sottolineato che il prezzo del petrolio rientra nel più vasto problema del prezzo delle materie prime la cui dinamica può avere un notevole impatto sulle stime del PIL e sulla dinamica dell inflazione. Quest ultima dovrebbe aggirarsi intorno all 1,5% nel 2013 nella zona Euro, per poi scendere leggermente nel 2014. Grafico 2-3 PREZZO DEL PETROLIO (Light Crude Oil) Prezzo al barile - medie mensili (ultimo dato: settembre 2013) 140 140 120 100 102 80 60 40 20 26 0 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati NYMEX (New York Mercantile Exchange) 2.2 Le previsioni per le varie aree Una volta illustrata la dinamica delle quattro variabili esogene, si può procedere all analisi delle varie aree. I dati contenuti in questi paragrafi sono anche ex-post e quindi costituiscono la base su cui sono fondate le previsioni discusse nel capitolo iniziale. A tal fine, conviene soffermarsi sulla situazione attualmente esistente negli Stati Uniti, e cioè il paese più importante dell economia mondiale. Come risulta dal Grafico 2-4, i saggi di crescita del PIL degli USA risultano essere positivi, con andamento crescente. Tuttavia, i fatti più recenti 14

variazione % (shutdown degli uffici governativi e conflitti sul tetto del debito) potrebbero interrompere questo trend. Grafico 2-4 Variazione percentuale annualizzata del PIL USA Valori concatenati anno 2009 - dati trimestrali destagionalizzati 10,0 5,0 0,0 2,0 1,3 3,9 1,6 3,9 2,8 2,8 3,2 1,4 4,9 3,7 1,2 2,8 0,1 1,1 2,5-2,7-2,0-0,4-1,3-5,0-5,4-10,0-8,3 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Fonte: Bureau of Economic Analysis (aggiornamento ottobre 2013) La Tabella 2-2, che riporta i dati sulla probabile evoluzione futura di questa economia (considerati da un punto di vista tendenziale) conferma questa sensazione anche se ne limita la portata al solo 2013. Tabella 2-2: Previsioni della dinamica del PIL negli USA: variazioni tendenziali (%) IV trimestre PIL Var % 2012 2,0 2013 1,9 2014 3,0 Fonte: IMF, Ottobre 2013 Come appare dalla Tabella 2-2, le previsioni del Fondo Monetario Internazionale sono ottimistiche, ipotizzando una crescita tendenziale in fase di accelerazione, dopo il probabile rallentamento nel IV trimestre del 2013. Tuttavia, questa accelerazione è stata rivista leggermente al ribasso, come abbiamo già avuto modo di sottolineare. Al contrario, come risulta dalla Tabella 2-3, il saggio di disoccupazione è destinato a rimanere elevato, ed è questa una delle principali differenze rispetto alle passate recessioni. 15

Tabella 2-3: L andamento del tasso di disoccupazione negli USA Periodo Tasso disoccupazione 2012 8,0 2013 8,1 2014 8,0 Fonte: IMF, Ottobre 2013 E importante sottolineare come anche le stime di consenso nel caso degli USA abbiano subito la stessa sorte di quelle del Fondo Monetario Internazionale. Come risulta dalla Tabella 2-4, il tasso di crescita è stato rivisto al ribasso soprattutto per quanto riguarda il 2013. Tabella 2-4: Previsioni di consenso: Saggio % di variazione del PIL USA Luglio 2013 Ottobre 2013 2013 2014 2013 2014 1,9 2,8 1,6 2,7 Fonte: The Economist, Aprile e Luglio 2013 Infine, per completare il quadro internazionale, occorre far riferimento alla dinamica tendenziale del PIL in alcuni paesi significativi, illustrata nella Tabella 2-5. Queste informazioni completano quelle annuali illustrate nel Capitolo 1. Tabella 2-5: La dinamica tendenziale del PIL (sul trimestre dell anno precedente) Paese Q4 2012 Q4 2013 Q4 2014 USA 2,0 1,9 3,0 Giappone 0,3 3,5 0,2 Gran Bretagna 0,0 2,3 1,5 Cina 7,9 7,6 7,2 Fonte: IMF, Ottobre 2013 Anche da questa Tabella emerge la decelerazione del processo di crescita che è in atto nell economia Cinese che, tuttavia, si presenta contenuto. Viceversa notevole appare la performance del Giappone la cui Abeconomics ha certamente contribuito a sostenere la dinamica del Pil nel corso del 2013, anche se rimangono dubbi sulla sua efficacia nel tempo. 16

3. L ECONOMIA NELL AREA DELL EURO Nei Capitoli precedenti abbiamo considerato la performance delle grandi aggregazioni mondiali. Tocca adesso approfondire la dinamica dell area dell Euro. Anche se i temi della governance dell area sono destinati a rimanere al centro dell attenzione ancora per molto tempo così come quelli relativi all assetto istituzionale che devono correggere le manchevolezze contenute nell impianto originario, non per questo possiamo ignorare la dinamica dell economia che, a seconda della sua intensità, può facilitare o viceversa rendere più acuti questi problemi strutturali. Sempre che qualche emergenza finanziaria non costringa nel frattempo ad occuparci d altro. 3.1 La dinamica congiunturale Per quanto riguarda la dinamica congiunturale, la Tabella 3-1 mostra i tassi di variazione (congiunturali e tendenziali) del PIL nei vari trimestri. Come appare evidente dalla Tabella, siamo di fronte a tassi di crescita congiunturali che raggiungono valori positivi, dopo una serie di 4 trimestri negativi. Viceversa,la dinamica tendenziale rimane in territorio negativo, seppure con un trend decrescente. Tabella 3-1 Variazioni (%) trimestrali del PIL nell area euro PIL Var. % PIL Var. % Anno Trimestri congiunturali tendenziali I -2,4-5,0 2009 II -0,2-4,8 III 0,4-4,1 IV 0,1-2,1 I 0,3 0,9 2010 II 0,9 2,0 III 0,4 2,0 IV 0,3 2,0 I 0,8 2,4 2011 II 0,2 1,7 III 0,1 1,3 IV -0,3 0,7 I 0,0-0,1 2012 II -0,2-0,5 III -0,1-0,6 IV -0,6-0,9 2013 I -0,2-1,0 II 0,3-0,5 Fonte: ECB, Ottobre 2013 17

Infine, come risulta dalla Tabella 3-2, appare evidente il ruolo svolto dalle esportazioni nette. Le scorte hanno dato un contributo negativo, mentre la domanda per consumi ha dato segni di risveglio, seppur modesto. Gli investimenti, viceversa, sono ancora bloccati. Tabella 3-2: I contributi alla crescita (congiunturale) Anni 2011 2012 2013 Trimestri IV I II III IV I II Consumi privati -0,3 0,0-0,1-0,1-0,2-0,1 0,1 Consumi pubblici -0,1 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,1 Investimenti fissi -0,1-0,3-0,2-0,1-0,2-0,4 0,0 Cambiamento scorte -0,3-0,2-0,2-0,1-0,1 0,4-0,1 Esportazioni nette +0,4 +0,4 0,2 0,3 0,0 0,1 0,2 Pil -0,3 0,0-0,2-0,1-0,6-0,2 0,3 Fonte: ECB, Luglio 2013 3.2 Le previsioni La Tabella 3-4 mostra la probabile evoluzione dell area Euro per il biennio 2013-2014, secondo le stime di diverse fonti ufficiali e non. Tabella 3-3: L economia di Eurolandia nel biennio 2013-2014 (Variazioni % del PIL) 2013 2014 FMI -0,4 1,0 BCE (-0,6) (-0,2) 0,0 2,0 Consenso -0,3 1,0 Fonte: ECB, Bollettino Mensile, Settembre 2013; FMI, WE0, The Economist, Ottobre 2013 Quattro osservazioni vanno fatte a questo proposito. In primo luogo,queste stime non sono state riviste al ribasso rispetto alle previsioni fatte nel Luglio del 2013 dal FMI. In secondo luogo, la media delle stime della BCE coincide con quella del FMI. L intervallo di variazione serve ad individuare il grado di rischio che le caratterizza. e sono in linea con quelle del FMI. In terzo luogo, entrambe le previsioni delle fonti ufficiali sono in linea con quelle di consenso. Infine, la ripresa del 2014, seppur non entusiasmante, dovrebbe vedere il contributo positivo da parte degli investimenti. Questa circostanza, se si realizzerà veramente, vedrà il passaggio dal ciclo delle scorte ad una ripresa più sostenuta. 3.3 L occupazione I dati sulla dinamica del PIL non possono non avere un profondo impatto su quelli dell occupazione, seppure con i soliti sfasamenti temporali. I dati della Tabella 3-5 relativi 18

all occupazione (II trimestre 2013) mostrano una variazione negativa per il complesso dell economia che però è andata attenuandosi rispetto al trimestre precedente. Tabella 3-4: La dinamica dell occupazione nell area Euro Tasso di Disoccupazione (saggi % sul periodo precedente, dati destagionalizzati) 2011 2012 2013 Media Media I trim II trim III trim IV trim I trim II trim anno anno Totale economia 0,1-0,2 0,0-0,2-0,3-0,7-0,4-0,1 Agricoltura -2,4-0,3 0,5-0,5-1,2-1,6-1,6 1,5 Industria in senso stretto -0,1-0,2-0,4-1,5-0,6-1,1-0,5-0,3 Costruzioni -3,9-1,3-0,6-1,6-1,4-4,8-1,7-1,2 Servizi 0,7-0,1 0,2 0,2-0,1-0,1-0,3 0,0 -di cui Commercio 0,5-0,2 0,2 0,2-0,4-0,8-0,3-0,1 Finanza -0,1-0,2-0,8-0,3 1,3-0,8-0,2-0,3 Pubblica Amminist. 0,1 0,0 0,1 0,1-0,1-0,2-0,7 0,0 Fonte:BCE, Bollettino Mensile, Luglio 2013 Tuttavia, l unico settore a mostrare una crescita tendenziale positiva è risultato essere quello agricolo. I servizi hanno mostrato una variazione nulla, mentre industria e costruzioni sono state caratterizzate nuovamente dai segni negativi, seppur con intensità decrescente. Il tasso di disoccupazione è rimasto stazionario ma a livelli elevati, come risulta dalla Tabella 3-5. I dati relativi alla disoccupazione giovanile risultano invece essere in leggera decrescita, anche se su livelli quasi doppi rispetto al dato medio. Tabella 3-5: La dinamica del tasso di disoccupazione nell area Euro Anno Trimestre Totale Giovanile Femminile 2010 I 9,9 20,2 10,2 II 10,0 20,2 10,2 III 10,0 20,1 10,2 IV 10,1 20,3 10,4 2011 I 10,0 20,0 10,3 II 10,0 20,5 10,3 III 10,2 20,8 10,5 IV 10,5 21,4 10,8 2012 I 10,9 21,9 11,1 II 11,3 22,6 11,4 III 11,5 23,5 11,4 IV 11,8 23,7 11,9 2013 I 12,1 24,1 12,2 II 12,1 23,8 12.2 Agosto 2013 12,0 23,7 12,3 Fonte: ECB, Bollettino Mensile, Ottobre,2013 19

4. L ECONOMIA ITALIANA La situazione complessiva della zona euro presenta, come abbiamo già avuto modo di sottolineare in altre occasioni, un notevole grado di dispersione delle situazioni nel suo interno, dispersione che è andata aumentando nel tempo. Vale la pena allora iniziare un processo di disaggregazione a partire dal caso italiano che sarà analizzato più in dettaglio sia sotto il profilo congiunturale sia al fine di verificare la probabile evoluzione futura. 4.1 La dinamica nel breve periodo Il Grafico 4-1 mostra l andamento del PIL, aggiornato al II trimestre del 2013 ed analizzato sia dal punto di vista della dinamica congiunturale sia di quella tendenziale. Da un punto di vista congiunturale, gli otto dati negativi e consecutivi, non solo certificano la presenza della recessione, ma ne sottolineano l intensità e la durata che ne fanno la più grande contrazione del dopo guerra. Anche dal punto di vista tendenziale i dati del PIL mostrano variazioni di segno negativo. In entrambi i casi, tuttavia, il fenomeno della contrazione sembra in via di decelerazione. 20

variazione congiunturale variazione tendenziale Miliardi di Euro Grafico 4-1 PRODOTTO INTERNO LORDO ITALIA Dati trimestrali - valori concatenati anno 2005 390 dato destagionalizzato dato grezzo 380 374,4 370 360 350 340,5 340 330 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 10 0-2,6-10 2 0-2 -0,3-4 Fonte: elab. Unioncamere Lombardia su dati Istat La diversa dinamica delle varie componenti della domanda aggregata è illustrata dalla Tabella 4-1, dove appare il forte contributo negativo legato alla caduta della domanda interna e non controbilanciato dalle esportazioni che però nel II trimestre del 2013 hanno mostrato una variazione positiva. Infine, va notato il contributo negativo delle scorte che potrebbe portare un giovamento alla dinamica del prossimo futuro del Pil. 21

Tabella 4-1: La dinamica congiunturale del PIL e delle sue componenti 2011-2012 Anno 2011 2012 2013 Trimestre Media Media I II III IV Anno Anno I II Consumi --- -0,6-0,7-0,8-0.5-3,9-0,3-0,3 Investimenti -1,9-3,6-2,1-1,4-1,2-8,0-2,9-0,3 Esportazioni +5,6-0,6 +0,1 +0,5 0,3 2,3-1,4 0,6 Scorte -0,5-0,5-0,1 +0,2-0,7-0,6 0,4-0,4 Importazioni +0,4-3,6-0,5-1,4-0,9-7,7-0,9-0,8 PIL +0,4-0,8-0,8-0,2-0,9-2,4-0,6-0,3 Fonte: Banca d Italia, Bollettino Economico, Ottobre 2013 I dati relativi alla produzione industriale ci mettono in grado di allungare l orizzonte temporale al III trimestre del 2013 e di constatare come sia la tendenza congiunturale sia quella tendenziale permangano in territorio negativo, come risulta dal Grafico 4.2. Tuttavia, i fenomeni di contrazione sono in fase decelerativi. 22

variazione congiunturale variazione tendenziale Indice produzione Grafico 4-2 115 110 INDICE DELLA PRODUZIONE SETTORE MANIFATTURIERO ITALIA Dati trimestrali - Indice base 2005=100 107,8 Indice destagionalizzato Indice grezzo 105 100 95 90 85 80 75 80,3 80,3 70 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 20 10 0-10 -20 10,2-2,5-30 5 2,8-24,3 0-5 -0,6-10 -15-11,2 Fonte: elab. Unioncamere Lombardia su dati Istat (terzo trimestre 2013 mediamesi aprile-maggio fonte ISTAT e previsione CSC Confindustria settembre 2013) 4.2 Le previsioni I dati ex-post finora analizzati devono essere completati da una serie di previsioni per avere un idea del probabile andamento complessivo nel prossimo futuro. Le previsioni sull andamento dell economia Italiana sono illustrate nella Tabella 4-2, dove compaiono anche le varie voci della domanda aggregata. 23

Tabella 4-2: Previsioni dell economia italiana (tasso % annuo di var.) 2012 2013 2014 PIL -2,4-1,6 0,7 Consumi -4,3-2,8 0,1 Investimenti -8,0-5,4 2,9 Esportazioni 2,3 1,4 2,9 Importazioni -7,7-3,4 1,7 Fonte: Centro studi Confindustria, Settembre 2013 Due sono gli aspetti principali da sottolineare. In primo luogo, la ripresa del 2014 non sembra essere intensa. In secondo luogo, dovrebbe essere trainata dalle esportazioni e da un lento processo di ripresa dei consumi, accompagnati da una più robusta ripresa degli investimenti. Le medesime sensazioni si ricavano facendo riferimento alla Tabella 4-3 dove sono illustrate le previsioni di altre fonti ufficiali, unitamente a quello di consenso. Tabella 4-3: Ulteriori Previsioni relative all Italia (saggi % del Pil) 2013 2014 FMI -1,8 0,7 Consenso -1,7 0,4 Fonte: The Economist, Ottobre 2013. FMI, WE0, =ottobre 2013 4.3 Il Commercio estero Il commercio estero, data la crescente apertura verso l estero del nostro apparato produttivo, costituisce un punto di riferimento essenziale sia per l analisi congiunturale che per quella più propriamente strutturale. In particolare, per quanto riguarda il settore manifatturiero, i dati disponibili relativi al II trimestre del 2013 mostrano variazioni tendenziali che sono per la seconda volta di fila negative, per l Italia, mentre per la Lombardia si registra un incremento. Qualora si faccia riferimento alle variazioni cumulate, le variazioni tendenziali sono per la seconda volta di fila negative per entrambi i territori (Grafico 4.4). 24

variazione % variazione % Grafico 4-3 COMMERCIO ESTERO Variazione tendenziale delle esportazioni Dati singoli trimestri a prezzi correnti anni 2012-2013 Lombardia Italia 7 6 6,2 5,7 5 4 3,8 4,1 3 2 2,3 2,8 2,6 2,2 1 0,3 0-1 -0,6-0,7-0,1-2 1 2 3 4 1 2 2012 2013 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT Grafico 4-4 COMMERCIO ESTERO Variazione tendenziale delle esportazioni Dati trimestrali cumulati a prezzi correnti anni 2012-2013 Lombardia Italia 7 6 6,2 5,7 5 4 4,2 4,2 3,7 3,5 3,7 3,7 3 2 1 0-1 -0,6-0,7-0,1-0,4-2 1 2 3 4 1 2 2012 2013 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT 25

variazione % Il Grafico 4.5, viceversa, mette a confronto il dato lombardo con quello delle altre regioni italiane. La posizione relativa della Lombardia rimane abbastanza costante nel tempo, nel senso che rimane sempre molto vicina al dato nazionale. Grafico 4-5 COMMERCIO ESTERO Esportazioni per regione (variazione tendenziale) Dati cumulati - 2 trimestre 2013 15 12,7 10 7,9 5 0 2,2 2,1 1,4 1,1 0,6 0,2-0,1-0,4-5 -1,9-2,0-3,1-3,3-4,9-5,4-10 -7,4-7,8-15 -13,4-20 -17,0-17,9 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT 4.4 L occupazione I dati sul mercato del lavoro non riflettono esattamente i movimenti della produzione, come del resto la teoria economica ha ampiamente spiegato. Come risulta dal Grafico 4.6, si può notare una decrescita dell occupazione industriale, accompagnata da una crescita congiunturale di quella complessiva. 26

Variazione % Occupati industria Occupati totali Grafico 4-6 NUMERO OCCUPATI ITALIA Dati trimestrali (milioni) Occupati totali scala dx Occupati Industria scala sx 5,5 24,0 5,0 23,0 4,5 22,0 4,0 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 2008 2009 2010 2011 2012 2013 21,0 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di lavoro Questa divergenza trova riscontro nel grafico relativo alle variazioni congiunturali (si veda il Grafico 4.7). Viceversa, i due andamenti sono paralleli nell ottica tendenziale (Grafico 4.8). Grafico 4-7 NUMERO OCCUPATI ITALIA Variazioni % congiunturali - Dati trimestrali grezzi Occupati Industria Occupati totali 2,0 1,7 1,0 0,0 1,1 1,0 0,1 0,0 1,1 0,6 1,0 0,3-1,0-0,3-0,9-0,6-0,7-0,4-0,6-2,0-1,5-1,5-1,8-3,0-2,5-2,4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 2011 2012 2013 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di lavoro 27

Var. cong. % Occupati (milioni) Variazione % Grafico 4-8 NUMERO OCCUPATI ITALIA Variazioni % tendenziali - Dati trimestrali grezzi Occupati Industria Occupati totali 4,0 2,0 0,0 1,5 0,5 1,1 0,4 0,8 0,7 2,0 0,1 0,0-0,7-0,4-0,2-0,6-2,0-2,2-1,8-1,8-2,5-2,5-2,4-2,5-4,0 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 2011 2012 2013 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di lavoro Inoltre, la dinamica dell occupazione relativa al settore delle costruzioni risulta in una fase di risalita rispetto al primo trimestre, come viene evidenziato dal Grafico 4.9. Grafico 4-9 OCCUPATI NELLE COSTRUZIONI ITALIA Dati trimestrali grezzi Variazione cong. (grezza) Occupati 10 2,0 1,9 5 3,2 2,6 1,1 1,8 0 0,0-1,9 1,7-5 -3,6-4,4-3,2-5,2 1,6-7,1-10 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 2011 2012 2013 1,5 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di Lavoro 28

La Tabella 4-4 mostra la dinamica occupazionale classificata a seconda dello status dei lavoratori. L aspetto importante da sottolineare è che i lavoratori dipendenti risultano in calo (se considerati nel loro complesso) rispetto al corrispondente periodo dell anno precedente. La stessa tendenza si registra per i lavoratori a tempo determinato. Viceversa, in crescita tendenziale appaiono i lavoratori part-time. Tabella 4-4: La struttura dell occupazione in Italia (migliaia) Anno 2012 2013 Trimestre I II III IV I II Dipendenti 17.087 17.256 17.286 17.226 16.840 16.886 Tempo determinato 2.232 2.455 2.447 2.367 2.163 2.277 Part-time 3.009 3.151 3.081 3.187 3.215 3.205 Indipendenti 5.706 5.790 5.666 5.579 5.543 5.574 Fonte: Istat La Tabella 4-5 mostra invece la dinamica riferita ai generi. In questo caso, va segnalato che le forze lavoro hanno registrato variazioni negative per entrambi i sessi (rispetto al periodo precedente). Il tasso di disoccupazione globale è aumentato se paragonato allo stesso trimestre del 2012. Tabella 4-5: La forza lavoro in Italia (migliaia) 2012 2013 I trim II trim III trim IV trim I trim II trim Forze lavoro 25.594 25.751 25.432 25.793 25.659 25.536 Uomini 14.877 14.971 14.847 14.943 14.823 14.799 Donne 10.716 10.780 10.585 10.850 10.836 10.737 Popolazione 60.463 60.505 60.531 60.560 60.614 60.673 Tasso attività (15-64) 63,6 63,9 63,1 64,1 63,8 63,4 Uomini 73,8 74,2 73,6 74,1 73,6 73,4 Donne 53,4 53,7 52,7 54,1 54,1 53,6 Tasso di disoccup. 10,9 10,5 9,8 11,6 12,8 12,0 Maschile 10,0 9,8 8,8 10,7 11,9 11,5 Femminile 12,2 11,4 11,0 12,8 13,9 12,8 Fonte: Istat Infine, la Tabella 4-6 mostra la dimensione territoriale del tasso di occupazione. La variazione tendenziale è stata negativa per tutto il territorio. 29

Tabella 4-6: Il tasso di occupazione (età 15-64) nelle varie aree 2012 2013 I trim II trim III trim IV trim I trim II trim Nord 65,0 65,1 65,1 64,8 64,0 64,3 Centro 60,6 61,8 60,9 60,6 59,5 60,1 Sud 43,3 44,2 44,0 43,6 42,3 42,1 Fonte: Istat 4.5 Il mercato del credito Infine, per chiudere le considerazioni sulla situazione italiana, occorre far riferimento al mercato del credito che in questa situazione di instabilità finanziaria sta svolgendo un ruolo particolarmente negativo. La Tabella 4-7 mostra in particolare la dinamica dei prestiti bancari, classificati per settore e per area geografica. Allo stato attuale è dato riscontrare una fase di contrazione che non sembra aver toccato ancora un fondo. Tabella 4-7: I prestiti delle banche nel Centro - Nord per settore (Var. % sull anno precedente) Ammin. Pubbl. Finanza Grandi imprese Piccole imprese Non-profit 2010-Dic. 4,3 7,0 0,1 2,6 16,2 2,6 2011-Marzo 3,3 2,3 3,2 3,1 18,2 3,3 Luglio 2,5 0,8 3,3 2,1 12,4 2,9 Novembre 0,2-1,2 2,5 0,4 5,9 2,2 Marzo 2012-1,7-0,6-1,5-3,0 5,5-0,6 Agosto 2012 3,9 6,4-4,0-5,0 2,1 0,9 Novembre 2012 3,7 4,4-6,3-5,9-0,3-2,5 Febbraio 2013 2,9 2,4-5,5-5,3-2,6-2,5 Maggio 2013-0,2-1,6-3,6-3,6-4,7-2,1 Agosto 2013-3,3-6,5-4,6-4,6-3,8-3,6 Fonte: Bollettino della Banca d Italia, Luglio 2013. Totale 30

5. UN CONFRONTO CON I 4 MOTORI Per completare il quadro di riferimento generale che precede l analisi dei dati della Lombardia e per concludere il metodo top down finora seguito, e cioè il passaggio dall economia mondiale a territori sempre più piccoli, occorre prendere in considerazione l economia dei 4 motori e cioè Lombardia (Italia), Baden-Wurttemberg (Germania), Rhone-Alpes (Francia) e Catalunya (Spagna). La logica di questo confronto va ricercata nel fatto che, in situazioni di notevole mutamento come quelle che stanno attualmente caratterizzando i sistemi economici, conviene tenere sotto controllo la distanza che separa la Lombardia dalle economie più dinamiche e non considerare solamente il dato medio che può nascondere situazioni molto eterogenee. I dati non sono sempre disponibili in maniera completa per tutte e quattro le regioni per cui il criterio seguito è stato quello di privilegiare la tempestività delle informazioni sulla loro completezza. 5.1 I dati sul PIL e la produzione industriale In via preliminare è opportuno fare riferimento ai dati nazionali per poi confrontare le performance delle varie regioni. Esiste infatti una forte correlazione fra la performance regionale e quella nazionale. In particolare, per quanto riguarda la dinamica del PIL, il grafico 5.1 fa riferimento a variazioni trimestrali, mentre il Grafico 5.2 si riferisce ai dati annuali delle quattro nazioni di riferimento per le regioni che costituiscono i 4 motori. Per quanto riguarda le variazioni congiunturali, è importante sottolineare come nel secondo trimestre del 2013 le vicende dei vari paesi si siano differenziate. Mentre Germania e Francia riprendevano il segno positivo, così non è stato per Italia e Spagna. 31

Grafico 5-1: La dinamica del PIL trimestrale in Germania, Francia, Italia, Spagna EuroArea (a 17 paesi) Dati concatenati anno di riferimento 2000 1,5 EuroArea ITALIA 1,5 EuroArea FRANCIA 1,0 0,5 0,0 1,0 0,5 0,0 0,0 0,2 0,5-0,5-1,0-1,5-0,4-0,3-0,6-0,6-0,9-1,1 1 2 3 4 1 2-0,5-1,0-1,5-0,2-0,1-0,3 1 2 3 4 1 2 2012 2013 2012 2013 1,0 0,5 0,0-0,5-1,0 0,7-0,1 EuroArea 0,2 GERMANIA -0,5 0,0 0,7 1,5 1,0 0,5 0,0-0,5-1,0-0,4-0,5 EuroArea -0,4 SPAGNA -0,8-0,4-0,1-1,5 1 2 3 4 1 2 2012 2013 Fonte: Eurostat -1,5 1 2 3 4 1 2 2012 2013 Il dato annuale (si veda il Grafico 5.2), viceversa, presenta il segno positivo solo nel caso della Germania. L evoluzione nel corso del 2014, tuttavia, dovrebbe spostare tutti i territori su tassi positivi. L Italia resta però il fanalino di coda. 32

Grafico 5-2: La dinamica del Pil annuale in Germania, Francia, Italia, Spagna EuroArea (a 17 paesi) Dati concatenati anno di riferimento 2000 EuroArea ITALIA EuroArea FRANCIA 5,0 5,0 3,0 1,0 2,2 1,7 1,7 1,0 0,7 3,0 1,0 2,5 2,3 1,7 2,0 0,0 1,1-1,0-3,0-5,0-1,2-2,5-1,3-1,0-3,0-5,0-0,1-3,1-0,1-7,0-5,5 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 (f) 2014 (f) -7,0 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 (f) 2014 (f) EuroArea GERMANIA EuroArea SPAGNA 5,0 3,0 1,0 3,7 3,3 1,1 4,0 3,3 0,7 0,4 1,8 5,0 3,0 1,0 4,1 3,5 0,9 0,1 0,9-1,0-3,0-1,0-3,0-0,2-1,6-1,5-5,0-7,0 Fonte: Eurostat (f): previsione Eurostat -5,1 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 (f) 2014 (f) -5,0-7,0-3,8 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 (f) 2014 (f) Questi dati servono da benchmark di riferimento per quelli relativi ai quattro motori regionali, per i quali tuttavia non sono disponibili informazioni in forma altrettanto attendibile ed omogenea. A questo proposito è opportuno far riferimento alla produzione industriale, prima relativa ai paesi (cfr. il Grafico 5-3) e poi relativa alle singole regioni (cfr. il Grafico 5-4). La gerarchia, così come la dinamica, della produzione industriale lasciano pochi dubbi sulla natura e sull evoluzione della situazione attuale, essendo sufficiente verificare il gap che esiste fra Germania e Spagna. L Italia si colloca appena sopra il dato Spagnolo, mentre la Francia sta tallonando da vicino l Italia. Infine, è il caso di sottolineare come la sola Germania presenti una netta inversione di tendenza. 33

Grafico 5-3 120 INDICE DELLA PRODUZIONE SETTORE MANIFATTURIERO Base 2005=100 - dati destagionalizzati 110 Germania 110,8 100 Euroarea (17 paesi) 96,75 90 Francia 86,7 80 Italia 80,2 Spagna 76,0 70 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Fonte: elab. Unioncamere Lombardia su dati Eurostat (Dato 3 trimestre 2013 Euroarea, Germania, Francia, Italia e Spagna media luglio-agosto) Il Grafico 5-4 mostra viceversa gli andamenti regionali della produzione industriale. In questa ottica, il Baden-Wurttemberg presenta la performance migliore, seguita a distanza dalla Lombardia e dalla Catalunya. Tuttavia, i movimenti congiunturali vanno nella direzione opposta, con il Baden-Wurttemberg in fase di decelerazione. 34

Grafico 5-4: La dinamica della produzione industriale nei 4 motori PRODUZIONE INDUSTRIALE 4 MOTORI D'EUROPA Indici trimestrali base media 2005=100 (medie mobili a 4 termini) 120 110 Baden-Wurttemberg 103,4 100 90 Lombardia 94,8 80 Catalunya 81,6 70 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Idescat Catalunja, Statistisches Landesamt Baden Wurrtemberg Dato 3 trimestre 2013 B.W. e Catalunya, media mesi luglio-agosto. Per il Rhone-Alpes non sono disponibili dati sulla produzione industriale 5.2 Mercato del lavoro e prezzi Come abbiamo già avuto modo di osservare, le vicende della produzione non sono necessariamente rispecchiate in quelle del mercato del lavoro. Se si prende in considerazione il numero di disoccupati (cfr. il Grafico 5-5) la performance meno negativa è mostrata ancora dal Baden-Wurttemberg, con la Lombardia in seconda posizione. La Catalunya, viceversa, mostra il numero più elevato. Questa graduatoria persiste se si passa al confronto percentuale, come avviene nel Grafico 5-6. 35

migliaia Grafico 5-5 NUMERO DI DISOCCUPATI Dati trimestrali (in migliaia) 1000 800 Catalunja 873 600 Rhone-A. 435,8 400 Lombardia 353,2 200 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Istat, Gencat - Idescat, Statistisches Landesamt B-W, Insee. Baden-W. 233,4 0 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Istat, Idescat, Bundesagentur für Arbeit, STMT - Pôle emploi, Dares. Grafico 5-6 TASSO DI DISOCCUPAZIONE Dati trimestrali 30 20 Catalunja 23,9 10 Lombardia 9,7 Rhone-A. 9,3 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Istat, Gencat - Idescat, Statistisches Landesamt B-W, Insee. 0 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati Istat, Gencat - Idescat, Bundesagentur für Arbeit, Insee. Baden-W. 4,0 Per quanto riguarda i prezzi, gli ultimi dati disponibili mostrano un tasso di inflazione che risulta in fase di leggera decelerazione in tutti e quattro i motori. 36

Grafico 5-7 Inflazione nei 4 motori d Europa (indice generale dei prezzi al consumo) EuroArea LOMBARDIA EuroArea FRANCIA (dato Rhone-Alpes non disponibile) 4,5 4,5 3,0 3,0 3,0 2,2 2,1 2,1 2,1 1,8 1,6 2,2 2,1 1,5 1,2 1,2 1,2 1,2 1,1 1,0 1,5 1,6 1,5 1,4 1,2 1,1 0,8 0,9 1,0 1,2 1,0 1,0 0,0 set ott nov dic gen feb mar apr mag giu lug ago set 0,0 set ott nov dic gen feb mar apr mag giu lug ago set EuroArea BADEN WURTTEMBERG EuroArea CATALUNYA 4,5 4,5 3,9 4,2 3,6 3,6 3,4 3,3 3,0 3,0 3,0 2,0 1,7 1,7 1,7 1,9 2,2 2,5 2,0 1,7 1,5 1,3 1,3 1,0 0,9 1,4 1,7 1,7 1,4 1,2 1,5 0,6 0,0 set ott nov dic gen feb mar apr mag giu lug ago set 0,0 set ott nov dic gen feb mar apr mag giu lug ago set Fonte: Eurostat, Istat, Idescat, Statistisches Landesamt Baden-Württemberg 5.3 Il commercio estero I Grafici 5.8 e 5.9 riportano rispettivamente i dati sulla dinamica delle esportazioni e quelli relativi alle importazioni. 37

Grafico 5-8 Andamento delle esportazioni nei 4 motori d Europa e relative nazioni (variazioni tendenziali) ITALIA LOMBARDIA FRANCIA RHONE ALPES 10,0 5,0 0,0-5,0 6,2 2,3 2,6 3,8-0,6 0,3 10,0 5,0 0,0-5,0 3,5 0,7-1,2-0,6-4,0-10,0 1 2 3 4 1 2 2012 2013-10,0-7,9 1 2 3 4 1 2 2012 2013 10,0 9,6 GERMANIA BADEN WURTTEMBERG 10,0 SPAGNA CATALUNYA 11,9 5,0 0,0-5,0-10,0 2,9 2,8-2,1-5,0-6,0 1 2 3 4 1 2 2012 2013 5,0 0,0-5,0-10,0 5,7 5,7 3,4 0,9-2,9 1 2 3 4 1 2 2012 2013 Fonte: Eurostat, Istat, Idescat, Statistisches Landesamt B-W, Direction générale des douanes et droits indirects Grafico 5-9 Andamento delle importazioni nei 4 motori d Europa e relative nazioni (variazioni tendenziali) ITALIA LOMBARDIA FRANCIA RHONE ALPES 8,0 8,0 3,0 3,0 0,1-2,0-7,0-12,0-5,2-6,7-6,7-8,8-9,4-8,4 1 2 3 4 1 2 2012 2013-2,0-7,0-12,0-1,1-1,9-4,7-5,0-7,4 1 2 3 4 1 2 2012 2013 GERMANIA BADEN WURTTEMBERG SPAGNA CATALUNYA 8,0 5,9 8,0 3,0 0,5 3,0-2,0-7,0-12,0-1,2-3,9-7,5-7,2 1 2 3 4 1 2 2012 2013-2,0-7,0-12,0-1,5-3,4-2,8-6,1-5,1 1 2 3 4-11,2 1 2 2012 2013 Fonte: Istat, Idescat, Statistisches Landesamt B-W, Direction générale des douanes et droits indirects 38

Miliardi di L aspetto interessante da sottolineare è la caduta generalizzata delle importazioni in tutte le aree. Stessa sorte è toccata alle esportazioni, con l unica eccezione della Spagna. In valori assoluti, la gerarchia è quella indicata dal Grafico 5-10 da dove si evince che la decelerazione subita dal motore tedesco è in fase di esaurimento. Grafico 5-10 ESPORTAZIONI NEI 4 MOTORI Valori assoluti in miliardi di Euro - dati dei singoli trimestri Baden Wurttemberg 43,4 40 29,5 Lombardia 27,7 20 19,8 Catalunya 15,1 9,8 8,9 Rhone-Alpes 12 0 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Fonte: elab. Unioncamere Lombarida su dati Istat, Gencat-Idescat Catalunja, Direction générale des douanes et droits indirects, Statistisches Landesamt B-W. 39

6. IL SETTORE MANIFATTURIERO DELLA LOMBARDIA A questo stadio dell analisi dobbiamo considerare in modo approfondito la situazione del settore manifatturiero della Lombardia. Come è noto, la nostra fonte principale di informazioni è costituita dall indagine campionaria effettuata su un numero rappresentativo di imprese. Al fine di cogliere sia il grado di significatività del campione sia la portata degli eventi congiunturali in atto, conviene soffermarsi su alcuni dati strutturali che caratterizzano il settore manifatturiero della Lombardia. Va ricordato che le variazioni campionarie sono ponderate usando come peso il dato occupazionale. 6.1 Alcuni dati strutturali Un primo elemento da considerare riguarda la struttura dell occupazione e delle unità locali delle imprese che risulta dai dati ASIA (ISTAT), che sono aggiornati al 2010 ed illustrati nella Tabella 6.1. Tabella 6-1: Unità locali delle imprese ed loro addetti - Industria 10-49 50-199 200 e oltre Totale UL Add. UL Add. UL Add. UL Add. Siderurgia 461 10.786 150 14.130 41 16.346 652 41.263 Min.non metall. 470 10.161 80 7.041 7 2.195 557 19.397 Chimiche 603 13.866 280 27.099 69 28.806 952 69.771 Meccaniche 5.896 127.608 1.105 100.765 122 50.227 7.123 278.600 Mezzi trasporto 274 6.028 91 9.255 42 24.332 407 39.615 Alimentari 622 13.960 161 15.152 48 16.476 831 45.588 Tessile 766 17.807 220 18.442 21 7.185 1.007 43.435 Pelli calzature 152 3.341 32 2.865 3 781 187 6.986 Abbigliamento 526 10.985 73 6.490 17 6.619 616 24.094 Legno mobilio 707 15.024 94 8.685 9 2.300 810 26.008 Carta editoria 718 14.845 130 11.859 10 2.908 858 29.611 Gomma plastica 912 20.242 208 18.248 22 7.816 1.142 46.306 Ind. varie 218 4.443 41 3.736 11 3.109 270 11.288 Totale 12.325 269.095 2.665 243.768 422 169.099 15.412 681.963 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT ASIA 2010 Complessivamente, l universo di riferimento è costituito da 15mila unità locali con un numero di addetti superiore a 9, che danno occupazione a circa 680mila persone. Inoltre, ulteriori aspetti meritano di essere sottolineati. Il settore meccanico rappresenta il 46% delle unità locali che abbiano un numero di addetti superiore a 9. In termini di occupazione, questa 40

percentuale scende al 41%. Il secondo settore è costituito dalla chimica con una quota del 10% sul totale, sempre in termini di occupazione. Sotto questo profilo, le imprese maggiori (e cioè con più di 200 addetti) rappresentano circa il 25% dell intera occupazione. Per quanto riguarda la struttura del nostro campione, che vuole essere rappresentativo per lo meno sotto il profilo dell occupazione, questa è illustrata nella Tabella 6.2. Nel trimestre in corso sono state 1.641 le unità che hanno risposto, e cioè un numero superiore a quanto registrato nel recente passato. Normalmente le piccole imprese sono sopradimensionate rispetto al campione teorico ed in questo trimestre lo sono in modo particolare. Tabella 6-2: La struttura teorica ed effettiva del campione industria Campione Dimensione Teorico Effettivo 10-49 615 968 50-199 583 507 200 e più 309 166 Totale 1.507 1.641 Fonte: Unioncamere Lombardia 6.1.1 I dati di sintesi Il dato più importante che emerge dall analisi campionaria nel III trimestre del 2013 è il contrasto fra le variazioni congiunturali (leggermente negative e pari a -0,2%) e quelle tendenziali relative alla produzione dell industria manifatturiera lombarda che sono risultate positive e pari allo 0,6% (si metta a confronto la Tabella 6-3 con quella 6-4). Questa discrasia non è nuova nelle analisi congiunturali e spesso si manifesta proprio nel III trimestre quando il peso delle ferie continua ad incidere, nonostante i tentativi di destagionalizzazione. Se consideriamo anche le altre variabili, il segno positivo appare anche per le variazioni congiunturali. Questo infatti è vero sia per gli ordini interni che per quelli esteri, cresciuti del 2,1%. Inoltre, anche il fatturato fa segnare un valore positivo. Da un punto di vista tendenziale, invece, tutte le variabili finora citate mostrano un segno positivo, con gli ordini esteri al 5,3%. Inoltre, la media dei primi tre trimestri dell anno in corso mostra valori ancora positivi per le variazioni della produzione e degli ordini interni, e positivi per fatturato ed ordini esteri (si veda la Tabella 6-4). 41

Tabella 6-3: Variazioni congiunturali (dati trimestrali destagionalizzati) 2012 2013 I II III IV I II III Produzione -0,5-2,1-0,8 1,4-1,7 1,1-0,2 Ordini interni (1) -1,5-1,8-1,2-0,2-0,3 0,4 1,0 Ordini esteri (1) 0,5 0,4-1,7 1,4-0,1 1,5 2,1 Fatturato totale -0,5-1,1-0,2 0,6-1,0 1,3 0,8 Quota fatturato estero (%) 36,5 37,3 38,1 39,5 39,6 40,2 39,6 Prezzi materie prime 1,9 1,0 1,0 0,9 0,8 0,5 0,8 Prezzi prodotti finiti 0,7 0,3 0,3 0,2 0,1 0,0 0,1 (1) Ordini, valori a prezzi costanti Fonte: Unioncamere Lombardia Tabella 6-4: Variazioni tendenziali (dati trimestrali corretti per i giorni lavorativi) 2012 2013 Media Media 3 II III IV I II III anno trimestri Produzione -5,2-5,8-1,5-3,8-3,4 0,1 0,6-0,9 Ordini interni (1) -8,3-6,9-4,1-6,6-3,7-2,1 0,9-1,6 Ordini Esteri (1) 0,8-0,2 0,9 0,2-0,3 1,1 5,3 2,0 Fatturato totale -3,5-3,1 0,0-1,9-2,5 0,6 2,7 0,2 Prezzi materie prime 5,8 5,0 4,9 6,0 3,8 3,2 3,0 3,3 Prezzi prodotti finiti 1,8 1,4 1,4 2,0 0,8 0,6 0,4 0,6 (1) Ordini valori a prezzi costanti Fonte: Unioncamere Lombardia Allargando il novero degli indicatori, si può verificare (cfr. la Tabella 6-5) che il tasso di utilizzo degli impianti (dato destagionalizzato) è rimasto praticamente invariato, collocandosi attorno al 71,6% nel III trimestre 2013. Viceversa, il periodo di produzione assicurata è aumentato toccando un valore pari a 60,5. Le scorte di prodotti finiti, infine, hanno conosciuto un decremento in questo trimestre. Tabella 6-5: Altri indicatori congiunturali (Dati trimestrali destagionalizzati) 2012 2013 III IV Media anno I II III Media 3 trimestri Tasso di utilizzo impianti 71,0 72,4 72,0 71,2 71,8 71,6 71,5 Produzione Assicurata (1) 53,5 53,3 56,1 51,6 54,7 60,5 55,6 Giacenze di prodotti Finiti (2) 0,8-0,8 2,0 2,7 2,0-0,8 1,3 Giacenze di materiali (2) 0,1-2,9-0,9-1,3-1,8-2,2-1,8 (1) numero di giornate di produzione assicurate dal portafoglio ordini; (2) Saldo (in %) fra indicazioni di eccedenza-scarsità. Fonte: Unioncamere Lombardia 42

Infine, come emerge dalla Tabella 6-6, il mercato del lavoro invia segnali contrastanti. Infatti, mentre l occupazione è continuata a diminuire sia in valori congiunturali che tendenziali, le ore lavorate sono risultate in leggera crescita rispetto al corrispondente periodo dell anno precedente. Tabella 6-6: Gli indicatori del mercato del lavoro dati trimestrali 2012 2013 I II III IV I II III Ore lavorate per addetto 7,1 6,6 5,5 6,3 6,4 6,4 5,7 Occupati (var. congiunturale) 0,0 0,0-0,7-0,6 0,1-0,4-0,1 Occupati (var. tendenziale) -0,4-0,6-1,2-1,3-1,2-1,6-1,0 Fonte: Unioncamere Lombardia 6.1.2 La produzione industriale A questo stadio dell analisi occorre effettuare un indagine più puntuale delle diverse variabili prima brevemente illustrate. L esame della produzione industriale costituisce la mossa prioritaria da effettuare. Il Grafico 6-1 mostra la dinamica della produzione industriale in Lombardia vis a vis rispetto all Italia e all area dell euro. L aspetto importante da sottolineare è come l andamento lombardo segua più da vicino quello europeo che non quello nazionale. Inoltre, in Europa e in Lombardia si sta manifestando una inversione congiunturale della produzione che non è ancora evidente in Italia. Viceversa, il Grafico 6-2 enfatizza il rapporto con il dato italiano sia da un punto di vista congiunturale che tendenziale. Da entrambi i punti di vista la Lombardia sembra posizionarsi molto meglio rispetto al dato medio italiano. 43

Indice Grafico 6-1 INDICE PRODUZIONE SETTORE MANIFATTURIERO Base media anno 2005=100 - Dati trimestrali destagionalizzati 120 110 100 EuroArea-17 paesi 96,75 90 Lombardia 94,76 80 70 Italia 80,34 60 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Fonte: Unioncamere Lombardia, Eurostat (dato 3 trimestre 2013 Euro Area e Italia media mesi luglio-agosto) 44

tendenziali congiunturali Grafico 6-2 PRODUZIONE INDUSTRIALE Variazioni congiunturali (destagionalizzate) e tendenziali Italia Lombardia 5 1,0 0,9 0,9 1,4 1,1 0 0,0-1,1-1,6-1,9-1,8-2,9-0,5-1,7-2,1-0,2-0,8-2,4-0,1-1,7-0,2-0,8-0,6-5 Italia Lombardia 10 8,2 5 5,3 3,2 5,0 2,8 0-5 -10 0,5 0,6 0,1-0,6-1,5-3,1-2,8-2,5-3,4-3,4-4,5-5,2-5,6-5,8-6,8-7,2-8,0 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 2011 2012 2013 Fonte: Unioncamere Lombardia, Istat(dato 3 trimestre 2013 media mesi luglio-agosto) Questi risultati trovano una conferma anche nel Grafico 6-3 che riassume i dati relativi alla Lombardia, sia da un punto di vista congiunturale che tendenziale. Inoltre completano l informazione mostrando il valore assunto dal numero indice della stessa produzione. Quest ultimo profilo è importante da considerare per il semplice motivo che dà un idea del gap che rimane fra il livello della produzione attuale e la massima produzione ottenuta in precedenza. Tra l altro è proprio questo gap ad avere un incidenza sulla dinamica occupazionale, destinata a rimanere negativa per altri trimestri. 45

var.% congiuntur. var.% tendenziale Indice produzione Grafico 6-3 115 110 INDICE DELLA PRODUZIONE SETTORE MANIFATTURIERO LOMBARDIA Dati trimestrali - Indice base 2005=100 Indice destagionalizzato 108,2 Indice grezzo 105 100 95 90 85 80 94,8 85,2 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 20 10 0 12,6 0,6-10 -20-30 10 5-19,8 4,5 0-5 -0,2-10 -15-11,4 Fonte: Unioncamere Lombardia 6.1.3 Gli aspetti strutturali L analisi congiunturale può essere ulteriormente approfondita mettendola in relazione ai vari aspetti strutturali che caratterizzano la produzione industriale. Da questo punto di vista, un primo elemento da prendere in considerazione è la dimensione d impresa. Il Grafico 6-4, che fa riferimento alle variazioni tendenziali, evidenzia un dato interessante: tutte le dimensioni di impresa hanno conosciuto una variazione tendenziale positiva che è grosso modo della stessa intensità. 46

Grafico 6-4: Variazioni tendenziali per dimensione di impresa Lo stesso discorso non vale invece per i vari comparti produttivi, come mostrato dal Grafico 6-5. In questo caso, sono i beni di consumo intermedi a mostrare valori tendenziali negativi in contrasto con la dinamica registrata dagli altri settori. 47

Grafico 6-5: produzione industriale. Variazione tendenziale per destinazione economica Da un punto di vista settoriale (si veda il Grafico 6-6), la dinamica tendenziale della produzione risulta essere molto differenziata. Nel III trimestre solo 4 settori hanno mantenuto una dinamica negativa (minerali non metalliferi, varie, chimica e siderurgia). Tuttavia, se l ottica temporale si estende ai primi nove mesi dell anno (si veda il Grafico 6-6 bis), allora solo gomma-plastica e mezzi di trasporto sono in territorio positivo. Nella stessa ottica temporale, ma facendo riferimento alla dimensione territoriale, come risulta dal Grafico 6-7 bis, solo Mantova e Lodi sono in territorio positivo. Se viceversa, ci si limita al trimestre in corso, diventano 8 le province con segno positivo. 48

Grafico 6-6 49

Grafico 6-6bis 50

Grafico 6-7 51

Grafico 6-7bis Al fine di approfondire gli aspetti qualitativi dell analisi, i settori sono stati ri-classificati in base ai criteri suggeriti da Pavitt. Da questo punto di vista, il Grafico 6-8 mostra le diverse vicende che hanno interessato i vari comparti. Nel trimestre in corso si nota un leggero rallentamento da parte della produzione high-tech. 52

Grafico 6-8 Il grafico 6-9 offre, infine, uno spaccato orizzontale degli aspetti strutturali fin qui esaminati della produzione industriale. Due sono gli aspetti essenziali da sottolineare. Il primo è che le imprese con una crescita più robusta (e cioè superiore al 5%) sono aumentate rispetto al passato trimestre, essendo passate dal 32% al 34%. Il secondo è che la percentuale di quelle in crisi è viceversa diminuita, essendo passata dal 38% al 32%. Va segnalato che quest ultima percentuale risulta essere leggermente inferiore a quella fatta registrare dalle imprese in forte crescita. In altre parole, la percentuale di imprese che va molto male non è più prevalente, anche se mantiene un valore assai elevato. 53

Grafico 6-9: I dati strutturali Variazione su anno precedente - Distribuzione di frequenze INDUSTRIA 100% Forte diminuzione (<-5%) Diminuzione (da 0 a -5%) Stabilità Aumento (da 0 a +5%) Forte aumento (>+5%) 50% 41 8 11 5 35 52 50 53 50 45 12 10 12 10 9 13 11 14 13 13 5 5 6 7 5 21 23 20 22 22 39 11 16 7 28 31 10 14 7 37 28 10 13 9 40 22 21 8 8 10 13 10 10 50 48 27 25 8 11 13 13 7 9 46 41 32 34 11 12 10 13 8 9 38 32 0% 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 2010 2011 2012 2013 Fonte: Unioncamere Lombardia 6.2 Altri indicatori congiunturali Per completare il quadro congiunturale, occorre ripetere l indagine approfondita nei confronti delle altre variabili, quali fatturato, ordini, scorte e grado di utilizzo degli impianti. 6.2.1 Il fatturato Il Grafico 6-10 dà maggior spessore temporale all esame della triade produzione ordinifatturato non essendo limitato ad un anno, ma facendo riferimento, al contrario, ad una serie storica più lunga che parte dall anno 2011. 54

Grafico 6-10 Anche questo grafico conferma la discrasia congiunturale fra questi tre aspetti. Infatti, mentre la dinamica del fatturato e degli ordini è risultata essere positiva, quella della produzione industriale ha subito una lieve contrazione. Sul fronte dei prezzi, i Grafici 6-11, 6-12 e 6-13, mostrano una decelerazione nei prezzi dei prodotti finiti ed un lieve incremento nei prezzi delle materie prime, se si considera un ottica congiunturale. 55

Grafico 6-11 56

Grafico 6-12 57

Grafico 6-13 L indice del fatturato complessivo risulta in crescita sia da un punto di vista tendenziale che congiunturale, come appare dal Grafico 6-14. Il Grafico 6-15 ne mostra invece la variazione in base alla fonte: interna ed estera. In entrambi i casi, la variazione è stata positiva. 58

Grafico 6-14 59

Grafico 6-15 Infine, il Grafico 6-16 mostra la quota dell export sul fatturato che presenta un continuo incremento rispetto al trimestre precedente, per lo meno come linea di tendenza. Nel trimestre in corso, la quota è scesa leggermente toccando un valore vicino al 39%, considerando i valori puntuali. 60

Grafico 6-16 QUOTA DEL FATTURATO ESTERO SUL TOTALE Dati trimestrali e linea di tendenza 40 39 35 30 31 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Fonte: Unioncamere Lombardia 6.2.2 Gli ordini La dinamica mostrata dal fatturato trova un riscontro nel caso degli ordini. Infatti, gli ordini interni sono in aumento sia da un punto di vista congiunturale sia da un punto di vista tendenziale (si veda il Grafici 6-17). Quelli esteri (cfr. il Grafico 6-18) hanno mostrato la stessa dinamica, anche se l intensità è stata decisamente maggiore. 61

Grafico 6-17 62

Grafico 6-18 Il Grafico 6-19, invece, mostra altri due indicatori congiunturali relativi agli ordini, e cioè la produzione assicurata dallo stock di ordini esistenti a fine trimestre e quella relativa ai flussi. Le due curve mostrano variazioni convergenti e positive. 63

Grafico 6-19 6.2.3 Le scorte ed il tasso di utilizzo degli impianti Infine, dobbiamo far riferimento a due ulteriori indicatori congiunturali, peraltro molto importanti. Il primo si riferisce alle scorte che, come risulta dal Grafico 6-20, sono in una fase di decelerazione. Il che significa che le imprese hanno continuato a smaltire gli stock accumulati durante la fase più acuta della recessione. 64

Grafico 6-20 Per quanto riguarda invece l altro indicatore, e cioè il grado di utilizzo degli impianti, non presenta variazioni sostanziali, per lo meno nella serie destagionalizzata, come appare dal Grafico 6.21. 65

Grafico 6-21 Tasso utilizzo degli impianti Serie grezza Serie destagionalizzata 80 78 76 74 72 70 68 66 64 62 60 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Fonte: Unioncamere Lombardia 66

Occupati industria Occupati totali 7. L OCCUPAZIONE INDUSTRIALE IN LOMBARDIA Come abbiamo più volte sottolineato nei vari Capitoli in cui abbiamo toccato temi relativi al mercato del lavoro, le vicende della produzione non sempre si riflettono immediatamente sul mercato del lavoro, le cui variabili si adeguano con un certo ritardo temporale che varia da situazione a situazione e che dipende anche dall assetto istituzionale che lo caratterizza. E per questo motivo che i dati del mercato del lavoro meritano un esame specifico ed approfondito. In particolare, in questo Capitolo l enfasi sarà concentrata sulla dinamica dell occupazione industriale. Va sottolineato che i dati relativi all occupazione servono anche a realizzare un altro obiettivo che è la verifica della rappresentatività del campione usato da Unioncamere, al di là del semplice calcolo statistico. In quest ottica, un confronto con i dati regionali, infatti, riesce nel duplice scopo di mettere a fuoco sia le caratteristiche del nostro campione che la natura dei dati ISTAT. Il quadro generale dell andamento dell occupazione in Lombardia è rappresentato dal Grafico 7-1 dove sono illustrati i dati di fonte ISTAT. L aspetto interessante da sottolineare è che l occupazione totale e quella industriale presentano un andamento divergente, così come era successo per il dato nazionale. L occupazione totale aumenta, mentre quella industriale diminuisce. Questo andamento trova un immediato riscontro nelle variazioni congiunturali (si veda il Grafico 7-2). La medesima divergenza permane nei dati tendenziali (cfr. il Grafico 7-3). Grafico 7-1 NUMERO OCCUPATI LOMBARDIA Dati trimestrali (milioni) Occupati totali scala dx Occupati Industria scala sx 1,3 4,4 1,2 4,3 1,1 4,2 1,0 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 2008 2009 2010 2011 2012 2013 4,1 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di lavoro 67

Variazione % Variazione % Grafico 7-2 NUMERO OCCUPATI LOMBARDIA Variazioni congiunturali - Dati trimestrali grezzi Occupati Industria Occupati totali 6 5,0 4 2 2,4 1,2 0,3 2,0 1,6 0,3 0,7 0-0,9-0,1-0,3-0,6-0,5-0,3 0,0-2 -1,7-3,0-3,3-3,2-4 -3,4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 2011 2012 2013 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di lavoro Grafico 7-3 NUMERO OCCUPATI LOMBARDIA Variazioni tendenziali - Dati trimestrali grezzi Occupati Industria Occupati totali 4 3,3 3,0 2 1,8 0 0,0-0,5 0,1 0,4 0,1 0,6-0,2 0,9 0,5 0,5 0,8-0,4 0,4 0,7-2 -1,2-1,6-2,8-4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 2011 2012 2013 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di lavoro Infine, gli occupati nelle costruzioni sono in diminuzione(cfr. il Grafico 7-4). 68

Var. cong. % Occupati (migliaia) Grafico 7-4 OCCUPATI NELLE COSTRUZIONI LOMBARDIA Dati trimestrali grezzi Variazione cong. (grezza) Occupati 360 10 8,2 7,9 5 4,6 4,2 340 0-0,7-0,8-1,8 320-5 -10-6,9-7,7 300-15 -14,4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 2011 2012 2013 280 Fonte: elaborazione Unioncamere Lombardia su dati ISTAT indagine Forze di Lavoro Ulteriori informazioni sulla struttura del mercato del lavoro lombardo provengono dalle Tabelle 7-1 e 7-2. In particolare, la Tabella 7-1 mostra che rispetto al II trimestre del 2012, i lavoratori dipendenti sono leggermente umentati, mentre quelli indipendenti sono diminuiti altrettanto leggermente. Inoltre, la Tabella 7-2 mostra, tra l altro, che il saggio di disoccupazione risulta essere in aumento rispetto al corrispondente periodo del 2012. Tabella 7-1: La struttura dell occupazione in Lombardia (migliaia dati trimestrali) 2012 2013 I II III IV I II Dipendenti 3.273 3.322 3.341 3.329 3.312 3.362 Indipendenti 1.002 969 937 948 979 959 Fonte: ISTAT 69

Tabella 7-2: La forza lavoro in Lombardia (migliaia dati trimestrali) 2012 2013 I II III IV I II Forze di lavoro 4.643 4.634 4.585 4.642 4.698 4.674 Uomini 2.646 2.629 2.605 2.638 2.657 2.624 Donne 1.997 2.005 1.980 2.003 2.041 2.050 Tasso di attività (15-64) 70,2 70,2 69,4 70,1 70,8 70,4 Uomini 78,7 78,5 77,8 78,4 78,6 77,7 Donne 61,5 61,7 60,9 61,6 62,8 63,0 Tasso di disoccupazione 7,9 7,4 6,7 7,9 8,7 7,6 Uomini 6,7 6,8 6,0 7,3 7,8 7,2 Donne 9,5 8,2 7,6 8,6 9,8 8,0 Fonte: Istat I dati che provengono dalle nostre rilevazioni mostrano un andamento (destagionalizzato) decrescente dell indice dell occupazione industriale che, nel Grafico 7-5, viene messo a confronto con la dinamica della produzione industriale che, come abbiamo già avuto modo di dire, sembra avere interrotto la fase discendente per imboccare uno stato di stazionarietà. Grafico 7-5 70

Ulteriori informazioni provengono dai dati di flusso che, per il III trimestre del 2013, presentano un saldo (grezzo) negativo, seppure in diminuzione. Il miglioramento è dovuto alla tenuta degli ingressi e alla diminuzione delle uscite (si veda il Grafico 7-6). Grafico 7-6: Occupazione: tassi di ingresso e d uscita Il Grafico 7.7, mette invece in relazione le ore lavorate con l indice della produzione industriale. Nel III trimestre 2013 le ore lavorate sono diminuite leggermente in sintonia con il dato produttivo. 71

Grafico 7-7: ore lavorate nel trimestre Da un punto di vista congiunturale, è molto importante fare riferimento alla Cassa Integrazione Guadagni, al fine di completare il quadro informativo relativo al mercato del lavoro. Come appare dal Grafico 7-8, il III trimestre del 2013 ha conosciuto un decremento della percentuale della CIG sul monte ore trimestrale. 72